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Autore: Arlie_S    07/02/2015    5 recensioni
[IN REVISIONE COMPLETA: scriverò accanto ad ogni capitolo se è stato revisionato o meno, mano a mano che ricomincerò a pubblicare]
Sei disposto a distruggere ciò che ami per i tuoi ideali, giusti o sbagliati che siano?
Esiste il “punto di non ritorno”, quando si parla di sentimenti?
Forse sì, forse no.
O magari, è solo una questione di scelte.
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[Dal testo del Cap. 7]
- Belle gambe! – le gridò dietro nel trambusto del Pozzo. Lei si immobilizzò dopo pochi passi.
- Hai per caso hai detto qualcosa, Turner? – disse gelida girando la testa verso di lui e guardandolo minacciosa.
- Ma figurati! Fai finta che non ti abbia detto niente! – le gridò lui alzando entrambe le mani.
Sul viso della ragazza di allargò un sorrisetto tra il divertito e il sadico.
- Sarà meglio, perché tra due ore hai la valutazione per l’addestramento dei Capofazione. E indovina a chi è toccato il sommo piacere di valutarti? – disse facendo trasparire la soddisfazione nella voce.
Eric si sentì sbiancare, mentre il sorrisetto arrogante che aveva messo su sparì immediatamente dal suo viso e le braccia gli ricadevano giù.
“Oh merda” pensò. “Questa volta sì, che sono fottuto.”
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Pensavo che non sarei riuscita ad aggiornare prima del nuovo millennio dato che ho dovuto scrivere tre versioni diverse per ritenermi soddisfatta, e invece eccomi qui con il secondo capitolo! Non intendo annoiarvi per più di tre righe, quindi vi auguro buona lettura (spero), e niente... 


ci “vediamo” a fine capitolo!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

 

Kaithlyn si guardò intorno, annoiata. Il Giorno della Scelta era una giornata di fermento in tutte le fazioni e per questo, alla fine, nessuno concludeva mai niente di quello che avrebbe dovuto fare. Lei compresa.

Stava punzecchiando la sua cena da almeno cinque minuti, priva di appetito, al tavolo dei Capofazione mentre Max, sua moglie Agnes Baker e gli altri tre Capofazione si accomodavano intorno al tavolo.

Agnes le rivolse un cenno di saluto: per essere una donna Intrepida era incredibilmente gentile e tranquilla. Kaithlyn stirò gli angoli della bocca in una specie di sorriso un po’ pigro.

Gli iniziati interni si erano già accomodati ai soliti tavoli e parlavano tra loro nel gran trambusto della mensa, con la tranquillità e la sicurezza di chi si sente a casa propria.

Passarono pochi minuti, prima che le porte si aprissero facendo entrare Quattro seguito da un gruppetto di nove elementi; dovevano essere gli iniziati transfazione, a giudicare dalle espressioni disorientate e incuriosite.

Si prese un minuto per osservarli: si erano già cambiati tutti, indossando i vestiti da Intrepidi, tranne una ragazzina particolarmente minuta con i capelli biondi legati in un nodo disordinato che Kaithlyn costatò con grande sorpresa provenire dagli Abneganti. Non che la cosa la toccasse particolarmente, questo è chiaro; un iniziato valeva l’altro per lei... e non era mai stata molto incline alla socializzazione, nemmeno nella sua vecchia fazione.

Mentre Quattro parlottava con la ragazza Abnegante e un’altra iniziata alta e con la carnagione scura, le porte si spalancarono nuovamente e la sala ammutolì, facendola sbuffare. Che cosa ridicola. Che cosa avesse di così inquietante Eric Turner, proprio non lo capiva. Era anche vero che lei si era sempre trovata in una posizione di potere, rispetto al giovanissimo Capofazione e forse per questo non riusciva proprio a trovarlo così minaccioso.

Quando Eric andò a sedersi accanto a Quattro non poté fare a meno di inarcare le sopracciglia. Da quanto quei due mangiavano insieme? Non fece in tempo a darsi una risposa che Eric si era già alzato dando una manata sulla spalla di Quattro – forse un po’ troppo forte, dato che l’atro per poco non finì con la testa nel piatto – e si dirigeva verso il tavolo dei Capofazione.

Eric si lasciò cadere sulla sedia davanti alla sua, rivolgendole un’occhiata fugace.

-Sì? – iniziò lei.

-Domani mattina faremo partire gli iniziati con le armi da fuoco. T’interessa assistere?  – chiese iniziando a magiare.

- Temo di non avere scelta. – sbuffò rassegnata. Che compito ingrato.

Eric alzò lo sguardo con un ghigno divertito sulle labbra.

- Hai già la lista dei nomi?– chiese lei dopo alcuni minuti.

- Sì, eccola - le disse lanciandole malamente un foglio e guadagnandosi un’occhiataccia.

 

Nome

Cognome

Fazione di provenienza

1

William

Adams

Eruditi

2

Molly

Atwood*

Candidi

3

Edward

Collins

Eruditi

4

Albert

Cooper

Candidi

5

Drew

Foster

Candidi

6

Peter

Hayes*

Candidi

7

Myra

Reed

Eruditi

8

Christina

Sanders

Candidi

9

Beatrice

Prior

Abneganti




- Nove? Quest’anno dobbiamo decimarli sul serio! – esclamò scorrendo rapidamente la lista.

Per tutta risposta il ragazzo fece un’alzata di spalle.

- Ciao rossa! – si sentì chiamare. Era Jason Miller, un ex Candido del suo stesso gruppo di iniziazione. L’unico con cui trovasse utile impiegare il suo tempo… quasi sempre.

- Che vuoi? – chiese leggermente allarmata. Ricordava fin troppo bene l’ultima volta che era venuto a farle una ramanzina a causa di quella smorfiosa. - Non provare a riattaccarmi un bottone su quanto io sia stata poco carina e gentile con la tua Chanel lì, perché credo che potrei tirati un coltello in mezzo agli occhi in questo preciso istante. ~ lo avvertì, tanto seriamente che Jason per un momento temette seriamente per la sua vita. Poi le rivolse un sorriso splendente.

- Si chiama Clarisse, comunque – la corresse il biondo, sempre sorridendo.

- … quello che è.  – ribatté scocciata. Lei non ci trovava assolutamente niente di entusiasmante.

- Comunque ero solo venuto a dirti che sarò il tuo supervisore per il test di aggiornamento professionale… – disse accondiscendente per poi allontanarsi allegramente e tornare a sedere accanto a una ragazza con i capelli neri che lunghi fino al mento e due occhioni scuri da cerbiatta. Chanel, Celine, o come accidenti si chiamava.

- Ci vediamo domani – disse dal nulla e fin troppo freddamente Eric, che era rimasto zitto fino a quel momento.

- Okay... – rispose vagamente perplessa dal comportamento lunatico del ragazzo mentre lo guardava andare via spedito.

Ma che avevano tutti?

Rilesse un’altra volta l’elenco degli iniziati. Il nome “Prior” non le era nuovo.. probabilmente quella ragazzina era la figlia di uno dei capi del governo, ma in quel momento non diede molto peso all’informazione.

- Domani pomeriggio vieni nel mio ufficio, così decidiamo anche l’orario per il corso di addestramento per i tiratori. Okay? – le borbottò Max.

Fece distrattamente un cenno affermativo con la testa e senza aggiungere una sillaba si diresse verso l’uscita, stanca di stare seduta senza far niente.

Quando si alzò, piombò il silenzio. Quel giorno erano tutti decisamente strani. Eppure non aveva trattato male o minacciato nessuno in particolare negli ultimi giorni. Si era comportata “bene”, per i suoi standard.

Come varcò la soglia della porta, si sentì afferrare per una mano e trascinare per i corridoi della Residenza verso una zona appartata; riconobbe la figura alta e possente davanti a lei. Eric.

-Turner, ma che diav... – iniziò sapendo quanto gli desse fastidio essere chiamato per cognome, ma non ebbe neanche il tempo di finire l’ennesima frase sarcastica che si trovo schiacciata tra il muro di una rientranza del corridoio e il corpo muscoloso del ragazzo, che le aveva preso il viso tra le mani e la baciava con possesso.

Lei ricambiò il bacio, cingendogli il collo per aderire ancora di più al lui e infilandogli le mani tra i folti capelli neri.

Per un momento, Kaithlyn, spense del tutto il cervello mentre le labbra del ragazzo le mordicchiavano piano la mandibola, e una mano aveva preso ad accarezzarle lascivamente una gamba.

- Eric... – mormorò staccandosi leggermente per riprendere fiato e alzando gli occhi per guardarlo in faccia.

- Che cosa vuol dire che ti serve un compagno per l’aggiornamento professionale? – le chiese improvvisamente brusco assottigliando gli occhi grigi e guardandola di traverso.

Questa proprio non se l’aspettava. Era geloso?

- Eric... tu... lo sai vero che non devi.. be’, essere geloso? – disse mordendosi il labbro inferiore per cercare di non ridere. – insomma, soprattutto nel caso di Jason è una cosa ridicola. –

Eric indurì lo sguardo. Lui non ci trovava assolutamente nulla da ridere, e avrebbe volentieri spalmato Jason Miller sulle pareti della Residenza, tanto per fargli capire come stavano le cose, se non fosse stato certo che Kaithlyn poi, gliel’avrebbe fatta scontare amaramente. E lui si ricordava bene quando sapesse essere vendicativa alle volte.

- Perché devi andarci proprio con lui? –insistette staccandosi completamente da lei e guardandola dall’alto in basso.

- Perché ha sostenuto l’esame di aggiornamento professionale la settimana scorsa, è del mio stesso anno e comunque non sono cose che ti riguardano, mi pare. – ribatté scocciata, incrociando le braccia sotto il seno.

Eric indurì lo sguardo all’istante.

- Bene. Dato che non sono cose che mi riguardano, me ne vado. – ribatté a sua volta girando i tacchi e andandosene indispettito, lasciandola lì contrariata e con le guance in fiamme per l’indignazione.

“Uomini!” pensò esasperata mentre si dirigeva verso il suo appartamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano quasi le una di notte e aveva appena terminato tutto il lavoro arretrato della giornata. Maledetto Giorno della Scelta.

Esausta, spense il pc e si avvio verso il bagno per farsi una doccia veloce e poi infilare a letto ancora più velocemente, data la giornatina che l’aspettava di lì a poche ore.

Prima doveva passare dagli iniziati, sia interni che esterni, poi dovevo fare un salto al centro di controllo a causa di una mal funzionamento e infine doveva passare il resto della giornata a decidere con Max gli orari per il corso di addestramento per i tiratori, cosa che avrebbe occupato tutto il pomeriggio, dato che doveva fare in modo che tutti gli orari combaciassero con l’iniziazione, l’ora di cena… l’ora di cena!.., e gli impegni di tutto il resto del mondo. E naturalmente, le sarebbe toccato anche il turno di notte, dato che quella smorfiosa gatta morta di Jasmine Steward era indisposta, povera stellina, e aveva chiesto una sostituzione. E poi avevano anche il coraggio di chiedersi come mai odiava tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uscì dalla doccia un po’ più rilassata, avvolgendosi in un asciugamano morbido e strizzandosi i lunghi capelli rossi, che si spostò su un lato del collo prima di guarda un momento il riflesso nello specchio appannato. Aveva decisamente bisogno di dormire.

In quel momento sentì qualcuno bussare alla porta d’ingresso con una certa enfasi. Erano le due di notte e si augurò, per il suo visitatore, che fosse successo qualcosa di veramente grave.

Ancora scalza e con i piedi bagnati, andò ad aprire pronta a inveire contro chiunque ci fosse dall’altra parte del portone, trovandosi davanti un Eric più corrucciato del solito.

Fece per chiedergli cosa diavolo ci fosse di tanto urgente da presentarsi lì alle due di notte, e che se si trattava, ancora, di Jason Miller poteva anche andare al diavolo, ma il ragazzo non gliene diede il tempo.

Prima che potesse spiccicare parola, Eric le aveva preso il viso umido tra le mani e aveva iniziato a baciarla con impeto, chiudendo con un piede la porta d’ingresso.

Nonostante non se l’aspettasse ricambiò all’istante l’entusiasmo del ragazzo, trascinandolo verso il centro del salotto mentre brividi d’eccitazione le passavano sulla schiena e una sensazione di calore le partiva dallo stomaco per diffondersi al resto del corpo.

Eric, senza staccare un attimo le labbra dalle sue si tolse frettolosamente il giubbotto di pelle nera mentre lei gli infilava le mani sotto la maglietta con l’intento di toglierla il più il velocemente possibile.

Mentre armeggiava con la cintura dei suoi pantaloni, il nodo che teneva su l’asciugamano si sciolse, lasciando il corpo nudo e perfetto della ragazza completamente scoperto causandogli una serie di brividi di piacere lungo la schiena.

Preso dalla foga del momento, la spinse con tutta la delicatezza che gli consentiva la situazione contro il muro intrappolandola tra il suo torace e la parete riprendendo a baciarla.

Si staccarono, ansanti, e lei gli passò una mano sulla guancia, gli occhi azzurri ardenti di desiderio, per poi riprendere a baciarlo, allungandosi sulle punte dei piedi il più possibile per arrivare alle sue labbra. Era così alto.

Quando si staccarono nuovamente Kaithlyn ne approfittò per passargli, lentamente, una mano sui boxer provocandogli un gemito di apprezzamento.

Con impazienza crescente, Eric la prese da sotto le braccia facendole allacciare le gambe ai suoi fianchi, e mentre finiva di sfilarsi malamente pantaloni e scarponi, si diresse verso la camera dove, sempre tenendola stretta contro di lui, l’adagiò sul letto.

Tenendosi sollevato con i gomiti, si prese un attimo per guardarla: i capelli ancora umidi formavano un’aureola rosso scuro intorno alla testa, facendo risaltare la pelle candida e gli occhi azzurri, sotto cui si poteva intravedere una spruzzata di lentiggini.

Kaithlyn sorrise un po’ nel vedere l’espressione concentrata di Eric, e infilandogli una mano tra i capelli lo avvicinò maggiormente a se per baciarlo ancora. Senza staccarsi da lui, lo fece alzare, spingendolo a mettersi in ginocchio sul materasso. Con calma, lo fece rigirare e cadere sulla schiena, montandogli poi cavalcioni sui fianchi e iniziando a strusciarsi su di lui come un gatta lasciando, ogni tanto, qualche bacio sul viso, sul collo e sul petto.

Quando le sue labbra arrivarono in prossimità dell’ombelico, Eric non capiva già più niente: il sangue dal cervello era fluito in altre parti del corpo e quando finalmente lei si decise a sfilargli anche l’intimo si rigirò ribaltando nuovamente le posizioni, facendo leva sugli avambracci per non gravarle sopra.

Niente, da quando si frequentava con lei, poteva eguagliare la sensazione che provava ogni volta che entravano in contatto: che fosse un bacio, uno occhiata fugace, una battuta sarcastica o il fare sesso.

Le persone importanti per lui erano poche, si potevano forse contare forse sulle dita di una mano, e Kaithlyn rientrava sicuramente tra queste. Nell’ultimo periodo i momenti che passava insieme a lei erano gli unici che gli provocavano una sensazione di tranquillità e benessere, ed erano anche gli unici in cui tutta la rabbia e la frustrazione che provava dalla mattina alla sera e che non lo abbandonava neanche nel sonno, si attenuava.

Kaithlyn inarcò la schiena, le braccia intorno al suo collo, mugugnando impaziente e facendo fremere di desiderio anche lui, che dopo averla guardata con gli occhi annebbiati dal piacere, si chinò a baciarla nuovamente con intensità, mettendo fine alla sue proteste una volta per tutte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kaithlyn fu svegliata dalla luce che filtrava dalle persiane sulla parete destra della camera.

Si allungò pigramente nell’abbraccio di Eric, ancora addormentato, accarezzandogli distrattamente la mano con cui le cingeva la vita e godendosi per un momento il calore del suo corpo.

Prima che il sonno prendesse nuovamente il sopravvento, alzò piano la testa e controllò l’ora.

Le 7.30.

Lei avrebbe già dovuto essere in piedi da almeno un’ora contando tutto quello che aveva da fare.

Piano, cercando di non essere troppo brusca come suo solito, sgusciò da sotto il braccio di Eric, prese della biancheria pulita dalla cassettiera e agguantò rapidamente un paio di pantaloni da allenamento pieni di tasche e una canottiera per poi fiondarsi in bagno a prepararsi.

Dieci minuti dopo, quando rientrò in camera vestita di tutto punto, per prendere un elastico e infilarsi gli anfibi neri, Eric era seduto sul bordo del letto praticamente nudo che la guardava assonnato.

- Sei ancora lì?! Muoviti, tra dieci minuti dovresti essere in palestra! – lo rimproverò agguantando le scarpe e dirigendosi a passo spedito verso la cucina.

- Kaithlyn – iniziò con uno sbadiglio – dove hai messo le mutande che ho lasciato qui l’altra volta? – chiese senza dare segno di averla sentita.

- In frigo. Dove diamine vuoi che siano? Sbrigati! – ribatté lei dalla cucina facendolo sospirare rassegnato. Il buongiorno si vede dal mattino, no? Anche se ormai non faceva più caso agli sbalzi d’umore della ragazza, si sorprendeva ancora della rapidità con cui passava dall’essere tenera e a modo suo gentile, almeno con lui, all’essere indisponente e sarcastica.

- Piantale di sbraitare! Sono un uomo… -

- E con questo considero i tuoi obiettivi minimi raggiunti! – rispose lei sarcastica, facendolo sbuffare, esasperato. Ma chi gliel’aveva fatto fare? Ora capiva suo padre, quando gli consigliava dato il suo carattere poco tranquillo, di trovarsi una ragazza posata. Naturalmente aveva finito per fare l’esatto contrario di quello che gli era stato detto, come al solito.

- … quindi al contrario di te, ci metterò cinque minuti a prepararmi. – concluse, ignorando i borbottii irritati che provenivano dall’altra stanza e alzandosi per cercare il suo cambio.

Da quando si frequentavano i vestiti di entrambi erano divisi tra il suo appartamento e quello di Kaithlyn. Chissà cosa avrebbe pensato qualcuno vedendo delle mutande di pizzo rosso da donna piegate nei suoi cassetti…

Ancora un po’ intontito, Eric si stiracchiò le braccia sopra la testa e si diresse verso la cassettiera, trovando la sua roba nel primo cassetto. Recuperò i vestiti che avevano disseminato per la casa la sera prima, e s’infilò in bagno.

Due minuti dopo, era pronto.

Le 7.43.

Aveva ancora qualche minuto e non vedeva ragione per fare le cose di corsa, dato che probabilmente aveva già pensato a tutto il Rigido, Quattro, Eaton o quello che era. Mister perfezione, insomma, il super-intrepido che non sbagliava mai un colpo, pensò con una smorfia.

Con tutta calma si diresse verso la cucina, dove trovò Kaithlyn intenta a infilare nel borsone da palestra un mucchio di fogli più il pc.

- Andiamo? – le chiese appoggiandosi allo stipite della porta – pensavo avessi fretta. –

- Sì, infatti. Finisco di prepararmi, tu vai se vuoi. – disse sbrigativa dirigendosi nuovamente in camera a prendere un elastico per legarsi i capelli. Quando tornò, un minuto dopo, aveva i capelli legati in una treccia laterale, e si stava infilando la pistola nella tasca interna del giubbino.

- Dai, muoviamoci. – disse Kaithlyn caricandosi in spalla un borsone che sembrava pesare più di lei.

Prima di uscire Eric le schioccò un bacio sulle labbra, per poi vederla sparire quasi correndo per i corridoi senza dargli troppa considerazione. Tipico di Kaithlyn. Non frapporsi mai tra lei e “le cose urgenti da fare” o perirai nell’impresa.

Ma a lui, dopotutto, piaceva così, rifletté prendendo un bel respiro e dirigendosi verso la palestra dove lo aspettavano gli iniziati e Quattro; l’accoppiata vincente per fargli perdere la poca pazienza di cui disponeva, questo era poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Eccomi con un nuovo capitolo! Vi ringrazio per essere arrivate/i fin qui, e spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia scorra bene.

Mi farebbe davvero, davvero piacere sapere cosa ne pensate del capitolo: vi ha fatto schifo? Vi è piaciuto? Idee? Impressioni? Suggerimenti e/o consigli? Mi devo dare all’agricoltura piuttosto che ammorbare il resto del mondo con i miei scritti? Insomma, fatemi sapere!
Vi dico solo che niente è come sembra. :P

* i nomi accanto all’asterisco li ho presi dai libri della saga, mentre gli altri li ho inventati perché essendo moolto pignola in queste cose, ho dovuto (xD) dare un cognome e creare (lo vedrete più avanti) una storia per tutti!

P.s: “Prior” è senza asterisco perché mi sembrava superfluo specificare che non il cognome non l’ho inventato io.

 

Ringrazio Kaimy_11 la recensione dello scorso capitolo, Fabi96 che l’ha messa tra le preferite, Penn fortunata che l’ha inserita tra la storia “da ricordare” e infine fleci98 per averla messa tra le seguite!

Un ringraziamento va anche a tutte le lettrici e i lettori silenziosi che spero mi facciano sapere cosa ne pensano!

Spero di non avervi annoiato troppo!

Alla prossima!



 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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