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Autore: eugeal    17/04/2015    1 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La quiete della strada che attraversava Locksley fu disturbata dal clamore degli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo. I contadini, che ormai stavano iniziando a ritirarsi per la sera, si affacciarono alle porte delle case, preoccupati.
Da quando lo sceriffo aveva trovato un nuovo comandante, spesso i soldati tornavano a tormentare gli abitanti del villaggio, pretendendo ogni volta nuove tasse o altri lavoratori per la miniera.
La breve tregua che era seguita alla morte di Gisborne era già finita e, se possibile, la situazione era addirittura peggiorata.
Nel sentire gli zoccoli del cavallo erano tutti timorosi di veder arrivare di nuovo un drappello di soldati, ma il cavaliere che galoppava a tutta velocità era solo e non indossava i colori di Nottingham, ma un mantello grigio che gli nascondeva anche il volto.
Arrestò il cavallo davanti alla chiesa, tirando le redini di scatto e scese in fretta di sella, anche se un po' rigidamente.

Guy entrò in chiesa di corsa, poi si costrinse a controllarsi e si fermò davanti all'altare per riprendere fiato.
Non cavalcava dal giorno in cui era stato ferito e quel breve tratto al galoppo era stato sufficiente a fargli dolere le ferite, ma non si sarebbe fermato finché Marian non fosse stata al sicuro.
Il parroco gli venne incontro, un po' preoccupato.
- Cosa vi porta qui a quest'ora, figliolo? - Chiese, cercando di riconoscere il viso di Guy, nascosto dal cappuccio del mantello.
- Devo parlare subito con Tuck, il frate. È qui?
Il prete lo guardò, perplesso, la voce di quell'uomo gli sembrava familiare, ma non riusciva a capire chi fosse e si chiese perché volesse vedere il frate.
- Sono qui. - Disse Tuck, avvicinandosi a loro.
Guy fece per rivolgersi a lui, ma il frate lo ammonì di fare silenzio con un cenno quasi impercettibile e riprese a parlare.
- Vieni con me, figliolo, ascolterò la tua confessione.
Lo condusse in una stanzetta sul retro della chiesa e si chiuse la porta alle spalle, poi fece segno a Guy di inginocchiarsi insieme a lui.
- Non pensavo di rivederti così presto. - Disse Tuck a bassa voce. - Cosa è successo?
Gisborne gli raccontò tutto cercando di non cedere all'agitazione e Tuck lo ascoltò in silenzio.
- Domani mattina andrò al castello di Nottingham e chiederò di parlare con Lady Marian. - Disse il frate, prima ancora che Guy potesse chiedergli di aiutarlo. - I pettegolezzi sul suo conto potrebbero servire a proteggerla.
- Come?
- Se ci sono dubbi sulla virtù della futura sposa...
- Marian è assolutamente innocente! - Lo interruppe Guy e Tuck gli fece cenno di tacere.
- Dicevo: se ci sono dubbi, un religioso può consigliare un periodo di isolamento e penitenza per espiare i peccati in vista delle nozze. Il futuro sposo non potrebbe vederla fino al momento del matrimonio.
- Così sarebbe al sicuro dalle attenzioni di Roger di Barret almeno per un po'!
- Esattamente. Cercherò di guadagnare tempo perché tu possa trovare un modo per liberarla.
- Grazie. Di nuovo. Ho mandato un mio uomo al castello, Allan A Dale, puoi fidarti di lui.
- Ora vai, figliolo. Che il Signore ti protegga.

Robin Hood ignorò la voce di Much che chiamava i fuorilegge per servire loro la cena. Non aveva fame dopo la scena a cui avevano assistito quella mattina e continuava a rimuginare per trovare un modo di far pagare a Roger di Barret la morte della donna che aveva ucciso senza pietà.
Djaq venne a sedere accanto a lui e gli offrì una ciotola di stufato.
- Robin, tormentarti così non la riporterà in vita. Troveremo un modo per vendicarla, ne sono sicura.
Robin Hood annuì alle sue parole e la ringraziò, ma non prese il cibo.
Much gli rivolse uno sguardo ansioso e ferito e fece per protestare, ma il suono della campanella che faceva da allarme all'entrata del campo li fece scattare tutti in piedi.
I fuorilegge si scambiarono uno sguardo nervoso: qualcuno si era avvicinato al campo, ma chi poteva essere? Allan forse? O Marian? Oppure qualcuno aveva scoperto il loro nascondiglio segreto?
Presero le armi in fretta e uscirono dal rifugio per sorprendere l'intruso.
Robin aggirò un albero e puntò l'arco contro l'uomo a cavallo che sembrava attendere pazientemente il loro arrivo. L'intruso indossava un mantello che gli nascondeva il viso e cavalcava uno stallone nero dall'aspetto fiero.
- Fermo! - Gridò Robin e l'uomo alzò le mani.
- Getta a terra la spada e scendi da cavallo. Lentamente. - Ordinò Robin, continuando a tenerlo sotto tiro. - E ora mettiti in ginocchio e tieni le mani in alto.
Lo guardò obbedire e si avvicinò a lui.
- Chi sei? Come hai fatto ad arrivare qui?
- Hood, Marian è in pericolo. - Disse Guy e Robin sussultò nel sentire quelle parole. Si avvicinò a lui e gli tirò indietro il cappuccio del mantello, poi rimase a fissarlo, allibito.
- Gisborne!
- Dovrebbe essere morto! - Gridò Much, spaventato, mentre Little John aveva fatto un passo indietro dopo essersi fatto il segno della croce.
Robin lasciò cadere a terra l'arco, afferrò Guy per una spalla e gli puntò la spada alla gola.
- Non mi sembra né morto, né uno spettro. - Disse agli altri fuorilegge, poi si rivolse a Gisborne. - Come hai trovato questo posto?
- Credo che tu possa immaginarlo, Hood.
- Allan. Aveva detto di aver trovato il tuo corpo.
Gisborne lo guardò, disgustato.
- Questo non ha importanza, non hai sentito quello che ho detto? Marian è in pericolo. Roger di Barret l'ha presa, vuole costringerla a sposarlo.
Robin gli premette la lama sul collo, facendolo sanguinare un po'.
- Cos'è, una tradizione? Chiunque lavori per lo sceriffo deve cercare di costringere Marian a sposarlo con la forza?
- Se sapessi di cosa è capace quell'uomo non faresti tanto lo spiritoso, Hood. - Ringhiò Gisborne e Robin lo afferrò per la giacca, lo fece alzare in piedi e lo sbatté con la schiena contro un albero per poi tornare a premergli la spada alla gola.
- Lo so benissimo invece. Quello che voglio sapere invece è cosa ci fai tu qui. Quali sono i tuoi scopi? Credevi davvero di poterci cogliere di sorpresa?
- Ma se ho fatto scattare il vostro stupido allarme di proposito! Sono venuto qui per parlare con voi, per mettervi in guardia contro Barret.
Robin fece un sorriso scettico.
- Per pura bontà d'animo, suppongo.
- Per Marian! - Gridò Guy, rabbiosamente. - Non mi interessa se mi credi o no, Hood, ma lei è in pericolo e tu adesso lo sai. Se ci tieni a lei, non puoi lasciare che quella bestia le metta le mani addosso! Per quanto mi riguarda puoi anche uccidermi, non mi interessa, basta che la salvi.
- Non mi piace, Robin. - Disse Little John. - Non vorrai dargli ascolto?
- Vuole attirarci in trappola, padrone. - Commentò Much, diffidente.
- E ora sa dov'è il nostro campo. - Continuò Will. - Andrà a dirlo allo sceriffo...
- Legatelo. - Ordinò Robin. - Domani andremo a Nottingham e scopriremo se ci ha mentito oppure no, poi decideremo cosa fare di lui.

Marian sedette con le spalle al muro nell'angolo della cella più lontano dalla porta. Il pavimento di pietra era gelido, coperto solo da uno strato di paglia puzzolente e la ragazza non osava immaginare quanti e quali insetti e roditori infestassero quel posto.
Nella cella non c'era nulla, né acqua, né cibo, né coperte, solo un secchio maleodorante appoggiato in un angolo e Marian capì solo in quel momento quanto avrebbe potuto essere peggiore la prigionia di suo padre se Guy non avesse sfidato gli ordini dello sceriffo per aiutarlo.
L'unica cosa buona delle sbarre che la imprigionavano era il fatto che si trovassero tra lei e Roger di Barret. Quell'uomo l'aveva sollevata di peso e gettata sul proprio cavallo per portarla al castello e Marian si sentiva sporca nei punti dove le mani di Barret l'avevano toccata.
Roger di Barret l'aveva stretta a sé prima di gettarla in cella, palpandole il corpo in un modo disgustoso, poi l'aveva rinchiusa, salutandola con un sorriso laido e con la promessa che presto sarebbe diventata completamente sua.
Il solo pensiero le dava la nausea e l'odore terribile delle segrete di certo non la aiutava a sentirsi meglio. Marian chiuse gli occhi e rimase ferma nel suo angolino a tremare di freddo e di terrore.
Non importava quanto fosse stata fiera e coraggiosa nei panni del Guardiano Notturno, ora aveva davvero paura. Roger di Barret aveva qualcosa di disumano che la spaventava a morte.
In passato anche Guy l'aveva trattata con prepotenza e a volte si era trovata a temere la sua ira, ma anche nei suoi momenti peggiori, Gisborne non aveva mai avuto lo sguardo gelido e morto di Barret.
Pensare a Guy le fece venire voglia di piangere.
Solo poche ore prima lo aveva guardato dormire appoggiato alla sua spalla, e in quel momento si era sentita incredibilmente serena: l'odore familiare e rassicurante dei cavalli li circondava, e Marian era rimasta ad ascoltare i suoni delle attività degli abitanti di Locksley in lontananza, il cinguettio degli uccelli che avevano fatto il nido nel tetto della stalla e il respiro lento e regolare di Guy che per una volta riposava tranquillo, senza essere tormentato dagli incubi.
La luce del tardo pomeriggio filtrava tra le assi della stalla illuminando il pulviscolo atmosferico e Marian aveva pensato che quello era un momento perfetto, un attimo di pace che avrebbe ricordato sempre con tenerezza.
Poco dopo, l'arrivo dei soldati aveva rovinato tutto, gettandola in un incubo tremendo e lei ora desiderava solo che Guy di Gisborne venisse a portarla via da quella cella.
Guy.
Marian spalancò gli occhi per la sorpresa nel rendersi conto della direzione che avevano preso i suoi pensieri.
Lei era la promessa sposa di Robin Hood, avrebbe dovuto sperare che fosse il fuorilegge a venire a salvarla, solo poco tempo addietro il suo primo pensiero sarebbe volato a lui, era Robin quello che avrebbe dovuto immaginare come l'eroe che accorreva in suo soccorso.
Eppure non era a lui che pensava, non era dal suo abbraccio che avrebbe voluto essere confortata.
La ragazza si raggomitolò sulla paglia del pavimento e chiuse gli occhi, cercando di rievocare la sensazione delle braccia di Gisborne che la tenevano stretta e che la facevano sentire protetta.
Vieni da me Guy, ti prego, torna da me ancora una volta...
   
 
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