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Autore: Astrea9993    30/03/2015    2 recensioni
Non c'era altra spiegazione: ero finita all'interno della mia stessa fanfiction ed ora non sapevo come uscirne e, a dirla tutta, non sapevo neppure se volessi farlo!
C'era solo un piccolo problema: prima di essere trasportata all'interno del mondo di Harry Potter non avevo avuto il tempo di concludere la mia storia ed ora questa era fuori controllo ed io non sapevo più cosa mi riservasse il futuro...
Ero appena giunta ad Hogwarts, non era ancora trascorso il primo giorno ed io ero già quasi riuscita a rompermi l'osso del collo e a portare James Potter all'altro mondo assieme a me...
Se questi erano i presupposti qualcosa mi diceva che d'ora in poi le mie giornate sarebbero state piuttosto movimentate...
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 16
 
 life has a funny way of helping you out,
when you think everything's gone wrong and everything blows up in your face.
 
 
"Sta bene!" Esclamò Scorpius, la sua voce appariva così distante...
"Sta bene." Ripeté ancora mentre mi afferrava per le spalle e mi scuoteva lievemente.
Inizialmente mi opposi a quella stretta confusa e sopraffatta da tutto ciò che mi circondava e dalle mie stesse emozioni poi, lentamente, scivolai in quell'abbraccio.
"Potter è un eccellente Cercatore e di certo sa volare, quando ha capito che qualcosa non andava nella sua scopa e sceso verso terra. Non è caduto da molto in alto ed è solo svenuto." Continuò Scorpius mentre mi accarezzava dolcemente il capo.
"Va tutto bene." Disse ancora Scorpius.
Era sempre stato così, fin da bambini lui era sempre stato il solo in grado di consolare Melanie, l'unico in grado di vedere la sua fragilità e l'unico in grado calmarla.
Poi era arrivato James...
"Ora dobbiamo portare James in infermeria, Melanie." Disse pacatamente mio cugino, con quella calma e serena decisione che sempre riusciva a rassicurarmi e, fu solo allora che mi resi conto di stringere ancora le mani di James nelle mie.
"Si, l'infermeria." Biascicai ritrovando la lucidità e lasciando, seppur con riluttanza, quelle mani.
Lentamente e sorretta da Scorpius mi rialzai da terra.
Per la prima volta mi ritrovai a guardarmi attorno.
I giocatori di entrambe le squadre erano scesi a terra mentre il resto della famiglia aveva raggiunto il campo come avevamo fatto anche io e Scorpius, assieme a loro gli Scamandro.
Osservai quelle facce attonite e spaventate, sofferenti.
Osservai Lily mentre si stringeva tra le braccia di Albus, gli occhi pieni di lacrime.
Era evidentemente sotto shock ed il fatto che me ne rendessi conto significava che stavo tornando in me.
"Professor Lumacorno, accompagni il signor Potter in infermeria." Tuonò la preside ponendo fine a quel momento di stallo "la partita è annullata." Soggiunse poi.
Per un momento restai immobile, quelle parole che risuonavano nella mia mente. La partita non era stata sospesa, non vi sarebbe stato un altro incontro.
Il campionato si sarebbe davvero concluso così?
O forse Grifondoro si sarebbe ritirato dal torneo?
Scrutai i giocatori avviarsi lentamente verso i rispettivi spogliatoi.
"Vi va davvero bene così?! Volete davvero arrendervi?!" Dissi senza riuscire a frenare il flusso delle parole.
"Non possiamo fare nient'altro." Intervenne Dominique.
"Fermarsi ora corrisponderebbe a rinunciare alla coppa e sapete bene che James non lo permetterebbe mai. Potete decidere di giocare e perdere con dignità totalizzando più punti possibili. Il regolamento del Quidditch prevede che la partita continui anche in assenza dei giocatori infortunati. Giocate e perdete ma non rinunciate alla coppa, fatelo per James. Io gli starò accanto fino alla fine della partita." Conclusi prima di allontanarmi imbarazzata e mi affrettai a seguire James, non lo avrei lasciato da solo neppure per un attimo. 
 
 
 
*****
 
 
 
Per un istante James rimase immobile, gli occhi ancora chiusi.
Sentiva il corpo dolorante come se fosse stato ingoiato e risputato da un Ungaro Spinato oppure come se fosse stato investito da una di quelle schiaccia sassi babbane che tanto affascinavano suo nonno Arthur.
Ancora ad occhi chiusi cercò di ricordare cosa gli fosse accaduto e poi tutto fu chiaro: la partita, la sua scopa fuori controllo e la caduta.
Ricordava vagamente l'odore di Melanie, quel profumo che ben conosceva e amava e che allo stesso tempo non riusciva ad identificare, quella fragranza che era unicamente sua.
Ora che ci pensava maglio non sapeva se quel profumo fosse reale o frutto della sua fantasia, in fin dei conti era appena caduto dalla scopa.
Doveva smetterla di pensare a ciò che era accaduto e contrarsi su dove si trovasse.
A giudicare dalla scomodità del materasso doveva essere in infermeria.
Non era nuovo agli infortuni e quel materasso duro come la pietra era indimenticabile.
Madama Chips doveva aver riparato le inevitabili fratture a colpi di bacchetta e allontanato tutti i suoi rumorosi cugini sostenendo che il paziente aveva bisogno di riposo.
Se non fosse stato per il malocchio fatto alla sua scopa James avrebbe detto che era tutto nella norma, probabilmente gli restava poco tempo prima che Fred piombasse nella stanza trascinando una tazza del water o qualcosa di ancora più strano e potenzialmente pericoloso...
Poi James urtò qualcosa di ingombrante posato al margine del suo letto e, istintivamente, aprì gli occhi.
Quello non era nella norma, il fatto che Melanie Artemis Starlight fosse lì non era nella norma.
Il capo adagiato sul suo letto e gli occhi chiusi come se avesse preso sonno nel vegliarlo.
No, quello non era nella norma, e forse avrebbe dovuto cadere più spesso dalla scopa pensò tra sé e sé mentre osservava la ragazza assopita.
Mel aveva ancora la bacchetta stretta tra le mani e James non si sarebbe di certo stupito nell'apprendere che, per restare lì, aveva finito persino col minacciare Madama Chips.
A dispetto del sonno la stretta sulla bacchetta era forte e decisa mentre la sua espressione era leggermente tesa, la fronte aggrottata.
Per un momento James si chiese se stesse avendo l'ennesimo incubo, ovviamente era stata Dominique a parlargli degli incubi ricorrenti che tormentavano Mel anche durante le vacanze alla Tana, lei non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai fatto nulla che la potesse far apparire fragile.
Delicatamente si piegò su di lei deciso a ridestarla da quel sonno tormentato.
"Avresti dovuto vegliare su di me ed hai finito con l'addormentarti" le sussurrò delicatamente all'orecchio solleticandole volutamente la pelle col proprio respiro. 
Di certo James, nello svegliare Melanie, non si sarebbe aspettato quella reazione.
La ragazza, infatti, sollevò la testa di scatto, come se fosse stata colta in flagrante, per poi sbilanciarsi sulla sedia e cadere all'indietro.
Prontamente James l'afferrò per le braccia ignorando i muscoli ancora doloranti e traendola verso di se.
"C'è mancato poco." commentò nello stringerla al suo petto.
James si sarebbe aspettato che Melanie accampasse qualche scusa, che dicesse che se non fosse stata per la sua irruenza non sarebbe mai caduta ma, quel silenzio, lo spiazzò.
"Ehi, va tutto bene?" Chiese mentre le sollevava delicatamente il mento per poterla guardare meglio negli occhi.
E in quegli occhi chiari e sinceri dove fino ad allora aveva scorto malizia, orgoglio, rabbia, gioia, paura e persino dolore, per la prima volta vide la dolcezza una dolcezza così profonda da attanagliare l'animo e stordire.
In quegli occhi c'era finalmente l'amore che aveva sempre desiderato vedervi.
E James si ritrovò a pensare che Melanie non gli era mai parsa più bella.
Ora, con i capelli scompigliati e gli occhi arrossati dalle lacrime che probabilmente aveva versato per lui era più bella di quando gli sorrideva con malizia o di quando, a dispetto dei consueti modi eleganti e raffinati, finiva per inciampare suoi suoi stessi piedi in modo impacciato e James amava quei momenti perché sapeva che era solo davanti a lui che Mel perdeva la compostezza. In quel momento era più bella di quando volava sulla sua scopa ed era più bella di quando lo sfidava trincerata nel suo orgoglio.
"Io..." mormorò Melanie alla ricerca delle parole giuste.
"Io..." ripeté visibilmente imbarazzata prima di arrendersi alle parole che si rifiutavano categoricamente di uscire dalle sue labbra e, frustrata, si decideva ad agire e posava delicatamente le sue labbra su quelle di James.
Un contatto lieve, quasi impercettibile, il volto imporporato in un moto di pudore che era stato a lei sempre così estraneo.
"Io riesco a vedere solo te e a pensare solo a te." Mormorò impacciata, lo sguardo basso e l'aria imbarazzata. 
Per un momento James restò in silenzio, intento ad assaporare il suono di quelle parole che attendeva ormai da lungo tempo perché lui, che prima d'allora non aveva dato poi molta importanza ai sentimenti, aveva finito con l'innamorarsi di quella ragazza rude e diretta che, per di più, era anche una Serpeverde.
Melanie Artemis Starlight era piombata dal nella sua vita demolendo uno ad uno i suoi preconcetti e sconvolgendo la sua esistenza ed ora, finalmente anche lei lo amava.
"Ce ne hai messo di tempo." Disse James prima di baciarla come mai aveva fatto prima d'allora, riversando in quel bacio l'amore che per lei provava ma anche il desiderio che in tutti quei mesi lo aveva torturato e la frustrazione, la passione che fino ad allora aveva soffocato per impedirsi di spingersi troppo oltre.
Era stata dura soffocare i propri istinti e di certo Melanie non gli aveva reso le cose più semplici ed ora che lei era lì, accanto a lui, ora che nei suoi occhi leggeva lo stesso sentimento che vedeva nei propri, non poteva più trattenersi.
Con delicatezza e nel contempo con fermezza trasse Melanie a se per poi invertire le loro posizioni e sovrastarla.
Per un istante si soffermò a scrutarla: i morbidi boccoli biondi sparsi per il cuscino e un lampo di stupore negli che svaniva subito dopo, soffocato dal languido abbandono. 
Con rapidità James le sfilò la sciarpa.
Pochi giorni prima aveva ritenuto così importante fargliela indossare ed ora, l'ormai inutile capo di vestiario, giaceva a terra.
Poi, dopo essersi liberato di quell'ingombrante indumento, James si dedicò alla camicetta di Melanie.
Avrebbe potuto slacciare i bottoni uno ad uno ma questo avrebbe richiesto troppo tempo e James non era disposto ad aspettare tutto quel tempo.
Con uno strattone fece saltare i bottoni dalle asole, in fin dei conti sarebbe bastato un semplice reparo per rimetterli al loro posto e, in quel momento, la sua priorità non erano certo i bottoni. La sua priorità era quella pelle morbida, pelle da baciare, mordere, assaporare...
"James..." ansimò Melanie "siamo in infermeria..."
Come se in quel momento gli fosse importato qualcosa dell'infermeria o dei suoi muscoli doloranti, come se potesse fermarsi ora, dopo che quell'angelo dell'inferno che era magicamente caduto tra le sue braccia lo aveva torturato per mesi.
"ma davvero?!" le sussurrò prima di prenderle il lobo dell'orecchio tra i denti.
"signorina Starlight! Signor Potter!"
Ovviamente era tutto troppo perfetto perché potesse durare, si disse James mentre un indignata Madama Chips faceva il suo ingresso.
James non sapeva di preciso quanti anni avesse quella donna ciò che era certo era che fosse sopravvissuta a ben due guerre magiche e che anche ora che gli acciacchi della vecchiaia iniziavano a farsi sentire non avesse perso quell'aria altera ed i modi decisi e autoritari.
Madama Chips era una delle poche in grado di mettere in riga suo cugino Fred e, a giudicare dal modo con cui Melanie si era alzata allontanandolo da se con uno spintone poco gentile che aveva rischiato di scaraventarlo giù dal letto, James supponeva che neanche la sua bella Serpeverde fosse immune al potere di quelle occhiate di severo biasimo.
Probabilmente James avrebbe riso se nella foga di andarsene Mel non gli avesse rifilato un pugno nello stomaco ma, nonostante il dolore, non poté fare a meno di sorridere nel vederla varcare la porta come un fulmine, la camicetta ancora aperta e le guance arrossate.
Melanie non gli era mai parla parsa così bella pensò tra se e se.
 
 
 
*****
 
 
 
Lentamente mi lasciai scivolare a terra nel tentativo di calmarmi e di riconquistare il controllo delle mie gambe che mi apparivano dannatamente molli e instabili.
Era la prima volta che mi sentivo in questa maniera, travolta dalle emozioni, incapace di controllarmi e di ragionare lucidamente.
Era strano e spaventoso ma nel contempo eccitante.
Basta.
Dovevo ricompormi al più presto è tornare la solita Melanie e, soprattutto, trovare un modo per chiudere quella dannata camicia, constatai nel rendermi conto delle condizioni in cui vertevo.
"questa me la paghi, Potter!" bofonchiai tra me e me mentre impugnavo la bacchetta e guardavo la porta dell'infermeria ormai chiusa con evidente fastidio.
"Accio bottoni!" esclamai con decisione.
Ovviamente non riuscii ad ottenere alcun risultato utile, la porta dell'infermeria era chiusa e, per quanto ne sapevo, i miei bottoni vi stavano sbattendo contro.
"Dannati bottoni, dannata porta e dannato Potter!" imprecai infastidita, ormai la mia dignità era andata a farsi fottere da un pezzo, tanto valeva che imprecassi.
"Mel che cosa stai facendo?" esclamò una voce alle mie spalle facendomi trasalire.
"io?! Niente! stavo giusto andando via." dissi mentre mi voltavo verso Roxanne ed il resto della famiglia Potter, il mio tono era talmente tranquillo da risultare quasi impertinente.
"oh! A quanto pare James sta meglio!" esclamò Dominique mentre osservava la mia mise che lasciava ben poco all'immaginazione...
Certo, avrei potuto tentare di coprirmi maggiormente ma sarebbe stato inutile, inoltre ero convinta che nulla avrebbe potuto mettermi in imbarazzo a patto che io non glie lo permettessi.
"si, sta bene." acconsentii "la partita?" chiesi di rimando.
"abbiamo perso con dignità." intervenne Fred, apprezzavo gli sforzi che stava facendo per guardare la mia faccia e non le mie tette.
"Grifondoro è ancora in gioco, James ne sarà felice." dissi senza riuscire ad evitare di farmi scappare un sospiro di sollievo.
"sarà meglio che vada." commentai nel constatare che il corridoio stava divenendo fin troppo affollato.
Velocemente mi allontanai diretta verso i sotterranei.
Ero confusa, tutto mi appariva quasi surreale eppure, ne ero certa, ero felice.
Mi ero innamorata.
Era così strano, era la prima volta che mi innamoravo di qualcuno e, dovevo proprio ammetterlo, essere innamorate era bello.
Mentre varcavo la porta della sala comune dovevo avere ancora quello stupido sorriso stampato in faccia.
Avevo sempre odiato le persone che sorridevano senza alcuna ragione apparenta ma, in quel momento non riuscivo ad allontanare quel sorriso ebete dalla mia faccia.
"Cordelia!" esclamai mentre salivo le scale.
Era da quella mattina che non la vedevo, che fosse ancora in Biblioteca?
Mi sembrava impossibile che non sapesse nulla di James e del suo infortunio.
"Nott, ci sei?!" continuai nel chiudere la porta della mia stanza alle mie spalle.
"Cor..." riuscii a mormorare prima che la voce mi morisse in gola...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo che, questa volta, per i miei standard è piuttosto breve.
Come avrete notato per la prima volta la storia, seppure brevemente, viene raccontata dal punto di vista di James.
Spero che questo capitolo, anche se in esso in concreto non avviene molto, vi sia piaciuto e spero di non essere risultata troppo melensa.
 
Ringrazio:
  • NarcissaBlack666, Philofobia e Stella_Potter394 che hanno aggiunto la storia alle preferite.
  • asder e  Stella_Potter394 che l'hanno aggiunta alle seguite.
  • Keira Lestrange che ha recensito lo scorso capitolo.
 
Grazie a tutti!
Astrea

P.S mi scuso per il ritardo, avrei voluto postare il capitolo già ieri ma internet non funzionava.

 
  
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