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Autore: Alexiel Mihawk    12/03/2015    8 recensioni
Nami e Zoro non sono anime gemelle, ma questo non ha certo impedito loro di incontrarsi e innamorarsi l'uno dell'altra; Cavendish è sempre stato un esteta e la sola idea di potersi innamorare di una persona brutta lo ripugna; Rebecca ha trovato la propria anima gemella, ma ha scoperto, con orrore, di non essere la persona che lui stava aspettando; Law è sempre stato convinto di essere eterosessuale e ora vede le sue convinzioni andare in pezzi; Kidd è gay da una vita e detesta chi mente a sé stesso; Bonney ha dei problemi con la legge, Drake è la legge.
Soulmate!Modern!AU - In un mondo in cui ti viene detto, fin dalla più tenera età, che là fuori, da qualche parte, esiste qualcuno destinato ad amarti, destinato a stare con te, è possibile per una persona sentirsi davvero libera di amare senza imposizioni? Senza che il destino pesi come una condanna? Durante un roadtrip coast to coast Nami, Zoro, Cavendish, Bonney e Kidd si fermano a Peach Springs, cittadina dell'Arizona costruita attorno alla Route 66, qui incontreranno una serie di persone che cambieranno loro la vita.
[Zoro/Nami; Law/Kid; Bonney/Drake; Cavendish/Bartolomeo/Rebecca]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cavendish, Eustass Kidd, Jewelry Bonney, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Walk like an Egyptian
Capitolo: Breaking the law
Fandom: One Piece
Personaggi: Nami, Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney, Cavendish, Killer, Nico Robin, Franky, Trafalgar Law, X-Drake, Bartolomeo, Rebecca, Monkey D. Rufy
Pairing: Zoro/Nami, Franky/Robin, Eustass/Trafalgar, Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca, implied!Rufy/Nami
Rating: sfw
Genere: slice of life, sentimentale, generale
Avvertimenti: soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio volgare
Parole: 5124
Note: allora prima di tutto grazie a tutte le persone che stanno seguendo la storia (risponderò a tutte le recensioni appena posso). Prima di cominciare con le note vere e proprie ci tengo a dire due cose sulla visione che ho dei personaggi, in particolare di Bonney e Kid che da Oda non hanno ricevuto lo stesso spazio di molti altri. Non so come siano ritratti dal fandom perché non entro in questa sezione da una vita, ma posso dire che nella mia testa ho preso questi due li ho immaginati come dei venticinquenni problematici. Bonney è sgrezza da paura, ma la sua è in parte solo una recita e spiego in questo capitolo perché, mentre Kidd, beh. Lui è un tamarro senza speranza di redenzione che vorrebbe fare il rockettaro, ma gli esce male.
Detto ciò, mi dispiace in questo capitolo c’è pochissimo, se non per niente, spazio dedicato a Zoro e Nami, ma mi rifarò.
Relativamente al capitolo (scusate, le solite seimila note). Le canzoni cantate sono: Hungry like the wolf, Duran Duran; Otherside, Red Hot; Breaking the Law, Judas Priest. Se le fate partire quando cantano rendono tipo il 200%. Ho deciso che Kidd è mezzo irlandese, per giustificare i suoi capelli rossi e la sua carnagione super pallida; Bonney, invece, in questo capitolo ha un sacco di spazio e ho deciso di darle un background che in qualche modo si ricollega ad un mio headcanon relativo alla serie. Per quanto riguarda Drake, io lo amo tantissimo e mi dispiace che sia così malcagato, perché secondo me è un personaggio stupendo. Nelle scene tra lui e Bonney ci sono un paio di rimandi a Bonnie & Clyde: Clyde chiamava Bonnie “Bambina dagli occhi blu” (Blue-Eyed Baby) e beh, erano famosi per essere due rapinatori di banche. So che in realtà il nome Bonney è legato ad Anne Bonney, la famosa pirata, ma mi piace pensare che Jewl giochi invece molto sull’assonanza con con Bonnie, soprattutto visto che lei si diverte a infrangere le regole (anche se no, non rapina banche). Poi, Bonney è alta 174 cm per Oda e Drake 233, per ovvie ragioni (tipo il realismo), qui Drake è alto tipo 1,98.
Tra le altre cose che nomino: Kiddo è un soprannome di Kidd che gioca sull’assonanza Kidd e Kid/Kiddo inteso come “bambino” in inglese; Ro’ è un’abbreviazione trucida di Roronoa (grazie Bonney per portare trucidume e big babol nella nostra vita, tvb).
La scena finale, con i mentecatti che camminano nel canyon, riprende la scena (più o meno iniziale) in cui aspettano il pullman, tanto che Kidd ripete gli stessi gesti e le stesse parole; volevo rendere l’idea di come si stiano fracassando i coglioni di come il tempo sembri non passare mai, soprattutto nel deserto, quando in realtà sono trascorse tipo cinque ore.
Preciso che i prezzi, il percorso con i cavalli o a piedi, la posizione super inculatissima di Supai e tutto ciò che la riguarda sono cose reali, quindi sappiate che se andate a visitare questo posto in cui, per inciso, la posta arriva ancora coi muli, dovete sborsare soldi. Invece ho inventato i tour del primo martedì del mese di Drake (perché di fatto a Supai c’è una mini stazione della polizia) e ho inventato bellamente la durata del percorso, perché a) non ho capito quale sia il tempo di percorrenza medio a piedi (ma so che sono 10 miglia/13 chilometri) b) non ho capito perché a cavallo ci si metta tipo 3 / 4 ore, ma ok. Also, i cartelli che indicano la strada ci sono davvero.  
Preciso inoltre che: Rebecca qui è bionda e non ha i capelli rosa, mentre quelli di Bonney, Zoro e Bartolomeo sono tinti.
Per i nomi: Rebecca Dold, dove Dold viene dalla seconda parte del nome di King Riku Dold III; Sakazuki Akainu è il nome completo di Akainu che poi è solo un mescolamento dei due nomi affibbiatigli nel manga.
Per chiudere, non lo so se un retroammiraglio che sbidona la marina può andare a fare lo sceriffo, ma mi andava, quindi fingiamo di sì (e fingiamo che “sbidona” sia italiano).
Avviso che: a) saranno più di 3 capitoli b) ho due esami da preparare, quindi il prossimo aggiornamento non so esattamente quando arriverà.
 
 
 
 
Walk like an Egyptian
2. Breaking the law
 
 
 
«Ancora cinque minuti» borbotta il ragazzo infilando la testa sotto al cuscino, nel vano tentativo di bloccare i raggi di luce che entrano dalla finestra.
Nami sbuffa, fissando il suo riflesso nello specchio e legando i lunghi capelli aranciati in una coda alta; gli lancia un’occhiata di rimprovero, quindi inizia a smanettare con il telefono, finché non trova la canzone giusta.
Esce silenziosamente dalla porta e bussa a quella di Bonney. Nessuna risposta. Riprova, questa volta chiamando ad alta voce l’amica.
«Oi, Marshmellow, ci sei?»
«Che c’è?» borbotta la ragazza apparendo alle sue spalle.
Nami fissa l’uscio della stanza da cui è uscita, che decisamente non è la sua, quindi sposta lo sguardo sull’amica.
«Oh, è la camera di Killer» esclama con nonchalance Bonney.
«Jewls che cazzo vuole la super oca?»
«Anche Kidd?» domanda Nami allibendo «Avete dormito tutti lì? Nella stanza di Killer?»
«No, no. Aspetta, ciccia, non è come pensi, non è successo –»
«E mi avete fatto pagare una singola a testa? Maledetti bastardi!!» esclama la rossa inferocita, entrando a larghe falcate nella camera «Ora tutti fuori, almeno imparate a rendervi utili per qualcosa, approfittatori senza vergogna!»
«Guarda che il budget è comune» le fa notare Cavendish mettendo il naso fuori dalla sua stanza, attirato da tutto quel trambusto.
«Zitti e datemi una mano a svegliare Roronoa» si lamenta ancora la rossa trascinandoli tutti quanti con sé dentro la camera da letto matrimoniale in cui Zoro riposa sdraiato a stella marina sul materasso.
«Cosa cantiamo stamattina?» domanda Bonney «Io voto Edge of the Blade».
«Col cazzo che canto i Journey di prima mattina» borbotta Cavendish «Che ne dite delle –»
«Non cantiamo le cazzo di Bangles, Barbie. Che ne dite di Girls, girls, girls
«Dico che sei fissato coi Motley, ecco cosa dico» borbotta Nami «E comunque lo sapete che non dovete propormi roba gli piace o non si sveglia. La canzone di oggi è…»
Fa partire la musica sul cellulare e Bonney trattiene a malapena un gridolino: «La adoro!»
Si avvicinano al letto, proprio nel momento in cui partono le parole e Kidd e Cavendish attaccano con la prima strofa.
«Darken the city, night is a wire» comincia il biondo.
«Steam in the subway, earth is a afire» continua Eustass iniziando ad ancheggiare a ritmo e scatenando un movimento sincronizzato in tutti i presenti.
Quindi attaccano Nami e Bonney: «Dododo dododo dododo dododo dodo».
«Woman, you want me, give me a sign» riprende Cavendish, facendo schioccare le dita a ritmo di musica
«And catch my breathing even closer behind» lo segue Kidd.
«Dododo dododo dododo dododo dodo».
«Tutti insieme ora!» grida il rosso, sulla buona strada per l’esaltazione mattutina.
«In touch with the ground, I'm on the hunt I'm after you. Smell like I sound, I'm lost in a crowd, And I'm hungry like the wolf. Straddle the line in discord and rhyme, I'm on the hunt I'm after you. Mouth is alive with juices like wine, And I'm hungry like the wolf».
«Cristo Santo! I Duran Duran no, brutti bastardi!» Borbotta Zoro tirandosi a sedere di scatto e cadendo dal letto nella foga di allontanare quel manipolo di mentecatti dal suo capezzale «Sono sveglio, sono sveglio! Soddisfatti ora?».
«Oh, peccato Ro’, sarei andata avanti a cantarla tutta!» si lamenta Bonney, prima di venire cacciata fuori a calci assieme agli altri.
«Le fate spesso queste cose?» domanda Killer osservandoli con aria divertita.
«Tutte le mattine o quel buzzurro non si alza dal letto» borbotta Nami, scendendo a fare colazione «E vedi di muoverti che io il caffè non te lo porto, pezzente!» urla all’indirizzo di Zoro prima di sparire al piano di sotto.
 
«Qualcuno mi ripete cosa cazzo ci facciamo qui?» borbotta Kidd seccato piazzandosi gli occhiali da sole sul naso.
«Siamo qui» ruggisce Nami, ferma insieme agli altri al punto di ritrovo dell’escursione «Perché tu e quest’altra sbarellata ci avete fracassato i coglioni per ore. Tra l’altro mi spieghi cosa diamine ci fai con la chitarra sulla schiena?»
Il rosso solleva le spalle prima di rispondere: «Mi andava, magari ci gira di cantare davanti alle cascate o cose così…»
Nami si volta verso Killer con aria indagatrice scrutando lo zaino che sia lui che Roronoa hanno sulle spalle.
«Mi assicuri che non sono sbronzi? E che non c’è niente di illegale là dentro?»
«Quante storie, ciccia, va’ che è arrivato il pullman e credo che quello sia lo sceriffo» la interrompe Bonney prevenendo qualsiasi risposta e, soprattutto, cecando di evitare che l’amica si metta ad indagare sul contenuto degli zaini.
«Ecco, facciamo che state zitti voi due, così non vi arrestano subito, eh» interviene Killer prendendoli per la collottola.
Un uomo dai capelli aranciati, sui trentacinque anni, si avvicina alla fermata del pullman; ha un sorriso sottile stampato sul volto, una cicatrice sul mento e sul petto brilla una stella a cinque punte.
«Signori, il mio nome è Drake e sono lo sceriffo di questo schifo di buco. Siete qui per il tour?» domanda educatamente «Tutti e otto?» chiede nuovamente inquadrando anche la coppietta alle spalle del gruppo, la stessa coppietta che si è dovuta sorbire gli scleri del tutto inappropriati di quel branco di menteccati la sera precedente.
Ad un cenno affermativo, l’uomo fa aprire la porta del bus e lascia che tutti si accomodino all’interno; le ferma poco prima che si richiudano e infila la testa di fuori con espressione perplessa.
«Vieni anche tu? Non l’avrei mai detto, non avevi una riunione?»
«Sti cazzi» borbotta in risposta una voce che a Nami sembra di riconoscere.
Law fa il suo ingresso e si siede nella prima fila, ignorando completamente chiunque altro; lo sceriffo si siede al suo fianco lanciandogli un’occhiata in tralice.
«Non saranno felici in comune» gli dice sistemandosi il cappello sugli occhi e facendo cenno all’autista di partire.
 «Capirai, non sono mai felici di un cazzo».
Seduto nell’ultima fila, Kidd trattiene una bestemmia; non sa se essere divertito o irritato dall’ingombrante presenza di quell’individuo. L’unica cosa di cui è certo è che gli dà ai nervi e che questa avrebbe dovuto essere una giornata rilassante e invece si è appena trasformata in uno schifo.
«Che due maroni. E manco sono sbronzo» borbotta sdraiandosi sui sedili in fondo e appoggiando la testa sulle gambe di Killer.
Nami si gira verso di lui con aria di rimprovero: «Forse se non avessi sempre questo approccio così del cazzo con chiunque incontri per la prima volta, potresti provare a parlarci».
Eustass si blocca, passando lo sguardo prima su Bonney e poi su Killer.
«Voi due stronzi parlate troppo».
«E tu sei un libro aperto, Kiddo» gli fa notare Jewelry facendo scoppiare la bolla della gomma da masticare «E in ogni caso Nami ha ragione, potresti provare a parlarci, magari senza saltargli al collo o minacciarlo come fosse tipo la tua arcisuper nemesi».
«I cazzi vostri voi mai? E comunque l’avete visto? Non ha nessuna fottuta intenzione di parlarmi né di attaccare bottone. Gli roderà ancora il culo per la sua eterosessualità tradita».
«Eterocosa?» domanda Zoro con una smorfia «Cristo, ma ti senti quando parli?»
«Probabilmente no» interviene Cavendish «O ci avrebbe da tempo liberato della sua schizofrenica presenza, magari gettandosi da uno di questi canyon del cazzo. Che ne dici, faccetta di culo, ce li facciamo un duecento metri in caduta libera?»
«Fottiti Barbie, o l’unico che farà un volo qui sarai tu. Fuori dal finestrino».
«Prima di tutto» sibila Nami «Linguaggio! Vediamo di non farci riconoscere subito e- Oddio. BONNEY! Metti subito via quella roba!»
L’amica la guarda con aria perplessa, mentre in tutta tranquillità continua a rollarsi una canna.
«Guarda che non la fumo mica adesso, è per quando sarò sul pony».
«C’è lo sceriffo in prima fila, mentecatta!»
«Oh, beh, scialla. Mica mi faccio problemi, io la roba la condivido, se vuole un tiro basta chiedere!»
«Ti prego» borbotta Roronoa girandosi verso di lei «Basta con le cazzate».
«Vi divertite tutti a segarmi le gambe, almeno qualcuno può chiedere all’autista di accendere la radio?»
Nami sbuffa, ma si alza lo stesso, salvo poi rivolgere uno sguardo perentorio a tutti loro: «Sappiate che alla prossima idiozia vi ammazzo e lascio il vostro cadavere a marcire nel deserto. E vale per tutti, tranne per Zoro».
«Oh, che dolci» esclama Bonney.
«Tu mi servi come autista».
«Come no, questa sprizza amore da tutti i pori» borbotta Roronoa guardandola allontanarsi.
La rossa si avvicina alla parte anteriore del pullman, incurante delle proteste che sente giungere dal fondo; si china verso l’autista e gli domanda con fare educato se sia possibile far partire della musica.
«Non sarebbe male. Qui mi sto fracassando i coglioni» si lamenta una voce alle sue spalle.
Nami si gira con un sorriso beffardo sul volto e un sopracciglio sollevato.
«Allora farse saresti dovuto rimanere a casa, non credi?»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, rossa» borbotta il medico, ricevendo immediatamente uno scappellotto dall’uomo seduto al suo fianco.
«Chiedi scusa alla signorina e piantala di comportarti come un moccioso» lo redarguisce lo sceriffo.
«Cosa sei? Mio padre?»
«Oh, non sono necessarie le scuse, sceriffo» si schernisce Nami godendosi la scena e pensando che, vista la comitiva di mentecatti che si trascina dietro, sia sempre meglio allisciarsi l’unica forza dell’ordine presente «Piuttosto» si appoggia al sedile dal lato opposto del corridoio e inizia a conversare amabilmente «Ci raccontava Trafalgar ieri sera che è una gita che organizza spesso, come mai tutto questo interesse verso Supai?»
«Oi, chi ha detto che puoi chiamarmi per nome?»
«Law, piantala o ti butto fuori dal pullman in corsa» borbotta Drake.
«Bell’esempio che dai! Forze dell’ordine il cazzo».
Questa volta viene ignorato, mentre l’uomo al suo fianco si rivolge a Nami con un  sorriso educato: «Normalmente sono gli abitanti a scendere fino a Peach Springs, ma una volta al mese vado io su a controllare che tutto sia a posto, che non ci siano problemi e che, fondamentalmente, non abbiano bisogno di qualcosa di particolare. In quel caso chiamiamo a Kingman e mandano un elicottero con il necessario».
«Non deve essere semplice abitare lassù».
«Forse non sarà semplice» interviene Law «Ma male non se la passano di certo, 30 dollari a persona per entrare nella riserva, 70 per salire coi muli, per non parlare di chi fa andata e ritorno in elicottero. Ovviamente senza contare le tariffe per dormire in quella specie di albergo, quanto vengono a notte?»
«Sui 135 dollari, mi sembra» risponde Drake togliendo della polvere dal cappello con una manata.
Nami sbianca, sentendo tutto il sangue defluirle dal viso.
«Vogliate scusarmi» borbotta piano, catapultandosi verso il fondo del pullman «Brutti bastardi! Perché nessuno di voi mi ha detto che costava così tanto venire qui? Tutto per vedere una cazzo di riserva indiana?»
Zoro e Cavendish si scambiano un’occhiata da “noi non vogliamo saperne niente, è tutta colpa loro”, mentre Bonney si fa piccola, piccola contro il sedile a fianco a Kidd.
«Beh ecco…» azzarda sotto lo sguardo di fuoco della rossa, pronta, al minimo accenno di risposta sbagliata, a scaraventarla fuori dal bus.
«Sì?» domanda con tono minaccioso.
«Ho pensato che una notte di campeggio potesse essere piace–»
«Ah! Ecco cos’erano quegli zaini! Non mi fiderò mai più di quello che mi dite! Mai più!»
«Eddai, Nami» cerca di rabbonirla Zoro «Che ti costa, non è che ci sveniamo eh».
«Stai zitto, buzzurro. Vuoi forse pagare per me?»
«No, no!» interviene Bonney «Pago tutto io! Cioè sono i soldi di mia madre, ma ci teneva che ci fermassimo tutti qui almeno una notte. Eh, ha insistito così tanto! Continuava a dire “Jewelry se non dormi a Supai mi offenderò tipo super tantissimo”, vero Kiddo?»
Il ragazzo si gira verso di lei con la stessa espressione terrorizzata di uno che è appena stato scoperto a fare qualcosa di profondamente sbagliato.
«Non voglio saperne niente» alita piano «Non tiratemi in mezzo».
«Ti prego?»
Eustass salta in piedi, capendo che l’unico modo per uscirne risiede in quel tizio con la faccia da schiaffi. Persino una come Nami potrebbe lasciarlo andare, senza prima spellarlo vivo e appenderlo a un palo, davanti al richiamo dell’anima gemella.
«Oh, quello stronzo tatuato del cazzo mi sta chiamando, decisamente vuole parlare con me. Vado a sentire cosa vuole, eh» borbotta liberando il braccio dalla morsa dell’amica, che gli si è attaccata come una cozza allo scoglio, nel vano tentativo di salvarsi dalla furia della rossa.
Si allontana senza pensare troppo alle conseguenze delle sue parole, finendo con l’andare realmente ad accomodarsi nel sedile dietro a quello di Law, che, fingendo di non vederlo, si trattiene dal voltarsi e domandargli che diamine voglia.
Eustass non lo degna di uno sguardo, continuando a fissare i suoi amici seduti sul fondo del bus, mentre canticchia svogliatamente le parole della canzone trasmessa dalla radio. Fa così tanto anni novanta che quasi gli dispiace di essersi spostato per non poter coinvolgere gli altri in un coro.
« Centuries are what it meant to me, a cemetery where I marry the sea».
Lo sceriffo si volta di tre quarti verso di lui, sollevando un sopracciglio.
« Stranger things could never change my mind, I've got to take it on the otherside. Take it on the otherside» continua senza accorgersene.
«Canti bene» nota Drake, con tono di ammirazione «È raro trovare giovani così intonati, hai studiato in conservatorio?»
«Le sembro uno che studia, sceriffo?» borbotta Kidd, sorridendo appena.
«Decisamente no» mormora Law a voce bassa, anche se non a sufficienza per non farsi sentire.
«Faccio parte di una band, quindi cantare è una delle poche cose che so fare» continua ignorando completamente il moro «Anche se di solito mi limito suonare la chitarra».
«Ah, sì?» continua Drake interessato «E chi è il vostro vocalist? Fate tutti parte dello stesso gruppo? Quindi forse la rossa piena di grinta che è passata prima?»
«Decisamente no, sceriffo; oh, questo pezzo! Pour my life into a paper cup, the ashtray's full and I'm spillin' my guts. She wants to know am I still a slut-»
«Certo che lo sei Kiddo» gli urla Bonney dal fondo del Pullman «E se per caso decidiamo di fare tappa in Messico sia mai che riusciamo a venderti a qualche frocio del Cartello!»
Il ragazzo solleva elegantemente il dito medio, sventolandolo senza problemi sotto lo sguardo divertito dello sceriffo e quello annoiato di Trafalgar.
«Ecco, quella, la psicopatica con i capelli rosa. È lei la nostra vocalist» borbotta quindi rimettendosi a sedere.
«Ma non mi dire» mormora Trafalgar con un mezzo sorrisino «In effetti ha una gran bella voce. Soprattutto quando urla».
«Oh, non lo immagini nemmeno, sfigato».
«E cosa suonate?» domanda Drake, cercando di cambiare argomento.
«Quello che capita, siamo un gruppo rock/metal/grunge che reinterpreta classici, ma ci divertiamo anche con il folk nord europeo e irlandese» celia il rosso tutto tronfio.
«Come no» commenta Trafalgar sarcastico «Poi fate il caffè, vi esibite in spettacoli di country e ballate la polka».
«Ma stai zitto, coglione».
«Ma fammi tu il favore! Come diamine fate ad essere un gruppo sia metal che rock che grunge?! Per l’amor del cielo, o siete una cosa o siete l’altra!»
Eustass storce il naso sporgendosi tra i sedili e fissandolo con aria truce.
«Capisco che fossi troppo impegnato a studiare medicina per interessarti di musica, cazzone» esordisce «Ma ti informo dell’esistenza di una cosa chiamata sottogenere».
«Ma non mi dire» ironizza Law sollevando gli occhi al cielo «Ed è per questo che fate, cos’era? Folk nord europeo?»
«No, faccia di cazzo, lo facciamo perché sono irlandese».
«Ed è ora di scendere» li interrompe lo sceriffo appoggiando una mano sulla testa di Trafalgar «Forza bambini, senza litigare».
«Vaffanculo pure tu, Drake!» si lamenta Law, scostandogli il braccio con un movimento brusco e scendendo piccato dal pullman.
 
«Come sarebbe a dire che hai intenzione di prendere il mulo?» domanda Nami sgranando gli occhi.
«Beh, ciccia, non è tutta sta cosa da capire. Mi tira il culo a fare tredici chilometri a piedi, quindi vado a cavallo» risponde Bonney legandosi i capelli rosa in cima alla nuca in una fluente coda.
«Costa settanta dollari, settanta!»
«Su, scialla. Sono soldi di mio padre, e ho tutta intenzione di spenderne quanti più possibile. E poi così ci lasciano usare un mulo per portare i bagagli».
«Dai Nami, se ci tiene» Zoro la prende per il polso, calandosi in testa un capello a visiera che per i gusti della rossa fa davvero troppo Backstreet boys agli albori.
«Ci vediamo su» si intromette Killer accarezzando il capo dell’amica «Mi raccomando non fare niente che possa attirare l’attenzione».
«Soprattutto niente di illegale» sibila Nami sistemandosi le scarpe da trekking.
Bonney agita la mano, senza rispondere, mentre il gruppo di cavalli si allontana dalla strada inerpicandosi sul sentiero che conduce a Supai.
«Sceriffo quanto tempo ci vorrà, più o meno, per raggiungere la cima?» chiede educatamente una giovane bionda, che, a quanto Bonney è riuscita a capire, si chiama Rebecca. Il suo ragazzo, che dalla sera precedente continua a lanciare loro occhiate torve, annuisce con convinzione, come ad evidenziare l’importanza di quella domanda.
«Se seguite la guida, facendo il giro turistico, circa tre ore, signorina Dold» risponde l’uomo con un sorriso «Se seguite me, circa un’ora e mezza».
«Bartolomeo, possiamo fare… Ecco, vorrei fare il tour con la guida» mormora la ragazza sorridendo e strappando un sorriso anche al suo accompagnatore.
«Come preferisci tu, per me è identico, sai?!»
Bonney solleva le spalle, smettendo di prestare loro attenzione, quindi sprona il cavallo e va ad accostarsi allo sceriffo.
«Oh capitano, mio capitano» esclama con un sorriso «Io vengo con te, fino alla fine! Beh, della strada almeno».
Drake la osserva sollevando un sopracciglio, quindi scoppia a ridere; si toglie il capello di dosso e lo appoggia in testa alla ragazza.
«Sei davvero un capitano?» continua lei, senza lasciargli il tempo di parlare e sfiorando con le lunghe dita sottili le spillette che troneggiano sulla sua divisa.
«E tu hai davvero i capelli rosa?» domanda di rimando lui prendendole la mano con la propria e riportandola gentilmente verso le redini del cavallo.
Bonney scoppia a ridere, mentre con la sinistra scende a massaggiarsi un punto sopra l’inguine, la dove la pelvi incontra l’anca.
«Se vuoi puoi controllare» gli sussurra piegandosi verso di lui, con un ghigno malizioso dipinto in viso.
L’uomo scuote il capo e aumenta l’andatura del cavallo, mettendo distanza tra loro e il gruppo guidato; Bonney lo segue sorridendo, sentendo che la giornata ha preso una piega inaspettatamente insolita.
«Brucia ancora?» le domanda senza girarsi.
«Pizzica e basta, e il tuo?»
«Ero troppo impegnato a cercare di ricordarmi il tuo nome per farci caso» ammette Darke passandosi una mano tra i capelli aranciati.
«Mi chiamo Bonney» esclama lei sorridendo «Ma puoi chiamarmi Bambina dagli occhi blu, se preferisci».
Drake scoppia a ridere, ignorando la sua espressione civettuola: «Francis Drake, e non ti accompagnerò a rapinare banche».
«Peccato, perché: there I was completely wasting, out of work and down, all inside it's so frustrating as I drift from town to town».
Drake fa schioccare la lingua sul palate, gettandole un’occhiata di sbieco; la voce di Bonney invade il canyon e per qualche istante si sente solo l’eco delle sue parole e degli zoccoli dei cavalli sui ciottoli.
«Feel as though nobody cares if I live or die, so I might as well begin to put some action in my life».
«Non stai seriamente cantando Breaking the law a uno sceriffo, vero?» domanda voltando il viso verso di lei, sollevando un sopracciglio e accogliendo l’aria di sfida della giovane «Immagino dovessi aspettarmelo, dopo tutto tuo padre ti ha sempre definita una “piantagrane”».
Bonney sente le parole successive della canzone morirle in gola, ferma il cavallo e rimane a guardare Drake con occhi contratti, il sorriso trasformato in una smorfia e il labbro inferiore leggermente tremante. Lo sceriffo si volta verso di lei, con lo scopo di chiederle se abbia intenzione di fermarsi lì tutto il giorno, rimanendo però interdetto nel notare come lo sguardo negli occhi della ragazza sia completamente diverso, carico di una freddezza di cui non l’avrebbe mai creduta capace. Quando riprende a parlare, avvicinandoglisi nuovamente, il tono è privo di qualsiasi nota allegra e il suo lessico scevro di quei termini gergali che Nami tanto detesta.
«Così sei davvero un capitano, ma non mi dire» mormora piano.
«A dire la verità sarei retro ammiraglio. O meglio ero retro ammiraglio, flotta del pacifico, forze sottomarine, ma non che abbia molta importanza adesso».
«Affascinante» commenta Bonney, ma il suo tono riflette tutto tranne che interesse.
«Questo dovrei dirlo io» continua l’uomo «Non mi sarei mai aspettato di trovare la figlia di Sakazuki Akainu in questo posto dimenticato da Dio».
«Ti stupisce quello, o il fatto che io sia tutto fuorché la quadrata figlia dell’Ammiraglio della flotta degli Stati Uniti?»
Drake scoppia a ridere, avvicinando il viso a quello della ragazza.
«Tuo padre è un –»
«Un figlio di puttana che non ha idea di cosa siano l’onore e l’integrità?» sibila lei.
«Stavo per dire un ostinato bastardo senza scrupoli, ma la tua definizione va benissimo».
Bonney sorride appena, calandosi il cappello sul viso e aumentando l’andatura per rimanere al suo fianco.
«E com’è che ora sei qui a fare lo sceriffo? Non che a Peach Springs ci sia molto…»
«Puoi dirlo, non mi offendo. So che questa cittadina è un postaccio dimenticato da tutti, ma che vuoi farci. È la vita. Diciamo solo che io e le alte sfere abbiamo avuto una divergenza di opinioni».
«Mi piace questa visione: divergenza di opinioni. Sembra il riassunto della relazione con mio padre».
«Questo spiega i capelli rosa e beh… Tutto il resto» esordisce scrutando il suo abbigliamento dai toni sgargianti.
Bonney sorride appena: «Oh, no. Questi vestiti mi piacciono davvero, cioè all’inizio mi sono resa conto che più colori indossavo, più ero scoperta e più gli dava fastidio. Ma alla fine ci ho preso gusto, dovresti vedere il mio armadio».
«Tra una decina d’anni magari, eh» ride Drake, fermando un attimo il cavallo e smontando.
«Per quanto riguarda i capelli invece» Bonney lo imita e, dopo essere scesa, si avvicina all’uomo intento ad aprire la sacca di uno dei pony della comitiva per prendere una bottiglia d’acqua «Beh, li tingo da quando avevo dodici anni ed è colpa tua».
Francis si gira lanciandole un’occhiata sorpresa, sorpresa che si trasforma in allarme nel vedere che la ragazza sta slacciandosi il bottone dei già fin troppo corti shorts, risvoltandone la cima.
«Cosa diavolo!»
«Guarda» risponde perentoria, mostrandogli un lembo di pelle proprio sopra il filo degli slip, là dove spicca, in nero, il suo Basher.
E tu hai davvero i capelli rosa?
Sorride, avvicinandosi, mentre la ragazza si ricompone.
«Ora che ci penso, non mi hai risposto».
«No» risponde Bonney afferrando la sua cravatta e, tiratolo verso il basso, quasi irritata dal fatto che lui sia così tanto più alto di lei, gli sussurra all’orecchio «Ma ti ho invitato a controllare».
Quindi si stacca, rimontando sul cavallo e dandogli la schiena.
«Dubito sopravvivrò abbastanza a lungo per scoprirlo» borbotta Drake tra sé, salendo nuovamente in sella e riprendendo la marcia.
«Oh, andiamo, sceriffo» lo prende in giro «Non mi dire che ti ho lasciato senza parole».
«Ne hai di strada da fare prima di riuscirci, bambina».
«Dagli occhi blu?»
«Oddio. Che ho fatto di male?» geme aumentando l’andatura.
«Non lo so, ma so io come farti tornare il buon umore. Aspetta» armeggia qualche secondo con la sacca sul fianco dell’animale e ne estrae un busta.
«Bonney, no».
È la prima volta che la chiama per nome e la ragazza reprime un leggero brivido, senza però riuscire a evitarsi di sorridere. È una sensazione strana, come se avesse appena ufficializzato il legame che li unisce, seppur solo virtualmente; è così che ci si sente quindi, pensa la ragazza fissandolo negli occhi e reprimendo una risatina.
«Drake?» lo chiama a mezza voce.
«Cosa?»
«Posso farmi una canna?»
«Per l’amor del cielo! No! Ma cosa ti salta in mente di chiedermelo!»
«Guarda che possiamo dividerla, mica me la fumo tutta da sola».
L’uomo ruota il cavallo nella sua direzione, avvicinandosi con aria minacciosa; piega il viso verso di lei, dandole modo di osservare i suoi lineamenti marcati e la cicatrice a forma di X sul mento.
«Sono lo sceriffo» sibila piano scandendo ogni parola «Ed è illegale».
«Anche quando nessuno ti vede?» domanda fingendo innocenza.
«Dio. Sei… Sei… Sei così irritante che, gh!»
«Lo prendo come un sì» continua imperterrita, spronando il cavallo e superandolo.
«Giuro che se non la passi ti arresto direttamente» borbotta raggiungendola.
«Oh, siamo già alle manette?»
 
«Ricordatemi perché non siamo saliti tutti sui fottuti pony del cazzo» ripete Kidd nascondendo lo sguardo dietro gli spessi occhiali da sole e rovesciandosi parte della bottiglietta d’acqua in testa.
«Costava troppo» borbotta Nami, troppo accaldata e stanca per ricordargli di moderare il linguaggio.
Zoro solleva a malapena il capo dalla pietra contro cui è appoggiato, osservando quel branco di debosciati dei suoi amici intendi a riposarsi.
«Ok» interviene Cavendish «Posso capirlo, ma perché questo qui è con noi?»
L’indice affusolato della mano destra va a posarsi a pochi centimetri dal petto di Law, che, perfettamente a suo agio anche sotto il sole cocente, si limita a osservarlo con aria schifata.
«Preferivi perderti?» gli domanda.
«Non dubito delle tue buone intenzioni» borbotta Nami «Ma ci sono i cartelli».
Accenna a un grosso segnale arrugginito appoggiato a un sasso che reca la dicitura “Supai, siete a meta strada!”.
Roronoa grugnisce, rimettendosi in piedi e guardandoli tutti con lo stesso sguardo che si rivolgerebbe a una manica di scansafatiche colti a cazzeggiare in piena giornata di lavoro.
«Sono tredici chilometri, gente. Tredici. Non posso credere che siamo ancora qui. Se fossi stato da solo li avrei fatti in due ore!»
«Se fossi stato da solo» gli fa presente Kidd «Ti saresti perso nel fottuto deserto»
«E ora saremmo tutti a cercarti come dei deficienti» aggiunge Cavendish legandosi i capelli in una specie di nido in cima alla testa.
«Però sarebbe saggio riprendere a camminare» interviene Killer, l’unico la cui folta chioma ricade ancora sulle spalle, incurante della temperatura che sembra solo aumentare «Non vorremo essere ancora qui quando sarà ora di pranzo, rischieremmo di prenderci un’insolazione e, detto tra noi, Kidd non regge bene il caldo».
«Grazie, eh. Bell’amico di merda» borbotta il rosso, saltando in piedi e tirando un calcio a un sasso.
«Devi ammettere» interviene Nami rimettendosi in marcia «Che con una carnagione pallida come la tua ustionarsi è un attimo».
«Hai messo la crema solare?» domanda Trafalgar in tono neutro e sono le prime parole che gli rivolge direttamente da che sono partiti.
«Cinquanta più» risponde Killer al suo posto «Ma riesce a scottarsi lo stesso».
«La volete piantare, cazzo! Non ho dodici anni e tu vuoi legarti quei fottuti capelli? Mi fai caldo solo a vederti».
«Veramente!» alita Cavendish «E poi non ti si appiccicano tutti sul collo?»
Killer abbassa lo sguardo e aumenta il passo, strappando a Eustass uno sbuffo di irritazione; si avvicina in poche falcate all’amico e gli sibila con un tono sufficientemente basso perché solo lui possa udirlo: «Nessuno ti giudicherà per qualcosa che non è nemmeno dipeso da te, quindi legati quegli stracazzo di capelli che abbiamo ancora cinque miglia da percorrere e non voglio portarti a spalla perché svieni per il caldo».
Quindi lo supera e raggiunge Zoro in testa al gruppo, sincerandosi che la direzione sia quella corretta e che l’amico non stia guidandoli verso un crepaccio, un burrone o morte certa.
«Avete un altro elastico?» domanda invece Killer cercando di non far trapelare ansia dal tono della domanda.
«Quanti ne vuoi, aspetta. Siediti su quel sasso».
Nami gli scompiglia i capelli, passando le dita tra le ciocche bionde, quindi li tira all’indietro, pettinandoli alla bell’e meglio e annodandoli, con un elastico scuro, in una coda in cima al capo.
«Che ne dici?»
Sta per risponderle, quando si accorge che la rossa non sta parlando con lui, ma con Cavendish che lo fissa con occhio attento.
«Ancora troppi, fai un altro mezzo giro di elastico e lasciali penzolare».
«Ringrazio solo che sono abituata a sentirti parlare o non avrei capito niente».
Si allontana per ammirare il suo operato e Killer nota, non senza sollievo, che nessuno dei due pare soffermarsi sulle cicatrici che gli attraversano il viso: profondi solchi più chiari che gli incidono la fronte, le tempie e parte della palpebra destra.
«Trafalgar, vieni qui» chiama la rossa, per poi chinarsi al suo orecchio e iniziare a bisbigliare frasi sconnesse, indicando a gesti prima Killer e quindi Cavendish.
Entrambi spostano ripetutamente lo sguardo da uno all’altro per poi fissarlo definitivamente sul ragazzo ancora seduto.
«Con quei capelli e quegli occhi così azzurri…» borbotta Law aggrottando la fronte.
«Potreste benissimo essere fratelli» conclude Nami, per poi girarsi verso Cavendish con aria teatrale «Peccato che tu però abbia barattato il tuo senso estetico per una fornitura a vita di crema idratante».
«Oh, ma piantala! È solo che non capisci il mio stile, fino ad ora nessuno si è mai lamentato»
«Avete finito di fare salotto? Fa un caldo fottuto, ho fame e sto sudando come una cazzo di nutria. Vi muovete?»
Quando raggiungono, finalmente, Supai sono oramai le due del pomeriggio e ad aspettarli c’è una Bonney fresca come una rosa, con un panino in una mano e una birra nell’altra.
«Oh, stavo per iniziare a preoccuparmi!» borbotta «C’avete messo strasuper tanto!»
Il suo tono di voce è così allegro da essere quasi irritante e nel vederla sorridere a quel modo Kidd trattiene l’impulso di mandarla a cagare, perché lui si sente sporco, appiccicoso e a dirla tutta vorrebbe solo lasciarsi cadere a terra e dormire, ma ovunque lì intorno ci sono solo arida terra rossastra e fottute merde di cavallo.
«Francis sta parlando con un suo collega, un tizio che sta qua tipo sempre a scassarsi le palle, ma m’ha lasciato il numero e m’ha detto che se c’ha cazzi ci raggiunge».
«Ci diavolo è Francis?» chiede Zoro perplesso.
«Ah, Killer, ma stai una favola, ciccio! Era una vita che non ti vedevo senza ciuffi davanti alla faccia» continua la ragazza ignorando bellamente Roronoa.
«Drake» borbotta Trafalgar al suo posto, bevendo a canna da una bottiglietta di plastica «Lo sceriffo».
Eustass, senza farci troppo caso, gliela ruba di mano e ne beve un paio di sorsate prima di ridargliela e fissare Bonney con aria scettica.
«Hai corrotto lo sceriffo?»
«Più che altro, perché ci hai anche solo parlato?» esclama Nami esasperata «Oddio, dimmi che non hai fatto niente di illegale».
Jewelry sembra pensarci un attimo, quindi sorride e risponde: «Non ho fatto niente che a lui non andasse di fare… Più o meno».
«Fantastico. Siamo fottuti».





   
 
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