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Autore: Stella cadente    20/04/2015    5 recensioni
"Odiava quando era così.
Così ... debole.
Così vulnerabile.
Non doveva esserlo ... e invece lo era."
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Harry Styles è un ragazzo alla deriva. Un ragazzo di vent'anni che si sente perso, vuoto, incompleto.
Vive la vita senza entusiasmo, lasciando che le cose gli scorrano addosso, totalmente indifferente a più o meno tutto ciò che lo circonda.
Finché una sera – una come tante, in realtà – non farà un incontro che, a poco a poco, rappresenterà una svolta ...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo
 




Maledizione.
Harry si tirò su a sedere sul letto e guardò, con gli occhi che gli bruciavano, l’orologio sul suo comodino: le cifre verdi sullo schermo disegnavano un sei, come a volergli rinfacciare la sua insonnia.
Si ributtò sul letto, stanco della notte che sembrava non passare mai. Fino a quel momento non era riuscito a dormire neanche per un minuto; aveva troppe emozioni in corpo, che si aggrovigliavano in lui ma che non sapeva definire. Rabbia, forse...? Oppure tristezza?
Probabilmente tutte e due le cose, pensò. In realtà era da un po’ di tempo che non provava nient’altro, ma ormai si era rassegnato – ci era abituato, a quell’alternarsi incessante.
Il punto era un altro.
Quell’incontro in discoteca lo aveva scombussolato; quella ragazza – Claudia; il suo nome era già chiaro dentro di lui – e le sue parole sembravano non volersene andare dalla sua testa.
Perché si vede che sei una persona che soffre.
Era così evidente il suo star male? Si era ridotto davvero in quel modo?
Harry preferì non pensarci, almeno per il momento. Doveva avere un po’ di pace.
 
 
 
****
 
 
Una bussata insistente interruppe il suo sonno. Harry si svegliò di soprassalto; sapeva già chi fosse.
Barcollò verso la porta e la aprì, sbadigliando, con gli occhi che ancora bruciavano come se in realtà non avesse mai dormito.
«Dove cazzo eri?» lo accolse la voce squillante di Louis.
Harry non rispose subito; si passò stancamente una mano fra i capelli, poi disse solo, con il suo solito tono annoiato:
«A casa.»
Louis sospirò.
«Perché non ci hai aspettati? Perché non ci aspetti mai?»
Harry lo guardò impassibile – come del resto faceva con più o meno tutti.
«Avevo da fare.»
«Andiamo, Harry, vuoi darla a bere al tuo migliore amico?»  esordì lui entrando nell’appartamento che condividevano a passo deciso. «Beh, non attacca, se è quello che stai cercando di fare. E lo sai.» Lo inchiodò con i suoi occhi azzurri, poi disse:
«Perché te ne sei andato, per di più senza dirci nulla?»
Harry richiuse la porta con violenza.
«Perché mi avevate lasciato da solo come un cretino per l’ennesima volta, ecco perché!» esplose.
E si buttò di peso sul divano in salotto, tirando un sospiro stanco.
«Harry...» cominciò Louis con delicatezza. «So che stai passando un brutto periodo, lo sappiamo tutti. So che sei nei casini, ultimamente. Ma non è una buona ragione per mandare il mondo a farsi fottere. Devi cercare di reagire, non ha senso che tu ti chiuda così. Dammi retta.»
Il ragazzo si mise a sedere guardando il suo amico negli occhi. Sapeva di avere un’espressione scettica, come sempre.
Louis gli mise una mano sulla spalla, dandogli una lieve pacca affettuosa.
Harry non disse niente.
«Vado a preparare la colazione» disse l’amico, interrompendo il silenzio. «Vedi di chiamare i ragazzi, che tu ci creda o no sono in pensiero per te. Faresti meglio a contattarli.»
E sparì in cucina, lasciandolo nella stanza.
 
 
****
 
 
Harry Styles odiava la domenica. Cioè, in realtà l’aveva sempre amata, ma da un po’  di tempo a quella parte la odiava.
Non sapeva da quando avesse cominciato a farlo, e in realtà non gliene importava nemmeno.
La verità era che c’erano un po’ di cose che odiava oltre la domenica, adesso. Odiava le persone, odiava la compagnia degli altri, odiava il sole, odiava che la gente lo guardasse e che parlasse con lui. Gli piaceva la pioggia, invece. Tanto.
Mentre era a passeggiare per le strade di Boston, dopo aver preso la metropolitana, notò con piacere che la giornata era nuvolosa. Anche Boston, quella città affollata e piena di grattacieli, in fondo, gli piaceva. Era diversa da Holmes Chapel, certo – d’altro canto, la sua città natale era un piccolo paesino dell’Inghilterra e non era stato facile abituarsi ad una grande metropoli come Boston – ma gli piaceva.
Era stata un’idea di Louis andare a studiare in America, ma subito gli altri ragazzi – lui compreso – si erano mostrati d’accordo senza alcuna esitazione; quello dell’America era sempre stato una specie di sogno per loro, specialmente per Louis. E poi Boston era riconosciuta come città di importanza mondiale per la sua istruzione superiore e universitaria, perciò non potevano scegliere un posto migliore per il college.
Ricordava ancora il giorno della partenza: tutti i buoni propositi, l’emozione e l’orgoglio del sentirsi indipendenti, “dei veri uomini”, come aveva detto Niall. Erano partiti quell’estate, giusto per ambientarsi un po’ prima di cominciare gli studi, felici ed elettrizzati.
Era stata proprio una bella estate. Un po’ calda, con temperature che sfioravano i trenta gradi, ma tutto sommato bella. Un’estate fatta di spensieratezza, di grandi novità e aspettative.
Harry sorrise al ricordo.
Gli mancava, quell’estate, gli mancava sentirsi come quell’estate. E nemmeno poco.
 
 
 
****
 
 
 
 
Il fumo si disperse nell’aria.
Un paio di occhiali da sole scuri sul viso e la sigaretta tra le dita, Harry era seduto – o meglio, stravaccato – su una panchina ai giardini pubblici di Boston, lo sguardo che stava vacuo sulle persone che gli passavano davanti. Il giorno era nuvoloso e  pochi raggi di sole si infilavano tra le nuvole come lame di luce; probabilmente avrebbe piovuto da lì a poco. Del resto era strano che fosse comparso anche soltanto un accenno di sole in gennaio inoltrato.
Fece un altro tiro, pensando che adorava le giornate di pioggia.
C’erano alcune persone, oltre lui; non era l’unico ad essere uscito ai giardini quel giorno. Un paio di ragazze erano sedute su una panchina, e di tanto in tanto gli lanciavano qualche occhiata. Distolse lo sguardo con aria strafottente: tanto non sarebbero mai riuscite ad attirare la sua attenzione.
Piuttosto, si rese conto che una ragazza lo aveva fatto, anche se non ci provava nemmeno.
Era seduta sulla panchina vicino alla sua – a pochi metri di distanza – e leggeva un libro, concentratissima. Sembrava molto presa, come se non le importasse di nulla se non di ciò che accadeva nel suo romanzo. Harry sbirciò il titolo da dietro le lenti degli occhiali da sole.
La torre nera. Un fantasy, probabilmente.
O perlomeno, aveva il titolo da romanzo fantasy.
Si tolse gli occhiali da sole e se li appese alla maglia con disinvoltura, continuando ad osservare quella ragazza; sembrava carina. Un po’ lo inquietava, perché gli sembrava di averla già vista anche se non capiva dove, ma tutto sommato era carina.
Per un attimo lei alzò gli occhi impercettibilmente e fu allora che la vide bene.
Oh cazzo. Ecco perché avevo l’impressione di averla già vista.
Sperò che non lo avesse notato e distolse lo sguardo velocemente, ma sapeva che non sarebbe bastato. Si sentiva stranamente sottopressione.
«Guarda che è inutile che fai finta di nulla.» Quella voce lo colpì di nuovo come un masso gigantesco.
Harry si maledisse; perché, fra tutti i posti in cui poteva andare, aveva scelto proprio quello?
Il suo sguardo corse a rifugiarsi in una direzione sconosciuta. Qualunque cosa, pur di non guardare gli occhi di lei.
Sentì il libro chiudersi.
«Harry» lo chiamò con voce ferma.
Merda. E ora?
Si voltò verso la ragazza, sperando che non notasse la sua tensione.
«Non fare quella faccia.»
«Quale faccia?»
Lei lo guardò come se si trovasse davanti a un soggetto problematico.
«Come se non mi avessi mai guardata finora.»
«Perché pensi che avrei dovuto guardarti?» ribatté freddo.
«Non è che lo penso: l’ho visto, è diverso.»
Harry la guardò per un po’, senza sapere cosa ribattere, sempre con quell’aria ostinata e indifferente sul volto.
«Che c’è, mi segui? Mh?» fece, duro.
«Io non ti seguo. Forse tu segui me, però.» Claudia si alzò e si mise a sedere accanto a lui, assumendo la sua stessa posizione scocciata. Harry sospirò, cercando di sembrare infastidito.
«Mi dici cosa vuoi da me?»
«Nulla. Perché devo voler qualcosa da te?»
Quella risposta lo spiazzò. Era convinto che Claudia fosse come tutte le altre che gli sbavavano dietro e che cercavano di farsi notare a tutti i costi, ma lo aveva sorpreso. E di grosso, anche.
Il ragazzo si sentì a disagio. Non disse nulla, ammutolito da quel suo modo di fare così naturale, come se si conoscessero da sempre.
«Non lo so, mi parli come se mi conoscessi da sempre» diede voce ai suoi pensieri. «E invece non so nemmeno chi sei. Sinceramente io non vado a dire tutto quello che penso a degli sconosciuti sul loro conto, Chiara.»
«Questo perché tu sei così. Tu sei in un modo, io in un altro. E comunque mi chiamo Claudia» rispose prontamente lei, con una punta di acidità che non aveva sentito la sera precedente.
Harry in realtà se lo ricordava come si chiamava, voleva solo darle l’impressione che per lui il suo livello di importanza fosse pari a zero – anche se palesemente non era così.
«Hai da fare adesso?» la voce della ragazza solcò il silenzio.
«Sì» disse lui subito, guardandola duramente.
«Tipo?»
Lui espirò con forza.
«Niente di che.»
«Allora alzati. Si va a fare due passi.»
Harry le lanciò uno sguardo quasi di scherno.
Cos’è, uno scherzo?
Ma gli occhi verdi e decisi di Claudia gli fecero capire subito che la ragazza non stava affatto scherzando.

 

 
Eccomi qui :)
Come state? Spero bene :)
Passando al capitolo, come vedete Harry è stato preso in contropiede da Claudia - e anche tanto aggiungerei - e adesso non sa che cosa replicare.
Secondo voi che cosa succederà? Accetterà anche solo di fare una passeggiata con lei o rifiuterà?
Una cosa è certa: quella ragazza sa come incastrarlo, perciò potrebbe succedere di tutto.
Ad ogni modo, spero vi  siapiaciuto :)
Un'ultima informazione prima di dileguarmi: fianlmente, dal momento che con questa storia sono già avvantaggiata moltissimo, i miei aggiornamenti saranno regolari. Mi commuovo, alla fine ce l'ho fatta :')
Aggiornerò di lunedì, perciò una volta a settimana avrete il capitolo nuovo pronto :D
Bene, è tutto.
Alla prossima,
Stella cadente
PS Come sempre, vi metto il link della mia prima FF sui ragazzi, della quale posterò il sequel dopo aver finito questa. Se volete, fateci un salto ;)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1212157&i=1
  
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