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Autore: Isidar Mithrim    12/03/2015    7 recensioni
Ovvero come accadde che James Potter fece una cosa che Severus Piton non gli avrebbe mai perdonato… Salvargli la vita.
Ovviamente, il fatto che sia stato Sirius Black a metterla a repentaglio potrebbe non essere un dettaglio così insignificante.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Old Generation Ordinary Tales'
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Fatto il Misfatto

“Chi spii?” domandò James a Sirius, che da qualche minuto aveva cominciato a seguire con il dito la traccia di qualcuno sulla Mappa del Malandrino.
“Nessuno” rispose Sirius troppo in fretta.
James lo guardò con sospetto.
“Cosa stai combinando?”
“Nulla” disse Sirius con finta noncuranza.
James disse il suo nome in tono perentorio.
“Ecco… Potrei essermi fatto sfuggire accidentalmente davanti a Mocciosus il trucco per superare il Platano Picchiatore…” spiegò Sirius con un ghigno.
Il cuore di James mancò un battito.
“Tu cosa?!” esclamò, sfilandogli la Mappa da sotto il naso.
James inorridì quando individuò il cartiglio di Severus Piton che si muoveva nel parco. Vicino, troppo vicino al Platano Picchiatore.
“Sei impazzito?!” sbraitò. “Ma come ti è venuto in mente?!”
Quando con la coda dell’occhio intravide Mocciosus sparire dalla Mappa, afferrò il Mantello e cominciò a correre a perdifiato.
Appena uscito dalla Sala Comune di Grifondoro – “Non ti aspetterò sveglia, sappilo!” gli urlò dietro la Signora Grassa – si buttò il Mantello addosso, senza smettere di correre e non curandosi di attutire i passi.

Aveva già una fitta al fianco quando entrò nel passaggio segreto e si levò il Mantello.
Dovette chinarsi scomodamente per poter avanzare nel tunnel, e fu difficile mantenere una certa velocità. Mentre si ripeteva nella mente incantesimi su incantesimi, sperando di trovarne qualcuno che potesse rivelarsi utile, cominciò a urlare lo stesso nome a intervalli prima regolari, poi sempre più ravvicinati.
“Piton!”
Dopo vari tentativi, finalmente la voce del ragazzo si alzò in risposta.
“Chi c’è?”
“Torna indietro!” rispose James con disperata urgenza.
“Lo so che state nascondendo qualcosa di grosso! E scoprirò cosa!” ribatté Piton, la cui voce trionfante era sempre più vicina.
“Tu non capisci! TORNA INDIETRO!”
Finalmente James lo intravide dietro a una curva del passaggio segreto.
Capì che era l’ultima curva solo quando sentì Piton pronunciare Alohomora. Un attimo dopo, si udì distintamente l’ululato rabbioso del lupo.
James vide il ragazzo immobilizzarsi con la bacchetta ancora tesa davanti a sé, indirizzata verso la porta, e lo raggiunse con un ultimo slancio, strattonandolo per un braccio.
“Devi andartene subito.”
Terribili versi animali riempirono l’aria ancora una volta.
“Cos’è?” domandò Piton con voce roca, il volto pallido deformato dal terrore.
“Vattene via!” gridò ancora James, intimandogli di muoversi e spingendolo davanti a sé lungo il tunnel.
Poi sfoderò la bacchetta e si precipitò verso la porta per serrarla nuovamente.
Peccato che il Lupo Mannaro, ormai completamente trasformato, fosse stato più rapido di lui nel raggiungerla.
James ebbe un attimo di esitazione, prima di riuscire a riprendersi dalla terrificante sorpresa e – mentre Piton finalmente capì e cominciò a correre con il busto chino – scagliò un incanto Conjunctivitis che andò a vuoto, perché il lupo era scattato avanti, aggressivo.
James riuscì a scansarsi appena in tempo, e sentì una fitta di dolore quando la sua mano sinistra fu ferita superficialmente dagli artigli del lupo.
Tentò ancora con lo stesso incantesimo, che questa volta andò a segno. La bestia scosse il capo ululando di dolore, poi tornò all’attacco, accecata dalla rabbia e dalla magia.
James fu costretto a indietreggiare per sfuggire alla sua furia e urtò malamente la volta del tunnel con la nuca. Continuò a scagliare incantesimi cercando di ferire il lupo, che a sua volta tentava di azzannarlo alla cieca.
Colpendolo ripetutamente al ventre, il suo punto più sensibile, riuscì ad aprirgli uno squarcio sanguinante che lo fece impazzire di dolore, quindi rispose all’ennesimo tentativo di aggressione con un Incantesimo Scudo ben piazzato, che respinse il lupo.
Lo ferì ancora, questa volta a una zampa, e riuscì poi a scardinare il suo equilibrio già precario con un Incanto Gambemolli, che risultò assai meno efficace rispetto a quanto lo fosse su un uomo.
Allora James puntò la bacchetta verso il soffitto e urlò “Reducto!”, facendo cadere una pioggia di piccole pietre sopra al lupo. Si concentrò di più prima di tentare per la seconda volta, e grossi massi si staccarono dal soffitto, frapponendosi tra sé e il lupo.
La bestia tentò di smuovere le pietre cercando di forzare le fessure tra i massi con la zampa sana e il muso insanguinato, ma alla fine, ostacolato e ferito, dovette ritirarsi nella sua tana.
Appena sparì nella Stamberga, James puntò la bacchetta verso la porta attraverso un piccolo varco tra i massi e la serrò con un Colloportus.
Solo quando sentì il lamento straziante del lupo realizzò di aver appena ferito brutalmente uno dei suoi migliori amici.
Solo allora, per la prima volta, comprese fino in fondo quanto grande dovesse essere la sofferenza di Remus.
Rimase a fissare a lungo il muro di sassi che lo separava da lui, prima di decidersi a risistemare il danno fatto e di voltarsi per ritornare al Castello.
Arrivato alla fine del tunnel, prese in mano il Mantello e premette il nodo che controllava l’albero.
Fu sorpreso di trovare Severus Piton ad attenderlo fuori dal Platano Picchiatore. Era più pallido che mai, ma per un momento gli parve come sollevato nel vederlo ancora vivo.
Si apprestò a nascondere il Mantello sotto la veste.
“Potter!”
James fissò il suo nemico di sempre per un lungo attimo, quindi gli parlò con voce minacciosa.
“Prova a dire a qualcuno quello che hai scoperto e te la farò pagare, Mocciosus.”
L’espressione di Piton ci mise poco a tramutarsi in una maschera d’odio.
“Sono io che ve la farò pagare per questo simpatico scherzo, Potter, a te, a quello sporco traditore del suo sangue e a quel sudicio ibrido! E Silente sarà il primo a saperlo!”
 “Non ti azzardare a chiamarlo sudicio ibrido” commentò James con rabbia. “E Silente già lo sa.”
Piton sembrò sorpreso, ma ci mise un attimo a riprendersi.
“Avrei dovuto immaginarlo che quel babbanofilo fosse d’accordo… Suppongo non sia un caso che quest’albero sia stato piantato proprio all’arrivo di Lupin. Comunque, dubito che sarà contento di sentire dello scherzetto che avete organizzato a mie spese!” concluse Piton, con una maligna nota di trionfo nella voce.
James deglutì a vuoto, prima di riuscire a elaborare una risposta.
“Lo scoprirà in ogni caso, quando Madama Chips lo verrà a prendere, domani mattina” disse, quasi sussurrando.
Lo capirà vedendo come l’ho ridotto.
“Oh, povero Remus Lupin” commentò Piton sardonico, la voce colma d’odio.
“Tornatene a dormire, Mocciosus” disse James con freddezza, dandogli le spalle e incamminandosi verso il castello.

**

Appena superato il grosso portone di quercia e accertatosi di essere solo, James indossò il Mantello e si diresse lentamente verso la torre di Grifondoro.
Non era la paura di essere scoperto che gli impediva di velocizzare i passi, ma il desiderio di posticipare il più possibile quello che – lo sapeva – era destinato a essere il confronto più duro che avesse mai avuto con Sirius Black.
Prima di oltrepassare l’ultimo angolo che lo separava dalla Signora Grassa, la sentì presa da un’animata conversazione con la sua amica Violet.
Tirando un sospiro di sollievo, James si sfilò il Mantello e avanzò verso il ritratto.
Foie gras” disse stancamente.
“Cosa credi, che siamo i tuoi elfi domestici, ragazzo?” esclamò Violet indignata.
“È la parola d’ordine, Vio” la tranquillizzò la Signora Grassa, facendosi da parte per lasciarlo entrare.
“Ritieniti fortunato, starei dormendo se non avessi incontrato compagnia!” aggiunse poi con tono di rimprovero rivolgendosi a James, che stava già attraversando il buco del ritratto quando sentì Violet domandargli come si fosse procurato quel brutto taglio.

“James!” urlò sollevato Peter quando lo vide entrare nel dormitorio, alzandosi dal letto con un’agilità che non gli era propria e correndo preoccupato verso di lui. Spalancò gli occhi quando vide la ferita che gli solcava il dorso della mano.
“È… è stato Piton?” domandò incerto.
“No” si limitò a rispondere James seccamente.
I suoi occhi si posarono sul ragazzo dai capelli scuri che sedeva con le gambe incrociate sul letto e teneva lo sguardo fisso sulla Mappa del Malandrino, ancora aperta davanti a sé.
La rabbia e la delusione nei suoi confronti montò rapida dentro di lui, e se prima l’ansia del confronto aveva spinto James a rimandare quel momento, ora si avvicinò a lui con due rapide falcate, assalito da un prepotente desiderio di scuoterlo. O meglio, di tirargli un pugno.
Si impose però di trattenersi, e fu con le parole che decise di aggredirlo.
“Ti è andato di volta il cervello?” gli chiese con voce calma, ma furente.
Sirius lo ignorò.
“Sto parlando con te” continuò James.
Probabilmente sarebbe riuscito a ottenere più risposte da una sfera di cristallo impolverata.
“Guardami in faccia!” gli gridò allora, dopo un silenzio stranamente protratto.
Sirius sobbalzò e finalmente aprì bocca, ma ancora non si degnò di alzare lo sguardo.
“Se l’è meritato. Sempre a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano” disse con rancore.
James lo guardò basito.
Non che avesse mai sperato di sentirgli ingoiare l’orgoglio e ammettere di rimpiangere lo scherzo fatto, ma nemmeno si era aspettato che sostenesse di avere la ragione dalla sua.
Una profonda amarezza lo invase, quasi mozzandogli il fiato.
Fu con l’intenzione di ferirlo che pronunciò le parole successive.
“Quindi secondo te Lunastorta meritava di diventare un assassino, immagino” disse con freddezza.
Sirius alzò improvvisamente lo sguardo su di lui e James provò un piacere perverso nel vedere il suo bel volto corrotto dalla costernazione. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non aveva minimamente considerato quali terribili implicazioni celasse il suo scherzo, oltre alle più ovvie.
“È… morto?” domandò Peter con voce flebile e intrisa di paura.
“No” rispose James dopo un attimo. “E sai perché, Sirius?” continuò, la voce che si alzava sempre di più. “Perché io sono stato costretto a difenderlo, capisci? Ho dovuto attaccare Remus, ferirlo deliberatamente per evitare che mordesse Mocciosus, o che lo uccidesse! Ti rendi conto di come si sarebbe sentito, se si fosse risvegliato dalla trasformazione con accanto il cadavere di uno studente? Non credi che abbia una vita già abbastanza difficile, anche senza dover convivere con la consapevolezza di aver ammazzato qualcuno?!”
James non provò alcuna pietà guardando gli occhi di Sirius diventare lucidi, e rincarò la dose.
“Lo sai che non ti avrebbe mai perdonato se il tuo simpatico giochetto fosse riuscito, vero? Be’, non l’avrei fatto neanche io. Anzi, non lo farò neanche io. Non ci tengo ad avere come fratello qualcuno capace di desiderare la morte di un altro.”
Non lo aveva visto tanto addolorato nemmeno quando si era presentato alla sua porta nel cuore della notte, quell’estate.
Se l’è meritato, si disse sfruttando le parole di Sirius mentre girava i tacchi e usciva dal dormitorio.
Eppure, quel pensiero – che nella sua mente sarebbe dovuto suonare maligno – sembrò più che altro intriso di dolore.
Forse non sarebbe stato Sirius quello a soffrirne di più, dopotutto.

**

Quando varcò la soglia dell’Infermeria gettò uno sguardo lugubre sul letto che dopo ogni Luna piena ospitava Remus, nascosto agli occhi indiscreti da pesanti tende. Con un magone sul cuore alzò il pugno e bussò con insistenza alla porta dell’ufficio di Madama Chips.
La guaritrice aprì dopo qualche minuto, con la vestaglia da notte addosso e un’aria al tempo stesso assonnata e preoccupata.
“Potter! Cosa succede?” esclamò, quando lo vide davanti a sé, stranamente privo di quell’espressione spavalda che in precedenza nemmeno un bolide sul setto nasale era riuscito a strappargli dal volto.
James faticò a trovare le parole giuste.
“Volevo… Volevo solo dirle che domani dovrà essere particolarmente gentile con Remus, ok?”
Madama Chips divenne ancora più preoccupata.
“Spiegami tutto, Potter” disse con voce ansiosa.
James deglutì.
“Ecco… Lo troverà messo peggio del solito. Una brutta ferita sull’addome, una ad una zampa, delle lesioni agli occhi… Riuscirà a guarirlo qualunque cosa abbia, vero?” chiese infine, con voce quasi supplichevole.
Madama Chips lo guardò con gli occhi spalancati dalla sorpresa, poi si riebbe.
“Siediti, Potter. E aspettami qui.”
James eseguì senza fiatare.
Dopo svariati minuti le porte dell’infermeria si aprirono e Madama Chips entrò seguita da Silente, anche lui in vestaglia da notte.
“Poppy, potrei chiederti l’immensa cortesia di lasciarmi solo con il Signor Potter, per favore?” domandò il Preside, serafico come sempre.
“Ma certo, Professore. Se dovesse avere bisogno di me, mi troverà nella mia stanza a preparare una pozione che potrebbe essere d’aiuto a Remus.”
Silente la ringraziò con un cenno. Appena Madama Chips si fu chiusa la porta alle spalle, fece apparire una comoda sedia davanti a James, si sedette e lo scrutò con i suoi profondi occhi azzurri attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Signore, io…” esordì James incerto, ma Silente lo interruppe.
“Quando Poppy è venuta a cercarmi, Signor Potter, avevo appena concluso un’interessantissima conversazione con il Signor Piton a proposito di un certo scherzo perpetuato a sue spese.”
James si sentì minuscolo quando Silente ebbe finito di pronunciare quelle parole.
“Il Signor Piton mi ha raccontato di come il Signor Black gli abbia rivelato uno scottante segreto sul Platano Picchiatore, di come questa notte egli abbia seguito il Signor Lupin e di come lei, evidentemente colto dal terrore di essere espulso qualora lo scherzo fosse riuscito, si sia precipitato a rimediare alla situazione…”
James continuò a tacere.
“Ora, Signor Potter, sarei curioso di ascoltare anche la sua versione dei fatti.”
James tacque ostinatamente.
“Devo forse dedurre dal suo silenzio che non ha alcuna annotazione da fare sul racconto di Severus Piton?”
James deglutì.
Per quanto fosse rimasto profondamente deluso da Sirius, in quel momento capì che non lo avrebbe mai tradito, anche se le sue parole intrise d’odio e scherno tornarono a rimbombargli nelle orecchie.
Se l’è meritato.
 “Nessuna, Signore.”
“È consapevole del fatto che questo mi costringerà a punirvi tutti severamente, Signor Potter?”
 “Sì, Signore.”
“E comprende che la punizione potrebbe essere anche l’espulsione, e che quando dico tutti, io mi riferisca anche a Signor Lupin?”
Ascoltare quella frase pronunciata con tranquillità fu come ricevere un pugno.
“Lupin, Signore?” disse James, esitando per la prima volta dall’inizio della chiacchierata, come l’avrebbe di certo definita Silente.
“Il Signor Piton è persuaso del fatto che fosse anche lui complice dello scherzo.”
“No, Signore, lui non c’entra nulla” si affrettò a chiarire James.
“E in quanto a Peter Minus?”
“Neanche lui, Professore.”
“Molto bene, Signor Potter. Non mi resta che togliere cinquanta punti a lei e al Signor Black. Inoltre, saranno avvisati i vostri genitori, e vi sarà interdetta qualsiasi visita in infermeria al Signor Lupin nei giorni successivi alla trasformazione.”
“Ma Signore, noi –” cominciò a protestare James, colpito nel vivo dall’ultima affermazione. Tacque immediatamente quando Silente alzò una mano per interrompere le sue lamentele.
“Non solo non vi siete dimostrati degni custodi di un segreto non vostro, Signor Potter, ma lo avete anche sfruttato per far del male ad altre persone. Remus potrà godere della compagnia del Signor Minus. Comunque, domani sarò io stesso a spiegargli l’accaduto” commentò Silente con voce estremamente seria.
“Sì, signore” rispose mesto James. “E… Professore… Piton non racconterà nulla di quello che ha visto, vero?” aggiunse con una certa urgenza nella voce.
“No, ti garantisco che non lo farà, ho la sua parola.”
James tirò un sospiro di sollievo. Non che le promesse di Piton valessero molto per lui, ma se era Silente a farsene garante, allora poteva dormire sonni tranquilli.
Solo in quel momento realizzò un dettaglio della faccenda che fino a allora gli era parso irrilevante.
“Questo vuol dire che non ci espellerà?”
“No, per questa volta non sarete espulsi. Ora, Signor Potter, si faccia medicare quel brutto taglio da Madama Chips, poi vada dritto a letto, per favore.”
James annuì mentre Silente si alzava e faceva evanescere la sua sedia con un colpo di bacchetta.
Prima di uscire, il Preside si girò e lo guardò con dolcezza.
“Ho sempre ammirato la vostra nobiltà d’animo nel mettere da parte ogni pregiudizio e accettare Remus per quello che era. Credo che tutti noi abbiamo molto da imparare, da un’amicizia come la vostra, James. E oggi ne ho avuto la dimostrazione. Trovo sia stato altrettanto nobile assumersi una colpa non propria rischiando perfino l’espulsione, pur di non tradire un amico, nonostante questo abbia compiuto un gesto di cui non lo avresti mai creduto capace… Anche se questo non lo giustifica, vorrei che ricordassi sempre come l’infanzia di Sirius non sia stata confortevole quanto la tua.”
James lo guardò sorpreso. A quell’uomo non sfuggiva davvero nulla.
“Ah, dimenticavo…” aggiunse Silente con un tono improvvisamente più allegro e un sorriso sornione. “Hai fatto guadagnare sessanta punti a Grifondoro, questa notte, per aver messo a repentaglio la tua vita pur di salvare quella di un’altra persona… Una che, tra l’altro, so non andarti particolarmente a genio.”
Detto ciò, gli fece l’occhiolino e uscì dall’infermeria, mentre il volto di James si distendeva nel primo sorriso della serata.

*********


Eccomi qui, con il primo di due capitoli che raccontano del famigerato scherzo ☺
In fondo trovate i tratti della saga a cui ho fatto riferimento.

Ho tanti pensieri da condividere con voi sulla vicenda, ma alcuni preferisco inserirli al termine della mini-long, insieme ad altre due citazioni dei tratti dei libri su cui mi sono basata.

Ci tengo a specificare che l’uso dei nomi propri piuttosto che dei cognomi da parte di Silente è voluto ☺
Inoltre, non essendo nella vicenda ancora Animagi, Remus è l’unico ad avere già il soprannome da Malandrino.
Nella storia Sirius è nato a settembre, per questo aveva “quasi sedici anni” quando chiese ospitalità ai Potter l’estate prima del quinto anno.


Vi lascio con una delle due grosse perplessità che ho avuto: davvero Piton se la sarebbe data a gambe? Dal racconto di Remus pare di sì. All’inizio l’avevo fatto tornare indietro per il finale, poi rileggendo bene quel pezzo ho deciso solo di farlo aspettare fuori, tanto prima o poi un confronto tra i due ci doveva stare.

Dovuti i ringraziamenti finali a voi lettori e alla mia beta Horror Vacui :)

Alla prossima, spero!
Isidar^^


Black se ne uscì con una risatina di scherno.
«Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare il naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo... sperando di riuscire a farci espellere...»
«Severus era molto curioso di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry e Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non... ehm... non ci amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch... comunque, Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per tra- sformarmi. Sirius pensò che sarebbe stato... ehm... divertente dire a Piton che bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius, seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel. Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da allora seppe che cos'ero... »

[Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban]

«Hai forse immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che ti corregga. Il tuo santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da Hogwarts» 
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