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Autore: AliceRose    17/12/2008    12 recensioni
Il racconto inizia a New York,qualche mese prima dello scoppio del caso Kira in Giappone. Principalmente si tratta di una storia d'amore, ma in seguito si riallaccerà con le vicende dell' anime,modificandole in parte. Come capirete dal titolo mi è stata ispirata da una canzone secondo me molto azzeccata. Buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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7. Appuntamento

Seduti su una panchina di fronte al famoso lago di Central Park, io e Ryuzaki facevamo la nostra seconda colazione. Proprio come gli hobbit. “ Ti verrà il diabete, se continui a sbafare dolciumi a questo ritmo.” Mi ammonì la vocina. Ma in quell’istante mi trovavo totalmente immersa in uno stato di grazia. Niente e nessuno avrebbe potuto farmi scendere dalla nuvoletta rosa sulla quale aleggiavo. Avevo baciato Ryuzaki. Continuavo a ripetermelo nella mente, come una litania. Nessun altro bacio, nella  mia vita, era stato in grado di regalarmi quella varietà di sensazioni: desiderio, paura, abbandono,  tenerezza, appagamento. Era un’esperienza del tutto nuova. Essere totalmente coinvolta da qualcuno.

“ E invece il tizio che vi ha minacciato con un coltello? Quello l’hai già archiviato eh?” Mi rammentò la voce. Maledetta. Ecco come rovinare un momento perfetto. In effetti, il rapinatore poteva essersi ripreso e aver iniziato a girovagare alla nostra ricerca, per vendicarsi. Che pensiero inquietante. Mi voltai verso Ryuzaki, appollaiato accanto a me. Mentre divorava un muffin dietro l’altro, estraendoli dal sacco in cui li aveva dovuti infilare la proprietaria del chiosco, piuttosto perplessa da quella ordinazione spropositata, osservava i passanti. Perlopiù famiglie con bambini. O almeno così pareva. Era piuttosto difficile stabilire con certezza, cosa realmente stesse guardando Ryuzaki.

“ Ryuzaki..” Richiamai la sua attenzione, leggermente titubante.

“Mmm?” Bofonchiò. Aveva la bocca piena.

“ Mi chiedevo.. Quell’ uomo che ha cercato di rapinarci.. Ormai sarà rinvenuto..” Blaterai. “ Però, che dialettica chiara ed esplicita.” Si congratulò la vocina.

Ryuzaki inghiottì il boccone che stava masticando e si girò verso di me. Fissandomi con la consueta intensità. Quasi rimpiansi di avergli rivolto la parola.

“ Non devi preoccuparti. Come ho già detto prima, è tutto sistemato.”

Annuii. Avrei tanto voluto sapere come, però, la faccenda era stata sistemata. Non si erano sentite sirene della polizia in lontananza. L’ennesimo mistero. Sospirai.

“ In ogni caso, la probabilità di rincontrarlo, sarebbe stata solo del 3%.” Dichiarò dopo un attimo.

“Ok.. G-grazie.” Farfugliai confusa. Un giorno avrei dovuto farmi spiegare su che base stabilisse quelle percentuali.

“Ne vuoi uno?” Domandò Ryuzaki, porgendomi il sacchetto.

“ Perché no?” Ribattei, afferrandolo e estraendo un muffin a mia volta. Erano quasi finiti. “Una bella peritonite non te la leva nessuno.” Mi fece presente la voce, pedante. Sbuffai.

Tornammo entrambi a concentrarci sul lago e sull’occasionale andirivieni della gente. La luce del sole che filtrava attraverso le foglie rosse e gialle degli alberi e si rifletteva sull’acqua, creava dei riverberi meravigliosi. L’aria pungente era scomparsa per lasciare posto a un lieve tepore. C’era un’atmosfera di pace assoluta.

“ Avevi ragione, Audrey.” Ryuzaki ruppe nuovamente il silenzio.

“ Su cosa?” Chiesi, incuriosita.

“ Questo posto è davvero molto bello. Grazie per avermelo mostrato.” Rispose, mordicchiandosi il pollice.

“Oh.. E’ stato un piacere.” Replicai arrossendo leggermente.

Avrei tanto voluto appoggiare il mio capo sulla sua spalla e restare in silenzio ad ammirare il paesaggio, ma mi ero già abbastanza lasciata andare abbastanza per quel giorno, ai miei desideri. “ Puoi sempre accontentarti di rimanere in silenzio. Faresti un favore all’umanità.” Mi consigliò la vocina, sarcastica come al solito.

A distrarmi dalle mie riflessioni, squillò il telefono di Ryuzaki. Il proprietario balzò in piedi e si infilò velocemente le scarpe per poi allontanarsi a rispondere.

“Odio i cellulari.” Mi rese partecipe poco dopo, tornando da me.

Fui colta da un’ improvvisa illuminazione.

“ Per questo l’altro giorno mi hai chiesto di spegnerlo?” Tirai a indovinare.

“Si.” Fu la risposta.

Scoppiai a ridere. Ryuzaki prese a scrutarmi, probabilmente in attesa di delucidazioni.

“ E’ che avevo fatto diverse congetture in proposito, ma mi era sfuggita la conclusione più ovvia.” Spiegai quando riuscii a smorzare le risate.

Ryuzaki sorrise brevemente.

“ Comunque non piacciono molto neanche a me i cellulari. Ma a volte sono comodi.” Commentai.

“ A volte.” Mi concesse lui, laconico.

Ricominciò la nostra battaglia di sguardi, della quale, ovviamente, non fui io la vincitrice. Ero di nuovo diventata cremisi.

“ Audrey devo andare.” Disse Ryuzaki a un certo punto.

“ D’accordo.” Mormorai.

 “ Mi sembra anche ora. Non potete restare qui a fissarvi tutto il giorno.” Osservò la voce nella mia testa. Aveva sacrosantamente ragione, anche perché se si fosse verificata una simile eventualità, mi sarei liquefatta sul selciato. Che brutto spettacolo.

Infine ci avviamo all’esterno del parco. Calcolai che ci sarebbe voluta una mezzoretta ad uscirne, utilizzando delle scorciatoie. Central Park era davvero immenso. Decisi che era meglio informare Ryuzaki, nel caso avesse fretta.

“ Ryuzaki, per tornare indietro ci vorrà circa..”

“ Mezzora.” Mi interruppe lui.

Come diavolo aveva fatto? Io conoscevo quella zona da anni, lui la vedeva per la prima volta. Stabilii per la mia sanità mentale di non pormi più quesiti.

La mia attenzione fu improvvisamente catturata da un cartellone pubblicitario. Annunciava che un film che attendevo di vedere da tempo, era appena uscito al cinema.

“ Finalmente!” Esclamai entusiasta.

Ryuzaki si voltò a osservarmi. Avvampai. Avevo parlato da sola per l’ennesima volta.

Indicai il cartello e tentai di rimediare: “ Si tratta di un film che voglio vedere da un secolo. E’ un giallo che riprende il tema del delitto a camera chiusa. Deve essere molto interessante. La critica l’ha definito geniale.”

“ Si, pare davvero interessante.” Approvò Ryuzaki, appoggiando l’indice sulle labbra e concentrandosi sul cartello.

“ Eh già..” Concordai osservandolo. Chissà cosa gli stava frullando in testa.

“ Non sono mai stato al cinema.” Mi informò.

Restai parecchio interdetta.

“ M- mai..?” Balbettai a mezza voce.

“ No.” Confermò lui.

“ Potremmo andarci.” Aggiunse.

Che occasione imperdibile. Mi trattenni a stento dal saltare di gioia.

“ Si.” Acconsentii di buon grado.

“Stasera?” Chiese Ryuzaki, senza staccare gli occhi dal cartello.

“ Va benissimo.” Risposi, cercando di trattenere il mio smodato entusiasmo.

Ryuzaki restò in contemplazione della locandina ancora qualche istante, poi riprese a camminare. Feci lo stesso. Quando arrivammo a destinazione, l’ immancabile “Alfred” era già in attesa, a bordo dell’auto nera. Ci accordammo per la serata e ci salutammo. Rimasi a vedere Ryuzaki salire a bordo della vettura. Mi accorsi che stavo sorridendo. La prospettiva dell’appuntamento per la serata mi elettrizzava. “ Perché? Quello di stamattina cos’era? Un appuntamento no?!” Mi rimbrottò la voce.

“ Ma non è la stessa cosa.” Replicai spazientita.

“ Mamma, quella signorina parla da sola!” Esclamò una bambina, indicandomi.

“ Zitta Tracy!” La redarguì la madre, scoccandomi un’occhiata carica di imbarazzo.

Era giunto il momento di dileguarmi.

Arrivata a casa mi ricordai che dovevo telefonare a mia madre. Prima che contattasse l’esercito o l’F.B.I. Tirai fuori il cellulare dalla borsetta e avviai la chiamata.

“ Audrey, tesoro ma dov’eri finita?” rispose lei al primo squillo.

“ Scusa mamma. Ho avuto da studiare.” Mentii spudoratamente.

“ Tutto bene?” Aggiunsi.

“ Si certo cara e tu?”

“ Non c’è male.” Restai sul vago.

“ Ascolta Audrey, ti ho anche cercata per invitarti a cena stasera. Ti ricordi Lucy Preston, la mia amica? Ci saranno anche lei e suo figlio Steven, ha la tua età.”

Tipico di mia madre. Tentare di rifilarmi alla prima occasione, un qualche legnoso rampollo della buona società di New York. Che orrore. Per fortuna sapevo come contrattaccarla.

“ Mi dispiace tanto mamma, ma sarò al cinema con Connor questa sera.”  Rifiutai, simulando dispiacere.

“ Oh Connor, salutamelo tanto cara. E’ un ragazzo così carino e gentile.” Cinguettò. Aveva una vera adorazione per Connor.

“ Certo!” Le assicurai.

“ Allora divertiti e cerca di tenerti libera per la prossima cena!” Mi raccomandò.

“ Non mancherò! Ciao mamma.” La salutai, incrociando le dita.

“ A presto tesoro.” Si accomiatò a sua volta.

Fortunatamente mentire al telefono mi risultava più facile che dal vivo. O forse avevo sviluppato una predisposizione in materia, per quando saltavano fuori i figli delle amiche di mia madre.

Suonò il citofono. Quel giorno sembravo proprio destinata a non avere pace.

“ Chi è?” Domandai rispondendo all’apparecchio.

“ Connor, sono venuto a vedere come stai”

Lupus in fabula.

“ E anche a scroccare il pranzo suppongo.” Constatai, dando un’occhiata all’orologio appeso alla parete.

“ Anche.” Ammise lui con una risata.

“ Sali.” Lo esortai, pigiando il pulsante che apriva il portone.

Poco dopo entrò nel mio appartamento. Si tolse la giacca e l’appese all’appendiabiti. Poi finalmente si rivolse alla sottoscritta.

“ ‘Giorno Audrey.” Mi apostrofò.

“ Ciao Connor.” Ricambiai il saluto.

Lui si soffermò a osservarmi con aria investigativa.

“ Cosa c’è adesso?” Domandai, preparandomi spiritualmente ad un altro terzo grado.

“ Hai un’aria strana!” Replicò in tono accusatorio. Facendosi più vicino. Cercai di rimanere impassibile.

“ E’ normale, dopo la sbornia di ieri sera.” Osservai innocentemente.

“ Qui la sbornia non centra..” Insistette lui.

Alzai le spalle, fingendo di non capire a cosa si riferisse.

“ Hai gli occhi che luccicano e a ben pensarci il tuo umore mi sembra troppo buono.” Continuò.

“ Troppo buono per cosa?” Mi informai con studiata non curanza.

“ Normalmente, se mi fossi presentato per pranzo a casa tua, dopo una tua sbronza, mi avresti cacciato in malo modo, ingiungendomi di prendere da mangiare per entrambi in un take-away. Invece ti trovo già sveglia e pimpante, con un ottimo aspetto e un sorriso radioso stampato in faccia.” Mi fece presente.

“ Ho solo deciso di cambiare filosofia di vita e di essere gentile con il mio migliore amico.” Obiettai con voce di miele.

“ Non attacca. Non mi faccio incantare dai tuoi occhioni da cerbiatta.” Sbuffò Connor.

“ Sei davvero inopportuno!” Proruppi scocciata.

“ Così va meglio.” Commentò lui con un sorrisetto.

Fu il mio turno di sbuffare.

“ Comunque se ci tieni al pranzo, ti conviene finirla con le indagini.” Lo informai.

“ Sei una spregevole ricattatrice.” Si lagnò.

“Il fine giustifica i mezzi.” Ghignai.

Connor borbottò qualcosa che per sua fortuna non riuscii ad intendere.

“ Ti vanno le crepés al prosciutto?” Chiesi ignorandolo.

“Si.” Annuì Connor.

“ Bene. Tu apparecchia la tavola.” Lo istruii.

“ Ma sono un ospite.” Protestò.

“ Venerdì a momenti ti spellavi le mani per il tuo desiderio di aiutarmi.” Gli rammentai, ironica.

“ Ma era solo una scusa per impicciarmi.” Sorrise Connor.

“ Ah ora lo ammetti!” Esclamai.

Connor ridacchiò.

“ Comunque questo non ti esenta certo dall’apparecchiare.” Decretai.

La risata si spense sulle labbra di Connor.

A tavola, mi limitai a guardarlo mangiare. Dopo le due colazioni non avevo  affatto appetito. Dopo che Connor ebbe trangugiato le sue crepés, sorseggiammo del caffè, chiacchierando.

“ Tra un po’ vado a vedere una partita di baseball allo stadio, con Dave. Vieni anche tu?” Mi invitò.

“ No grazie, sai che non mi interessa.” Declinai.

“ Ah è vero, sei allergica allo sport. O forse hai già un impegno.” Insinuò.

Gli sferrai una gomitata e la tazzina del caffè gli cadde di mano, frantumandosi sul pavimento.

“ Punizione divina.” Trillò Connor, faceto.

Lo guardai in cagnesco.

Circa quaranta minuti dopo si congedò per dirigersi alla volta dello stadio. Erano le 15.00. Avevo appuntamento con Ryuzaki davanti al cinema Village per le 20.30. Per cui avevo tutto il tempo per farmi una bella dormita. Mi sdraiai sul sofà, ma presto dovetti arrendermi all’evidenza che non avrei mai preso sonno. Ero troppo agitata per dormire. Decisi così di optare per un bagno caldo e rilassante. Versai una generosa dose di bagnoschiuma al cioccolato nell’acqua calda, dopodiché mi immersi al suo interno, aspirando l’aroma delle bollicine profumate. Fu un vero toccasana.

 Il pomeriggio trascorse interamente nei preparativi per la serata. Studiai diversi tipi di abbigliamento e acconciature. Non riuscivo tuttavia a ritenermi soddisfatta. “ Sei semplicemente ridicola.” Sibilò la vocina. Non le diedi retta. Non mi sarei negata quel piacere. O forse avrei dovuto definirlo tormento? Non ero mai stata così emozionata alla prospettiva di un appuntamento imminente. Anzi, a ben pensarci non ero mai stata emozionata alla prospettiva di un appuntamento e basta. “ Ecco cosa succede alle persone troppo controllate. Quando qualcuno riesce a penetrare la loro corazza di apparente razionalità, vanno fuori di testa. Diventando molto peggio di chi razionale non lo è per niente.” Altre sagge e inutili riflessioni della vocina.

Infine, diverse ore e diversi vestiti più tardi, fui pronta per uscire. L’aria della sera era davvero fredda, avevo fatto bene ad indossare una sciarpa. Stranamente, riuscii subito a intercettare un taxi e mettermi al riparo. Più il veicolo si avvicinava alla meta, più sentivo crescere una sorta di nervosismo misto ad impazienza. Andare al cinema insieme era un passo importante. “ Già, quasi quanto il matrimonio.” Mi irrise la voce, sarcasticamente. Purtroppo non avrebbe mai taciuto.

Davanti al multisala c’era una discreta ressa. Ma individuai subito Ryuzaki. La sua sagoma era inconfondibile. Le spalle curve, i capelli corvini scompigliati, gli immancabili jeans e la t-shirt bianca. Notai che in mano aveva diversi pacchetti. In mezzo a quella folla mi parve incredibilmente solo. Ebbi un’improvvisa brama di raggiungerlo e mi misi a correre verso di lui.

“ Eccomi, spero di non essere in ritardo.” Boccheggiai, col fiato corto.

“ No, ero io in anticipo.” Mi rassicurò lui, avvicinandosi a me. Avvicinandosi troppo. I nostri corpi si sfiorarono.

“ Hai un buon profumo.” Disse, fissandomi.

“ E’ il mio bagnoschiuma.. Al cioccolato..” Boccheggiai di nuovo e non per la corsa.

“ Ho preso i biglietti e qualcosa da mangiare.”  Esclamò, sventolando i pacchetti.

Erano pop-corn al caramello e M&M’S.

“ Adoro entrambi. Grazie. Quanto ti devo?” Volli sapere.

“ Niente.” Replicò.

“Ma..”

“Niente.” Ripeté.

“ Grazie.”

“ Sei un tantino dispotico però.” Non riuscii a trattenermi da aggiungere.

“ Non sono abituato a essere contraddetto.” Ribatté lui. Non lo disse in tono prepotente. Anche quella, era una constatazione oggettiva.

“ Buon per te, io invece ci sono fin troppo abituata.” Mugugnai.

Lo vidi sorridere con la coda dell’occhio.

Ci addentrammo all’ interno della sala in cui era in programmazione il film. Ryuzaki si guardava parecchio intorno. Sembrava incuriosito. Ricordai che non era mai stato al cinema. E anche che io ero la prima persona che lo aveva baciato. Una fortunatissima persona. “ Sei nauseabonda.” Mi accusò la vocina.

Trovammo i posti che ci erano stati assegnati. Eravamo stati fortunati, si trovavano nella fila centrale. Ci accomodammo sui morbidi sedili di velluto rosso. Ryuzaki, naturalmente, prima si tolse le scarpe e poi si raggomitolò sopra la poltrona, nella sua consueta maniera. Scartò una confezione di M&M’S e iniziò a mangiarne uno dopo l’altro. La ragazza seduta alla mia destra, aveva assistito alla scena, sconcertata, e continuava a fissarlo. La cosa mi infastidì parecchio. Mi accorsi che aveva richiamato l’attenzione del compagno e che entrambi si erano messi a osservare Ryuzaki, parlottando. Era troppo. Guardandoli a mia volta, mi sfilai le ballerine e replicai esattamente la stessa posizione di Ryuzaki. Rivolsi loro un largo sorriso. Immediatamente distolsero lo sguardo. Il diretto interessato invece, si voltò a guardarmi.

“ Magari la mia intelligenza si incrementerà del 40%” Buttai lì, imbarazzata. Sperai che non si fosse offeso.

“ Ritengo di sapere perché tu ti sia seduta come me. Grazie ma  non è necessario. Non mi interessa.” Ribatté lui.

“ A me interessa invece. Non sopporto la gente che non bada agli affari suoi.” Borbottai.

“ Tieni.” Esclamò per tutta risposta, porgendomi l’altro sacchetto di M&M’S.

Forse era un modo come un altro per farmi comprendere che non gradiva l’argomento.

Si spensero le luci. Il film stava per avere inizio. Ne approfittai per distendere le gambe. Mi chiesi come facesse Ryuzaki a stare tanto a lungo in quella posa. A me, per i pochi minuti in cui l’avevo mantenuta, già formicolavano gli arti inferiori.

La trama si rivelò essere subito avvincente e complicata. La critica per una volta ci aveva azzeccato. Quando i miei occhi si furono abituati all’oscurità, lanciai un’occhiata di sbieco a Ryuzaki. Era completamente assorbito dallo schermo e, proteso in avanti, si mordeva il pollice con una certa veemenza.

 A un quarto d’ora dall’inizio del film, iniziò ad esporre i suoi ragionamenti in merito, a voce alta. Presto si iniziarono a sentire degli “Shh!” Di ammonimento e protesta. Mi rigirai, inquieta. Ryuzaki, continuava a parlare, sviscerando pezzo per pezzo, l’intrigo del giallo, imperturbabile.

“ Ryuzaki..” Bisbigliai cercando di richiamarlo.

Non fece neppure finta di darmi retta. Forse non mi sentì neppure, tanto era preso dalle sue elucubrazioni.

Presto le lamentele si fecero più accorate:

“ Insomma..”

“ Basta!”

“ Vuoi stare zitto?”

Ryuzaki proseguì nella sua esposizione, implacabile.

Iniziavo a sperare in qualche botola sul pavimento, che conducesse a un passaggio sotterraneo, per fuggire dal cinema prima che la folla ci linciasse.

“ Signorina può dire al suo ragazzo di tacere?” Sbottò l’uomo a fianco di Ryuzaki, in preda a un’ evidente irritazione.

“ Ma lui non è..” Farfugliai. Ma mi interruppi orripilata, rendendomi conto di ciò che stava per rivelare Ryuzaki:

 A questo punto, deduco che il colpevole sia..”

“ Non dirlo!” Implorò una voce disperata.

Ma lui parlò ugualmente.

“ Rivoglio i miei otto dollari!” Urlò una donna furibonda.

“ Anch’io!” Qualcuno le fece eco.

Bisognava decisamente battere in ritirata. A mali estremi.. Mi dissi, togliendo di mano a Ryuzaki la confezione di M&M’S. Finalmente ottenni la sua attenzione.

“ Hai finito i tuoi?” Mi chiese, con i tondi occhi neri spalancati. Cercai di non ridere, per non fomentare ulteriore astio nei nostri confronti.

“ No, ma dobbiamo andare.” Risposi.

“ Il film non è ancora finito.” Obiettò lui.

“ Diciamo che è come se lo fosse.” Replicai.

Mi trattenni finché non fummo fuori dalla sala, lontani dai mille occhi che ci perforavano con odio, poi, scoppiai in una fragorosa risata. Mi ci vollero un paio di minuti per smettere di ridere, avevo le lacrime agli occhi. Ryuzaki invece, stava contemplando il pavimento.

“ Audrey, mi dispiace..” Esordì.

“ No, non devi scusarti è stato.. Divertentissimo!” Lo tranquillizzai, ricominciando a ridere.

“ Non riesco proprio a smettere..” Mi giustificai.

E incredibilmente, Ryuzaki rise. Poco e per un attimo. Ma lo sentì ridere.

“ Abbiamo lasciato i dolci dentro!” Mi ricordai all’improvviso.

“ Ritengo non sia saggio tornare a recuperarli.” Considerò lui.

Mi sfuggì un’altra risatina.

“ Temo di no.” Concordai.

“ Ora cosa potremmo fare?” Mormorò, appoggiando l’indice sulle labbra. Ancora una volta, ebbi la sensazione che parlasse più a se stesso che a me.

Ci pensai un attimo. Poi mi ricordai della nostra conversazione al Plaza.

“ Beh visto che piace a entrambi, c’è un bel Luna Park a Coney Island. E’ senz’altro aperto nonostante la stagione, per via dei turisti. L’unico inconveniente è la distanza.” Proposi.

Ryuzaki mi fissò a lungo. Forse il momento in cui mi sarei liquefatta al suolo era più vicino di quanto pensassi.

“ Possiamo prendere lo zucchero filato..” Dissi con voce flebile.

“ Telefono ad “Alfred”, ci accompagnerà lui.” Dichiarò allontanandosi. Mi feci aria con una mano, mi era venuto un gran caldo. Purtroppo Ryuzaki si era voltato a guardarmi prima di telefonare  e mi aveva beccata in pieno. Auspicai che con tutte le figuracce che avevo raccolto, avessi almeno diritto a un premio. Magari un nuovo set da caffè.

Impeccabile, come di consueto, “Alfred” aprì la portiera del sedile posteriore e si fece da parte per permetterci di entrare nella vettura.

“ Molte grazie Signor.. Signor?” Domandai speranzosa. Ero conscia però, che il mio fosse un trucchetto da quattro soldi.

“ Mi chiami pure Alfred, signorina Miller.” Rispose l’autista/maggiordomo, con un sorrisetto ironico dipinto sul volto bonario.

Il mio viso assunse diverse tonalità del rosso, per poi volgere a un viola acceso. Guardai male Ryuzaki, che faceva palesemente finta di nulla.

“ Qualcuno ha fatto la spia eh?” Sibilai quando fummo entrambi in macchina.

“ Lui trova che Alfred sia un bel nome.” Replicò Ryuzaki in tono innocente.

“ Tanto le faccio io le brutte figure.” Borbottai.

“ Mi pare che ti impegni molto, in questo senso.” Mi fece notare lui.

Non potei proprio contraddirlo.

Come immaginavo, il Luna Park di Coney Island era aperto. E anche piuttosto affollato per essere in Autunno. Amavo la confusione di quel luogo, i suoi colori, il profumo dello zucchero filato e del croccante, lo sfavillio delle attrazioni. Ma la presenza di Ryuzaki riusciva a distrarmi da qualunque fascinazione il mondo esterno potesse esercitare. Pensai che era una situazione tipica da telefilm. Coppietta al Luna Park. Risi. Ovviamente attirai su di me lo sguardo di Ryuzaki.

“ Stavo pensando che ci troviamo immersi in un cliché da telefilm..Io e te al Luna Park.. Forse dovrei mettermi a sbavare per qualche orsetto di peluche gigante, così tu proveresti  a vincerne uno al tiro al bersaglio, per rispettare il copione.” Gli spiegai sorridendo.

“ Vuoi un orsetto di peluche gigante?” Mi domandò lui.

“ Oh no.. No..Scherzavo!” Ribattei. Anche se sarebbe stata una cosa molto carina. Banale certo. Ma carina. La vocina interiore simulò un conato di vomito. Era da un po’ che non si faceva sentire.

Andammo a zonzo per il parco di divertimento osservando un po’ di tutto. Tra chioschi di vivande, giostre e giochi dove testare la propria abilità, c’era l’imbarazzo della scelta.

Ryuzaki si bloccò di colpo. Eravamo davanti alle montagne russe. Sudai freddo.

“ Non pensarci nemmeno.” Prevenni subito la sua richiesta.

“ Perché?” Mi inquisì lui, avvicinandosi di un passo.

“ Soffro di vertigini, quella roba mi terrorizza!” Risposi con voce strozzata. Il solo pensiero di trovarmi a quella distanza da terra mi dava i brividi.

Lui si avvicinò di un altro passo.

“ Considerando che vivi a New York, dovresti essere abituata alle altezze.”

“ A dire il vero abito al terzo piano del mio palazzo. Ed esclusivamente perché gli appartamenti al primo e al secondo erano tutti occupati!” Protestai.

Ryuzaki era sempre più vicino.

Vicinissimo.

“ Tu-Tu lo stai facendo apposta!” Lo accusai.

Lui si avvicinò ulteriormente. Io indietreggiai, ma subito, lui ricolmò la distanza.

“ Sai benissimo che effetto mi fa e ne stai approfittando per ottenere quello che vuoi!” Mi lamentai.

Si avvicinò ancora.

“ Questa è tortura psicologica!” Piagnucolai.

“ Suvvia Audrey..”

“ E’ va bene hai vinto tu!” Mi arresi.

Ryuzaki tornò ad una distanza sopportabile.

“ Del resto l’hai detto tu stesso che non sei abituato ad essere contraddetto.” Esclamai stizzita.

“ E tu mi hai definito dispotico.” Ribatté lui, dirigendosi alla biglietteria.

“E pure permaloso.” Mugugnai a bassa voce.

“ Solo un po’.”

Rinunciai a capire come avesse fatto a sentirmi.

Più il vagoncino saliva sulle rotaie, più io mi sentivo male. Malissimo. E’ il peggio doveva ancora arrivare. Ryuzaki, accovacciato al mio fianco, era assolutamente impassibile. Se non altro eravamo a stretto contatto. Era la mia unica consolazione. Superammo la salita. Ci trovavamo a una settantina di metri da terra. Davanti a noi, una ragazza dai capelli rossi, si stringeva forte al suo fidanzato. Oltre il danno la beffa. Il trenino iniziò a prendere velocità. Chiusi gli occhi e serrai le mani intorno alle protezioni. Sentii le grida divertite delle altre persone, man mano che i binari si facevano più tortuosi e le discese più ripide. Io non avevo voce per urlare. Titubante, aprii gli occhi quando sentii che il vagone aveva rallentato. Stavamo nuovamente affrontando la salita. Doveva iniziare il secondo giro. Non era ancora finita. Mi accorsi che qualcosa mi tirava la manica della giacca. Era Ryuzaki che teneva un lembo dell’indumento, tra il pollice e l’indice. Mi chiesi perché stesse facendo una cosa del genere. Poi capii. A suo modo, cercava di farmi avere meno paura. Sorrisi. E affrontai il giro successivo con uno spirito diverso.

“ Grazie Audrey.” Disse Ryuzaki, una volta scesi dal trabiccolo infernale.

“Prego. Non che tu mi abbia lasciato alternative comunque.” Replicai ironicamente.

Lui sorrise.

“ Però la prossima giostra la scelgo io!” Decretai.

Così fu il turno della casa stregata. Poi dei cavallini e delle barchette, in seguito degli autoscontri, dove guidai io. Affamati, ci dotammo di mele caramellate. E poi dello zucchero filato. Il parco, nel frattempo, si stava svuotando, le luci iniziavano a spegnersi in qualche attrazione. C’era un’atmosfera piuttosto surreale. A coronarla, si stagliò innanzi a noi un tendone che recava l’insegna “ Madame Estella legge il vostro futuro.”

“ Che dici? Ci facciamo predire il futuro da Madame Estella?” Sghignazzai.

Ma Ryuzaki non mosse obiezioni.

Così entrammo.

All’interno del tendone, l’atmosfera era densa dell’aroma di incenso. La scenografia comprendeva il solito tavolino rotondo con al centro una sfera di cristallo, due sedie e una poltrona. Per la stanza erano sparsi cuscini di raso lucido di differenti colori e drappi di velluto. C’erano inoltre diverse sculture, che riprendevano divinità di varie religioni. Erano ricoperte di amuleti. Per finire, di sottofondo, si udiva una nenia orientaleggiante.

“ Accomodatevi.” Ci invitò una profonda voce femminile.

Mi venne da ridere.

Io e Ryuzaki, prendemmo posto sulle due sedie. Lui ovviamente si tolse le scarpe prima di accucciarsi su una di esse.

Si spense la luce, per riaccendersi un istante dopo. Davanti a noi, sulla poltrona che un momento prima era vuota, era apparsa una donna. Aveva i capelli neri, era truccata pesantemente ed era carica di orpelli. Tanto per cambiare. Stranamente gli occhi non erano scuri. Bensì azzurro chiarissimo.

“ Benvenuti, vi stavo aspettando..” Sussurrò.

Certo, come no, Pensai.

“ Salve.” Dissi invece.

Ryuzaki restò in silenzio, limitandosi a fissare Madame Estella. Lei non diede peso a quello sguardo insistente. E non batté ciglio vedendo come stava seduto.

“ Gradite la lettura della mano? I tarocchi? La sfera?” Chiese la donna, sempre con la sua voce profonda.

“ Emh.. La sfera va benissimo.” Risposi.

Ryuzaki annuì.

“ Mi occorrono le vostre date di nascita.” Replicò la donna in tono decisamente più pratico e meno mistico.

“ Tre settembre.” La informai.

“ Trentun ottobre.” Mormorò Ryuzaki.

Compiva gli anni ad Halloween. Bizzarro. Doveva essere dello scorpione molto probabilmente. “ Controllerai le affinità di coppia tra scorpione e vergine su “Amore ed Astri” quando sarai a casa. Ora piantala!” Mi ingiunse la mia fastidiosa coscienza.

Tornai a concentrami su Madame Estella che stava facendo ondeggiare le mani davanti alla sfera, invocando l’aiuto degli spiriti. Mi morsi a sangue l’interno delle guance per non ridere.

“ Vedo un sentimento che sta nascendo..” Bisbigliò.

Che grande intuito.

“ Vedo una ragazza innamorata e un uomo con molti segreti.”

Forse non era solo intuito.

“ Vedo una crescita interiore.” Proseguì la veggente.

Chissà a cosa si riferiva.

Madame Estella sgranò gli occhi.

“ Ma vedo anche dei sacrifici.” Annunciò.

“ Umani o animali?” Non riuscii a frenare la lingua.

“ Non è uno scherzo. Vedo dei sacrifici. E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi. Presto.” La chiromante si era fatta davvero drammatica con le sue visioni.

Ryuzaki era perfettamente immobile e non le toglieva gli occhi di dosso.

“ Senta, può bastare, quanto le devo?” Domandai seccamente.

“ Niente. Andate adesso.” Ci mise alla porta senza tante cerimonie.

Non ce lo facemmo ripetere due volte. Anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa, ero turbata. Ed ebbi la sensazione che anche Ryuzaki lo fosse. La sua espressione era più imperscrutabile del solito. Una volta usciti, respirai l’aria fresca a pieni polmoni e la sensazione di malessere scomparve. Probabilmente tutto quell’incenso mi aveva intontita.

“ Deve essersi accorta che mi veniva da ridere e si è divertita a giocarci un tiro mancino.” Stabilii.

“ E’ molto probabile.” Replicò Ryuzaki.

Nessuno dei due sembrava particolarmente convinto.

“ Deve essere tardi.” Esclamò lui.

Guardai l’orologio.

“ E’ mezzanotte.” Lo informai.

“ Domani hai lezione.” Mi ricordò.

“ Accidenti, hai ragione.”

“ Ora chiamo “ Alfred”, così ti portiamo a casa.” Disse. Si allontanò di qualche metro e effettuò la chiamata. Prese a tirare un gran vento. Alla ricerca dei guanti che tenevo sempre in borsa, trovai la mia confezione di M&M’S. Dunque almeno quella non era stata dimenticata al cinema.

“ Guarda cosa ho trovato!” Mostrai il pacchetto a Ryuzaki, quando fu di ritorno.

“ Splendido.” Commentò lui.

Iniziammo a mangiare dal sacchetto, in attesa di Alfred. Il vento era sempre più forte.

“ Non hai freddo?” Domandai a Ryuzaki. Io, che ero di gran lunga più coperta di lui, battevo i denti.

“ Un po’.” Ammise.

Con ogni probabilità, in realtà stava gelando. Mi tolsi la giacca e gliel’appoggiai delicatamente sulle spalle. Non era granché come soluzione, ma era  meglio di niente.

“ Ora avrai freddo tu.” Osservò lui, fissandomi.

“ No.” Obiettai rabbrividendo.

Senza smettere di osservarmi, venne verso di me. Sembrava piuttosto incerto sul da farsi. Come se non sapesse come si dovesse comportare. Poi, sollevò un braccio e circondò le mie spalle, badando a coprirmi con parte della giacca. Restai senza parole. Il che era un bene perché con la mia dannata boccaccia rovinavo sempre tutto. E quel momento, volevo godermelo fino in fondo.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice.

Eccoci alla fine di un altro capitolo! Ringrazio come sempre tutti i lettori e Bilu_Emo e TeGaNe per aver inserito questa fan fiction tra le preferite!

E ora passiamo alle recensioni che per questo capitolo sono ben dieci! Non avete idea di quanto sia contenta e di quanto vi sia grata per le bellissime cose che mi scrivete!

Ma bando alle ciance (così mi spiccio a pubblicare) ^^

La gre: Felice che il capitolo ti sia piaciuto! Mi definisci addirittura impeccabile?! Wow sei troppa buona.. Non preoccuparti se sei di fretta, a me i vostri commenti fanno sempre piacere, anche se piccoli ^.^

Umpa_Lumpa: Si, si, il tuo contorto senso dell’umorismo è graditissimo! Direi che ci intendiamo alla perfezione XD! Sono contenta che Connor ti piaccia (ha fatto una comparsata anche stavolta, mi piace inserirlo e far innervosire Audrey ahahah) ovviamente sono contenta ti piaccia anche L, perché scrivere di lui mi fa davvero sudare sette camice! E vedere che viene apprezzato e una grande ricompensa..^^.. Audrey diventerà schizofrenica? Plausibile.. La vicina non perdona XD Allora attendo notizie per la corruzione della musa ^^ PS Complimenti per la scuola (anche se ormai è passata quasi una settimana)

L-chan: Non preoccuparti per la recensione del capitolo scorso! Ci mancherebbe! Mi spiace che il tuo PC abbia avuto problemi, spero sia tutto sistemato.. Dopo questa premessa, passiamo alla tua splendida recensione, davvero non so come ringraziarti! Che tu voglia rilegare questa storia in un libro, mi onora veramente tantissimo e mi onora anche essere riuscita a stupirti! (* arrossisce furiosamente *) . Connor ricorda il tuo migliore amico? Caspita! Un altro curioso caso di empatia dopo aver avuto la stessa idea per una fan fiction! Comunque grazie mille, davvero, per tutto quello che hai scritto!!!

AngelVirtues: la tua recensione invece ha emozionato me!!! * Improvvisa un balletto di gioia * Sono contenta di riuscire a suscitare delle emozioni con questa storia, è una soddisfazione grandissima!  E sono anche felice di rallegrati la giornata * Altro balletto di gioia * Figurati, usa lo spazio delle recensioni come chat quanto vuoi, a me fa solo piacere chiacchierare con voi ^^ Inoltre sono davvero lieta di aver seguito il tuo consiglio, il manga mi piace molto!

Hope87: Il bacio ci stava allora?! Ottimo, mi sono posta mille dubbi prima di scrivere, ma volevo dare una piccola svolta al rapporto tra Audrey e L, ovviamente senza esagerare! La vocina di Audrey è sempre pittoresca.. Sono contenta vi faccia ridere! Io mi diverto un sacco a farla interagire con la sua proprietaria ^^

SPLITkosher: Grazie mille carissima, sono contenta che la storia continui a piacerti !!! ^.^

Liar: Moltissime grazie anche a te!!! Grazie per tutti i complimenti e non preoccuparti, sono sempre contenta di sentirti dire che questa ficcy ti piaccia!

Elluccia: Addirittura tra gli scrittori preferiti? Grazie cara, grazie mille *__* E grazie degli splendidi complimenti! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! L solo al primo bacio? Eh già anche a me sembra surreale (che figooo sbaav)  ma ho voluto mettere in risalto come sia particolare il suo modo di vivere, del tutto estraneo a quello che per le altre persone è perfettamente normale. Immaginando l’adolescenza di L alla Wammy’s House, non lo vedevo intento a sbaciucchiare le sue coetanee e anche una volta cresciuto, quasi sempre alle prese con casi difficili, ho ipotizzato non avesse tempo per dedicarsi ad approfondire la conoscenza con l’altro sesso. Per questo mi sono inventata l’incontro con Audrey in un suo periodo di vacanza (forzata solo per mancanza di casi interessanti, non sia mai.) ^^

ary_tan: Una nuova lettrice!!! Yuppieeeeeee!!! Ok, l’attimo di delirio è finito! Ti ringrazio moltissimo per la recensione e anche per aver aggiunto questa storia tra i preferiti! Spero tanto continuerà a piacerti ^^

Elettra_Black: Tesoro, grazieee *_* Era esattamente l’effetto che speravo di rendere! Sono molto contenta che anche tu trovi L ben caratterizzato e anche che ti piaccia il mio modo di scrivere! Grazie, grazie, grazie!

Ce l’ho fatta anche questa volta! ^^ Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gusto! Probabilmente con il Natale alle porte, tarderò un po’ ad aggiornare (non è detto ma per sicurezza preferisco avvisare) In ogni caso vi assicurò che non latiterò a lungo, al massimo salterò una settimana.. Non odiatemi ma mi toccheranno numerose trasferte lontana dal mio  computer ç__ç In ogni caso ne approfitto per augurarvi Buon Natale e mandarvi un grande abbraccio! Grazie ancora a tutte quante!!!

Alice

  
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