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Autore: Ale Villain    19/01/2015    0 recensioni
“Prendi fiato, Ambra” disse lui “Non ti voglio fare niente”
“Come sai il mio nome?” s’incupì lei, traendo un profondo respiro e cercando di calmare il battito accelerato del cuore. Lui ghignò e Ambra notò, grazie a questo suo gesto, che il ragazzo aveva dei canini leggermente più lunghi e affilati del normale.
“So molte cose su di te” rispose lui, incrociando le braccia al petto “Anche cose che non sai nemmeno tu”
---
“E adesso cosa c’è?” fece Martina con stizza, posando a terra i sacchetti della spesa e incrociando le braccia al petto. Ambra era ancora a labbra socchiuse e aveva, dipinta sul suo viso, un’espressione sconvolta e incredula. Né Martina né Ambra ci stavano capendo qualcosa riguardo a quella situazione, chi per un motivo chi per un altro.
“Dov’è Karim?” esclamò Ambra, alzando di scatto la testa e fissando le proprie iridi verdi in quelle azzurre dell’amica. Questa corrugò la fronte.
“Chi è Karim?”
Ambra sentì di avere un mancamento.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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MissingMomentElements10
 
 




 
“Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano,
e che magari la vita gli offre in modo generoso;
oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto
che si presentano sempre nel momento giusto”

 
 
 
 
In un modo o nell’altro, Daniel e Karim si ritrovarono davanti al supermercato dove dovevano essere andate, non molto tempo prima, Ambra e Martina. O meglio, quello che rimaneva del supermercato: la struttura con le colonne portarti e il tetto erano rimasti praticamente intatti, ma il resto era andato completamente distrutto. All’interno dello scheletro del market, non rimaneva altro che polvere, detriti e, probabilmente, qualche cadavere. Sembrava esserci stata un’esplosione, ma, a quanto pare, Martina si era dimenticata quel particolare. O forse non se ne era accorta. Anche se un’esplosione non era, di certo, una cosa che passava inosservata.
“Martina non ha detto che il supermercato si è distrutto” commentò Daniel, guardando con preoccupazione ciò che rimaneva della struttura che si ritrovava davanti. Anche Karim era parecchio sconcertato per quello che stava vedendo.
“Non abbiamo sentito nessun botto” disse appunto il ragazzo, marciando avanti e indietro, con lentezza, di fronte a quel cumulo di macerie. Daniel si era fermato di fronte all’entrata e continuava a osservare l’interno. Solo qualche giorno prima era andato lì per comprare da mangiare e ora si ritrovava davanti solo detriti e ceneri.
“No, infatti” confermò Daniel, annuendo “Martina ha parlato solamente di un flash bianco”
“A me suona strano anche questo” mormorò Karim, scavalcando un cumulo di prodotti completamente bruciati e aggirandosi nel market. Le persone intorno, intanto, li osservavano preoccupati, ma evitavano di intervenire in qualche modo. Avevano capito, per via del loro aspetto, che quei due ragazzi erano due cacciatori; forse era principalmente per questo che stavano alla larga da quel posto.
“Entri?” chiese stranito l’amico, osservando il cacciatore aggirandosi tra i vari reparti. Ovviamente non c’era assolutamente niente, a parte cumuli di polvere, cenere e resti di prodotti. Karim però era abbastanza sospettoso: perché Martina non aveva parlato di nessuna esplosione? E perché era ridotta in uno stato… indefinibile?
“Sto solo cercando… qualcosa” fece Karim, mentre si aggirava, con fatica, all’interno della struttura “Qualcosa che mi faccia capire di più”
“Non so cosa troverai là dentro” rispose Daniel con poca convinzione, mentre osservava l’amico dirigersi tra quello che rimaneva dei vari reparti. Karim lo ignorò, continuando la ricerca.
Dopo un buon quarto d’ora, Karim decise che era meglio uscire da quel posto. Non avrebbe trovato niente, se ne convinse pure lui, purtroppo. Inoltre,  l’odore che emanava quel posto non era di certo uno dei migliori. All’improvviso, qualcosa attirò la sua attenzione: da uno degli scaffali che erano caduti per terra, si sentiva un rumore simile al battito cardiaco. Era sicuro provenisse da sotto quello scaffale, poiché se anche si allontanava di pochi passi, il rumore era già meno chiaro e udibile. Si avvicinò con riluttanza allo scaffale e si abbassò alla sua altezza. Lo afferrò, da sotto, con entrambe le mani e lo sollevò quanto bastava per mostrargli la fonte di quello strano e sinistro rumore.
“Daniel” esclamò Karim, voltando la testa nella direzione del ragazzo “Vieni qui”
Il ragazzo non ci pensò due volte e si avvicinò, dopo aver fatto slalom tra le varie montagne di detriti, all’amico accovacciato per terra, che stava sollevando una parte dello scaffale.
“Cosa c’è?” domandò, non capendo come mai il ragazzo era lì e stesse tenendo sollevata quella struttura.
“Tienimelo su” rispose il cacciatore, indicando lo scaffale sopra la sua testa con un cenno del capo. Daniel, anche se non ne capiva il motivo, diede il cambio a Karim, il quale allungò un braccio sotto allo scaffale e afferrò la fonte di quello strano rumore. Quando Karim si alzò in piedi, Daniel mollò la presa sullo scaffale, che cadde a terra con un tonfo, sollevando una gran quantità di polvere.
“Era lì sotto?” chiese Daniel con curiosità, avvicinandosi a Karim e osservando il piccolo oggetto luminoso che teneva fra le dita della mano destra. Il cacciatore annuì.
“Ma è un ago annulla poteri” constatò Daniel, osservando l’oggetto da diverse angolazioni. In effetti, aveva la forma di un ago in tutto e per tutto, anche se era più spesso degli aghi normali.
“No, non mi pare” ribatté Karim, rigirandoselo tra le mani e studiandolo attentamente “Pulsa. Questo vuol dire che è ancora in funzione”
Daniel corrugò le sopracciglia e la fronte, completamente spaesato e svanito.
“Ma gli aghi pulsano solo se sono ancora dentro al corpo della vittima”
“Appunto per questo non può essere un ago annulla poteri” continuò Karim “Ora che lo vedo meglio… mi sembra un ago illusorio
“Pensavo non esistessero” ammise Daniel, incrociando le braccia al petto con preoccupazione. Sapeva soltanto dell’esistenza degli aghi annulla poteri, diffusissimi sia nel Mondo Elements che in quello dei cacciatori. Lui stesso ne aveva provato uno sulla propria pelle e non era stata, certamente, un’esperienza leggera e piacevole. Oltre ad annullarti i poteri, l’ago simulava una ferita da arma da fuoco e si rimaneva destabilizzati dal dolore; per questo era difficile da estrarre.
“Appena viene a contatto con la pelle, viene scagliato via provocando… un enorme flash” concluse, aprendo maggiormente le palpebre. Ecco quindi spiegato il motivo del flash visto da Martina, subito dopo quella sorta di scossa sismica.
“Bianco?” chiese Daniel. Karim storse la bocca.
“Non sono sicuro del colore del flash, a dire la verità” confessò “Ma potrebbe anche esserlo”
Daniel sospirò, guardando il suolo.
“Potrebbe essere opera di Lyun?” tentò quest’ultimo, rialzando lo sguardo verso Karim “Magari fa parte di un piano”
“Peccato che abbiamo trovato l’ago” concluse Karim, pensieroso “Non sempre i piani finiscono nei modi che abbiamo stabilito. E io ne so qualcosa”
 
**
 
La routine quotidiana stava distruggendo la ragazza. Non aveva idea del perché si era ritrovata in quella realtà parallela, né quanto ci sarebbe dovuta rimanere. E se fosse stata davvero quella la sua vita? Il Mondo Elements non esisteva. E quindi, di conseguenza, nemmeno Karim. Si prese la testa tra le mani e osservò le coperte che le coprivano entrambe la gambe. Si era già fatta milioni di volte quel discorso e ogni volta diventava sempre più doloroso. Non riusciva a prendere confidenza con il fatto, non riusciva ad accettare che ciò era stato tutto frutto della sua mente. Martina, inoltre, non sembrava volerle dare una mano in nessun modo. Non voleva neanche provare a capire cosa avesse esattamente sognato (se poi era davvero così). Ma il fatto più strano era, sicuramente, suo fratello Giovanni. Ogni volta che gli chiedeva qualcosa riguardo al suo passato, lui spalancava la bocca e arrivava sul punto di attaccarla; e Ambra, ogni volta arrivata a quel punto, si svegliava di colpo nel cuore della notte.
Anche in quel momento, si ritrovava da sola nella sua camera nel cuore della notte, poco dopo che suo fratello ebbe lasciato la stanza.
“Cosa diavolo sta succedendo?” mormorò a voce bassa, mentre stringeva le lenzuola tra le dita, tremante.
Il giorno dopo era, fortunatamente, domenica e Ambra ne approfittò per dormire fino alle dieci e mezza del mattino, all’incirca. Non aveva recuperato il sonno perduto durante la notte, ma per lo meno si era alzata più riposata del solito. Il fratello, intanto, stava ancora dormendo.
Mentre faceva un’abbondante colazione, controllò il tempo fuori dalla finestra: faceva freschino, ma fortunatamente un timido sole stava facendo capolino da dietro le colline che si intravedevano da quel balcone. Decise che avrebbe fatto una passeggiata. Era ormai passata una settimana da quell’accaduto al supermercato e non aveva ancora avuto il privilegio e il tempo di passeggiare per la periferia di Milano in completa solitudine, a pensare all’aria aperta e a mente lucida.
Non se la sentiva di svegliare Giovanni solamente per avvertirlo che sarebbe uscita, così gli lasciò un post-it attaccò alla porta di camera sua, per essere sicura che lo leggesse.
Una volta fuori, iniziò a camminare senza sosta e senza una meta ben precisa. Incontrò alcuni suoi conoscenti, ma non si fermò a chiacchierare con nessuno di loro. La sua mente era completamente occupata da un unico pensiero che la notte, la maggior parte delle volte, la faceva restare sveglia fino a tardi.
Si rese conto di stare camminando già da parecchio tempo quando si ritrovò in una zona di campagna abbastanza distante dalla sua abitazione e le gambe iniziavano a farle male, insieme alle caviglie. Si fermò e rimirò il paesaggio, che non contribuì a migliorarle l’umore: nonostante quella distesa verde e gialla le piacesse moltissimo, non faceva che ricordarle in un modo assurdo la Regione della Terra. E Ginevra. E Karim. Ormai ne era certa: faceva malissimo la sua assenza, sia fisicamente che psicologicamente. Le mancava davvero molto, quel ragazzo: le mancava il suo carattere scontroso e irrequieto, impulsivo e coraggioso. Ma le mancava anche la parte dolce del suo carattere. La tranquillità e l’attento senso protettivo che riservava solo a lei e a lei soltanto, il preoccuparsi nei suoi confronti, la gelosia dimostrata in alcuni casi. Cos’era per lei, Karim? E chi era lei, per lui?
Si ricordò un episodio avvenuto all’incirca un paio di mesi prima, in cui aveva avuto davvero paura di perderlo.
 
 
Sentì qualcuno ringhiare alle sua spalle. Ambra posò con estrema lentezza il coltello per terra e, con altrettanta calma, si voltò completamente. Karim era di fronte a lei: gli occhi erano diventati rossi, i canini si erano allungati più del solito ed erano sporchi di sangue e gli artigli erano più lunghi e appuntiti, oltre che più taglienti. La ragazza deglutì a vuoto. Cosa doveva fare? Scappare? O rimanere lì? Se rimaneva immobile e con lui, però, non era sicurissima che si sarebbe salvata; Karim non sembrava riconoscerla, in quello stato. Eppure lei se lo doveva aspettare: il ragazzo l’aveva avvertita che, una volta entrati in quella particolare foresta, l’aura presente tra le fronde avrebbe sortito un effetto di quel genere su di lui. L’aveva anche avvertita del fatto che se lui avesse provato a farle del male, lei avrebbe dovuto reagire. Avrebbe dovuto ucciderlo, se fosse stato necessario. Ambra deglutì nuovamente, a quel pensiero. Sperò di non dover arrivare a tanto, molto probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
“Karim…” mormorò, muovendo un passo verso di lui. Il ragazzo continuò a ringhiare e scroccò le dita della mano destra, mettendo in bella mostra gli artigli. Ambra sospirò preoccupata.
“Non ti avvicinare…” sibilò Karim, con preoccupazione. Una parte di lui combatteva per non arrivare a fare del male alla ragazza, l’altra parte cercava di prevaricare per compiere un altro spargimento di sangue.
“Karim” ripeté nuovamente “Karim, sono io… sono Ambra”
Anche il ragazzo mosse un passo verso di lei, ma invece che risponderle in qualche modo la afferrò per le spalle in modo brusco. La ragazza iniziò a gemere di dolore non appena sentì gli artigli del ragazzo conficcarglisi nella pelle. Erano veramente troppo appuntiti.
[…]
La ragazza osservò dei rivoli di sangue percorrere le proprie braccia, partendo dal punto in cui Karim aveva posato le mani. Il dolore iniziava ad essere lancinante, così, con uno scatto fulmineo, si staccò bruscamente dalla sua presa, facendosi ancora più male, si abbassò e afferrò il coltello. Il ragazzo la osservò irato: come aveva osato sfuggire a lui in quel modo?
Ambra tenne l’arma pronta in caso di bisogno. Karim mosse un braccio per provocarle un’altra ferita. Ambra mosse il coltello alla cieca e lo ferì ad una spalla, che iniziò a sanguinare. Karim si accasciò a terra. Era davvero bastato così poco?
Ambra gettò il coltello per terra e si inginocchiò di fronte al cacciatore ferito.
“Karim?” chiese preoccupata. Era stata un’esperienza bruttissima anche solo ferirlo, figuriamoci se avesse dovuto ucciderlo.
Il ragazzo prese un paio di respiri, tossì un paio di volte e alzò gli occhi verso il volto della ragazza. Gli occhi stavano, lentamente, tornando normali.
“Ambra…” mormorò lui, deglutendo e tenendosi la spalla ferita. Si accorse di ciò e tolse la mano, guardando il palmo insanguinato. Poi guardò Ambra, la quale si morse il labbro inferiore.
“Scusami Karim, io…”
“No” la bloccò sul nascere lui “Hai fatto bene”
Ambra abbassò lo sguardo. Karim si accorse solo in quel momento delle ferite della ragazza.
“Te le ho procurate io?” chiese. Ambra alzò lo sguardo verso di lui e annuì debolmente. Il ragazzo sospirò.
“Dio…” fece lui “Perché non mi hai fermato prima?”
“Non ce l’avrei fatta” ammise lei.
“Ti è andata bene che l’effetto è durato poco” continuò lui “Devi farmi del male subito quando succede, hai capito?”
Ambra abbassò lo sguardo ma non rispose.
“Non voglio più arrivare a farti del male”
La ragazza, come risposta, gli accarezzò debolmente il viso.
 
 
Fu, ad un certo punto, distratta dai suoi pensieri per via di uno strano riflesso che vide in alto nel cielo. Alzò gli occhi, ma fu costretta ad assottigliare le palpebre e a farsi ombra con la mano sinistra. Non sembrava provenire da sole, quel riflesso. Più che altro, sembrava che qualcuno stesse utilizzando uno specchio per accecarla. Si voltò dall’altra parte per evitare di ritrovarsi di nuovo contro quella luce accecante, ma tale gesto risultò inutile. Anche a sinistra, infatti, era presente quella luce bianca, che colpì ancora la ragazza in pieno volto. Decise di spostare lo sguardo sul terreno sottostante; la luce non la colpì più, però, in quel momento, non riusciva a distinguere bene il suolo, poiché vide tutto a macchie colorate. Notò che un altro fascio di luce bianca era presente di fronte a lei e, senza pensarci, alzò lo sguardò. Si pentì quasi all’istante di quella scelta e indietreggiò senza volerlo, poiché quella potente luce sembrava avvicinarsi sempre di più alla ragazza. Ad Ambra bruciavano gli occhi e non riusciva a capire dove si stesse spostando. Ironia della sorte, inciampò su una protuberanza del terreno – non capì precisamente cosa fosse – e finì con i glutei a terra. Iniziò a lacrimare sia per il dolore all’osso sacro, sia perché i suoi poveri occhi non riuscivano più a stare aperti per via di quella luce. Piano piano, divenne tutto completamente bianco, tanto che non riuscì a distinguere più nemmeno la propria figura. Intanto, distinse due occhi di sopra di lei che la guardavano preoccupati. Credette di morire, ma nel senso buono del termine.
 
 
“Dobbiamo fargli perdere lucentezza” spiegò Ginevra, mentre sfregava, con una spugna rigida, l’ago che le avevano portato Karim e Daniel poco prima “Più brilla, più l’allucinazione sembra reale e duratura. Non deve più emanare luce”
Karim osservò attentamente l’operazione che stava compiendo la donna, a braccia incrociate. Sperò che Ginevra non si stesse sbagliando e che, in questo modo, Ambra si risvegliasse da quell’allucinazione che stava vivendo. Chissà poi cosa stesse sognando la ragazza. Non aveva un’espressione molto felice sul volto.
“Serve qualcosa in particolare per pulire l’ago?” domandò Daniel, affiancandosi alla donna. Questa scosse la testa.
“No, per fortuna” disse, con un sospiro. Era da minuti interi che tentava di opacizzare l’ago, mettendolo sotto l’acqua ghiacciata, e le mani iniziavano a risentire il problema del freddo.
“Non tutti sanno che basta dell’acqua fredda” spiegò lei, senza mai smettere di strofinare “Il problema è che nessuno sa quanto ci vuole”
Karim sospirò preoccupato e irato. Possibile che ogni volta che volevano qualcosa da lui dovessero prima colpire Ambra? Sempre se, poi, questo sconosciuto stesse puntando davvero al ragazzo.
“Ragazzi” disse ad un tratto la donna “Inizia a non brillare più”
Sia i cacciatori che Martina, che era rimasta seduta accanto ad Ambra tutto il tempo, si avvicinarono alla donna, accerchiandola completamente. L’ago, in effetti, aveva smesso di emanare quella strana e fastidiosa luce e sembrava, a prima vista, pulsare molto meno. L’acqua e le dita callose della donna, per via di tutto il lavoro svolto durante i suoi sessant’anni, stavano sortendo l’effetto desiderato.
“Okay… ci sono quasi…” disse in un sibilo Ginevra, dando l’ultima e definitiva passata sulla superficie dell’ago. Non chiuse l’acqua e non smise di fregare sull’ago fino a quando non fu sicura di aver eliminato anche l’ultimo briciolo di luminosità.
“Finito” dichiarò alla fine, stremata, mentre chiudeva l’acqua e posizionava l’ago sul piano di lavoro.
“Ambra…” mormorò Martina, avvicinandosi alla ragazza che stava continuando ad assumere smorfie di dolore, muovendosi leggermente. Anche Karim si voltò nella direzione della ragazza, che ancora non accennava a svegliarsi.
L’oggetto luminoso, però, in quel momento sembrava un comunissimo ago da cucito più spesso del solito. Ginevra mise via la spugna, si asciugò le mani in un panno e si avvicinò, insieme gli altri, al divano su cui era sdraiata la ragazza.
Ambra, inizialmente, non si mosse. Poi, sempre con molta lentezza, spostò la mano sinistra sui propri occhi, come a volersi coprire. Emise un gemito di dolore e tolse la mano dagli occhi, mantenendo le palpebre serrate. Socchiuse le labbra come in cerca di aria e, infatti, trasse dei lunghi respiri.
Finalmente, iniziò a stringere le palpebre e ad aprirle lentamente. Le richiuse più volte per via della luce, alla quale si doveva abituare, ma alla fine riuscì a tenerle aperte. La prima cosa che vide furono gli occhi di Karim che la scrutavano con preoccupazione e sospetto. Una volta che la ragazza ebbe messo a fuoco la stanza, il ragazzo si sedette di fianco a lei.
“Tu mi vuoi male” sussurrò, in tono divertito “Mi fai sempre preoccupare”
“Karim…” mormorò lei a fatica “Cos’ho fatto?” domandò lentamente e a bassa voce. Karim  rise leggermente.
“Niente” rispose, dandole una leggera carezza su una guancia, col dorso della mano destra. Non appena il ragazzo la toccò, Ambra spalancò le palpebre e si tirò su a sedere di scatto. Gli altri tre rimasero immobili ad osservarla, cercando di capire il perché di quella reazione.
Ambra si guardò intorno: Ginevra, la casa, Martina, Daniel. Karim. Erano lì, davanti a lei. Era nel Mondo Elements. Non stava sognando.
“Sono nel Mondo Elements…” si disse, continuando a guardarsi intorno, in cerca di conferma.
“Certo, Am” disse Martina, avvicinandosi a lei “Perché?”
Ambra alzò lo sguardo verso la ragazza.
“Cos’avete fatto durante questa settimana?” domandò la rossa. Martina si scambiò uno sguardo stranito con i ragazzi e con Ginevra.
“Una settimana?” ripeté Martina, senza capire.
“Ambra, guarda che hai dormito solo qualche ora” disse Ginevra, avvicinandosi a sua volta. La ragazza rimase di sasso per qualche istante. Come solo qualche ora? Il “sogno” era durato una settimana, aveva vissuto momento per momento.
Aveva bisogno di assicurarsi che tutto quello stava accadendo veramente. Quando si era ritrovata nel Mondo Reale, doveva far capire alla Martina di quel mondo che il Mondo Elements esisteva. Ora si ritrovava nella realtà, a spiegare che quello che era vissuto sembrava averlo vissuto davvero. Non ci stava capendo più niente nemmeno lei. Sospirò affranta.
“Hai voglia di raccontarci cos’è successo?”
La ragazza guardò Martina.
 
 
**
 
 
“Dio” commentò Martina, rabbrividendo al solo pensiero “Che brutto”
“Non dirmelo” sospirò Ambra, rallentando il passo senza accorgersene “E tu non volevi nemmeno capire”
Martina guardò la ragazza con tristezza. Lei, la vera Martina, non si sarebbe mai comportata in quel modo con Ambra; soprattutto se quest’ultima aveva un problema che non riusciva a risolvere. Karim e Daniel, invece, avevano proposto alle due di accompagnarli al supermercato e fargli vedere meglio la scena successa qualche ora prima. Non avevano ancora parlato, con le ragazze, del fatto che il supermercato era andato distrutto e volevano vedere se loro avessero assistito a quel momento. Entrambi ne dubitavano, anche se non ne capivano il motivo. Semplicemente per il fatto che un’esplosione non è una cosa da poco e che si può non notare.
“La parte peggiore credo sia quella di Giovanni”
Karim aguzzò l’udito.
“Era esattamente uguale al Giovanni della realtà” spiegò la ragazza all’amica, gesticolando “Però appena gli chiedevo qualcosa sul mio passato… impazziva!”
Martina annuì comprensiva. Karim, invece, continuava a domandarsi chi poteva essere questo Giovanni.
“E ogni volta che succedeva, due secondi dopo mi risvegliavo nel mezzo della notte, con lui di fianco che mi chiedeva come stessi” concluse la rossa.
“Non so perché” fece la riccia, voltando la testa nella sua direzione “Ma mi mette ansia, questa situazione”
“Non dirmelo” annuì Ambra “La cosa peggiore era che sembrava tutto vero”
Fu il turno di Martina di sospirare, frastornata quasi quanto l’amica per la storia che quest’ultima le stava raccontando.
Karim, intanto, si continuava a domandare chi era il ragazzo che Ambra stava continuando a nominare nel suo discorso. Probabilmente si stava facendo inutili pare, perché era possibile che lui fosse il…
“Ambra, ma chi è Giovanni?” chiese Daniel, dietro di lei. La rossa voltò qualche istante la testa verso di lui, poi ritornò a guardare la strada.
“Mio fratello” rispose. Daniel si voltò verso Karim, come se avesse intuito la sua domanda silenziosa, e gli sorrise compiaciuto. Karim gli riservò un’occhiataccia, ma si sentì stranamente più leggero.
“Cos’è successo al market?” chiese Ambra allibita, arrivando davanti alla struttura quasi completamente distrutta. Martina si affiancò a lei, rimanendo a bocca spalancata per quella visione.
“Tu non ne sapevi nulla?” domandò Daniel, posizionandosi di fianco alla riccia, che non staccava gli occhi – come Ambra – dall’ex supermercato. Martina scosse lentamente la testa.
“No, era…” iniziò, titubante “Era intatto quando ce ne siamo andate”
“Ambra” chiamò Karim, iniziando a farsi strada tra i detriti che si erano accumulati in tutti i punti. La ragazza si voltò verso di lui e lo raggiunse, cercando di scavalcare e aggirare i resti del supermercato. Notò che, però, lo scheletro era ancora quasi completamente intatto e si distinguevano alcune parti del market.
“Dov’eri quando è successo… quello che è successo?” chiese Karim, non sapendo come definire bene l’accaduto. La ragazza ci pensò qualche istante, poi ricordò.
“Lì” disse, indicando con la mano destra un punto del supermercato, dove prima c’era, a grandi linee, il bancone della frutta “Eravamo più o meno in quella zona”
il ragazzo annuì e calcolò, brevemente, la distanza dal punto che gli aveva indicato la rossa e il punto in cui si trovavano loro due. Karim l’aveva portata, infatti, nel punto in cui aveva ritrovato l’ago.
“Sai cosa ti è successo?” domandò lui, guardandola. La ragazza scosse la testa.
“Ti hanno colpito con un ago illusorio” spiegò lui. La ragazza lo guardò stranita e incredula.
“Davvero?” chiese, per avere un’ulteriore conferma.
“Davvero” rispose lui “E qui, io e Daniel abbiamo trovato l’ago”
Ambra guardò per terra e notò i vari detriti. Solo un occhio attento e sovraumano, come potevano essere quelli di Karim e Daniel, avrebbero notato un aghetto sottile e piccolo in mezzo a tutta quella montagna di roba.
Un rumore in lontananza li distrasse. Si accorsero che proveniva dal punto in cui si trovavano Martina e Daniel. Ambra stava già per raggiungere l’amica, ma la mano di Karim sul suo polso sinistro la bloccò.
“Ambra” fece lui, serio “Tu adesso mi devi ascoltare attentamente”
La ragazza rimase immobile e si voltò verso di lui, ricambiando lo sguardo del ragazzo.
“Promettimi che mi resterai sempre vicina. Sempre” disse Karim “E che se ti trovi in pericolo, troverai un modo per salvarti. Indipendentemente da me… e da lei” e indicò, con un lieve cenno del capo, la riccia di fianco a Daniel. La ragazza si voltò nella direzione indicata dal ragazzo. Si rivoltò, verso il cacciatore, sospirando.
“Non sono così… egoista” sentenziò infine, abbassando lo sguardo. Karim si aspettava una risposta del genere dalla ragazza, perciò non si scompose più di tanto.
“Voglio che me lo prometti” continuò il ragazzo, avvicinandosi maggiormente a lei “Non so più cosa fare per tenerti al sicuro” concluse, alludendo a quando aveva cacciato la ragazza dal Mondo Elements. Ambra deglutì; in quel momento avrebbe anche potuto prometterglielo, ma non sarebbe mai riuscita a mantenere la parola data. Karim e Martina erano diventate tra le persone più importanti della sua vita. Come poteva abbandonarli, in caso di pericolo?
“La lontananza da noi ti ha reso troppo sdolcinato”
Karim alzò lo sguardò al cielo, in cerca dell’uomo che aveva parlato. L’aveva riconosciuta benissimo quella voce, era stato a stretto contatto con lui per un’infinità di tempo. Era stato il suo migliore amico.
“Dark” sibilò Karim, senza mollare la presa dal polso di Ambra, che si guardava intorno spaesata “Fatti vedere, bastardo!”
“Certo” rispose lui, continuando a non mostrarsi “Ma non qui”
 
Ambra si tirò su a sedere a fatica. La testa le doleva parecchio e non riusciva bene a mettere a fuoco la situazione. Cos’era successo? Ricordava solamente di essere andata al vecchio supermercato con Karim, Martina e Daniel. Poi avevano sentito la voce di Dark, lo stesso cacciatore nero che aveva conosciuto tempo prima, che sapeva essere una vecchia conoscenza di Karim. E infine niente.
“Karim?” chiese, sperando di non ritrovarsi sola. Era completamente buio e non riusciva a capire dove fosse. Sapeva solo di trovarsi su di un pavimento di pietra.
“Ambra?” rispose il ragazzo di rimando. Fortunatamente, la voce del ragazzo era a pochi metri di distanza da lei. “Stai bene?”
“Sì, ma non capisco dove siamo”
“Nemmeno io” ammise Karim, un secondo prima che le luci si accendessero. Entrambi si coprirono gli occhi con un braccio, essendo stati investiti da una forte luce. I due si resero conto di trovarsi all’interno di una piccola cella fatta interamente di pietra. Dall’entrata della cella spuntò Dark, che osservava i due con soddisfazione.
“Ciao, vecchio mio” disse quest’ultimo, osservando Karim alzarsi dal posto in cui era e posizionarsi di fronte a lui.
“Dove ci hai portato?” chiese Karim. Dark sorrise.
“In una delle mie segrete” spiegò lui con tranquillità “Mica posso lasciarvi girare liberi”
Detto questo, fece un cenno con la mano a due cacciatori neri dietro di lui, che superarono Karim e Dark per dirigersi verso l’unica ragazza della stanza. La presero per le braccia e la costrinsero ad uscire da lì.
“Lasciatemi!” esclamò la ragazza, dimenandosi nel tentativo di sfuggire alla presa dei due, che la stavano portando da un’altra parte. Dark mosse nuovamente le dita della mano destra e il cancello della cella in pietra, in cui si trovava ancora Karim, si chiuse, lasciando dentro il ragazzo. Questo si avvicinò alle sbarre d’acciaio.
“Portatela di là” ordinò il capo ai due, che eseguirono senza obiezioni. Ambra continuò a dimenarsi, mentre Dark iniziò a seguirli.
“Dark!” esclamò Karim “Dark! Bastardo, non ti azzardare a toccarla!”
Il ragazzo interpellato si voltò leggermente verso di lui; gli regalò un sorriso malizioso e poi sparì insieme ai due.
L’ultima cosa che sentì fu la ragazza che gridava il suo nome. Brutto scherzo del destino: qualche attimo prima le aveva fatto promettere di restargli vicino. Per lo meno le aveva anche fatto promettere che si sarebbe salvata in qualsiasi situazione, senza pensare a lui o a Martina.
Aspetta un attimo… lei, alla fine, non aveva promesso.
 
 
“Smettila di crucciarti” disse ad un tratto Dark, avvicinandosi alla cella di Karim, che non aveva fatto altro che ringhiare e “limarsi” gli artigli per tutto il tempo in cui era stato lì dentro. Non appena il cacciatore sentì la voce dell’ex amico, si voltò di scatto verso di lui e si avvicinò alle sbarre.
“Cos’hai fatto ad Ambra?” disse a voce alta, guardando Dark in cagnesco. Questo sorrise leggermente.
“Niente di cui lamentarsi, anzi” rispose vago, controllandosi gli artigli e soffiandoci su, con menefreghismo. Karim corrugò maggiormente le sopracciglia.
“Dannato” ringhiò “Se l’hai anche solo sfiorata…”
“Io?” ripeté incredulo Dark, ma in tono divertito “Io non le ho fatto proprio niente”
“Non mentire!”
“Perché ti ostini a pensare che le sia successo qualcosa?” domandò Dark, con sicurezza. Il ragazzo si bloccò.
“Non ti senti tranquillo se non è con te, dico bene?” continuò il cacciatore, sapendo di stare toccando un tasto dolente per il ragazzo di fronte a lui “Sai, certe volte mi manca il vecchio Karim. Quello che si fotteva di tutto e tutti, scontroso ed egocentrico. Quello che da arrabbiato faceva stragi. Il mio vecchio amico
Karim rilassò i muscoli facciali. Era strano sentire parlare Dark in quel modo, soprattutto dopo mesi di puro odio e niente di più. Anche a lui mancava tremendamente la sua amicizia e vicinanza, dopotutto era stato il suo migliore amico. Ne avevano condivise e passate tante insieme, sia esperienza belle che brutte. Erano cresciuti insieme, anche con la compagnia di Daniel. E poi era arrivato il piano di Lyun. L’invidia nei confronti dei poteri di Ambra l’aveva completamente accecata.
“Non fare di questo cambiamento una colpa a Lyun” disse Dark, come se gli avesse letto nel pensiero “La colpa è solo tua”
Karim non replicò. Dark, purtroppo, aveva pienamente ragione.
“Tu avevi un piano da svolgere. Non semplice, certo, ma se lo seguivi alla lettera avrebbe funzionato” sospirò Dark “Ma tu ti sei… innamorato di quella ragazza, che ha passato più tempo con gli umani che con altri elementi”
“Io non mi sono…” Karim venne interrotto da Dark, che parlò nuovamente.
“Non negare l’evidenza!” esclamò “Perché se ti dicessi che adesso Ambra è passata a miglior vita…”
Dark rise sornione di fronte alla reazione del ragazzo: spalancò le palpebre e serrò le labbra, ispirando irato.
Karim ci mise più del dovuto a elaborare la frase appena pronunciata dal ragazzo.
“Cosa?” chiese sconvolto, non volendoci credere. Sul volto di Dark si dipinse un’espressione di pieno soddisfacimento.
“Te l’ho detto” continuò Dark “E… no. Tu non la raggiungerai. Perché devi soffrire, così come sta soffrendo Lyun”
Karim stava già preparando una minaccia di morte nei suoi confronti, ma non riuscì ad esternarla poiché qualcuno aveva colpito Dark alla testa. Il ragazzo sbatté la fronte contro l’acciaio delle sbarre e cadde a terra, svenuto. O almeno, questo fu quello che credette Karim, prima di vedere il ragazzo conficcarsi in una delle armi che erano state poggiate per terra.
“Daniel?” vide Karim, mentre il ragazzo tentava di aprire la cella con le chiavi rubate poco prima. Karim evitò di guardare l’ex amico sanguinante per terra. Forse, quella era davvero l’unica cosa a cui non avrebbe voluto assistere.
“Non mi fare domande” disse Daniel con agitazione, riuscendo ad aprire la porta della cella “Non ho idea di dove le abbiano portate”
I due, con il cuore a mille, si fiondarono verso il corridoio in cui erano spariti i due cacciatori neri con Ambra, qualche ora prima. Non avevano idea di dove l’avrebbe condotti e, soprattutto, non sapevano se avrebbero ritrovato le ragazze. E se le avrebbero trovate vive.
 
“Perché siamo al supermercato?” gridò Karim, furioso. Dark lo stava prendendo in giro? Non era possibile che da quel corridoio fossero ritornati nel Mondo Elements davanti a quello che rimaneva del supermercato.
“Non lo so, Karim” rispose Daniel, furioso quanto lui. Non c’era traccia delle due ragazze da nessuna parte e non vi erano nemmeno i due cacciatori neri che le avevano portate via e che – Karim ne era sicuro – non avevano fatto ritorno in quella sorta di prigione.
“Ka… Karim…” fece ad un tratto Daniel, con voce spaventata. Karim si avvicinò e lo osservò preoccupato.
“Dimmi” rispose, studiando l’espressione dell’amico. Quest’ultimo indicò, tremante, il supermercato. Non c’erano più le impalcature che erano rimaste in piedi fino a qualche ora prima e vi era, solamente, un enorme cumulo di macerie dal quale non si sarebbe più riuscito a ricavarne niente.
“No… no…” iniziò Karim, addentrandosi nel cumulo “Dimmi che non è vero, dimmi che non è vero”
Daniel era immobile, paralizzato dalla paura e dalla possibile realtà dei fatti. Anche Karim era sconvolto allo stesso modo, ma si mise comunque a cercare tra i cumuli di macerie e detriti.
Non voleva crederci, non poteva essere vero. Le ragazze non potevano essere lì sotto, Dark non sarebbe arrivato a così tanto.
“Ambra” cominciò a chiamare sottovoce, nella speranza di veder spuntare la ragazza “Ambra..:”
Delle ragazze non c’era traccia e Daniel non lo stava aiutando in nessun modo. Avevano modi diversi di reagire ai fatti, ma certe volte sarebbe stato utile rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Anche quando sembrava troppo tardi.
Nonostante il pensiero iniziasse a pesargli come un macinio, il fatto di non aver trovato nessuna traccia delle ragazze lo fece leggermente rasserenare. Se fossero davvero state lì sotto, probabilmente i cadaveri sarebbe rinvenuti fuori. Scacciò dalla mente l’immagine di Ambra priva di vita e continuò a rovistare, spostando tutto quello che poteva e aprendo vari varchi, in modo da poter passare in tutto quel cumulo. Daniel decise di sbloccarsi e dare una mano all’amico, disperato quanto lui. Insieme a Karim, spostò il più possibile, in modo da cercare ovunque; ma delle ragazze, sembrava non esserci traccia.
“Merda” imprecò Karim tra i denti, mentre sollevava da solo interi scaffali “Merda”
“Karim” disse ad un tratto Daniel. Il ragazzo interpellato non ci pensò due volte ad avvicinarsi a lui.
Ciò che vide lo fece rabbrividire: Ambra e Martina erano distese per terra, piene di ferite e apparentemente senza vita. Daniel cacciò un gemito di felicità quando Martina aprì con fatica gli occhi.
“Sei viva” esclamò, stringendo la riccia al petto. La ragazza non ebbe la forza di parlare, semplicemente annuì con estrema lentezza.
Karim sollevò Ambra, Daniel sollevò Martina e insieme uscirono dal posto, portandole in un luogo più fresco e aperto, dove potessero respirare.
“Apri gli occhi, Ambra” continuava a ripetere Karim, lasciando la ragazza sdraiata, ma tenendole la parte superiore del corpo sollevata, di fianco a lui “Ambra…”
“Karim…” disse ad un tratto Martina, distesa per terra di fianco alla rossa “Io sono viva… perché ero in un punto più sicuro…. Ad Ambra è… caduto addosso uno scaffale”
“Non sforzarti troppo” fece Daniel con premura, abbassandosi su di lei. La ragazza deglutì a fatica, ma non staccò gli occhi da quelli di Karim, che ora era pieni solo di paura, terrore e rabbia. Riabbassò gli occhi sulla ragazza.
“Me lo dovevi promettere” disse, socchiudendo le palpebre “Che ti saresti salvata in qualunque situazione. Stupida”
Ambra non accennava a dare segni di vita. Martina lasciò perdere il dolore in tutto il corpo, facendo spazio ad un nuovo dolore. Daniel, per quanto felice della salvezza di Martina, era comunque frastornato per quanto accaduto ad Ambra. Karim era diventato apatico. Dopo poco, riappoggiò la ragazza per terra con delicatezza, si alzò e si diresse verso il bosco. Scroccò le dita della mano destra e preparò gli artigli.
Quanto accaduto non se l’era immaginato nemmeno nei suoi peggiori incubi. Non era una cosa a cui aveva pensato, nonostante il rischio l’aveva corso più e più volte. Non c’era dolore che poteva reggere con quello che stava provando lui. Non c’era nessuno che potesse capire quello che, in quel momento, stava provando lui. Stava letteralmente impazzendo. Qualsiasi cosa gli stava capitando a tiro, era oggetto di taglio per i suoi artigli. Aveva già fatto fuori una decina di alberi e arbusti e aveva a sua disposizione ancora una foresta intera. Ma non sarebbero bastate le foreste di tutti e tre i mondi per placare la rabbia che provava dentro di sé, in quel momento. Non si sarebbe mai placato, probabilmente. Non poteva neanche raggiungere la ragazza, dato che era difficile uccidersi, con quel corpo particolarmente forte e resistente che si ritrovava. Ma no, magari come Ambra era vittima di un ago illusorio che, la maggior parte delle volte, causano allucinazioni riguardo alle peggiori paure di ognuno. La rabbia aumentò nel momento in cui realizzò l’allucinazione di Ambra: in quella sorta di sogno, lui non esisteva. Era questa la più grande paura di Ambra? Il sapere che lui non c’era veramente? E perché lui lo capiva solo ora, quando… era troppo tardi? Ma troppo tardi per cosa, poi? Quello successo era ormai successo, non esisteva cura per quello e con il tempo non sarebbe cambiato assolutamente niente. Gli artigli iniziavano a fargli male, aveva perso il conto degli alberi tagliati. Non aveva idea di cosa stessero facendo Daniel e Martina. Diamine, perché lei si era salvata? Le fortune sempre agli altri, vero? Ma qui, probabilmente, c’entrava poco la fortuna. Dark voleva morta solo Ambra, di Martina non gliene fregava niente. Perché sempre Ambra?
Il tronco di quella quercia non si tagliò in due come quello gli altri alberi. Gli artigli gli facevano malissimo e… stava piangendo. Karim stava piangendo. Non se ne era nemmeno accorto che le lacrime avevano cominciato a scorrere a fiumi dagli occhi. Non gli era uscito neanche un flebile singhiozzo, niente di niente. Lui piangeva e soffriva in silenzio, come sempre. Ma questa volta, il suo dolore non sarebbe passato, di certo, inosservato. Dark aveva detto che gli mancava il vecchio Karim, che quando si arrabbiava faceva una strage. Probabilmente, allora, era tornato - il vecchio Karim - dato che in quel momento il ragazzo avrebbe fatto fuori chiunque gli sarebbe capitato davanti. La rabbia che sentiva dentro di sé non l’aveva mai provata prima di quel momento.
Fu solo la voce di Daniel a riportarlo alla realtà. Tornò dal ragazzo facendo fuori ancora qualche arbusto. Martina spalancò gli occhi non appena lo vide: le iridi gli erano diventate rosse, i canini e gli artigli si erano allungati più del solito. Faceva paura. Karim rimase sulla soglia della foresta, non si avvicinò più di tanto. La visione di Ambra in quello stato gli faceva girare la testa.
La cosa che, però, sconvolse maggiormente i due furono le lacrime presenti negli occhi e sul volto di Karim. Nessuno dei due l’aveva mai visto piangere e vederlo lacrimare per quel motivo significava solo una cosa.
“Tu… tenevi ad Ambra…” disse Martina, guardando Karim. In quel momento aveva un sincero timore che potesse attaccare anche lei, solamente per il fatto che si era salvata, a differenza di Ambra. Karim non rispose, semplicemente si sedette per terra con poca grazia e incrociò gambe e braccia.
“Karim… senti…”
“Non ho voglia di ascoltarti” rispose Karim bruscamente, senza staccare gli occhi dal terreno e ignorando la voce della ragazza. Questa sospirò, ma non si arrese.
“Ascoltami, solo un attimo” continuò la ragazza. Karim non rispose, ma Martina interpretò la frase come un muto Vai avanti. La riccia si voltò verso la ragazza alla sua destra e le prese la mano. Era gelida.
“Ha una ferita molto vicino al cuore, che sta sanguinando da molto” spiegò la ragazza “Se la copri… forse…”
“Se è morta non la si può riportare in vita” esclamò il ragazzo, lasciando trapelare il dolore che provava e scandendo le parole con voce rotta. Martina e Daniel si stupirono di quel tono, che non aveva mai usato con nessuno, prima d’ora.
“Forse c’è una speranza” disse Martina, deglutendo “Ti prego…”
Karim decise di alzare gli occhi rossi verso la ragazza. Adesso anche lei stava piangendo, avendo realizzato lo stato dell’amica di fianco a lei. Si conoscevano da tantissimo, le due ragazze. Avevano passato l’infanzia e l’adolescenza insieme, anche se avevano litigato spessissimo. Non avrebbero mai voluto far finire l’amicizia in quel modo violento, brusco e per niente giusto. Aveva solo diciotto anni. Avrebbe avuto ancora un futuro e una vita intera, davanti.
“Karim…” sussurrò nuovamente la ragazza. Il ragazzo sospirò con fare scocciato; se lo sentiva che sarebbe stato inutile, non esisteva ancora una cura che riportava indietro i morti. E a Karim non piaceva perdere tempo per cose futili. Ma una cosa era certa: si sarebbe vendicato e la sua vendetta sarebbe stata ricordata da tutti.
Il ragazzo si avvicinò alla rossa e si piegò su di lei. Le alzò lentamente la maglietta dalla parte di sinistra, deglutendo, e controllò la ferita. C’era un profondo taglio poco sotto il seno sinistro; la ferita aveva mancato il cuore di molto poco. Karim, con agitazione, posò le dita della mano sinistra sulla ferita, utilizzando il potere dell’acqua per idratare la pelle di quel punto e tenere bagnata la ferita, in modo che il sangue si fermasse. Ci mise del tempo, ma ne valse la pena, poiché la ferita smise di sanguinare. Ci sarebbero volute le bende di Ginevra, se la ragazza fosse stata viva. Stupida.
“Non so cosa sia servito” dichiarò Karim, rimettendo a posto la maglia della ragazza e alzandosi, iniziando a camminare nuovamente verso la foresta.
“Perché… te ne vuoi andare?” chiese Daniel, titubante. Karim arrestò la camminata e voltò di novanta gradi la testa, in modo da vedere almeno con la coda dell’occhio il cacciatore.
“Non ho più l’unico motivo che avevo per vivere in libertà” spiegò Karim “Mi vendico e poi ritorno al servizio di Lyun”
“Cosa?” domandò, sconvolto, Daniel “Quella ti userà di nuovo come il suo burattino. Rischierai di finire nuovamente a letto con lei quando le pare. Lo sai?”
“Lo so bene” rispose all’istante il ragazzo, agitandosi leggermente “Ma non mi interessa, sinceramente”
Daniel si voltò verso Ambra, poi ritornò con lo sguardo sul cacciatore nero. Martina, intanto, strinse maggiormente la presa sulla mano della ragazza, rischiando di conficcarle le proprie unghie nella pelle.
“Non vuoi passare gli ultimi momenti con Ambra?” domandò il ragazzo.
Karim sospirò.
“No” rispose lui, a fatica “Sarebbe peggio”
Iniziò nuovamente a camminare.
“Martina… mi fai male…”
Karim si fermò all’improvviso, spalancò gli occhi e deglutì a vuoto. Daniel si voltò di scatto verso le due ragazze, mentre Martina non ebbe il coraggio di voltarsi; semplicemente allentò la presa sulla ragazza, lasciando andare del tutto la mano dell’amica.
Karim si voltò, con estrema lentezza, verso Ambra. La ragazza lo guardava ad occhi socchiusi, in attesa che qualcuno si accorgesse che lei era viva.
“Am… Ambra…” borbottò Karim, sempre più sconvolto. Il destino si divertiva a fare tira e molla con la vita della ragazza?
“Sì?...” disse con fatica lei. Con uno scatto, Karim, si avvicinò alla ragazza. Tirò su la parte superiore del corpo e la sostenne con braccia e mani.
“Come… come ti senti?”
Karim continuava a strizzare le palpebre e a prendere lunghi respiri, per evitare di incrinare la voce e di versare altre lacrime.
“Bene, credo” rispose la ragazza, dopo qualche attimo. Karim controllò attentamente il corpo della giovane: era piena di ferite in ogni punto, ma per fortuna non sanguinava più da nessuna parte.
“Davvero… vuoi ritornare da Lyun?” mormorò Ambra, osservando attentamente il viso di Karim e studiandone le espressioni. Karim si riconcentrò su di lei.
“No” rispose con sicurezza “Non ti lascio”
Ambra sorrise.
“Sei viva” disse Martina, versando ancora qualche lacrima. Karim riappoggiò la ragazza per terra, la quale si girò verso l’amica. Si presero le mani a vicenda e si avvicinarono l’una all’altra, come a simulare un abbraccio.
“Sono viva” rispose Ambra, sorridendole a sua volta.
Karim e Daniel non avevano mai assistito ad una scena tanto bella e commovente.



 
 
 
 
 
Epilogo
 
Il sole stava tramontando e sul cielo del Mondo Elements si stavano dipingendo i più bei colori della stagione. Gli abitanti avevano iniziato a rintanarsi nelle loro abitazioni, per preparare la cena. Gli animali delle foreste avevano incominciato a fare meno rumore, mentre le bestie notturne cominciavano ad aprire gli occhi.
Verso la strada che portava al primo villaggio della Regione della Terra, quattro giovani erano in procinto di tornare verso casa. Il quadro perfetto, rappresentante l’armonia e la pace che doveva esistere: due cacciatori e due elementi. Solo quando tutti avrebbero incominciato a vivere insieme in tranquillità e serenità, si sarebbe arrivati ad un accordo pacifico.
Daniel teneva per un fianco Martina, pronto a reggerla in caso avesse dei mancamenti, come successo durante tutta la strada. Le ferite non si erano ancora chiuse, per questo camminavano lentamente. Davanti a loro, Ambra, tenendo gli occhi chiusi per la stanchezza di tutto ciò subito quel giorno, era sulla schiena di Karim, che la portava con tranquillità, come se avesse da sostenere il peso di una piuma. Ambra era così: delicata e leggera, ma resistente e forte allo stesso tempo.
“Da quando mi hai conosciuto sei sempre in pericolo” mormorò Karim, in tono dispiaciuto.
“Non importa” rispose la ragazza in un sussurro “Io voglio stare con te”
Osservò l’orizzonte e la strada di casa. Non si era mai sentito così leggero e completo, in vita sua.
“Ti amo”
“Anche io”
Karim sorrise. Non avrebbe avuto bisogno d’altro, per continuare a vivere.
 

 
 


The End
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
E siamo davvero arrivati alla fine di questa raccolta di One Shots. Wow, non pensavo ce l’avrei fatta, conoscendomi. Sono contentissima di averla terminata, credo sia ricca di emozioni e sentimenti forti. Spero abbiano reso l’idea, nonostante siano stati semplicemente scritti.
Un grazie a tutti voi che mi avete sostenuto e aiutato durante questo percorso.
Grazie, dal profondo del cuore. In particolare:
RixtonNow
ChiaTag
 
A presto. 
  
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