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Autore: Tears Wave    11/02/2015    1 recensioni
Matt Wolfram è un ragazzino dal carattere altalenante e ambizioso.
Non ha tempo di pensare al suo tredicesimo compleanno, poiché c'è un anniversario ben più significativo da ricordare: da due lustri ormai, un altissimo muro di fuoco divide in due parti la regione di Calvas, la sua casa.
Matt vive nella parte occidentale della regione, a pochi passi da quello spettacolo desolante che non accenna a spegnersi. E' stanco di aspettare.
Ha capito che non serve perdersi nelle illusioni. Per cambiare il suo mondo, sa perfettamente che c'è bisogno di una cosa sola. Il potere. Il potere di una Risorsa.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una fresca brezza primaverile ed un sole tiepido, rasserenavano l'atmosfera di una giornata che, almeno in teoria, doveva essere una delle tante. Quel caldo tepore accompagnò il giovane Matt fin dal mattino.
Il ragazzino si recò a scuola come sempre, senza battere ciglio. Il mondo, nonostante l'amarezza di una cicatrice che non smetteva di bruciare, andava avanti impassibile.
La Scuola media dove Matt studiava si trovava ad Est del muro di fuoco, mentre casa sua, quasi per una crudele ironia, era situata poco più ad Ovest delle fiamme. Ciò significava che, volente o nolente, il ragazzino era costretto ad attraversare il muro di fuoco almeno due volte al giorno.
Tutto ciò non era pericoloso, dato che molti regni finanziarono la costruzione di speciali ponti ignifughi, situati proprio sopra i tetti delle abitazioni che davano sulla Via del Diavolo, immuni al calore. Era il senso d’impotenza che affliggeva Matt, nell’osservare il muro di fuoco ancora acceso, che rendeva tutto più difficile.
Mancava solo la ciliegina sulla torta. Un compito era stato fissato per quella data, preparato dalla terribile e temuta professoressa Loretta: era una donna sulla cinquantina dai capelli rosso bordeaux, vivacizzati da una perenne permanente. Il ritratto era completato dai suoi temibili occhi di ghiaccio. Il suo sguardo era capace di spaventare chiunque in poco meno di un istante, nonostante fosse spesso camuffato dai suoi fedeli occhiali da vista azzurri. Pietrificare gli studenti era normale amministrazione per lei.
Per quella occasione, la professoressa aveva predisposto un tema: "Descrivi la situazione attuale di una città a tuo piacimento.", chiedeva il testo.
Molti studenti si sentirono subito in difficoltà. Per Matt era tutto diverso: era un ragazzino piuttosto timido, ma riusciva perfettamente ad esprimere le sue emozioni attraverso l’inchiostro, ogni tema era un opportunità per scoprire qualcosa di nuovo sul suo carattere controverso.
Dopo circa due ore, suonò la campanella, tempo scaduto. Mentre i ragazzini andarono in mensa per pranzare, Loretta cominciò a sfogliare i temi della sua classe.
«Mmh...banale. E questo, oh! Questo é scritto bene, manca solo di contenuto. Vediamo quest'altro...poteva sprecarsi di più non c'è che dire!» la professoressa poi, osservò il compito di Matt «Umh...qualche errore qua e là, ma dovrebbe essere a posto...»
La professoressa cominciò a studiare il tema del ragazzino. Non riuscì a reprimere la curiosità di svelare le impressioni di uno studente che conosceva come le sue tasche. Alla fine della lettura, si sentì un po' scoraggiata.
«Povero ragazzo. Ho avuto proprio un pessimo tempismo. Forse potrei fare qualcosa per lui…»
Dopo pranzo, gli studenti tornarono in classe. Loretta prese in disparte Matt appena ne ebbe l’occasione.
«Il tema che hai scritto é farina del tuo sacco?» disse sottovoce.
«Si, professoressa!» rispose il ragazzino in tono cordiale «I temi mi piacciono particolarmente, e sono troppo orgoglioso per copiare da qualcuno.»
«Bene, mi fido di te. Ora dimmi, saresti contento se il tuo tema venisse pubblicato nel giornale della scuola? Il tuo compito ha qualche errore, ma trovo che abbia il suo significato.»
La solita espressione cupa di Matt – amplificata forse dalle sue bizzarre occhiaie, avute fin dalla nascita – lasciò il posto ad un grande entusiasmo: i suoi occhi color nocciola cominciarono a brillare gioiosi, le sue piccole mani toccarono i suoi capelli castani, che teneva sempre corti, portando un buffo ciuffo  spettinato sopra la fronte. La sua piccola presenza, di statura non molto alta e di fisico snello, sembrò letteralmente scoppiare d’allegria.
«Grazie infinite professoressa! M’impegnerò al massimo!»
«Allora recati alla sala computer, ti aspetta uno studente di terza media. Trascriverà tutto il tuo tema, tu dovrai semplicemente dettarlo. Continua così Matt.»
Il ragazzino si fiondò dal secondo piano al piano terra, dove si trovava l'aula di Informatica. All’ingresso, trovò un ragazzino massiccio, che lo stava aspettando da qualche minuto.
«Ah, eccoti. Mike Barret presumo.»
«No, in realtà mi chiamo Matt Wolfram. C'é qualche problema?» rispose perplesso.
«Ah, scusami, mi ero scordato che la professoressa é spesso indecisa sul da farsi.»
«Capisco…cioè non capisco, ma non importa. Possiamo cominciare? Non voglio perdere tempo!»
«Bene, comincia a dettare.» rispose lo studente di terza media, posizionandosi davanti allo schermo di un computer appena acceso.
Il ragazzino prese un bel respiro, e cominciò a leggere ad alta voce, seguendo le correzioni scritte dalla professoressa.
«Descrivere la mia città non é semplice, ma credo che sia giusto osservare la situazione della città in cui vivo.
Abito attualmente nella città di Calvas, nell'omonima regione. E' piuttosto grande rispetto alle altre,  assomiglia ad un grande zona di periferia con tanti spazi verdi ed una quiete bizzarra. All'inizio non era così, ma dieci anni fa la situazione cambiò, e pian piano, la città si svuotò, lasciando un triste senso di desolazione.
Tutto questo, a causa dei Green Blood. In questa città sembrano trovarsi piuttosto bene.
La cosa buffa? Questi non sono dei mostri venuti dal nulla, queste creature vivono tra noi.
I Green Blood non sono altro che delle anime ribelli, che si lasciano appositamente plagiare per riassaporare qualche spiraglio di vita. Il prezzo della loro "resurrezione" è la totale fedeltà ed obbedienza ad un entità ben più malvagia di loro: la Green Soul, il vero problema.
Si sa poco a riguardo di questa creatura. Si dice che sia il primo Green Blood esistito e che possa generarne degli altri catturando le anime prima del loro trapasso.
Sta di fatto che la presenza sempre maggiore di quei mostri nella mia città fa presumere che si nasconda proprio qui, ma nessuno ha il coraggio di cercarla, ne di combatterla.
Calvas dunque, sembrerebbe una città perduta, se non fosse per un piccolo spiraglio di luce.
E' grazie alle Risorse che il genere umano può reggere il confronto contro i Green Blood: sono delle essenze misteriose, che vivono negli oggetti più disparati, dall’insignificante all’utile, senza esclusioni. Queste essenze si rivelano solo a chi sentono di appartenere, dopodiché fanno trasformare l'oggetto in cui si sono insediate in vere e proprie armi. Una forchetta potrebbe trasformarsi in un tridente, per esempio.
Le Risorse non si rivelano a tutti, sono rare, e solitamente scelgono pochi eletti, anche se non si sa il perché. Una cosa è sicura. I possessori di Risorse si battono in prima linea per difenderci dai mostri che ci minacciano ogni giorno. Sfortunatamente, a Calvas queste persone si vedono oramai di rado, perciò questo non fa che alimentare la furia dei Green Blood.
Un'altra arma che la gente di Calvas aveva a disposizione, ovvero la presenza della stirpe dei Draghi, che si dice risiedessero proprio qui, é andata perduta: non si sa nemmeno se esistano ancora, o se la Green Soul sia riuscita ad ucciderli tutti.
Perché allora ci sono ancora delle persone che vogliono vivere in questo posto? Calvas é l'ombra della città che era un tempo, dove la pericolosità dei Green Blood non fa che salire. Il governo non può nulla contro queste creature, e l'esercito, anche se si é stanziato qui, non può proteggere tutti. Ma é proprio per questo che bisogna restare.
La gente ha costantemente paura, ma fuggire non é la soluzione.
Più noi fuggiamo, più la nostra paura si alimenta, diffondendosi veloce come una malattia. Ma non possiamo permettere che la città in cui siamo nati, in cui siamo cresciuti, e in cui vorremmo vivere in pace, ci venga strappata dalla forza bruta dei Green Blood.
Io non voglio crescere nel terrore. Io voglio credere che, un giorno, una persona con una Risorsa straordinaria, giunga qui per salvarci tutti.
Credere nel futuro in fondo, che cosa costa?»
Matt espirò profondamente dopo aver finito il suo discorso, mentre lo studente di terza media gli sorrise. Non gli restò altro che tornare in classe.
Con fare trionfante, Matt entrò in aula nel bel mezzo della lezione, e come al solito, si sedette al primo banco per prendere subito appunti.
D'un tratto, sentì un brivido lungo la schiena. Glaciale.
Un paio d'occhi lo stavano osservando, anzi, lo stavano fissando con aria minacciosa.
Chi poteva essere?
Il ragazzino si voltò verso i suoi compagni, e la sensazione svanì momentaneamente, ma appena si voltò, il brivido ricominciò a tormentarlo.
«Che diamine mi sta succedendo?»  pensò Matt stranito.
Dopo due ore, arrivò finalmente l'agognato suono della campanella. Matt uscì per primo, voleva trovare un posto silenzioso dove poter chiamare la madre al cellulare. Quel giorno aveva deciso di rientrare per la prima volta a casa da solo, ma cominciò a preoccuparsi. Aveva bisogno che qualcuno lo rassicurasse. Il cellulare della madre era però occupato, per cui non riuscì nel suo intento.
Matt svoltò verso sinistra e proseguì dritto, in un vialetto alberato. Prima di girare a destra, il ragazzo si fermò di colpo. Ancora quella sensazione.
Egli si guardò intorno ma non riuscì a scorgere nessuno, perciò decise di proseguire la sua camminata, con un ritmo molto più veloce.
I suoi passi si facevano sempre più frequenti. Alla sua destra, Matt guardò con ammirazione un cantiere in pieno movimento: stavano costruendo dei nuovi palazzi per le migliaia di sfollati che avevano perso la casa a causa del muro di fuoco, mancava loro davvero poco per terminare gli edifici.
Camminando distrattamente senza guardare davanti a sé, non si rese conto che qualcuno lo stava aspettando. Il ragazzino fu talmente sbadato che non solo ignorò completamente chi gli stava di fronte, ma riuscì perfino a sbattergli contro con una nonchalance incredibile.
Particolarmente seccato, Matt sbuffò ad alta voce:
«Ma che diamine?! Le persone oggigiorno non stanno mai...»
Non riuscì a finire la frase, poiché si trovò davanti l'unico individuo che non avrebbe voluto incontrare in quel momento: Mike Barret, il bullo più scaltro di tutta la Scuola Media di Calvas.
«Ch-che cosa ci fai qui?!» bofonchiò Matt impaurito.
«Dovresti saperlo, Matt. Dovresti sapere che ormai mi hai stancato!» rispose Mike fin troppo serio.
Matt realizzò solo in quell'istante, che Loretta aveva deciso di far pubblicare il suo tema, al posto di quello di Mike. E non era nemmeno la prima volta che accadevano certi tipi di favoritismi.
Purtroppo, Matt era a tutti gli effetti, senza ombra di dubbio, il pupillo della maestra. Questa sua preferenza non era altro che di tipo affettivo, non l'avrebbe mai avvantaggiato in termini scolastici.
Purtroppo, l'affettività della professoressa venne tradotta da tutti gli studenti come un vero e proprio affronto. I ragazzi giovani sono facile preda dei pregiudizi, e Matt non era ben visto nella sua scuola.
«Nanerottolo! Il mio articolo meritava di essere pubblicato quanto il tuo, perché dovrei accettare tutto questo...quando posso ricattarti?» ridacchiò Mike.
Matt non aveva alcuna possibilità di scamparla contando sulle proprie forze: Mike era più alto di lui di ben quindici centimetri, oltre ad essere più robusto di costituzione. Il bulletto dai cortissimi capelli rossi e dai verdi occhi l'avrebbe sopraffatto, se avesse cercato di scontrarsi con lui. Tuttavia, farsi ricattare non era nello stile di Matt. Si sarebbe fatto malmenare piuttosto che lasciare che il suo tema venisse oscurato.
«Se il mio tema é stato scelto al posto del tuo un motivo ci sarà!» si fece scappare di bocca Matt «La creatività non é alla portata di tutti...»
Si rese conto di aver gettato benzina sul fuoco. Mike sembrava decisamente infastidito.
«Allora la tua risposta é no. Ma sai, io posso essere molto, e dico molto, convincente...»
Mike si avvicinò con passo deciso verso il ragazzino. Aveva poco tempo per pensare ad una soluzione.
Guardò alla sua destra, era proprio vicino all'entrata del cantiere, sarebbe stato azzardato entrare...ma di affrontare il bulletto non ne aveva proprio l'intenzione.
In preda al panico, si sfilò rapidamente lo zaino di dosso, e lo lanciò contro il bulletto. Il robusto ragazzino lo prese al volo, e dopo un attimo di esitazione, lo poggiò a terra. In quel lasso di tempo, Matt era già scappato, gambe in spalla, verso l'entrata del cantiere.
«Maledetto gnomo da giardino! Torna subito qui!» gli urlò Mike da lontano, ma alla fine decise di rincorrerlo.
Matt corse a per di fiato, sapeva che da li a poco la sua presenza sarebbe stata notata, per cui aveva bisogno di un nascondiglio da trovare il più presto possibile.
Si nascose momentaneamente tra le siepi cresciute nelle vicinanze, e guardò davanti a sé: un'officina abbandonata, con un'entrata sotterranea, si trovava ad ore nove. Nessuno l'avrebbe cercato in un luogo che a breve sarebbe stato demolito dagli operai.
Matt fece un ultimo scatto, e riuscì a raggiungere l'entrata dello stabilimento. Dentro non c'era anima viva, il luogo era completamente spoglio, consumato dal tempo.
Il ragazzino non doveva far altro che nascondersi da qualche parte.
Mike l'aveva intercettato, e i suoi passi facilmente udibili, rimbombavano da parete a parete, rendendoli ancora più forti e sgradevoli allo stesso tempo. Quello che i due non si aspettavano, è che l'officina, costruita almeno quarant’anni prima, si reggeva per miracolo.

Una leggera scossa di terremoto fece tremare la fragile officina, che cominciò a sgretolarsi improvvisamente. Calvas non era territorio sismico, il sisma proveniva da una regione confinante, ma questo bastò a far dilaniare le fondamenta all'officina, un castello di carte.
Una grande porzione di soffitto cadde proprio davanti all'entrata, impedendo a Mike di raggiungere Matt, che cominciato il sisma, si rannicchiò proteggendosi la testa vicino ad una colonna portante. Era nel panico come non mai.
Le mura dello stabilimento cominciarono a cedere, pezzi di calcinaccio e mattoni piovvero pericolosamente senza sosta. Un'enorme crepa si formò sulla colonna di fronte a Matt, ma fortunatamente, fu una delle poche cose che riuscì a reggere. Il luogo rimase immerso nell'oscurità, ancora intatto, chissà ancora per quanto.
Matt terrorizzato non si mosse; tremava come una foglia, e le lacrime che scesero dai suoi occhi, lo lavarono dalla polvere che gli era piombata sul volto. Sembrava non ci fosse via d'uscita.
Pochi secondi dopo, una calda e tenue luce arancione, come una grande lucciola, si materializzò al centro della stanza.
Quella, era la Risorsa che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

   
 
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