7.
Appuntamento
Seduti
su una panchina
di fronte al famoso lago di Central Park, io e Ryuzaki facevamo la
nostra
seconda colazione. Proprio come gli hobbit. “ Ti
verrà il diabete, se continui
a sbafare dolciumi a questo ritmo.” Mi ammonì la
vocina. Ma in quell’istante mi
trovavo totalmente immersa in uno stato di grazia. Niente e nessuno
avrebbe
potuto farmi scendere dalla nuvoletta rosa sulla quale aleggiavo. Avevo
baciato
Ryuzaki. Continuavo a ripetermelo nella mente, come una litania. Nessun
altro
bacio, nella mia
vita, era stato in
grado di regalarmi quella varietà di sensazioni: desiderio,
paura, abbandono, tenerezza,
appagamento. Era un’esperienza del
tutto nuova. Essere totalmente coinvolta da qualcuno.
“
E invece il tizio che
vi ha minacciato con un coltello? Quello l’hai già
archiviato eh?” Mi rammentò
la voce. Maledetta. Ecco come rovinare un momento perfetto. In effetti,
il
rapinatore poteva essersi ripreso e aver iniziato a girovagare alla
nostra
ricerca, per vendicarsi. Che pensiero inquietante. Mi voltai verso
Ryuzaki,
appollaiato accanto a me. Mentre divorava un muffin dietro
l’altro, estraendoli
dal sacco in cui li aveva dovuti infilare la proprietaria del chiosco,
piuttosto perplessa da quella ordinazione spropositata, osservava i
passanti.
Perlopiù famiglie con bambini. O almeno così
pareva. Era piuttosto difficile
stabilire con certezza, cosa realmente stesse guardando Ryuzaki.
“
Ryuzaki..” Richiamai
la sua attenzione, leggermente titubante.
“Mmm?”
Bofonchiò. Aveva
la bocca piena.
“
Mi chiedevo.. Quell’ uomo
che ha cercato di rapinarci.. Ormai sarà
rinvenuto..” Blaterai. “ Però, che
dialettica chiara ed esplicita.” Si congratulò la
vocina.
Ryuzaki
inghiottì il
boccone che stava masticando e si girò verso di me.
Fissandomi con la consueta
intensità. Quasi rimpiansi di avergli rivolto la parola.
“
Non devi
preoccuparti. Come ho già detto prima, è tutto
sistemato.”
Annuii.
Avrei tanto
voluto sapere come, però, la faccenda era stata sistemata.
Non si erano sentite
sirene della polizia in lontananza. L’ennesimo mistero.
Sospirai.
“
In ogni caso, la probabilità
di rincontrarlo, sarebbe stata solo del 3%.”
Dichiarò dopo un attimo.
“Ok..
G-grazie.”
Farfugliai confusa. Un giorno avrei dovuto farmi spiegare su che base
stabilisse quelle percentuali.
“Ne
vuoi uno?” Domandò
Ryuzaki, porgendomi il sacchetto.
“
Perché no?” Ribattei,
afferrandolo e estraendo un muffin a mia volta. Erano quasi finiti.
“Una bella
peritonite non te la leva nessuno.” Mi fece presente la voce,
pedante. Sbuffai.
Tornammo
entrambi a
concentrarci sul lago e sull’occasionale andirivieni della
gente. La luce del
sole che filtrava attraverso le foglie rosse e gialle degli alberi e si
rifletteva
sull’acqua, creava dei riverberi meravigliosi.
L’aria pungente era scomparsa
per lasciare posto a un lieve tepore. C’era
un’atmosfera di pace assoluta.
“
Avevi ragione,
Audrey.” Ryuzaki ruppe nuovamente il silenzio.
“
Su cosa?” Chiesi,
incuriosita.
“
Questo posto è
davvero molto bello. Grazie per avermelo mostrato.” Rispose,
mordicchiandosi il
pollice.
“Oh..
E’ stato un
piacere.” Replicai arrossendo leggermente.
Avrei
tanto voluto
appoggiare il mio capo sulla sua spalla e restare in silenzio ad
ammirare il
paesaggio, ma mi ero già abbastanza lasciata andare
abbastanza per quel giorno,
ai miei desideri. “ Puoi sempre accontentarti di rimanere in
silenzio. Faresti
un favore all’umanità.” Mi
consigliò la vocina, sarcastica come al solito.
A
distrarmi dalle mie
riflessioni, squillò il telefono di Ryuzaki. Il proprietario
balzò in piedi e
si infilò velocemente le scarpe per poi allontanarsi a
rispondere.
“Odio
i cellulari.” Mi
rese partecipe poco dopo, tornando da me.
Fui
colta da un’
improvvisa illuminazione.
“
Per questo l’altro
giorno mi hai chiesto di spegnerlo?” Tirai a indovinare.
“Si.”
Fu la risposta.
Scoppiai
a ridere.
Ryuzaki prese a scrutarmi, probabilmente in attesa di delucidazioni.
“
E’ che avevo fatto
diverse congetture in proposito, ma mi era sfuggita la conclusione
più ovvia.”
Spiegai quando riuscii a smorzare le risate.
Ryuzaki
sorrise
brevemente.
“
Comunque non
piacciono molto neanche a me i cellulari. Ma a volte sono
comodi.” Commentai.
“
A volte.” Mi concesse
lui, laconico.
Ricominciò
la nostra
battaglia di sguardi, della quale, ovviamente, non fui io la
vincitrice. Ero di
nuovo diventata cremisi.
“
Audrey devo andare.”
Disse Ryuzaki a un certo punto.
“
D’accordo.” Mormorai.
“ Mi sembra anche
ora. Non potete restare qui
a fissarvi tutto il giorno.” Osservò la voce nella
mia testa. Aveva
sacrosantamente ragione, anche perché se si fosse verificata
una simile
eventualità, mi sarei liquefatta sul selciato. Che brutto
spettacolo.
Infine
ci avviamo
all’esterno del parco. Calcolai che ci sarebbe voluta una
mezzoretta ad
uscirne, utilizzando delle scorciatoie. Central Park era davvero
immenso. Decisi
che era meglio informare Ryuzaki, nel caso avesse fretta.
“
Ryuzaki, per tornare
indietro ci vorrà circa..”
“
Mezzora.” Mi
interruppe lui.
Come
diavolo aveva
fatto? Io conoscevo quella zona da anni, lui la vedeva per la prima
volta.
Stabilii per la mia sanità mentale di non pormi
più quesiti.
La
mia attenzione fu
improvvisamente catturata da un cartellone pubblicitario. Annunciava
che un
film che attendevo di vedere da tempo, era appena uscito al cinema.
“
Finalmente!” Esclamai
entusiasta.
Ryuzaki
si voltò a
osservarmi. Avvampai. Avevo parlato da sola per l’ennesima
volta.
Indicai
il cartello e
tentai di rimediare: “ Si tratta di un film che voglio vedere
da un secolo. E’
un giallo che riprende il tema del delitto a camera chiusa. Deve essere
molto
interessante. La critica l’ha definito geniale.”
“
Si, pare davvero
interessante.” Approvò Ryuzaki, appoggiando
l’indice sulle labbra e
concentrandosi sul cartello.
“
Eh già..” Concordai
osservandolo. Chissà cosa gli stava frullando in testa.
“
Non sono mai stato al
cinema.” Mi informò.
Restai
parecchio interdetta.
“
M- mai..?” Balbettai
a mezza voce.
“
No.” Confermò lui.
“
Potremmo andarci.”
Aggiunse.
Che
occasione
imperdibile. Mi trattenni a stento dal saltare di gioia.
“
Si.” Acconsentii di
buon grado.
“Stasera?”
Chiese Ryuzaki,
senza staccare gli occhi dal cartello.
“
Va benissimo.”
Risposi, cercando di trattenere il mio smodato entusiasmo.
Ryuzaki
restò in
contemplazione della locandina ancora qualche istante, poi riprese a
camminare.
Feci lo stesso. Quando arrivammo a destinazione, l’
immancabile “Alfred” era
già in attesa, a bordo dell’auto nera. Ci
accordammo per la serata e ci
salutammo. Rimasi a vedere Ryuzaki salire a bordo della vettura. Mi
accorsi che
stavo sorridendo. La prospettiva dell’appuntamento per la
serata mi
elettrizzava. “ Perché? Quello di stamattina
cos’era? Un appuntamento no?!” Mi
rimbrottò la voce.
“
Ma non è la stessa
cosa.” Replicai spazientita.
“
Mamma, quella
signorina parla da sola!” Esclamò una bambina,
indicandomi.
“
Zitta Tracy!” La
redarguì la madre, scoccandomi un’occhiata carica
di imbarazzo.
Era
giunto il momento
di dileguarmi.
Arrivata
a casa mi
ricordai che dovevo telefonare a mia madre. Prima che contattasse
l’esercito o
l’F.B.I. Tirai fuori il cellulare dalla borsetta e avviai la
chiamata.
“
Audrey, tesoro ma
dov’eri finita?” rispose lei al primo squillo.
“
Scusa mamma. Ho avuto
da studiare.” Mentii spudoratamente.
“
Tutto bene?”
Aggiunsi.
“
Si certo cara e tu?”
“
Non c’è male.” Restai
sul vago.
“
Ascolta Audrey, ti ho
anche cercata per invitarti a cena stasera. Ti ricordi Lucy Preston, la
mia
amica? Ci saranno anche lei e suo figlio Steven, ha la tua
età.”
Tipico
di mia madre.
Tentare di rifilarmi alla prima occasione, un qualche legnoso rampollo
della
buona società di New York. Che orrore. Per fortuna sapevo
come contrattaccarla.
“
Mi dispiace tanto
mamma, ma sarò al cinema con Connor questa sera.” Rifiutai, simulando
dispiacere.
“
Oh Connor, salutamelo
tanto cara. E’ un ragazzo così carino e
gentile.” Cinguettò. Aveva una vera
adorazione per Connor.
“
Certo!” Le assicurai.
“
Allora divertiti e
cerca di tenerti libera per la prossima cena!” Mi
raccomandò.
“
Non mancherò! Ciao
mamma.” La salutai, incrociando le dita.
“
A presto tesoro.” Si
accomiatò a sua volta.
Fortunatamente
mentire
al telefono mi risultava più facile che dal vivo. O forse
avevo sviluppato una
predisposizione in materia, per quando saltavano fuori i figli delle
amiche di
mia madre.
Suonò
il citofono. Quel
giorno sembravo proprio destinata a non avere pace.
“
Chi è?” Domandai
rispondendo all’apparecchio.
“
Connor, sono venuto a
vedere come stai”
Lupus
in fabula.
“
E anche a scroccare
il pranzo suppongo.” Constatai, dando un’occhiata
all’orologio appeso alla
parete.
“
Anche.” Ammise lui
con una risata.
“
Sali.” Lo esortai,
pigiando il pulsante che apriva il portone.
Poco
dopo entrò nel mio
appartamento. Si tolse la giacca e l’appese
all’appendiabiti. Poi finalmente si
rivolse alla sottoscritta.
“
‘Giorno Audrey.” Mi
apostrofò.
“
Ciao Connor.”
Ricambiai il saluto.
Lui
si soffermò a
osservarmi con aria investigativa.
“
Cosa c’è adesso?”
Domandai, preparandomi spiritualmente ad un altro terzo grado.
“
Hai un’aria strana!”
Replicò in tono accusatorio. Facendosi più
vicino. Cercai di rimanere
impassibile.
“
E’ normale, dopo la
sbornia di ieri sera.” Osservai innocentemente.
“
Qui la sbornia non
centra..” Insistette lui.
Alzai
le spalle,
fingendo di non capire a cosa si riferisse.
“
Hai gli occhi che
luccicano e a ben pensarci il tuo umore mi sembra troppo
buono.” Continuò.
“
Troppo buono per
cosa?” Mi informai con studiata non curanza.
“
Normalmente, se mi
fossi presentato per pranzo a casa tua, dopo una tua sbronza, mi
avresti
cacciato in malo modo, ingiungendomi di prendere da mangiare per
entrambi in un
take-away. Invece ti trovo già sveglia e pimpante, con un
ottimo aspetto e un
sorriso radioso stampato in faccia.” Mi fece presente.
“
Ho solo deciso di
cambiare filosofia di vita e di essere gentile con il mio migliore
amico.”
Obiettai con voce di miele.
“
Non attacca. Non mi
faccio incantare dai tuoi occhioni da cerbiatta.”
Sbuffò Connor.
“
Sei davvero
inopportuno!” Proruppi scocciata.
“
Così va meglio.”
Commentò lui con un sorrisetto.
Fu
il mio turno di
sbuffare.
“
Comunque se ci tieni
al pranzo, ti conviene finirla con le indagini.” Lo informai.
“
Sei una spregevole
ricattatrice.” Si lagnò.
“Il
fine giustifica i
mezzi.” Ghignai.
Connor
borbottò
qualcosa che per sua fortuna non riuscii ad intendere.
“
Ti vanno le crepés al
prosciutto?” Chiesi ignorandolo.
“Si.”
Annuì Connor.
“
Bene. Tu apparecchia
la tavola.” Lo istruii.
“
Ma sono un ospite.”
Protestò.
“
Venerdì a momenti ti
spellavi le mani per il tuo desiderio di aiutarmi.” Gli
rammentai, ironica.
“
Ma era solo una scusa
per impicciarmi.” Sorrise Connor.
“
Ah ora lo ammetti!” Esclamai.
Connor
ridacchiò.
“
Comunque questo non
ti esenta certo dall’apparecchiare.” Decretai.
La
risata si spense
sulle labbra di Connor.
A
tavola, mi limitai a
guardarlo mangiare. Dopo le due colazioni non avevo
affatto appetito. Dopo che Connor ebbe
trangugiato le sue crepés, sorseggiammo del
caffè, chiacchierando.
“
Tra un po’ vado a
vedere una partita di baseball allo stadio, con Dave. Vieni anche
tu?” Mi
invitò.
“
No grazie, sai che
non mi interessa.” Declinai.
“
Ah è vero, sei
allergica allo sport. O forse hai già un impegno.”
Insinuò.
Gli
sferrai una
gomitata e la tazzina del caffè gli cadde di mano,
frantumandosi sul pavimento.
“
Punizione divina.”
Trillò Connor, faceto.
Lo
guardai in cagnesco.
Circa
quaranta minuti
dopo si congedò per dirigersi alla volta dello stadio. Erano
le 15.00. Avevo
appuntamento con Ryuzaki davanti al cinema Village per le 20.30. Per
cui avevo
tutto il tempo per farmi una bella dormita. Mi sdraiai sul
sofà, ma presto
dovetti arrendermi all’evidenza che non avrei mai preso
sonno. Ero troppo
agitata per dormire. Decisi così di optare per un bagno
caldo e rilassante.
Versai una generosa dose di bagnoschiuma al cioccolato
nell’acqua calda,
dopodiché mi immersi al suo interno, aspirando
l’aroma delle bollicine
profumate. Fu un vero toccasana.
Il pomeriggio trascorse
interamente nei
preparativi per la serata. Studiai diversi tipi di abbigliamento e
acconciature.
Non riuscivo tuttavia a ritenermi soddisfatta. “ Sei
semplicemente ridicola.”
Sibilò la vocina. Non le diedi retta. Non mi sarei negata
quel piacere. O forse
avrei dovuto definirlo tormento? Non ero mai stata così
emozionata alla
prospettiva di un appuntamento imminente. Anzi, a ben pensarci non ero
mai
stata emozionata alla prospettiva di un appuntamento e basta.
“ Ecco cosa
succede alle persone troppo controllate. Quando qualcuno riesce a
penetrare la
loro corazza di apparente razionalità, vanno fuori di testa.
Diventando molto
peggio di chi razionale non lo è per niente.”
Altre sagge e inutili riflessioni
della vocina.
Infine,
diverse ore e
diversi vestiti più tardi, fui pronta per uscire.
L’aria della sera era davvero
fredda, avevo fatto bene ad indossare una sciarpa. Stranamente, riuscii
subito
a intercettare un taxi e mettermi al riparo. Più il veicolo
si avvicinava alla
meta, più sentivo crescere una sorta di nervosismo misto ad
impazienza. Andare
al cinema insieme era un passo importante. “ Già,
quasi quanto il matrimonio.” Mi
irrise la voce, sarcasticamente. Purtroppo non avrebbe mai taciuto.
Davanti
al multisala c’era
una discreta ressa. Ma individuai subito Ryuzaki. La sua sagoma era
inconfondibile. Le spalle curve, i capelli corvini scompigliati, gli
immancabili jeans e la t-shirt bianca. Notai che in mano aveva diversi
pacchetti. In mezzo a quella folla mi parve incredibilmente solo. Ebbi
un’improvvisa
brama di raggiungerlo e mi misi a correre verso di lui.
“
Eccomi, spero di non
essere in ritardo.” Boccheggiai, col fiato corto.
“
No, ero io in
anticipo.” Mi rassicurò lui, avvicinandosi a me.
Avvicinandosi troppo. I nostri
corpi si sfiorarono.
“
Hai un buon profumo.”
Disse, fissandomi.
“
E’ il mio
bagnoschiuma.. Al cioccolato..” Boccheggiai di nuovo e non
per la corsa.
“
Ho preso i biglietti
e qualcosa da mangiare.”
Esclamò,
sventolando i pacchetti.
Erano
pop-corn al
caramello e M&M’S.
“
Adoro entrambi.
Grazie. Quanto ti devo?” Volli sapere.
“
Niente.” Replicò.
“Ma..”
“Niente.”
Ripeté.
“
Grazie.”
“
Sei un tantino
dispotico però.” Non riuscii a trattenermi da
aggiungere.
“
Non sono abituato a
essere contraddetto.” Ribatté lui. Non lo disse in
tono prepotente. Anche
quella, era una constatazione oggettiva.
“
Buon per te, io
invece ci sono fin troppo abituata.” Mugugnai.
Lo
vidi sorridere con
la coda dell’occhio.
Ci
addentrammo all’
interno della sala in cui era in programmazione il film. Ryuzaki si
guardava
parecchio intorno. Sembrava incuriosito. Ricordai che non era mai stato
al
cinema. E anche che io ero la prima persona che lo aveva baciato. Una
fortunatissima persona. “ Sei nauseabonda.” Mi
accusò la vocina.
Trovammo
i posti che ci
erano stati assegnati. Eravamo stati fortunati, si trovavano nella fila
centrale. Ci accomodammo sui morbidi sedili di velluto rosso. Ryuzaki,
naturalmente, prima si tolse le scarpe e poi si raggomitolò
sopra la poltrona,
nella sua consueta maniera. Scartò una confezione di
M&M’S e iniziò a
mangiarne uno dopo l’altro. La ragazza seduta alla mia
destra, aveva assistito
alla scena, sconcertata, e continuava a fissarlo. La cosa mi
infastidì
parecchio. Mi accorsi che aveva richiamato l’attenzione del
compagno e che entrambi
si erano messi a osservare Ryuzaki, parlottando. Era troppo.
Guardandoli a mia
volta, mi sfilai le ballerine e replicai esattamente la stessa
posizione di
Ryuzaki. Rivolsi loro un largo sorriso. Immediatamente distolsero lo
sguardo. Il
diretto interessato invece, si voltò a guardarmi.
“
Magari la mia
intelligenza si incrementerà del 40%” Buttai
lì, imbarazzata. Sperai che non si
fosse offeso.
“
Ritengo di sapere
perché tu ti sia seduta come me. Grazie ma
non è necessario. Non mi interessa.”
Ribatté lui.
“
A me interessa
invece. Non sopporto la gente che non bada agli affari suoi.”
Borbottai.
“
Tieni.” Esclamò per
tutta risposta, porgendomi l’altro sacchetto di
M&M’S.
Forse
era un modo come
un altro per farmi comprendere che non gradiva l’argomento.
Si
spensero le luci. Il
film stava per avere inizio. Ne approfittai per distendere le gambe. Mi
chiesi
come facesse Ryuzaki a stare tanto a lungo in quella posa. A me, per i
pochi
minuti in cui l’avevo mantenuta, già formicolavano
gli arti inferiori.
La
trama si rivelò
essere subito avvincente e complicata. La critica per una volta ci
aveva
azzeccato. Quando i miei occhi si furono abituati
all’oscurità, lanciai
un’occhiata di sbieco a Ryuzaki. Era completamente assorbito
dallo schermo e,
proteso in avanti, si mordeva il pollice con una certa veemenza.
A un quarto d’ora
dall’inizio del film, iniziò
ad esporre i suoi ragionamenti in merito, a voce alta. Presto si
iniziarono a
sentire degli “Shh!” Di ammonimento e protesta. Mi
rigirai, inquieta. Ryuzaki,
continuava a parlare, sviscerando pezzo per pezzo, l’intrigo
del giallo,
imperturbabile.
“
Ryuzaki..” Bisbigliai
cercando di richiamarlo.
Non
fece neppure finta
di darmi retta. Forse non mi sentì neppure, tanto era preso
dalle sue
elucubrazioni.
Presto
le lamentele si
fecero più accorate:
“
Insomma..”
“
Basta!”
“
Vuoi stare zitto?”
Ryuzaki
proseguì nella
sua esposizione, implacabile.
Iniziavo
a sperare in
qualche botola sul pavimento, che conducesse a un passaggio
sotterraneo, per
fuggire dal cinema prima che la folla ci linciasse.
“
Signorina può dire al
suo ragazzo di tacere?” Sbottò l’uomo a
fianco di Ryuzaki, in preda a un’
evidente irritazione.
“
Ma lui non è..”
Farfugliai. Ma mi interruppi orripilata, rendendomi conto di
ciò che stava per
rivelare Ryuzaki:
“
A questo punto,
deduco che il colpevole sia..”
“
Non dirlo!” Implorò
una voce disperata.
Ma
lui parlò ugualmente.
“
Rivoglio i miei otto
dollari!” Urlò una donna furibonda.
“
Anch’io!” Qualcuno le
fece eco.
Bisognava
decisamente
battere in ritirata. A mali estremi.. Mi dissi, togliendo di mano a
Ryuzaki la
confezione di M&M’S. Finalmente ottenni la sua
attenzione.
“
Hai finito i tuoi?”
Mi chiese, con i tondi occhi neri spalancati. Cercai di non ridere, per
non
fomentare ulteriore astio nei nostri confronti.
“
No, ma dobbiamo
andare.” Risposi.
“
Il film non è ancora
finito.” Obiettò lui.
“
Diciamo che è come se
lo fosse.” Replicai.
Mi
trattenni finché non
fummo fuori dalla sala, lontani dai mille occhi che ci perforavano con
odio,
poi, scoppiai in una fragorosa risata. Mi ci vollero un paio di minuti
per
smettere di ridere, avevo le lacrime agli occhi. Ryuzaki invece, stava
contemplando il pavimento.
“
Audrey, mi
dispiace..” Esordì.
“
No, non devi scusarti
è stato.. Divertentissimo!” Lo tranquillizzai,
ricominciando a ridere.
“
Non riesco proprio a
smettere..” Mi giustificai.
E
incredibilmente,
Ryuzaki rise. Poco e per un attimo. Ma lo sentì ridere.
“
Abbiamo lasciato i
dolci dentro!” Mi ricordai all’improvviso.
“
Ritengo non sia
saggio tornare a recuperarli.” Considerò lui.
Mi
sfuggì un’altra
risatina.
“
Temo di no.”
Concordai.
“
Ora cosa potremmo
fare?” Mormorò, appoggiando l’indice
sulle labbra. Ancora una volta, ebbi la
sensazione che parlasse più a se stesso che a me.
Ci
pensai un attimo.
Poi mi ricordai della nostra conversazione al Plaza.
“
Beh visto che piace a
entrambi, c’è un bel Luna Park a Coney Island.
E’ senz’altro aperto nonostante
la stagione, per via dei turisti. L’unico inconveniente
è la distanza.” Proposi.
Ryuzaki
mi fissò a
lungo. Forse il momento in cui mi sarei liquefatta al suolo era
più vicino di
quanto pensassi.
“
Possiamo prendere lo
zucchero filato..” Dissi con voce flebile.
“
Telefono ad “Alfred”,
ci accompagnerà lui.” Dichiarò
allontanandosi. Mi feci aria con una mano, mi
era venuto un gran caldo. Purtroppo Ryuzaki si era voltato a guardarmi
prima di
telefonare e mi
aveva beccata in pieno. Auspicai
che con tutte le figuracce che avevo raccolto, avessi almeno diritto a
un
premio. Magari un nuovo set da caffè.
Impeccabile,
come di
consueto, “Alfred” aprì la portiera del
sedile posteriore e si fece da parte
per permetterci di entrare nella vettura.
“
Molte grazie Signor..
Signor?” Domandai speranzosa. Ero conscia però,
che il mio fosse un trucchetto
da quattro soldi.
“
Mi chiami pure
Alfred, signorina Miller.” Rispose
l’autista/maggiordomo, con un sorrisetto
ironico dipinto sul volto bonario.
Il
mio viso assunse
diverse tonalità del rosso, per poi volgere a un viola
acceso. Guardai male
Ryuzaki, che faceva palesemente finta di nulla.
“
Qualcuno ha fatto la
spia eh?” Sibilai quando fummo entrambi in macchina.
“
Lui trova che Alfred
sia un bel nome.” Replicò Ryuzaki in tono
innocente.
“
Tanto le faccio io le
brutte figure.” Borbottai.
“
Mi pare che ti
impegni molto, in questo senso.” Mi fece notare lui.
Non
potei proprio
contraddirlo.
Come
immaginavo, il
Luna Park di Coney Island era aperto. E anche piuttosto affollato per
essere in
Autunno. Amavo la confusione di quel luogo, i suoi colori, il profumo
dello
zucchero filato e del croccante, lo sfavillio delle attrazioni. Ma la
presenza
di Ryuzaki riusciva a distrarmi da qualunque fascinazione il mondo
esterno
potesse esercitare. Pensai che era una situazione tipica da telefilm.
Coppietta
al Luna Park. Risi. Ovviamente attirai su di me lo sguardo di Ryuzaki.
“
Stavo pensando che ci
troviamo immersi in un cliché da telefilm..Io e te al Luna
Park.. Forse dovrei
mettermi a sbavare per qualche orsetto di peluche gigante,
così tu proveresti a
vincerne uno al tiro al bersaglio, per
rispettare il copione.” Gli spiegai sorridendo.
“
Vuoi un orsetto di peluche
gigante?” Mi domandò lui.
“
Oh no.. No..Scherzavo!”
Ribattei. Anche se sarebbe stata una cosa molto carina. Banale certo.
Ma
carina. La vocina interiore simulò un conato di vomito. Era
da un po’ che non
si faceva sentire.
Andammo
a zonzo per il
parco di divertimento osservando un po’ di tutto. Tra
chioschi di vivande,
giostre e giochi dove testare la propria abilità,
c’era l’imbarazzo della scelta.
Ryuzaki
si bloccò di
colpo. Eravamo davanti alle montagne russe. Sudai freddo.
“
Non pensarci nemmeno.”
Prevenni subito la sua richiesta.
“
Perché?” Mi inquisì
lui, avvicinandosi di un passo.
“
Soffro di vertigini,
quella roba mi terrorizza!” Risposi con voce strozzata. Il
solo pensiero di
trovarmi a quella distanza da terra mi dava i brividi.
Lui
si avvicinò di un
altro passo.
“
Considerando che vivi
a New York, dovresti essere abituata alle altezze.”
“
A dire il vero abito
al terzo piano del mio palazzo. Ed esclusivamente perché gli
appartamenti al
primo e al secondo erano tutti occupati!” Protestai.
Ryuzaki
era sempre più
vicino.
Vicinissimo.
“
Tu-Tu lo stai facendo
apposta!” Lo accusai.
Lui
si avvicinò
ulteriormente. Io indietreggiai, ma subito, lui ricolmò la
distanza.
“
Sai benissimo che
effetto mi fa e ne stai approfittando per ottenere quello che
vuoi!” Mi
lamentai.
Si
avvicinò ancora.
“
Questa è tortura
psicologica!” Piagnucolai.
“
Suvvia Audrey..”
“
E’ va bene hai vinto
tu!” Mi arresi.
Ryuzaki
tornò ad una
distanza sopportabile.
“
Del resto l’hai detto
tu stesso che non sei abituato ad essere contraddetto.”
Esclamai stizzita.
“
E tu mi hai definito
dispotico.” Ribatté lui, dirigendosi alla
biglietteria.
“E
pure permaloso.”
Mugugnai a bassa voce.
“
Solo un po’.”
Rinunciai
a capire come
avesse fatto a sentirmi.
Più
il vagoncino saliva
sulle rotaie, più io mi sentivo male. Malissimo.
E’ il peggio doveva ancora
arrivare. Ryuzaki, accovacciato al mio fianco, era assolutamente
impassibile. Se
non altro eravamo a stretto contatto. Era la mia unica consolazione.
Superammo
la salita. Ci trovavamo a una settantina di metri da terra. Davanti a
noi, una
ragazza dai capelli rossi, si stringeva forte al suo fidanzato. Oltre
il danno
la beffa. Il trenino iniziò a prendere velocità.
Chiusi gli occhi e serrai le
mani intorno alle protezioni. Sentii le grida divertite delle altre
persone,
man mano che i binari si facevano più tortuosi e le discese
più ripide. Io non
avevo voce per urlare. Titubante, aprii gli occhi quando sentii che il
vagone
aveva rallentato. Stavamo nuovamente affrontando la salita. Doveva
iniziare il
secondo giro. Non era ancora finita. Mi accorsi che qualcosa mi tirava
la
manica della giacca. Era Ryuzaki che teneva un lembo
dell’indumento, tra il
pollice e l’indice. Mi chiesi perché stesse
facendo una cosa del genere. Poi
capii. A suo modo, cercava di farmi avere meno paura. Sorrisi. E
affrontai il
giro successivo con uno spirito diverso.
“
Grazie Audrey.” Disse
Ryuzaki, una volta scesi dal trabiccolo infernale.
“Prego.
Non che tu mi
abbia lasciato alternative comunque.” Replicai ironicamente.
Lui
sorrise.
“
Però la prossima
giostra la scelgo io!” Decretai.
Così
fu il turno della
casa stregata. Poi dei cavallini e delle barchette, in seguito degli
autoscontri, dove guidai io. Affamati, ci dotammo di mele caramellate.
E poi
dello zucchero filato. Il parco, nel frattempo, si stava svuotando, le
luci
iniziavano a spegnersi in qualche attrazione. C’era
un’atmosfera piuttosto
surreale. A coronarla, si stagliò innanzi a noi un tendone
che recava l’insegna
“ Madame Estella legge il vostro futuro.”
“
Che dici? Ci facciamo
predire il futuro da Madame Estella?” Sghignazzai.
Ma
Ryuzaki non mosse
obiezioni.
Così
entrammo.
All’interno
del
tendone, l’atmosfera era densa dell’aroma di
incenso. La scenografia
comprendeva il solito tavolino rotondo con al centro una sfera di
cristallo,
due sedie e una poltrona. Per la stanza erano sparsi cuscini di raso
lucido di differenti
colori e drappi di velluto. C’erano inoltre diverse sculture,
che riprendevano
divinità di varie religioni. Erano ricoperte di amuleti. Per
finire, di
sottofondo, si udiva una nenia orientaleggiante.
“
Accomodatevi.” Ci
invitò una profonda voce femminile.
Mi
venne da ridere.
Io
e Ryuzaki, prendemmo
posto sulle due sedie. Lui ovviamente si tolse le scarpe prima di
accucciarsi
su una di esse.
Si
spense la luce, per
riaccendersi un istante dopo. Davanti a noi, sulla poltrona che un
momento
prima era vuota, era apparsa una donna. Aveva i capelli neri, era
truccata
pesantemente ed era carica di orpelli. Tanto per cambiare. Stranamente
gli
occhi non erano scuri. Bensì azzurro chiarissimo.
“
Benvenuti, vi stavo
aspettando..” Sussurrò.
Certo,
come no, Pensai.
“
Salve.” Dissi invece.
Ryuzaki
restò in
silenzio, limitandosi a fissare Madame Estella. Lei non diede peso a
quello sguardo
insistente. E non batté ciglio vedendo come stava seduto.
“
Gradite la lettura
della mano? I tarocchi? La sfera?” Chiese la donna, sempre
con la sua voce
profonda.
“
Emh.. La sfera va
benissimo.” Risposi.
Ryuzaki
annuì.
“
Mi occorrono le
vostre date di nascita.” Replicò la donna in tono
decisamente più pratico e
meno mistico.
“
Tre settembre.” La
informai.
“
Trentun ottobre.” Mormorò
Ryuzaki.
Compiva
gli anni ad
Halloween. Bizzarro. Doveva essere dello scorpione molto probabilmente.
“
Controllerai le affinità di coppia tra scorpione e vergine
su “Amore ed Astri”
quando sarai a casa. Ora piantala!” Mi ingiunse la mia
fastidiosa coscienza.
Tornai
a concentrami su
Madame Estella che stava facendo ondeggiare le mani davanti alla sfera,
invocando l’aiuto degli spiriti. Mi morsi a sangue
l’interno delle guance per
non ridere.
“
Vedo un sentimento
che sta nascendo..” Bisbigliò.
Che
grande intuito.
“
Vedo una ragazza
innamorata e un uomo con molti segreti.”
Forse
non era solo
intuito.
“
Vedo una crescita
interiore.” Proseguì la veggente.
Chissà
a cosa si
riferiva.
Madame
Estella sgranò
gli occhi.
“
Ma vedo anche dei
sacrifici.” Annunciò.
“
Umani o animali?” Non
riuscii a frenare la lingua.
“
Non è uno scherzo.
Vedo dei sacrifici. E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi.
Presto.” La
chiromante si era fatta davvero drammatica con le sue visioni.
Ryuzaki
era
perfettamente immobile e non le toglieva gli occhi di dosso.
“
Senta, può bastare,
quanto le devo?” Domandai seccamente.
“
Niente. Andate
adesso.” Ci mise alla porta senza tante cerimonie.
Non
ce lo facemmo
ripetere due volte. Anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me
stessa, ero
turbata. Ed ebbi la sensazione che anche Ryuzaki lo fosse. La sua
espressione
era più imperscrutabile del solito. Una volta usciti,
respirai l’aria fresca a
pieni polmoni e la sensazione di malessere scomparve. Probabilmente
tutto quell’incenso
mi aveva intontita.
“
Deve essersi accorta
che mi veniva da ridere e si è divertita a giocarci un tiro
mancino.” Stabilii.
“
E’ molto probabile.”
Replicò Ryuzaki.
Nessuno
dei due
sembrava particolarmente convinto.
“
Deve essere tardi.” Esclamò
lui.
Guardai
l’orologio.
“
E’ mezzanotte.” Lo
informai.
“
Domani hai lezione.”
Mi ricordò.
“
Accidenti, hai
ragione.”
“
Ora chiamo “ Alfred”,
così ti portiamo a casa.” Disse. Si
allontanò di qualche metro e effettuò la
chiamata. Prese a tirare un gran vento. Alla ricerca dei guanti che
tenevo
sempre in borsa, trovai la mia confezione di M&M’S.
Dunque almeno quella
non era stata dimenticata al cinema.
“
Guarda cosa ho trovato!”
Mostrai il pacchetto a Ryuzaki, quando fu di ritorno.
“
Splendido.” Commentò
lui.
Iniziammo
a mangiare
dal sacchetto, in attesa di Alfred. Il vento era sempre più
forte.
“
Non hai freddo?”
Domandai a Ryuzaki. Io, che ero di gran lunga più coperta di
lui, battevo i
denti.
“
Un po’.” Ammise.
Con
ogni probabilità,
in realtà stava gelando. Mi tolsi la giacca e
gliel’appoggiai delicatamente
sulle spalle. Non era granché come soluzione, ma era meglio di niente.
“
Ora avrai freddo tu.”
Osservò lui, fissandomi.
“
No.” Obiettai
rabbrividendo.
Senza
smettere di
osservarmi, venne verso di me. Sembrava piuttosto incerto sul da farsi.
Come se
non sapesse come si dovesse comportare. Poi, sollevò un
braccio e circondò le
mie spalle, badando a coprirmi con parte della giacca. Restai senza
parole. Il
che era un bene perché con la mia dannata boccaccia rovinavo
sempre tutto. E
quel momento, volevo godermelo fino in fondo.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice.
Eccoci
alla fine di un
altro capitolo! Ringrazio come sempre tutti i lettori e Bilu_Emo
e TeGaNe per
aver inserito questa fan fiction tra le preferite!
E
ora passiamo alle
recensioni che per questo capitolo sono ben dieci! Non avete idea di
quanto sia
contenta e di quanto vi sia grata per le bellissime cose che mi
scrivete!
Ma
bando alle ciance
(così mi spiccio a pubblicare) ^^
La
gre: Felice
che il capitolo ti sia piaciuto! Mi definisci addirittura impeccabile?!
Wow sei troppa buona.. Non preoccuparti se sei di fretta, a me i vostri
commenti fanno sempre piacere, anche se piccoli ^.^
Umpa_Lumpa:
Si,
si, il tuo contorto senso dell’umorismo è
graditissimo! Direi che ci
intendiamo alla perfezione XD! Sono contenta che Connor ti piaccia (ha
fatto una
comparsata anche stavolta, mi piace inserirlo e far innervosire Audrey
ahahah)
ovviamente sono contenta ti piaccia anche L, perché scrivere
di lui mi fa
davvero sudare sette camice! E vedere che viene apprezzato e una grande
ricompensa..^^.. Audrey diventerà schizofrenica?
Plausibile.. La vicina non
perdona XD Allora attendo notizie per la corruzione della musa ^^ PS
Complimenti per la scuola (anche se ormai è passata quasi
una settimana)
L-chan:
Non
preoccuparti per la recensione del capitolo scorso! Ci mancherebbe!
Mi spiace che il tuo PC abbia avuto problemi, spero sia tutto
sistemato.. Dopo
questa premessa, passiamo alla tua splendida recensione, davvero non so
come
ringraziarti! Che tu voglia rilegare questa storia in un libro, mi
onora
veramente tantissimo e mi onora anche essere riuscita a stupirti! (*
arrossisce
furiosamente *) . Connor ricorda il tuo migliore amico? Caspita! Un
altro
curioso caso di empatia dopo aver avuto la stessa idea per una fan
fiction! Comunque
grazie mille, davvero, per tutto quello che hai scritto!!!
AngelVirtues:
la
tua recensione invece ha emozionato me!!! * Improvvisa un balletto di
gioia * Sono contenta di riuscire a suscitare delle emozioni con questa
storia,
è una soddisfazione grandissima! E
sono
anche felice di rallegrati la giornata * Altro balletto di gioia *
Figurati,
usa lo spazio delle recensioni come chat quanto vuoi, a me fa solo
piacere
chiacchierare con voi ^^ Inoltre sono davvero lieta di aver seguito il
tuo consiglio,
il manga mi piace molto!
Hope87:
Il
bacio ci stava allora?! Ottimo, mi sono posta mille dubbi prima di
scrivere, ma volevo dare una piccola svolta al rapporto tra Audrey e L,
ovviamente senza esagerare! La vocina di Audrey è sempre
pittoresca.. Sono
contenta vi faccia ridere! Io mi diverto un sacco a farla interagire
con la sua
proprietaria ^^
SPLITkosher:
Grazie
mille carissima, sono contenta che la storia continui a piacerti !!!
^.^
Liar:
Moltissime
grazie anche a te!!! Grazie per tutti i complimenti e non
preoccuparti, sono sempre contenta di sentirti dire che questa ficcy ti
piaccia!
Elluccia:
Addirittura
tra gli scrittori preferiti? Grazie cara, grazie mille *__*
E grazie degli splendidi complimenti! Sono felice che il capitolo ti
sia
piaciuto! L solo al primo bacio? Eh già anche a me sembra
surreale (che figooo
sbaav) ma ho voluto
mettere in risalto
come sia particolare il suo modo di vivere, del tutto estraneo a quello
che per
le altre persone è perfettamente normale. Immaginando
l’adolescenza di L alla
Wammy’s House, non lo vedevo intento a sbaciucchiare le sue
coetanee e anche
una volta cresciuto, quasi sempre alle prese con casi difficili, ho
ipotizzato
non avesse tempo per dedicarsi ad approfondire la conoscenza con
l’altro sesso.
Per questo mi sono inventata l’incontro con Audrey in un suo
periodo di vacanza
(forzata solo per mancanza di casi interessanti, non sia mai.) ^^
ary_tan:
Una
nuova lettrice!!! Yuppieeeeeee!!! Ok, l’attimo di delirio
è finito!
Ti ringrazio moltissimo per la recensione e anche per aver aggiunto
questa
storia tra i preferiti! Spero tanto continuerà a piacerti ^^
Elettra_Black:
Tesoro,
grazieee *_* Era esattamente l’effetto che speravo di
rendere!
Sono molto contenta che anche tu trovi L ben caratterizzato e anche che
ti
piaccia il mio modo di scrivere! Grazie, grazie, grazie!
Ce
l’ho fatta anche
questa volta! ^^ Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro
gusto! Probabilmente
con il Natale alle porte, tarderò un po’ ad
aggiornare (non è detto ma per
sicurezza preferisco avvisare) In ogni caso vi assicurò che
non latiterò a
lungo, al massimo salterò una settimana.. Non odiatemi ma mi
toccheranno
numerose trasferte lontana dal mio computer
ç__ç In ogni caso ne approfitto per augurarvi
Buon Natale e mandarvi un grande
abbraccio! Grazie ancora a tutte quante!!!
Alice