Capitolo
3
Estele
stava parlando con Miranda e Annabel di come fossero le lezioni
del sesto anno e le ragazze ad un certo punto le chiesero come stesse
andando
con Riddle.
“Abbiamo
notato che non parli molto con lui...”
disse la rossa, mentre l’altra annuiva.
La
bionda le guardò qualche secondo, prima di prendere un
respiro
tremante.
“È
tornato come quando l’ho conosciuto all’inizio.
Solo che adesso non
posso agire come ho fatto all’orfanatrofio. Sto cercando di
capire come comportarmi
con lui.” Spiegò.
“Sai,
credo che questo tuo comportamento si stia rivelando giusto,
perché l’ho visto spesso fissarti con aria
nostalgica o addirittura
malinconica! Forse avevi ragione tu! E lui ci tiene davvero a
te!” riferì
Miranda.
“Può
darsi, ma se davvero desidera parlarmi dovrebbe provarci, invece di
rimanere a guardare!” esclamò, a metà
tra lo stizzito e il lusingato.
Proprio
in quel momento, Tom passò loro accanto, lanciandole
un’occhiata
così intensa che per poco non ci rimase secca. Comunque, lo
sfidò con lo
sguardo, sollevando leggermente il mento, senza mostrare tutta
l’emozione che
provava in quell’attimo di eternità.
Una
volta che si fu allontanato, il suo cuore ricominciò a
battere
normalmente, mentre le sue amiche la guardavano incredibilmente
preoccupate.
“Si
può sapere che cosa vi prende? Non è mica morto
qualcuno sotto i
vostri occhi! Smettetela di guardarmi come se stesse per succedermi
qualcosa di
orribile!” fece Estele, spaventata da quegli sguardi.
“Tu...
tu hai sfidato Riddle! In pieno corridoio! Davanti ad alcuni
della sua cricca! Ora se vorrà la tua testa sarà
il minimo! È pericoloso,
Estele. Non puoi comportarti
così con
lui!” sussurrò concitata la moretta, trascinando
l’amica verso il Dormitorio di
Serpeverde.
“È
così! Gli basterà schioccare le dita per far
agire uno dei suoi
scagnozzi e ti assicuro che non a tutti piace usare la magia per fare
del male,
alcuni di loro preferiscono la forza bruta.” Aggiunse Annabel.
Passarono
davanti all’aula di Pozioni da cui uscì una figura
enorme che,
vista la velocità con cui la stavano trascinando, non
riuscì ad evitare.
Gli
finì addosso e una manona la afferrò per un
braccio, evitandole una
brutta caduta.
“Oddio,
scusami!” disse, Estele, riacquistando l’equilibrio.
“Oh...
nulla! Io sto bene! Tu...?” rispose la figura, con una voce
bassa
e profonda, molto preoccupata.
“Ehi
mezzogigante, vedi di andartene!” disse Miranda, con tono
acido.
Lui
abbassò lo sguardo, imbarazzato, mentre le ragazze passavano.
“Non
sei stata molto carina con lui!” esclamò la
bionda, sistemandosi i
capelli in una treccia.
“Non
c’è bisogno di essere gentili con lui,
è un Grifondoro!” disse
Annabel.
“Non
è un buon motivo per comportarsi come Walburga
Black!” le
rimproverò, uscendo con la borsa con i libri e
l’occorrente per studiare.
“Dove
vai? Non dovresti restare da sola!” cercarono di fermarla,
proprio
in quel momento entrava Lucy, insieme ad un’altra ragazza del
quinto anno.
“Ciao,
piccola Demon!” la salutò Jennifer Smitherson.
“Oh,
ciao! Come va?” le domandò, con un sorriso.
“A
me tutto bene. Invece ho sentito di sotto che tu stai facendo
arrabbiare il Prefetto!” fece, sollevando un sopracciglio.
“Eh,
già! È il mio nuovo hobby! Comunque io stavo
andando a studiare un
po’, ti va di venire con me?” chiese, allargando il
sorriso.
“Certo!”
accettò, ricambiando con un ghigno sfrontato, salutando le
altre, che si guardarono un po’ timorose per la loro amica.
Estele
camminò con sicurezza nel Dormitorio, pur sentendo gli
sguardi
perforanti di alcuni dei Serpeverde attorno a Tom.
“Lord,
desideri che la rimetta a posto?” domandò Avery
sfregandosi le
mani, pronto a farle del male.
“No,
non ce né bisogno. Le parlerò io.” Fece
l’interpellato con voce
annoiata.
Le
due ragazze si sistemarono nel parco, dove le giornate ancora miti
permettevano agli studenti di restare all’aria aperta senza
soffrire troppo il
freddo.
Estele
tirò fuori dei libri di Astronomia, per poter scrivere la
relazione sulla particolare convergenza di stelle che avevano disegnato
la
notte prima.
Il
compito non era difficile, ma Jennifer si divertì un mondo a
vederla
combattere con i nomi dei pianeti e delle stelle e i gradi di
osservazione di
ognuno.
Poco
prima che potesse iniziare a stilare la relazione in modo
più
ordinato e completo, Tom andò loro vicino, guardando fisso
Estele.
“Ti
devo parlare” disse. “In privato!”
aggiunse, lanciando un’occhiata
alla Serpeverde con lei.
“Non
mi pare abbiamo qualcosa da dirci, Tom. Ora scusami ma devo finire
questo compito!” gli rispose lei, posando appena gli occhi su
di lui.
“Io
invece ritengo che abbiamo molto da dirci! Smitherson? Lasciaci
soli!” fece, rivolgendosi direttamente alla sua amica castano
scura.
La
bionda spalancò gli occhi e la guardò, vedendola
indecisa con gli
occhi puntati nella sua direzione. Annuì, non volendo che
anche lei si mettesse
contro Tom, dato che non era sicura che avrebbe avuto lo stesso
riguardo
mostrato con lei.
“Bene,
finalmente soli! Sai la tua impertinenza sta iniziando a darmi
sui nervi! Non ne posso più di sentire i
miei…” disse il ragazzo, iniziando ad
alterarsi.
“I
tuoi seguaci che non vedono l’ora di farmi la
festa?” domandò
retorica, interrompendolo e risistemando i libri e alzandosi per
fronteggiarlo
quasi alla pari, peccato che, rispetto al suo metro e sessanta, lui
fosse alto
quasi venti centimetri in più e continuasse a guardarla
dall’alto in basso.
“Comunque,
sappi che non mi interessa! Non ho nessuna intenzione di
leccarti le scarpe come fanno loro!” aggiunse, facendo
spalancare gli occhi
d’ossidiana per pochi istanti, prima che si stringessero in
due fessure rosso
scarlatto, che la spaventarono leggermente.
“Non
mi devi parlare così! Non puoi farlo! Hai capito?
È pericoloso
mettersi contro di me! E io non voglio farti del male!” fece,
con voce bassa e
appena sibilante, colma di rabbia trattenuta a stento, prendendola per
le
spalle e bloccandola contro un albero vicino, abbassando la testa e il
tono nel
dire l’ultima frase.
Gli
smeraldi che Estele aveva per occhi, all’inizio sgranati per
lo
spavento, si addolcirono, fecendole scappare un sorriso.
“Tom!
Io lo so che tu non vuoi farmi del male, ma non puoi chiedermi di
abbassare la testa! Perché ti amo e perché,
nonostante tutto, voglio salvarti,
non importa a quale prezzo!” lo informò,
sentendolo trattenere il fiato quando
la parola “amore” lasciò le sue labbra.
“Non
dovresti provare questo per me, tuttavia sono egoisticamente felice
di ciò!” mormorò, in modo che solo lei,
che era così vicina, potesse sentirlo,
tenendo il capo abbassato quasi a toccare la fronte di Estele.
Lei
fece un mezzo sorriso e si avviò verso il castello, per
poter
terminare quel compito e tornare dalle sue amiche, sicuramente
preoccupatissime.
“Demon!
Vieni domani sera alla nove davanti all’entrata del
Dormitorio.”
Le diede appuntamento, utilizzando il tono che di solito usava per
abbindolare
le persone, comunque lei decise di sollevare una mano, salutandolo, per
fargli
capire che aveva sentito.
°°°
La
sera dopo, alle nove e dieci, arrivòz davanti la porta
d’accesso al
Dormitorio e trovò Tom già ad aspettarla.
“Sei
in ritardo!” fu la prima cosa che le disse.
“Scusami,
ma ho avuto un contrattempo, non mi sono riuscita a liberare
prima!” si giustificò, ridendo.
Lui
scosse la testa, sbuffando scocciato, guardandola un secondo con un
sopracciglio alzato; solo lei poteva avere impegni di
venerdì sera che non
riguardassero giri per il castello insieme ad un amico.
“Andiamo,
visto che sembri avere tante informazioni, potresti essermi
utile.” Fece, guardandola dritta negli occhi.
“Che
cosa vuoi fare?” chiese, seguendolo mentre si dirigevano
verso il
secondo piano.
“Trovare
la Camera dei Segreti! E tu mi aiuterai!” esclamò
con ovvietà
lui.
“Ma
io non ho idea di dove si trovi!” si lamentò la
ragazza.
“Infatti,
ho trovato il posto dove credo ci sia l’entrata della Camera,
ma voglio che tu sia con me!” spiegò lui, senza
guardarla.
Arrivarono
nel bagno delle ragazze e Estele domandò.
“Sei
certo che non arriverà nessuno? Questo è un bagno
delle donne!” lui
annuì, prima di mettersi a cercare qualcosa che potesse far
pensare ad un
collegamento con Salazar Serpeverde e la giovane fece lo stesso.
Avevano
controllato praticamente tutto, finché Estele non
cercò di
aprire un rubinetto per lavare le mani sporche di polvere e non sapeva
quale
altra sporcizia, solo che non usciva acqua. Insospettita,
iniziò a esaminare il
rubinetto, ma quello dopo poco cominciò a lasciar scorrere
l’acqua fresca.
Tuttavia la giovane si era ormai dimenticata di volersi ripulire le
mani e
controllò i rubinetti fino a trovarne uno con un serpente in
rilievo.
“Tom!
Forse ho trovato l’entrata!” lo chiamò
entusiasta, mentre
lui esaminava il muro.
“Davvero?”
chiese, avvicinandosi.
“Si,
guarda: questo rubinetto non funziona e c’è inciso
un serpente!”
gli mostrò, piena di entusiasmo.
“Allora
proviamo!” mormorò Tom, prima di dire
“Apriti” al passaggio in
serpentese, non sapendo che anche lei lo parlava.
I
rubinetti iniziarono a spostarsi, allargandosi e quello segnato dal
serpente sparì sotto il pavimento, lasciando così
aperto il passaggio circolare
che conduceva nella Camera dei Segreti.
“Vado
per primo!” esclamò Tom, sedendosi sul bordo del
tunnel oscuro,
dandosi una spinta per scivolare giù.
Estele
lo guardò svanire nell’oscurità e
attese qualche minuto prima di
fare lo stesso. Chiuse gli occhi, non avendo desiderio di vedere
qualunque cosa
ci fosse lì sotto e attese per quella che le
sembrò una vita che il tunnel
terminasse. Cadendo su un ammasso di ossa e melma, pensò che
avrebbe preferito
continuare a scivolare.
“Stai
bene?” le domandò Tom, aggiustandosi la divisa.
“Si,
si. Ma che schifo!” rispose, accettando la mano che le
porgeva per
potersi rialzare.
Poi
si guardarono, per assicurarsi personalmente che l’altro
stesse bene
e partono alla scoperta di quei sotterranei, seguendo il tunnel
più grande.
Li
portò in una grande sala, cupa e umida. Esattamente davanti
al
cunicolo da cui arrivavano loro c’era la statua della testa
di Salazar Serpeverde,
che incuteva gran timore ai due ragazzi.
Iniziarono
a guardarsi attorno leggermente in soggezione, cercando di
capire dove potesse trovarsi il Basilisco o qualsiasi creatura avesse
lasciato lì
sotto il fondatore della loro casa.
“Comunque
oggi, se non fossi venuto io a parlarti, l’avrebbe fatto
Kircke…” buttò lì Tom
all’improvviso.
Estele
si girò a guardarlo, capendo cosa volesse dire con quella
frase.
“E
allora? E poi non mi ricordo neanche di questo Kircke!”
rispose
indifferente, continuando ad esplorare.
“Davvero
non ti ricordi il Tassorosso che hai quasi fatto bocciare al
tuo primo anno?” le domandò indagatore.
“Ah,
è lui? Ho avuto altro a cui pensare da allora,
perciò mi perdonerai
se l’ho dimenticato, comunque ora che mi ci fai pensare, mi
ricordo di aver
visto un Tassorosso venire verso di noi, prima che tu piombassi come un
predatore. Ed era anche carino.” Ribatté.
Lui
sbuffò borbottando in serpentese.
“La prosssssima volta ti faccio
parlare con lui, visssssto che ti piace cossssì tanto!”
lei si arrabbiò e
lo riprese nella stessa lingua.
“Ti asssssicuro che sssse
avessssssi qualche interesssssse per quel dannato tassssssso te ne
sssaresti
accorto da tempo!” lui si girò a
guardarla con tanto d’occhi.
“Tu parli la lingua dei
ssserpenti?” chiese sibilando sconcertato.
“Sssi! L’ho sssempre sssaputa
parlare e non te l’ho mai detto perché avevo
giurato che non l’avrei usssata
davanti ad altre persssone! E in quel momento non era importante!”
“Come non era importante? Ero
convinto di essssssere l’unico rettilofono a ssscuola!”
si arrabbiò.
“E lo eri! Sssono mancata tre
anni, ricordi?” ribatté a tono la
giovane, togliendosi dal viso dei ciuffi
sfuggiti alla crocchia.
Lui
strinse gli occhi in due fessure, poi il rumore di una pietra che
cadeva li spaventò, facendoli girare verso quella che
credevano essere la
fonte, visto l’eco che rendeva impossibile capire dove fosse
esattamente.
La
sagoma squamosa di un grosso serpente li lasciò senza
parlare si
spostarono al centro della sala, tenendolo d’occhio,
chiedendosi perché ancora
non erano morti o altro.
Non
capivano cosa stesse accadendo, quando quella bestia parlò.
“Tanto tempo, attessso per tanto
tempo, sss erede del padrone sss e ora sssono arrivati due!”
disse in
serpentese, facendo fuoriuscire la lingua biforcuta ogni tanto,
emettendo
sibili anche quando non c’erano esse.
I due
si guardarono, prima che Tom prendesse coraggio e chiedesse al
serpentone.
“Mi sssapresssti dire perché noi sssiamo
ancora vivi? Anche ssse ti ssstiamo guardando negli occhi?”
“Oh!
Sssiete miei
padroni, sssu di voi non fa effetto il mio sssguardo!”
sibilò.
“E tu farai qualsssiasssi cosssa
ti ordiniamo?” domandò Estele.
“Sssi!” rispose solo
sistemandosi su alcune rocce e chiudendo gli occhi.
“Magari
potrei chiedergli di far fuori il tuo Tassorosso!” disse Tom,
tornando
all’inglese.
Estele
si incavolò seriamente e ribatté in serpentese.
“Sssarebbe meglio che morisssssse
Anthony Kircke, visssto che ti sssta tanto antipatico! Non ti
sssopporto più!
Vorrei davvero che venisssssse uccissso!”
gridò, sibilando senza accorgersi
di aver inviato nella mente del serpente le immagini riguardo
l’obbiettivo e
che questi si era diretto verso uno dei tunnel che gli avrebbe permesso
di
arrivare al suo obbiettivo.
Il
ragazzo la guardò, preoccupato.
Lei
si mise una mano sulla bocca, con gli occhi che si riempirono di
lacrime.
Aveva
condannato un ragazzo a morte certa.
Appena
Tom le si avvicinò con l’intento di consolarle lei
si allontanò
bruscamente, iniziando a ripercorrere di corsa a ritroso il percorso
per
ritornare al bagno e da lì in Dormitorio, cercando di non
pensare a cosa aveva
fatto.
Il
ragazzo la seguì, aiutandola con un incantesimo di
levitazione ad
uscire dal tunnel.
Una
volta nel bagno sentirono qualcuno piangere disperato, per cui,
facendo il massimo silenzio, uscirono per ritornare al Dormitorio di
Serpeverde.
Il
basilisco passò loro accanto da dentro i muri e gli
comunicò che
l’ordine era stato eseguito e che l’obbiettivo si
trovava ora in un posto
sicuro. I due giovani non vollero indagare, preferendo non sapere cosa
era
accaduto al Tassorosso.
Il
basilisco fece ritorno al bagno, dove fece aprire il passaggio e
un’altra persona vide i suoi grandi occhi gialli. Mirtilla,
una giovane
Corvonero che piangeva per via delle cattiverie di una ragazza e si era
rinchiusa in quel bagno.
Quando
Estele tornò nella stanza che divideva con le sue amiche,
nonostante fosse un anno avanti, si ritrovò sommersa dalle
domande.
“Perché
sei stata via fino ad ora?”
“Ti
ho fatto del male?”
“Cosa
hai combinato? Sembra ti sia rotolata nella melma!” le
dissero
tutte insieme, alzandosi dai loro letti per correrle incontro.
La
giovane guardò uno degli orologi che c’erano nella
stanza e rimase
incredibilmente sorpresa di vedere che avevano passato tutta la notte
nella
Camera e che oramai era pieno giorno.
“Siamo
andati in riva al Lago Nero e sono inciampata in una pozza
fangosa. Ora però ho proprio voglia di un bel
bagno!” spiegò, dirigendosi
decisa verso di esso per potersi finalmente togliere tutto lo schifo
che aveva
addosso.
“Ma
ti ha fatto del male? Ti ha detto qualcosa?”
domandò Lucy.
“In
realtà no; voleva solo parlarmi senza testimoni.”
Disse, cercando di
non pensare a ciò che era accaduto e rilassandosi dentro
l’acqua calda mentre
un incantesimo le ripuliva ogni centimetro di pelle.
°°°
Quel
giorno, a pranzo, il preside Dippet informò tutta la
scolaresca che
due studenti se ne erano andati.
”Non
sappiamo ancora cosa li abbia attaccati, perciò, per
decisione
unanime del consiglio studentesco la scuola verrà chiusa da
lunedì. Sistemate
le vostre cose e preparatevi a tornare a casa! E ora, un minuto di
silenzio per
i due nostri studenti che ci hanno lasciato: Mirtilla White, Corvonero
del
secondo anno, e Anthony Kircke, Tassorosso del sesto anno.”
Dopo quell’annuncio
lei e Tom si lanciarono un’occhiata veloce e abbassarono il
capo, come tutti,
mostrandosi addolorati.
Finito
il pranzo, Estele disse alle sue amiche di voler stare un po’
da
sola e si diresse verso il Lago Nero, dove lui la raggiunse circa
mezz’ora più
tardi per parlare dell’annuncio di Dippet.
“Adesso
cosa facciamo? Non posso permettere che chiudano la scuola!”
fece, dopo aver lanciato un incantesimo silenziante intorno a loro.
“L’unica
possibilità che non chiudano la scuola è che
trovino il colpevole,
o presunto tale.” Gli ricordò lei, guardando fisso
il lago.
“Esatto!
E io credo di sapere chi potrebbe prendersi la colpa!”
esclamò
sovrappensiero Riddle, attirando l’attenzione della ragazza
su di sé.
“E
chi sarebbe questa persona?”
“Rubeus
Hagrid, il Mezzogigante di Grifondoro! Sono certo che ha una qualche
creatura pericolosa che possiamo incolpare!” rispose.
“Ci penso io, tu è meglio
che torni in Dormitorio.” Le assicurò.
Lei
annuì, asciugandosi una lacrima.
°°°
Estele
si diresse in sala comune dove cominciò a leggere un libro
di
Incantesimi. Alcune ore dopo arrivò il professor Lumacorno a
dare la notizia
che il colpevole era stato catturato e la scuola non sarebbe stata
chiusa,
grazie all’intuizione provvidenziale del brillante signor
Riddle, poco dietro
di lui.
Hagrid
venne scortato fuori dalla scuola da funzionari del ministero, ma
grazie all’intervento del professor Albus Silente, gli fu
permesso di rimanere
a scuola dopo aver consegnato la bacchetta. Sarebbe rimasto nel
territorio
scolastico come guardiacaccia, ruolo che avrebbe potuto apprezzare
maggiormente
vista la sua passione per le creature magiche, anche, e soprattutto,
pericolose.
°°°
Risolta
la questione chiusura scuola nel migliore dei modi, per loro; di
comune accordo i due decisero di tenere chiusa la camera fino a data da
destinarsi.
Tom
decise di scrivere un diario e raccogliere al suo interno ogni
avvenimento riguardante la Camera dei Segreti e un altro dentro cui
impresse
tutti i suoi ricordi e momenti passati con lei. Quest’ultimo
lo incartò perché
nessuno potesse leggerlo e lo lasciò in una scatola in legno
pregiato e
decorato con rune in rilievo. La nascose all’interno del
baule prima di tornare
in sala comune.
°°°
Alcuni
mesi dopo
Tom
aveva portato avanti delle ricerche riguardanti un artefatto oscuro,
su cui chiese delucidazioni e conferme al professor Lumacorno. Poi, un
pomeriggio, mentre passeggiava con Estele nella neve alta di gennaio
decide di
parlargliene.
“Ehi,
principessa? C’è una cosa che vorrei
chiederti.” Le disse,
attirando la sua attenzione.
“Cosa
mi vuoi chiedere?” gli domandò.
“Tu
hai paura della morte?” chiese a bruciapelo.
“Cosa
intendi? Non credo di capire.” Disse lei.
“Hai
paura di morire? Cioè, se ci fosse un modo per vivere per
sempre,
lo utilizzeresti?” si spiegò un po’
meglio.
“Non
lo so, una vita immortale potrebbe diventare orribile se non ci
fosse nessuno con cui condividerla. E piuttosto che essere eternamente
sola, io
sceglierei una vita mortale!” rispose, stupendolo un pochino.
“Io,
però, ho scoperto un modo per rimanere in vita per sempre! E
vorrei
passare l’eternità con te!” disse lui,
guardandola dritta negli occhi.
“Cosa?”
fece lei confusa.
“Si!
Esiste un tipo di artefatto, chiamato Horcrux e permette di
sigillare in un oggetto un pezzo della propria anima. Finché
l’oggetto sarà
integro, la persona non morirà.” La
informò di quella che aveva scoperto.
“Horcrux?
Ma sei pazzo? Sigillare un pezzo della propria anima? Non è
qualcosa che puoi fare così alla leggera! La vita
è una cosa sacra! Ed è sacra
proprio perché finita, non avrebbe senso, altrimenti, tante
piccole cose che
rendono la vita degna di essere vissuta perderebbero di significato.
Non voglio
più sentirti dire queste cose, Tom! La morte non
è qualcosa di cui aver paura! Se
non esistesse, l’uomo non avrebbe più motivo di
vivere appieno le giornate, di
provare l’emozione di fare qualcosa e sapere che
sarà unico.” Gli disse,
arrabbiandosi inizialmente e addolcendo il tono, per cercare di fargli
comprendere
meglio ciò che intendeva.
Tom
la guardò dubbioso.
“La
morte è la fine di tutto!” esclamò con
convinzione.
“No,
non è così. La morte è solo
l’inizio di qualcos’altro.”
Mormorò
avvicinandosi a lui, facendogli una carezza sulla guancia.
“Ne
sei davvero convinta?” sussurrò, ancora poco
convinto.
Estele
annuì.
“Però
promettimi che non te ne andrai. Promettimi che resterai sempre al
mio fianco!” chiese, con gli occhi pieni di preoccupazione e
incertezza.
Lei
sorrise e annuì di nuovo.
“Lo
prometto, ma tu giurami che non farai uso di
quell’incantesimo!” lo
rassicurò, abbracciandolo stretto.
Lei
alzò il viso e, tirandosi in punta di piedi, lo
baciò. Fu un bacio
delicato, appena uno sfiorarsi di labbra morbide e carnose. Stava per
tirarsi
indietro, quando lui la trattenne, prolungando per un tempo che
sembrò infinito
quel bacio casto e puro.
Poi
Tom, approfondì il contatto, schiudendo le labbra e,
mordicchiandole
dolcemente il labbro inferiore, le chiese il permesso per rendere
più profondo
e passionale il contatto.
Lei
lo baciò di rimando e andarono avanti, assaggiandosi,
assaporandosi
l’un l’altra.
Tenendosi
il più vicini possibile, perdendosi nel bacio e…
“Estele!
Estele! È arrivata una lettera di tua nonna!”
gridò Lucy,
correndo verso di loro e fermandosi di colpo, trovandoli
così avvinghiati l’uno
all’altra.
“Ops!
Ho interrotto qualcosa?” chiese in imbarazzo e un
po’ spaventata
dallo sguardo di lui.
“Veramente
si!” rispose Estele, girandosi a guardarla.
“Beh,
scusatemi! Ma è arrivata questa da parte di tua
nonna.” Le spiegò
consegnando la lettera. Lo scritto era corto, ma la fece sorridere e
abbracciare di nuovo Tom.
-Sono
molto felice per voi! Congratulazioni! Hai davvero cambiato il tuo
destino! Ti voglio bene, nonna!- lui la guardò come se fosse
impazzita per un
secondo, poi le fece un piccolo sorriso di rimando, facendo comparire
una
piccola fossetta sul lato sinistro della bocca.
“Ti
amo, Tom!” gli disse baciandolo di nuovo.
“Anche
io, principessa!” rispose lui, appena si staccarono per
prendere
fiato.
°°°
Il 21
giugno, in occasione del solstizio d’estate, la famiglia
Malfoy diede
una festa, dove furono invitati entrambi, Tom perché, anche
se di umili natali,
era lo studente più brillante della scuola e il giovane mago
più potente tra i
Serpeverde del suo anno; Estele era una Demon e, per quanto la sua
famiglia
potesse essere caduta in basso dal punto di vista etico e morale,
l’influenza
del nome Demon era ancora molta e considerando anche il suo legame con
Tom, era
tra le persone che avrebbe avuto una grande importanza.
Per
questo Abraxas Malfoy aveva invitato entrambi.
Per
quello e perché il giovane Riddle era anche il suo capo.
Fortunatamente
cadeva di sabato, perciò gli invitati avevano ricevuto il
permesso dal preside per restare fuori dalla scuola.
I due
arrivarono insieme.
Estele
aveva i capelli raccolti in uno chignon formato da capelli
intrecciati in basso sul lato sinistro del capo, con un paio di boccoli
biondi
che cadevano liberi sulla parte destra, incorniciandole il viso. Il suo
mantello, lungo fino ai piedi, impediva la vista del suo vestito verde
scuro,
lungo fino alle caviglie, con uno scollo a barca, coperto da una
sciarpa
attorno al collo, sempre verde, che arrivava fino a sotto il vestito, a
formare
una specie di strascico.
Tom
indossava una elegante veste da mago, che lo faceva sembrare un
principe o Salazar Serpeverde in persona, somiglianza dovuta
soprattutto al
verde intenso intarsiato d’argento.
Il
padrone di casa accolse i nuovi arrivati con un inchino e un
baciamano alla giovane.
Walburga
Black, insieme ad Orion Black e Druella Rosier, si avvicinò
alla coppia, facendo una riverenza a Tom e ignorando la bionda.
Alla
festa, tutti i Cavalieri andarono a porre omaggio a Tom, come se
fosse lui il padrone di casa o l’ospite d’onore, e
molti riservarono ad Estele
lo stesso rispetto che mostravano al loro lord.
Poi
ballarono insieme e lei fu invitata a ballare da molti, che tenevano
d’occhio la ragazza per conto di Riddle, quando lui era
distratto.
Un
gruppo di giovani purosangue riuscirono a trovarla in uno dei pochi
momenti in cui era sola.
“Come
mai sei venuta con lui? Mi chiedo proprio cosa ci trovi in
te!”
esordì Walburga, scuotendo la criniera indomabile di capelli
neri.
“Beh
dovresti chiederlo a lui e, per tua informazione, non sono venuta
solo a fare la bella bambolina, stiamo insieme!”
ribatté lei, stufa del
comportamento della Black.
Sembrava
che, nonostante fosse andata accompagnata, la sua bellezza,
accentuata dal vestito, e le grandi possibilità che molte
famiglie vedevano nel
suo nome e nelle sue ricchezze avessero acceso le speranze di alcuni in
una
possibile unione; che, tuttavia, sparirono in una nuvola di fumo quando
Tom la
prese per la vita è la baciò appassionatamente
davanti a tutti, facendo
partire, da parte dei giovani, applausi e fischi.
Estele
poi danzò anche con Abraxas e, in quell’occasione,
ne approfittò
per parlare un po’ e cercare di capire se poteva fidarsi di
lui.
“Sembri
essere tra i più fedeli cavalieri di Walburga!”
mormorò, mentre
ballavano, dritto nel suo orecchio, facendolo spaventare.
“Tu
sai dell’ordine?” domandò quasi senza
voce, senza dare l’impressione
di essere in qualche modo turbato.
“Certo!
E so chi ne fa parte. Vorrei chiederti se tu tradiresti mai
Tom.” Proseguì lei sempre sussurrando.
Il
giovane Malfoy la guardò un secondo per inquadrarla e
decidere come
muoversi.
“No,
non lo tradirei mai, lui per me non è solo un leader da
seguire, io
lo considero anche un amico! Anche se lui non ammetterà mai
che di un amico
abbiamo tutti bisogno, non lo abbandonerò, né
abbandonerò te!” decise di
rispondere alla fine, fissandola negli occhi verde Avada kedavra.
Lei
lo abbagliò con un sorriso prima di concentrasi sul suo
amato e continuare
a ballare con lui.
Finita
la festa, a tutti gli invitati che provenivano da Hogwarts
vennero offerte delle stanze per dormire al Manor, dando loro la
possibilità di
riposare, prima di tornare a scuola il giorno seguente.
°°°
Dopo
la festa a casa Malfoy, la fine della scuola e l’estate
trascorsero
in un lampo.
I due
fidanzati uscirono ogni giorno insieme, visitando Londra e andando
in giro per negozi a Diagon Alley.
Nonostante
infuriasse la guerra contro il Mago Oscuro Grindelwald, le
strade erano ancora stracolme di gente che passava da un negozio
all’altro,
salutava i propri conoscenti, si fermava anche a chiacchierare.
La
ragazza riuscì, inoltre, a convincere Tom a non andare a
cercare vendetta
da suo padre e dai suoi nonni; non subito almeno.
°°°
Quando
tornano a scuola per il loro ultimo anno, Walburga Black e le sue
amiche oche non osarono avvicinarsi a Estele, memori di ciò
che era accaduto
alla festa a casa dei Malfoy.
L’anno
trascorse tranquillo e senza troppi problemi, a parte Silente che
aveva preso a controllare Tom e Estele in modo molto più
attento. I due non ci
fecero troppo caso, mantenendo un basso profilo, pur continuando ad
eccellere
in tutte le materie.
Poco
prima della fine dell’anno, il Professore di Trasfigurazione
ricevette una lettera e, dopo aver letto il contenuto, si
alzò e se ne andò,
tra lo sconcerto di tutti.
Estele
si scambiò uno sguardo con Tom, prendendogli una mano e
fargli
vedere cosa aveva visto nella mente del vicepreside.
La
lettera era da parte di Grindelwald.