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Autore: alix katlice    14/01/2015    8 recensioni
[ Thomas/Newt | modern AU | long ]
Un caldo pomeriggio è lo spettatore di un ritorno inaspettato: è Newt, il migliore amico di Minho che si è trasferito in un altro stato due anni fa, un nome che Thomas non ha mai sentito prima d'ora.
Immediatamente capisce che qualcosa sta per cambiare: la domanda è, come?
Il trasferimento di quello strano ragazzo dai capelli arruffati è avvolto nella nebbia, i suoi amici non rivelano nulla a riguardo e, contemporaneamente, Newt potrebbe diventare per lui più importante di quanto aveva pensato sarebbe stato...
Complicato per il nostro Tommy, eh?
« Io non... non voglio parlare di questo. Non è quello che voglio dirti. Non voglio che tu sappia cosa è successo perché ho paura ch- che non mi guardaresti più nel modo in cui mi guardi ora. Avresti lo stesso sguardo di tutti gli altri. Voglio solo che mi perdoni, perché sono solo un egoista del cacchio, ma io... io non ce la faccio. Ti amo perché sei l'unico che riesce a farmi respirare, sai, Tommy? »
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Newt, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Please, don't take my sunshine
away;




 






Terzo Capitolo

 

"You are my sunshine,
my only sunshine,
you make me happy when skies are grey.
You'll never know, dear, how much i love you,
please don't take my sunshine away."

 

 




« Andiamo, chiunque pensi che Colpa delle Stelle sia un libro migliore di Cercando Alaska non è degno di considerarsi fan di John Green! »
Thomas poggiò la fronte sul palmo della mano, il gomito che scivolava sulla superficie fredda del tavolo. Non sapeva come, non sapeva perché, ma si era ritrovato da solo con Newt e Teresa in mensa: sarebbe stato piacevole se fossero stati soli, lui ed il ragazzo, -insomma, Newt era fantastico, ma con Teresa?
Teresa era la sua migliore amica, certo, ma quando si cominciava a parlare di libri diventava un caso irrecuperabile.
Comunque, Thomas riusciva ugualmente a vedere il bicchiere mezzo pieno in quella situazione. Ascoltare Newt parlare di un qualcosa che amava -perché si vedeva che amasse davvero tanto leggere, era un'esperienza meravigliosa.

Il modo in cui i suoi occhi si illuminavano mentre parlava era assolutamente bellissimo e devastante. Gesticolava più del solito e parlava con un tono animato da una sorta di gioia che Thomas non sapeva come classificare.
« Così si parla, cacchio! Certo, John Green non è che scriva capolavori, ma hai letto Will ti presento Will? È mille volte meglio di Colpa delle Stelle, eppure cos'è che le ragazzine di oggi idolatrano? Hazel Grace Lancaster e quella mezza sega di Augustus Waters. Ma ti sembra normale? »
Continuarono così per altri dieci minuti, fino a che finirono per parlare di una serie di libri con protagonista un tipo chiamato Percy Jackson che, a quanto dicevano quei due, era assolutamente shippabile con un certo Nico di Angelo, figlio del Dio dei Morti. Rassicurante.
Poi, la conversazione si spostò verso i grandi classici e Thomas cominciò a pensare che sarebbero rimasti lì per tutta l'ora di buco che seguiva.
Teresa lo guardò. Ci fu un momento ben distinto in cui il suo sguardo si posò su Thomas e lui fu certo che avesse capito tutto -era stato troppo lento a distogliere la sua attenzione da Newt, merda!, perché la ragazza si convinse che coinvolgerlo nella conversazione dovesse essere una buona idea.
Lui, che di libri in vita sua ne aveva letti a malapena dieci (compresi quelli assegnati per le vacanze dalla scuola).
« Allora, Tom, il tuo libro preferito? »
In difficoltà. Si trovava in difficoltà, perché lui non amava affatto leggere e non voleva deludere Newt. Perché non si poteva parlare di serie tv? Lui amava le serie tv e i film d'azione.
« Okay, Teresa, niente libro preferito. Hai letto il Signore delle Mosche? »
« Ehm... no. »
A quella risposta Teresa cominciò a ridacchiare. Newt, che intanto aveva sgranato gli occhi, si tolse il cappello di lana che teneva perennemente in testa (doveva essere grave, si era tolto il cappello!) e si passò una mano fra i capelli.
« Oddio. Dobbiamo assolutamente rimediare. Oggi pomeriggio, casa mia, le cinque in punto. È una minaccia. Vieni o ti lincio, Tommy » e accompagnato da quelle parole se n'era andato, afferrando tutta la sua roba alla rinfusa e lasciando Teresa e Thomas da soli.
« Cosa? » domandò Thomas, che non capiva ancora bene cosa fosse successo.
« Penso che ti abbia appena dato un appuntamento » disse Teresa confermando i suoi sospetti.
Gli batté la mano sulla spalla un paio di volte e se ne andò.
Thomas comprese appieno cosa fosse appena successo solo dopo qualche minuto di shock emotivo: a quel punto, cominciò a ringraziare chiunque avesse scritto il Signore delle Mosche.

 

*



Thomas si trovava davanti casa di Newt alle cinque meno venti.
Un comportamento da ragazzina alla prima cotta, continuava a ripetersi, scuotendo la testa ed indeciso sul da farsi: aspettare da solo, seduto sul marciapiede, per un altra mezz'ora almeno? oppure farsi avanti e suonare il campanello, per risultare poi decisamente troppo interessato a quell'incontro del tutto inaspettato?
Era vero, non se lo aspettava. Uscire da solo con Newt, andare a casa sua... sì, erano diventati parecchio amici, ma quello? Quello era il paradiso!
Thomas, troppo preso da questi pensieri, non si accorse che il diretto interessato stava camminando dritto verso di lui.
« Ehi, Tommy! » esclamò ad un certo punto, tanto forte da far sobbalzare Thomas.
« Newt! »
« Cacchio, scusa per averti fatto aspettare, sei qui da tanto tempo? In casa non c'è nessuno.... »
Thomas pensò che doveva esserci qualcuno che gli voleva davvero molto bene, lassù.
« No no, sono arrivati da due minuti. Nulla di cui scusarsi » disse allora, sorridendo.
Newt ricambiò il sorriso e tirò fuori dalla tasca della giacca un paio di chiavi.
« Beh, allora entriamo. »


La casa di Newt era un posto pulitissimo ed ordinatissimo, il che gli fece pensare che dovevano avere una domestica.
« I tuoi non ci sono? » domandò Thomas a scopo informativo, mentre Newt lo faceva accomodare in salone.
« No, i miei... lavorano molto. Sono sempre in giro per il mondo, a conferenze e incontri » rispose il ragazzo in tono atono.
Thomas si sentì in colpa: era chiaro che nella famiglia di Newt ci fosse qualcosa di strano, perché aveva dovuto fare una domanda che riguardava proprio quell'ambito?
Newt, come se avesse letto i suoi pensieri (o più semplicemente la sua espressione da cane bastonato) si voltò verso di lui e sorrise.
« Non preoccuparti! Non ci faccio nemmeno caso oramai, non è importante. »
Le parole dell'amico avevano parzialmente rassicurato Thomas. Si sedette sul divano, incuriosito dal fatto che Newt non l'avesse portato nella sua camera.
« Aspetta, vado a prendere il libro. »
Newt tornò dopo nemmeno un minuto, si sedette accanto a Thomas e cominciò a leggere.
 

*


« Thomas, ma mi stai ascoltando? »
Teresa lo stava guardando con un espressione inquietante, come se stesse meditando se ucciderlo o uccidersi.
Dove si trovava? Ah, sì! In classe. Bene, ora era connesso.
« Scusa, ho la testa un po' fra le nuvole. »
« Sì, questo lo vedo. Ti ho chiesto com'è andata ieri! »
Thomas sorrise involontariamente. Era proprio a quello che stava pensando prima. Era rimasto tutto il pomeriggio a casa di Newt, a farsi cullare dalla sua voce: non gli era mai piaciuto leggere, ma quel libro lo aveva... stregato? Incantato? Lo aveva affascinato a tal punto che quando Newt aveva chiuso e poggiato il libro sul tavolino di fronte a loro, Thomas, con la testa poggiata sulle gambe dell'amico, aveva protestato: "ma è già finito?". La risposta era stata che erano le nove e Thomas sarebbe dovuto tornare a casa.
Ci pensava da ore. Quasi non era riuscito a dormire, per colpa di quel ragazzo. Si era sentito così bene, sereno, con le farfalle nello stomaco per l'intero pomeriggio ma felice.
E, in più, non vedeva l'ora di uscire di nuovo con Newt. Questo era un problema, perché non sapeva bene come comportarsi: farsi avanti ed invitarlo ad andare, per esempio, al cinema? O aspettare che fosse lui a fare il primo passo? Newt si era reso conto della sua cotta per lui? Se sì, era un problema? Ricambiava i suoi sentimenti? Lo considerava un semplice amico?
Non aveva risposta a nessuna di queste domande. Nel pomeriggio aveva scritto a Teresa ed entrambi erano giunti alla conclusione che fosse meglio aspettare, e vedere come Newt si sarebbe comportato.



Quattro giorni dopo l'uscita per il Signore delle Mosche, Newt l'aveva invitato ad andare con lui ad un concerto. Thomas ovviamente aveva accettato, anche se non era tipo da concerto (ma ci andava con Newt, non poteva mancare).
Non si era aspettato nulla di simile.
Il posto era un locale minuscolo, dove suonava un gruppo metal capeggiato da un ragazzo dai capelli lunghi e la voce graffiante: non era il genere di Newt, Thomas l'aveva capito subito (dal modo in cui l'altro muoveva cautamente il piede al ritmo della musica, senza sbilanciarsi troppo) ma in un certo senso si vedeva che lo affascinava. E poi Thomas aveva capito, dopo un paio di canzoni, con Newt totalmente immerso nel ritmo pulsante: era la musica.
La musica doveva essere proprio importante per quella testa di caspio, come i suoi libri.
L'aveva assecondato sempre, nelle seguenti due settimane, ovviamente: Newt proponeva e lui lo seguiva. Non era importante dove andavano o chi suonava: l'importante era la musica e stare con Newt.

Non sapeva perché Newt avesse deciso di dover passare la maggior parte del tempo con lui.
Prima erano amici, certo, parlavano un sacco. Ma null'altro. Non erano mai usciti da soli, non si erano mai ritrovati da soli in un posto per più di cinque minuti.
Poi, da quella volta in cui Newt lo aveva trascinato a prendere in prestito Il Signore delle Mosche (benedetto sia il libro), dopo la sfuriata alla festa a casa di Sonya, avevano cominciato a frequentarsi.
Avevano cominciato a passare un sacco di tempo insieme, e la cosa peggiore era che la sua attrazione per Newt non era scemata, anzi.
Anzi.
Era aumentata, esponenzialmente, crescendo a tal punto che Thomas non sapeva più come gestire quel sentimento: quando ne parlava con Teresa lei scuoteva la testa e lo prendeva in giro, diceva che si era innamorato. Ma non era così, non proprio. Per lui era stato chiaro sin da subito che non provava per il ragazzo una semplice sentimento d'amicizia... ma innamorarsi? Non era un po' troppo?
Eppure, ciò che pian piano cresceva in lui era un sentimento molto più profondo di una fissa passeggera.
Ed era bellissimo, complicato, confuso: e Thomas non riusciva a capire.

Erano rientrati tardissimo, una sera dopo essere stati ad un concerto, e Thomas era troppo stanco per tornarsene a casa a piedi: allora Newt l'aveva invitato a dormire a casa sua (perché i suoi genitori, come al solito, non c'erano); in più aveva detto che non c'era nessun problema, e Thomas era davvero stanco -e forse anche un po' ubriaco.
Insomma, era entrato e Newt aveva acceso la luce e la sua camera era costellata di quadri dai colori caldi. Su una scrivania Thomas aveva intravisto uno schizzo a matita di un enorme roccia che spiccava sul mare. Gli aveva chiesto chi avesse disegnato tutto quello (l'artista era uno, si vedeva dal tratto sicuro e dagli stessi temi ricorrenti -mare, rosso, fuga, cielo).
E Newt era arrossito leggermente, un particolare che in seguito Thomas ricordò con curiosità, e aveva mormorato un io, prima di tirargli una cuscinata e di ordinargli di dormire.

« Tommy? »
La voce di Newt. Thomas si sollevò, stropicciandosi furiosamente gli occhi e cercando di capire se quel flebile suono non fosse stato solo frutto della sua fantasia. No, invece no. Si trovava nella stanza di Newt e l'amico era seduto accanto a lui, lo sguardo -che riusciva ad intravedere nella penombra della camera, un po' da folle.
« Tutto bene? » gli domandò, quando il biondino non fece segno di voler continuare a parlare.
Che idiota, certo che non va tutto bene. Newt si stava comportando in modo strano, e per un breve secondo Thomas ebbe il timore che fosse a causa sua, perché effettivamente stavano dormendo nello stesso letto ad una piazza e non sapeva se a lui quella cosa andasse bene.
Si rilassò quando sentì la mano di Newt tastare sul materasso, per cercare la sua: quella sensazione di pace durò poco, almeno finché Newt non trovò la sua mano e passò oltre. Passò oltre?
Non fece in tempo a realizzare cosa stesse succedendo che si ritrovò l'amico letteralmente spiaccicato su di sé.
Improvvisamente, sentì tutto e tutto insieme: il calore del corpo di Newt, la sua mano sulla schiena, il suo viso dalle guance umide, che aveva affondato nell'incavo del suo collo. Thomas aspettò qualche minuto in completo silenzio, perché non gli sembrava opportuno dire nulla, e si godette quelle sensazioni.
« Ti ricordi cosa ti ho detto qualche settimana fa, alla festa? Quando ho dato di matto? » mormorò ad un certo punto, mentre pian piano faceva scivolare la mano sotto la maglietta di Thomas e cominciava a disegnare linee immaginarie sulla pelle nuda della sua schiena.
« Mi stai chiedendo una frase in particolare? » chiese lui, tentando di concentrarsi. Era così vicino, e questo lo distraeva.
« "C'è qualcosa di sbagliato in me." Lo avevi detto anche tu prima, ma dopo io l'ho detto sul serio. C'è sul serio qualcosa di sbagliato in me. »
A questo punto Thomas era ancora più confuso: dove voleva andare a parare? Avrebbe finalmente scoperto qualcosa in più sul suo passato, quel passato che tutti sembravano temere? Newt si tirò su di scatto, non lasciando neppure a Thomas il tempo di abituarsi alla mancanza del calore del suo corpo. Si limitò a fissarlo per un po'.
« Penso sia anche per questo che mi piaci tanto. Non volevo dirtelo l'altra volta perché non volevo che tu ti allontanassi da me, che mi guardassi come mi guardano loro » si fermò, riprendendo fiato, e poi continuò « Amo stare con te perché non fai parte di quello che è successo prima. Non voglio mai più parlare del prima. Tutti sembrano non volerselo scordare, e lo so che si preoccupano perché mi amano... ma io non posso vivere così, capito? Con quel peso che mi porta sempre giù, quel peso di cui non riesco a liberarmi. Con te non me ne devo preoccupare, con te è un nuovo inizio, una nuova opportunità. »
Thomas pensò che il suo cuore stesse per scoppiare. Newt non si rendeva conto dell'effetto che quelle parole stavano avendo su di lui, non ne aveva la più pallida idea.
« Cosa ti è successo? » domandò allora, confidando nel fatto che l'amico stesse per rivelargli tutto.
Invece Newt si irrigidì. Thomas ebbe così paura di averlo irritato o messo a disagio che gli afferrò la mano e si avvicinò di nuovo a lui.
« Io non... non voglio parlare di questo. Non è quello che voglio dirti. Non voglio che tu sappia cosa è successo perché ho paura ch- che non mi guardaresti più nel modo in cui mi guardi ora. Avresti lo stesso sguardo di tutti gli altri. Voglio solo che mi perdoni, perché sono solo un egoista del cacchio, ma io... io non ce la faccio. »
Intanto, aveva cominciato di nuovo a piangere. Thomas cominciò ad accarezzargli i capelli con delicatezza. Non voleva dire più nulla. Voleva solo fargli capire che poteva contare su di lui, anche solo come un amico, che non voleva deluderlo.
« Ti amo perché sei l'unico che riesce a farmi respirare, sai, Tommy? Una cosa da egoista, sì, ma è questo quello che sento. »
A quel punto Thomas non riuscì a non irrigidirsi. Conosceva benissimo il concetto di amore di Newt (amore per gli amici, non l'amore di due amanti) ma quelle parole lo avevano comunque colpito. Probabilmente Newt gli stava dicendo tutte quelle cose perché pensava che non se ne sarebbe ricordato, il giorno dopo, a causa della sbronza. Per qualche secondo Thomas ebbe paura che sarebbe andata così: ma poi guardò Newt che si riaccoccolava sul letto, stavolta vicino a lui, e ebbe la certezza che quelle parole sarebbero rimaste con lui per molto tempo.
In quel momento, non gli importava della terribile cosa che era successa a Newt. Voleva solo stare con lui e renderlo felice. Null'altro.



 

Newt era un artista ed amava un sacco di cose.
Thomas pensava che doveva essere una semplice conseguenza logica: era un artista, e perciò amava un sacco di cose. Prestava attenzione ai particolari più invisibili, prendendoli e rendendoli importanti (un po' come lui, insomma, l'aveva preso e gli aveva dato un qualcosa di speciale a cui aggrapparsi). Faceva attenzione ai colori e alle forme, ai suoni e alle parole. Tutto era importante, nulla era da trascurare, e tutto poteva essere bellissimo. Tutto.

Da quando erano diventati amici Thomas aveva cominciato a riflettere sul significato dell'amore.
Non ci aveva mai pensato veramente, l'aveva dato sempre per scontato. Ma ora, più osservava Newt, più si avvicinava a capire cosa potesse essere.
Newt amava Minho, Brenda, Teresa, Aris, Harriet, Sonya, Frypan, Winston e persino Gally (che era davvero antipatico a volte).
Newt amava la musica e amava i libri, amava i suoi quadri e amava la pioggia.
Amava l'odore della benzina e quello di un libro nuovo.
Amava il cielo e i suoi colori al tramonto.
Amava il suo cane (un cucciolo di Border Collie che aveva adottato da poco), amava i suoi genitori (anche se non c'erano mai), amava le parole e il formaggio, amava i suoi amici -di nuovo, perché fra tutto erano loro i più importanti.

Newt amava un sacco di persone ed un sacco di cose, con una forza ed una determinazione che facevano venire a Thomas le farfalle nello stomaco, per quanto erano forti e potenti.
E amava anche Thomas. Quella consapevolezza gli faceva venire il mal di testa.

Era una consapevolezza che avrebbe preferito non avere, perché Newt era un suo amico e Thomas non pensava sarebbe mai potuto essere qualcosa di più: l'unica cosa che lo rincuorava era proprio ciò che più lo faceva soffrire.
Newt lo amava.

 

 

 

 

 


 


p.s: perdonatei il momento fangirl ad inizio capitolo, ma Newt e Teresa che fangirlano su saghe & Co. sono uno dei miei sogni erotici metaforici.


Alice's Space (ovvero la mente bacata che ha partorito questa storia):
Hello, people! *saluta con la manina*
Perdonatemi il ritardo ma è stato un periodo difficile per quanto riguarda lo studio!
Comunque :D Nuovo capitolo! Ditemi voi: vi piace? è orribile? Accetto davvero qualunque parere :3
Benebene, non ho nulla da dire! Solo una cosa: spero che si sia capito che i sentimenti di Newt sono... confusi? Diciamo confusi. Va bene, devo andare a studiare, ci si vede al prossimo aggiornamento :*

Alice.

 

 

  
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