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Autore: misslittlesun95    11/01/2015    1 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VI

Era svenuta, forse, o entrata in uno stato di trance da cui si era ripresa molto lentamente.
Intorno a lei non era cambiato nulla, se non le immagini alla televisione che ora mandava in onda un talent show i cui concorrenti, conduttori e spettatori erano felici, lontani dal dramma di cui di certo avano sentito al notiziario, pensando magari si trattasse dell'ennesimo suicidio dovuto alla crisi economica e del lavoro.
E pazienza, forse avevano speso qualche parola contro i politici ma poi erano tornati subito alle loro gioie personali, a ciò che li portava a non voler fare la stessa fine di quell'uomo.
Claudia, invece, si sentiva strana, in un certo senso non aveva neanche realizzato quello che era successo, non poteva credere che Oscar, il suo migliore amico per tanti, tantissimi anni, se ne fosse andato in quel modo.
Era vero, lo aveva fatto già una volta, durante il loro ultimo incontro, quando l'aveva lasciata su quella panchina, sola e persa come si sentiva in quel momento. Ma era diverso, e non solo per via della ineluttabilità della morte.
Spense la tv e il cellulare, così come le luci della camera e del bagno.
Si mise a letto, gli occhi sbarrati fissavano il buio e la mente vagava e lavorava per concetti semplici, parole banali ma dolorose come coltelli.
Oscar. Morte. Suicidio.
Iniziarono a scendere lente e calde, le lacrime sul suo volto, alternate ai singhiozzi, ai ricordi, alle domande senza risposta.
Si addormentò piangendo e passò una seconda notte difficile, svegliandosi spesso.
Sempre sudata, sempre tormentata da quello che era successo, dall'assurdità di come poco prima era stata felice di sentire la voce di suo figlio e poco dopo tutto il suo mondo era crollato.
Sentì il bisogno di qualcosa, di qualcuno che la calmasse, qualcuno a cui aggrapparsi in quelle ore, ma era totalmente sola.
Quando suonò la sveglia, che aveva impostato ben prima di tutto quello, si trovò ben lontana dall'essere riposata e pronta a partire, svolgendo così tutte le sue azioni in modo meccanico e con la testa da un'altra parte.
In stazione comprò “Il Messaggero” nella speranza di avere qualche notizia in più sulla morte di Oscar, ma non ebbe subito il coraggio di aprire il quotidiano.
Prese svogliatamente un secondo caffè e si avviò verso il binario per prendere posto e cercare di riposare ancora, perché la stanchezza, tanto fisica quanto mentale, sembrava impedirle di stare in piedi.
Guardava con ansia l'orologio, erano appena le otto e lei desiderava fossero già le nove, ora in cui avrebbe potuto telefonare a Davide.
Aveva bisogno di lui, di abbracciarlo, di parlarci.
Aveva bisogno di suo marito, del suo amore.
Non sapeva se l'uomo avesse sentito la notizia o meno, ma in ogni caso l'unica persona che voleva al suo fianco era lui.
Avrebbe dovuto inoltre parlare con suo padre, dopotutto Oscar era stato, per un periodo, come un terzo figlio per lui, ma non erano di certo discorsi da fare al telefono.
Provò a distrarsi ascoltando un po' di musica, guardando fuori dal finestrino e pensando ad altro, ma non era semplice allontanare tutti i ricordi che le saltavano alla mente in quel momento.
Ricordi che erano rimasti nascosti per dieci anni, tornati raramente prima di quella terribile notizia ma ancora vivi e nitidi nella sua memoria.
Dalla sera prima non aveva avuto nessun contatto con il mondo esterno a lei, eccezione fatta per l'uomo alla reception dell'albergo, un paio di commesse in stazione e il controllore sul treno.
Così, quando lo riaccese, dovette mettere il telefonino subito in modalità silenziosa per colpa dei numerosi squilli.
Diverse mail, un paio di sms dai parte di colleghi romani, uno da uno di Torino, tre chiamate perse da suo padre e ben cinque da parte di Davide.
Capì subito che non ci sarebbero state molte parole da dire; quelle telefonate spiegavano, con buone probabilità, che anche loro sapevano.
Telefonò al marito mentre il treno lasciava Porta Garibaldi e gli ultimi passeggeri saliti a Milano prendevano posto.
Il magistrato rispose dopo soli due squilli, e il tono della sua voce non nascose l'ansia con cui aspettava quella chiamata.
Ma Claudia fu di poche parole, avrebbero di certo parlato meglio di persona.
- Hai impegni di lavoro questo pomeriggio?- Gli chiese semplicemente.
- No, non importanti.- Rispose Davide.
Aveva capito, dai suoi silenzi, dalle sue pause e dal suo tono basso e cupo, che la moglie volesse chiedergli una cosa sola.
- Puoi venire a prendermi in stazione?-
- Sì, amore, stai tranquilla.-
Nessuno parlò di Oscar, nessuno dei due fece riferimenti espliciti, ma capivano entrambi il motivo di quella telefonata.
Si salutarono dopo qualche altro attimo di silenzio e Claudia ne approfittò per chiamare suo padre.
Anche con lui scambiò poche parole, tra cui l'assurda domanda “come sta?”.
- Hai bisogno di qualcosa, tesoro? Vuoi che venga da te quando arrivi?-
- No, papà, stai tranquillo. Mi viene a prendere Davide e andiamo a casa. Avrei voluto tornare a lavoro, questo pomeriggio, ma francamente non me la sento.-
- Fai bene, devi riposare.- Sospirò il signor Oreste.
Poi aggiunse la frase che tutti pensavano ma che nessuno aveva ancora esplicitato – Io non riesco ancora a crederci.-
Questa volta fu Claudia a sospirare e commentare con un semplice – già.-, lasciando cadere il discorso e, dopo poco, salutando anche lui.
Spense di nuovo il cellulare e appoggiò la testa al finestrino.
Non aveva più pianto, dalla sera prima, e anche se le sarebbe piaciuto sfogarsi in quel momento non fu in grado di farlo.
Non era solo la vergogna di piange in pubblico, era proprio che il dolore che teneva dentro sembrava non voler uscire in nessun modo.
Rimase così a lungo, ferma a guardare il mondo che le scorreva intorno.
Fu scossa da una delle hostess del treno diverso tempo dopo, quando già avevano superato Bologna.
- Signora si sente bene?- Le chiese cortesemente.
- Sì, la ringrazio.- Rispose Claudia rimettendosi a sedere con ordine e ringraziando la donna.
Accese il tablet e controllò la posta elettronica cercando di riprendere i contatti con la parte del mondo non interessata da quello che era successo.
Rispose alle mai del lavoro e scrisse a un collega dicendo che aveva avuto un impegno per il pomeriggio e che sarebbe tornata solo il giorno successivo.

In fine si mise a sfogliare le foto che teneva sul dispositivo elettronico.
Erano foto di famiglia, alcune ancora lì dall'estate precedente.
Avrebbe dovuto sistemarle e sceglierne qualcuna da fare stampare.
Col passare degli anni, in un mondo sempre più informatizzato e digitalizzato, anche lei e Davide si erano convertiti alle macchine fotografiche digitali con le loro memorie enormi e gli scatti quasi illimitati, ma per Claudia era ancora molto importante far uscire alcune di quelle immagini, certamente le più belle, dall'hard disk o dalla memory card.
Le piaceva riempire casa di fotografie, poter girare nelle stanze e nel corridoio guardando le immagini di suo figlio che cresceva o dell'amore sempre forte che scorreva tra lei e il marito.

Vedere la sua vita felice in quelle foto la tirò un po' su, l'idea che il mondo non si fermasse neanche in momenti così drammatici l'aiutò a tentare di ragionare a mente più lucida su quello che sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi.
L'assenza fisica di Oscar era tale da parecchio tempo, ma la consapevolezza della sua morte sarebbe stata un difficile fardello con cui vivere, una ferita che non si sarebbe mai chiusa.
Ma doveva continuare a vivere, forse anche per lui che aveva rinunciato a farlo.
Quando arrivò a Roma trovò il marito sulla banchina del binario ad attenderla.

Non disse nulla, si limitò a sprofondare tra le sue braccia.
Non pianse, non singhiozzò, non fece null'altro, semplicemente ribadì il suo desiderio di andare a casa.
Anche il viaggio di ritorno fu silenzioso, ma ad ogni semaforo rosso l'uomo staccava la mano dal cambio e cercava quella della moglie come a dire che lui c'era, era lì e le sarebbe rimasto accanto in ogni caso.
Claudia non parlò neanche una volta tornata tra le mura domestiche, andò sul letto a riposare senza riuscire a ricordare da quanto non dormiva davvero.
Si addormentò in fretta, e Davide la accarezzò e baciò dolcemente sulla fronte prima di andare a finire di scrivere un documento per il lavoro.
Lui Oscar lo aveva conosciuto poco, ci era uscito qualche volta, naturalmente assieme a Claudia, ma non erano mai stati considerabili amici.
Di certo però sapeva quale fosse stato il rapporto tra l'uomo, ai tempi solo un ragazzo, e sua moglie, potendo così solo immaginare cosa provasse in quel momento la sua amata.
Si concentrò sul suo lavoro e si accese un sigaro.
Non fumava spesso, anche perché Claudia era molto contraria, ma ogni tanto gli piaceva gustare in bocca il sapore di un buon sigaro o di un buon tabacco da pipa.
Lo calmava, lo rilassava, e in quel momento ne aveva bisogno.
All'ora di pranzo si chiese se non fosse il caso di svegliare la donna, ma quando la vide con in volto un'espressione tranquilla, ben lontana da ciò che provava da sveglia in quella giornata, decise di lasciarla riposare.

Accese la radio mentre preparava e pranzava, mettendosi ad ascoltare musica sinfonica, un altro modo utile a rilassare i nervi.
Dopo ave mangiato si mise anche lui a riposare, stringendo dolcemente la vita della moglie per averla più vicina, quasi a volerla proteggere da qualcosa.
La donna si svegliò verso le quattro, e la prima cosa che fece fu accarezzare il marito addormentato proprio come aveva fatto lui con lei qualche ora prima.
Ovviamente Claudia non poteva saperlo, ma le venne in mente il pensiero fatto il giorno prima, quando all'ora di pranzo aveva sentito alla televisione del suicidio senza poter immaginare quanto la riguardasse da vicino e la mente era corsa alla sua più grande fortuna, la sua meravigliosa famiglia.
Restò qualche minuto accoccolata al suo amore, dopo che anche lui si fu risvegliato, e lo fece ancora in silenzio, fino a che non le venne un'idea.
- Andiamo a prendere Guido a scuola?- Domandò a voce bassa.
- Sei sicura? Te la senti, amore.-
- Sì, stare con mio figlio mi farà bene. Vedere lui, gli altri bambini, la vita che in ogni caso continua... tutto questo adesso non può farmi che bene.-
Sospirò stirandosi e alzandosi dal letto
Ci sperava davvero di sentirsi meno triste tenendo tra le braccia suo figlio, proprio come era successo quella mattina sul treno quando si era messa a guardare le fotografie sul tablet.
- Dovresti dirlo a tuo padre, in ogni caso, oggi sarebbe dovuto andare a prendere lui Guido all'asilo.- Stava per aggiungere un “come al solito” ma lo omise appena in tempo.
Non voleva essere una cattiveria, sarebbe stata una semplice constatazione, ma in quel momento Claudia gli pareva così fragile che ogni parola poteva essere di troppo.
- Non gli diciamo nulla, gli farà piacere vederci. E poi magari possiamo fare un giro, portare Guido al parco... non so, non ho voglia di stare chiusa in casa.-
- Tranquilla, va bene.- Le sorrise.
Poi la donna andò a farsi una doccia e prepararsi.
Alle cinque, come tutti gli altri genitori, erano davanti all'asilo.
Trovarono il signor Oreste già lì, e l'uomo appena li vide abbracciò la figlia, la quale però non disse nulla, rimandando ogni discorso, certamente triste, ad un altro momento.
Il sorriso che comparve sulla faccia di Guido quando vide la mamma, il papà e il nonno tutti insieme fu pari solo a quello che aveva la mattina di Natale quando apriva i regali posti sotto l'albero.
Saltò in braccio al padre correndo, e subito dopo Davide passò il bambino tra le braccia della moglie, che se lo strinse al petto per qualche minuto prima di sistemarlo sull'armadietto per cambiarlo.
- Lo sai che ho fatto un disegno di te a Torino? Solo che l'ho fatto ieri e adesso è a casa- Disse il piccolo mentre la madre gli metteva un giacchettino di jeans.
- Va bene, amore, a casa me lo farai vedere. Adesso pensavamo di andare a prendere un gelato al laghetto, ti va?-
- Sì, sì! Viene anche il nonno?-
- Certamente.- Sorrise la donna, e vide sulle labbra del suo bambino la sua più grande vittoria, una felicità che sperò lui potesse conservare ogni giorno della sua vita.
Uscirono dalla scuola materna ancora ridendo e si avviarono in macchina verso il laghetto dell'Eur, dove passarono tutti insieme un bel pomeriggio alla fine del quale, mentre tornavano a casa, presero delle pizze da asporto per evitare a Claudia di doversi mettere a cucinare.
Soltanto dopo cena, quando Davide andò a mettere a letto il figlio, il signor Oreste ebbe la possibilità di parlare con sua figlia iniziando dalla dolorosa domanda già fattale quella mattina al telefono.
- Come stai?-
La donna stava sistemando gli ultimi piatti appena lavati e il padre sedeva al tavolo già sparecchiato con davanti a sé ancora la tazzina del caffè.
Claudia si sedette a pochi centimetri da lui, si sistemò i capelli dietro le orecchie e, forse per temporeggiare, si versò un bicchiere d'acqua.
Solo dopo aver bevuto rispose alla domanda del padre.
- Sono confusa, papà. Più che triste, più che arrabbiata o non so che altro mi sento confusa. Saranno ventiquattro ore che ho saputo di Oscar e guarda quante cose ho già fatto; sono tornata da Torino, quattro ore e settecento chilometri di viaggio, sono andata a prendere mio figlio all'asilo, l'ho portato al parco, siamo tornati a casa, abbiamo cenato. Lo vedi che vita faccio, come siano anni che il mio tempo libero si è ridotto al minimo indispensabile necessario alla mia sopravvivenza nervosa.
Eppure, in tutto questo, oggi non ho tolto neanche un attimo il pensiero da Oscar e dal suo gesto.

Per anni è stato il mio migliore amico, una delle poche persone di cui mi fidassi oltre te e Gianluca.
Poi, d'improvviso, a causa della mia scelta ci siamo persi, e i credevo che sarebbe stato così per sempre
Eppure ieri, da ieri, è come se questi dieci anni non siano mai esistiti, mi pare quasi di aver ricevuto la notizia della sua morte poche ore dopo averlo salutato per l'ultima volta.
Sono confusa. Per via di quello che è successo o per via della mia vita intera, non lo so, ma sono confusa.-
Respirò e tossì come per liberarsi il petto da qualche peso, poi bevve di nuovo. Aveva parlato in modo concitato, e alla fine era rimasta senza fiato.
Così le ci volle qualche secondo prima di poter replicare la domanda e chiedere al padre come stesse a sua volta.
Lui alzò le spalle e fece un cenno di incapacità a rispondere, Claudia non riuscì ad interpretarlo in maniera differente, e non fece un discorso molto diverso da quello della figlia.
- Sono abbastanza scosso anche io. Ieri sera, dopo aver visto il telegiornale, sono stato a lungo indeciso sul telefonarti o meno, ma poi ho capito che alla fine le possibilità erano due; o già lo sapevi, e di certo via telefono non sarei riuscito a darti conforto, o ancora non sapevi nulla e non sono notizie che si possono dare in quel modo, anche se forse pure saperlo dalla televisione non è il massimo.-
Commentò.
- Certe notizie sarebbe meglio non riceverle e basta, certe cose sarebbe meglio non accadessero, punto, ma che importanza ha? Non possiamo nulla su questi eventi.- Aveva risposto la donna.
- Già... in ogni caso, quando mi sono poi ritrovato a televisione spenta, prima di andare a letto, o provato la tua stessa sensazione di confusione.
Anche se sicuramente non sono mai stato legato ad Oscar quanto lo eri tu, e sarebbe stato strano il contrario, è inconcepibile pensare che un ragazzo che ho praticamente visto crescere tra le mura di casa mia se ne sia andato in questo modo. Se quindici anni fa mi avessero detto una cosa simile non ci avrei mai creduto.-
- D'altra parte immagino non avresti neanche creduto a qualcuno che ti avesse detto come sarebbe andata la mia, di vita. Vedi, papà, è come dicevo prima, non abbiamo possibilità di decidere praticamente nulla, nel bene e nel male.-
Dopo che Claudia finì di parlare rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che Davide non rientrò in cucina.
A quel punto la donna si alzò e disse che sarebbe andata a dormire.
- Sono stanca, e domani volevo portare mio figlio all'asilo prima di andare a lavoro.-
- Torni già a lavorare?- Le domandò il marito stupito.
Il signor Oreste non disse nulla, ma fece una faccia abbastanza esplicita, come a dire che forse non sarebbe stato il caso.
- Sì, mancano poco più di due settimane alle elezioni e non posso fermarmi proprio adesso, lo sapete. Poi Guido non sa e non deve sapere nulla di quello che è successo, e non mi va di farmi vedere triste da lui.
Nessuno replicò alla sue parole, e in breve il padre salutò la coppia per tornare a casa sua.
Claudia si mise subito a letto, mentre il marito rimase ancora alzato diverso tempo.
La donna si accorse di non sentirsi di nuovo bene, la schiena le doleva molto così come il fianco sinistro, e anche la respirazione era fiacca.
Durante la giornata non si era sentita bene, più a livello mentale che fisico, ma in quel momento le sembrava che la situazione fosse improvvisamente peggiorata.
Si addormentò con difficoltà, e svegliandosi per caso a metà della notte le venne spontaneo cercare l'abbraccio del marito marito ancora addormentato, stringendosi a lui come avrebbe voluto fare nelle due dolorose notti torinesi.
Il giorno seguente trovò di nuovo la forza di andare avanti grazie al sorriso di Guido e alla sua gioia nell'essere accompagnato a scuola dalla madre.
Le aveva consegnato il disegno fatto un paio di giorni prima e Claudia, dopo avergli dato il libro comprato per lui a Torino, lo aveva messo in una cartellina dove teneva diversi fogli di lavoro, nella speranza di ritrovarlo ogni tanto per caso e sorridere proprio come quando stava con lui.
Amava suo figlio, era ciò che di più bello aveva al mondo, il motivo per andare avanti in ogni situazione.
A lavoro passò una giornata tranquilla, in quel periodo lo stress maggiore glielo dava la campagna elettorale.
Verso l'ora di pranzo sentì due deputati socialdemocratici, uno dei quali suo amico, parlare del suicidio di qualche giorno prima, e stette ben attenta a non farsi mettere in mezzo alla discussione, soprattutto per non mostrare l'espressione addolorata che le si era dipinta sul volto.
Nel pomeriggio, con una rapida ricerca su internet, aveva scoperto che i funerali si sarebbero svolti il giorno seguente, e senza pensarci due volte aveva deciso che vi sarebbe andata.
Da sola, senza nessuno, senza farsi vedere.
Lo stesso articolo, preso da un quotidiano on-line, diceva che l'uomo era solo, si era sposato qualche anno prima ma il matrimonio era durato poco e di figli non ce ne era stata neanche l'ombra.
Inoltre aveva lavorato a lungo come operaio in una fabbrica che da poco aveva chiuso e il giornalista, improvvisatosi psicologo e sociologo, imputava più o meno velatamente a questo la decisione di Oscar di togliersi la vita..
Claudia aveva lasciato perdere quelle affermazioni, da tempo aveva capito e interiorizzato come i motivi di un sucida non si potessero comprendere né tanto meno raccontare, ma sapere che lui non aveva era riuscito a realizzare nessun sogno, forse perché di sogni non ne aveva mai avuti, le metteva ancora più tristezza.
Anche quel giorno riuscì ad andare a prendere suo figlio, ma tornarono poi direttamente a casa perché lei era stanca Guido lo aveva capito.
In serata aveva parlato con il marito spiegandogli che il giorno successivo sarebbe andata al funerale, per poi passare da casa a cambiarsi e recarsi a lavoro nel pomeriggio.
- Ma non mi aspettate per cena, farò tardi, questa settimana ho fatto davvero poco.-
Non era del tutto vero, non aveva poi così tanto da fare da dovesi fermare fino a tardi fuori casa, ma sapeva che tenersi impegnata in quel modo l'avrebbe aiutata a stare meglio.
Era andata a letto presto anche quel giovedì, e quando si era svegliata il venerdì mattina erano da poco passate le otto e in casa non c'era già più nessuno.
Aveva fatto colazione con la televisione spenta e un silenzio tombale intorno, un vuoto che le riempiva la testa di pensieri.
Si era preparata come al solito, con la differenza che i vestiti che aveva scelto non erano quelli che usava quotidianamente, di colori neutri ma pur sempre chiari.
Era vestita di nero, eccezione fatta per la camicetta bianca, e, benché sapesse che quello fosse il colore del lutto oltre che del suo stato d'animo, non si sentiva a suo agio.
Più che il nero, forse, il problema erano proprio quegli abiti così seri e formali, e sì che erano anni che che Claudia vestiva in quel modo, per lavoro ma anche nel tempo libero.
Eppure erano due giorni che gli ultimi dieci anni della sua vita erano stati spazzati via come da un tornado.
In quel momento le sembrava di avere di nuovo vent'anni e si vedeva imbranata e fuori luogo in quegli abiti da donna in carriera.
Se Oscar l'avesse vista non l'avrebbe di certo riconosciuta.
Ma lui non c'era più, e in fondo aveva smesso di riconoscerla fin troppo tempo prima, altrimenti le cose non sarebbero andate in quel modo.
Dopo essersi truccata si era guardata allo specchio e aveva accettato l'idea che anche in quel momento la routine era prevalsa sui suoi sentimenti; stava andando a salutare per sempre una delle persone più importanti della sua vita ma si preparava facendo attenzione ai dettagli come se fosse un qualsiasi giorno, preoccupandosi di essere in ordine almeno fuori, nascondendo anche a se stessa la confusione che provava dentro.
Si avviò verso la chiesa, una chiesetta piccola vicino al quartiere dove erano cresciuti, con la sua macchina, questa volta facendosi compagnia con la radio.
Era una bella giornata di sole, faceva caldo e Roma era come al solito caotica e troppo rumorosa.
La chiesa era piena ma davvero piccola, e Claudia riuscì a vedere ai primi banchi i fratelli e i genitori di Oscar.
Rifletté qualche minuto, poi decise di non andar da solo a salutarli e porgergli le sue condoglianze.
Non li vedeva da troppi anni, e di certo in quel momento il disprezzo di quelle persone per l'apparato statale era a livelli inimmaginabili.

Ne era sicura, con ogni probabilità loro sapevano cosa avesse fatto lei, in quegli anni, e di certo a quel punto l'avrebbero vista semplicemente come una personalità politica e non come la vecchia migliore amica del loro caro.
Era meglio rimanere nell'angolo in fondo alla chiesa dove si era messa.
In piedi, appoggiata al muro, come fosse un fantasma.

Aveva riconosciuto anche altre persone, gente del quartiere, ed era stata ben attenta a non farsi scorgere neanche da quelli.
Seguì l'intera funzione in piedi, e verso la metà sentì un forte dolore alla schiena, di nuovo, ma, non potendo far nulla per porgli fine, si limitò a contorcere il viso in quella smorfia di dolore che sempre più spesso la rappresentava.
Riuscì invece a tener nascosti diversi colpi di tosse che imputò al fresco del luogo sacro, e si sentì sciocca nel non essersi portata nulla per coprirsi.
Non entrava in chiesa da moltissimo tempo, aveva smesso di credere in un Dio ancora prima della fine delle superiori, ma aveva sempre avuto un gran rispetto dei Fedeli, soprattutto di quelli che in occasioni di una drammaticità simile si affidavano alla Religione in cerca di un minimo di conforto.
Soltanto mentre la bara si avvicinava all'uscita Claudia si sporse leggermente verso la navata centrale per accarezzare dolcemente il legno scuro.
E lo fece con indosso già gli occhiali da sole, per non farsi notare ma, soprattutto, per non mostrare gli occhi rossi e le lacrime che iniziavano a scenderle.
Poi si ritrasse indietro e attese che la folla uscisse prima di allontanarsi anche lei dalla chiesa.
Tornata alla macchina rimase diversi minuti ferma con il motore spento, rilassando la schiena appoggiata al sedile e continuando a piangere.
Non voleva farlo, anche perché doveva guidare, tornare a casa e sistemarsi per il lavoro, ma almeno un poco voleva sfogarsi in quel modo.
Le pareva tutto così assurdo.
Mise in moto dopo poco e si ributtò nel traffico.
Arrivò a casa che era ormai ora di pranzo, si fece un'insalata veloce e si cambiò.
Indossò un paio di pantaloni e una camicetta entrambi chiari, sperando di modificare il suo umore assieme ai suoi abiti.
Poco prima delle quattro era di nuovo al suo scranno, impegnata a finire dei lavori per il partito.
Nessuno notò il suo arrivo e nessuno le fece quindi domande, cosa che non le dispiacque affatto.

Rimase a Montecitorio fino alle nove, ora in cui si accorse che stava continuando a temporeggiare senza concludere nulla, e si mosse per tonare verso la sua dimora.
Non aveva fame, in quel periodo le capitava spesso, ma si prese ugualmente un gelato prima di riprendere, ancora una volta in quella giornata, la macchina.
Guidò piano nella notte romana, e allungò lungo le vie del centro, faceva giri che neanche era certa di conoscere senza però preoccuparsi della possibilità di perdersi, come se neanche quello la spaventasse.
Continuava a figurarsi nella mentre il corpo del suo migliore amico nella bara, immaginandolo, perché aveva avuto la fortuna di non vederlo, e in testa aveva le solite parole che le rimbombavano da tre giorni.
Impossibile. Assurdo.
Quando finalmente entrò nel suo appartamento si tolse le scarpe, salutò con un gesto rapido suo marito e corse nella cameretta del bambino che già dormiva.
Senza fare rumore si sdraiò al suo fianco e iniziò a coccolarlo.
Quanto le era mancato in quella giornata così difficile.
Per la prima volta dopo anni Claudia quasi rimpianse di non avere fede in nessun Dio.
Più di quando quella mattina aveva pensato a chi dopo quel lutto poteva rifugiarsi nella Religione, cosa che alla fine non era certo poco, in quel momento aveva davvero sentito il peso del suo ateismo, perché le sarebbe piaciuto chiedere a qualche entità sovrannaturale di proteggere il suo bambino e di non fargli provare mai ciò che stava provando lei.

Ma la sua parte più razionale, quella che le aveva impedito di impazzire fino a quella sera, sapeva benissimo che non ci fosse nessuna divinità ultraterrena capace di salvare chi amava dai drammi della vita.
Rimase accanto a suo figlio ancora per qualche minuto, poi gli diede qualche bacio sulla fronte e, stando sempre attenta a non svegliarlo, lasciò la cameretta per andare nella sua stanza e mettersi a letto.
Si cambiò rapida e, benché mancasse davvero poco all'estate, si mise sotto le coperte.
Era dolorante, le pareva di aver male anche a parti del corpo che non credeva potessero mai dar fastidio.
Cercò a lungo una posizione per riposare comoda ma quando, parecchio tempo dopo, Davide entrò in camera non era ancora riuscita a prendere sonno.
Alla fine si mise su un fianco e provò a dormire.
Bastarono pochi istanti; nel momento in cui sentì il marito sdraiarsi nel lato del letto opposto al suo grosse lacrime iniziarono a scenderle e in breve cominciò a singhiozzare.
Lui non disse nulla e la strinse a sé.
Fu lei a parlare con la voce roca.
- Mi manca Oscar, mi manca da morire.-


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Buonasera e buon 2015 a tutt* :)
Spero l'anno sia cominciato bene anche a voi :D
Allooora, cosa possiamo dire su Claudia? Siamo quasi al primo giro di boa, questo difficile lutto modificherà ciò che la protagonista pensa della sua situazione, ma questo basterà ad aiutarla? O è troppo tardi? *risata malefica*
Scherzi a parte nulla, io sono ben avanti nella scrittura quindi potrò aggiornare con più frequenza :)
Io ringrazio ancora una volta chi segue, in qualunque modo, la storia, e se vi va di lasciare una recensione con commenti/pareri/consigli/correzioni siete ben accett* <3

Buon inizio settimana,
;Sun

   
 
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