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Autore: Passion and Love    15/12/2014    0 recensioni
"Sei la mia passione tu, La mia vena di follia 
tu sei la divinità di carne e poesia 
Sei la spiritualità 
Fantasia e fragilità 
Sei nell'euforia che c'è nei giorni di sole 
Tu sei tutto quello che vorrei, Sei la più lunga estate della mia vita" (Eros Ramazzotti).
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Connor Kenway, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Era talmente assurdo... non riusciva a farsene una ragione, possibile che il responsabile della morte del suo caro amico fosse Connor?
Non poteva credere che l'ho odiasse fino a tal punto. Ma perchè coinvolgere proprio lui? Tante erano le domande che gli frullavano in testa, ma a tal proposito vi era solo una soluzione: affrontare quell'assassino, non gliel'ha avrebbe fatta passar liscia.
Con sguardo freddo, dopo aver sellato il proprio cavallo, il piccolo Leo, una volta salito sul quadrupede, si diresse nel cuore del bosco. 
Era intento a trovare quel ragazzo, avrebbe perlustrato ogni centimetro di quel bosco pur di trovarlo.

-Aaah...- sbadigliò l'indiano, grattandosi la testa, scendendo le scale, dirigendosi verso la porta d'ingresso dell'abitazione.
Quella sera, aveva passato la notte nella tenuta di Achille, uscì indossando solo una camicia bianca, leggermente sbottonata e dei semplici pantaloni. 
Connor, difficilmente si privava della sua veste d'assassino, fatta eccezione per la notte per quando si lavava. Il motivo di ciò? Marika, ovvero la donna di servizio del maestro Davenport, lo aveva rimproverato più di una volta, insistendo sul fatto che la divisa avesse bisogno di una bella lavata. La situazione era diventata insostenibile, quella donna era davvero insopportabile, ma per alcuni aspetti, sapeva essere molto convincente.
Passò difronte allo stendi panni “ Beh, a quest'ora sarà sicuramente asciutta.” ipotizzò , avvicinandosi ai capi stesi, era stata stesa all'aperto per un giorno intero, ma quello che vide erano solo due lenzuola e qualche camicia.
-Ma la veste..?- si chiese, scostando i lenzuoli.
“Essendo asciutta, forse Marika l'avrà riposta in camera. Strano sul comodino non l'ho vista, mmmh...”. Si portò una mano sotto il mento, riflettendo sul fatto che non l'avesse notata, allora si diresse nuovamente verso la porta di casa, per accettarsene.
-Connor!- lo chiamò Achille, uscendo dall'abitazione.
Alche, il ragazzo alzò lo sguardo su egli.
-Hai sentito ciò che è successo ?-.
-No, cos'è accaduto?- si avvicinò all'anziano.
-Ieri, hanno sparato a un giovane templare, che faceva parte di un gruppo di ragazzi che stavano perlustrando queste zone.- gli spiega, guardandolo.
“Leo!” fu il suo unico pensiero, prima che iniziasse a correre, inoltrandosi nella boscaglia, in direzione del suo accampamento.
-Aspetta! Dove vai?- gli urlò il maestro, sorpreso per la sua reazione.
Correndo, iniziò a pregare il cielo, a pregare il fatto che non fosse successo niente al suo angelo biondo, un po' provava astio per la presunta relazione con il padre, ma non avrebbe potuto sopportare l'idea di vederlo in una bara. 
Al solo pensiero sentì una morsa allo stomaco. 
Un istante dopo, però si dovette fermare, una figura stava avanzando verso di lui.
Aguzzò la vista ed un sorriso comparve sulle sue labbra.
-Leo, grazie a Dio, stai bene...- gli occhi marroni nocciola s'illuminarono, ma poco dopo la sua gioia svani, nel notare l'aria cupa del ragazzo che impugnava una spada.
-Ma cosa...?-. 
Il biondo avvicinandosi avvicinandosi si fermò d'innanzi a lui.
-Bene, bene....- sibilò con lo sguardo nascosto sotto la frangia.
-Leo...?- lo sguardo rifinì sulla spada.
-Sta zitto!- ruggì, guardandolo dritto negli occhi. 
Era incredibile quanta rabbia e odio celassero quei bei occhi azzurri.
-Tsk, dimmi solo una cosa, come hai potuto!- riprese, dopo un lungo silenzio.
-Potuto fare cosa?- chiese non capendo.
-Lo sai bene! Quanto mi fai schifo...- digrignò i denti, stringendo il manico della spada.
-Adesso calmati.- disse con tono fermo l'altro.
Calmati? No, aveva solo ucciso una delle persone più care che aveva, aveva strappato via la vita ad un povero innocente e lui se ne usciva con un “Calmati!”.
-Nine, avrai giustizia!- esclamò il fanciullo, innalzando la spada a quel cielo lontano, dove oramai si trovava il suo amico.
L'indiano inarcò un sopracciglio. “Un momento, allora Nine è stato ucciso, ma come può sospettare di me?” si domandò, cercando di poter capire come il giovane fosse potuto arrivare a quella conclusione, ma in quel momento il templare, deciso a trafiggergli il cuore con la lama della sua spada, si era lanciato su di lui.
L'assassino schivò i colpi e contrattaccò a mani nude. Poi grazie a un momento di distrazione da parte del suo avversario, riuscì a farlo cadere, prendergli la spada  inchiodandolo al suolo.
Connor sopra e il ragazzino sotto, come in quella magica notte d'estate, solo che non era l'amore ciò che facevano, ma una disperata lotta.
-Quali prove...hai?- ansimò l'indiano, gettando la spada in un punto non specificato del bosco, standogli sempre sopra.
-Riconoscerei quella dannata veste ovunque!- esclamò tra lacrime.
-Credimi, Leo... io non l'ho ucciso- cercò di spiegargli, facendolo calmare.
-Sei un maledetto stronzo!- gli urlò, cercando di dimenarsi, ma la presa dell'assassino era ben salda.
-E poi che motivo avrei avuto per farlo?- lo tratteneva ancorato al terreno.
-Per distruggermi la vita, come se non ti fosse bastato...-.
In quel istante, il Kenway ripercorse con la mente tutto quello che era successo tra di loro. Beh, dovette ammetterlo nuovamente, non era stato molto garbato con lui, ma era certo di una cosa: Non aveva ucciso Nine, per quanto poteva essere stato negli ultimi tempi, perfido con egli, non sarebbe mai arrivato a compiere un azione così meschina. Preso dai pensieri, allentò la presa, fu allora che Leo ne approfittò per liberarsi e di conseguenza scappare, ma Connor con gesto lesto, lo afferrò per un braccio, attirandolo a se.
-No, Non ti lascerò più andare.- gli sussurrò, carezzandogli i capelli dorati.
-Lasciami, lasciami bastardo!- protestò il giovane templare nella vana speranza di dimenarsi, tirando pugni contro il suo petto.
Per l'assassino equivalettero a carezze.
-Sfogati, piccolo...-. Con un piccolo sorriso, lo abbracciò forte.
Quelle parole fecero crollare il suo muro, spalancò gli occhi mentre le lacrime continuavano silenziose a rigargli il viso, appoggiò la testa al  petto del Kenway, piangendo disperatamente.
-Perchè....Perchè...- mugolò tra le lacrime.
Connor gli baciò la fronte, ora più che mai non l'avrebbe lasciato solo, aveva capito che infondo non aveva mai smesso di amarlo, fanculo suo padre, si era intento a riprenderselo e fare luce sulla morte del povero Nine, qualcuno voleva incastrarlo, ma chi? La stessa persona che li voleva separare per sempre...

  
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