Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Erin Gaunt    03/04/2015    2 recensioni
Dal testo:
- Ti piace Edward, sul serio? – chiese Christina, sinceramente stupita.
Annuì, sentendo le gote arrossarsi leggermente.
Tris sorrise, scuotendo la testa davanti all’incredulità dell’amica.
- Beh, é un figo – asserì Christina, ripresasi dallo shock.
- Già, un figo che non mi guarda; probabilmente non sa nemmeno che esisto. –
- In compenso qualcun altro non ti toglie gli occhi di dosso – disse la bionda, occhieggiando verso due brandine più in là.
Peter?
No, neanche morta, erano come il diavolo e l’acqua santa.
*
- Sei venuta a vedere come mi ha conciato il tuo ragazzo? – esordì, più tagliente di quanto avrebbe voluto, - Sarai contenta, immagino. –
- Ero venuta a portarti questa, ma per quanto mi riguarda ti ci puoi anche strozzare – ribatté, lanciandogli contro una sacca di ghiaccio compresso.
Peter la rigirò tra le mani, per poi richiamarla: - Aspetta. –
- Che vuoi? –
- Grazie. –
*
- E se ci provassimo? –
- Se ci provassimo? – ripeté, incredulo.
- Sì, a scopo puramente scientifico – precisò.
- E cosa vorresti dimostrare? –
- Che tra me e te non c’è nessunissima attrazione, ovviamente. –
Già, ovviamente, pensò amaramente Peter.
[Peter/OC/Edward; accenni di: Will/Christina, Four/Tris ed Eric/Fiamma]
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward, Nuovo personaggio, Peter, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3

 

 

 

 

 

Un rumore sordo e metallico la strappò da un sogno particolarmente vivido, o forse avrebbe fatto meglio a dire incubo, in cui entrava in sala mensa e tutti ridevano di lei. Aprì gli occhi controvoglia, soffocando uno sbadiglio, e trovò Quattro intento a far tintinnare un oggetto non meglio identificato contro uno dei tubi che distribuivano acqua all’interno del quartier generale.

- Avete cinque minuti per arrivare in sala allenamenti – annunciò quando tutti si furono svegliati.

Recuperò gli scarponi e li infilò controvoglia. Doveva essere l’alba o giù di lì … orari a dir poco assurdi per lei che solitamente dormiva fino a che sua madre non la strappava dal letto per andare a scuola.

Seguì Tris e Christina fuori dalla camerata, camminando intontita, finchè non andò a sbattere contro un petto solido e compatto. Alzò gli occhi, avvampando. Di tante persone era proprio l’unica in cui sperava davvero di non imbattersi: Edward.

- Ehy, terremoto, tutto okay? – le chiese, sorridendo.

Non sembrava affatto consapevole di essere lui il motivo per cui era fuggita la sera precedente.

- Sì, sono tutta intera – assicurò.

Edward scosse la testa, improvvisamente serio, - Mi riferivo a ieri. Sei scappata via dopo che Peter ha fatto quel commento. È un idiota, non dovresti dar retta alle sue prese in giro. –

Annuì.

- Lo so, non gli ho dato peso, ma preferivo uscire prima di spaccargli la faccia – ammise.

Non era poi così lontana dalla verità; aveva davvero provato l’impulso di tirare un bel pugno su quella faccia da schiaffi.

Tris e Christina le si accostarono, prendendola ciascuna per un braccio ed esortandola ad accelerare il passo.

Raggiunsero la palestra giusto in tempo, sistemandosi a semicerchio intorno a Quattro.

Riley lanciò un’occhiata intorno a sé, ma non vide Fiamma da nessuna parte.

Poi, poco prima che l’istruttore cominciasse il suo discorso, l’Intrepida apparve. Aveva le lunghe onde corvine scompigliate e leggermente umide, come se fosse appena uscita dalla doccia, e il volto struccato appariva più giovane rispetto al giorno precedente. Dietro di lei veniva Eric, composto come se fosse sveglio da ore; solo l’espressione vagamente assonnata lasciava intendere che anche lui aveva avuto un risveglio brusco.

- Scusa, Quattro, avete già cominciato? – chiese, ravviandosi un’onda e rivolgendo all’amico un sorrisetto candido e innocente.

- Ti hanno tirata fuori dalla doccia, per caso? – ribattè lui, sorridendo con lieve malizia.

Fiamma si esibì in un sorrisetto malizioso e insieme soddisfatto.

- Più o meno. –

- Facciamo salotto o cominciamo? – li interruppe Eric, appoggiandosi con la schiena contro il muro e incrociando le braccia al petto.

Se il linguaggio corporale denotava l’atteggiamento di una persona, allora il Capofazione era appena entrato in modalità “freddo pezzo di ghiaccio”.

Quattro si schiarì la voce, tornando a voltarsi verso gli iniziati. – Il vostro addestramento si comporrà di tre moduli; i primi due sono di tipo fisico, il terzo mentale. Verrete portati in tutti e tre i casi fino al punto di rottura. Verrete addestrati separatamente dagli interni, ma la classifica sarà unica. Al termine di ogni modulo due di voi verranno eliminati. –

A quelle parole un lieve mormorio si diffuse tra loro.

Riley alzò una mano, chiedendo il permesso di parlare.

- Sì? – la incoraggiò Fiamma.

- Quindi ci saranno sei eliminazioni? –

- Quattro tra di voi e quattro tra gli interni. Al termine del terzo modulo solo i primi dieci della classifica finale diventeranno membri effettivi – chiarì.

Molly diede voce ai pensieri di tutti loro. – Che cosa?! –

- E gli altri che fine faranno? – chiese nello stesso momento Al.

- A casa non potete tornare, quindi diventerete Esclusi – ribattè Eric. Dal modo in cui lo guardava si capiva quanto ritenesse stupida la domanda.

- Ma nessuno ce l’ha detto. Avreste dovuto informarci di questa nuova regola – protestò Christina.

Riley capì che aveva detto la cosa più sbagliata che potesse dire nel momento in cui gli occhi d’acciaio del Capofazione la fulminarono con un’occhiataccia.

- Perché, non ci avresti scelto se l’avessi saputo? Se siete dei veri Intrepidi non v’importerà di fallire. Voi avete scelto noi, adesso noi scegliamo voi – concluse glaciale.

Poi armeggiò con una cartellina che portava sottobraccio e scorse la lista dei nomi con la fronte aggrottata.

- Vediamo un po’ che sapete fare. Prima a saltare e ultima a saltare, sul ring. –

Molly era un bestione di ragazza e, a confronto con Tris, sembrava ancora più imponente. Riley strinse piano la spalla dell’amica, attirandone l’attenzione.

- Buona fortuna, Tris. –

L’ex Abnegante annuì e s’incamminò con passo incerto verso il ring su cui si era già sistemata la sua sfidante.

- Prima che faccia notte, Rigida – borbottò Eric, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Fiamma.

- Fino a quando combattiamo? –

- Finché una di voi non va ko o si arrende. –

Eric scosse la testa. – Quelle erano le vecchie regole, Quattro. In base alle nuove, nessuno si arrende. –

Nessuno poteva arrendersi?

Stava davvero dicendo che avrebbero dovuto continuare a infierire contro il loro sfidante finchè uno dei due non avesse perso i sensi? Ma dove accidenti era andata a finire?

Le sue perplessità, tuttavia, vennero scacciate dalla voce di Eric che dava inizio al combattimento: - Forza, cominciate. –

Si concentrò sullo scontro, sforzandosi di esaminare con attenzione ogni mossa che compivano le due ragazze. A tutte le ginnaste veniva insegnato, fin dai primi giorni, a non perdere di vista il minimo dettaglio quando veniva eseguito un esercizio. Un combattimento poteva facilmente essere esaminato con la stessa freddezza se si escludevano i sentimenti.

Notò che Tris era veloce mentre Molly si muoveva in modo lento e macchinoso; tuttavia la bionda era un esile giunco paragonata a quella montagna di carne. Tris tentò un primo, timido, affondo. Molly lo schivò, le bloccò il braccio e le assestò un pugno sul volto, centrandola in pieno sullo zigomo destro.

Un gemito sofferente abbandonò le labbra sottili di Tris prima che tentasse un nuovo assalto. Anche questo non andò a segno e venne ricompensato da una poderosa ginocchiata che le mozzò il respiro.

Tris cadde indietro come una bambola inerte e Quattro mise immediatamente fine allo scontro.

Fiamma la tirò su come se non pesasse nulla, sorreggendola e scortandola verso la panchina più vicina.

La vide porgerle una sacca di ghiaccio compresso e una bottiglietta d’acqua mentre le raccomandava di restare ferma e tranquilla fino alla fine degli scontri.

- Penoso – stabilì Eric, annotando un punteggio sulla cartellina, - Riley e Myra, tocca a voi. –

Myra appariva ancora più delicata di Tris e assolutamente impaurita. Si chiese se avesse scelto gli Intrepidi solo perché voleva rimanere accanto a Edward. In tal caso aveva commesso un errore madornale: non sarebbe mai riuscita a passare il primo modulo, era evidente.

Si sistemarono sul ring e attesero che Eric desse loro l’inizio. Le girò attorno, esaminandola come avrebbe fatto con un’atleta rivale, e mosse la gamba in un rapido calcio rotante che la colpì a un fianco.

Myra boccheggiò, il bel viso trasfigurato in una maschera di dolore.

E dire che non aveva neanche colpito con forza.

Un lieve pugno sullo zigomo la mandò ko.

- Patetico. Qualcuno me la tolga da davanti. –

Riley si chinò a prenderla per mano, sollevandola senza sforzo. Ne osservò gli occhi nocciola, rivolgendole un sorriso di scusa. – Non volevo farti male. –

- Non é colpa tua, non avevo mai fatto a botte prima d’ora – replicò l’Erudita.

Si trattenne dal dirle che era evidente. Insomma, perché non era rimasta immersa nei suoi libri oppure si era trasferita nella beatitudine dei Pacifici?

Gli scontri proseguirono vedendo affrontarsi Peter e Will, Al ed Edward ed infine Christina e Drew.

Fiamma armeggiò con un telecomando che fece apparire la classifica provvisoria sulla schermata luminosa nell’angolo. – Avvicinatevi. Qui troverete la classifica costantemente aggiornata. Se vi trovate sotto la linea rossa alla fine del modulo siete fuori. –

Riley fece scorrere lo sguardo sulla lista di nomi. Ai primi posti c’erano Edward e Peter, poi lei e Christina, Molly, Will, Al, Tris, Drew e Myra.

Non era niente male per essere solo il primo giorno, ma sapeva che i combattimenti a seguire non sarebbero stati neanche lontanamente facili come quelli. Edward e Peter erano vere e proprie macchine da guerra e anche Will e Al se la cavavano piuttosto bene. Senza contare poi tutti gli interni che facevano a botte da quando avevano imparato a camminare. Conquistare un posto nella Fazione non sarebbe stata una cosa semplice, ma era determinata a  riuscirci.

- Adesso sparite, ne ho abbastanza di voi per un solo giorno. Ci vediamo domani alla stessa ora, e spero davvero di vedere qualcosa di meno ridicolo. –

Mentre uscivano dalla palestra, mormorò: - Certo che é proprio mister simpatia. –

- È il più giovane Capofazione che gli Intrepidi abbiano avuto da anni. Anche io al suo posto me la tirerei – ribattè Will, massaggiandosi la mandibola con aria sofferente.

- Dovresti metterci del ghiaccio – gli fece notare Christina, premurosa.

Riley ghignò. A quanto pareva la sua amica era piuttosto interessata a quel tipo. L’aveva già intuito quando l’aveva vista serrare le labbra con forza durante il suo combattimento con Peter, ma adesso ne aveva la conferma.

- Ucciderei per una doccia – sospirò, non appena entrarono in camerata.

- Ah sì? Beh, se vuoi compagnia devi solo chiedere – rise Peter.

- Lo stesso vale per te. Se vuoi un occhio nero, chiedi e sarai accontentato. –

Recuperò un cambio e un telo, incamminandosi verso i bagni. Christina e Tris si sistemarono all’ingresso delle docce per impedire a chiunque di sesso maschile di venire a curiosare.

Lasciò scorrere l’acqua finchè non divenne calda e chiuse gli occhi sotto il getto. La cosa positiva era che i tubi che conducevano l’acqua erano riscaldati e perlomeno nessuno sarebbe mai stato costretto a una doccia gelida. Mentre sentiva l’acqua correrle lungo il corpo, emise un sospiro rilassato. Sembrava che oltre al sudore anche lo stress stesse scivolando via.

Riemerse in una nuvola di vapore,  indossando i vestiti puliti e stringendo la chioma rossa in uno chignon alto e sbarazzino.

Diede il cambio a Tris e attese pazientemente che entrambe le amiche finissero di lavarsi e cambiarsi.

Poi, mentre erano sdraiate sulle rispettive brandine, venne colta da un lampo d’ispirazione. Saltò su come un grillo, euforica.

- Ho un’idea. Perché non ci andiamo a fare un tatuaggio? –

Christina annuì all’istante, raggiante.

- Ci sto – approvò Tris.

Al e Will, seduti poco distanti, si voltarono verso di loro.

- Volete compagnia? – chiese l’ex Erudito. La domanda era apparentemente rivolta a tutte, ma i suoi occhi guardavano solo Christina.

- Certo. Dove mi consigli di farlo? – chiese, sorridendogli in un misto di innocenza mista a malizia.

Will percorse il suo corpo con lo sguardo, soffermandosi leggermente in corrispondenza della curva dei fianchi e di quella del seno. Poi tornò a guardarla in volto. – Ovunque preferisci. –

Riley diede di gomito a Tris, roteando gli occhi.

- Sono carini – le sussurrò lei in risposta.

- Sono vomitevoli – la corresse.

Così, lasciando che  Will e Christina li precedessero per dar loro un po’ di privacy, si incamminarono verso il Pozzo.

Trovare il negozio di Tori fu facile dal momento che era il più affollato.

Sulla soglia stava Fiamma, una benda a coprirle il nuovo tatuaggio, appoggiata come se niente fosse contro il corpo statuario di un Intrepido. Osservandolo con attenzione, scoprì di averlo già visto. Erano passati tre anni dall’ultima volta, ma il figlio di Jack Kang non era mai stato uno che passava inosservato. Lei poi l’aveva visto spesso in casa sua, visto che i suoi fratelli maggiori erano stati suoi amici durante la scuola.

- Primo tatuaggio? – chiese proprio quest’ultimo, sorridendo in modo rilassato e amichevole.

- Già. Richard Kang, giusto? –

Annuì, storcendo le labbra sottili in un’espressione di comico disgusto.

- Qui sono solo il Capofazione Richard, niente cognomi né parentele scomode. –

Poi la osservò con più attenzione, socchiudendo gli occhi scuri, - La piccola furia rossa? Riley Iron? –

- Già, anche se non sono più tanto piccola. –

- Sì, lo vedo. –

Si sforzò di non arrossire, ma davanti a quel sorriso sghembo e insolente era una battaglia persa in partenza.

Fiamma gli diede una spallata amichevole. Avevano un atteggiamento molto rilassato e questo la indusse a pensare che anche l’Intrepida provenisse dalla loro Fazione.

- Forza, Casanova, Eric ci aspetta. –

- Già e nessuno vuole far aspettare più di tanto il tuo inquietante ragazzo – convenne. Le passò accanto, scompigliandole i capelli, - Ci vediamo in giro, piccoletta. –

Rimase ferma dov’era, osservandolo allontanarsi. Rivederlo le aveva causato una fitta acuta di nostalgia perché per un attimo aveva pensato che voltandosi avrebbe finito con il vedere i suoi fratelli poco distanti da lì.

Tris la scrutò con attenzione, percependo il suo disagio.

- Che ti succede? –

Scosse la testa. – Nulla; é una cosa stupida ma per un attimo ho pensato di trovarmi ancora tra i Candidi e di essere circondata dai miei fratelli. –

- Non é stupido. Sai, anche io spesso ripenso alla mia famiglia. –

Già, ricordò, suo fratello aveva scelto gli Eruditi.

Scacciò la malinconia. Non poteva permettersi di crollare, non lì né mentre affrontava la prima fase dell’iniziazione. Li avrebbe rivisti durante la giornata delle visite, poco ma sicuro.

- Forza, andiamo a fare questo tatuaggio. –

Entrarono nello studio proprio mentre Christina mostrava a Tori il tatuaggio che aveva scelto e si accomodava sulla poltroncina. L’Intrepida alzò lo sguardo dalla sua postazione e sorrise loro.

- Avete già stretto amicizia, eh? Bene, l’iniziazione é dura e avere delle persone su cui contare vi aiuterà ad affrontarla. –

Poi tornò taciturna e cominciò a concentrarsi sul suo lavoro.

Riley passeggiò tra i disegni esposti, osservandoli con attenzione e cercando di trovare il più adatto. C’erano tribali, maori, strani animali stilizzati e i simboli delle Fazioni. Però non c’era nulla che la attirasse particolarmente.

Tris le mostrò il disegno che aveva scelto: tre cornacchie.

Non ne capì il significato, ma era evidente che per lei fosse molto profondo e personale, perciò decise di non indagare.

- Tu cosa hai scelto? –

- Credo che farò una frase, una cosa che mi ripeteva spesso mio padre. Penso di farmela tatuare qui – rispose, indicando la scapola destra.

Quello che non ti uccide ti rende forte. Quello che non ti uccide ti rende una combattente.

Decise che quello sarebbe diventato il suo mantra personale. Lo trovava adatto agli Intrepidi e alla vita che conducevano.

Tori terminò di tatuarli tutti poco prima dell’ora di cena così decisero di non tornare in camerata ma di fare una passeggiata tra i negozi gestiti dai membri ufficiali della Fazione. Christina voleva un top nuovo e lei aveva visto in una vetrina un abito incredibile. Per giunta era verde, il suo colore preferito, e tra i Candidi non avrebbe mai potuto indossare una cosa tanto sgargiante e seducente.

- Devi almeno provarlo – stabilì Chris, irremovibile.

Alla fine, praticamente trascinata dentro al camerino dalle amiche, si ritrovò con quel vestito striminzito addosso.

Uscì, facendo una piroetta per permettere loro di osservarne ogni angolazione.

- Stupenda – decretò Tris, mentre anche la commessa annuiva con convinzione.

- Non é un po’ troppo? –

- Non essere ridicola. È perfetto e sembra fatto apposta per te. –

Si osservò allo specchio, pensierosa.

Il riflesso che le veniva restituito era quello di una giovane donna seducente e sicura di sé. Non appariva pallida come le succedeva quando indossava la tenuta nera, anzi si sposava alla perfezione con i suoi capelli rossi e gli occhi verde bosco.

- D’accordo, lo prendo – decise.

Uscirono dal negozio in un gruppo compatto, raggiungendo la sala mensa giusto in tempo per assistere a un siparietto tra un iniziato interno e quello che doveva essere suo fratello maggiore. Entrambi avevano la carnagione scura e un volto affascinante; forse, a suo personale giudizio, il più piccolo era leggermente più attraente.

- E dai, Zeke, non combineremo casini – promise, sfoderando uno sguardo da cucciolo supplichevole.

- No, Uriah. Tu e questi marmocchi siete incontrollabili e questa é una festa riservata a poche persone. –

- Una volta eri divertente, Ezekiel, adesso invece sembri un vecchietto. –

- Io sono sempre divertente. –

- No, sei n – o – i – o – s – o – scandì.

- Ci rinuncio -, sospirò, - Chiedi direttamente al festeggiato. –

Come se non avesse aspettato altro che quel momento, Uriah si voltò con un movimento fluido e fronteggiò Richard.

- Allora, Rich, possiamo? – accompagnò il tutto con un sorrisetto speranzoso.

Richard alzò gli occhi al cielo, divertito, - D’accordo, ma cercate di non combinare troppi danni o Max esigerà la testa di tutti i presenti. –

Poi si voltò verso di loro, afferrando Riley per un braccio e impedendole di entrare in mensa. – Piccoletta, spero che tu e le tue amiche abbiate dei vestiti adatti perché questa sera siete invitate alla festa più spettacolare dell’ultimo millennio. –

Già, il suo compleanno, se n’era completamente dimenticata.

- Abbiamo appena fatto shopping, quindi direi che siamo più che pronte. –

Venne ricompensata da un sorriso solare.

Dopotutto una festa era proprio quello che ci voleva per distrarla da quella strana malinconia che l’attanagliava.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Il concetto di festa che avevano gli Intrepidi era alquanto differente da quello di tutte le altre Fazioni. Riley lo capì non appena ebbe messo piede sul tetto. Gli invitati erano circa una cinquantina, non esattamente il numero che lei intendeva con “poche persone”, e una quindicina di questi erano iniziati. L’età oscillava approssimativamente tra i sedici e i ventun’anni. Persino Quattro, che non era certo l’anima della festa, era presente e se ne stava seduto sul cornicione insieme a Zeke e a un paio di altri Intrepidi. Richard teneva banco vicino al mini bar con un drappello di Intrepide che sembravano mangiarselo con gli occhi.

Gli iniziati interni se ne stavano vicino a un paio d’Intrepide, che avevano chiaramente una relazione visto che erano spalmate l’una addosso all’altra, e il Capofazione Reaper stava armeggiando con l’impianto stereo con l’aiuto di un paio di altri ragazzi.

- Ehy, ci siete anche voi. –

Fiamma, stretta in un mini abito color zaffiro che le stava d’incanto, ancheggiò sui tacchi alti fino a loro e rivolse un cenno di saluto a tutti i presenti.

- Già, Richard ha esteso l’invito a tutti i trasfazione, anche se non possiamo fare troppo tardi visto che domani abbiamo gli allenamenti – concluse con un sospiro rassegnato.

- Oh, io me la prenderei comoda se fossi in voi – rise, accennando a Quattro.

Effettivamente, ora che ci faceva caso, l’istruttore sembrava decisamente brillo. E dire che non erano ancora neanche le dieci.

- Ehy, Tris – esclamò proprio quest’ultimo, saltando giù dal cornicione e incamminandosi verso di loro.

Tris si fece avanti, evidentemente sorpresa.

- Quattro. –

- Non sapevo che ci saresti stata anche tu. –

- Già … Richard ci ha invitati – spiegò, giocherellando con una ciocca bionda.

Riley l’aveva osservata abbastanza da sapere che compiva quel gesto solo quando era nervosa. Che fosse la vicinanza e l’inaspettato interesse di Quattro a farla sentire in quel modo?

- Sei carina, Tris. –

Quattro si era chinato a sussurrarglielo all’orecchio, ma Riley era abbastanza vicina da sentirlo lo stesso.

Ah, adesso si che ne avrebbero viste delle belle.

Tris la sorprese non arrossendo. Eppure avrebbe detto che era una di quelle ragazze che si imbarazzavano davanti alla dichiarazione di un ragazzo.

- E tu sei ubriaco, Quattro – rise in risposta.

L’istruttore si accigliò, poi rise a sua volta, - Sì, forse un po’. –

- Allora fammi un favore, stai alla larga dal cornicione – concluse, sorridendogli e poi voltandosi in una sventagliata di lisci e lunghi capelli.

- Agli ordini – le gridò dietro.

Trovarono un angolo tranquillo in cui sistemarsi e Will, sorridendo con un pizzico d’imbarazzo, chiese a Christina se aveva voglia di ballare con lui. Ottenuta una risposta affermativa, sorrise soddisfatto e la prese per mano, trascinandola in mezzo alla pista.

Al annunciò che andava a fare quattro chiacchiere con Uriah e gli altri interni, così lei e Tris si ritrovarono da sole, circondate da perfetti sconosciuti.

- Ci buttiamo nella mischia? – propose.

- D’accordo. –

Si fecero largo fino a un punto un po’ meno affollato. La canzone che in quel momento pompavano le casse era ricca di bassi e forniva un sound cupo e tenebroso, proprio il genere che preferiva. Chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo perdesse ogni inibizione e cominciasse a muoversi a tempo. Li riaprì solo per vedere Tris che cercava d’imitarla … in modo piuttosto maldestro tra l’altro.

Le posò una mano alla base della schiena, attirandola contro di sé finchè i loro corpi non furono quasi uniti.

- Ti faccio vedere come si fa, rilassati – le ordinò.

I primi secondi furono imbarazzanti, perché Tris rimaneva rigida come un pezzo di legno nella sua stretta, ma quando cominciò a sciogliersi fu tutta un’altra cosa. Sembravano in simbiosi, muovendosi leggiadre e sensuali mentre cavalcavano le note.

Un coro di fischi provenienti dal gruppo d’Intrepidi che stavano vicini alle casse le raggiunse, manifestando il loro apprezzamento per quella vista.

Risero, allontanandosi e avvicinandosi sempre più rapidamente. Ormai avevano trovato il giusto ritmo e la danza era diventata divertimento allo stato puro.

Si separarono quando il gruppo si avvicinò, ballando in cerchio attorno a loro, e uno dei ragazzi le posò le mani sui fianchi, attirandola a sé.

Aveva i capelli tagliati molto corti, la qual cosa rendeva impossibile capirne con esattezza il colore, e gli occhi di un blu abbagliante. Sorrideva sfrontato e sembrava fin troppo sicuro di sé e del suo fascino. Stimò che doveva essere coetaneo di Reaper, perciò se non li aveva già era sicuramente in procinto di compiere i ventun’anni. Decisamente troppo grande per lei.

- Sono Ross – si presentò, chinandosi maggiormente su di lei per sovrastare la musica.

- Riley. –

- Trasfazione? –

Annuì.

- Ti va se ci spostiamo in un posto un po’ più tranquillo? Qui c’è troppo casino – aggiunse.

Riley inarcò un sopracciglio, beffarda.

Il fatto che avesse sedici anni gli faceva pensare che non capisse il significato di quella richiesta? Illuso.

- Veramente sono con la mia amica -, accennò a Tris poco distante che era stata raggiunta da Al, - Perciò devo rimanere con lei. –

Ross le rivolse un sorriso accattivante: - Sono sicuro che non se la prenderebbe se la lasciassi sola per un po’. –

- Io invece non ci giurerei. –

- Non riesco proprio a convincerti, eh? Ti assicuro che non sono un cattivo ragazzo. –

Il fatto stesso che stesse insistendo così tanto implicava che non era affatto un bravo e dolce ragazzo come stava provando a farle credere.

Conosceva il tipo: una notte di sesso e poi arrivederci e grazie.

- Ah, sei qui, ti stavo cercando. –

Edward la raggiunse, passandole un braccio intorno alla vita e attirandola a sé. Fu un gesto molto possessivo così come l’occhiata con cui fulminò Ross non aveva nulla di amichevole.

Riley, reggendogli il gioco, posò la testa sulla sua spalla e aderì maggiormente a lui.

- Stavamo facendo due chiacchiere. –

- Già, ma adesso immagino vogliate restare da soli – aggiunse in fretta Ross, alzando le mani in segno di resa.

- Sì, infatti – confermò Edward, glaciale.

Quando Ross fu abbastanza lontano, Riley si separò da lui controvoglia e gli sorrise. – Grazie per il tuo aiuto, ma avevo tutto sotto controllo. –

- Ne dubito, ti stava troppo addosso. –

Gli importava che un ragazzo le stesse troppo addosso? Perché, era semplice cavalleria oppure un pizzico di gelosia?

- Potevo cavarmela da sola, ma grazie. Myra? –

- È tornata in camerata insieme a Molly, era stanca. –

- Quindi é questo che fai quando la tua ragazza non c’è: salvi donzelle in difficoltà? – ironizzò.

- Già, hai scoperto il mio segreto -, rise, - Comunque mi piace il tuo vestito, terremoto. –

- Grazie. –

Dannazione, doveva proprio cambiare parola oppure gli sarebbe sembrata una cretina incapace di spiccicare parole che non fossero ringraziamenti.

La musica cambiò, giungendole in aiuto.

Riconobbe l’attacco all’istante. Era stata la sua personale colonna sonora per l’estate precedente, l’ultima che aveva trascorso con la sua famiglia.

- Oh, questa canzone. –

- Che c’è, non ti piace? –

- La amo. Mi fa venire voglia di ballare. –

Edward sorrise. – Dovresti farlo. –

- No, fidati. –

- Perché, sei una pessima ballerina? –

Scoppiò a ridere. No, non era decisamente quello il problema.

- No, sono una ballerina eccezionale, ma se mi vedessi ballare poi ti metteresti a seguirmi ovunque come un cagnolino. Sarebbe imbarazzante per entrambi. –

Diciamo che più che imbarazzante sarebbe un problema spiegare a Myra perché ti sei strusciata addosso al suo ragazzo mentre lei era in camerata a riposarsi.

Già, anche quello era vero.

- Penso che correrò il rischio. –

Scosse la testa.

Stava cercando di fare la cosa giusta, ma Edward non l’aiutava affatto.

- Non penso sia il caso. Credo che dovresti andare dalla tua ragazza. –

Le rivolse uno sguardo deluso, ma annuì. – Già, forse hai ragione. –

Sì, aveva ragione ed era una perfetta cretina, pensò mentre lo osservava allontanarsi e rientrare nel quartier generale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento. Spero che questo capitolo (chilometrale) vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Erin Gaunt