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Autore: vale93    12/04/2015    4 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 17
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Il rumore dell'acqua del lavandino echeggiò fra le pareti del bagno, scandendo i minuti che passavano con l'infrangersi delle gocce sul lavello.
Hermione ci si era rifugiata appena uscita dai sotterranei, correndo a nascondersi nel primo posto che aveva trovato. Gli specchi, attaccati lungo le pareti sopra i lavandini, l'avevano per un momento ingannata, portandola a pensare che quello che le aveva dato non fosse polisucco. La ragazza di cui aveva ingerito il capello, Astoria Greengrass, le era incredibilmente simile. Per un istante aveva creduto di vedere riflessa se stessa, con dei capelli appena più chiari, e appena più corti; poi aveva avvicinato il viso allo specchio e aveva scorto degli occhi diversi, di un verde chiaro come la giada, e due labbra più piene e scure. All'infuori di quei due dettagli, avrebbe tranquillamente potuto essere sua sorella minore. Chissà se lo aveva fatto apposta.
Strinse le braccia attorno alle ginocchia, chiusa in uno dei cubicoli vuoti. Quanto ci avrebbe messo a tornare normale? L'ora della cena era vicina e aveva bisogno di calmarsi, prima di raggiungere gli amici. Risentì il brivido gelido scuoterle le spalle quando lui l'aveva avvicinata, sfiorandole la pelle con il pollice. Scacciò quel pensiero.
In quel momento fuori dalla porta delle voci si avvicinarono all'entrata, lungo i corridoi. Le sentì farsi prossime insieme a dei passi, probabilmente da uno degli uffici antistanti.
-Signor Gazza- sentì dire. Era la voce di Silente. -Che cosa le è successo?-
-Signore!- il custode sembrava trovarsi poco più avanti, lungo lo stesso corridoio. Hermione lo sentì zoppicare fino a lì. -Un furfante del terzo anno, signore, un individuo della peggior specie.-
Il preside soffocò una risata sotto ai baffi.
-Se solo mi concedesse punizioni più efficaci.. gli alunni ci penserebbero due volte prima di combinare guai alle mie spalle!-
-Più efficaci lei dice?- fece l'uomo con pacata sorpresa, -Non si riferirà a quelle camere di tortura medievali? Ne abbiamo già parlato.-
-Più grave la pena meno frequenti le inosservanze.-
Silente non rispose. Hermione, dentro al gabinetto, drizzò le orecchie. Sperava che a nessuno dei due venisse in mente di entrare, trovandola lì. Era un bagno maschile, e quello non sembrava proprio il momento migliore per venir colta a infrangere una regola tanto basilare. Senza contare che il polisucco avrebbe potuto cessare il proprio effetto da un momento all'altro e allora si sarebbe trovata a dover spiegare molte più cose e molto più gravi di un semplice sbaglio di toilette.
-Signor Gazza- riprese il preside in tono grave. -Ricorda quella faccenda di cui le ho parlato non molti giorni addietro, nel mio ufficio?-
Hermione sentì Gazza trasalire, e farsi ancora più male alla gamba. -La ricordo, signore.-
-Ebbene.. Ci sono novità?-
-Non ho trovato nulla. Nulla in possesso di elfi, alunni nè insegnanti. Ho cercato anche negli uffici.-
-Beh- fece l'altro contrariato
-Ma non può essere svanita nel nulla!-
-No certo...- Gazza si interruppe. Hermione ipotizzò che dovesse sentirsi a disagio. Silente sapeva come mettere a soggezione chiunque fosse senza rivelarsi imperioso.
-Allora continuerà a cercare-
-Naturalmente- si affrettò a rispondere, -esaminerò ogni angolo. Ogni nascondiglio!-
Il preside annuì, lisciandosi la barba.
-A proposito di questo- aggiunse il custode. A Hermione sembrò di cogliere una nota di eccitazione nella voce, come se sperasse di rifarsi dell'inadempienza con qualcosa di importante. -Ho scovato qualcuno a girare di notte, giorni fa. Erano al terzo piano, e almeno in due.-
Trasalì, sentendo la gola chiudersi di colpo.
-Davvero?- fece Silente spalancando i grandi occhi azzurri.
Gazza annuì animosamente. -Proprio così, studenti fuori dai dormitori.-
-E chi erano?- chiese incuriosito.
Hermione lo sentì esitare. -Io.. non sono riuscito a vederli-
-Come sarebbe a dire?-
-Mi sono sfuggiti. Erano invisibili, ma li ho sentiti, ho sentito i passi che correvano quando Mrs.. la mia gatta mi ha chiamato.-
-E come fa a dire che erano studenti?-
-So riconoscere il suono di due piedi giovani e colpevoli quando ne sento uno- affermò il vecchio compiaciuto.
Silente rimase in silenzio. Hermione, da dentro il bagno, aspettò che dicesse qualcosa. Il cuore le martellava dentro al petto con forza inaudita e quasi aveva paura che potessero udirlo.
-Se dovesse ripetersi, non esiti a chiamarmi- disse soltanto in tono tranquillo. Trattenne il fiato, aspettandosi qualcos'altro. Ma il preside si allontanò dalla soglia e Gazza lo imitò, trascinando la sua gamba difettosa lungo il corridoio.
Rimase in ascolto finchè non li sentì sparire sulle scale, abbandonando il piano. Lentamente, scostò la porta del cubicolo dalla parete, e la spinse ad aprirsi con due dita. Il locale era vuoto.
Si alzò in piedi, avvicinandosi agli specchi lucidi sopra i lavelli. I capelli avevano iniziato a scurirsi, così come le ciocche ad allungarsi e le labbra a ridisegnarsi. Per ultimi, gli occhi di giada tornarono del loro abituale colore nocciola, caldi. Restò immobile per un periodo interminabile, fissando le proprie pupille senza in realtà vederle. Poi uscì.
A cena cercò di dar mostra di un atteggiamento tranquillo, tentando in tutti i modi di agire in maniera pacata e abituale. Ma la conversazione appena udi
ta, e ancor peggio la situazione appena vissuta in camera di Malfoy, le impedivano di rilassarsi, continuando a mandarle scariche di nervosismo. Spezzoni di frasi risalenti all'ora passata e rapidi flash visivi si rimescolavano nella sua testa come biglie in una teca di vetro, senza però trovare mai un'ordinata successione.
-A che pensi?- la voce di Luna si infilò in quel caos primordiale, tirandola bruscamente fuori.
Si girò stupefatta, non si era accorta che fosse lì.
-Nulla.. nulla di che.-
-Non dire bugie. Sembri così assorta.-
Hermione girò la testa dall'altra parte, ignorando l'osservazione.
-Non sei costretta a dirlo- fece la bionda con un'alzata di spalle.
Si voltò a mostrarle un sorriso e si servì il secondo nel piatto.
In quel momento Harry e Ron cominciarono ad agitarsi sulla panca, dall'altra parte del tavolo.
-Non essere ridicolo- stava dicendo il rosso -Figurati se si mette a fare cose del genere, quell'idiota!-
-Ti dico che l'ho visto, l'ho visto.-
-Chi?- chiese intromettendosi.
I due la guardarono.
-Oh, una cavolata-
-Non lo è affatto- ribattè il moro inalberandosi.
-Harry è convinto che Malfoy ne stia combinando una. E' in fissa con quest'idea da quando ha saltato l'ultima partita.-
-Non per quello- si irritò. -Non è questo il punto. Ha saltato diverse lezioni negli ultimi tempi, lo avete notato? Cos'ha, una malattia rara? Ma, cosa più importante, l'ho visto salire fino al nostro piano una volta. E' stato pochi giorni fa.-
A Hermione cadde la forchetta sul piatto, provocando un fracasso improvviso. Luna si girò a guardarla sconvolta.
-Scusate- disse svelta. Si affrettò tremante a riprenderla in mano. -Harry.. non ti sembra ridicolo? Che cosa poteva farci lì?-
Ginny, di fronte a lei, la fissò intensamente.
-E' quello che mi chiedo!- rispose il ragazzo -Che ci faceva? E cosa non ci faceva a lezione nell'ultimo mese?-
-Si può sapere che cosa hai in mente?- riprese il rosso guardandolo esasperato -Avrà i suoi motivi per non venire, ho sempre pensato che fosse un nullafacente. Tutti quei soldi, tutte quelle arie da gran signore... Grazie al paparino ha tutto quello che gli serve, perchè dovrebbe sprecarsi a studiare? Mi stupisce addirittura che abbiano deciso di mandarlo a scuola come tutti gli altri!-
-Ha ragione- fece Hermione, nonostante le considerazioni dell'amico sulla famiglia del ragazzo la avessero segretamente indisposta. -Cosa c'entriamo noi con quello che fa Malfoy invece di frequentare le lezioni? Perchè dovremmo preoccuparcene?-
-Perchè l'ho visto sul nostro piano di notte Hermione, il nostro piano. A quell'ora.-
-Ti sarai sbagliato- fece Ron senza dargli importanza.
-E tu che ci facevi fuori?- lo aggredì lei, che invece prestava attenzione più a questo lato della vicenda.
Harry si adirò. -Cosa importa? Tanto a quanto pare tutti possono scorrazzare fuori dal letto e non avere niente da dire!-
Luna pescò una pagnotta da centro tavola, dividendoli.
Harry bolliva di stizza. Hermione, dal canto suo, si sentì più che mai agitata. Che Harry cominciasse a sospettare di traffici illegali Malfoy era davvero l'ultima cosa che ci mancava, calcolando che se avesse cominciato a spiarlo non ci avrebbe messo molto a scoprire i loro incontri clandestini e allora sì che sarebbe stata una tragedia.
Ginny, dall'altro lato del tavolo, le diede un calcio con la scarpa. -Devi dirglielo- bisbigliò a denti stretti, ma Hermione la ignorò deliberatamente.
Quella sera Harry salutò sia lei che Ron in tono brusco, ritirandosi nel dormitorio. Ron le fece spallucce, chiaramente perplesso, e lei scosse la testa suggerendo che non dargli retta era la cosa migliore da fare.
Si sentiva un po' in colpa ad agire così per coprire i propri interessi, ma se non fosse stata totalmente certa dell'innocenza del ragazzo, non avrebbe mai tentato di dissuadere Harry. Malfoy si vedeva con lei la maggior parte delle volte che saliva fino al settimo piano e anche se aveva il sospetto che frequentasse la Stanza delle Cose Nascoste senza di lei, che cosa poteva importare? Cosa poteva fare di tanto pericoloso entro le mura di Hogwarts, sotto lo stretto controllo di Silente e in una stanza in cui probabilmente molte altre persone, compreso Gazza, potevano entrare? Sapeva quale sarebbe stata la conclusione di Harry: qualcosa che andava ben al di là di normali scorribande notturne. E quella era una accusa tanto grave quanto impossibile da fare così a cuor leggero contro chiunque.
Sospirò profondamente, sentendosi sulle spine. Una volta a letto faticò non poco a prender sonno. E non solo per l'ultima discussione con Harry. Tutte le vicende di quella lunga giornata l'avevano fortemente spossata ed Hermione non sapeva a quali di quelle dare la priorità.
Il pericolo che Harry e Ron la scoprissero? Il pericolo che Gazza scoprisse lei e Draco? Il pericolo che Draco facesse veramente qualcosa di male? Draco. Quella era la parte più difficile. Cos'era successo, esattamente, in camera sua? Qualcosa si era rotto, nel delicato equilibrio fra loro due, e lei non aveva saputo come comportarsi. Aveva seguito l'istinto, ma non poteva nascondersi di provare una profonda confusione per quello strano discorso. Che cosa aveva cercato, veramente, di dirle? Per un momento il pensiero della manica sinistra della sua divisa tornò a fare capolino nella sua mente, ma decise di scacciarlo.
La mattina dopo le acque sembrarono tornare quiete, e gli spiriti essersi di nuovo riappacificati. Harry scese dal dormitorio con espressione serena, affiancato da Ron, e i due parlavano tranquillamente.
Provò un segreto sollievo nel constatare che l'argomento Malfoy era stato, almeno per il momento, accantonato, e nutrì la speranza che non venisse più riaperto. Dopotutto lei stessa aveva nutrito dei sospetti sul ragazzo le prime volte che lo aveva visto scorrazzare per le scale, ma poi aveva avuto modo di scoprire che non faceva nulla di male. Anche Harry avrebbe abbandonato ogni dubbio. 
-Buongiorno- disse, finendo di scendere le scale insieme a Ginny.
Ron le lanciò un rapido sorriso e poi, inaspettatamente, sfrecciò fuori dalla stanza, attraversando il passaggio dietro al quadro.
-Ma cosa- Hermione sbattè le ciglia, mentre una risata divertita la colpiva alle spalle.
-Che gli è preso?- chiese, girandosi.
-Non lo sai?- disse l'amica, che si era nel frattempo avvicinata a Harry. -Lavanda ha cominciato a tormentarlo. A volte sale persino nei dormitori maschili per cercarlo.-
-Davvero?- chiese meravigliata.
-Purtroppo- confermò Harry. -Ieri mattina pare lo sia venuto a svegliare, Seamus e Dean non hanno fatto che prenderlo in giro per tutto il giorno. E' stata una scena spassosa.-
Attraversarono il passaggio stretto in fila indiana, mentre altri studenti scendevano nella Sala Comune.
Ron, lì fuori, li aspettava.
-Allora, per la prima mattina l'hai scampata, ora ci resta solo il dopocena- lo derise Ginny, che odiava l'invadente compagna di corso almeno quanto lui la temeva.
-Piantala di fare la spiritosa. Piuttosto potresti trattenerla, è amica tua!-
-Amica? Amica?- esclamò la giovane sconvolta.
In quel momento delle voci annunciarono l'arrivo di altri studenti.
-Sarà meglio andare- disse Harry, temendo che la ragazza facesse la sua comparsa proprio in quel momento. Sebbene trovasse la faccenda divertente, soffriva anche lui dell'invadenza della ragazzina, tanto che quando la vedeva spuntare nei paraggi cercava sempre di dileguarsi, terrorizzato all'idea di doverci parlare.
Una dinamica simile, ma molto meno spensierata, avveniva esattamente otto piani più sotto, nel dormitorio di Serpeverde.
Draco aveva evitato che Barker lo braccasse la sera precedente, dopo l'orario della cena, tramite diverse scorciatoie, ma sapeva che questi non se lo sarebbe lasciato sfuggire a lungo. Così, aveva aspettato che tutti gli studenti fossero scesi dai dormitori, per mettere piede fuori dalla stanza quando ormai non rimaneva nessuno. Attraversò la sala deserta, guardandosi attentamente attorno, e oltrepassò il passaggio in pietra.
Barker era lì, nel corridoio ormai quasi del tutto svuotato.
-Ciao- disse, lanciandogli uno strano sorriso.
Malfoy lo fissò in silenzio, impreparato al suo incontro.
-E' un buon momento?- domandò, con un lieve accenno di sarcasmo.
Si limitò a scuotere la testa e lo superò nel corridoio mal illuminato, diretto alle scale che salivano in superficie.
-Eri con lei, vero?- lo sentì dire alle sue spalle. -Quando sono venuto a bussare.- 
Non rispose.
-Sei riuscito a portarla in camera alla fine. Beh, è fatta?-
Draco si chiese il motivo di quelle continue domande. Non si erano accordati per parlarne allo scadere del mese? Mancavano ancora tre giorni.
-Non ero con lei- disse, senza neanche voltarsi.
Zac gli stava alle spalle, intenzionato a seguirlo.
-Sì che lo eri. Eri con lei, non mi hai lasciato entrare.-
-Non faccio entrare chi capita solo perchè dice di avere qualcosa da dirmi. E' camera mia- ribattè, sottolineando con freddezza l'ultima parola. Il compagno increspò appena le sopracciglia.
-Ma sembravi particolarmente infastidito dalla visita. E anche piuttosto.. nervoso.-
Draco si fermò. Barker, alle sue spalle, fece lo stesso.
-Non amo venire disturbato senza un buon motivo- disse. La sua voce sembrava tesa, come se si stesse trattenendo dal rivoltarglisi contro. -E a quanto pare quello che dovevi dirmi non è così importante.-
Barker non rispose. Malfoy, davanti a lui, si girò.
-Abbiamo fatto un patto. Ma questo non ti autorizza a pedinarmi nè a controllarmi. Smettila di cercare di sapere qualcosa prima degli altri, non vorrai rovinarti la sorpresa.- Pronunciò le ultime parole con un ghigno, mascherando in questo modo la parziale ostilità.
Il ragazzo lo guardò con una strana espressione, a metà fra il serio e l'infastidito. Ma piegò le labbra in un sorriso -Non devo aspettare poi molto, dopotutto- commentò.
Malfoy lo ignorò, riprendendo a camminare. Quello, da dietro, lo osservò allontanarsi con una ruga sulla fronte.

Quel pomeriggio Rune trascorsero più lente di quanto le avesse mai percepite prima. Dopo la traduzione della pergamena, e la scoperta dello specchio, quello studio non sembrava più interessarla come all'inizio. Era come se avesse perso gran parte della sua attrattiva, togliendole l'attenzione. Scosse la testa, cercando di accantonare quel pensiero. Non era per Malfoy che si era iscritta a quel corso. Aveva intenzione di seguirlo già prima di incontrarlo; già prima di sapere che le avrebbe dato una pergamena da tradurre.
In biblioteca alzò più di una volta lo sguardo verso l'entrata, per cercare di vedere se fosse in arrivo. Ma lui non venne, proprio come due giorni prima. Non si stupì. In fondo si aspettava che avrebbe evitato anche quel pomeriggio di farsi vedere: era certa che anche l'ultima volta la sua assenza fosse dovuta ad altro.
Era sempre così, quando qualcosa di personale sulla sua vita usciva fuori, improvvisamente si sentiva minacciato, e spariva. Era successo quando ne avevano parlato al lago, era successo quando avevano visto lo specchio. E stava succedendo di nuovo.
Posò la penna sul libro, fermandosi. Quell'improvviso sfogo nervoso era stato inaspettato tanto quanto disorientante, e lei non era riuscita a capire fin in fondo cosa fosse successo. Perchè aveva reagito così? Perchè le aveva fatto quella confidenza? Era sicura come non mai che la sua assenza fosse dovuta a quello. Si era pentito, verosimilmente vergognato e sentito scoperto. Probabilmente si era reso conto di aver lasciato andare una parte di sè che altrimenti non avrebbe mai rivelato a nessuno e ora non aveva il coraggio di rivederla. Ma allora perchè farlo? Non era stata lei, stavolta, a porgli delle domande. Lui aveva parlato da solo. Come se fosse stato un bisogno naturale e impellente, a dispetto di tutte le volte in cui si era chiuso in se stesso.
Gonfiò le spalle con un sospiro. Non sapeva cosa, ma intuiva che doveva esserci un'ombra estremamente seria e spiacevole dietro alla figura del ragazzo. Provò la consapevolezza che lui avesse tentato di dirle qualcosa, ma che poi si fosse fermato. E sapeva che molto probabilmente non avrebbe mai più riaperto il discorso.

A cena rimuginò su questo e altri pensieri in silenzio, masticando il proprio cibo lontana dalle chiacchiere dei compagni. Per un momento, le sembrò di venire osservata da un paio di occhi, e si guardò attorno. Incontrò lo sguardo del professor Piton che la fissava dal tavolo dei professori, ma subito l'uomo finse di fissare il vuoto, mentre ascoltava la professoressa McGranitt parlargli in un orecchio.
Il giorno dopo era giovedì, 16 Dicembre.
Le lezioni si erano fatte man a mano meno impegnative, fino a ridursi a un ripasso generale degli argomenti trattati, per permettere agli studenti di averli chiari prima di partire.
Hermione sostava con i compagni su una panchina di legno, adombrata dalla chioma piangente del salice. Aveva rinunciato a tornare in biblioteca, vista la condizione in cui riversava in quei giorni, ma aveva con sè il libro, quello sulle Leggende del Nord, che aveva da diverse settimane lasciato in sospeso. Forse quella poteva essere una scusa per portare avanti la lettura. Dopotutto, non poteva essere sicura che lui si sarebbe fatto vedere, visti gli ultimi avvenimenti. Anzi, ne sarebbe rimasta sinceramente sorpresa.
Così abbandonò gli amici e tornò, dopo quattro giorni, al lago.
Lo stagno era meravigliosamente tranquillo, la piana desolata. Come da copione, lui non c'era. Sedette a riva e sfogliò il volume con le dita umide, alla ricerca del segnalibro. Quel gesto le provocò una singolare sensazione, come un salto nel tempo. Era tanto che non dedicava delle ore alla lettura.
Lesse diversi capitoli, piacevolmente assorta, poi, a un certo punto, si accorse di non essere più sola.
Draco sedeva diversi metri più a destra, sopra di un masso.
Si girò a guardarlo sorpresa e lievemente imbarazzata. Da quanto tempo era lì?
-Non ti ho sentito arrivare- disse, chiudendo il libro. -E' molto che..-
-Abbastanza.-
La sua espressione era tornata normale, quasi che da quei vecchi tempi in cui si vedevano lì le prime volte non fosse cambiato niente. Della tristezza del giorno prima, della tensione, non c'era più traccia.
Hermione ne studiò le iridi, scrutandolo aggrottata. Inspiegabilmente, quel ragazzo sembrava poter vestire un'espressione dietro l'altra senza mai essere coerente con quella precedente. Era come un attore con molte maschere, e lei non sapeva mai se quella che toglieva avrebbe finalmente rivelato la sua vera identità oppure no. Era un continuo mutamento.
-Non ho voluto disturbarti, è molto che non lo leggi- disse il ragazzo alzandosi e raggiungendola con pochi passi.
Niente allusioni al giorno prima, nè a quello prima ancora. Nessuna giustificazione, stavolta.
-Ultimamente ho avuto troppe cose da fare- rispose con un'alzata di spalle. E tornò a infilare il volume nella borsa.
Draco le lanciò un'occhiata silenziosa, sedendosi. Quel gesto era così simile a quelli fatti milioni di volte, che le risultò strano. Hermione si chiese se si fosse dimenticato del giorno precedente. Del loro discorso, delle sue lacrime, dell'abbraccio finito all'improvviso. Chissà se stava fingendo in quel momento. Chissà se si sentiva a disagio.
-Hai fame?- disse lui tirando fuori una manciata di caramelle dalla tasca.
Fece per rispondere che avevano appena pranzato, ma cambiò idea.
-Grazie- aprì il palmo.
Malfoy vi posò sopra alcune gelatine, sfiorandole la pelle con le dita. Trattenne appena il respiro, chiedendosi se lo avesse fatto apposta. Ma lui sembrò far finta di niente, e tornò a guardare le acque masticando.
Lo spiò. Sapeva che era inutile chiedere; aveva avuto modo di imparare quanto inconcludente fosse cercare di interrogarlo: lui non rispondeva alle domande. Parlava da solo, quando ne aveva voglia, senza essere costretto. E adesso quella finestra minuscola sulla sua anima, quella sottile fessura fra le pieghe della sua corazza, era chiusa.
Spostò la pupilla sull'angolo della sua bocca, fisso sulla pelle pallida come un fiore. Aveva visto quelle labbra sostarle vicinissimo, l'ultima volta, più di quanto lo fossero mai state quelle di un ragazzo all'infuori di Krum. Per un momento, aveva percepito la fragranza del suo respiro nelle narici, e il calore del fiato sulla punta del naso e del labbro superiore. Eppure era come se non potesse esserne certa.
Quel momento era stato così intimo e surreale da farle dubitare che fosse accaduto realmente. Aveva sfiorato la sua bocca, o era stato un incidente? Aveva abbassato per sbaglio le dita lungo la guancia, si era accorto di essersi avvicinato? Tutto era accaduto talmente velocemente e inaspettatamente che la sua mente non riusciva a definire con certezza cosa fosse veramente successo e cosa invece era rimasto nella sua immaginazione. Era come se non potesse fidarsi dei suoi ricordi, come se fossero annebbiati.
Draco spostò la pupilla su di lei, che riportò immediatamente le sue avanti.
La osservò dal posto per diversi secondi, immobile.
I capelli castani le ricadevano sulle guance arrotolati, mentre una lieve sfumatura rosa le colorava gli zigomi. Aveva i muscoli tesi. Lasciò andare un piccolo sorriso, nascosto in quell'angolo di bocca, e tornò a spostare la pupilla sull'acqua. 
Aveva riflettuto.
Gli ultimi due giorni erano stati per lui segno di incostanza e di irrequietudine.
Aveva preso una serie di decisioni, soprattutto nelle ultime quarantott'ore, senza la minima razionalità. Dalla scusa dello studio, all'idea di chiudersi in aula di lezione... Per non parlare dello sfogo che si era preso il lusso di avere proprio davanti a lei.
Era come se vederla nello specchio gli avesse suggerito un insieme di idee sbagliate e contraddittorie, portandolo a dimenticarsi cosa fosse reale e cosa invece stesse solo dentro alla lastra. Lo aveva confuso. E così aveva rischiato non solo di mandare all'aria qualsiasi parvenza di piano, ma anche di lasciarsi sfuggire informazioni importanti. Aveva perso la bussola, come un bambino inesperto. Ma adesso aveva recuperato il controllo. E, cosa più importante, aveva la soluzione. L'unica cosa certa, per lui, era il fatto di non poter mollare. Era giunto a questa conclusione, al termine della sua ultima assenza. Se avesse rinunciato alla scommessa all'ultimo minuto, infatti, la notizia avrebbe senza dubbio destato lo scontento dei ragazzi. La voce si sarebbe sparsa per il dormitorio, quindi per tutto il sotterraneo, e, rapidamente, sarebbe salita in superficie.
Considerato ciò, la mossa più logica da adottare sembrava quella di continuare a fingere. Nonostante gli dispiacesse turbare la reputazione della ragazza con una menzogna così grande. Ma era per il suo bene, oltre che per il proprio. Per difendere quella sfera di pace che li divideva dal resto della scuola. Questo, dunque, era quanto avrebbe fatto: la gita era stata anticipata al sabato, regrendendo di due giorni. Il tempo stabilito per lo scadere della scommessa, però, era di un mese, e lui lo aveva specificato. Trenta giorni. Lunedì gli studenti sarebbero partiti per le vacanze, e lei sarebbe sicuramente stata fra questi. A quel punto, senza il pericolo che qualcuno le andasse a dar fastidio, o che la voce trapelasse fuori dai sotterranei, lui avrebbe portato a termine la faccenda vedendosela coi compagni. Avrebbe inventato di esserci riuscito, probabilmente, e loro non avrebbero potuto averne prova alcuna fino al giorno del suo ritorno. In quell'arco di tempo, però, qualsiasi stato di eventuale disperazione era verosimile che si acquietasse, e che la ragazza tornasse a scuola fresca e rasserenata. Nessuno avrebbe saputo se aveva sofferto o meno, nè si sarebbe preoccupato di andare a sincerarsene dopo ben quindici giorni, con la partita di Quidditch alle porte. Per il giorno del rientro, tutto si sarebbe risolto, la scommessa sarebbe stata dimenticata, i pettegolezzi relativi alla sua vittoria spenti e nessuno ne avrebbe più parlato. Era un piano debole; ma l'unico possibile.
-Vuoi provare?- disse la voce della ragazza da qualche parte alle sue spalle.
Ridestò l'attenzione dai pensieri, accorgendosi che la compagna si era allontanata dal posto.
Girò il collo, abbassando gli occhi sul prato. Una bestia piccola e marrone si crogiolava sotto le dita della Granger, lasciandosi arruffare il manto. Si stupì, impreparato a rivedere quell'essere pieno di peli dopo così tanto tempo.
-Non va in letargo?- domandò, stranito.
La riccia scosse la testa. -Gli scoiattoli non lo fanno. Intervallano lunghi periodi di sonno a momenti di attività, in cui si muovono alla ricerca di cibo. Ma non scompaiono.-
Alzò gli occhi, attirato da quella allusione. Lei lo fissò seria e poi tornò a sfregare l'animaletto, grattandogli il dorso.
-Potresti fargli annusare le dita, così impara a riconoscerti.-
Non rispose, scrutandola con espressione insondabile. Lo scoiattolo si agitò sull'erba, girandosi a guardarlo. Entrambi si scambiarono un'occhiata attenta, uomo e animale.
-Non morde- disse ancora. Rialzò la fronte su di lei, che lo osservava con un'insolita ironia.
Si chiese se si fosse accorta di quello che era stato sul punto di succedere fra loro. Era scappata via, quando Barker li aveva interrotti. Che cosa aveva pensato dopo essersene andata? Si era accorta di quello che voleva fare o non aveva capito?
Si alzò, senza pensarci neanche, e la raggiunse. Hermione scostò le dita dal roditore, che si era irrigidito appena lo aveva visto avvicinarsi. Restò immobile, studiandolo attento. Draco azzardò un movimento con la mano, avvicinandola al suo musetto. Questi annusò l'odore della sua pelle, spostando il naso dalle punte al resto delle dita. Poi si voltò e scappò via rapidamente.
Rialzò lo sguardo, ironico, e si accorse che Hermione era rimasta ad osservarlo in silenzio. Il suo volto era assorto, gli occhi seri. Quando si rese conto di essere osservata di rimando, però, battè le ciglia, e si rialzò in piedi con un leggero imbarazzo.
-E' timido- disse solo.
Lui rimase a terra, muto. Il sole fra gli alberi gli colpiva la fronte e lui era costretto ad aggrottarla. In quel modo sembrava che la stesse studiando.
Si girò e tornò dove aveva lasciato la borsa, vicino all'acqua. Ma poi cambiò idea e tornò  a voltarsi.
-Non si lasciano avvicinare subito. Gli scoiattoli, intendo. Hanno bisogno di tempo per abituarsi agli incontri nuovi. Sicuramente la prossima volta ti riconoscerà, perchè ti ha annusato.-
Tacque, le gambe piegate a tenersi in equilibrio sui piedi.
Lei si chinò a raccogliere la borsa, e se l'agganciò alla spalla. Inspiegabilmente, quella frase sembrava avere un senso perfetto. Non era bizzarra come gli sarebbe sembrata se detta da qualcun altro, o in un contesto diverso. In un modo tutto suo, una constatazione sul comportamento degli scoiattoli entrava perfettamente nella logica di quello che potevano dirsi lui e lei, nonostante il fatto che a lui degli scoiattoli non importasse niente. E, oltre a ciò, gli sembrò che fosse soltanto una metafora.
Si alzò in piedi, tornando nel punto in cui erano stati seduti. Hermione lo guardava con un'espressione che era un insieme di espressioni tenute insieme. Quello che risultava era un certo sentimento, una tensione tranquilla che illuminava gli occhi rendendoli al tempo stesso accesi e pacati.
Draco pensò di comprendere cosa si nascondesse dietro a quello sguardo. 
-Forse potrei provare con delle ghiande- commentò, con la massima naturalezza.
Hermione restò per un secondo immobile. Poi, lentamente, sorrise.
In quel momento il sottile velo di freddezza, quella invisibile coltre di distacco che si era formata fra di loro, si dissolse come acqua al sole, evaporando.
-Hai ragione- disse abbassando lo sguardo -Non ci avevo pensato.-
Draco alzò un sopracciglio come a darsi delle arie e raccolse un sasso da terra. Lo lanciò con forza nell'acqua, sentendosi improvvisamente più leggero. Gli piaceva farla sorridere. Lo tranquillizzava.
-In cucina ne avranno sicuramente un po'- suggerì -Potremmo provare a vedere-
-Non credo sia il caso di scorrazzare in giro per qualche tempo.-
Si accigliò. -Perchè?-
-Ci hanno scoperto l'ultima volta- disse guardandolo seria, -Gazza potrebbe intensificare le ronde.-
I suoi occhi sembrarono scurirsi per un istante, come se quell'informazione lo avesse turbato. Ma durò solo un secondo, e l'ombra subito si dissolse.
-Hai ragione, meglio non farlo.-
Hermione gli lanciò un'occhiata penetrante, e tornò a guardare il lago. In quel momento una folata di vento più forte delle altre li colpì in viso, e fece svolazzare i suoi lunghi capelli ricci. Aprì la bocca della borsa, per tirarne fuori la sciarpa, ma questa le sfuggì di mano andando a impigliarsi su uno dei rami di un lecce. Si portò una mano alla bocca, allarmata.
-Accidenti- fece il ragazzo a fianco a lei -Poteva finire in acqua, l'hai scampata.-
Fece per infilare la mano in tasca, e tirare fuori la bacchetta, quando Malfoy le passò davanti, dirigendosi a passo spedito verso l'albero. Lo seguì con gli occhi fermarsi sotto al ramo più basso, e alzare un braccio verso la frangia della sciarpa. Per pochi pollici non riuscì a prenderla, mettendosi sulle punte. Allora si accostò al tronco, afferrando un nodo del legno.
-Non vorrai arrampicarti?- chiese, muovendosi per raggiungerlo.
Il ragazzo non rispose, alzando una gamba.
-Possiamo appellarla- suggerì, ma lui scosse la testa mettendosi a ridere.
-Credi che non sia capace di salire su un albero? Lo hai visto o no il mio giardino?-
Tacque, osservandolo issarsi lungo il tronco e sul ramo più basso del lecce. La sciarpa era vicina al fusto, e la prese facilmente.
-Semplice- disse soddisfatto. Poi sedette a cavalcioni, fissandola dall'alto.
-Riesci a prenderla?- domandò sporgendosi.
Hermione allungò le dita, ma lui alzò il braccio. Lo guardò aggrottata, e scoppiò a ridere.
-E dire che sei nata babbana. Se non avessi avuto la bacchetta come avresti fatto?-
-Davvero singolare che sia tu a dirmelo- commentò, torva.
Lui sogghignò. -Se riesci a prenderla te la restituisco. Altrimenti resta qua.-
Sbarrò gli occhi. -Cosa.. Perchè?-
-Perchè no?- fece lui per tutta risposta. E infilò la sciarpa dietro alla nuca allacciandosela al collo.
Lo guardò da basso, non credendo ai propri occhi. Draco le restituì l'occhiata con un ghigno beffardo sulle labbra, gli occhi accesi da una singolare eccitazione.
-E va bene..- sospirò, scaricando la borsa a terra. -Come non detto.- 
Afferrò lo stesso nodo che aveva usato lui, e si issò sul tronco. Un'altra folata di vento arrivò a sollevarle la gonna, e Malfoy dall'alto si sporse a guardare.
-Non hai freddo senza calze?- chiese con sfacciataggine, e lei arrossì col viso nascosto dai capelli.
-Falla finita- rispose, e alzò un piede per salire. Con poche mosse raggiunse l'altezza del ramo, e ne afferrò la base per arrampicarcisi. Malfoy la osservava attentamente, cogliendone la difficoltà. Invece di aiutarla, si allontanò ancora di più, avvicinandosi alla punta.
-Forza Granger, più agile- la incalzò, e lei fece leva sulle braccia per issarsi sul ramo. Riuscì a cavalcarlo, come una scopa, e si tenne con forza al legno bitorzoluto.
-Lo fai apposta- disse, fissando tesa il terreno sottostante.
Le vertigini cominciarono a farsi sentire, e avvertì la testa perdere i riferimenti.
-Ti ho portata a venti metri d'altezza. Questi sono a malapena due.-
Strinse i denti, respirando profondamente, e fece un passo avanti. Lentamente, centimetro dopo centimetro, si trascinò lungo il ramo fino al punto in cui stava seduto prima, continuando a stritolare il bastone fra le dita e sentendo le schegge di legno conficcarlesi nelle cosce.
-Ci sei quasi- fece lui sulla punta, canzonandola.
Lei fece un altro passo, ma la gonna rimase impigliata a una punta, e quello strappo improvviso la tirò indietro. Sentì la schiena sbilanciarsi, e il braccio del ragazzo premerle repentinamente contro il fianco.
Trattenne il fiato, avvertendo il cuore perdere un battito. La mano di Draco strinse la stoffa della sua maglietta, spingendo contro la pelle tesa.
-Imbranata- sussurrò.
Sgranò gli occhi senza respirare, il petto sospeso in quell'atto di sorpresa e panico prima di cadere. Lui spostò il busto con un salto e coprì gli ultimi centimetri che li separavano, fermandolesi di fronte. Si era messo a cavalcioni come lei, per poterla avere davanti.
-Forza- disse -E' tua.-
Sbattè le palpebre, stordita. Lui distese il collo in un movimento di stretching, alzando il mento come a lasciarle via libera.
Sul legno, percepì le dita delle mani tremare. Gli lanciò un'occhiata stranita, immobile sul ramo, e lui la ricambiò con gli occhi grigi lucenti e sfrontati. Voleva che lei gliela togliesse, non che salisse sull'albero.
Sentì la pelle della nuca intirizzirsi. Sollevò una mano, stringendo forte fra le gambe il ramo ruvido, e la portò all'altezza del colletto. Tirò un lembo della stoffa, e questa scivolò via dalla spalla del ragazzo. Lui la osservò immobile coi liquidi occhi azzurri, seguendo ogni movimento. Si sporse avanti, per far passare la stoffa dietro alla curva del collo, e girò la testa all'altezza della spalla. Quel gesto non le evitò di rientrare nella zona di respiro del biondo, dove il profumo che aveva sentito in camera sua aleggiava prepotentemente nell'aria. Trattenne il fiato impacciata, impedendosi di respirarlo, e srotolò la sciarpa dalla nuca. Draco la fissò con le iridi crepitanti di tensione, come se dentro ci fosse stata una fiammella accesa. Le dita di Hermione sfiorarono rapidamente la sua clavicola e tornarono di nuovo sul tronco, stringendo la stoffa rossa.
-Grazie- disse, con un tono a metà strada fra il teso, l'ironico, il vago e il nervoso.
Lui inspirò in silenzio dalle narici, assaporando la nuvola di feromoni che dalla sciarpa prima e dal suo avvicinamento poi si era creata proprio davanti al suo naso. Sentì la saliva dietro alla lingua aumentare, e i peli delle braccia drizzarsi. In quel momento, trovò singolarmente ironico che proprio quando aveva deciso in maniera del tutto altruistica di lasciarla andare senza far nulla i suoi ormoni si fossero destati. Come mai tutto d'un tratto trovava così difficile restistere alla tentazione di averla, senza più essere motivato dalla scommessa? Anzi, come mai la voleva nonostante ciò andasse contro i suoi ultimi propositi circa la scommessa?
-Scendiamo- disse lei guardando a terra, evitando manifestamente di incrociare i suoi occhi.
Draco la vide fissare con ostinazione le pupille sul terreno, il busto girato per evitare di stargli ancora di fronte. Lanciò un'occhiata alle sue labbra rosee, piene sul profilo bianco del viso, e si lasciò cadere reggendosi al ramo. Hermione si voltò di scatto, spaventata da quel balzo improvviso.
Lui ciondolò per qualche secondo, i muscoli tesi a tenersi sul vuoto.
-La tua più grande paura- disse con un ghigno -Andare giù.-
Lo vide altalenare con le gambe e finalmente compiere un salto, atterrando un metro più avanti. Il balzo fu preciso e agile, il ragazzo si rialzò all'istante e si spazzolò le mani, sfregandole rumorosamente. -Buttati e non ci pensare.-
Srinse le labbra, irrigidita.
Malfoy incrociò le braccia, osservandola da terra. I suoi nervi erano visibilmente tesi, le dita strette attorno al ramo del tronco. Non sarebbe scesa facilmente. Inumidì le labbra con un gesto inconsapevole della lingua, sentendole secche, e aspettò che la ragazza prendesse la sua decisione.
Poteva saltare come lui, dimenticando per un solo istante le sue stupide vertigini, oppure strisciare lungo il fusto pieno di schegge, dov'era più sicuro. Sicuramente non avrebbe osato. Inspiegabilmente, questo gli diede fastidio, come se saltare giù da un ramo significasse molto più che scendere semplicemente da un albero. Era una cosa illogica.
Hermione chiuse appena gli occhi, prima di strisciare con una mano verso la base del ramo attaccata al fusto.
Avanti, pensò, fissandola intensamente. Fai una cosa che non faresti.
Deglutì nervosamente. Guardò giù, quei due metri di altezza che da lì sembravano il doppio.
E saltò.









Buongiorno e bentornati :)
 ♥
                    

Prima di ogni altra cosa: dopo lo scorso capitolo, mi è stato fatto notare che la storia e l'atteggiamento di Malfoy sembrano essere notevolmente cambiati dai capitoli precedenti. Una lettrice si è trovata perplessa leggendo la scena ambientata nella camera di M., ma forse in definitiva leggendo l'intero capitolo. Vorrei sapere se qualcun altro, magari fra quelli che non recensiscono, ha riscontrato lo stesso problema. E' importante perchè anche se la storia ormai l'ho scritta per grandi linee e non ho intenzione di cambiarla, a volte anche un termine sbagliato, un modo di esprimersi, fa la differenza, e in questo senso posso prestare maggiore attenzione al come scrivo, ho scritto, e scriverò certe scene.
Mi sarebbe molto utile sentire i vostri pareri sull'argomento, ovviamente solo se avete pensato la stessa cosa spontaneamente al momento di leggere. 


Altro appunto: Nella presentazione della storia ho scritto, fra le tante cose che non vengono prese in considerazione in questa fiction, il fatto che Malfoy sia un mangiamorte. Ammetto di aver cambiato idea. Ma non adesso, già da come minimo 7 capitoli.
Per tutto il corso della fic ho mantenuto l'ambiguità sulle reali faccende di Draco all'interno del settimo piano - Stanza delle Necessità o delle Cose Nascoste? - e ho continuato ad alimentare questo dubbio fino allo scorso episodio. In quello, infatti, come giustamente ha notato la lettrice di cui prima, il tema dell'incarcerazione di Lucius e della possibile entrata di Draco nella schiera di Voldemort è comparso per la prima volta. Ora, senza che mi uccidiate, a tutto c'è spiegazione: la storia che sto scrivendo, come alcuni di voi già sanno, è la rivisitazione di una fic che avevo scritto a 15 anni. Quella fiction non prendeva in considerazione nulla di nulla, di Harry Potter aveva esclusivamente i personaggi e l'ambientazione. L'ho lasciata inconclusa a un passo dalla fine perchè a un certo punto mi sono resa conto che questa cosa non mi soddisfaceva più. L'aver completamente eliminato parti fondamentali della saga all'inizio mi aveva reso più semplice inventare una storia all'interno di essa, ma col tempo ha finito con l'andarmi stretto.
E' impossibile scrivere di Harry Potter senza rispettare Harry Potter. E' impossibile scrivere una Dramione senza considerare Draco un mangiamorte. A meno che come intento non ci sia proprio l'immaginare una vita parallela di questo personaggio lontana da Voldemort, e allora uscirebbe fuori un what if? Ma non è quello che ho in mente. A questo punto, quindi, ho scelto di arricchire il personaggio di Malfoy partendo proprio da quegli elementi presenti nella saga che lo rendono inequivocabilmente IC. Perchè il punto fondamentale è proprio questo: si può scrivere un out of character inventanto una storia alternativa su di lui, quindi ad esempio una Dramione, ma anche nell'OOC il personaggio deve rimane in character. Altrimenti tanto vale adottare un altro personaggio qualunque.
Detto ciò, scrivendo la nuova - questa - versione della storia, ho necessariamente aggiunto elementi nuovi. Fra questi c'è l'ambiguità sul suo lato mangiamorte; che si lega all'ambiguità su quale stanza usi al settimo piano e quale sia il problema che ha con la madre. Questo mi ha portata a sviluppare due trame parallele per la storia. Una strettamente legata alla vecchia versione, dove succedono le stesse cose, solo scritte meglio, una più influenzata dalla nuova struttura e quindi pregna di nuovi temi. Fino ad ora le due trame sono riuscite a coesistere, intrecciandosi e portando avanti tanto la vecchia quanto la nuova prospettiva di pari passo. Adesso però è tempo di operare una scelta. Ho due finali diversi in mente per questa storia, uno consequenziale alla vecchia versione, uno nuovo, frutto delle nuove aggiunte. Quando scrivo cerco sempre di seguire l'istinto, e di farmi guidare da quella che al momento mi sembra la scelta migliore. Per cui non vi assicuro subito quale dei due finali deciderò di scegliere, tutto dipende da come si evolverà la storia mentre la scriverò e a quali delle due trame abbozzate mi sembrerà più logico propendere. Però ho voluto avvertirvi di questo perchè, in ultima analisi, credo che sia proprio questo il motivo per cui la lettrice di cui vi ho parlato ha trovato difficoltà a seguire il filo dell'ultimo capitolo. Lei mi leggeva già tanti anni fa, quando scrivevo la prima versione di questa storia, e sa già cosa accadrà, conosce la trama nella sua struttura base. Perciò non si aspettava, credo, questa novità.
Spero con questo di aver chiarito ogni dubbio riguardo a quel "La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto (...) del fatto che Draco sia diventato un Mangiamorte" che compare nella trama. A tempo debito provvederò a correggere quel passo, se si renderà necessario. Quando cioè deciderò quale finale scegliere.


Detto ciò, ringrazio le 5 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, tutte, sia quelle che hanno apprezzato che quelle che lo hanno fatto meno (Aleria, Craggy, barbarak, Lullabyx, fairymagic vi ho già risposto in privato ) e ricordo a chi volesse, e a chi non ha letto il precedente avviso, che il mio indirizzo Tumblr è aperto ad annunci e varie sorprese rivolte a voi, per cui chi ha un profilo ed è interessato può iniziare a seguirmi, così saprà quando sto per aggiornare e potrà leggere altre cose che scrivo, che nelle ff non vengono inserite.

Un bacio a tutti,

Vale
   
 
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