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Autore: LunaMoony92    19/02/2015    3 recensioni
La guerra è finita da tre anni, Harry e Ron sono lontani per l'addestramento Auror, Hermione lavora al Ministero della Magia. Fred e George continuano con il loro negozio e la vita sembra essere tornata alla norma. Ma c'è qualcosa che lega Hermione e Fred, che nessun altro sa. Lei crede di esserselo lasciato alle spalle, ma si sbaglia. Una strana pergamena li farà riavvicinare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Decise di partire molto presto quella mattina. Non aveva voglia di fingere una serenità che non le apparteneva con i Weasley, così l’unico presente quando la passaporta iniziò a lampeggiare, era il suo migliore amico Harry.
Avevano finito per passare l’intera  notte a parlare loro due, un po’ come quando, durante la ricerca degli Horcrux erano da soli nella tenda, in mezzo al nulla. Harry era molto dispiaciuto per l’epilogo che la sua storia con Ron aveva avuto, ma continuava a ripeterle che era un bene che fosse successo adesso, ogni giorno in più sarebbe stato peggio,  i Weasley avrebbero capito.
I Weasley. Come l’avrebbero presa?
Per anni era stata la benvenuta in casa loro, l’avevano trattata sempre come una figlia, anche prima che si mettesse con Ron. Probabilmente niente sarebbe stato più come prima e lei non riusciva a pensare alla sua vita senza quella famiglia.
La passaporta lampeggiò più intensamente e, dopo aver dato un ultimo sguardo ad Harry che la salutava con la mano, Hermione si ritrovò a vorticare, in direzione di casa sua. L’atterraggio non fu dei migliori, si era ritrovata infatti con la faccia sul tappeto del salone. Il suo sguardo andò sotto al tavolo della cucina, dove sapeva di aver lasciato la pergamena.
Scosse la testa e provò a rialzarsi facendo un respiro profondo, ma non ci riuscì. La stanza aveva preso a girare non appena aveva alzato la testa, così si lasciò andare sul pavimento, gli occhi chiusi.
Era successo davvero. Dopo 3 anni di coppia fissa e innumerevoli anni  passati a corrersi dietro, lei e Ron si erano lasciati. Era finita. Una lacrima iniziò la sua lenta discesa lungo le sue guance, ma lei non la asciugò. Aveva pianto tanto e questo non era da lei, ma forse tutte quelle lacrime servivano a purificarla, a svuotarla dal dolore che sentiva e da tutti i suoi pensieri. Passò sul pavimento l’intera mattinata, senza muoversi, come bloccata  nel suo stesso corpo.*
Il rumore di qualcosa alla finestra la costrinse a tornare alla realtà e ad aprire gli occhi. Era un gufo. Con un leggero  movimento della bacchetta, aprì la finestra permettendo a Leotordo di entrare. Il gufetto si appollaiò sulla sua spalla, quasi avesse capito che Hermione non voleva alzarsi, e le permise di staccare la lettera che teneva attaccata alla zampetta. Batté velocemente le ali in segno di saluto e volò via.
La lettera era di Ginny. Forse Harry aveva finito per farsi scoprire. Non era proprio il suo forte mantenere i segreti con la sua ragazza. Tanto meglio, un incombenza in meno per lei. Sicuramente non avrebbe avuto il coraggio di affrontare l’argomento, avrebbe sicuramente lasciato che fosse Ron a parlare alla sua famiglia.
Aprì la lettera e lesse:
“Cara Hermione,
mi dispiace che tu sia partita così presto stamattina. Harry mi ha detto che andavi di fretta, quindi per stavolta, non ce l’ho con  te. J Ti scrivo per conto di mamma. Mi ha chiesto di dirti se in questi giorni hai un attimo libero, puoi passare a dare un’occhiata alla Tana? Ha paura che Fred e George la distruggano. Mi manchi già, un bacio.
Ginny”
Harry aveva retto allo sguardo indagatore di Ginny, ma appena Hermione aveva letto il nome di Fred, si era sentita crescere dentro un vuoto.
Andare alla Tana. Vedere Fred.
No. No. Non poteva. Non avrebbe potuto prima, ma adesso, solo ad un giorno dalla sua rottura con Ron.. Non sarebbe riuscita a guardarlo, lui avrebbe subito capito. No, non poteva.
Tornò al suo rifugio sul tappeto e richiuse gli occhi.
Le sue speranza prima della partenza le apparivano talmente assurde da farla quasi sorridere. Dentro di sé aveva sempre saputo che si era creato uno strappo tra lei e Ron, ma aveva vissuto cercando in tutti i modi di nasconderlo, come se questo fosse sufficiente a sanarlo. Come la famosa polvere da nascondere sotto al tappeto.
I ricordi iniziarono a vorticarle in testa. I loro anni ad Hogwarts, il ballo del ceppo, la prima volta che lei si era accorta di provare qualcosa per lui e lui per lei. Ma non se l’erano detti. Avevano continuato e litigare come due bambini, incapaci di accettare quel sentimento e di capire cosa gli stava succedendo. E poi l’anno della guerra, lui che lasciava lei e Harry in quel bosco, lei che aveva pianto tutte le notti pensando a lui. Il loro primo bacio nella camera dei segreti e il nuovo inizio insieme. Era stata una bella storia, la loro. Per il primo anno e mezzo tutto era filato liscio. Anche nei primi sei mesi in cui Ron era partito per l’accademia tutto sembrava essere rimasto al proprio posto. Ma non era stato così nei mesi successivi. Non erano stati abbastanza forti per tenersi, forse non lo erano stati mai davvero innamorati, pensò.  In mezzo a  tutti questi pensieri, piano piano aveva iniziato a farsi strada un altro ricordo, estraneo a loro due, ma che continuava ad allargarsi con prepotenza nella sua mente.
 
FLASHBACK
Hogwarts, novembre 1995.
 
Era una fredda serata di Novembre ed Hermione, appena finita la cena, era corsa nella sala comune per accaparrarsi la sua poltrona preferita accanto al caminetto per poter leggere un buon libro. Aveva corso a perdifiato, ma grazie a Merlino l’aveva trovata libera e aveva così iniziato a leggere. Harry e Ron, sentendosi ignorati,  erano andati nella loro stanza e mentre Hermione si immergeva nei racconti di Hogwarts, la sala comune continuava a svuotarsi. Aveva iniziato a sbadigliare e questo le sembrò parecchio strano. Dopotutto, stava leggendo solo da… “Per la barba di Merlino!!” esclamò sorpresa guardando l’orologio. “Sono già le 2!” Il tempo, quando leggeva, sembrava scorrere diversamente. Fosse dipeso da lei avrebbe continuato fino al mattino, ma c’erano le lezioni e qualche ora di  sonno era d’obbligo se non voleva somigliare ad uno zombie. Stava per lasciare la sala quando qualcuno entrò dal buco dietro il ritratto della Signora Grassa imprecando. Una chioma rossa apparve nella sala. Era Fred. Sicuramente tornava da uno dei suoi appuntamenti  segreti con qualche ragazza. Hermione storse il naso e, senza farsi vedere, imboccò le scale.
“Caspita, stavolta me la sono proprio cercata” sentì dire da Fred e si fermò sulle scale ad ascoltare. Il ragazzo si stava avvicinando alla poltrona che lei aveva occupato fino a pochi minuti prima, si teneva il braccio con una mano. Cosa aveva combinato stavolta?
Hermione era indecisa sul da farsi. Se si era fatto male sicuramente era solo colpa sua, come sempre, ma lei era un prefetto ed era suo dovere sincerarsi sulle sue condizioni di salute e, se necessario, accompagnarlo in infermeria. Sbuffando rientrò in sala.
“Cosa ti sei fatto stavolta?” gli disse, mentre lo guardava con le mani sui fianchi.
“Cosa ci fai tu qui, Prefetto? Non è tardi per te?” disse lui con la solita insolenza, la voce leggermente incrinata dal dolore.
Visibilmente irritata, alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma Fred sembrava non averla nemmeno sentita. Spazientiva Hermione disse: “Allora mi dici cosa ti sei fatto?”
Portandosi la mano tra i capelli rossi, con il suo solito sorriso canzonatorio le disse: “Perché ti interessi della mia salute? Vuoi per caso approfittare di me?”
Hermione  era arrossita. Azò gli occhi al cielo e decise che l’avrebbe lasciato lì col braccio dolorante. Stava per allontanarsi, quando una mano la trattenne. 
“Sono caduto dalla scopa mentre facevo una partita clandestina con Jay, un ragazzo di Corvonero. Sono atterrato direttamente sul braccio. Credo di essermelo rotto. Che farai, andrai subito a dirlo  a Silente?” concluse sorridendo, sfidandola.
Hermione avvampò.
“Hai un braccio rotto e sei ancora qui???” Lo strattonò per il braccio buono  e, quasi tirandoselo dietro, lo portò davanti al buco dietro al ritratto.
“Cosa stai cercando di fare?” Fred la guardava con gli occhi sgranati. Forse l’aveva punzecchiata troppo e il Prefetto stava per prendersi la sua rivincita.
“DEVI ANDARE IN INFERMERIA.” urlò lei. “E se non ci vai da solo, ti faccio levitare fino a lì. A te la scelta.”
“Stavo iniziando a pensare che non sarebbe una cattiva idea, uscire qualche volta, noi due. Ma l’infermeria non mi sembra un buon modo di iniziare..”  
In un attimo Fred si ritrovò a levitare a un metro da terra, Hermione che si faceva strada senza degnarlo idi una parola.
Passata la prima reazione di imbarazzo, ma non senza un po’ di rossore sulle guance Hermione riuscì a parlare. “Io e te non abbiamo niente da spartire.” E  continuò a camminare  a passo di marcia.
Quell’anno era stata nominata Prefetto insieme a Ron e sentiva su se stessa il peso della responsabilità di quella carica, ne sentiva doppiamente il peso visto che Ron lo prendeva molto alla leggera. Da qualche tempo i gemelli sembrava stessero tramando qualcosa. Erano sempre a parlare sottovoce, a guardarla con gli occhi truci quando si avvicinava e pieni di fogli scarabocchiati che gli uscivano da tutte le tasche. Quando poi, all’improvviso, molto studenti avevano iniziato a fare capeggio dietro la porta della loro camera e quasi nello stesso momento a tornare in sala comune con strani brufoli in faccia o con lingue a penzoloni Hermione aveva capito che erano sicuramente riusciti ad inventare qualcosa. Così li aveva affrontati, faccia a faccia, ma loro, con i loro soliti modi canzonatori. l’avevano liquidata in dieci minuti. Poi aveva avuto altri problemi più grandi da affrontare. Ad ottobre infatti, in seguito alla nomina di inquisitore supremo della rospo rosa Umbridge, era riuscita a convincere Harry a fare qualcosa e così era nato l’Esercito di Silente. Anche i gemelli si erano uniti all’organizzazione  e lei ne era rimasta colpita .
Le cose a Hogwarts andavano male in quel periodo. Harry era sempre nervoso e in punizione con la Umbridge e a lei capitava di sentirsi davvero sola. I momenti in cui beccava con le mani nel sacco i gemelli, suo malgrado, doveva ammettere erano gli unici momenti che le davano un senso di normalità al cupo periodo che stavano vivendo.
Madama Chips quasi urlò quando li vide entrare in infermiera a quell’ora.
“Cosa diavolo ha combinato stavolta, signor Weasley?” disse esausta. I due gemelli passavno più tempo in infermeria che in aula. Il braccio, come previsto era rotto. Gli diede dell’Ossofast e insistette per fargli passare la notte lì.
Il mattino seguente, a colazione, Fred era già stato dimesso. Hermione, in seguito alle suppliche insistenti di Fred in cui aveva tirato  fuori lo spirito di cameratismo dell’ES, aveva ceduto per mantenere il segreto con tutti e fargliela passare liscia. I tempi erano già abbastanza duri e i gemelli, a loro modo cercavano di opporsi alla Umbridge, quindi passavano già molto tempo in punizione. Hermione si stava avviando alla sua lezione di Rune Antiche, quando Fred la affiancò.
“Cosa vuoi ancora? Ti ho già detto che non dirò nulla!” disse lei, continuando a camminare di gran lena.
“Volevo invitarti ad uscire insieme, per sdebitarmi.” disse lui tutto d’un fiato.
Hermione si fermò a  guardarlo con cipiglio dubbioso. Un altro scherzo alla Weasley, sicuramente.
“Dai, Prefetto. Avrai l’onore di uscire con me, che te ne pare?” continuò lui.
“Non ci penso nemmeno!” sibilò lei per non farsi sentire, le guance in fiamme.
Cosa gli passava per la testa? Tutti nel corridoio avevano preso a guardarli e lei era in ritardo per la lezione.
“Facciamo un patto: se accetti di uscire con me, giuro di non vendere più le Mollelingua ai primini.” Gli occhi di Fred luccicavano di divertimento.
“E così tu giuri? E io dovrei crederti?”
“Se vuoi facciamo un voto infrangile.” l’aveva presa in giro.
Hermione non sapeva come uscire da quella situazione, tutti la stavano guardando e così fece una cosa che le sembrò molto stupida, ma l’unica via d uscita possibile. Accettò
D’altronde sarebbe potuta andare via correndo, entrando in aula, nessuno la costringeva a rimanere con Fred, ma almeno gli altri studenti avrebbero smesso di fissarla in quel modo.
La sorpresa negli occhi di Fred era lampante.
E così era iniziata la loro storia.
Hermione non aveva raggiunto Harry e Ron quel pomeriggio.
Erano andati nel parco e Fred, senza i suoi scherzi tra le mani e George e Lee alle calcagna, sembrava diverso. Era stato un pomeriggio stranamente piacevole, nonostante i silenzi tra di loro. Hermione era confusa, che senso aveva tutto questo? Fred e George erano conosciuti per le continue storielle con ragazze di tutte e quattro le casate, di settimana in settimana, mai una storia seria. Sicuramente Fred aveva pensato che così facendo avrebbe potuta tenerla a bada, che lei non gli avrebbe più dato fastidio per le invenzioni. Ma si sbagliava, Hermione non era una stupida, non si sarebbe fatta mettere certo nel sacco con un trucco scemo e balordo come quello. Però non poteva fare a meno di pensare che il Fred con cui aveva parlato, scherzato e addirittura sorriso sembrava sincero.
Passarono dei giorni, in cui Fred aveva preso a salutare sempre Hermione quando la incontrava e lei cercava di evitarlo come poteva. Una volta Hermione aveva notato una strana espressione mentre gli passava vicino senza degnarlo di un cenno. Sembrava triste. Ma non poteva essere, Fred Weasley triste perché lei non lo salutava, figuriamoci. Però aveva mantenuto la promessa, da quel giorno in cui avevano fatto la passeggiata nel parco, nessun primino aveva più saltato una lezione a causa di una Mollelingua, né per nessun’altra invenzione made in Weasley. Era MOLTO STRANO…
Poi un giorno, mentre stava andando in biblioteca, una mano la tirò verso il muro. Stava quasi per gridare, ma vide che era Fred che sbucava da dietro una statua e la guardava, quasi impacciato.
“Ma cosa diavolo ti passa per la mente? Vuoi farmi morire d’infarto?”
Fred si passava la mano tra i capelli. Fred Weasley impacciato. Questa si che era una novità.
“Perché mi eviti, Granger?”
“Io non evito nessuno, Weasley. E, così dicendo, aveva cercato di divincolarsi e andare via. Ma lui continuava a tenerla per un braccio.
“Mi lasci andare?”
“No, voglio farti vedere una cosa, vieni con me? Solo dieci minuti, poi prometto di lasciarti in pace.” Sbuffando Hermione accettò, magari finalmente avrebbero dato un taglio a quella storia.
Dopo aver attraversato il tunnel che si trovava dietro la statua, sbucarono in una grande stanza, piena di libri. Immensi volumi antichi riempivano le pareti ed Hermione rimase senza fiato.
“Dove siamo?” disse, ancora incredula mentre si guardava attorno.
“E’ una stanza che io e George abbiamo trovato in uno dei nostri giretti per il castello, ho pensato ti sarebbe piaciuta.”
“Perché mi hai portata qui? Intendo il vero motivo, Fred. Non sono stupida.” disse Hermione, con decisione.
“Viglio parlarti e voglio che tu mi ascolti.”
“Oh. Ok.”
“Sono stato bene quella volta al parco. Non ci credo neanche io che lo sto dicendo, ma si, sono stato bene. Mi piace parlare con te, ridere con te. George pensa che io stia impazzendo.”
Hermione avvampò. Aveva raccontato tutto a George? Ma certo, quei due condividevano faccia, codice genetico, cuore e mente, sarebbe stato strano il contrario.
Hermione era sorpresa dalle sue parole, non sapeva ancora se fidarsi o meno, ma poi successe tutto molto velocemente.  Lui che le apriva il suo cuore, era sincero lei lo sapeva. Lui che le prendeva la mano lei che lo lasciava fare. Le loro bocche che si avvicinavano, i sorrisi impacciati e increduli e il loro primo bacio.
E così Hermione e Fred avevano iniziato a vedersi, sempre di nascosto.  Nessuno lo sapeva, tranne George. Hermione non era sicura di ciò che stava facendo, era emozionata ma spaventata al tempo stesso. Era tutto talmente assurdo. E poi c’era Ron, con cui aveva un rapporto abbastanza strano. Non sapeva bene perché, ma pensava che lui ne sarebbe stato geloso. Harry probabilmente avrebbe capito, come sempre. Ma non voleva dargli altri pensieri, più di quanti il prescelto già ne avesse. Erano stati insieme per circa tre mesi.
Poi la bolla era scoppiata, o meglio, Hermione aveva preso uno spillo e l’aveva fatta scoppiare.
 
Febbraio 1996
 
Fred le aveva detto quelle due parole. Ti amo. Hermione aveva sgranato gli occhi e d’ istinto era scappata.
Aveva avuto paura. Era tremendamente spaventata che lui avesse detto quelle due parole e poi l’avrebbe illusa. Era un tipo che prendeva le cose alla leggera Fred, lei lo sapeva bene. E, anche se in quei mesi passati insieme le era sembrato sincero, non riusciva a togliersi dalla testa quel punto fisso: lui la stava prendendo in giro. Perché era impossibile che lui la amasse, ma era ancora più impossibile che lei amasse lui. Per giorni cercò di evitarlo e quelle poche volte che l’aveva incrociato, l’aveva visto terribilmente giù. Forse fingeva, forse voleva solo che lei si impietosisse… Forse no.
Un giorno, mentre stava andando a lezione di Rune antiche, un familiare braccio la prese per mano e la attirò a sé.
Non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che quella di Fred era già sulla sua.
“Cercò di divincolarsi e disse: “Ma sei impazzito? Vuoi che ci vedano tutti?”
“Perché non dovrebbero? Io ti amo Hermione. Non voglio nascondermi più.”
Hermione si sentì piccolissima, vedendo gli occhi di Fred che cercavano nei suoi conferma. Ma quella conferma non arrivò.
“No, Fred. Siamo troppo diversi noi due.” disse piano. “Io sono un prefetto, tu.. Beh tu, rendi la vita impossibile ai prefetti.” Quasi sorrise.
“Non fai altro che pensare a come lasciare la scuola e io allora cosa farò? Io voglio stare qui, io voglio studiare. Devo aiutare Harry, io non sono fatta per questa storia. E’ meglio finirla qui, dammi retta.”
La mano di Fred che le teneva il polso allentò la presa, così lei si allontanò, evitando di guardarsi indietro, ma non le sfuggì il singhiozzo di Fred.”
 
FINE FLASHBACK
 
 
Era stato impossibile impedire a quei ricordi di fare capolino nella sua mente. Li aveva tenuti chiusi in uno scomparto della memoria per molto tempo, come meglio aveva potuto, facendoli uscire solo nelle rare volte in cui si era ritrovata a scrivere su quella pergamena.
Si ricordava bene tutto il dolore che quelle sue azioni avevano portato. Le era sembrata la cosa giusta da fare, in quel momento, certo. Ma poco dopo Fred aveva lasciato la scuola insieme al fratello e per un anno tra di loro c’era stato il gelo assoluto. Quelle rare volte che si incontravano alla Tana, non facevano che evitarsi e sul volto di Fred era chiara la delusione che provava, era ferito. Anche lei c’era stata male, si sentiva terribilmente in colpa, ma gli eventi di quell’anno le avevano tenuto la mente occupata. Era nei momenti in cui si vedevano che la ferita sembrava riaprirsi e non volersi rimarginare più.
E ricordava anche tutte le volte, dopo che erano riusciti a riavvicinarsi un minimo, in cui lui la guardava, quando pensava lei non se ne accorgesse. E sospirava. E a quando, dopo che avevano riallacciato i rapporti diventando addirittura amici, lui aveva preso coraggio e le aveva chiesto: “Dimmi perché.”
Glielo aveva chiesto tante volte, e lei aveva sempre continuato a ripetere le stesse frasi, quasi che dicendole più volte potessero diventare vere.
C’era sempre stata l’ombra del passato tra di loro a incombere. Era sempre lì, non sarebbe mai andata via, le diceva lui.
Poi lui aveva iniziato ad uscire con Angelina e lei ormai era certa che fossero solo amici.
Poi c’era stata la guerra e tante volte lei si era sorpresa a pensare a lui, nelle lunghe notti passate di guardia fuori dalla tenda durante la ricerca degli Horcrux. Erano pensieri senza senso, si ripeteva. Lei doveva pensare a Ron che era andato via, a Harry e alla loro missione. Ma ogni tanto la testa rossa di Fred faceva capolino nei suoi pensieri, facendola ora sorridere, ora diventare triste.
E poi era successa la cosa che aveva davvero messo in discussione tutto il castello di convinzioni che in quegli anni si era creata.
 
FLASHBACK
 
2 MAGGIO 1998 – BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 
Voldemort aveva dato loro una tregua. Un’ ora, per seppellire i loro morti e decidere di consegnargli Harry. Non lo avrebbero mai fatto.
Pochi minuti prima era successo: lei e Ron, nella camera dei segreti, si erano baciati e avevano deciso di mettersi insieme. Dopo anni passati  a punzecchiarsi e tra incomprensioni, si erano messi insieme.
Ma poi era successo.
Stavano entrando, mano nella mano, nella sala grande, quando videro un gruppetto di teste rosse che si abbracciava e sussultava. Si avvicinarono di gran corsa. Fred era a terra, il suo corpo senza vita.
Il cuore di Hermione parve fermarsi, così come il suo respiro. Si fece largo tra quella folla, le sembrò di muoversi al rallentatore. Sul collo di Fred c’era una profonda ferita, un fiume di sangue continuava a uscire senza fermarsi. Con una calma e un metodo che non credeva le appartenessero, prese dalla sua borsetta di perline un’ ampolla e iniziò a versare le lacrime di fenice che vi erano contenute, insieme a quelle che continuavano a scenderle dagli occhi.
Fu un tempo lunghissimo quello che passò quando finalmente la pelle di Fred iniziò a rimarginarsi, la ferita a chiudersi, la vita a tornare dentro di lui.
E poi lentamente aprì gli occhi e sorrise, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Sorrideva e lei e a nessun altro e guardava solo lei come se non ci fosse nessun altro in quell’ immensa sala. Si guardarono per qualche secondo. Poi lei si alzò e, tra le lacrime scappò, via.
 
FINE FLASHBACK
 
Anche adesso che la memoria era tornata a quel giorno, Hermione non poteva fare a meno di piangere. Si era sentita morire, vedendo Fred in quelle condizioni, Aveva pensato che sarebbe morto, che sarebbe andato via per sempre. Ma poi lui si era risvegliato e lei, guardandolo, aveva capito la terribile verità. Lei lo amava ancora.
E non lo amava per quei pochi mesi in cui erano stati insieme, no. Ma per tutto ciò che era venuto dopo. Per il lento ricongiungersi, le frasi dette a metà, i sorrisi, i loro tanti silenzi, intramezzati dalle ammissioni di verità. Come quando per pochi secondi si guardavano negli occhi, o come quando  si ritrovavano a parlare, come quando si erano scritti su quella pergamena.
 
 
 
*riprende la scena di Izzy di Grey’s Anatomy, quando muore Danny e lei passa la giornata sul pavimento del bagno
 
  
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