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Autore: Walpurgisnacht    19/01/2015    3 recensioni
Perché gli zombie a noi piacciono, ma i personaggi di Tekken sono di un altro parere!
Ok Jin, calma. Anni passati a giocare a Biohazard ti hanno preparato a tutto questo. Perchè quelle urla fanno pensare a una cosa sola...
...ZOMBIE.
Ed è ora di uscire fuori ed affrontarli.
E smetterla di parlare da solo.

[EIP tra Mana Sputachu, Subutai Khan e Nyappy! Maggiori info all'interno]
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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I laboratori della G-Corp sono ridotti ad ammassi di cemento, lamiera e cavi - nonostante ciò, Lee è ancora abbastanza sveglio; affaticato dalla perdita di sangue, certo, ma reattivo.

“Credo che presto avremo un bel rendezvous con i ragazzi del terzo dipartimento,” ci dice tutto garrulo, indicando un corridoio buio. La luce d’emergenza si è rotta e manda lampi bianchi intermittenti che sono tutto tranne che rassicuranti. “Ci sono state due esplosioni principali, la più intensa in quell’ala dell’edificio.”

“Ci vuoi uccidere?” sibila Xiao.

Metallo contro metallo. Qualcosa si muove all’interno del corridoio.

“Quanti?” domando. Siamo indeboliti e mezzi nudi, ma combatteremo; come ha fatto Hwoa, come hanno fatto Lars e Alisa, combatteremo.

“Una decina? Alcuni potrebbero essere semplicemente morti o inoffensivi. Un budino zombie non si può muovere.” Grazie zio per l’immagine di uno zombie spappolato che striscia a terra.

L’eco dei passi si fa più intensa. lancio uno sguardo d’intesa a Xiao, che fa spallucce.

“Ragazzi, lascio fare a voi?”

Zio, se sono ancora vivo dopo questo ti frantumo le palle.

Pugni chiusi. Pronto a scattare. Xiao raccoglie una barra di metallo da terra e la brandisce con entrambe le mani.

“Eccellente!”

“Forse non è stata un’idea poi così brillante farmi tornare normale prima. Essere grande e intelligente come uno schiacciasassi avrebbe fatto comodo” dice lei, guardando un po’ mesta la spranga.

Non farmi scherzi, nanetta. Ti preferisco mille volte così.

“Avanti, non fare la pessimista. Anche con quel faccino angelico pesti sempre come un fabbro”.

“Il tuo kraken ne sa qualcosa, vero?”.

… ti sembra il caso di far sapere a Lee che uno dei tuoi passatempi preferiti per scaricare lo stress è giocare a ping-pong con i miei gioielli di famiglia? Ma io non so, eh.

Avanti poltiglie di merda, fatevi sotto. Ho un coreano, uno svedese e una cyborg da vendicare. Non siete stati direttamente voi? Indovinate quanto me ne fotte da zero a zero. Sarete i cugini dello Slenderman, quindi ci andate abbastanza vicini.

Eppure, nonostante l’insistente rumore che pare avvicinarsi alla nostra posizione man mano che passano i secondi, ancora non si vede nulla.

Su, su. Mi sta salendo prepotente la voglia di spaccare le vostre teste di slime.

“Non ci stanno mettendo un po’ troppo?” è l’innocente ma sensata domanda di Xiao.

“Non so che dire. Ero convinto che l’attacco sarebbe giunto subito, ma…” risponde incerto Lee, palesemente preso in contropiede dallo sviluppo inaspettato.

E va bene. Se gli zombie non vanno da Maometto Jin, sarà Maometto Jin ad andare a gonfiarli di botte.

Sì, mi prudono le nocche. Sì, so che le teste calde in mezzo a un’apocalisse di putridume verde e che ti vuol mangiare la faccia finiscono male. Sì, ho deciso di fregarmene bellamente.

Faccio per dirigermi nella loro direzione.

“Dove stai andando, stallone?”. Corroborata da una presa che non mi aspettavo così salda.

“Xiao, perché non mi lasci andare?”.

“Perché non gradisco vederti mentre ti divorano intero, per esempio?”.

“Sei gentile, ma ti preoccupi troppo per me”.

“Troppo? Mi preoccupo TROPPO? Cazzo Jin, c’eri quando quella schifezza ha bucato il collo di Hwoarang! E per quanto ti piaccia fare il figo non gli sei così tanto superiore da poterti gettare in mezzo a una bolgia di quelle robe sperando di uscirne intero! E Lars! E Alisa! Santo cielo, ragiona col cervello e non col pacco!” sbotta.

Il primo impulso, del tutto incosciente, è quello di strattonarla via e proseguire dritto per dritto. Il secondo, un poco più ragionato, mi consente di fermarmi quel tanto che basta per riflettere sulle sue parole.

E constatare che ha ragione.

Puah. Che femminuccia, Kazama. Non sai neanche affrontare un cumulo di merda zombie come un uomo con più di tre microgrammi di palle.

Te taci, Stronzone con le Lucette. Non è proprio il momento.

“Allora Jin, che vuoi fare? Ancora intenzionato a farti fare a pezzetti? Vuoi davvero… lasciarmi sola?”.

...no, non voglio lasciarla sola.

“Scusami” rispondo, “è che sono ancora…”
“Sì, anche io” mi interrompe lei, capendo il perché del mio tentennamento. Non abbiamo versato una lacrima da quando i nostri compagni di sventura sono morti, e non so quanto ancora riusciremo a tener duro. Senza contare che, di questo passo, finiremo per raggiungerli presto…

Scuoto la testa, cercando di rimettermi in carreggiata, e mi volto verso Lee: “Ehi, da qui non c’è un altro corridoio, un passaggio o che so io? I rumori che sento non mi piacciono e temo si stiano avvicinando… e al momento siamo decisamente in svantaggio.”

Lee rimane in silenzio qualche minuto, poi parla: “I rumori sembrano provenire dal corridoio accanto… l’unica cosa che possiamo fare è infilarci in una di queste porte sulla destra e nasconderci, se come penso si stanno dirigendo verso i piani più alti. Con un po’ di fortuna dovrebbero esserci delle scale interne che ci porteranno agli uffici.”
Detto questo zoppica verso le porte e comincia a controllarle una per una.

“Scusa ma perché dovremmo dirigerci verso i piani alti, se tu stesso hai detto che quelle… cose probabilmente hanno le stesse intenzioni?” chiede giustamente Xiao.
“Oh, mia cara” sorride lui, “quella che sto cercando è una scala interna a cui pochi hanno - pardon, avevano accesso. Porta direttamente agli ultimi piani, dove c’è l’ufficio di Kazuya.”
Sgrano leggermente gli occhi.

“Non è ovviamente garanzia di sicurezza assoluta, ma avremo un po’ di vantaggio su di loro.”

“Perché vuoi andare nell’ufficio di Kazuya?”
“Perché è il posto più sicuro, al momento” replica lui “e salendo dovremmo incontrare un’infermeria e uno spogliatoio, che immagino farà piacere alla qui presente signorina” fa un cenno verso Xiao “...e chissà, se siamo fortunati troviamo pure un paio di pistole.”
Il dubbio mi attanaglia.

“E non troveremo nient’altro? Voglio dire, andiamo lì solo perché l’ufficio di Kazuya è sicuro?”
“Oh, sei diffidente nipote” risponde, aprendo quella che apparentemente è la porta giusta, “quell’ufficio nasconde molto più di quanto tu creda.”

Io e Xiao ci scambiamo uno sguardo: lei si sta mordendo il labbro, tesa.

Spero che in mezzo al “molto più di quanto tu creda” ci sia pure un antidoto, zio.


Quattro piani dopo, siamo finalmente all’ultimo piano.

Come Lee aveva preannunciato, abbiamo avuto modo di fare tappa al secondo piano - dove abbiamo trovato uno spogliatoio e qualche ricambio pulito, e al terzo per l’infermeria: nessun antidoto, ma qualche benda e antidolorofici per Lee; entrambe le zone erano relativamente tranquille, a parte la presenza di alcuni soldati morti. Le loro poche armi sono diventate le nostre.

“C’è un silenzio irreale…” commenta Xiao, mentre ci avventuriamo lungo i corridoi alla ricerca dell’ufficio; se la situazione non fosse orribile, probabilmente la prenderei in giro perché quel camice verde da infermiere le sta larghissimo. Ha persino dovuto arrotolare i pantaloni per non inciampare…

“Ok, ci siamo”.

Mi volto verso Lee, che indica la porta in fondo: grande, nera, senza pacchiane decorazioni come pomelli.

D’improvviso mi volto da dove siamo venuti e tendo le orecchie.

“Qualcosa non va, Jin?” mi chiede Xiao. Faccio cenno di no con la testa: “Credevo di aver sentito dei rumori…”

Avanziamo per il corridoio, quando… li sento di nuovo.

“Stavolta li ho sentiti anche io!” dice Xiao, allarmata.

“Sono stati veloci” replica Lee, “ma abbiamo ancora qualche corridoio di vantaggio. Entriamo in ufficio e barrichiamoci lì per ora.”

Mi affretto verso la porta, lasciando Xiao e zio Lee indietro. Ho un terribile presentimento. La superficie di vetro nero è liscia e mi riflette come uno specchio. Non ci sono pomelli né maniglie. Un piccolo pannello di controllo è incastonato nel marmo della parete.

“Cazzo.”

“Che succede?” Xiao mi fa capolino da lato. Non posso vederle il viso, ma scommetto le sue codine che ha la mia stessa espressione stralunata.

“Oh, riconoscimento oculare… ingegnoso,” commenta Lee.

“Ci serve Kazuya,” bisbiglia Xiao.

“Anche se fosse qui a portata di occhi…” Lee fa una breve pausa per sorridere come un idiota, “Manca la corrente.” Indica la luce di emergenza, bianca come una supernova. Strizzo gli occhi, feriti da quell’intensità. “Il sistema di sicurezza gira su una corrente separata, ma credo che il generatore sia esploso.”

Lo fisso dritto negli occhi. Ha ancora quel vago sorriso idiota di prima. Grazie per le informazioni, ma non offrono nessuna soluzione concreta. Io, al contrario, ho appena ideato qualcosa che migliorerà drammaticamente la mia qualità della vita, che al momento è piuttosto bassa. Sposto il peso sulla gamba sinistra. Sollevo la destra. STRIKE sulle sue palle di nuovo.

“Gah…” Lee non si accascia a terra per miracolo - Xiao lo sta sostenendo, ma lo guarda come se fosse feccia - e adesso un bel sorriso trionfa sulla mia di faccia.

“Secondo avvertimento. Voglio uscire vivo da qui.” Incrocio le braccia. Le mie orecchie sono ancora tese.

“La porta è blindata. Non c’è modo di aprirla… sradicarla potrebbe funzionare.”

Xiao stringe le labbra. Esatto, compito suo. “Perché ci hai fatto salire qui sopra? E’ una trappola. Sapevi che la porta non si sarebbe aperta.”

“Certo che non lo sapevo!” cerca di difendersi lui. “Il generatore poteva essere ancora funzionante... “

Xiao deve tornare grande, grossa e aggressiva. Per fortuna il nostro battibecco ha attirato dei mangiacervelli. Le sue mani si stringono sulla spranga. “Prima di trasformarmi…” chiude gli occhi e sospira, “voglio fare una cosa.”

“E cosa?”.

“Troppo presto. Te lo dico quando riusciamo ad entrare nell’ufficio di tuo padre”.

Ti metti a giocare alla femme fatale? Adesso? Io sono circondato da gente con delle priorità un pelino sballate, ma giusto tanto così.

“Su, adesso vediamo di abbattere ‘sta porta”.

E giù a dargli di calci, pugni, spallate e tutto quello che ci viene in mente per forzarla. Il tutto mentre il rumore si avvicina, lento ma tetro.

Nonostante i suoi problemi anche Lee ci dà una mano, soprattutto dopo che gli ho dato un alzaculo epocale. Quello sperava di scamparsela solo perché gli mancano un paio d’arti. Se, certo. Noi siamo qui a farci il mazzo e lui pensava di starsene appoggiato al muro a fischiettare.

E finalmente, dopo lussazioni e concussioni di ogni forma e dimensione, riusciamo ad aprire una breccia ed entrare.

“Porca eva, pensavo mi sarei rotta il piede a furia di scarpate”.
“Questo non è stato tanto eccellente per la mia schiena”.

Lamentosi che non siete altro.

“Aiutatemi a richiudere invece di star lì a frignare”.

“Richiudere? L’abbiamo praticamente scardinata a furia di botte, cosa vuoi richiudere?”.

“Vai tu a prendere il mazzo di rose e il tappeto rosso per gli zombie, zio?”.

“... vedo se riesco a recuperare qualcosa adatto allo scopo”.

Abbiamo finito con le rimostranze? No, perché sarebbe ora di prendere la questione sul serio.

Fra tutti e tre riusciamo a mettere in piedi il tavolo da lavoro di papà e a spingerlo contro la porta, provvedendo poi ad aggiungere tutto quello che riusciamo per rinforzare il blocco. Il che è poca roba: un paio di sedie e qualche suppellettile.
Se sono tanti come suonano potrebbe durare… toh, un paio di minuti al massimo.

Come protezione è piuttosto misera, me ne rendo conto. Ma il materiale è davvero poco, le alternative ancora di meno e l’orda fa sentire sempre di più la propria presenza. Almeno sono lenti, zombie o non zombie che siano.

“Bene Xiao” esordisco a bruciapelo voltandomi verso di lei “adesso che siamo dentro l’ufficio… a cosa ti riferivi prima?”.

La vedo imbarazzarsi, e devo dire che non è cosa poi così frequente. La mia cinesina è un tipo di solito tutto di un pezzo e lo spettacolo a cui sto assistendo non è cosa comune.

Vorrai mica farmi una proposta indecente.

Ti pare il momento?

Shhhh, mastodonte. Buono. Lo so che apprezzeresti, lo so. Ma non ne abbiamo la sicurezza, quindi almeno aspetta di sentire quel che ha da dire prima di imbizzarrirti.

“Io… ecco, io… volevo…”.

“Volevi?”.

“Volevo chiederti… se riusciamo a recuperare qualcosa di adatto… vorresti concedermi un ultimo ballo prima della fine?”.

Un… ballo?

“Xiao, sei seria?”
“Mai stata così seria in vita mia.”
“Un ballo in questa situazione?” insisto. Scusate se lo trovo quantomeno inappropriato.

Lei arrossisce, ma non distoglie lo sguardo da me: “Perché, credi avremo momenti migliori? Insomma, non ne abbiamo mai avuti troppi neanche prima, e ho il VAGO sospetto che da qui non usciremo vivi… e conoscendo il tuo innato ottimismo, sono abbastanza sicura che anche tu la pensi così.”
Punto suo.

“Sì, anche io sono ormai rassegnato” sospiro, “ma mi scuserai se la trovo una richiesta… insolita” sorrido. Lei mi sorride di rimando: “Volevo chiederti qualcosa di meglio, ma il tempo è tiranno.”
Mi lascio sfuggire una risatina. Come le riesca di tirarmi su anche in questa situazione di merda davvero non lo so.

“Perdonatemi se interrompo il vostro romantico interludio” interviene Lee “ma credo di avere trovato qualcosa di utile.”

Con una mano indica uno scomparto segreto nascosto dietro ad alcuni schedari, che al suo interno contiene provette di ogni tipo.

“Questo è…”

“...l’antidoto?” conclude Xiao per me. Vorrei aggiungere che, in una situazione del genere non ce ne facciamo più niente ormai… ma immagino che la soddisfazione di potersi sentire di nuovo umani, almeno un’ultima volta, sia tanta. Eppure la vedo tentennare.

“Cosa c’è che non va?”

“È che… se lo prendo, non ti sarò molto d’aiuto per far fuori l’orda di zombie in arrivo…”
Mi lascio scappare una risata piuttosto stanca.

“Xiao, ho idea che non ce la faremmo comunque… siamo in trappola” dico, allargando le braccia “certo, posso pure azzardare l’ipotesi di farmi spuntare le ali e sfondare la finestra, ma escluso lo Stronzone con le Lucette… siamo fottuti.”

Le indico poi il panorama dalla finestra: zombie ovunque, fuoco e cadaveri. Non esattamente incoraggiante.

Xiao rimane in silenzio, osservando le provette; poi ne afferra una di scatto e si volta di nuovo verso di me.

“Beh se devo morire… vorrei evitare di farlo con la pelle verde” sorride.

Questa è la nanetta cinese che conosco e che mi piace.

“Ehi Lee, come devo somm… ma dove diamine è andato?”

Mi guardo attorno.

Lee è sparito.

“Non ci sono altre uscite a parte la porta d’entrata, mi pare… e non credo si sia lanciato di sua spontanea volontà contro gli zombie” commento, controllando eventuali altre uscite.

“Anche perché avremmo sentito le urla…”

Mi volto verso Xiao, che sta indicando la porta: oltre la barricata improvvisata, vedo l’orda. Sono ancora in fondo al corridoio e arrancano a fatica, ma stanno arrivando.

“Allora, me lo concedi questo ballo?” chiede Xiao. Sorride, la sua espressione è stranamente serena… immagino sia quella di chi ha accettato il suo destino senza fiatare.

Sorrido a mia volta: “Non vedo nulla che somigli a uno stereo o un lettore mp3, però. Vuoi che canti io?”
“Non penso ce ne sarà bisogno” ride lei, e si avvicina velocemente accanto a un mucchio di oggetti buttati alla rinfusa accanto alla barricata, roba che stava sul tavolo prima che lo usassimo come scudo. Si rialza e vedo che in mano tiene uno smartphone: “Ringraziamo papà Kazuya per averlo dimenticato qui” e comincia a smanettare.

“Xiao non vorrei metterti fretta ma…” la incito, dato che gli zombie guadagnano (lentamente) terreno.

“Ho fatto, ho fatto” mi tranquillizza lei “ironico come la connessione internet funzioni ancora, in una situazione del genere! Allora, vediamo… oh ecco, questa mi piace!” e clicca Play.


The acoustic funeral for love in limbo

We're dancing with tags on our toes


“Gli HIM? Davvero?” rido io, afferrandola per i fianchi e avvicinandola a me.

“Mi pareva appropriata” sorride, buttandomi le braccia al collo e iniziando a ballare lentamente.


I saved my last breath for your window

To write you this song for the acoustic funeral


Xiao ha chiuso gli occhi e ha appoggiato la testa sul mio petto. Le allaccio le braccia dietro la schiena. Ci muoviamo a malapena nella stanza vuota, con gli ultimi minuti di tramonto che si riflettono sui capelli di Xiao.

“Stiamo per morire,” bisbiglia.

Qualcosa graffia il tavolo che abbiamo usato come protezione - si sente a malapena sotto la canzone. Sono arrivati. Mi sento stranamente calmo. Pronto a scattare, ma allo stesso tempo stordito da quel torpore mattutino che si prova quando ci si alza prima della sveglia.

“Hai voglia di combattere?” le voglio chiedere, mi esce solo un flebile sospiro.

Xiao scuote la testa e smette di ondeggiare sul posto con me.

Mi rifiuto di morire così, la mia controparte alata soffia come un gatto, ma non può prendere il sopravvento.

“Dov’è finito il sorriso di prima?” Questa volta le parole mi escono per davvero. I graffi sul tavolo diventano pugni. Ci resta una manciata di minuti. Le mani di Xiao tremano contro la mia nuca.

“Non voglio morire senza aver prima pianto per loro,” singhiozza. Hwoarang. Alisa. Lars. Forse anche Lee. Tutte le persone che lavoravano qui. Il resto di Tokyo. Le persone che conoscevo e che ho visto morire davanti agli occhi, le conseguenze di questa tragedia, tutto mi sembra così astratto. Esistono un momento - che è appena trascorso - e un posto - il solido pavimento, la vetrata che dà sulla città in fiamme, gli schermi crepati. Esistono un io - rassegnato - e una lei - in lacrime.

Non ti dimenticare della tua unica possibilità di salvarti da questo casino. Ed esiste anche un altro.

Dopo un secondo di perfetto silenzio, mentre il telefono cambia canzone, il fragore di vetro che si frantuma ci fa irrigidire. Il tavolo è caduto.

“Sei pronta?”

Xiao si stacca da me.


If it hadn’t been for Cotton-Eye Joe, I’d be married long time ago


“Ma che cazz-”


E’ il telefono di mio padre.


Where did you come from, where did you go, where did you come from Cotton-Eye Joe


“Ma vaffanculo!” Xiao pesta i piedi a terra, inviperita. “Stavamo per morire in modo così romantico!”

Sono a due passi dalla fine e sto arrossendo per le dubbie scelte musicali dell’essere che mi ha dato la vita.

“Questo è il modo peggiore di andarsene che abbia mai sentito, letto o visto,” commento, flettendo le ginocchia e stringendo i pugni.

“Sopravviverò a quest’orda solo per riservare a Kazuya lo stesso trattamento che ha ricevuto Lee.”  Xiao fa scrocchiare le nocche.

E così, con quell’osceno pop-country in sottofondo, ci mettiamo a menare le mani.

E riusciamo a rimanere clamorosamente vivi.

O meglio, questo è ciò che vorrei poter dire.

Ce la caviamo niente male, senza dubbio. Siamo tosti, incazzusi e con la voglia di spaccare i loro denti causa gusti tamarri di quello stronzo di mio padre. Li picchiamo. Tanto e forte.

Ma loro sono troppi.

Troppi.

Pugno. Pugno. Calcio negli stinchi.

Morso. Rutto. Grargh.

“Come sospettavo… non ce la facciamo…” sento Xiaoyu che ansima con fatica subito dopo averne steso uno.

“Lo avevi previsto…” le rispondo scrollandomi di dosso un po’ di viscidume dell’ultimo a cui ho fatto esplodere la testa.

“Questo non lo rende meno triste”.

“Vero”.

Continuano a entrare a frotte, rimpiazzando i compagni caduti.

Ne ammazziamo dieci. Dodici. Quindici. Ventitrè. Trenta.

Non smettono mai.

Riesco a cogliere un suo urlo. Mi volto e la vedo mentre in quattro la ricoprono, non prima di rabbrividire mentre uno di loro la morde sul collo.

Bastardo!

Cerco di andare ad aiutarla, ma la distrazione mi è fatale. Mi assaltano da ogni dove e non riesco a scrollarmeli di dosso.

Andata. Siamo alla scena finale.

E vorrei chiuderla con una frase sola.

Kazuya, vaff…


… fanculo?

Eh? Cosa dove come perché quando bubi?

Apro gli occhi di scatto. Sono sdraiato in un posto… bleargh, bagnato.

Faccio per alzarmi quando fitte ai muscoli, alle ossa e anche alle orecchie mi consigliano gentilmente di farmi venire un’idea migliore.

Dove stracazzo sono? E soprattutto… perché non sono morto?

“Oh nipote caro, eri morto eccome. Quando sono tornato alla G-Corp di te non rimaneva poi molto”.

Questa voce… è di Lee.

Da quando mio zio sa leggere nel pensiero?

“Non ti sto leggendo nel pensiero, scemotto. Quello che credi di pensare lo stai dicendo ad alta voce. Riesci ad alzarti?”.

“Faccio… un po’ fatica, in effetti…”.

“Normale. C’è stato qualche piccolo problema nel processo di clonazione e forse non sei uscito perfetto come speravo”.

C-Clonazione?

“Che cosa mi hai fatto?” gli chiedo dopo che, con parecchi sforzi, riesco a tirarmi su.

“Ti ho ridato la vita. No, niente ringraziamenti”.

Solo in questo momento mi rendo conto del paesaggio che ci circonda: muri diroccati, travi spezzate e più in generale desolazione fin dove arriva l’occhio.

“Eri morto, Jin. Tu e la giovane Ling vi siete fatti sopraffare da quegli orribili zombie senza gusto estetico e… non so bene, ma credo vi avessero smangiucchiati per benino”.

Wow. Grazie per la tranvata direttamente sul naso.

“Prevedendo il peggio, mentre tu e la tua dolce metà vi davate a decadenti balletti al chiaro di luna, sono riuscito a nascondermi per salvarmi la pelle. Uscendo a bagarre finita ho dedicato una preghiera ai vostri poveri resti e ho deciso che no, non poteva finire così. Per fortuna qualcosina di voi era rimasto abbastanza integro da permettermi di recuperare dei campioni di tessuto e operare la mia magia. Quindi eccoti qui, vivo e vegeto nonostante tutto”.

La mia seconda vita fa schifo. Tanto per rimanere fedele a me stesso.

Poi ho una folgorazione.

“Ma quindi, se hai fatto ‘sta roba con me…”.

“Ohi Kazama, per quanto vuoi fare la donnicciola con l’artrite? Alza il culo dalla tua vasca, abbiamo del lavoro da fare”.

… riconoscerei quella capacità di irritarmi fra mille.

Mi giro e dietro di me ci sono Hwoarang, Lars e Alisa che mi sorridono. Tranne il coreano, che fa la faccia da “gnè gnè, il grande Jin Kazama si è fatto fottere come un novellino”. Ma so che è il suo modo di dimostrare gioia.

“Ma quindi…”.

“Beh, se l’ho fatto per voi due non vedo perché non ripetermi anche con le altre vittime di quell’apocalisse. Poi va bene, Alisa è un caso a parte e ci è voluto molto meno per riaverla fra noi”.

Aspetta però. Aspetta.

“Lasciamo perdere i traumi che quanto mi hai appena detto lasceranno nella mia povera psiche. Hwoarang, cosa intendi con abbiamo del lavoro da fare?”.

Noto che lui e Lee si guardano… male. Cioè, è lui a guardar male Lee.

“Non gliel’hai detto?”.

“Spiegami come potevo dirglielo se si è svegliato da un minuto, al contrario di voi che siete tornati nel mondo dei vivi da qualche giorno”.

“Che cosa doveva dirmi?” chiedo, il tono di uno che pretende una risposta sennò ti spezza la mascella.

“Ecco, vedi... “ comincia Lee salvo fermarsi subito. Sembra una cosa non tanto facile da dire.

“Vedo?”.

“L’infezione zombie, o qualunque cosa fossero gli esperimenti di tuo padre… ecco, sono dilagati a macchia d’olio e sono usciti ben oltre le mura della sua azienda…”.

“Quindi mi stai dicendo… che abbiamo un mondo zombizzato in piena regola?”.

“Purtroppo sì”.

Va bene, con calma. Tutto molto bello, per modo di dire, ma finché non vedo Xiao io non mi muovo.

E poi una mano mi arruffa i capelli.

Scatto e la blocco. Questo polso piccolo come il mio mignolo ho la sensazione di riconoscerlo.

“Bentornato, Jin-kun”.

Ok, ritratto. La mia seconda vita fa meno schifo di quanto pensavo.

   
 
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