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Autore: WishfulThinking    12/12/2008    6 recensioni
“Io ti amo, Shika, ma non ti sopporto. E questo mi fa paura.” Mormora lei a pochi centimetri dal suo volto, dimenandosi flebilmente nel suo abbraccio.
Shikamaru le prende le mani che battono contro il suo petto, deboli.
“Che succede, Ino?” le chiede sottovoce, mentre lei si abbandona al suo abbraccio.
“Succede che sono incinta, di nuovo, e non so come dirtelo”. Per un attimo le mani di Shikamaru smettono di accarezzarla, per un attimo Ino si congela in quell’abbraccio mozzo, temendo qualcosa che nemmeno lei sa cosa sia. Poi si rende conto che Shikamaru si è fermato a guardarla. E che è come se la vedesse per la prima volta.

[White Midnight! Auguri Shika!*.*][Seconda Shot: Dieci Anni...Auguri Ino!] [Terza shot: ShikAngst] [Quarta shot: Addii] [quinta shot: babies!]
Genere: Generale, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Muore Asuma

A Eleanor, perché sì.

 

 

 

Birthdays

*A panda Story*

 

 

22 settembre 1995

Ino, sei molto testarda, ma anche molto responsabile

Shikamaru e Choji sono degli imbranati totali

quindi per favore…

prenditi cura di loro

Le rimbombavano in testa quelle parole mentre teneva stretto Choji, mentre lo abbracciava e si faceva cullare dal tono sommesso delle sue parole, che mormoravano quiete: “Non sarà un buon compleanno, per lui”.

Già, lui. Shikamaru, l’altra metà della sua promessa, che non si faceva vivo se non con un biglietto, che le aveva lasciato quasi due settimane prima un regalo preparato da tempo perché da tempo era in missione, nonostante sarebbe dovuto tornare la settimana prima. Oramai le sue missioni erano solitarie; qualche volta con Choji, quasi mai con lei.

Come poteva mantenere la sua promessa, se lui fuggiva?

Strinse un’ultima volta Choji prima di ringraziarlo e di rincasare, e una volta rientrata di precipitarsi al piano superiore, a starsene per conto suo. Aveva pensato di organizzargli una festa; aveva organizzato una festa che era rimasta meravigliosa, studiata nei minimi dettagli, sulla carta. Appallottolò il progetto e lo scagliò con rabbia nel cestino.

Dannazione! Perché le cose dovevano essere così difficili? Perché non c’era Asuma-sensei a dirle cosa fare, e come? Perché gli aveva fatto quella promessa, se non era in grado di mantenerla?

Dannata tristezza, dannata morte, dannato Shikamaru.

Strinse al petto il panda che le aveva regalato lui stesso dieci anni prima, si lasciò andare esausta alla malinconia di cinque anni prima, quando la madre la chiamò: “Ino, Ino, è tornato Shikamaru!”.

“È qui?” la ragazza si precipitò al piano terra con un sorriso bagnato di lacrime, per trovare ad accoglierla null’altro che uno sguardo comprensivo sul volto della madre.

“No, tesoro, è a casa sua. Ho incontrato poco fa Yoshino-san che mi ha detto che è rientrato. Non ha voluto vedere nessuno, a dire il vero, ma forse…”. Si guardarono per un secondo negli occhi e un secondo bastò a far capire a Ino cosa doveva fare.

“Grazie, mamma”. Si morse un labbro, come faceva sempre quando trovava una cosa particolarmente difficile, poi appoggiò il panda sul divano: non era più tempo di giochi, non era più tempo di prove. Era tempo di azione. Ino giurò a se stessa che Shikamaru non avrebbe passato da solo il primo compleanno senza il loro maestro.

 

“Buongiorno Yoshino-san, Shikamaru è in casa?”.

La donna si illuminò al vederla: “Ino, buongiorno, vuoi un the?”

“Grazie, ma sto bene così” rispose la bionda, leggermente imbarazzata.

“Sei dimagrita ultimamente” notò con preoccupazione la donna, e Ino si sentì in dovere di giustificarsi: “Non ho tanto tempo per me: tra le missioni e il corso da medico…”
“Non ti trascurare” tagliò corto Yoshino “già quello sconsiderato di mio figlio lo sta facendo” replicò con una nota di preoccupazione accuratamente nascosta nel suo tono secco.

“Shikamaru…è in casa?” ripeté allora timidamente la ragazza.

“Sì, è in camera sua. Vedi di farcelo uscire, se riesci. Non mi dà più ascolto, quel degenere! Magari tu riesci a farlo ragionare, scemo” borbottò tra sé e sé la donna, un’insicurezza malcelata nella sua voce, arrabbiata con se stessa per la sua impotenza.

Ino salì in camera in silenzio, con in testa la strana immagine di interrompere il ragazzo in un momento privato, appena uscito dalla doccia o magari mezzo nudo…era strano, ma per quanto Shikamaru fosse svogliato e noncurante, si presentava sempre in ordine a ogni appuntamento, non sembrava mai, malgrado tutto, sbagliato o inadeguato.

Soprappensiero, Ino spinse la porta della camera senza nemmeno bussare. Forse, inconsciamente, voleva davvero sorprenderlo in un momento imbarazzante, scoprire che in un qualche modo era umano anche lui, realizzare che non era l’unica a soffrire come un cane, che non era l’unica che aveva persino pensato di non festeggiare il suo compleanno, quell’anno, perché a quanto le pareva non c’era proprio niente da festeggiare quando tutto intorno, e dentro di lei c’era sempre, ancora, solo dolore. Martellante, insistente, invadente. Quando si rese conto che effettivamente era entrata in camera di Shikamaru, quasi senza rendersene conto, si accorse anche che lui non c’era. Dopotutto aveva subito pensato che Shikamaru detestava i posti chiusi e senza verde *, e non fu una sorpresa non trovarlo in camera sua. Al contrario della maggioranza degli adolescenti, la camera non era il santuario di Shikamaru, non era il suo rifugio né il suo scrigno dei segreti. Era semplicemente, pragmaticamente, il posto dove dormire, agghindato da qualche ricordo. La foto del team 10, che Asuma (dannazione, ancora gli occhi le si annebbiavano anche solo a pensarlo, quel nome) aveva insistito per scattare, qualche oggetto sparso qual e là e, sul letto, un panda. Ino fu subito attirata da quel particolare, tanto che senza chiedere il permesso (a chi, poi?) lo prese in mano, rigirandolo tra le dita, notandone le cicatrici sulle zampe, gemelle rispetto a quelle che conosceva tanto bene, sul suo peluche preferito. Sorrise.

Erano due pensò. Erano due i panda. Lo strinse a sé senza ragione, e fu come un profumo d’infanzia che ritorna dopo anni di silenzio, come la nebbia che si dissolve e lascia intravedere il panorama che nemmeno ti ricordavi più. E d’improvviso, tra la nebbia delle lacrime trattenute, la luminosità di un sorriso incipiente: si erano lasciati perdere, avevano permesso che il tempo e il dolore li dividesse, ma portavano ancora, tutti, il segno del loro team, pensò, portandosi una mano all’orecchio e avvertendo sotto le dita la forma semplice dell’orecchino. Indelebile, come una cicatrice. Come il ricordo di un dolore.

Si rigirò l’orecchino tra le mani: neppure per vanità li aveva mai cambiati, da quando il maestro li aveva regalati: non aveva mai voluto separarsi dai gioielli più essenziali e preziosi che possedesse. I suoi due gioielli, il suo orsacchiotto personale e il suo panda, l’altra metà del suo mondo. Pianse a quel punto Ino, pianse mentre rideva: Asuma aveva lasciato un bambino tra di loro, e aveva lasciato loro tre, il team dieci. Le venne improvvisamente da ridere. Con istantanea energia saltò fuori dalla finestra, grintosa e decisa sul da farsi, nonostante ancora non avesse in mente cosa fare. Ma sicuramente, qualunque cosa fosse stata, cominciava col trovare Shikamaru.

Col cuore in gola (perché, poi?) corse alla collinetta dove sapeva, non conoscendone neppure lei stessa il motivo, che lui sarebbe stato, mentre un’energia strana le saliva in corpo, una forza alla quale non riusciva – non voleva - dare un nome.

Quando arrivò di fianco al nocciolo, lo vide. D’improvviso il cuore le mancò un battito mentre il respiro le si agitava concitato, provato dalla lunga corsa. Shikamaru se ne stava steso sul prato, le lacrime silenziose che gli rigavano il volto luccicanti ai raggi timidi del sole di quel pomeriggio di settembre. Attese qualche attimo per riguadagnare il ritmo regolare del proprio respiro, nascosta dietro il nocciolo, poi si avviò leggiadra verso il punto in cui l’amico riposava e piangeva. Lo raggiunse placida, stendendosi silenziosa al suo fianco.

“Non vorrai obbligarmi a parlare, vero?” mormorò Shikamaru appena si sentì più sicuro della sua voce.

“No” rispose Ino in un sussurro.

“Bene” assentì lui, la voce leggermente rotta sulla seconda sillaba, la convinzione che gli veniva meno.

Ino sospirò, profondamente. Una, due, tre volte. Si morse un labbro. Tremò impercettibilmente. Strinse gli occhi. Si decise.

Si avventò sopra Shikamaru, a gattoni, i suoi capelli che gli solleticavano il viso alla luce aranciata del tramonto. Shikamaru smise di respirare fissando i suoi occhi in quelli di lei. Ino aveva le mani appena sopra le sue spalle, a ogni lato del suo capo. Il suo viso era terrorizzato, e le guance rosse, emozionate. “Solo per oggi” mormorò adagiandosi su di lui e abbracciandolo, abbandonandosi contro il suo corpo “domani avrò già dimenticato tutto, Shika”.

Shikamaru riprese a respirare del respiro di lei, tanto vicino al suo, la abbracciò nella frescura dell’autunno incipiente circondandola saldamente con entrambe le braccia, stringendola alla vita e portandola sotto di sé, così da guardarla negli occhi, sotto di lui. Così da averla sotto controllo, perché non scappasse. Così da non farle sentire la sua eccitazione, prepotente. Si alzò a gattoni così che lei non lo sentisse ardere sulla sua pelle, tentò di separarsene quando ancora era lucido, quando ancora poteva scegliere. Fu allora che Ino non gli diede scelta, quando con tutte le energie che aveva in corpo gli fece scorrere entrambe le mani sul viso e alzandosi prepotente verso di lui lo baciò. Shikamaru rimase interdetto ma non ci mise molto a rispondere, ad attaccarsi a lei con tutto se stesso, ad avventarsi su di lei come se la sua vita dipendesse da quel bacio. Si baciarono finché Ino non invertì nuovamente le loro posizioni, e piantandogli una scia di baci lungo il collo evitava di guardarlo negli occhi. Shikamaru ricambiò le sue attenzioni, la accarezzò smanioso eppure terrorizzato di varcare un territorio non suo; lo sapeva bene. Quando oramai era chiaro quanto la desiderasse, volle tornare sopra di lei, ribaltando ancora una volta i posti: i seni morbidi di Ino premuti sulla sua pelle, il respiro caldo a carezzargli il collo, i gemiti disperati a lambirgli le orecchie. Ad occhi chiusi, non faceva altro che sentire, e rispondere al suo desiderio e a quello di lei, non faceva altro che baciarla disperato, e voglioso, ed eccitato. Non avrebbe voluto smettere, mai. Non avrebbe voluto guardarla negli occhi, più. Avrebbe voluto solo sentirla, vicina a lui come mai in quel momento perfetto che ballava in punta di piedi sulla loro amicizia, incurante di ciò che era stato, e di ciò che sarebbe stato dopo. Ino rispondeva con sospiri soddisfatti e in cerca di soddisfazione, rispondeva accogliendo il corpo di lui contro il proprio, volendo sentirsi il suo peso addosso, la sua presenza certa, il suo respiro concitato per lei. Lei, che sola, era riuscita a fargli provare di nuovo qualcosa. Si lasciò baciare fino a ubriacarsi di tutte quelle tenerezze che non si erano mai riservati, si lasciò baciare fino a quando non volle tornare a comandare invertendo ancora una volta il moto dei loro corpi, mentre Shikamaru rispondeva al gioco cambiandole ancora, e ancora e ancora, fino alla base della collina. Rotolarono come bambini sull’erba, con la foga dei loro quindici anni e il desiderio acerbo dell’adolescenza, senza spendersi, senza fermarsi in quelle attenzioni che non si erano mai riservati.

Nel fondo della vallata, Ino riconquistò il dominio, sorridendo. Si issò sopra di lui per scrutarlo, ogni traccia di lacrima ormai scomparsa, solo un leggero rossore a imporporarne le guance abbronzate. Si stese su di lui come un gatto che si stiracchia, facendo congiungere le mani con le sue, esattamente come dovevano essere state quelle dei due panda prima della separazione, prima della cicatrice e del dolore. Stettero per un po’ così, abbracciati e in silenzio, a sentire il calore dei loro corpi, a seguire il ritmo dei loro respiri. Stettero così finché a Ino non scappò una lacrima mentre si nascondeva nel collo di lui: forse pentita di quello che era stato, forse addolorata per quello che non poteva essere.

“Lo so c’è Temari” sussurrò trattenendo le lacrime, che, chissà perché, avevano deciso di scendere in quel momento.

“Lo so che c’è Sai” rispose Shikamaru piano, accarezzandole la schiena e avvolgendo nella sua mano i capelli di lei, che respirava da minuti.

Ino tirò su col naso, forse disperata, forse speranzosa: Ci sei tu qui, adesso. E non sei il primo che capita. Avrebbe voluto dirgli. Ma non lo fece: forse per paura, forse per dolore. Strinse le mani di Shikamaru nelle sue, sentì il calore che emanava e lo baciò un’ultima volta sulla guancia.

“Buon compleanno, Shika” mormorò alzandosi.

“Non…” riuscì a rispondere lui, e fu abbastanza per farla arrestare. Ino si voltò, le guance rigate e salate delle sue stesse lacrime.

“Non…” ripeté Shikamaru senza trovare il coraggio di finire la frase. “Non mi hai fatto un regalo” terminò, come uno stupido.

“Nemmeno tu” sorrise lei “Ma ti ho lasciato il mio primo bacio. E anche il secondo” sussurrò.

“Non c’è Temari, oggi. È il mio compleanno e lei non c’è” disse lui, più a se stesso che a lei.

“Stringi il tuo panda, questa notte” tentò lei con aria giocosa.

“Ne manca la metà” constatò lui.

Ino improvvisamente si rabbuiò: “Non posso, Shikamaru”. Perché non capisci che vorrei con tutta me stessa quello che non posso avere? Che ti vorrei, da morire, senza sapere il perché?

Ma vorresti?” Dimmi che mi vuoi come ti voglio io. Come ti ho sempre voluta.

“Non importa” Non chiedermelo.

“Importa eccome” Dimmelo ora, e rinuncio al resto

“Non è il momento giusto” Abbiamo quindici anni. Si può decidere della propria vita a quindici anni? Si può avere paura di vivere a quindici anni?

“Lo è appena stato” Il momento più giusto della mia vita, con te addosso

“Non è la motivazione giusta”. Non chiedermelo ora, ho paura di rispondere…

A questo non seppe replicare. Da un po’ di tempo Shikamaru Nara si chiedeva cosa fosse, la giustizia. Si voltò a scrutare il cielo.

“Regalami oggi” sussurrò “Domani non mi dovrai più nulla. Ti piacciono le stelle, no?”.

Ino si sedette accanto a lui, che la accoglieva tra le sue braccia e stringeva le sue mani nelle sue, proprio come quelle dei due panda, il suo capo appoggiato sulla spalla di lei, a guardare le stelle, a consegnare loro un desiderio nascosto nel silenzio della notte.

“Come sai che ho un panda?” la voce di Shikamaru ruppe incerta il mutuo desiderio.

“Certe cose si sanno e basta” rispose Ino sommessamente.

Già, certe cose si sanno e basta. Anche se si hanno solo quindici anni, anche se si evita di dargli un nome.

 

Ok, non so come mi sia venuta fuori questa cosa mezza angstosa, ma tant’è. Mi spiace!

Non ho saputo resistere al menzionare il fatto che Ino sappia bene di cosa Shikamaru abbia bisogno: detestava i posti chiusi e senza verde *: vi verranno mica in mente un laboratorio e un villaggio fatto di sabbia? XP

Scusate, ora torno seria, promesso!

Dunque, mi piace pensare che Ino l’abbia capito, ma abbia semplicemente una paura folle di ammettere tutto quello che prova; di pensarci anche, solo.

Basta, mi dileguo, ma non senza ringraziare chi ha recensito!

 

celiane4ever: Sorry, ma come vedi cerco di portare avanti le cose in parallelo! Poi farò la brava e aggiornerò anceh BCH, tranquilla!XD

 

elysa_chan: Ciao e grazie! Come vedi Ino e Shika stanno crescendo…e con loro i problemi! A presto!

 

eleanor89: Premetto che quando vedo il tuo nome mi sbrilluccicano gli occhi perché so che si tratta di una recensione accurata e meravigliosa…Sono contenta che la seconda ti sia piaciuta tanto, e spero di non aver angstato male questa! Già, la rottura tra Ino e sakura fa un gran male anche a me, soprattutto perché la vedo come una cosa decisamente insensata, che avrà fatto soffrire da morire la nostra biondina preferita, povera. Shika è…Shika, e lo adoro, come solo una MB può capire. E poi grazie per i complimenti sulla caratterizzazione, mi fanno sempre un gran piacere! Qui i due bisticciano un po’ meno, forse sono un po’ meno loro stessi perché sono come mai vorrebbero farsi vedere dall’altro, specialmente a quindici anni: deboli e tristi. Ecco, qui i genitori li ho lasciati più fuori, ma in realtà è semplicemente che anche Ino e Shika stanno crescendo…Grazie ancora!

 

AtegeV: Devo dire che dopo le recensioni tua e della tua socia, posso morire felice. XD Grazie, grazie, grazie, o pandosa Akami: se fai i complimenti tu sulla pandosità ti credo senza indugi! Essì, tutti sanno, soprattutto noi MB. Grazie ancora, un abbraccio da panda!

 

Ryanforever: Anche Neji non è male…ma non dire Neji che poi lo inserisco nella prossima shot! Eh, non lo so mica chi  preferisce Ino tra il panda e il panda2, alias Shika..anzi, lo so! XP Preparatevi per i 20 anni!

 

  
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