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Autore: EternalSunrise    26/01/2015    2 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Sixth chapter: Quarrel

La cena passò tranquilla. Anche se più di una volta era calato il silenzio, Hana aveva fatto di tutto per cominciare una discussione che potesse coinvolgere tutti e ci era riuscita pienamente. L'unico che sembrava non volerne sapere di interagire con il nuovo arrivato, era suo fratello. Non aveva fatto sceneggiate quando se l'era ritrovato ancora lì, probabilmente sapeva che la sorella gli avrebbe chiesto di fermarsi, però non ne fu nemmeno felice. Non gli piaceva, così come non gli era piaciuto il suo ragazzo il giorno in cui l'aveva portato a casa per presentarglielo. Ma quello era un altro caso. Castiel -questo era il suo nome- era totalmente diverso da Sora e se alla fine Riku era riuscito ad accettare abbastanza quella testa calda, doveva assolutamente impegnarsi per fare altrettanto con il moretto. Non poteva però ignorare il fatto che lei e il fidanzato si vedessero poco a causa della carriera di quest'ultimo e che, quindi, il fratello non doveva vederlo ogni santissimo giorno. Forse era anche quello che gli dava fastidio, forse era proprio averlo in mezzo alle scatole che non glielo faceva apprezzare nemmeno un minimo. Quello di cui era certa, però, era che doveva aggiustare quella situazione. Non chiedeva al fratello di uscire di casa e di fare amicizia con tutti quelli che incontrava. Nemmeno Hana sarebbe stata in grado di farlo. Però non voleva che si chiudesse in se stesso tagliando fuori persino lei, che per anni era stata non solo sua sorella ma anche una buona amica con cui confidarsi.

Dopo il pasto continuarono a chiacchierare ancora per un po' e, giunta la mezzanotte, ci fu un generale scambio di auguri, per lo più da parte della ragazza e di Axel, che sembravano gli unici due a star festeggiando realmente. Verso le due di notte Saïx tornò a casa, mentre il Rosso rimase a dormire lì, un po' per la mancata voglia di farsi il tragitto fino a casa a piedi, un po' per dare supporto morale all'argenteo.

Sora, data la buonanotte e tornato in quella che oramai era diventata la sua camera -una volta capito che era ora di andare a letto-, prese dal suo bagaglio il pigiama che si era portato da casa. Era formato da una maglia a maniche lunghe bianca e dei pantaloni blu scuro, entrambi in flanella di lana e decorati con graziose formichine nere dagli occhi gialli. Mise in carica il suo cellulare e, accendendolo, si ritrovò innumerevoli messaggi e chiamate perse. In cima all'elenco spiccava vistoso il numero della madre, che sicuramente era in pensiero per non aver ricevuto alcuna risposta da parte del figlio. Sora si affrettò a scriverle un rapido messaggio, in cui spigava che gli si era scaricato il cellulare ma che non era riuscito a ritrovare il caricabatterie prima di quella sera. Le stava mentendo, questo lo sapeva, ma sarebbe stato peggio dirle che si era perso per la città, di notte, durante un temporale. Come minimo gli avrebbe fatto una sonora lavata di capo e, in seguito, sarebbe andata a prenderlo lei stessa per riportarlo a casa seduta stante. Sua madre a volte poteva sembrare troppo asfissiante, ma in fondo faceva tutto per il bene del suo bambino, anche se non era più così piccolo.

Dopo essersi cambiato e aver indossato le sue calde pantofole, prese un piccolo beauty contente uno spazzolino giallo e un dentifricio il cui sapore gli ricordava vagamente quello delle sue caramelle preferite, ma che in ogni caso aveva un retrogusto alla menta. Si diresse in bagno tranquillamente, ormai Hana gli aveva più volte fatto capire che poteva sentirsi come a casa sua -anche se ovviamente lui non si sarebbe mai sentito completamente così. Si lavò i denti con calma, ripensando alla giornata trascorsa e al fatto che presto avrebbe dovuto dire addio a tutto quello, perché il giorno della partenza era molto vicino. Forse la parola addio era un po' eccessiva, ma in fondo lui si era affezionato ad Hana, perché la ragazza si era fatta volere bene e lasciarla sarebbe stato come doversi trasferire in una nuova casa. Sarebbe stato un difficile nonostante si conoscessero solamente da un giorno. Non poteva però dire la stessa cosa del fratello. Sora proprio non riusciva a capire cosa non andava a genio all'argenteo. Non gli sembrava di essersi comportato male o avergli fatto un torto, quindi qual era il problema? Il fatto che fosse straniero? Che fosse piombato nella loro vita all'improvviso? O, più semplicemente, non gli piaceva che avesse tutta quella confidenza con sua sorella? Forse era quello il punto. Ma in fondo avevano fatto solo amicizia, nulla di più.

Il ragazzo, finendo di sciacquarsi la bocca, scosse la testa cercando di non pensarci, ma deciso a chiarire quella situazione il prima possibile. Il pessimo rapporto con Riku, in un modo o nell'altro, rattristava la ragazza e il moretto quello non lo voleva, perché lei gli piaceva sorridente.

Finito di sistemare il lavandino così come lo aveva trovato, uscì dal bagno dirigendosi in camera. Lasciò la porta socchiusa, poi si coricò sotto le coperte ancora fredde -ma che sperò si scaldassero in fretta- con la sensazione di essersi fatto sfuggire qualcosa. Per sua fortuna si addormentò subito, girare per la città lo aveva davvero stancato.

 

Lei era là. Gli tendeva una mano. Lo chiamava. Gli gridava di saltare. Gli assicurava che lo avrebbe preso.

Lui era lì. Si avvicinava sempre di più. Gli sarebbe balzato addosso. Lo avrebbe preso. Lo avrebbe ucciso.

Anche Sora era lì. Indietreggiava sempre di più. Aveva paura. Ormai era quasi al limite di quello strapiombo non tanto largo. Un salto. Gli sarebbe bastato un salto. Tutto sarebbe finito. Si sarebbe salvato. Però sembrava che Lui lo stesse tendendo incatenato da quel lato. Lontano dalla ragazza. Lontano dalla sua ancora di salvezza. Quella volta Lei non sarebbe riuscita ad aiutarlo. Quella volta Sora non ce l'avrebbe fatta.

Poi in un attimo gli fu sopra. Sora si dimenò. Cercò di liberarsi. Però tutto era inutile. L'essere dagli occhi verdi lo avrebbe divorato vivo e non ci sarebbe stato modo di scappare.

Un lupo, ecco che cos'era. L'animale aveva rincorso il ragazzo per tutta la foresta, fino ad arrivare allo strapiombo, intrappolandolo. Sapeva che non avrebbe avuto il coraggio di saltare e se n'era approfittato. Aveva smesso di correre e aveva iniziato ad avvicinarsi lentamente, senza smettere di guardarlo con i suoi smeraldi. Erano proprio quelli che, la maggior parte delle volte, impedivano alle sue prede di scappare. Come in quel momento. Il ragazzo non riusciva a spostare il proprio sguardo da quello dell'essere. Ne era assuefatto. La testa gli diceva di liberarsi e saltare, ma davvero non poteva staccarsi da quegli occhi che, nonostante il buio, brillavano. Pensandoci gli erano anche vagamente familiari.

Poi la voce della ragazza gli arrivò più forte di prima. Lo stava nuovamente chiamando, quella volta con più fermezza. Il timbro di voce sembrava persino più basso.

Sora diceva svegliati!

Il lupo si accorse che di quel passo la sua nuova preda sarebbe riuscita a sfuggirgli., perché la voce stava riuscendo nell'intento di farlo reagire.

Sora!

Decise, quindi, che era arrivato il momento di gustarsi il suo spuntino. In fondo aveva aspettato abbastanza.

Ehy, è tutto a posto.

Spalancò le fauci e si avventò su quel bocconcino prelibato.

 

Sora si svegliò di colpo, urlando. Era tutto sudato e aveva il respiro corto. Si passò una mano sul viso sospirando e cercò di fare mente locale di ciò che era successo. Era stato un sogno, o meglio un incubo. Evidentemente il lupo dell'altra sera lo aveva scosso più di quel che pensasse. Quando posò lo sguardo sul letto si accorse che era tutto disfatto; la coperta era caduta a terra, mentre il lenzuolo era stropicciato ai suoi piedi.

“Tutto bene?” domandò all'improvviso una voce alla sua destra.

Si girò di colpo e gli scappò un urlo di terrore quando si ritrovò davanti un paio di verdi occhi scintillanti.

“Ehy, ehy. Calmati. Mica ti mangio!” rise la voce.

“Axel, per favore, non farlo mai più.” disse al Rosso, che intanto continuava a sghignazzare sotto i baffi.

“Guarda che hai fatto tutto da solo, io mi sono solo limitato a chiamarti. Ti stavi agitando nel sonno continuando a dire 'Non mangiarmi! Ti prego non farlo' ” rispose l'altro imitando la sua voce per schernirlo.

Sora sbuffò infastidito e ignorò anche il complimento sarcastico che il più grande gli fece, pochi secondi dopo, in riferimento al suo pigiama. Quella giornata era iniziata male.

“Che ore sono?” domandò poi.

“Mmh, saranno più o meno le dieci e venti.” rispose Axel.

“Menomale, credevo fosse più tardi. Gli altri?” continuò.

Il Rosso sospirò leggermente irritato e si passò una mano fra i capelli “sono nella stanza di Riku. È da più di un quarto d'ora che litigano.” rispose infine.

“Che litigano?” chiese conferma il più piccolo “Per cosa?” domandò.

“Ma che ne so! Però sono certo che mi stanno dando sui nervi! Ultimamente non fanno altro che litigare e litigare. È uno strazio, anche perché poi sono io a doverli... consolare.” si lamentò il più grande.

Sora rimase un attimo perplesso dal tono di voce usato per l'ultima parola “In che senso 'consolare' ?” chiese guardandolo con un sopracciglio inarcato.

L'altro rimase un attimo confuso dalla domanda. Quanti significati poteva avere quella parola? Poi realizzò dove volesse arrivare il moretto e in faccia gli si dipinse un'espressione indignata.

“Ma che hai capito? Mica me li porto a letto! Riku è il mio migliore amico, mentre Hana è come se fosse mia sorella. E poi se Ri' venisse a sapere che me la porto a letto mi seppellirebbe vivo. È molto possessivo nei suoi confronti, ma infondo è normale. Oltre al fatto che si tratta di sua sorella, Hana è una bella ragazza e chiunque potrebbe approfittarsene. Anche se, devo dire, nessuno sa difendersi meglio di lei. Lo so per esperienza!” spiegò, facendo una smorfia di dolore al ricordo del calcio nelle parti basse che la ragazza gli aveva dato quando lo aveva scambiato per un ladro. Non se lo sarebbe mai dimenticato! Per questo aveva imparato ad avvertire i due, prima di presentarsi a casa loro. Non voleva mica perdere i suoi preziosi gioielli!

Sora scoppiò a ridere immaginandosi una possibile colluttazione tra la mora e il Rosso, poi si appuntò mentalmente di non mettersi mai contro Hana. Resosi conto che aveva perso fin troppo tempo, si alzò dal letto per poterlo risistemare. Axel, recepito il messaggio, si congedò chiudendosi la porta alle spalle e dando al minore il tempo di cambiarsi. Il moretto però la riaprì poco dopo, dirigendosi in bagno con un cambio in mano.

In corridoio il Rosso continuava a sentire un vociare confuso, attutito dalle spesse pareti. Quei due stavano ancora litigando e Axel non sapeva quando avrebbero smesso. Quello che più lo preoccupava veramente era Riku. Il ragazzo era meglio se evitava di arrabbiarsi, perché aveva una leggera difficoltà a controllarsi in quello stato e siccome era lui che poi ci doveva andare a parlare, preferiva non dover rischiare di prendere mazzate. Certo, l'argenteo non l'avrebbe mai fatto, ma era meglio essere prudenti.

Stava aspettando Sora poggiato al muro, fuori dalla sua stanza, quando una porta poco distante da lui si aprì di colpo facendone uscire un'Hana decisamente incazzata, che percorse a grandi falcate l'intero corridoio per poi scendere velocemente le scale e uscire di casa sbattendosi la porta alle spalle. Un attimo dopo uscì dalla stanza anche il fratello, ma questo si diresse semplicemente verso un'altra porta, attraverso la quale sparì in pochi secondi. Sora sentendo tutta quella confusione uscì dal bagno. Stava ancora finendo di allacciarsi la cintura dei jeans quando Axel lo vide. Quel giorno aveva indossato una maglietta nera a mezze maniche con il logo degli ACϟDC e sopra una felpa blu scuro con il cappuccio -inglese o no, aveva stile, questo il Rosso doveva riconoscerlo. I capelli erano privi di gel e raccolti in un buffo codino dietro alla testa: sicuramente il ragazzo si era fatto una doccia. Gli tornò in mente lo stato in cui lo aveva trovato e si chiese cosa stesse sognando. Tra l'altro la reazione che aveva avuto vedendolo non era stata delle migliori, anche se lo aveva fatto divertire.

“Che sta succedendo?” domandò il minore guardandolo spaesato.

Il più grande si destò dai suoi pensieri, accorgendosi che era rimasto a fissare il moretto per tutto il tempo. Facendo finta di nulla gli spiegò che Hana e Riku avevano finalmente finito di litigare, ma che il peggio era il dopo. Entrambi i fratelli erano intrattabili se di pessimo umore, soprattutto l'argenteo, quindi toccava a loro cercar di alleviare la tensione.

“E come pensi di fare? Io conosco Hana a mala pena, non so quanto aiuto ti posso dare.” disse Sora.

Axel, con un rapido gesto, prese le chiavi della sua macchina dalla tasca destra del suo jeans, poi le lanciò al ragazzino che, vista la sorpresa, per poco non le fece cadere.

“Hana non dev'essere molto lontana. È uscita ma non ha preso la moto, quindi prendi la mia macchina e raggiungila. Una volta fatto, portala in un posto tranquillo, tipo la spiaggia, e cerca di farla parlare. Ovviamente senza pressarla. Anzi, lascia che sia lei a farlo, se ne avrà la voglia. Non appena avrà voglia di tornare riportala qua. Tutto chiaro?” espose.

Sora, che era stato zitto per tutto il tempo annuì “E se non avessi la patente?” chiese, cercando di non far trasparire troppo la soddisfazione nell'aver trovato una toppa nel suo piano.

Il maggiore ghignò per farli capire che era tutto calcolato “In quel caso mi avresti posto il problema sin da subito.” rispose, facendo mettere mezzo broncio all'altro. Sora aveva un faccino davvero troppo tenero, che gli faceva venir voglia di coccolarselo tutto o, in extremis, di soffocarlo di abbracci.

Axel doveva toglierseli certi pensieri dalla testa, altrimenti non sarebbero più stati solo nella sua mente. Ma cosa poteva farci se veniva facilmente addolcito da tutto ciò che gli appariva come carino e coccoloso? Purtroppo ce l'aveva nel sangue.

Vide il moretto girarsi e avviarsi a passo svelto verso le scale, sparendo dietro la parete pochi secondi dopo. Prima che uscisse, il Rosso gli gridò di fare attenzione al suo gioiellino e lo minacciò di sbranarselo nel caso glielo avesse riportato anche solo con un graffio. Ovviamente scherzava, ma non troppo. Teneva davvero tanto alla sua macchina. Effettivamente non capiva nemmeno perché gliela avesse lasciata, evidentemente si era fatto distrarre dalla chiacchierata che lo aspettava con Riku. 

 


Ehilà, sono tornata a rompere le scatole :D! 
Da quando è cominciata la scuola posto i capitoli sempre tardi, senza contare che oggi ho avuto anche la lezione di ECDL e che quindi sono uscita
 da scuola alle 16,30 ç_ç in compenso questo capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri ^^!
Non sono tanto convinta della parte del sogno, credo sia orribile D: 
Comunque! Qua i punti di vista cambiano un po' più spesso: prima abbiamo Hana, poi Sora e infine Axel. Fin'ora spero di essere riuscita a farvi avere un'idea generale sul carattere di ognuno,
Saïx escluso -dubito ci sarà mai un suo punto di vista. 
Ho raccontato in maniera molto rapida e indolore(?) la cena, perché sinceramente non mi veniva nulla di simpatico e probabilmente ne sarebbe uscito qualcosa di noioso u.u però spero di aver reso lo stesso l'idea dell'atmosfera che c'era xD 
Per quanto riguarda la maglietta di Sora: non ho mai ascoltato gli AC/DC, però mi serviva una band con componenti britannici e il primo nome che Google mi ha mostrato era proprio il loro. 
Castiel, come forse avevo già detto (o forse no .-.) sarebbe un personaggio di un altro gioco, però lui non apparirà mai fisicamente e quindi non credo sia necessario aggiungere 'cross-over' alla descrizione. In ogni caso, per chi non avesse idea di chi io stia parlando, vi lascio una sua immagine qua di seguito con la quale, già che ci siamo, vi potrete fare un'idea del suo modo di fare xD ovviamente dovete cliccare per ingrandirla u.u (dalla prossima volta non lo dico più, giuro! xD)

 

Heberger image

Non credo di aver altro da aggiungere, almeno spero, quindi vi lascio che mi chiamano per la cena :)
Come sempre, appuntamento alla prossima settimana ^o^.

Baci,
E.S.

  
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