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Autore: Walpurgisnacht    30/11/2014    1 recensioni
Perché gli zombie a noi piacciono, ma i personaggi di Tekken sono di un altro parere!
Ok Jin, calma. Anni passati a giocare a Biohazard ti hanno preparato a tutto questo. Perchè quelle urla fanno pensare a una cosa sola...
...ZOMBIE.
Ed è ora di uscire fuori ed affrontarli.
E smetterla di parlare da solo.

[EIP tra Mana Sputachu, Subutai Khan e Nyappy! Maggiori info all'interno]
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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“H-Hwoarang!”

Le urla degli altri sovrastano ogni cosa, eppure è come se tutto fosse ovattato.

Ho perso il conto degli insulti e delle minacce di morte, in tanti anni che ci conosciamo ma… non avrei mai voluto che succedesse.

Il corpo di Hwoarang è riverso per terra in un lago di sangue, il collo letteralmente squarciato in due da… cosa diamine era, un tentacolo?

HIIISSSSSSS

A quanto pare non avrò tempo di piangere la morte del mio rompicoglioni preferito.

Mi guardo attorno, cercando di capire dove si trovano gli altri e, soprattutto, dove si trova la cosa.

SWIIISSSS

Un guizzo del tentacolo vicino alla mia faccia mi dà una vaga idea della sua posizione. Scatto velocemente all’indietro, e mi rimetto in piedi: sento ancora le urla degli altri, che cercano di uscire dal buio ma, a quanto sembra, è ora impossibile.

Quindi è quel coso che lo comanda? Bene.

Non faccio neanche in tempo a chiedere al mio Super Io alato cosa intende, che mi ritrovo a guardare attraverso i suoi occhi: è come avere un visore a infrarossi, che mi consente di distinguere le sagome nell’oscurità. Lars e Alisa, con le seghe elettriche sguainate, sono appiattiti contro una parete; Xiao, in preda alla rabbia, sta lanciando pugni e calci al vuoto, fracassando la parete opposta. Il corpo di Hwoa, invece, è ancora lì per terra.

Non credevo ci saresti rimasto tanto male, sai? Hai proprio il cuore tenero.

Lo fanculizzo mentalmente, ma in fondo ha ragione.

Una parte di me quasi sperava si svegliasse e ricominciasse a dire stronzate come niente, ma…

Un movimento mi distrae.

Mi volto a sinistra, dove Xiao ancora sfoga la sua furia contro il muro, e lo vedo. Sperava di nascondersi in mezzo all’oscurità, ma non ha tenuto conto dei miei assi nella manica - pardon, ala.

Lo vedo sollevarsi e un brivido mi percorre la schiena: è alto, innaturalmente alto e magro; il corpo è scuro, mentre la faccia è… un ovale bianco, senza nessun tratto distintivo. Dietro la sua schiena (o dai fianchi, o dalla pancia, non riesco a capirlo bene) spuntano dei tentacoli uncinati.

E pur provando una paura fottuta e una discreta sete di vendetta, non posso fare a meno di chiedermi: ma alla G-Corp hanno scienziati che hanno giocato Slenderman?

Okay, dico al mio gemello cattivo, ho bisogno di diventare Ciclope per un po’.

Avvicinarsi a quel mostro per il momento è fuori questione, quindi l’unica cosa che rimane è attaccarlo da lontano, anche se non so quanto possano essere efficienti il mio occhietto laser in questo incubo monocromatico. Meglio provare che farsi sgozzare. Hwoa non ci permetterebbe mai di fare la sua stessa fine.

Invece di rimbeccare, Cattivissimo Me si mette all’opera; un nodo di dolore si concentra tra i miei occhi. Brucia, brucia così tanto che le fitte di dolore mi squassano la testa, ma non posso distrarmi: la cosa sta ancora giocando con il cadavere di Hwoarang, ma non so per quanto ancora sarà impegnato.

La pelle si spacca e nuovi nervi si formano per accomodare il mio terzo occhio. Cazzo che male averlo mentre sono cosciente.

“Allora, da chi devo iniziare?” chiede l’amico Slenderman, voltandosi prima verso Lars e Alisa e poi verso Xiao.

Un tentacolo si solleva e parte per colpirmi - peccato che da nuove parti del corpo derivino grandi responsabilità, quali una cognizione superiore (sprecatissima per l’Uccello Diabolico) e riflessi maggiori. Riduco il tentacolo in polvere con un raggio ben piazzato che mi succhia via le energie per un momento.

“Jin?” grugnisce Xiao da lontano.

La creatura tentacolare striscia verso di me. “Inizierò da te.”

Okay, basta cazzate. Hwoarang è morto. Continuare a fare battute idiote tra me e me non mi aiuterà a superarlo. Uccidere questo coso, forse questo aiuterà.

Tanto - zombie o mostro, è loro o me. E anche se sono irrimediabilmente fottuto, voglio almeno scoprire cos’ha combinato tutto questo casino.

Va bene, cosino. Il tuo momento di gloria l’hai avuto, ora lascia giocare i bimbi grandi.

No no ehi ueh cosa combini bastardo vai via via non te lo permetto…

Se vuoi morire indegnamente combattimi e cerca di sopprimermi. Se vuoi avere una pallida speranza di sopravvivere lasciami fare. A te la scelta.

Da quando mi dai libertà di parola?

Da quando ho preso interesse nello studio della stupidità umana.

E va bene, pezzo di scroto marcio. Per stavolta, e solo perché non voglio fare la fine del povero Thermos Vuoto, sei in controllo.

Era ora. Merda putrida, ora ti insegno che a giocare col fuoco nucleare ci si fa venire i bubboni sul pistolino.

Un secondo prima di perdere virtualmente conoscenza mi salta in mente un insulto tutto per lui.

BRONG. Bentornato nel magico mondo della coscienza, Jin Kazama.

Sono intontito, vedo male e mi gira la testa.

Cazzo, mi fa pure male la gamba.

E lo stronzo senza lucette è… bleargh, quella poltiglia puzza come un’intera mandria di bisonti in decomposizione. Forse, sempre che ci veda a sufficienza.

Ma, non mi si chieda come, riconosco l’origine di questa putridezza: è sangue.

Ora, è vero che non sono al cento per cento e potrei prendere fischi per fiaschi, ma… quella sottospecie di Slenderman malriuscito non aveva sangue, vero?

Mi appoggio al più vicino muro, una mano sulla fronte. Ho bisogno di qualche istante per riprendermi e poi sbugiardare questa brutta sensazione.

Perché è solo una brutta sensazione, vero?

Non mi aspetto di vedere altri tre cadaveri, due se non consideriamo Alisa strettamente viva, ammucchiati sopra quello di Hwoarang, vero?

Non sono il solo sopravvissuto, vero?

Quanto la fai lunga, ragazzino. I danni collaterali fanno parte del gioco.

Danni… collaterali?

Non è questo il modo politically correct di chiamare gli inetti che si ritrovano sulla linea di fuoco, porelli loro? Stupidi sfigati.

Se hai osato fare quello che temo tu possa aver fatto…

Che fai, mi sculacci? Sono tutto un fremito di paura, oh.

Ma vaffanculo, sacco di letame.

Tornando a dare più importanza al mondo esterno rispetto al mio interno, mi rendo conto distintamente di una cosa: nessuno mi ha neanche chiesto “Jin, stai bene?”.

E in questo frangente è preoccupante. Perché mi viene in mente un solo motivo per cui nessuno si prenda la briga di chiedere delle mie condizioni, palesemente non delle migliori.

Spero di poter barrare le caselle Svenuti invece di quella Morti.

“Jin… Jin…”.

Una voce. Non sono solo.

Troppo rincoglionito per riconoscerla, però.

Anche se il tono baritonale mi suggerisce che sicuramente non è di Alisa, e molto difficilmente è di Lars.

Gioisci, Jin. Almeno uno di loro è vivo.

La tua preferita. Sai, grossa com’è era più difficile da abbattere. Per gli altri due invece… beh, diciamo che me la sono spassata un po’ troppo. Lo svervegese ha fatto un bel botto, mentre l’altra… meh, poche budella e poca soddisfazione.

Sei… sei stato tu?

Mi piacerebbe molto prendermi tutto il merito, ma ammetto che anche lo Slender dei poveretti ci ha messo del suo. E sai, era buio e loro erano sulla traiettoria…

Soffoca un risolino, ma lo sento. Purtroppo per me, perché non posso prendere a pugni me stesso per colpire lui.

“Jin, rispondi.”
“Sono… sono qui” rispondo, sforzandomi di apparire calmo.

“...non ce l’hanno fatta, è così?”

A quanto pare sono un pessimo attore.

“No… pare di no.”

Il buio poco a poco si dirada e tutto torna a colori, portando con se tutto l’orrore possibile: Hwoarang per terra, Lars accasciato contro un muro e un enorme foro nel petto, Alisa letteralmente divisa a metà, i circuiti che ancora emettono deboli scintille. Sento un singulto profondo, e vedo Xiao accasciarsi accanto ad Alisa e raccoglierla con delicatezza. Mi si stringe il cuore nel vederla cullare la sua amica androide, e la rabbia si moltiplica insieme alla mia sete di vendetta.

Mi volto di nuovo verso Lars, e noto che ha gli occhi aperti. Glieli chiudo in segno di rispetto.

Avevo quasi dimenticato cosa volesse dire perdere un parente. Quasi.

Dopo un tempo che mi sembra interminabile, poggio una mano sulla spalla di Xiao.

“Credo sia ora di andare…”

Lei non risponde, limitandosi ad un cenno della testa. Posa Alisa per terra, e con estrema cura la sistema accanto a Lars.

Sta per incamminarsi, quando si volta a guardarmi: “Jin, tu stai…”
Non finisce la frase, ma so cosa vorrebbe dirmi.

“Mi è solo finito qualcosa in un occhio” rispondo, asciugandomi gli occhi ancora umidi.

*

Camminiamo in silenzio per un pezzo. A parte qualche zombie ogni tanto, non c’è segno di vita; i corridoi sono desolati, non si sente neanche un rumore. Non so se questo debba rallegrarmi o meno.

“Quanto abbiamo camminato?”

La domanda di Xiao mi coglie di sorpresa.

“Non ne ho idea… ormai dovremmo essere vicini ai laboratori.”

Xiao indica il corridoio a sinistra: una porta blindata con la scritta “LAB” è completamente sventrata, e dall’altro lato si intravedono sangue e orme.

Ok, sappiamo da dove sono arrivati lo Slenderman tarocco e il Patchwerk.

Io e Xiao ci scambiamo un’occhiata poco convinta, poi lei fa spallucce: “Ormai siamo in ballo…”

“E allora balliamo.” concludo io.

Con prudenza attraversiamo la porta. O meglio, io la attraverso con prudenza, lei finisce per sventrarla. Suppongo abbia anche lei rabbia da sfogare, e non posso che darle ragione. Abbiamo visto i nostri amici morire nel peggiore dei modi, e non ci siamo ancora concessi il lusso di piangerli se non per pochi istanti.

So che siamo in un laboratorio solo grazie alla scritta sulla porta - questo posto è irriconoscibile. Parte del soffitto è crollata e tutto il resto è un cumulo di macerie, cemento mescolato a vetro e ferro. Una sostanza verde cola dallo squarcio sopra di noi. Il puzzo acre di marcio si unisce al fetore chimico che permea la stanza, facendomi tornare il mal di testa.

“Attento.” Xiao sniffa intorno e arriccia il naso. “C’è qualcuno qui.”

Assumiamo entrambi posizioni di combattimento. Schiena contro schiena ci guardiamo attorno. Non avevo notato gli arti mozzati tra le macerie, né i brandelli di vestiti.

“Esci fuori!”

“...lo farei, se potessi.”

Ci voltiamo entrambi verso la pila più alta di macerie.

La voce era fievole, ma mi sembra di averla riconosciuta. “Zio Lee?”

Dei tubi ruzzolano giù dalla pila di detriti e spunta una mano che ci saluta. “Il solo e unico.”

Mi avvicinerei per aiutarlo - peccato che non sappia se sia davvero lui o un altro mostro alla Slenderman con la sua voce. Meglio restare cauti. Quindi decido di usare le solite domande di circostanza. “Tutto bene?” Nulla va bene. Siamo tutti fottuti fino al midollo.

“Ottima domanda. A parte l’aver perso due arti nell’esplosione ed essere intrappolato qui sotto,” zio Lee fa una pausa ad effetto, “cosciente solo grazie a componenti chimici… tutto bene.” E vorrei poter sentire dell’ironia in quello che ha detto - purtroppo il suo tono è serio. “Tu che ci fai qui? Mi sembra di riconoscere anche la voce della tua amica Ling.”

“Gli zombie ci davano la caccia. Xiao si è trasformata in Hulk.” Lei grugnisce. “Tre non ce l’hanno fatta. E’ pieno di mostri qui.”

“Capisco… c’era da aspettarselo.” Incrocio le braccia. Il tono leggero dello zio mi sta facendo incazzare. Non si sta parlando di pioggia, si sta parlando dell’apocalisse. “Chi sono i tre caduti?”

“Zio Lars, Hwoa. Alisa.”

“Oh, peccato.”

Okay, adesso sono incazzato. “Tu ne sai qualcosa di tutto questo casino?” Diretto e senza fronzoli. Voglio risposte. Voglio soluzioni.

“Beh, stavamo cercando di recuperare tua madre, ma a lei non è andata troppo a genio.”

Spalanco gli occhi. “Mia…?”

“L’esplosione ha danneggiato il sistema di sicurezza, quindi abbiamo liberato un po’ troppe nuvole chimiche.”

Le sue parole sfiorano appena la mia coscienza. Il sangue mi sta ribollendo nelle vene. Sangue inizia ad uscire dalle mie mani - stavo stringendo troppo i pugni, ho conficcato le mie unghie nella carne.

Mia madre.

Non… non… che cosa… so… niente… capisco… no…

Ossantocielo, le parole mi si rincorrono in testa come furetti pieni di LSD. E non è una sensazione piacevole.

Per fortuna delle nostre carcasse è Xiao a prendere in mano la situazione. Si mette a guardare Lee con una faccia piuttosto alterata, ma ancora sufficientemente in controllo della propria volontà, e gli chiede “Ma tu come ci sei finito qui? Ti ci ha portato Kazuya? E soprattutto, come fai a sapere della madre di Jin? Ci starai mica pigliando per il culo, voglio sperare”.

“Mi incuriosisce sapere come vi starei prendendo in giro, signorina Ling”.

“Per quel che ne possiamo sapere sei l’ennesimo aborto di questo giorno da incubo che è riuscito a prendere le sembianze di Lee e sta cercando, per qualche motivo strano, di farci credere quel che gli pare”.

Ipotesi non del tutto peregrina, c’è da dirlo. Con quello che abbiamo visto oggi, e i tre cadaveri che ci siamo lasciati alle spalle da poco, prendere per oro colato un’informazione come questa potrebbe equivalere a una morte apprezzabile per un fanatico del gore.

Cerco di respirare molto profondamente e molto a lungo, vero o non vero che sia quel che mi è stato appena detto mi ha sconvolto. E un Jin Kazama alterato e indebolito non serve a nessuno, men che meno a Jin Kazama.

Ti lascio la palla per un attimo, Xiaoyu. Io vado a stendermi da qualche parte, anche se solo mentalmente.

“Vuoi constatare da te che quanto affermo corrisponde a verità tirandomi fuori da questo ingarbugliato ammasso di detriti? Così potrai vedere con i tuoi stessi occhi che non mentivo riguardo alla perdita degli arti”.

“Se anche fosse vero non dimostrerebbe nulla. Abbiamo visto mostri inconcepibili, non credo sia impossibile per una di quelle schifezze mimare un essere umano monco”.

“Comincia ad accertarti di quello, allora. Vivere nel dubbio fa male alla prostata, per chi ce l’ha”.

“Grunf”. E così borbottando lo afferra per l’unico braccio che spunta fuori dal cumulo di rocce, lo solleva senza troppa cura e lo poggia sul pavimento.

“Jin, guarda” mi richiama alla realtà.

Faccio come mi è stato detto e sì, al presunto zio Chaolan mancano sia la gamba che il braccio sinistro.

Parrebbe non aver mentito, su quello. Parrebbe.

Ma sai cosa? Non me ne fotte realmente nulla.

Ha tirato in ballo mia madre.

“Cosa c’entra mia mamma in tutto questo schifo?” gli chiedo. Urlando.

“Jin…” è la spaventata domanda di Xiao. Mi spiace, non volevo inquietarti. Ma è stato più forte di me.

“Non… non lo so. Kazuya ha pensato bene di tenermi aggiornato ogni volta che veniva a trovarmi in questo laboratorio, dove ero stato rinchiuso per non ho idea quale motivazione. E non si è premurato di scendere nei dettagli, parlava solo di un vago esperimento e del fatto che Jun era fondamentale per la sua riuscita”.

‘Fanculo. Cosa me ne faccio di informazioni così sbocconcellate? Potevi far che startene zitto, Lee.

Sfogo la frustrazione dando un calcio al più vicino sasso. Solo che, non essendo io e Xiao in riva al fiume per un romantico picnic, non è un sassolino ma una pietra di almeno tre chili. E difatti non si sposta di un millimetro.

“Jin… per favore, uccidimi”.

Potresti farlo. In fondo te l’ha chiesto lui, e io mi divertirei un sacco.

Potrei farlo sul serio. Sono abbastanza sconvolto ed incazzato da poter esaudire quest’ultimo desiderio di Lee Chaolan.

La tentazione è forte, e le mani prudono.

“No.”

Xiao si lascia andare a un sospiro di sollievo, mentre Lee sembra quasi adirato. Il mio Super Io alato si limita a sbuffare.

“Sarebbe un atto di pietà nei miei confronti.”

“Perdonami se, al momento, non mi sento in vena di essere caritatevole” ringhio, camminando in tondo cercando di smaltire almeno un po’ di rabbia. “E poi” aggiungo “con tutte le diavolerie elettroniche che hai creato non dovresti aver problemi a costruirti un qualche tipo di protesi.”
“L’avrei fatto più che volentieri, se solo mi trovassi al Violet System” risponde, con un sarcasmo che mi fa quasi dubitare della gravità delle sue condizioni, “peccato che sia, come dire… impossibilitato a recarmici di persona. Cosa che risulterebbe difficile anche se mi trovassi ancora tutti gli arti a posto, oserei dire.”

Il discorso non fa una piega. Con la coda dell’occhio noto Xiao che si stringe una manona al petto, quasi avesse un fastidio; quando mi nota, si limita a sorridere e fare spallucce come niente fosse. Xiao, ti prego, non farmi brutti scherzi…

“Se ci fosse qualche rottame qua attorno, qualcosa potrei anche combinare” riprende Lee, distraendomi da pensieri poco allegri, “ma ho usato le mie ultime energie nel tentativo di bendarmi i moncherini come potevo, nonché cercare potenti antidolorifici.”

Questo mi suggerisce un’idea.

“Se ti trovassi quei pezzi, saresti in grado di riutilizzarli?”

Lee sgrana appena gli occhi, probabilmente incredulo per la proposta.

“Beh… mi servirebbe una mano da parte tua per montarli, sai com’è” indica il braccio mozzato, “ma seguendo le mie istruzioni… sì, potremmo anche. Qui nel laboratorio gli attrezzi non mancano, e alcuni credo si siano salvati dalle macerie.”

“Bene, so dove recuperarti i pezzi. Xiao, rimani qui con lui e cerca gli attrezzi, magari trovi qualche sorta di antidoto” e faccio per andarmene, quando mi rendo conto che sto dimenticando una cosa importante. Una cosa che non farà piacere alla mia cinesina preferita, ma…

“Xiao?”

“Hm?”

“I pezzi per Lee…”

Lei mi guarda e per un attimo la sua espressione addolorata mi colpisce dritto allo stomaco come un calcio. Poi annuisce: “Vai e fai quel che devi. La situazione è brutta e non possiamo permetterci di fare troppo i moralisti o gli schizzinosi” sorride. “E poi… lei sarebbe d’accordo, ne sono certa.”

Sospiro, e mi dirigo di nuovo in corridoio.

*

“Ok, dovremmo esserci.”

Di una cosa sono sicuro: mai, mai nella vita potrei fare il chirurgo. Non ho lo stomaco adatto.

Mentre Lee prova le sue nuove protesi - ottenute dai resti di Alisa, io mi sciacquo le mani ad un lavandino miracolosamente ancora funzionante. Nonostante i danni, buona parte di questo laboratorio è ancora agibile.

“Direi che funzionano” commenta Lee, mentre zoppica leggermente sulla gamba nuova. “Mi spiace ci sia andata di mezzo Alisa… se ne usciamo vivi e troviamo i resti, posso provare a ripararla.”

Xiao, seduta in un angolo, alza la testa con sguardo speranzoso.

Io onestamente ho smesso di credere che usciremo vivi da qui, ma non voglio essere io a buttarla giù definitivamente. Nelle ultime ore, mentre lavoravo con Lee ai suoi arti meccanici, mi era sembrata fin troppo silenziosa e mogia…

Un colpo di tosse da parte sua ci fa voltare di scatto.
“Xiao…?”

Lee le si avvicina con cautela e le sfiora la fronte, mentre lei si accascia debolmente contro la parete.

“Sta scottando, ha la febbre altissima!”

“Cosa?!”

Di tutti gli effetti collaterali che quella roba poteva creare, la febbre è praticamente l’ultimo che mi aspettavo.

“E ora?” mi agito, cominciando a camminare avanti e indietro, voltandomi di quando in quando per sincerarmi del suo stato. Che diamine posso fare? Prima dovevamo trovare un antidoto, ora anche un antibiotico?

“HnnnnAAAAAAAAAAARGH!”

Improvvisamente, Xiao si butta a terra in preda a fitte di dolore apparentemente così lancinanti che comincia a colpire il terreno coi suoi possenti pugni; l’onda d’urto causata dai colpi è tale che io e Lee a momenti finiamo per terra.

“X-Xiao! Cos’hai?!”

“Fatelo smettere! FATELO SMETTERE!”

“Cosa? Cos’è che ti fa male?!” urlo, cercando di sovrastare le sue grida. Mi volto verso Lee in cerca d’aiuto, e lo vedo allontanarsi verso alcuni armadietti ancora integri, forse alla ricerca di calmanti.

“Brucia tantissimo! BRUCIAAAAH!”

Si alza in piedi di scatto, facendomi finire sul pavimento, e comincia a dar colpi alla parete già mezza crollata.

“Xiao per favore” cerco di attirare la sua attenzione, invano “distruggerai tutto! Rischi di farti male!”

Ma a nulla servono le mie parole, e in pochi istanti il muro viene giù del tutto. Il polverone che si alza mi fa tossire e lacrimare, oltre che impedirmi di vedere al di là del mio naso.

“Jin… Jin, tutto ok?”

Mi volto verso la voce di Lee, mentre la polvere si dirada.

“Più o meno…”

“Eccellente!” è la sua ovvia risposta, e sarei tentato di saltargli al collo e strangolarlo se non avessi altre urgenze.

“Xiao!”

Mi rimetto in piedi, e con estrema cautela mi avvicino alle macerie. Il cuore salta un battito quando non riesco a scorgere la sua ormai familiare, enorme sagoma.

“Xiao, rispondi!”

“Sono… sono qui.”

Mi volto verso sinistra, dove ci sono pochi detriti e solo tanti cumuli di polvere.

Quando la vedo sgrano gli occhi così tanto che quasi rischiano di rotolarmi giù dalle orbite.

“Xiao…?”
“Non avreste nulla per coprirmi…?”

Rannicchiata in un angolo, Xiao non solo è totalmente illesa, ma è persino tornata normale. Apparentemente senza alcuna ragione.

Ed è anche nuda, ma è un altro discorso.

Distolgo lo sguardo e mi sfilo il camice che ho addosso. Più per ripararla da Lee che altro, dato che quello è capace di fare il marpione anche con un’apocalisse alle porte.

Le porgo il camice e mi volto. Stare a torso nudo con zombie attorno non è il top, ma voglio che Xiao preservi la sua dignità.

“Mmh, interessante.” Lee sorride ebete. Se avesse dei baffi se li starebbe arricciando. “Vedo che ha funzionato.”

Xiao si alza e mi affianca. Il camice le sta larghissimo, ma almeno la copre. Certo, se non ci fosse quello squarcio sul retro che mi fa sbirciare alla sua schiena e--

“Cosa ha funzionato?” Lei si tocca il viso. Kami, Capitan America, Mr Frippy, grazie per averla fatta tornare normale.

“Esaminiamo una situazione ipotetica…” inizia lui.

“Taglia corto.” Siamo tra le macerie, con zombie ad ogni angolo e io sono stato il primo a perdermi il trip mentali su Xiao. E’ più per me che per lui.

“Riportare indietro tua madre non....”

Mi irrigidisco.

“Il piano non è riportare indietro tua madre, ma una versione di lei.” Lee parla lentamente, scegliendo le parole con cura. “Una versione che può essere usata come arma.” Fa una pausa e fissa Xiao. “Junknown.”

“Che--”

“Ti ricordo che mi hanno rinchiuso a lavorare qua sotto minaccia,” mi interrompe. “Dato il pericolo del progetto. Jun, o meglio, la versione di lei che siamo riusciti a recuperare, ha infettato alcuni ricercatori.” Lee con un cenno indica Xiao. “E quello è il risultato dei nostri sforzi per farli tornare umani. Agenti chimici che controllano i geni di Jun.”

Xiao incrocia le braccia. “E il colore verde?”

“Ah, quello è solo un tocco artistico.” Lee zoppica verso di noi. “C’è un altro dettaglio che mi sono dimenticato di dirvi. Se Xiaoyu è tornata normale dopo essere stata infettata… l’effetto dura una giornata, poi il soggetto torna normale.” Non mi piace per niente il suo sorriso. “Serve del riposo prima che i geni di tua madre abbiano abbastanza proteine da modificare, solitamente sei ore. Quindi i nostri Hulk portatili sono probabilmente tornati alti due metri, verdi ed invulnerabili.”

“Ti odio.”

“No aspetta” si intromette Xiao, “vuoi dire che anche io, tra sei ore, rischio di tornare verde e alta due metri?”

“Esattamente” annuisce Lee, con l’espressione scocciata di chi odia dover ripetere i concetti - cosa che non ho neanche il tempo di fargli notare, perché vedo Xiao scattare contro di lui con fare omicida.

“Ma io ti ammazzo! Ti stacco tutti i pezzi di Alisa, maledetto dilf dai capelli decolorati male!”

“Xiao! Xiao calma!”

La placco appena in tempo afferrandola per la vita, mentre lei continua a dimenarsi in preda a furia cieca - e regalando al mondo visioni delle sue nudità, che apprezzerei anche se la situazione fosse diversa.

“Jin! Mollami! Lo devo ammazzare!”

Lee osserva la scena sorridendo, come se trovasse il tutto estremamente divertente. E a me, queste espressioni ebeti, le fanno girare a elica.

“Spero che tu abbia anche una soluzione oltre alle pessime notizie” intervengo, cercando di calmare l’erinni cinese - che nel frattempo ha smesso di scalciare, cominciando invece a borbottare in cinese. A giudicare dall’espressione inorridita dello zio Lee, credo lo stia insultando.

“Ci stavamo lavorando” commenta, cercando di darsi un minimo di contegno “ed eravamo anche a buon punto, quando…” non completa la frase. Non è difficile immaginare il resto.

“Tuttavia” continua, “se siamo fortunati potremmo trovare i laboratori ancora agibili… con qualche provetta integra.”

“E che cosa stiamo aspettando, un invito?!” sbotta Xiao, liberandosi dalla mia presa e dirigersi verso ciò che rimane della porta… per poi ripensarci, e tornare sui suoi passi.
E avvicinarsi a Lee.

E mollargli un calcio nelle palle.
AHIA.

   
 
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