Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    16/03/2015    4 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonjour! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è mia (hint: questo posto l'abbiamo già visto nella storia... riuscite a ricordare quale sia?) ed è stata modificata da me. Buona lettura! 







 
The Guy Who Turned Her Down



29.The One With His Confession To His New Friends And Her Reunion With His Old Ones



 
Era passato quasi un mese dalla fine degli esami, ma era rimasta a Londra nonostante tutto: non solo per salutare definitivamente Tom, ma anche perché aveva diversi impegni burocratici da portare a termine prima di tornare in Cornovaglia e prima che finisse l’estate, o concluderli a Dicembre sarebbe stato ancora più problematico.
Guardava lo schermo del computer sbuffando sonoramente, cercando di capirci qualcosa: doveva ancora chiedere il visto – perché l’ESTA che aveva fatto per l’Aprile precedente era ormai bello e scaduto e non sarebbe comunque andato bene per quello che avrebbe dovuto fare lei lì – e non sapeva da che parte cominciare. Si era data tre settimane di vacanze e ora, a meno di due settimane dal ritorno in Cornovaglia, non sapeva dove andare a parare.
Si massaggiò le tempie, togliendosi gli occhiali e chiudendo gli occhi: Tom era già partito da due settimane – non si sentivano come prima, quando era in Canada... dopotutto, che senso avrebbe avuto?
Eddie, invece, occupava ancora la stanza dell’amico: sebbene per le due settimane tra il weekend in Cornovaglia e la partenza per l’Irlanda si era stanziato da Jules, le sue cose erano ancora nella camera di Tom e, prima della partenza di quest’ultimo, aveva fatto anche in modo di diventare il locatario effettivo della camera. Tom prima di partire aveva messo tutte le cose che non avrebbe portato con sé negli scatoloni e, per quello che lei aveva saputo per vie traverse, sarebbe andato a prenderli per portarli nella casa nuova solo dopo esser tornato dall’Irlanda – probabilmente quando lei sarebbe stata anche a St. Ives.
«‘Nei?» Eddie si affacciò sulla porta in jeans, t-shirt e occhiali da vista praticamente del suo stesso modello – in quel periodo lo vedeva molto spesso vestito così, non aveva capito se fosse ricollegato al caldo o al senso di colpa di star frequentando una ragazza nove anni più piccola. A suo favore c’era da dire che però sembrava molto più giovane della sua età, come Jules sembrava molto più grande.
«Ehi, Ed.»
«Stai avendo problemi per quella roba?»
«Sì, non so dove andare per iniziare. Non so proprio dove mettere mani...» sbuffò, portando le ginocchia al petto.
«Io sto andando a fare la spesa: se vuoi ancora impazzire appresso al visto d’accordo, ma quando torno si esce.»
Aneira gli rivolse uno sguardo perplesso, aspettandosi una spiegazione. Non arrivando, si decise a parlare: «Dove dobbiamo andare?»
«Mi vedo per un tè con Lara e Luke in un posticino qua vicino. Lara mi ha chiesto di te, visto che ti sentiva un po’ fredda... e io ti ci trascino, e non mi interessa cosa tu potrai dire in difesa della tua vita da reclusa. E non osare controbattere nulla, visto che oramai esci solo con Jules e ogni tanto con quella Natalie.»
«Ed, io ho davvero da fare...»
«Ritroverai la burocrazia americana ad attenderti anche quando tornerai a casa dopo l’uscita, non preoccuparti!» spiegò con un sorriso caustico lui, dando una coccolina sul capo a Mycroft «E comunque me lo devi: il tuo regalo di compleanno è la finale di Wimbledon.»
Aneira si voltò nella sua direzione, ma Eddie era già oltre il salotto: lo inseguì e fermò per un braccio, strabuzzando gli occhi «Finale di Wimbledon? Che?»
«Ho deciso che porto Jules all’Audi International, così il mondo del gossip sarà contento di vedere la ragazza per cui la coppia trottolina che eravamo io e Hannah è scoppiata. Sto ovviamente citando un qualche giornale di cui non ricordo il nome, ma ricordo di aver trovato qualcosa del genere annotato sul fascicolo di Luke.»
«Questo non spiega Wimbledon!»
«Oh, è il tuo regalo di compleanno da parte mia. Tom mi ha raccontato di tuo padre e del fatto che avete un campo in giardino, e anche del fatto che l’hai battuto giocando. Io neanche ci provo a sfidarti perché sono una schiappa, però ti porto alla finale. Dovrei andare anche il tre, ma non so con chi andare... è troppo presto per portarci già Jules.»
«Ma se hai detto che la porti alla partita di Polo!» esclamò Aneira, guardandolo implorante. Sì, voleva andare a vedere la finale di Wimbledon dal Royal Box. E sarebbe volentieri andata a vedere anche le semifinali da lì.
«Ma sì, dai, porto te anche il tre! Però tu ti prepari e usciamo!»
«Grazie mille!» Aneira gli saltò letteralmente al collo, abbracciandolo «Dove andiamo, comunque?»
«Primrose Bakery.»
«Quella tutta rosa in Tavistock Street?» l’espressione schifata di Aneira la disse lunga su quanto amasse quel colore.
«Il rosa e il bianco sono un bellissimo accostamento. E poi fa dei cupcake fantastici.» si giustificò il ragazzo, a testa alta «E vuoi che ti prendo qualcosa dal supermercato?»
«Prendi i croccantini per Mycroft, sono finiti!» gli ricordò lei, chiudendogli dietro la porta e tornando con più zelo al PC: ora che sapeva che avrebbe passato ben due giornate a Wimbledon la settimana successiva non c’era motivo di prolungare la noia a visualizzare pagine inutili. Avrebbe esplorato il resto di siti consigliati dalla compagnia e poi si sarebbe preparata: sebbene avesse limitato le conversazioni con Lara – per colpa di Tom, a dirla tutta... sentirla glielo ricordava, e questo le dava parecchio fastidio, essendosi imposta di non pensarci più – non avrebbe voluto. Non l’avrebbe mai fatto, se non fosse stato con l’intenzione di cancellare per un certo periodo l’immagine di Tom dalla mente. E a esser sinceri... le mancava davvero Lara.


Era sempre stata una persona che faceva amicizia facilmente, ma con Luke* era stata una cosa quasi istantanea: anche lui doveva essere molto ben disposto all’estroversione – e alle amicizie portate fuori dal set con gente conosciuta a lavoro – e si era subito creato un certo feeling. Ormai passavano tutti i momenti liberi sul set a prendersi vicendevolmente in giro – e a fare casino – e spesso uscivano insieme.
E gli aveva parlato quasi subito di Aneira: inizialmente presentandola solo come una coinquilina con cui aveva stretto maggiormente e con cui era rimasto in contatto. Ma dopo qualche breve chiacchierata, Luke aveva già collegato tutto e inteso la situazione.
Quindi si era aperto e gli aveva raccontato praticamente tutto, senza però dargli la possibilità di entrare troppo nella faccenda: non gli aveva detto di dare un’occhiata a Mycroft sul suo account Instagram, o al tipo di persona che fosse tramite Twitter. Quello andava bene con Jessica, che era interessata, ma soprattutto... andava bene in un periodo in cui c’era ancora la speranza che si creasse qualcosa. Non essendoci più, non aveva senso fare in modo che anche Luke le desse un volto.
«Cosa c’è, Romeo?» si burlò di lui l’amico, tirandogli una spallata amichevole.
«Notavo che... non mi ha più scritto.»
«Sta diventando patetica come scenetta, lo sai?»
«Non dargli del patetico!» lo riprese quella che aveva da subito – e con un ottimo occhio – identificato come la biondina tutto pepe del set. Sienna rivolse uno sguardo ammonitorio a Luke, infilandogli un indice nella spalla «È un piccolo pulcino innamorato. Uno dei pochi, considerato il vostro meschino sesso, quindi non prenderlo in giro!»
Ovviamente l’aveva saputo subito anche lei: le era bastato sentire di sfuggita qualche conversazione e parteciparvi in qualche altra e aveva capito subito. Lei avrebbe voluto volentieri dare un’occhiata a quell’Aneira – soprattutto perché lei era una forte sostenitrice delle relazioni con differenza d’età: e non poteva essere altrimenti con il fidanzato che aveva. Quattro anni non erano tanti, ma se era lei ad esser più grande...
«Vivi una relazione felice e sei comunque così crudele verso di noi, non capisco il perché.»
«Perché il vostro genere mi ha fatto dare parecchio di matto nel corso degli anni, mettiamola così.» ribatté la donna in direzione di Luke, con un sopracciglio alzato.
«E comunque non la biasimo.» continuò la donna, avvicinandosi nuovamente ai due «Insomma, se hai già specificato che non c’è possibilità...»
«Sono più che certo che in questo momento stia preparando tutto il necessario per l’internship. E per passare sei mesi oltreoceano, ovviamente.»
«Ma chi dei due non è disposto ad avere una relazione a distanza?»
«Chi è disposto ad averla in assoluto?» chiese inorridito Luke, scuotendo la testa. Sienna lo incendiò con una sola occhiata, aspettando una risposta di Tom: «In realtà, lei. Ma penso sia dettata anche dalla paura.»
«Cioè?»
«Lei sarebbe nella Grande Mela, io potrei essere a casa o in Corea o in Canada o in Spagna. Come potremmo mantenere una sorta di equilibrio? È un tipo di vita completamente diverso, dove lei, sebbene sia fuori, ha comunque una stabilità maggiore: sa dove sarà tra due mesi, sa dove sarà poi fino a Giugno. Sa tutto. Io lo decido a progetto.»
«Ed è un tuo problema o suo?» mormorò la coetanea, pensierosa.
«Suo, penso. Credo proprio sia la sua maggiore paura.»
«Essendo donna penso anche che non dovrebbe esser facile per lei tenere conto di avere un fidanzato che non solo vaga il mondo, ma che è anche circondato sempre da tante donne affascinanti. E non lo vedrebbe nemmeno spesso... Non è una buona posizione, la sua, c’è da ammetterlo.»
«Questa è una stupidaggine.» tagliò corto Tom, scuotendo la testa – di certo non era la gelosia a tenerli separati.
«Mettendo da parte la mia indole particolarmente gelosa, sappi che anche se fosse la persona meno gelosa sulla faccia della terra, se fosse provata dalla lontananza, dallo stress degli orari e della vita diversa e se ci aggiungessi anche il tuo esser sempre perennemente circondato da donne... lo metterebbe a dura prova il rapporto, insomma.» spiegò la biondina, annuendo.
«Nah, è lui quello più geloso. Quella sta a casa dalla mattina alla sera e lui manda il suo agente a controllare che non le girino maschi intorno. Non è proprio lei quella che si preoccuperebbe di una cosa del genere.» prese parola Luke, con tanta nonchalance quanto l’imbarazzo che era salito sotto forma di rossore alle guance di Tom.
«Oooh, che cosa carina! L’hai fatta controllare dal tuo agente per fare in modo che non ci fossero altri ragazzi di mezzo?!»
Tom annuì, aggiungendo subito dopo qualcos’altro: «Non è qualcosa di cui vado fiero, diciamocelo.»
«Secondo me è una cosa bellissima. Un po’ esagerata, ma questa sarebbe una predica che verrebbe dal pulpito sbagliato: ritengo che con la gelosia si dimostri anche affetto, quindi non sarei da consultare al riguardo.»
«No, non lo saresti assolutamente!» controbatté Luke, beccandosi un’altra occhiataccia della donna. Rimasero così, a parlare del più e del meno – dopo che ebbero finito un esauriente discorso su Tom e Aneira e sul perché dovessero finire insieme o meno – fin quando non dovettero tornare a lavoro.


Quando Eddie tornò, lei era già pronta: aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo imbarazzantemente incasinata, ma perlomeno era pronta per uscire – ed era abbastanza decente.
Lui aveva messo la spesa a posto e aveva riempito le ciotole di Mycroft di acqua e croccantini. Poi era passato dalla camera della ragazza per vedere a che punto fosse, e la trovò seduta al bordo del letto, in attesa, con ancora gli occhiali addosso.
«Possiamo andare?» chiese automaticamente lei, sorridendo.
«Addirittura con un vestito vestito addosso!» commentò Eddie, sbeffeggiandola apertamente.
«È l’ora del tè, merita eleganza. Nonostante il posto dove stiamo andando sia il re del trash.»
«Ma non è vero, è elegante!» ribatté il rosso – che ormai era più castano che altro – «Insomma, è bianco e rosa. Ed è buonissimo. Che hai da lamentarti?»
«Nulla, nulla.» rispose Aneira, sorridendo: salutò con una carezza Mycroft e seguì Eddie fuori di casa, con la borsa su una spalla e il telefono in mano.
«‘Nei, non vorrei buttarti giù, ma sai di avere ancora gli occhiali addosso?» aveva chiese lui, solo dopo essere scesi in strada.
«Sì, Redmayne. È una scelta cosciente, sai, dopo che stai un giorno intero a leggere delle scritte minuscole, ti viene mal di testa. E siccome avrò un menù da leggere... non ho intenzione di sfruttare ulteriormente i miei poveri occhi.»
«Oh, sembriamo due adorabili nerd così, insieme, tutti e due a passeggio fuori di casa!» esclamò lui, indicando prima il suo paio di occhiali e poi quello della ragazza, mentre quella ridacchiava scuotendo la testa.
Dopo dieci minuti passati passeggiando e a parlare del più e del meno – non toccarono minimamente l’argomento “Tom” – arrivarono alla Primrose Bakery, dalla cui vetrina che dava sulla strada potevano vedere che Luke e Lara erano già arrivati: anche questi ultimi se ne accorsero e salutarono i nuovi arrivati con un gesto della mano, sorridendo automaticamente.
Non appena li raggiunsero, Lara saltò letteralmente al collo di Aneira, che si guardò intorno, perplessa: «Sì, lo so che le manifestazioni di affetto in pubblico ti mettono ansia, ma mi sei mancata!»
Aneira scosse la testa e le sorrise, salutando poi l’altro: «Luke! Da quanto tempo...» disse ironicamente, sedendosi accanto a Lara e iniziando a dare un’occhiata al menù.
«Ed, come l’hai convinta a uscire di casa?»
«Le ho detto che la porto anche il tre a Wimbledon.» spiegò con un sorriso sardonico il coinquilino, mentre Luke annuiva: «Mi sembra giusto.»
«Perché hai gli occhiali?» chiese invece Lara alla diretta interessata, che in quel momento stava proprio giocando con la montatura «Cioè, so che li usi solo quando leggi...»
«Oh, è stata tutto il giorno a leggere roba infinitamente pallosa e minuscola e burocratica. Le è venuto mal di testa e ora ha paura di uscirci senza, nel caso il menù possa farla sentire male.»
«Avrei potuto rispondere io, Redmayne.» ribatté quella, lanciandogli un’occhiataccia.
«Ma se l’avessi fatto tu non avrei potuto prenderti in giro!» rispose quello, con un espressione angelica.
«Appunto, era proprio quello che volevo evitare.» tagliò corto Aneira, tornando a dedicare tutta la sua attenzione a Lara, lasciando i due uomini a disquisire per conto loro.
«Allora? Com’è andata in Cornovaglia?» Lara sapeva. Ma voleva comunque vedere come reagiva. Aneira roteò gli occhi per poi posarli su un tavolino più in là: «Bene. Insomma, gliel’ho fatta girare un po’ tutta... c’è stata una sorta di riunione familiare anche con Sevi... e beh... ci siamo baciati.» lo ammise, ma Lara lo sapeva già. E Aneira se ne rese conto data la sua non-reazione. Sbuffò, sapendo che era colpa di Eddie: non sapeva tenersi un cecio in bocca.
«Ci siamo baciati per sedici ore.» mormorò in aggiunta dopo, e Lara strabuzzò gli occhi: «Questo non lo sapevo! E poi... in che senso?»
«Nel senso che dopo che è successo il danno ci siamo baciati di nuovo... la sera dopo. E stavamo facendo dei discorsi assurdi sulle stelle... e fondamentalmente siamo arrivati a dirci “godiamocela finché non finisce”, stabilendo la fine al nostro ritorno a Londra.»
«No!» esclamò Lara, con un’espressione sconfitta «Perché?»
«Perché lui è in Irlanda, domani potrebbe essere in Giappone, e io sarò a New York.»
«È un domani figurativo, vero?»
«Per New York no. A Gennaio parto davvero.»
«A fare cosa?!» il tono della donna era salito di qualche ottava.
«Un internship.» spiegò con calma Aneira, facendo poi spallucce «È fondamentalmente impossibile, ora.»
«Ma ora, vero?! Dopo sarà possibile, no?»
«Lara... diciamoci la verità, non rivedrò mai più Tom. Lui ha preparato tutti i pacchi, se ne andrà quando io sarò a St. Ives. Non lo rivedrò più. Non sarà possibile nulla, dopo.» ammise Aneira, con un sorriso lievemente melanconico.
«Non mi potete fare questo, sono la vostra fan numero uno! La vostra shipper! Ho iniziato io l’Operazione Neto
«Oh-oh. Sta implodendo» commentò Luke, guardando lo scambio di battute tra le due ragazze, ed Eddie lo imitò.
«Non è giusto!» esclamò ad alta voce Lara, sbuffando sonoramente: la cosa positiva era che con quell’uscita si era riavvicinata alla donna e non l’avrebbe persa per strada come Tom — la cosa negativa era che non sapeva che Lara li volesse così tanto insieme da dare inizio a un’operazione. Non aveva la più pallida idea di avere addirittura delle shipper. Chi se lo sarebbe mai potuto aspettare, insomma? A parte Eddie, ma lui era una sorta di Re del Gossip tra i suoi amici, quindi ci sarebbe potuta arrivare. Ma Lara... Che Operazione era?
Aneira sbuffò sonoramente, osservando l’escalation di sentimenti – alcuni anche contrastanti – che passavano sul viso di Lara, che era rimasta davvero, completamente e intensamente contrariata. Contrariata e innervosita dalle loro scelte e dalle loro decisioni.




*Luke: qui intendo Luke Evans, non Windsor XD
  
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