Nota
dell’autrice: so che “perseverare diabolicum est”, ma, ehi un impegno è un
impegno e io ho promesso di finire assolutamente questa
storia.
Se
poi non ci saranno recensioni, non importa: secondo me uno dovrebbe scrivere per
passione e non per ricevere commenti ecc. Questo è un messaggio per tutti coloro
che cominciano una storia e non la finiscono, lasciandola lì per mesi,
addirittura anni. Ognuno avrà i suoi problemi, ma io non lo sopporto.
Via,
dopo questo piccolo sfogo, diamo il via all’immaginazione e cominciamo a
scrivere.
Buona
lettura
Capitolo
3
Sembrava
impossibile, troppo orribile per essere vero, ma la prova era lì davanti ai loro
occhi.
Rattigan
era tornato.
Pochi
minuti dopo, Basil, Topson e Cornelia se ne stavano seduti sulle poltrone del
salotto. La signora Placidia, nonostante fosse l’ora di cena, dopo aver ripulito
la stanza dai vetri e aver rimesso a posto l’armatura con l’aiuto di Cornelia (a
questo proposito, la governante si era inizialmente ribellata per poi arrendersi
alla gentilezza della ragazza), aveva preparato del tè bollente al bergamotto,
servendolo in eleganti tazze di porcellana blu e accompagnandolo con le sue
deliziosissime focacce al formaggio.
Nessuno
dei tre, però, aveva toccato ancora niente. Topson era sconvolto e Cornelia
incuriosita, ma entrambi osservavano con attenzione Basil, che se ne stava muto
sulla sua poltrona, con le mani giunte e gli avambracci appoggiati sulle
ginocchia, lo sguardo assente, che però lasciava trasparire tanta
disperazione.
Il
silenzio e la tensione si tagliavano con un coltello. Topson decise di rompere
il ghiaccio che sembrava essersi impossessato delle loro
menti.
“Basil,
hai considerato l’ipotesi che possa trattarsi di uno scherzo? Rifletti, tutta la
Londra criminale ti odia, chiunque avrebbe potuto mandarti un messaggio
intimidatorio, spacciandosi per Rattigan e quindi tentare
di…”
“No,
Topson, non c’è alcun errore. Il tratto è lo stesso e, credimi, è
inconfondibile. Oh, dannazione! Sono di nuovo all’inizio di una storia che
speravo fosse conclusa”
Rispose
l’investigatopo con la voce tremante.
“Basil,
calmati, l’hai già sconfitto una volta, cosa ti fa pensare che
non…?”
“OH
ACCIDENTI, PERCHE’ NON CAPISCI?!” sbottò il detective, alzandosi di scatto e
facendo sobbalzare il dottore “neanche un volo dal Big Ben l’ha ucciso!! Neanche
quello. Dev’essere per forza un demonio o qualcosa del genere, nato per
perseguitarmi. Come diavolo faccio io ad uccidere uno come lui? Cos’altro devo
fare che non ho già fatto? Cosa….”
SCIAFFF!!!
Il rumore di uno schiaffo risuonò nel salottino e a quello seguì il
silenzio.
Cornelia
si era alzata e aveva colpito Basil con il dorso della mano. Sia il detective
che Topson la guardavano allibiti.
“Ora
ascoltami bene, Basil di Baker Street. Non esiste topo in tutta Londra che abbia
la tua determinazione, tanto meno la tua intelligenza.”
“Per
forza, più stupido di quello che sono..”
Sciaff!!
Un
altro schiaffo, stavolta sulla guancia opposta.
“Non
ti azzardare ad interrompermi, né a sminuirti. Il tuo comportamento non è di
umiltà,
ma di pusillanimità. Sai benissimo di essere in grado di affrontare questa
situazione, eppure ti tiri indietro, come un bambino che cade per la prima volta
dall’albero della cuccagna, quando è quasi arrivato in cima. Dov’è finito il
Basil che conoscevo, colui che non si tirava indietro neanche al più
irrisolvibile dei rompicapo del professore di matematica, colui che stava a
giornate a suonare il violino quando un brano non gli riusciva, colui che
risolveva anche la sparizione di una semplice penna d’oca di un ragazzino
disordinato del primo anno?”
“Quei
tempi sono passati, ero giovane e con l’idea di poter aiutare il mondo in
qualche maniera, Rattigan non c’era ancora”
“Ma
sentitelo, ha parlato Matusalemme!! E comunque Rattigan c’era eccome. Ti ricordo
che fosti tu ad aprirmi gli occhi su di lui, quando lo
frequentavo.”
La bocca di Topson si spalancò. Com’era possibile che un simile angelo potesse essere stato legato in qualche modo a Rattigan?
“Se
poi non ricordo male” continuò Cornelia “io all’inizio nemmeno ti ascoltavo, ti
trattavo male, anche se eri il mio migliore amico, ma tu hai continuato a
provare a redimermi e, solo con la perseveranza per la quale sei tanto famoso,
ci sei riuscito.”
“Ma
dimmi un po’, tu chi saresti per venirmi a dire come mi devo comportare, eh? Ti
ripresenti dopo dieci anni, mi schiaffeggi e pretendi pure che io ti ascolti?”
sbottò Basil.
“Cerco
solo di aiutarti, tengo moltissimo a te.” Ribatté Cornelia
“Ah
davvero? E allora perché te ne sei andata per così tanto tempo invece di
restarmi vicina quando avevo più bisogno del tuo
appoggio?”
“E’
stata la mia famiglia a mandarmi in Europa”
“Ma
davvero? Beh, tu avresti potuto rifiutare, ma volevi fare carriera, avere tanti
soldi..”
“Non
sai quello che dici”rispose Cornelia con la voce che le tremava.per la
rabbia.
“Magari volevi
sedurre un ricco signore che ti avrebbe mantenuta e poi…” Basil non riuscì
mai a finire la frase, perché un pugno gli arrivò dritto dritto nel naso,
mandandolo a finire per terra.
Il
volto arrabbiato di Cornelia faceva paura a tal punto che Topson arretrò di
qualche passo.
“Non ti permettere mai più di darmi della “attricetta da pub” chiaro? E se proprio vuoi saperlo, me ne sono andata perché Rattigan minacciava di uccidere te e tutta la mia famiglia se non avessi smesso di aiutarti. Me ne sono andata brutalmente, lo so, m era l’unico modo per salvarli, per salvarti. Ho scelto di recitare per mettermi in mostra in modo che Rattigan sapesse esattamente che non ero a Londra. Quando ho sentito della morte di quel maledetto sono ritornata, sperando di ritrovare tutto com’era prima”. La sua voce era cambiata, era diventata triste.
“Hai
ragione comunque, chi sono io per dirti cosa devi fare? Anzi, visto che si è
fatto tardi penso che sia il caso di tornarmene a casa.”
Detto
questo, ricacciando indietro le lacrime che spingevano per uscire, Cornelia si
avviò verso la porta.
“Sai,
speravo di trovare quel ragazzo determinato che tanto mi piaceva ai tempi del
college. Invece ho trovato un grande detective, rammollitosi dopo aver raggiunto
il suo obiettivo per una volta. Spesso mi sono sentita dire che dovevo crescere,
ora mi rendo conto che, forse, crescere è la cosa più brutta, almeno per uno
come te. Addio Basil, buona sera dottore.”
Con
queste parole, la ragazza uscì dalla porta. La sentirono mettersi cappello,
guanti e soprabito e uscire dalla porta.
Topson
guardò Basil che, ancora a terra, guardava sconvolto la porta dalla quale era
uscita l’unica persona per cui il suo cuore aveva sempre
battuto.
Il
dottore gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi, poi gli disse: “Sai, credo
che non avesse tutti i torti. Forse i suoi modi sono stati un po’ bruschi
ma..”
“No,
sono stati esattamente quello che ci voleva in una situazione del genere.
Accidenti, le devo chiedere scusa.”
Il
detective si avviò verso la porta, con tutta l’intenzione di correre dietro a
Cornelia, quando un urlo della ragazza lo bloccò.
“Oh
no” mormorò prima di uscire nella notte temporalesca.
Guardandosi
intorno non vide niente, eppure quell’urlo l’aveva
sentito.
“LASCIAMI,
BRUTTA BESTIACCIA, LASCIAMI!!”.
La
voce della ragazza veniva da un punto imprecisato alle sue spalle. Basil si
voltò e guardò in alto.
Ciò
che vide gli fece rizzare il pelo dall’orrore: appeso al cornicione stava il più
grosso ragno che lui avesse mai visto e tra le sue grinfie c’era Cornelia che si
divincolava, legata con quelle che, sicuramente, erano
ragnatele.
“Lasciala
andare immediatamente” urlò Basil.
“Uh,
ma guarda chi si è deciso a mettere il muso fuori casa! Il grande detective! Eri
un pochettino scoraggiato eh? Non ti attaccherò per il momento, ma la ragazza
viene con me. Sai, Rattigan mi ha chiesto espressamente di portargliela e…
AAAAH!”
Basil
aveva fulmineamente estratto un revolver che portava sempre con sé e aveva
sparato al ragno il quale, centrato in pieno in un occhio, aveva lasciato cadere
la ragazza.
Cornelia
cominciò a precipitare urlando, ma pochi secondi dopo, si trovò tra le braccia
di Basil che l’aveva prontamente afferrata.
“Stai
bene?” le chiese lui sorridendo.
“Credo
di sì, sai, con questa presa, potresti essere il mio Robin Hood a
teatro.”
“Uhm,
non credo di essere tagliato per recitare.”
Poi
rivolgendosi al ragno
“Tsk,
Rattigan ha peggiorato i suoi gusti in fatto di lacchè. Vampirello era patetico
e brutto, ma tu lo sei doppiamente”
“Grrr,
non avresti dovuto sfidarmi così. Ma non temere. I giochi sono aperti
investigatopo e presto avrò occasione di rifarmi”
Detto
questo sparì nella notte.
FINE
DEL CAPITOLO