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Autore: Giorgia_Farah    29/12/2014    0 recensioni
Alexia vive nel suo mondo fatato, insieme alla famiglia, un ragazzo che ama, degli amici stupendi. Ma il futuro le riserverà eventi al di là di ogni sua aspettativa: con l'arrivo di un fratellastro, un padre che non ha mai conosciuto, la sua vita cambierà. Un misto di avventure, pericoli, passioni, sogni infranti, battaglie e scontri, l'eterna storia di questa giovane vampira sarà un portale che vi porterà in un mondo mai conosciuto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cullavo Gioiella fra le braccia, contemplavo il suo viso addormentato. Era da un’ora buona che dormiva ma io volevo tenerla ancora nelle braccia, Alucard e Drakon erano in biblioteca, volevano concedere a me e alla bambina un po’ di solitudine. Hendrik aveva traslocato Consuelo e mamma con i loro bagagli circa quattro ore fa per portarle a casa; ormai erano tutti sicuri che ero ben controllata. Cosa molto straordinaria per la mia natura di vampira neonata: gli appena-trasformati erano molto difficile di tenere a bada, sentono più il desiderio di sangue, si infuriano facilmente, in pratica sono un po’ come i bambini trasformati in vampiri, ma solo nei primi anni di vita.

Drakon sosteneva che era una questione di principio: ero già nata vampira, la metà umana che ora non mi apparteneva più mi ha reso, sì, più forte e assetata, ma ero sempre abitudine.

Avevamo spostato la culla bianca nella stanza in cui aveva alloggiato temporaneamente lei e Kate. La culla apparteneva a Consuelo quando era appena nata. A quella osservazione, cercai di visualizzare un ricordo passato per trovarmi il visino di Consuelo quando era neonata ma quella notte ero ormai accorto di energia. Mi sentivo stanca, anche se era troppo presto. Memorizzai quello che mi aveva detto Alucard molte ore fa: il mio corpo ancora non si era ancora adattato all’immortalità, apparentemente si doveva stabilizzare….era strano, ma ovviamente logico. Entro domani avrei dovuto affrontare la mia vita eterna. Mi sentivo elettrizzata, ma anche  un po’ spaventata: cosa sarebbe successo in futuro? 

Allo stesso tempo mi sentii letteralmente sciocca: di cosa mi dovevo preoccuparmi se la felicità ce l’avevo tra le mie braccia? Restai ad ammirarla ancora un’altra ora, progettando un immediato futuro felice insieme a lei, poi la posai attentamente nella culla, la coprii fino alle spalle e ne ascoltai il suo respiro lieve; si muoveva appena nel sonno, accennava appena un sorrisino. Sperai che sognasse me ed Alucard.

Nello stesso momento mi sentii cingere il petto da due braccia forti e calde. Mi girai ed incontrai lo sguardo del mio fidanzato. Ci sorridemmo a vicenda per poi ritornare a guardare nostra figlia.

“E pensare che qualche mese fa la volevo uccidere’’, disse fra se, la sua voce sofferente.

Non volevo guardarlo, non per rabbia ma per dispiacere. Non volevo farlo soffrire ancora di più se gli avrei parlato, mi girai lentamente solo per abbracciarlo. Lui mi accarezzò le testa e mi baciò la fronte.

“Avvolte penso…che sarebbe meglio morire se solo…ti avessi indotto con la forza ad uccidere Gioiella’’, disse infine. Guardava in basso, si vergognava perfino di guardarmi negl’occhi.

Gli sollevai il mento per costringerlo ad incontrarmi degli occhi. “Non l’hai fatto, questo è il gesto che ho amato di te. Non ci pensare più, l’hai salvata e hai salvato me e questo è tutto. Ti prego, non pensiamoci più’’, supplicai.

Mi sorrise. “Hai ragione, il passato è passato’’, mi accarezzò la guancia e sfiorò le labbra con le mie. “Accidenti, quanto ti amo ’’, mi baciò più appassionatamente. Mi venne i brividi quando mi baciò il collo, incominciai a tremare per il piacere. Ogni cellula del mio corpo iniziò a riscaldarsi del suo calore. Avrei voluto cedere ma lo respinsi involontariamente.

“Mi sono appena trasformata, Alucard. Ho paura di farti male ’’

“Mi fido di te, so che non puoi farmi del male ’’

“Ma…e se dopo perdo il controllo?’’

“Ssh!”, mi baciò di nuovo. Più lentamente di prima, questa volta non lo allontanai, gustai il suo profumo fresco e dolce. Poi i suoi baci divennero più passionali, mi strinse più forte a se e con la lingua mi alzò appena il labbro superiore. Mi irrigidii per la sorpresa, ma non mi azzardai ad allontanarlo anche se ero forte abbastanza da lanciarlo contro il muro. Presto mi abbandonai e gli gettai le braccia al collo, lui mi sollevò da terra per prendermi in braccio e io passai le mani fra i suoi capelli, avvicinai la testa contro la mia per baciarlo sempre più forte; ora potevamo amarci più bene, senza avere paura di farci del male.

“Ti amo ’’, sussurrò quando staccò appena le labbra dalle mie.

Mi sfuggì una risata di gioia, mi trovavo al settimo cielo, tutto era perfetto.

Alla fine staccò la testa da me e guardò con interesse il letto dietro di noi. Deglutii rumorosamente quando ritornò a guardarmi con un sorrisino di chi la sapeva lunga, lo sguardò seducente.

Diede uno sguardo veloce al mio vestito poi ritornò ai miei occhi. “Sei bellissima’’

“È un messaggio subliminale?’’

Rise piano, poi ritornò a guardarmi. “Devo dire che….questo vestito….’’

“Non pensi che si possa evitare? Intendo…..proprio non me la sento. Sono stanca’’

Il suo sorriso si allargò. “Allora è una buona scusa per portarti comunque al letto’’, e un attimo dopo sfrecciò dalla stanza al corridoio. Era una sofferenza allontanarmi dalla bambina in quella maniera, ma sapevo che ci sarebbe stato Drakon a sorvegliare su di lei. Non si sarebbe mai trovata sola.

Quindi, lasciai che Alucard mi portasse nella nostra stanza a velocità disumana. Un secondo dopo mi trovi distesa sul letto, mi venne una scossa di disagio quando lo trovai sopra di me.

“Hai un vestito bellissimo, peccato che primo o poi…’’

“Attento! Se osi strapparlo solo di un centimetro, di strappi i capelli uno ad uno’’, lo avvertii alzando il dito, un’istante dopo scoppiammo a ridere.

“Sarà quel che sarà, già è tanto che stia trattenendo il controllo ’’, mi accarezzò delicatamente la pancia, scivolò lungo il fianco fino ad afferrarmi la gamba nuda dove la stoffa era strappata. Allo stesso tempo incominciò a baciarmi la gola, le guance e la bocca. Quei secondi parlavano di tutto il nostro amore.

“Ti amo tanto’’, soffocai respirando affannosamente.

Sollevò lo sguardo per guardarmi. “Sei la creatura più bella che possa desiderare in tutto il pianeta’’

“Vieni qui’’, mi aggrappai a lui e lo baciai.

Pochi minuti avevamo raggiunto l’apice delle carezze, già mi aveva levato il vestito controllando il suo istinto di ridurlo a brandelli, io gli avevo levato la giacca e accarezzai il petto nudo; presto quell’amore si tramutò in passione, ci scambiammo frasi d’amore, carezze e baci sempre più profondi e dolci. Era stato bello sentirlo così vicino, era come se in quei otto giorni ne sentissi la lontananza più completa- che in parte era vero- e lo desiderassi più di quanto non lo avessi desiderato prima; non mi sarei aspetta mai che prima o poi mi sarei stancata, ma quella notte fu difficile addormentarsi quando lui ancora mi coccolava. Solo alle prime luci dell’alba iniziai a notare la stanchezza divorarmi il corpo. Lui era ancora sopra di me, respirava affannosamente, la testa appoggiata contro il mio petto; gli baciai teneramente la testa e gli coprii la schiena nuda con la coperta, lui già copriva me con il suo corpo; sentivo che dovevo proteggerlo, lo strinsi forte a me.

Avevo anch’io il respiro affannato. “Non sarai mai capace di amare così un uomo come io amo te ’’, sussurrai.

Alzò la testa e mi sorrise. “Sei la mia vita’’

“Mi sei mancato, non sai quanto, mentre mi trasformavo avevo il timore di perderti…di dimenticarti per sempre. Stringimi, per favore’’

Mi strinse forte a se, baciandomi la fronte più volte.

“Ogni volta ho sempre paura che fossi un sogno ’’

“Sono qui, acconto a te, non ti lascerò mai. Amore mio’’, un altro bacio. “Vuoi che te lo dimostro?’’, sorrise scherzoso.

Risi. “Questa volta sono veramente stanca’’, risposi.

Si staccò da me e mi abbracciò, le sue braccia grandi e muscolose mi facevano da scudo contro l’aria fresca della stanza, mi coprii con la coperta mentre io appoggiavo la testa contro il suo petto. Ci addormentammo così: abbracciati, assaporando l’ultimo odore d’amore presente nella camera. Non mi accorsi quando mi addormentai, non era stato contro la mia volontà, come se il mio cervello non fosse più compatibile con il mio corpo e facesse tutto da se. Avrei voluto pensare per l’ultima volta a Gioiella, ma il buio mi intrappolò nelle sue profonde tenebre prima che ne ricordai il bellissimo viso della bambina.

Era un buio profondo, faceva paura, sembrava non passare mai, tant’è che ebbi il disperato bisogno di incontrare le braccia di Alucard; quando tentai di muovermi nel sonno improvviso mi accorsi di non riuscire sollevare le braccia, non aveva la forza, come se quel nero me l’aveva prosciugata tutta. Pensai d’improvviso che fosse di nuovo il veleno che mi avesse imprigionata di nuovo nel suo oblio incessabile e che tutto quello che avevo passato di quella giornata fosse solo un sogno.

Proprio quando iniziai a disperarmi, aprii gli occhi e mi alzai dal letto, seduta sotto le coperte incominciai a respirare velocemente, avevo bisogno d’aria; guardai la stanza, era sempre la stessa, il fuoco era acceso e la luce della luna passava da sopra il camino. Era notte. Quello che mi era sembrato un secondo incessabile di buio invece furono solo dodici ore solari. Fui allora che capii: ero entrata in una specie stato di coma.

Quando fui abbastanza calma, guardai Alucard: sorrideva appena, gli occhi chiusi, era perfetto anche quando dormiva, non respirava ma sapevo che era vivo ( in se per se). Un’altra cosa inaspettata fu l’adrenalina, la potenza, e la forza che era di nuovo tornata a scorrermi nel corpo. Quel sonno era una ricarica per i vampiri. Ora riuscivo a capire quanto fosse così fastidioso a svegliarti improvvisamente dopo che ti trovai nell’estasi più completa: il coma era l’unica soluzione per recuperare l’energia, immaginai qualcuno che mi distraeva da quel sonno profondo, pacifico, e provai un senso di rabbia e ferocia.

Mi levai la coperta addosso a me, lasciai alla freschezza della notte invadermi il corpo diafano, ebbi l’istinto di fare un gesto umano: mi stiracchiai le gambe e braccia; mi consolava sapere che almeno qualcosa della mia vita passata mi era rimasto. Quanto altro sarei riuscita a ricordare? Feci per afferrare il vestito quando la mano di Alucard mi precedette.

Mi voltai verso di lui e mi accorsi che sorrideva, mi osservava con devozione. “Vieni qui, non ti ho ancora ordinato di alzarti’’, mi ordinò dolce.

Controvoglia, mi misi sotto le coperte, abbracciata a lui, ci tenemmo stretti per molto tempo, mentre ci guardavamo. Il suo calore presto mi invase il corpo; per un momento desidererai riprendere quello che avevamo terminato dodici ore fa.

Mi spostò le ciocche sopra il mio viso, con una carezza. “Non ti allontanare mai da me’’

“Sai bene che non lo farò’’

Mi baciò dolcemente le labbra. “Sei mia’’

Mi allontanai subito da lui, capivo cosa volesse…di nuovo. “E Gioiella?’’

Mi guardò torvo, un secondo dopo ritornò nelle sue labbra il sorriso che preferivo. Mi sollevò la mano che tenevo rilassata contro il suo petto nudo. “Anche Gioiella è mia’’

“Nostra’’, approfondii.

“Ma pur sempre anche mia’’

Sorrisi. “Sei felice?’’

“Di cosa?’’

“Di diventare padre. Pensavo che non desiderassi avere dei bambini, in precedenza non eri mai arrivato su questo argomento ’’

Posò la grande mano sotto contro la mia nuca e mi attirò a se, ero pronta al contatto di un altro bacio. “Non avevo mai pensato molto ai bambini, in precedenza, avevo paura di non essere un bravo padre. Pensavo di non averne la stoffa, ma poi ho visto quando Gioiella ci voleva bene, quanto desiderava d’essere delicata e dolce con te. Ho capito che ero pronto, solo quando scoprii il suo amore su di noi, ho scoperto che potevo fare di tutto per rendere la sua vita migliore. Credo di essere decisamente pronto di diventare padre, anche perché ora ci sono dentro fino al collo, non posso più tornare indietro’’, rise.

“Quando ho scoperto di essere incinta, me lo ricordo ancora, sapevo esattamente che non ti piacessero i bambini. E avevo paura al solo sapere la tua reazione. Avevo paura che… che non mi volessi più una volta scoperta la mia gravidanza’’

Mi guardò con più amore che riusciva a trasmettere, mi sciolse con lo sguardo. “Non capisco il motivo per cui avrei dovuto lasciarti per un’improvvisa gravidanza. Certo, mi sarei spaventato e arrabbiato, come ben ho fatto. Ma a separarmi da te….No, questo mai, le nostre vite sono legate come due fili, difficili da sciogliere. Non ti avrei mai lasciata, avrei fatto prima a suicidarmi’’

Non mi venne da sorridere, ripensando a quei momenti di disperazione, anche se le sue parole mi diedero consolazione. “Mi chiedevo anche se tu fossi d’accordo riguardo al trasferimento dai miei genitori a te a distanza di mesi’’

“Qualunque cosa tu faccia, sarò sempre d’accordo con te ’’

“Mi mancherai’’, lo strinsi forte a me, appoggiandomi sopra il suo petto. Le braccia muscolose mi circondarono la vita, anche se avevo un corpo più bello, ero sempre la metà del busto.

Sbuffò. “Due chilometri e mezzo non potranno separare il nostro amore’’, mi baciò la testa, una delle due mani mi accarezzò leggermente la schiena scoperta.

“Mi spaventa solo una cosa quando ritornerò a casa ’’, aggiunsi sollevando lo sguardo.

“Cosa?’’

“Come mi guarderanno i miei amici, inizieranno ad allontanarsi?’’

“Ti vorranno sempre bene, come in precedenza’’

“Ma ora sono cambiata, e sono più….pericolosa’’

Alzò gli occhi al cielo. “Parli di te che sei pericolosa. E io che sono? Mister Simpatia?’’

Scoppiai a ridere.

“Se ti guardi bene, ti accorgeresti che tra i due il più pericoloso sono io: un Purosangue. Parli di te che sei un Mezzosangue? Non sei niente al confronto di me ’’

“Dovrei avere paura perfino ora che ti abbraccio?’’

Mi trafisse con lo sguardo. “Devi, non si sa mai quando potrei cominciare a desiderarti’’

“Non ti azzardare!’’, scherzare con i canini in bella mostra.

Lui mi sorrise e premette le labbra contro le mie, un attimo dopo era sopra di me. Anche se desideravo più di lui ritornare ad esplorare l’affetto che mi dava, allontanai adagio il suo petto al mio per una buona ragione: ora mia figlia m’importava più di qualsiasi altra cosa.

“Gioiella’’, dissi.

“E io?’’

Risi. “Amo anche te, tigre ’’, dissi baciandolo nella gola e sotto il mento.

“Va bene. Bando alle ciance, andiamo’’, disse spostando la coperta e scendendo dal letto, mi prese in braccio e non mi lasciò finché non ci trovammo davanti all’armadio. Per la prima vola era un dolore al petto non vedere il mio riflesso ai due specchi che facevano da porte al mobile. D’altro canto ero stata avvisata: solo alle prime ore della trasformazione mi sarei vista allo specchio, io avevo fatto in tempo ad immortalare il ricordo dalla bellissima immortale che ero.

Aprì l’armadio e ne estrasse un vestito bianco, di lana calda, il giro vita era una stoffa dorata, era sorretto da spalline grande, davanti era leggermente scollato e una strato di pelle bianca attaccata alla stoffa copriva il collo per proteggerlo dal freddo. Al lato destro della vita erano incastonati piccoli diamanti che formavano un fiocco.

Quando lo indossati, l’abito era aderente al mio corpo, si adattava ai suoi perfetti lineamenti. Alucard mi guardò come se avesse difronte a se una dea. Lui intanto si era messo una camicetta bianca con il colletto a forma di V, una maglietta di lana grigia, pantaloni neri e delle scarpe di pelle nera. Era perfetto anche lui.

“Mi sento fortunato ad avere una fidanzata come te ’’

“Mi sento fortunata ad vere un fidanzato perfetto e romantico come te ’’, dissi abbracciandogli il collo.

Mi sorrise e mi baciò velocemente.

“Andiamo a vedere la nostra Gioiella?’’, chiese prendendomi la mano.

Non sarei riuscita a dirgli di no, avrei detto sì cento volte tanto. Percorremmo i corridoi in silenzio, mano nella mano, ogni secondo era un grammo di impazienza: non vedevo l’ora di riabbracciarla e stringerla a me, il mio gioiello. Chissà poi da quanto tempo desiderava riabbracciarmi.

Quando entrammo era ancora lì, la stanza avvolta nelle tenebre ma io riuscii a vedere meglio di quanto riuscivo a vedere nella mia precedente, nonostante questo riuscivo ad orientarmi. Gioiella dormiva, la testa appoggiata da un lato, un braccetto alzato mentre l’altro era rilassato sulla pancia coperta. Dormiva serenamente, fui sollevata di non trovata sudata e rossa dal pianto come faceva la maggior parte dei bambini. Lei sarebbe stata una bambina speciale.

La sollevai tra le braccia attentamente per non svegliarla, la strinsi a me ed iniziai a cullarla teneramente. Ad ogni mio movimento lei non si mosse, non se ne preoccupò d’essere disturbata. Capii che sentì subito la sicurezza tra le mie braccia.

Uscimmo subito nella stanza, e ci addentrammo nel corridoio, guidata da Alucard fui portata verso il salotto. Mi sedetti sempre sulla solita poltrona, con in braccio la mia vita, Alucard intanto era andato a prendere i due bicchieri di cristallo pieni di sangue che erano posati sul piccolo tavolo dietro di noi.

Ne afferrai uno stando attenta con l’altro braccio di tenere stretta Gioiella, sbattei il bicchiere contro il suo che fece tremare il cristallo.

                                          

“Alla nostra eternità’’, disse lui strizzando l’occhio. Con il braccio libero mi cinse le braccia.

Avrei voluto tanto arrossire. “Alla nostra eternità’’, gli feci eco io.

Bevemmo una sorso di sangue, non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo, tanto era bellissimo. Alla fine riuscii a volgere lo sguardo al fuoco, la mia mano stringeva il bicchiere: era come un motivo per non ritornare a guardarlo. Il silenzio poi non faceva altro che peggiorare le cose.

D’un tratto la sua mano mi afferrò il bicchiere, che glie lo porsi contro voglia, li posò velocemente sul tavolo e ritornò a stringermi a se. Strinsi la bambina a me e vi posai lo sguardo.

“Chissà cosa starà sognando’’, mi chiesi.

“Di sicuro quanto sei bella’’, rispose lui. Mi alzò il mento per costringerlo a guardalo.

“Me lo dici sempre”

“Ogni minuto mi dimentico sempre di avertelo ripetuto già una prima volta’’

“Mi piace, dillo sempre, senza dimenticare però che c’è qualcun altro che è bellissima’’

Lo sguardo di Alucard si illuminò quando lo posò sopra Gioiella che ancora dormiva. Le accarezzò delicatamente la guancia rosea e si avvicinò al suo visino.

“La mia bambina bellissima, il mio angioletto, la mia vita’’, cantò. Posò le sue labbra su quelle piccole della bambina e le scoccò un tenero bacio, il suo gesto mi sciolse talmente il cuore che avrei voluto accarezzargli la testa e baciarlo sulla fronte.

Non si staccò da lei, erano sempre viso contro viso. “Gioiella, apri gli occhi al tuo papà?’’, la chiamò dolcemente baciandogli le due guance e il mento. “Gioia’’

Risi. “La vuoi svegliare?’’

“No, voglio solo coccolarla’’, disse non accorsa allontanatosi da lei.

“Tieni’’, aggiunse e gli porsi la bambina.

Lui la strinse a se e incominciò a cullarla. Fece gesti che non mi aspettai mai compisse con un neonato: le sfiorò il collo con la punta del naso, annusò il suo odore e il calore della pelle, in lontananza sentivo il suo cuoricino batterle; gli baciò la piccola gola, il mento, le guance, la fronte, la punta del naso, la testa, le labbra, e poi un’altra volta le guance. Tutti gesti che faceva con me li trasmetteva anche a lei in modo da non farle mancare niente. Appoggiai la testa sopra la sua spalla, gli accarezzai un braccio, mentre lo guardavo coccolare la nostra figlia.

Finalmente la vidi muoversi appena quando il padre le scoccò un altro bacio sulle labbra. Il respiro mi si fermò quando la vidi aprire gli occhi verdi, iniziò a guardarsi attorno senza capire dove si trovasse ma quando incontrò i nostri sguardi sorrise. A mia volta mi rilassai.

Gioiella guardò il padre e sorrise ancor di più. Alucard ricambiò il gesto e le accarezzò il viso.

“La mia stella si è svegliata’’, disse come per darle il “ben svegliata’’

Gioiella sorrise e posò una mano sulle sue labbra. La visione durò mezzo minuto, ero l’unica, poi Alucard si avvicinò nuovamente alla bambina e le baciò ancora le guance.

“Vuole qualcosa?’’, chiesi, sorridendo alla bambina, lei intanto mi stringeva il pollice.

“Le piace come la coccolo, vuole che la bacio ancora’’

“Si vede che anche lei adora i tuoi baci’’

Alucard mi diede uno sguardo dolce e poi ritornò a guardare Gioiella. Incominciò a cullarla, baciandola avvolte, rimase a guardarla a lungo, rimanemmo a guardarla fino a quando i suoi occhi non si chiusero e ritornò a dormire.

“Penso di averla coccolata abbastanza’’, disse sorridendo vittorioso.

“Eh sì, le tu braccia sono magiche’’

Strizzò l’occhio. “Vuoi provare?”

Risi sotto i baffi, mentre mi acquattavo contro di lui, appoggiando una mano su quella scoperta di Gioiella. Ora Alucard stringeva entrambe. Avrei voluto rimanere in quella posizione, per sempre, ormai vedevo noi tre come una famiglia felice, un futuro migliore, niente infortuni, niente errori. Solo felicità e vita eterna. Dopotutto però dentro di me sentivo una sensazione strana, era piccola ma fastidiosa, si nascondeva dentro le emozioni più grandi e belle. Ora capivo che non ci sarebbe bastato un “e vissero per sempre felici e contenti”, nonostante tutta quella felicità non riuscivo a mettere un punto a questa storia, non era un finale adatto per terminare il mio racconto.

Un rumore improvviso di passi mi colse alla sprovvista, prima non ci facevo tanto caso perché li sentivo lontani, ma ora che si avvicinavano mi attirarono come una calamita. Erano passi veloce, insicuri, un camminare goffo, da umani, sotto lo scricchiolio morbido della neve densa. Il suo cuore mi metteva appetito, provai una sete intollerabile, però parzialmente controllabile quando riconobbi tra l’aria il suo odore; un cuore fantasma iniziò a tamburellarmi dentro la gabbia toracica: era un misto di emozione e tristezza. Come si sarebbe comportato? Avrebbe avuto paura di me? Sarebbe stato felice di vedermi? Mi avrebbe vista come l’Alexia Kennedy di una volta?

Di scatto mi ritrovai con i piedi per terra, rigida, mi tremavano le mani, guardavo verso la porta impaziente.

“Vai da lui, è da tanto che ti aspetta e non vedeva l’ora di rivederti’’, mi permise Alucard, con un sorriso rassicurante. Avrei voluto ricambiare, ma ormai ero tanto spaventata da non ragionare.

“Dammi Gioiella, riesco a stare calma solo se la tengo in braccio ’’

Me la tese subito in braccio e io la presi delicatamente con la delicatezza di una foglia quando cade dall’albero, istintivamente posò le mani sulle mie spalle e mi fece sedere di nuovo sulla poltrona.

“Aspettiamo qui’’, suggerì, c’era sempre la calma nei suoi occhi, io invece lo guardavo confusa per il fatto che non fosse agitato quanto me.

Dal corridoio si udirono altri passi: quelli familiari di Drakon. Si dirigeva veloce verso l’entrata, all’inizio mi repelle un po’ sapere che aveva scortato ogni nostra frase nei momenti intimi, infondo però era bello sentirlo di nuovo vicino e non essere io la prima ad aprire il portone per prima.

Dopo duecento passi di papà e cinquanta cinque di Louis entrambi si ritrovarono all’entrata, solo il portone li divideva, i loro sospiri facevano eco tra le mie orecchie: quelli di Louis, agitato, stanco, impaziente. Si chiarii la gola. Quello di papà calmo e deciso, afferrò la maniglia ed aprì la porta, al tempo stesso il mio respiro si fermò. Sentii il rumore di un sorriso, quello di ben venuto per un ospite e l’altro speranzoso per la felicità di averlo rivisto. Certo, c’era anche il respiro di sconcerto come di sicuro nella sua voce. In fin dei conti ero una nuova me, un’altra Alexia, con più fascino, nuovi pensieri intelligenti e approfonditi, una nuova vampira da conoscere, da ammirare, cose così….A dirla tutta, ora riuscivo a provare un pizzico di disagio nella mia nuova natura.

“Ciao, Louis, come stai?’’

Louis sorrise appena. “Bene, grazie’’, disse prontamente cercando di mantenere quel grammo di contegno nella voce. “Dov’è Alexia? Sua madre mi ha detto che ora è….che si è svegliata’’, l’ultima parola gli costò un sussurro.

Passò tre secondi di completo silenzio. “Entra, starai congelando qua fuori’’, rispose cordiale mio padre a mo’ di scusante.

Louis entrò impassibile dentro la stanza, sgrullò i piedi per scacciarsi la neve da sotto le scarpe. Sentire i suoi movimenti goffi mi fecero ridere.

“Kate ti ha detto che si è svegliata, dunque’’, rispose Drakon sempre educato. Ora capivo che era un modo per non metterlo a disagio nel momento in cui avrebbe osservato una vampira bellissima da morire seduta su una poltrona del salotto.

“Sì, ehm, mi ha telefonato questa mattina’’

“Oh’’

“Stavo per venire da voi ma dopo mi sono ricordato che i vampiri dormono di giorno’’, rise nervoso, tanto per non mettere la situazione sul drammatico. Volsi un rapido sguardo d’intesa ad Alucard.

“Una giusta osservazione’’

Erano a metà strada del corridoio. Un minuto dopo Louis si schiarì la gola. “Come sta?’’

“Sta molto bene, non ti devi preoccupare’’, disse dandogli una pacca sulla spalla.

Ora erano a tre metri di distanza dal salotto, strinsi più forte Gioiella addosso a me, ripetutamente la bambina mi strinse una ciocca che le penzolava sopra il muso.

“E…Gioiella?’’, chiese poi.

“Stanno entrambe bene, non vedono l’ora di vederti. Alexia ha chiesto molto di te e voleva sapere dov’eri, gli dispiaceva che non eri qui’’

“E com’è? È cambiata?’’

“Be’…giudica tu stesso’’, disse nel momento stesso in cui entrammo nel salotto e lo condusse accanto alla poltrona.

Allo stesso nano secondo ci guardammo sorpresi, come se avessimo visto una sconosciuto, per lo più in modo differente: io lo guardai per lo spavento quando lui sgranò gli occhi, lui invece mi guardò come se avesse visto una dea o qualcos’altro. Sorrisi appena, sapevo fare solo quello in quel momento, mi chiedevo poi cosa avesse visto in me.

Nei suoi occhi leggevo la sorpresa, spavento, adorazione, incanto. “Alexia’’, mi chiamò.

“Ciao Louis’’, avevo calcolato le note vocali della mia nuova voce, quella che mi uscì fu profonda, melodiosa e dolce. Una voce perfetta.

“Sei tu? Sei…be’, bellissima’’

“Sì, sono io, sono felice di rivederti’’. Gioiella, si mosse appena dalle mie braccia, si era svegliata e con il nasino fiutava l’aria; non potevo di certo darle torto, l’odore di Louis era incredibile.

“Stai bene?’’

“Sì, benone. Mi sento….forte come un leone, sana come un pesce’’, cercai di sorridergli nonostante la mia attenzione era catapultata sulla sua gola. Deglutii, mentre Alucard mi strinse la spalla.

“Vuoi parlare con lui, in privato?’’, mi chiese poco dopo.

“Sì, ma però se faccio un passo sbagliato venite subito qui, va bene?’’, sussurrai. C’era da meravigliarsi quando mi accorsi che Louis non aveva sentito praticamente niente di quello che avevo detto.

Alucard si alzò, entrambi si inventarono qualche scusante e uscirono dalla stanza, ci fu un momento in cui avrei voluto raggiungerli. Stare con lui ora mi spaventava, avrei potuto perdere il controllo da un momento all’altro. Strinsi ancor di più Gioiella che aveva scoperto la faccia dalla chioma che mi ricadeva dalla spalla. Alla mia stretta si appoggiò di nuovo la testa contro il mio petto, dopo aver dato una rapida sbirciatina all’uomo sconosciuto difronte a me.

Louis si sedette accanto a me, senza alcun timore, e mi studiò dalla testa ai piedi. Sorrisi in segno di approvazione.

“Sei bellissima, Alexia’’

“Grazie”

Si sfregò le mani e le allungo verso il fuoco, era difficile sentire il freddo della sua pelle quando al solo contatto del suo braccio contro il mio capivo che era lui il mio fuoco.

“Quando mi sono svegliata e non ti ho visto avevo pensato che preferivi non rivedermi più, che te n’eri andato’’

Nel suo viso un’espressione di rammarico. “Pensavo che eri morta, ti vedevo sempre immobile, sempre la stessa, non emanavi nemmeno un lamento. Avevo pensato che era troppo tardi…’’, nella sua guancia vidi scintillare una lacrima.

“Sai bene che non avevo alcuna intenzione di mollare’’

Annuii. “Nessuno poteva combattere la tristezza che mi avvolgeva. Non riuscivo nemmeno a dormire di notte, al solo pensare che ti avrebbero seppellito nel cimitero’’, rabbrividì.

Strinsi le labbra, era orribile quale orrenda impressione gli avesse giocato la mia immobilità per otto giorni, mi sentii in colpa. “Ora sono qui, per sempre, non devi più rimpiangerti addosso. Ti dirò: era stata anche alla tua presenza che sono riuscita ad andare avanti e mettere al mondo Gioiella, mi servivano tutte le persone che volevo bene. Tu sei una di quelle, mi sento completa quando ci sei tu, fai ancora parte della mia famiglia”

Mi accarezzò la spalla, ormai gli era tornato il sorriso. “Mi sei mancata, Alì, non immagini quanto’’, mi strinse delicatamente a se, capiva infondo che ora doveva andarci piano date le mie condizioni.

“Anche tu mi sei mancato’’, appoggiai la testa sopra il suo petto perché il fuoco non bastava a riscaldarmi. Ora il suo odore era più chiaro standogli vicino. Trattenni l’istinto di sfiorargli la gola con le labbra. Nel silenzio costante, fu spezzato alla piccola risata cristallina di Gioiella. Louis sciolse l’abbraccio per vedere la neonata che prima non prestava attenzione, le rivolse un sorriso ammaliante: lo stesso che usava con me tanto tempo fa. Gioiella seguii con il nasino la scia di Louis, si scostò dalla chioma dei mei capelli e guardò incerta Louis; era la prima volta che la vedevo così insicura, di solito sorrideva alla gente nuova, perfino alla mia famiglia.

La pelle della sua fronte si curvò e diventò paonazza per il pianto, incominciò a piangere bagnando le sue guance paffute con lacrime da coccodrillo. Un secondo dopo arrivò dalla stanza Alucard e Drakon, si misero attorno a me mentre io mi ero alzata per cullare Gioiella. La sua reazione improvvisa mi spaventò, tant’è che fu Alucard a prendermela dalle braccia e cercare di calmarla perché ero talmente agitata da rimanere immobile come un salame.

Perfino Louis rimase sorpreso dal pianto di Gioiella, mi si mise vicino. “Ma che ho fatto?’’, dissi, la voce spaventata.

Nessuno mi rispose, rimasero ad osservare Gioiella che si lamentava e scuoteva le braccia e gambe, si calmò soltanto dieci minuti dopo quando con le mani comunicò al papà la sua paura; più di tre volte Alucard si voltò verso Louis con sguardo accusatore poi ritornò a cullare Gioiella cantandogli una ninna-nanna.

“Ha avuto paura di Louis’’, disse infine, quando Gioiella era ormai calma; le guance erano ancora bagnate dalle lacrime.

Mi sporsi in avanti per prenderla ma per timore che ritornasse a piangere di nuovo mi allontanai da Louis e sfrecciai accanto a Drakon. Louis intanto aveva sbuffato, alzando gli occhi al cielo. “Fantastico, adesso sono io quello pericoloso’’, gioii in modo teatrale.

Alucard stette sulla difensiva. “Non ti vede da otto giorni, l’unica volta che l’hai presa in braccio è stato quando ti ho ordinato di portarla via quando dovevo trasformare Alexia, era stato quello l’unico episodio di cui si ricorda di te e per questo ha paura di te. Che pensavi, che questa situazione per te fosse tutta rosa e fiori?’’

“Certo che no, ma speravo che Gioia fosse stata felice di rivedermi’’, incalzò lui con un filo di amarezza nella voce.

Ecco, felici momenti di una volta ritornarono a manifestarsi. Risi di me stessa, e io che pensavo che avessero finito con litigi e robe varie. Alzai gli occhi e mi sedetti sulla poltrona. Intanto Gioiella mi aveva fatto rivedere la situazione di un minuto fa, Alucard e Louis per ora si guardavano in cagnesco.

“Non sei mai venuto a vederla, perché?’’, chiesi d’un tratto.

Louis si voltò verso di me, sollevato per non incrociare con lo sguardo il mio fidanzato. “Ero più preoccupato per te, c’erano tua madre e Consuelo che si occupavano della bambina’’

“Per questo è così spaventata, non ti ha mai visto ’’

“Avrei voluto tanto vederla ma…ogni volta che venivo qui…’’

“Ho capito, non ti preoccupare. D’altronde ora ha l’occasione di conoscerti meglio’’, sorrisi. E mi voltai verso mia figlia, due secondi fa aveva pronunciato una lamento, aveva timore di Louis; con le manine mi prese la stoffa del vestito e la strinse in un pugno.

Con una mano le accarezzai la testolina. “Non ti preoccupare, Louis è un amico, non ti farà mai del male. Ha aiutato me quando ti dovevo partorire, ci è stato accanto nel momento del bisogno. Lui non è cattivo ’’

“Ci mancherebbe’’, sbuffò lui.

Gioiella mi guardò torva, poi mi sorrise, mi mostrò quello che avevo detto e allargò il sorriso: aveva capito, poi guardò Louis e si agitò tra le mie braccia mentre allungò le braccia verso il suo nuovo amico; il ragazzo la guardò accigliato quando io avanzai lentamente verso la direzione che mi portava Gioiella, alzò le braccia spaventato.

“Che cosa vuole?’’, mi chiese guardando prima me poi la neonata.

Sorrisi gioiosa. “Credo che vuole farti capire che sei il suo affettuoso, non che atteso, zio Louis’’, risposi in modo teatrale.

 Indugiò per un momento, storse le labbra indeciso. “Non so se…’’, balbettò indietreggiando di un passo.

Risi. “Andiamo, fifone. Tieni’’, avrei voluto dargli una pacca sulla spalla ma data la mia potenza preferii evitare.

Louis guardò accigliato la bambina che sorrideva e gli tendeva le braccia, alla fine la prese con incertezza e la strinse al petto; la studiò attentamente, osservando ogni suo movimento. Capivo cosa pensava, ma non conosceva abbastanza mia figlia da descriverla: pericolosa.

“Non morde’’, aggiunsi. Come pensavo, le mie parole non servirono a molto perché di già lo aveva ammaliato con la sua bellezza. Le guardava il visino perfetto senza staccarle lo sguardo. Non fui di certo gelosa, solo orgogliosa che il sacrificio di una madre avesse generato una creatura così bella.

“Devo dire che avete fatto un bel capolavoro, senza offesa, ma è più bella di te ’’, disse rivolgendosi a me e al mio fidanzato. Non appena incrociò lo sguardo di Alucard si pentii di quello detto arrossendo come un pomodoro. “Ehm….non biasimo che anche tu sia bellissima’’, aggiunse sorridendomi.

Trattenni una risata. “Hai ragione tu, Gioiella è più bella di me, e…tranquillo, non mi hai offeso. Anzi’’, mi aveva reso una fiera mamma.

Dietro di me, Alucard sospirò un po’ frustrato, anche se riuscivo a notare un pizzico di calma nella sua compostezza. Ora Louis si era seduto sul divano, io ero accanto in modo da far notare a mia figlia sempre la mia presenza, Drakon si era seduto sul braccio del mobile ed Alucard inginocchiato ai miei piedi. Solo ora notavo nei suoi occhi un segno di irritazione verso l’individuo che teneva nostra figlia. Istintivamente, alzai gli occhi al cielo.

“Ah!”, urlò Louis.

Tutti quanti ci irrigidimmo e di scatto levai Gioiella dalle sue braccia, pronta a cullarla per calmarla dal prossimo attacco di pianto che non arrivò. Sospirai di sollievo, accarezzai Gioiella sulla guancia quando mi sorrise per confortarmi. Era sorprendente quanto nel sorriso era presente quello che amavo di Alucard: un’altra cosa di lui che non è andata persa.

“Che cos’era?’’, chiese mentre si massaggiava la guancia.

Sulle prime pensai che Gioiella gli avesse lanciato uno schiaffo. “Che?’’, chiesi.

“Ho visto qualcosa, o sono andato fuori di senno?’’, mormorò fra se guardando sorpreso mia figlia. Lei ancora sorrideva.

“Ti ha dato un assaggio del suo potere’’, rispose Drakon entusiasta.

Louis lo guardò ancora sbigottito. “Tua nipote ha un potere?’’

“Ha ereditato da me e sua madre’’, rispose Alucard, distaccato.

“Oh…’’, ritornò a guardare Gioiella, questa volta più sereno. “Di già vede e ha i denti in tutta la bocca’’. Un’osservazione che prima non mi ero degnata di preoccuparmi. Infatti aveva ragione, non doveva vedere dato che appena nata, e non doveva avere nemmeno i denti da latte.

“Un bambino nato vampiro ha i sensi più sviluppati dei neonati umani, per quanto alla crescita è identica ad essere umano normale’’, spiegò Aluard accarezzando la testolina della figlia. Lei gli prese un dito stringendolo forte finché non vidi una smorfia di dolore sul viso del padre.

“Ahia!”, disse e ritrasse il dito, Gioiella rise felice. “E credo che abbia sviluppato perfino la forza”, aggiunse sorridendole.

Sbarrai gli occhi. “Davvero?’’

“Già è forzuta quanto il padre? Magnifico! Per lo meno non sarò io a stenderti un giorno’’, gioii Louis, dandomi una pacca sulla spalla e facendomi l’occhiolino. Trattenni una risatina, ma ad Alucard non sembrò stare allo scherzo.

“Visto che non sono in vena di essere steso al tappeto così presto, ti offro volentieri il posto ’’, la sua voce era fredda e con un tono di divertimento. Capii subito che non aveva dimenticato quella volta in cui mi aveva ferito dal punto di aver scelto il suicidio. Ricordai bene quella notte, come potevo dimenticare?

Louis scoppiò a ridere per non far notare al mio fidanzato la paura. “Stai scherzando, vero? Ho una famiglia da mantenere, poi con mio figlio che verrà al mondo ’’

“Vorrei solo fare un esperimento ’’

“Appunto, io vorrei evitarlo’’

Sbuffai. “Uffa! Non si può mai trovare un po’ di pace, e io che pensavo che fra voi due le cose si fossero sistemate. Tocca vedervi crescere come bambini’’, mi lamentai. La stanza si riempii immediatamente delle nostre risate.

“A parte le occhiate di sfida, sono davvero felice che anche tu fai parte della vita di mia figlia’’, sottolineo Alucard, alzandosi e dando una pacca a Louis. Soffocò un lamento durante lo scontro della mano del vampiro contro la sua spalla. Sentii perfino il forte schianto.

Gioiella rise, allungando la mano verso il mio viso, mi fece vedere tutto il riepilogo della conversazione fin da quando si era svegliata. Un tuffo al cuore quando rividi Louis cullare stretta Gioiella, mi fece capire che non sarebbe mai fuggito dalla mia vita, i ricordi più belli che mi rimanevano della vita passata erano i mei tesori, quelli più importanti, e mi fecero capire che se la mia vita non fosse stata riempita piena di disgrazie gioie, avventure…sicuramente non avrebbe mai avuto una ragione per arrivare fino a lì.

Mi trovavo fuori dal castello, accanto al portone aperto, Alucard e Drakon mi avevano lasciato sola con Louis per concederci un po’ di privacy; tra le braccia tenevo stretta mia figlia addormentata. Non si preoccupava minimamente del freddo glaciale dell’inverno. Il cortile era pieno di neve, il terreno sembrava riempito di panna densa e bianca, e di già scendevano piccoli fiocchetti di neve nonostante tirasse un venticello leggero ma freddo. Il cielo era sorvolato da nuvole color latte, formavano un mantello.

“Sai, ci sono momenti in cui vorrei…’’, si fermò un po’ a guardare Gioiella. “….che iniziassimo da capo, e che la nostra storia non avesse mai una fine. Ancora rimpiango per quello che t’ho fatto’’, concluse Louis con un’espressione piena di rimorso. Sciolse il caldo abbraccio che un attimo fa c’eravamo scambiati. Ne desiderai subito un altro.

“Hai fatto la tua scelta Louis, la apprezzo comunque. In teoria mi hai fatto un favore: se non fosse stato per quell’improvvisa rottura, a quest’ora Alucard se ne sarebbe andato per sempre dalla mia vita’’, guardai ritmicamente Gioiella.

Accennò un sorriso triste. “Avrei voluto….avrei potuto anche continuare’’

Respinsi un nodo in gola. “So che sembra crudele, ma non si può rimediare al passato. Ormai quel che fatto è fatto, Louis: abbiamo incrociato strade diverse, ma chissà per quale fortuna ci siamo rincontrati. Non dimenticherò mai quando mi sei stato accanto, mai. Ti voglio ancora bene, per cui…non affermarti su un “addio’’ al nostro legame perché c’è ancora, ed esiste. Siamo qui e ci vogliamo ancora bene, anche se in modo diverso. Qualunque sia ragione per la tua tristezza devi scacciarla perché io sto benissimo, molto bene. Ce la fai ad accettare questa consapevolezza?’’

Mi guardò pensieroso, non più triste. “Se ce la faccio? Penso di sì, ma è ancora tutto così confuso e…difficile’’

Gli accarezzai la guancia ghiacciata, al mio contatto caldissima, mi morsi il labbro sapendo che non potevo dargli quel senso di calore di una vita passata se solo gli sfioravo la mano, con l’altro braccio invece tenevo stretta la mia creaturina. “Scommetto che capirai che n’è valsa la pena, di tutta questa sofferenza, una volta che Federico sarà venuto al mondo ’’

Lo feci sorridere, finalmente. “Già, fra poco diventerò papà’’, rispose orgoglioso.

Dalla felicità, sorrisi anche io. “Sono orgogliosa di te, sarai un ottimo padre’’, poi lo guardai torva. “E Jennifer che dice?’’. In lato della mente, ancora non mi garbava pronunciare quel nome.

Deglutii appena, nel suo viso c’era apparsa una maschera di imbarazzo e tristezza al tempo stesso, campivo che avevo detto qualcosa di troppo. “Non voglio farla lunga, ma…nei prossimi mesi credo che mi terrà stretto a se, temo anche nei prossimi anni’’, rise d’imbarazzo.

Alzai un sopracciglio. “Perché?’’

“È arrabbiata, Alexia. Ancora non si dimentica di quello che mi avevi fatto quella notte’’

“Oh”

“Nei mesi in cui ti venivo a trovare, si era perfino infuriata tanto….diceva che non mi importava niente di lei, e….mi aveva perfino buttato fuori di casa per un mese’’, balbetto.

Insomma, non era cambiata per niente. Jennifer era sempre Jennifer. “Be’, questo non è vero. Digli la verità, digli che la ami più della sua stessa vita e che…farai di tutto per renderla felice e che non vedi l’ora di diventare papà’’, erano tutte parole che sicuramente gli avevo detto io…quando ancora lo amavo. Era uno dei quei momenti in cui avrei voluto versare lacrime di coccodrillo.

In disappunto, lo fece Louis per me: i suoi occhi si fecero improvvisamente rossi. “Sì, lo farò’’, rispose, tirando su col naso.

Lo abbracciai, non riuscii a trattenermi, baciandolo sulle guance bagnate. “Ti prego, digli questo. Fallo per me, amala tanto, amala come hai amato me, più di me. Una volta arrivato a casa, digli tutto quello che ti ho riferito e…’’

“Basta, Alexia’’, disse scuotendo la testa e piangendo ancor di più.

Gli feci appoggiare la testa sulla mia spalla, mentre lui mi strinse più forte a se, stando attento a non far male alla piccola. “Accidenti, eri talmente speciale per me. Sì che lo eri. Sono stato cocciuto, troppo stupido, un’idiota’’

“Ssh! No, smettila. Avevi ragione tu, era difficile amare una mezza-vampira cocciuta e testarda come me’’

Rise appena. “Mi dispiace’’

“Sto bene, Louis, smettila di rimpiangerti addosso. Tu ami Jennifer?’’

Si scostò da me, e mi guardò torvo, come se avesse guardato una pazza. Si asciugò per l’ultima volta le guance bagnate. “Sì, certo che la amo ’’

“Ripetilo per i prossimi chilometri che incamminerai verso casa e vedrai che la smetterai con le lacrime da coccodrillo’’

Rise ancora. “Afferrato’’

“Io ormai sono felice, mi hai dato una giusta via. Grazie, e ti vorrò per sempre bene. Per sempre’’, lo strinsi forte a me e lo bacia sulla guancia.

“Anch’io ti vorrò per sempre bene’’, mi sussurrò, baciandomi tre volte sotto l’orecchio. Lasciò l’abbraccio e baciò Gioiella sulla fronte coperta dalle ciocche di capelli castani.

“Ci vediamo un altro giorno, Gioia’’, sussurrò, la manina della bambina si mosse appena, dentro la sua boccuccia si sentii un leggero lamento.

“Gioia?’’, chiesi quando gli volsi lo sguardo.

“Mi sembra carino come soprannome’’, osservò alzando le spalle.

“Già, è molto bello ’’

Restò in silenzio per molto tempo, così lungo da farmi sembrare che fosse passata mezz’ora anziché un quarto, senza togliermi lo sguardo di dosso mentre io cercavo di distrarmi cullando Gioiella. Quando decisi di voltarmi verso di lui si schiarii la gola. “Ci vediamo, allora’’, concluse con le mani incollate dentro le tasche del giubbotto.

“Spero di rivederti presto ’’, risposi, avrei voluto intrattenerlo ancora per un po’, anche se così rischiavo di far insospettire Alucard. Già era tanto che stava ascoltando dalla nostra camera.

“Anche io Alì’’, rispose, si sporse per baciarmi la fronte e poi si incamminò a grandi passi verso l’uscita senza neanche voltarsi a guardare. Rimasi immobile a guardarlo, mi voltai solo quando era scomparso oltre la nebbia. Un secondo dopo ero dentro la nostra stanza; Drakon aveva spostato la culla dalla stanza verde alla mia, accanto al letto, e vi posai Gioiella. Alucard intanto si era affrettato a riempire la valigia di alcuni vestiti, ma quando sono entrata mi volse uno sguardo indifferente, forse perché la mia espressione era simile ad una persona in lacrime.

Afferrai il cellulare sul tavolo e composi il numero, per fortuna avevo abbastanza memoria per ricordarmelo anche nella seconda vita. Non appena squillò due volte sentii una voce chiamarmi per nome dall’altro capo della cornetta.

“Mamma?’’

La sua voce sembrò sorpresa. “Amore! Adesso veniamo a prenderti’’

“No…non venire’’, rispose trattenendo un singhiozzo.

Sentii il suo respiro fermarsi. “Ma…perché? È successo qualcosa?’’

Alucard posò un vestito fuori dalla valigia, mentre mi guardava accigliato. Preferii non incontrare il suo sguardo.

“No, voglio solo restare ancora qui fino a dopo domani. Ti va bene? Devo solo…riprendermi. Ricordare, ecco’’

“Sei ancora confusa?’’

“Sì’’

Lei sospirò. “Va bene, cara’’

“Mamma, non ti preoccupare, ti spiegherò tutto domani sera’’

Mi salutò e chiusi il cellulare. Posai le dita sulla guancia e la sfiorai perché sentii qualcosa di umido rigarmi la pelle, quando guardai le dita mi accorsi che era una lacrima.

Guardai impaurita Alucard. “Che cosa mi succede?’’

“Piangi’’

“Ma…è impossibile. I vampiri non possono piangere’’

“Solo tre volte nella loro eternità possono farlo’’

Sole tre volte? Per me non furono sufficienti, desideravo piangere mille volte, forse tanto quanto lo sarebbe stata la mia vita; mi chiesi apertamente in quali situazione avrei sparso le ultime due lacrime della mia vita immortale.

Mi sedetti sul letto e mi asciugai la guance, Alucard mi fu subito accanto e mi cinse le spalle. Posai la testa sulla sua spalla e gli baciai il collo, prima di sussurrargli all’orecchio.

“Tu non mi tradirai mai, vero?’’

Lui stampò un baciò sulla mia bocca. “Preferirei morire’’

Non dissi più niente, lasciai soltanto sfogare le mie prime lacrime della mia eternità. Un lato di me stessa avrebbe voluto manifestassi il pianto davanti a Louis mentre lo abbracciavo. Chissà se anche lui stesse piangendo mentre ricordava i nostri momenti felici vissuti insieme.

Mi tranquillizzai solo quando unita al corpo di Alucard, tra le sue braccia, mi donava baci d’amore.

 

 

   
 
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