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Autore: Nuel    02/03/2015    10 recensioni
Il 1981 è l'anno in cui Lord Voldemort, al culmine del proprio potere, cadde, sconfitto da un bambino di poco più di un anno di vita.
In quel momento, sulle ceneri di un regno basato sul terrore, nacque la leggenda di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto.
Intorno a loro, una miriade di altri personaggi la cui vita è stata inesorabilmente segnata nell'arco di quei mesi.
Gli episodi della raccolta sono indipendenti l'uno dall'altro e non seguono un ordine cronologico.
♣ "Quanto dura la notte" si è classificata prima e si è aggiudicata il Premio Giuria al contest "I mille volti dell'insicurezza", indetto da RosmaryEFP sul forum di EFP
♣ "Un felicissimo giorno" si è classificata seconda e si è aggiudicata il Premio speciale "Pagine perdute" al contest "Pagine perdute", indetto da LadyRiddle sul forum di EFP
♣ "Sogni da trenta denari" si è classificata settima al contest "Come to the Dark Side... Second Edition!" indetto da Elisaherm sul forum di EFP.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Ordine della Fenice
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Titolo: Quanto dura la notte
Personaggio scelto: Bellatrix Lestrange
Altri personaggi presenti: Mangiamorte (Rodolphus, Rabastan, Barty jr, Lucius e Narcissa)
Coppie presenti: Bellatrix/Rodolphus
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Introduzione: La notte del 31 Ottobre 1981, Lord Voldemort lascia i suoi Mangiamorte per andare ad uccidere i Potter. Avrebbe dovuto essere una cosa da niente: li avrebbe uccisi e sarebbe tornato a villa Lestrange, dove i suoi accoliti festeggiavano Halloween. 
Il Signore Oscuro, però, non fa ritorno e, mentre trascorrono le ore, l’ansia scava solchi di paura ed incertezza nella mente di Bellatrix, la più devota servitrice di Voldemort.


Quanto dura la notte
 
31 Ottobre

L’aveva sentito come si sentono, a volte, le cose lontane: una sensazione, un tuffo al cuore, un dubbio, ma l’aveva scacciato in quel modo in cui sono brave a farlo le donne.
    Aveva accettato con sopportazione il bacio sulla guancia di Rodolphus e poi era uscita a prendere un po’ d’aria, ad aspettarlo.
    Lui sarebbe tornato presto.
    I Potter, in fondo, non erano un gran che: una patetica sanguesporco ed un traditore del sangue. Non sarebbe stata una profezia oscura a cambiare ciò che erano, a metterlo in pericolo.
Sospirò e si portò una mano al ventre, un nodo di apprensione le stringeva le viscere... e se...
No! 
    Bellatrix era felice ogni volta che il suo mantello la sfiorava. A volte avrebbe voluto non essere sposata, avrebbe voluto... ma non poteva. 
Ogni volta che suo marito l’amava, nel loro talamo, lei chiudeva gli occhi e immaginava. Al sopraggiungere dell’orgasmo doveva mordersi la lingua prima di gemere mio signore.
    A Rodolphus piaceva. 
    Rodolphus non era particolarmente perspicace.
    Non poteva essere niente quella sensazione. 
    Allora perché non tornava?
    Erano passate due ore, ormai; il cielo era punteggiato di stelle e dall’ampia porta finestra che dava sul giardino di villa Lestrange usciva la musica della festa in corso: era Halloween.
I maghi festeggiavano e i Babbani li imitavano coi loro costumi grotteschi, coi loro scherzetti che nulla avevano da spartire con la magia. Irritanti, ecco cos’erano.
    Bellatrix cercava di ingannare il tempo pensando a tutto e a niente. Quanto era passato, intanto? Un’ora? Forse un minuto. L’ansia era più brava di lei nell’arte dell’inganno: dilatava il tempo e ampliava la voce silenziosa della sua incertezza.
    Quando torna? Si chiedeva stropicciandosi le mani, mentre Rodolphus le diceva di rientrare a brindare con gli ospiti.
    « Ancora un momento » rispose senza nemmeno girarsi a guardarlo. Ancora un momento. Brinderemo quando sarà tornato, avrebbe voluto dire, ma nominarlo avrebbe dato voce all’ansia, avrebbe significato che qualcosa fosse accaduto. 
    Una mano delicata le sfiorò il braccio e, per un istante, Bellatrix guardò gli occhi della sorella senza riconoscerla. Attese la frazione di un attimo, trattenendo il fiato, che Narcissa le dicesse che il Signore Oscuro era arrivato e l’attendeva nel salone.
    « Bella, Lucius e io torniamo a casa... sai, non mi piace lasciare troppo a lungo Draco con gli elfi domestici » disse, invece.
    Le palpebre pesanti si sollevarono di colpo nello sgranare degli occhi: parole senza senso, che faticava a comprendere. Draco, suo nipote, il figlio di sua sorella... un bambino della stessa età del figlio dei Potter.
    Serrò le labbra, rifiutandosi ostinatamente di mostrarsi preoccupata e, senza rispondere si girò verso la villa, rientrando per raggiunse Rodolphus, mettendosi al suo fianco, mezzo passo in dietro, anche se avrebbe potuto stargli un passo avanti.
    Lucius Malfoy si stava già accomiatando, le rivolse un cenno cortese e offrì il braccio a Narcissa. Rodolphus le fece il baciamano e scambiò un sorriso affilato col cognato. 
    « I bambini sono una vera scocciatura! » sogghignò Rodolphus, ma Lucius lo guardò con un misto di commiserazione e divertimento che sembrava dire come se non lo sapessi quanto vorresti un erede, mentre sospirava un laconico « Ognuno ha quel che si merita, Lestrange » e stringeva appena il braccio della moglie al fianco, come a sottolineare che lui meritava il meglio.
    Vicino al camino, Rabastan e il giovane Barty reggevano i calici ormai vuoti, conversando amabilmente, mascherando il nervosismo che, di quando in quando, faceva loro volgere lo sguardo attorno, quasi temessero di non accorgersi del ritorno del loro signore.
    Bellatrix scorse rapidamente i volti degli invitati. « Dov’è Severus? » chiese interrompendo l’ennesimo scambio di stoccate maligne tra Rodolphus e Lucius, mentre Narcissa stirava le labbra al colmo della sopportazione, riuscendo a sembrare quasi una bambola dall’aria imbronciata.
    « Se ne è andato poco dopo il nostro signore » le rispose Lucius. « Lo sai com’è: non ama le feste e, senza il Signore Oscuro, ha ritenuto tutti noi indegni della sua compagnia! » rise della propria battuta e Rodolphus lo seguì a ruota, ma Bellatrix si sentì ancora più inquieta. Tornò a guardare verso l’esterno, oltre al porta finestra ora chiusa.
    Pazienta, si disse, Lui tornerà.
    Si sforzò di elargire sorrisi fasulli, incastrata nel ruolo di padrona di casa che la stritolava come un bustino di stecche di balena dalla forma insolita del braccio di suo marito intorno ai fianchi. Se Rodolphus l’avesse ripudiata perché non riusciva a dargli un figlio? Qualche volta si crogiolava nel pensiero di essere di nuovo una Black, nessun marito a cui fingere obbedienza, ma poi?, si chiedeva. Libera di servire il mio Signore, si rispondeva e per qualche istante la mente indugiava sui piccoli segreti oscuri, sulle fiale di sostanze rare e preziose, sugli oggetti dalla sinistra malia che non dà scampo.
    Solo brevi attimi per distrarsi da un’attesa che sembrava non finire. Un sospiro lasciò le labbra dalla piega altera, gli angoli curvati verso il basso, come se disprezzasse tutto e tutti quelli che sfilavano davanti al suo sguardo, il mento regalmente sollevato. Una Black ripudiata e sterile non avrebbe dato alcun lustro al suo signore, così ingoiava il boccone amaro, perché se lui non l’avesse più voluta, poi, non sarebbe rimasto più nulla di lei.
    « Si sta facendo tardi » commentò Barty, dopo aver raggiunto i padroni di casa assieme a Rabastan e la domanda aleggiò inespressa: perché non è ancora tornato?
    « Gli invitati se ne stanno andando » constatò Rabastan, gli occhi che si spostavano rapidamente a destra ed a sinistra, guardingo come un animale braccato, nervoso, come sempre incapace di controllarsi fino in fondo.
    « Sono sicura che sta per arrivare! » sbottò allora, la lingua schioccò come una frusta e Bellatrix desiderò che, come una frusta, potesse sferzarli e lacerare loro la pelle.
    Era tutto, fuorché sicura. Quella sensazione non se ne andava, le stringeva le viscere e la rendeva inquieta. Se non tornasse? Si chiedeva, ma poi si diceva che non c’erano ragioni al mondo che potessero allontanarlo da loro, da lei. Allora perché? Non sapeva darsi risposta. Era così assurdo pensare che qualcuno potesse avergli fatto del male che il sorriso le fiorì sulle labbra, simile ad una bella di notte, che si risveglia solo dopo il crepuscolo.
    Una donna, però, certe cose le sente, una strega anche di più, e il sorriso si allargava sul suo volto come una ferita cosparsa di sale. Non era il tipo di donna che piange, Bellatrix Lestrange, così il suo pianto sfociò in una risata folle e incontrollata, mentre si spostava da una finestra all’altra, scrutando la notte, all’esterno. Non si diceva più che il suo signore sarebbe arrivato, non si diceva più nulla.
    Come una fiera in una gabbia di mattoni e cristallo, che aveva perso la direzione della propria esistenza, percorreva il perimetro della sala, indifferente ai tre uomini rimasti, anche dopo che l’ultimo ospite se ne era andato.
    Quanto dura la notte? Si chiese poi, fermandosi col fiato corto, come se avesse corso.
   Fino all’alba, si sarebbe risposta, in un altro momento, quando ecco che il primo raggio di sole spuntò dietro le sagome scure degli alberi, ad oriente. Rimase a fissarlo, stupita che la notte si fosse conclusa e che, mentre il cielo rischiarava, le tenebre non si sollevassero dal suo cuore, il silenzio perdurasse nella sua mente. 
    Piano, come la ballerina di un carillon, si girò verso i tre uomini che la fissavano, sgomenti, in attesa, e li guardò a propria volta. Non sarebbe stato Rodolphus a fare qualcosa e non poteva aspettarsi che la facesse Rabastan. Barty, poi, era ancora un ragazzo. 
    Sollevò il mento, guardando oltre le loro spalle, e indossò la dignità di una vedova che attende di vedere il feretro prima di sciogliersi in lacrime, mentre, ancora, si dice che la bara è vuota, anche se il terreno le sta già franando sotto i piedi.
    « Io vado a cercarlo! »


 
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Note d’Autore:
  1. la Bella di notte è un fiore notturno dal profumo dolce. Era credenza che avesse proprietà afrodisiache, ma, per certo, si sa che i semi sono tossici se ingeriti; sono neri, con superficie rugosa, delle dimensioni di un grano di pepe e provocano dolori addominali, nausea e vomito; a volte sono associati a sintomi neurologici come confusione mentale, delirio, dilatazione delle pupille.  
  2. Questa ff si è classificata prima e si è aggiudicata il Premio Giuria al contest "I mille volti dell'insicurezza", indetto da RosmaryEFP sul forum di EFP
  3. Come sempre, per anticipazioni e chiacchiere, vi aspetto sulla mia pagina FB! ^^

 

   
 
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