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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    12/02/2015    5 recensioni
[PostShamballa][RoyEd]
Una serie di sparizioni e comparse misteriose dona una nuova possibilità ai fratelli Elric.
"La ripresa della conoscenza fu, per Edward Elric, dolorosa.
Sentiva il petto alzarsi ed abbassarsi nel tentativo, da parte dei suoi polmoni, di inspirare avidamente aria e, ad ogni movimento, poteva quasi giurare di sentire le proprie costole spaccarsi in mille pezzettini di osso e poi rimettersi assieme come uno scherzo crudele, pronte a farlo soffrire ancora al prossimo inspirare."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Go the Distance - Di nuovo a casa'
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GO THE DISTANCE

CAPITOLO 5

Fratellone, che succede?”

Alphonse e la sua voce preoccupata scossero Edward dai suoi pensieri: i due ragazzi erano seduti sui loro letti d'ospedale, vestiti di tutto punto con abiti civili e in attesa dei documenti per la “scarcerazione”; erano stati tre giorni lunghi e difficili, trascorsi perlopiù addormentati per lo stress e le medicine pompate all'interno dei loro corpi per contrastare le infezioni ma, una volta svegli, il dolore era tale da strappare loro gemiti continui sotto gli occhi addolorati dei loro amici lì riuniti.

Winry passava spesso ma i due fratelli l'avevano potuta vedere solo per pochi minuti mentre Mustang...

I due Elric non lo sapevano con certezza ma, data la frequenza con cui si faceva vedere da quelle parti, sospettavano che avesse trasferito il proprio ufficio lì: non stava mai via per più di un paio di ore.

La dottoressa Grunwald era ottimista sul loro recupero, ma era veramente difficile riconoscersi allo specchio: Alphonse aveva il naso rotto e tenuto fermo da una steccatura, il braccio e la gamba da cui avevano estratto le pallottole erano ancora fasciati ma in via di guarigione mentre i lividi ancora non si erano riassorbiti del tutto e come se non bastasse era costretto a gironzolare con le stampelle.

Edward era poi, manco a dirlo, quello conciato peggio: ancora mutilato, incapace di muoversi senza aiuto, si era sentito profondamente umiliato nel farsi aiutare dalla giovane infermiera - quella che aveva visto al proprio risveglio - per vestirsi.

Certo, Jean e gli altri non li lasciavano un attimo soli ma lui non aveva voluto che vedessero veramente le condizioni del suo corpo.

Ogni tanto, i flash dei ricordi saltavano fuori e si palesavano ma lui cercava di ricacciarli fermamente dal posto da cui provenivano: non era ancora pronto per rivivere ogni cosa.

Era terrorizzato ma cercava di non darlo a vedere per non far preoccupare gli altri: si sentiva come scisso in due, da una parte la gioia per essere finalmente a casa, che era enorme, ma dall'altra...

Ansia, paura di risvegliarsi nuovamente in quell'incubo che era il mondo lasciatosi alle spalle, incapacità di fidarsi del tutto delle proprie percezioni e di chi gli stava attorno.

Nulla.” mentì il più anziano, cercando di mostrarsi il più possibile convincente: “Mi stavo solo chiedendo dove andremo, ora che ci hanno dimessi.”.

Magari ci ospiterà Winry...”

Al, ha da lavorare, non credo abbia tempo per farci da balia.” fece notare il maggiore, guardando poi distrattamente fuori dalla finestra: c'era un bel sole e si ritrovò a desiderare di essere già fuori, sotto la sua luce calda.

Siete pronti, ragazzi?!”

Con un gran sorriso – e spingendo una carrozzella vuota – Jean Havoc entrò nella stanza seguito da Vato e Kain: “Finalmente siete liberi!” esclamò pomposamente l'ufficiale biondo, “Tempo di caricare Edward qui sopra e scapperemo in grande stile da questo postaccio!”.

Riza-san è qui fuori che ci aspetta con la macchina!” continuò Fury, sistemandosi gli occhiali: “Abbiamo ordine tassativo da parte del Comandante di non mollarvi un attimo.” aggiunse Falman al suo fianco, “Pena, la Corte Marziale.”.

Alphonse ridacchiò sommessamente mentre il fratello, sbuffando, incrociò le braccia al petto: “Si sta prendendo un po' troppe libertà, quello...” borbottò, stranamente inquieto.

La risatina di Kain e quella di Vato aumentarono la sua inquietudine.

Allora preparati, Edward, ne vedrai delle belle nei prossimi giorni!” l'entusiasmo di Jean era contagioso ma l'Elric più anziano non sapeva cosa aspettarsi dal futuro.

Era stanco, disilluso, incapace di vedere anche solo il minimo bello in ciò che lo circondava.

Si sentiva incredibilmente solo.

Certo, aveva sempre Alphonse e Winry, e ovviamente gli altri, ma la notizia della morte di zia Pinako l'aveva scosso profondamente: ora veramente non aveva più nulla, più alcuna radice...

Edward... Tutto bene?”

La voce preoccupata di Kain lo fece sobbalzare per la seconda volta nel giro di pochi minuti; si sentì in colpa per averlo ignorato in quel modo e, alzata di scatto la testa, la scosse con decisione: “S-Sì...” borbottò, “Stavo solo pensando, ti ascolto.”.

Rassicurato, l'ufficiale si posizionò dietro la carrozzina e fece un cenno: “Jean-san, Vato-san, tocca a voi.”

Edward si sentì sollevare – “è così leggero” pensarono Havoc e Falman col cuore stretto nel petto – e si ritrovò sul duro sedile con una coperta in grembo: “Forza! E' il momento di andarcene da qui!”.

Come in un sogno, attraversarono il corridoio, po un altro e ancora un altro fino a raggiungere l'atrio, percorso in tutta fretta fino alla porta principale e al porticato esterno, dove ad attenderli – oltre a Riza Hawkeye – c'erano anche due persone d'eccezione.

Buongiorno, Edward-san, Alphonse-san.” salutò Maya, con la cuffietta bianca in testa: “Sono contenta di vedervi finalmente in piedi. Beh, più o meno” disse la ragazza con tono genuinamente commosso e una risatina imbarazzata.

La dottoressa Grunwald, invece, si limitò unicamente a sorridere: “Ho già dato dispozioni al Comandante e manderò spesso la signorina Ross a vedere come procedono le cose. Fateli riposare e non sforzateli troppo, ho già parlato con la signorina Rockbell e mi sono raccomandata di effettuare l'installazione non prima di una settimana. I nervi stanno guarendo bene, hanno bisogno solo di ancora un po' di tempo.”.

Ed annuì e si sforzò di ricambiare il sorriso della donna: non voleva sembrare ingrato, in fondo aveva salvato loro la vita.

Grazie, doc!” esclamò Falman, armeggiando con le ruote della carrozzella: “Per tutto.” aggiunse l'uomo.

Si figuri, luogotenente. In fondo, ho fatto solo il mio dovere.” replicò la donna con piglio orgoglioso.

Edward fece per levarsi la coperta di dosso per restituirla ma la mano della dottoressa lo fermò prima, posandosi delicatamente sul ginocchio superstite: “Non è necessario, ora dovete solo pensare a riprendervi. Me la restituirete quando potrete camminare con le vostre gambe.” disse semplicemente, girando poi sui tacchi.

Con un rapido inchino, Maya si congedò a propria volta e la seguì a passo svelto, lasciando il gruppetto da solo.

E ora?” chiese Alphonse curioso, ritto in piedi accanto a Kain.

Ora vi portiamo a destinazione.” fece Jean con tono cospiratorio.

Con uno scrollare di spalle e un vago sorriso, Riza si portò dall'altra parte rispetto ai colleghi e li aiutò con estrema facilità a sollevare la sedia a rotelle mentre lo stesso Fury assisteva Al nella discesa degli scalini.

Nel centro del piazzale, c'era la macchina ad attenderli.

Con rapidità, Al e Ed vennero fatti sedere sui sedili posteriori – Jean e Kain si misero al loro fianco – mentre Riza e Vato occupavano quelli anteriori: la giovane ufficiale aveva preso in mano il volante.

Breda-san dov'è?” chiese curioso il minore degli Elric, guardandosi attorno ma non riuscendo a vedere la capigliatura rossiccia del loro amico.

Qualcuno doveva aspettarci a destinazione, no? E poi, non ci saremmo stati tutti a bordo.” fece notare Havoc, accendendosi una sigaretta: “Non preoccupatevi, in due penso ce la faranno a mettere assieme due letti.” ridacchiò il biondo, vedendo i loro visi pensierosi.

Chi c'è con lui?” Al era curioso, certo, ma non preoccupato: si fidava del Mustang Team, ricordava tutto degli anni passati a viaggiare per Amestris e ricordava l'amicizia e l'affetto che questi avevano loro riservato, non avrebbe mai dubitato della loro buonafede.

SE-GRE-TO.” sillabò Kain, portandosi l'indice alla bocca: “Tra poco saremo arrivati, comunque. Abbiate fede.”.

Il resto del viaggio trascorse in uno strano silenzio mentre Edward, visibilmente stanco e provato, era crollato addormentato senza che nessuno praticamente se ne accorgesse, almeno in apparenza.

Quando infine la macchina si fermò dinanzi ad una villetta nel quartiere residenziale di Central City, a pochi metri dalla dimora della famiglia Hughes, fu Riza a scuotere l'esausto ventenne con cautela, svegliandolo: “Ci siamo.” annunciò lei con un sorriso mentre Vato e Jean si prodigavano a tirare fuori dal retro la carrozzina, “Benvenuti alla vostra nuova dimora!” gridò Kain, mostrando con il braccio la villetta e il giardino.

Alphonse, scivolato fuori con cautela, si guardò attorno con entusiasmo: “Niisan, hai visto che bello?! Chissà chi ci abita!”.

Dev'essere qualcuno che ci conosce bene, se ha accettato di ospitare due persone come noi...” borbottò Ed, guardando stancamente l'edificio dinanzi a loro.

Forza, soldo di cacio! Sali a bordo!” sogghignò Jean.

Non sono piccolo...” borbottò stancamente l'Elric maggiore, lasciandosi aiutare ad alzarsi.

Havoc e Falman si scambiarono un'occhiata preoccupata: la reazione che si aspettavano era un'altra, fuoco e fiamme come in passato, non quell'espressione sconfitta...

FINALMENTE!”.

La voce possente di Heymas risuonò nel cortile deserto e il sottotenente fece la sua comparsa dalla porta della villetta: era in borghese e sembrava aver fatto un certo numero di lavori manuali, date le condizioni dei suoi abiti.

Scusate per le condizioni, ma stavamo sistemando alcune cose. Entrate pure!” si sbracciò lui.

Lui dov'è?” chiese Riza, spingendo la carrozzina di Ed.

Ci attende dentro, non preoccupatevi.”.

Alphonse ed Edward si guardarono, dubbiosi: non capivano cosa stesse accadendo.

Forza, ragazzi. Non vi fa bene restare qui! Entriamo!” annunciò Jean, aprendo il cancelletto per far passare Riza: “Presto potrete stare più comodi che su due brandine.” continuò lei.

Quando infine entrarono nel piccolo ma accogliente ingresso dell'abitazione, saltarono subito agli occhi i lavori fatti: una rampa metallica che portava al piano superiore e che copriva le scale, i mobili evidentemente spostati da poco per non creare ostacoli e due divani ancora impacchettati nel bel mezzo del salotto.

Ce l'avete fatta da soli?” s'informò Jean, depositando la giacca sull'appendiabiti più vicino: “Certamente!” ribattè Breda, “I traslocatori sono stati veloci, hanno portato tutte le scatole qui in tempi brevissimi e siamo anche riusciti a posizionare i divani senza fare troppi danni al parquet.”.

Avete fatto un lavoro coi fiocchi, davvero.” constatò Falman, imitando il collega biondo: “Abbiamo fatto solo la nostra parte.” scrollò le spalle Breda con noncuranza, “Dopotutto, la parte più tosta è toccata a voi. La dottoressa Grunwald che dice?”.

Ha promesso di mandare spesso la sua assistente a verificare come procedono le cose. Sarà da dirlo ai soldati di guardia fuori.”.

Glielo comunicheremo appena possibile.”

I fratelli Elric restarono in silenzio, benchè per motivi diversi: mentre Alphonse, pur se curioso, non domandava nulla per rispetto e timidezza, Edward invece non stava a sentire nessuno dei discorsi.

Stanco, con la testa che scoppiava per il dolore, desiderava soltanto stendersi mentre tutti i muscoli della schiena urlavano a gran voce.

Perfino il divano ancora impacchettato gli pareva un paradiso, al confronto con la scomoda carrozzina.

Ragazzi, Acciaio sembra sul punto di vomitarmi sulla moquette. Che ne dite di farlo sdraiare prima che accada l'irreparabile?”.

Comparso all'improvviso sulla soglia del salotto, Roy Mustang indossava degli abiti vecchi e logori del tutto simili a quelli del suo sottoposto, sporchi di calcinacci e con un asciugamano attorno al collo: sul viso imperlato di sudore svettava la benda nera; con passo sostenuto, avvicinò Havoc e lo aiutò a sollevare il maggiore dei due fratelli, che venne subito adagiato con la testa sul bracciolo mentre Falman prendeva un paio di coperte da un cesto lì vicino.

Alphonse, hai bisogno di aiuto?” chiese Riza con tono gentile, rivolgendosi con il viso verso il più giovane; ma il ragazzino scosse la testa, portandosi una mano al cuore che aveva preso inspiegabilmente a fargli male: “Niisan...” mormorò con gli occhi lucidi.

L'ufficiale gli poggiò una mano sulla spalla con fare materno: “Non devi preoccuparti per lui, è in buone mani. E naturalmente anche tu lo sei.” sorrise lei.

Mustang si chinò su Acciaio, esaminandolo con attenzione: ne osservò le labbra semiaperte, la pelle pallida e leggermente sudata sulla quale risaltavano i graffi e le escoriazioni dei giorni precedenti, poi passò ad esaminarne il fisico sottile e fin troppo asciutto rispetto a quel che ricordava. E infine sentì una fitta al petto nel vedere uno spazio vuoto dove un tempo si trovavano i suoi Automail.

Il ragazzo era abbandonato contro i morbidi cuscini, semi-svenuto, l'ombra di quello che era.

C-Comandante... D-dove siamo?” pigolò Alphonse all'improvviso, tormentandosi le mani.

A casa mia.” replicò questi con estrema naturalezza mentre si rialzava dal capezzale di Edward: “Ho pensato che forse sarebbe stato meglio per voi alloggiare con qualcuno in grado di prendersi cura di voi. E siccome siete ancora in pericolo, per quanto ne sappiamo, questa è l'unica idea che ci sia venuta in mente e l'unica possibilità praticabile.”.

Il brusio di risate sommesse alle spalle del ragazzo da parte degli altri ufficiali lo fece sorridere: “La ringrazio, Comandante.” disse soltanto, cercando di dissimulare, aveva capito fin troppo bene cosa stessero architettando ed era loro grato per tutto quello che stavano facendo.

Forse è meglio se noi andiamo, Fuhrer.” disse improvvisamente Riza: “I ragazzi avranno bisogno di riposo.”.

Già. Abbiamo fatto abbastanza confusione per oggi.” notò Falman, indossando il pastrano sopra la divisa: “Domani mattina di buon ora verremo a portarvi scartoffie e provviste.” dichiarò l'argenteo prima di uscire dalla porta.

Le scartoffie non sono necessarie...” cercò di opporsi Mustang ma si ritrovò a doversi rimangiare ogni parola a causa dell'occhiata di fuoco da parte di Hawkeye: “Comandante, la gestione del Paese è una faccenda di fondamentale importanza. Non può pensare di affidarla a terze persone. Sia ragionevole e non faccia il bambino.” replicò la donna con tono serio.

Il resto degli ufficiali precedette la collega all'esterno e infine scoppiò a ridere così forte da farsi sentire anche all'interno, strappandole un sospiro: “Ora vado, prima che attirino troppo l'attenzione.” concluse, incamminandosi verso la porta.

Una volta fuori, Alphonse e Mustang sentirono distintamente una gragnola di colpi di pistola contro il legno dello steccato.

Spero non li strapazzi troppo...” disse il Comandante con tono rassegnato: “Io vado a farmi una doccia, Alphonse. Se hai bisogno di qualcosa...”.

Non si preoccupi. Anzi, grazie di tutto.”.

L'uomo si lasciò sfuggire un sorriso appena accennato: “Ci vediamo più tardi.”.

§§§

Quando Edward riprese infine i sensi, la prima cosa che notò fu che non si trovava più nel salotto di quella casa sconosciuta ma in una stanza da letto: era disteso sotto le coperte di un letto estremamente comodo e, illuminata dalla luce del tramonto che entrava dalla finestra, vedeva al proprio fianco la carrozzina.

Chi lo aveva portato fin lì?

Forse erano stati Havoc e compagni...

Una fitta improvvisa al capo interruppe il filo dei suoi pensieri, strappandogli un lamento; non si accorse neppure dell'aprirsi della porta e notò l'ingresso di una persona solo nel momento in cui questa gli rivolse la parola: “Lascia che la tua mente riposi, figliolo. Non è il momento di lambiccarsi in pensieri inutili.”.

Alzata la testa di scatto, Edward incrociò lo sguardo con una donna: anziana, di corporatura snella e dagli occhi vispi celati dietro spessi occhiali da vista, sembrava ammantata di una luce tenue e familiare.

Tra le mani reggeva un vassoio con una teiera e una tazza: “Spero tu abbia dormito bene. Abbiamo cercato di fare il più piano possibile per non disturbarti.”.

Confuso, Acciaio si mise seduto a fatica, coprendosi il corpo con parte delle lenzuola: “D-Dove sono? E Alphonse?!” chiese, ricordandosi improvvisamente del fratellino.

Il piccolo Al è di sotto, abbiamo fatto i biscotti. Voleva portartene un po' ma non riusciva a camminare bene. Quindi l'ho lasciato tranquillo e sono salita io.” sorrise la nonnina.

Il viso di Edward si rasserenò un poco: “Grazie... Lei chi è?”.

Non mi sono ancora presentata, è vero.” notò lei mentre poggiava il tutto sul comodino: “Il mio nome è Marlene Richter e sono qui per aiutarvi.” sorrise, tendendogli la tazza tiepida, “Bevi, prima che si raffreddi.”.

   
 
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