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Autore: SilviaDG    26/04/2015    7 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La fine di un viaggio, di una storia. 
Sembra essere passato fin troppo tempo dell'inizio di tutto, dai sorrisi e dai pianti, dalle recensioni che attendevamo e dai risultati a volte straordinari e a volte deludenti.
Per la prima volta, vorrei parlare senza sembrare il Divino Otelma e separare un attimo la mia entità da quella di Chiara(direi).
Ecco, da Silvia vi rivelo che non dimenticherò mai questa fantastica esperienza che mi ha temprata sicuramente, che mi ha indotta a capire che scrivere è l'unico modo in cui possa sentirmi me stessa, anche se devo rivelare che il rapporto che mi lega con le parole è più difficile di quanto sembri ed è anche per questo il capitolo viene pubblicato dopo troppo, troppo tempo.
Non avrei mai immaginato di bloccarmi, di non avere idee, di non pensare a voi e mi dispiace davvero, davvero molto.
Questo capitolo era già pronto da tempo e sinceramente forse non l'ho pubblicato perché avevo paura di non trovare nessuno ma adesso va bene così: anche se non ci fosse nessuno, sarei felice di aver inserito il punto a questa grande frase, ad Hunter Games.
Non so se mai leggerete e mi scuso per le troppe parole di quest'angolo.
Mi auguro solo che, in caso, amerete questo finale. 
Grazie di tutto.
A presto, forse.
Spero.
Speriamo.















-SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, BENVENUTI ALL'EDIZIONE SPECIALE SUI 74ESIMI HUNTER GAMES!
Sento rimbombare la voce fin troppo entusiasta di Magnus Bane che viene coperta sul finale da applausi, fischi, grida isteriche e cori dei capitolini.
La notizia della "intervista extra" è arrivata pochi minuti dopo rispetto alla mia vittoria: non ho avuto neanche il tempo per riflettere sulla realtà degli avvenimenti, sono stato semplicemente catapultato fuori dall'Arena.
Mi sono stati spiegati senza tanti preamboli i "programmi" per i mesi a venire: 
-Dovrai, naturalmente, intraprendere il tuo tour della vittoria ma prima parteciparai ad una intervista extra richiesta a gran voce dai capitolini- ha spiegato un pacificatore, la voce neutra e lo sguardo perso.
Così mi ritrovo qui, in attesa di entrare in scena, i nervi tesi come corde di violino, il cuore e il cervello chiusi a chiave nelle proprie  per non causare problemi durante l'intervista
-SIGNORI E SIGNORI- tuona Magnus-Jace Herondale!
Cerco di tirare fuori il coraggio, eppure sembra più facile essere intrepidi uccidendo demoni che riuscire a superare questo evento.
Entro in scena a passo lento.
"Troppo lento"
Velocizzo la mia andatura, guardando i miei piedi avanzare e contando i movimenti che compiono.
"Troppo veloce"
Rallento leggermente, cercando di non essere però troppo brusco nella variazione di velocità. 
"Devi solo camminare, Jace, solo camminare, devi solo..."
Percepisco una mano poggiarsi leggiadra e calda sulla mia spalla, facendomi trasalire.
La stretta intrappola dolcemente la seta dello stravagante abito che indosso, anche se il contatto si dimostra così intimo e significativo che sembra che sia la mia pelle ad essere accarezzata.
Poi lo stringere si scioglie e la mano che prima mi confortava scivola in basso, muovendosi verso il mio braccio e più in basso in direzione del mio pugno stretto; rilasso i muscoli e accolgo l'invito della mano davanti alla mia, ricambiando la stretta e percependo questa volta realmente il calore della pelle morbida e poi qualcosa di strano, ruvido...
Sorrido quando noto unghie pitturate con uno smalto blu ricoperto da brillantini.
Alzando gli occhi incontro due fessure gialle che mi fissano in un misto di preoccupazione, compassione; mi guarda, mostrando un riso triste e stanco e io cerco di trasmettere attraverso l'insieme dei gesti troppe frasi che forse non recepirà mai: 'mi dipiace' e  'ti capisco' e  'scusa' e infine 'io lo ho ucciso'.
Egli però trasforma lo stringere saldo in una dolce carezza, quasi amorevole, rendendomi partecipe al suo aver decodificato il mio messaggio, al suo aver recepito il referente e sembra anche quasi che mi stia rispondendo, credo che intenda un 'non è colpa tua', solo questo...
Forse, però, è semplicemente ciò che vorrei che mi rivelassero tutti, la frase che vorrei pronunciassero tutti.
Solo quando lo scambio di informazioni termina e i nostri corpi diventano nuovamente due enti distinti e separati, giungono al mio udito schiamazzi ancora più convinti di quelli presenti prima del mio esordio.
Sono sicuro: sono inziati da poco, solo da quando sono entrato; la stratta di mano fra me e lo stregone è stata più breve di quanto possa essere sembrata, anche se l'intensità è stata così potente da estraniarci dal mondo circostante.
La voce melliflua di Magnus mi allontana dai miei pensieri, invitandomi ad accomodandarmi su una poltrona bianca posta al centro della sala, accanto ad una identica sulla quale è seduto lui.
Mi lascio cadere sulla morbida pelle candida, poggiando gli arti superiori sui comodi braccioli e accogliendo con riluttanza il senso di tranquillità che cerca di pervadermi, come se l'oggetto stesse cercando di persuadermi, bisbigliando qualcosa come "addromentati, non ti accadrà alcun male".
Ma è finta, come tutto, è una finta verità, una bellezza camuffata.
Sospiro.
"È solo una poltrona, non ti ucciderà"
-Per questa edizione speciale- alzo gli occhi sull'uomo, accorgendomi adesso del fine ed elegante completo in tinta blu che indossa, il quale spiega lo smalto della stessa sfumatura, perfettamente abbinato. 
Blu.
Come gli occhi di Alec.
-Abbiamo deciso di mettere in atto qualcosa di davvero particolare- la cadenza invitante e sensuale utilizzata sull'ultimo termine scatena numerosi fischi-Infatti qui- mostra un taccuino viola- ho 10 quesiti scelti con cura fra gli innumerevoli inviatici dai fan. Cosa ne dici, Jace, ti piace l'idea? 
Rispondere con un no sarebbe un'idiozia, un sì sarebbe troppo ovvio e scontato....
"Ti hanno in pugno, sii amorevole"
-Fa parte delle domande o è una tua curiosità?- chiedo, alzando un sopracciglio e facendo scoppiare un'ilarità generale.
-Non era compresa nel prezzo- chiarisce lui, sorridendo- Direi che possiamo subito partire con le domande, vero, gente?
Sento un peso sul cuore: "hai chinato il capo".
In che altro modo avrei dovuto agire? 
Stringo i denti.
Nel frattempo i capitolini rispondono euforicemente alla domanda retorica di Magnus attraverso rumori insopportabile, fra cui persino un battere di piedi che sicuramente è da attribuire a bambini.
Invece il coro "JACE, IL SOGNO DI OGNI DONNA" sicuramente non è intonato da bambine; mi costringo a non guardare per troppo tempo le ragazze vestite con degli scollati e inusuali abiti rosa: se fissassi per troppo tempo la scena, sicuramente sarei costretto ad andare via per il disgusto.
Mi trattano come se fossi un attore famoso, piuttosto che un sopravvissuto ad una carneficina.
"E tu contribuisci, abbassandoti al loro livello"
-La prima domanda è: qual è stata l'attrazione che ti ha colpito di più, dentro l'arena? 
"Attrazione...Oh, sapete, le giostre erano molto carine. Se mai avrò un bimbo, non esiterò a fargliele provare tutte oppure ad invitarla a giocare con gli altri bambini in quel fantastico luogo, dato che alla fine anche loro sono da considerare parte delle attrazioni per voi pezzi di..."
-Chiamarle attrazioni non è il termine giusto- mi costringo a rispondere semplicemente. 
"Non scaldiamoci troppo, Jace"
-Comunque il fiume era davvero interessante, anche se non ho ben compreso il suo funzionamento- rivelo.
Non sarebbe servito ribellarsi in questo momento: in effetti, mentre gli avvenimenti si susseguivano non ho indagato molto sul corso d'acqua, dato che non era una priorità in quella particolare situazione ma adesso la curiosità mi sta stringendo nella sua morsa.
"È una scusa, vuoi sottostare a Capitol City"
-È strano che tu non l'abbia capito, Jace!- esclama l'uomo. 
"Oh sì, naturalmente ragiono come quegli strateghi che inventano di tutto per riuscire ad uccidere persone che non hanno colpe quindi..."
-Mi dispiace ma anche la perfezione ha qualche difetto- uso un tono neutro, sospirando.
Risate compiaciute.
"Calma, mantieni la calma e sii trattabile, almeno per adesso. La risposta ti sarà utile"
-Il fiume era una specie di riproduzione rivisitata del fiume Lete, solamente che la tua memoria è andata persa solamente per qualche minuto- spiega. 
Davvero astuto.
"A cosa è utile, adesso che lo sai, Jace?"
"Per me" ha sussurrato Clary prima di lasciarmi.
Come si sarebbe comportata lei in questa situazione? 
"Per lei"
-Già. Sapete, l'arena era l'entrata al Paradiso, anzi forse il Paradiso stesso- ironizzo, preso da un attacco di furia- insomma, come in Dante, no? Dimentichiamo i nostri peccati per meritare di rimanere in quel luogo armonioso e...
Smetto di parlare, accorgendomi che tutti si sono zittiti e mi guardano sconcertati, come se percepissero nella mia voce quel velo di amarezza che ho spruzzato in quantità troppo elevate.
-Bene, andiamo avanti- sussurra Magnus, rivolgendomi un'occhiata che inizialmente sembra un rimprovero ma che poi si svela quasi essere quasi un invito a continuare con questo "stile".
- Seconda domanda!- annuncia- C'è stata una relazione segreta da amici di letto fra te e Isabelle, prima dell'Arena?
Spalanco gli occhi, incredulo, scuotendo il capo e guardandolo, come per dire "Che razza di domanda è?"
Il figlio di Lilith scuote il capo, disgustato: non ha scelto personalmente i quesiti.
-No, non c'è stata alcuna stupida relazione fra me e Isabelle- scuoto il capo- vai avanti, Magnus.
Il pubblico è improvvisamente meno euforico, avrebbe preferito un "sì" sicuro e la narrazione delle mie mille avventure d'amore prima dell'Arena.
Conoscevo Isabelle, in realtà ma non...
-Quindi, Jace?
Mi desto dai miei pensieri, fissando interrogativo lo stregone.
-C...cosa?- chiedo, deglutendo. 
-Ho chiesto: "Come mai hai scelto di unirti a Jonathan e non l'hai ucciso da subito?"
Abbasso il capo.
"Una domanda lecita, almeno"
-Era utile, molto- rivelo, guardando il pavimento in parque del palco- e dovevo proteggere Clary, era quella la priorità. Con lui era al sicuro: teneva a lei, anche se in un modo...- mi blocco- non fraterno, ecco.
Non ci tengo a rivelare a tutti i distretti il rapporto fra i due ma probabilmente sanno tutti quanti molto più di quanto sappia io realmente. 
-Allora- Magnus si schiarisce la voce ed evita il mio sguardo, come se l'intervista stessa andando male e al contempo bene -In realtà la tua vittoria era un piano congetturato alla perfezione che comprendeva la morte di Clary?
Mi giro verso di lui, furioso, mentre un silenzio imbarazzante ci circonda.
Inutile, stupida, odiosa intervista.
"Per me"
Inutile, stupido, odioso pubblico.
"Per me"
Inutile, stupida, odiosa vita.
"Per me"
Inutile, stupido, odioso me.
"Per me"
Utile, azzardata, stupida risposta.
-Oh sì- mi alzando dalla poltrona- TUTTO UN PIANO- urlo.
"Per me"
- NON LO SAPETE? NOI NELL'ARENA CI DIVERTIAMO AD UCCIDERCI A VICENDA E IO- poso una mano sul petto- IO, PARTICOLARMENTE, OLTRE A VINCERE VOLEVO ILLUDERE CLARY.
"Per me"
- Non è finita.- sussurro, eppure sono sicuro che tutti mi stiano sentendo- Non è finita! Un giorno, un giorno tutti voi perderete, perderete per...
Sento qualcosa colpirmi il capo e mi accascio a terra.
"Per me"















-L'intervista non è stata mandata in onda.
Sono seduto in una accogliente stanza con tende dorate e divani rossi.
Accanto a me siede sullo scomodo divano rosso una ragazza dai lunghi capelli scuri e profondi gli occhi grigi.
-Che peccato- sussurro, cercando di riprendermi completamente. 
Porto una mano sulla testa, tastando un bernoccolo che però sta quasi scomparendo grazie ad una runa tracciata sul braccio. 
-Ti hanno dovuto tirare un qualcosa in testa e metterti K.O, eri incontrollabile. 
-Stavo dicendo la verità- sussurro, deciso.
-Lo so-dice ella- Solo che sei andato leggermente fuori dagli schemi- sorride- addio immagine del Jace perfetto vincitore: la notizia del "Jace ribelle" si spargerà presto.
-Non minacceranno gli spettatori?- chiedo, stranito.
Il mio è stato quasi un atto di ribellione e questi comportamenti solitamente vengono arginati; una volta io stesso sono stato costretto a tacere difronte ad un simile gesto.
Ella si avvina leggermente a me, poggiando le sue labbra carnose sul mio orecchio.
- E chi garantisce che saranno i capitolini a spargere la notizia?- sussurra, allontanandosi subito dopo aver finito di pronunciare la frase.
Mi lascio sfuggire un ghigno divertito.
-Sei con me?- domando, fissandola, stranito.
-Ovvio- schiaccia un occhio e inizia a giocare con le ciocche dei capelli.
-Dove siamo?- mi guardo intorno, notando la sontuosità dell'ambiente tipica degli alloggi di Capitol City che però non appartiene a nessuna sala, palazzo o luogo già visitati. 
-Sul treno, questo è lo "scompartimento del vincitore"- allarga le braccia per mostrarare il luogo che in effetti sembra ancora più lussuoso del solito- sta cominciando il tuo tour.- spiega
-Come fai ad essere qui?- chiedo, sconcertato. 
Non è il mio mentore.
-Ho i miei trucchi- svela, sorridendo in modo intrigante- Comunque adesso tutto continuerà normalmente. Tutti si aspettano un tour.
-Mi stai dicendo che non mi puniranno o frusteranno o uccideranno?
-Ci tieni così tanto?- scherza, alzando gli occhi al cielo.
-In realtà...- provo a dire, scuotendo il capo.
-Non credo che Clary ne sarebbe felice- sussurra.
Sento una stretta al cuore.
Vorrei richiamarla, puntualizzando che non si può permettere di nominarla, che non sa di chi parla, che non può sapere cosa vorrebbe ma probabilmente, essendo suo mentore, la conosceva forse tanto quanto me.
-Ti amava- sussurra- e voleva che tu continuassi a ribellarti per lei.
-Lo so- rispondo- è ciò che ho fatto stasera.
Scuote il capo.
-Oggi sei esploso- mima un'esplosione con i segni, alzando poi le spalle come a dire "e che ci vuoi fare?"- è stato intenzionale, sì, ma azzardato- accentua il termine- per questa volta non è stato un problema, è un solo episodio che si può giustificare con Capitol City con un "era ancora sconcertato dalla morte della ragazza" e che permette nel contempo di diffondere questo piccolo atto di ribellione - mi rassicura- ma non è bene dimostrare al mondo il tuo odio. Da ora dovrai agire in segreto e ribellarti in seguito, quando saremo tanti, abbastanza da sopraffarli.
Abbasso il capo, consapevole del suo avere ragione.
-Ci vorranno anni, forse, magari noi non ci saremo neanche più- spiega- ma sarà una vera insorgenza, te lo prometto.
Dopo aver pronunciato ciò si alza, dirigendosi verso l'uscita. 
-In caso contrario?- chiedo, esasperato.
-In caso contrario avrai compiuto il tuo dovere.
Si dirige verso la porta e, prima di aprire la porta, scorgo dei capelli biondi al posto della chioma scura e un abbigliamento da cameriera.
"Ha i suoi trucchi."
Sorrido.























Epilogo







Il treno si ferma con una frenata brusca e un pacificatore annuncia che è il momento di scendere dal mezzo.
Mi alzo, barcollante e confuso e cerco di mantenere lo sguardo alto e fiero mentre scendo dal treno. 
Mentre miei piedi vengono a contatto con della terra odo delle urla di gioia forzate.
Guardandomi intorno, riconosco strade non asfaltate in alcuni punti, case sul punto di cadere, uomi giovani dal viso anziano, bambine appena donne con rughe di preoccupazione impresse sul volto puerile.
La differenza fra questo e gli altri distretti è impossibile da non notare.
Fra la folla di abitanti dalle risa piangenti riconosco una ribelle chioma rossa.
Cerco di farmi spazio fra la gente, avvicinandomi sempre di più e riconoscendo una donna bassina, sulla trentina.
La vedo davanti a me, il volto risoluto, l'espressione di chi è sul punto di piangere, le labbra serrate, gli occhi blu che mi fissano con un'espressione impossibile da decifrare.
Non potrei non riconoscerla.
Ricordo quando, mentre io e Clary eravamo con Molly, mi sono messo a parlare ad una telecamera, rivolgendomi proprio a questa donna, sicuro che non l'avrei mai vista di persona.
Sicuro che avrei salvato Clary.
Rimango fermo ed è ella ad avvicinarsi ancora di più a me, stringendo le braccia e tenendo il capo alto.
Credo di non aver mai ammirato donna più forte di lei.
-Congratulazioni- sussurra, porgendomi la mano.
Scuoto il capo, stringo i denti e non accolgo i suoi auguri, piuttosto li ignoro.
-Mi...dispiace- sussurro, sospirando, non sapendo come altro rapportarmi, se non con la solita, irritante frase fatta.
-Non ne dubito- risponde, abbassando il capo.
Poi fa qualcosa di completamente inaspettato.
Viene verso di me, annullando la poca distanza che ci divideva e mi circonda in un abbraccio, in uno di quegli abbracci dolci e colmi di calore, una stretta ricca di emozioni così profonde che neanche le parole riuscirebbero a descriverle.
Deve essere così che le madri abbracciano i figli.
Appoggia il suo capo sul mio petto e sento qualcosa di bagnato sulla mia maglietta, delle lacrime che lascia scorrere, senza cercare di scacciarle.
Non importa la presenza pacificatori, dei vecchi, degli uomini, delle donne, dei bambini. 
Siamo solo noi e il dolore.
Stringo ancora di più il corpo esile della donna, aggrappandomi a lei.
Solo lei sta soffrendo tanto quanto me, se non di più. 
Perdere un amore, soprattutto in una maniera così ingiusta, è una frustazione insopportabile; perdere un figlio, però, è ciò che di meno naturale possa esistere, una sofferenza così enorme che non posso neanche immaginare di eguagliare. 
-La amavo- sussurro, mentre si allontana leggermente da me, ricomponendo il viso in una maschera  dall'espressione neutrale- la amo- ripeto, guardando i suoi occhi lucidi- e non smetterò mai di amarla.
Abbassa il capo e mi guarda amorevolmente e riesco a vedere il dolore che si cela dentro quegli occhi.
-Sei giovane- scuote il capo- non la amerai per sempre, hai molto da imparare.
-Forse sposerò qualcun altro, costruirò una mia nuova vita- ammetto- ma sarà solo un finto e perfetto rimpiazzo: non la dimenticherò mai, lo giuro.
Stringe le labbra e si torce le mani, lo sguardo fisso sulla terra.
-Spero solo che tu protrai perdonarmi- aggiungo- anche se io non mi perdoneró mai.
-Non hai di che essere perdonato- sussurra, alzando il capo e guardandomi con amore- È colpa loro- accentua con disprezzo il termine-non tua- sorride tristemente- In un'altra situazione probabilmente ti odierei- ammette-sai, madri gelose che vorrebbero che le figlie diventassero suore di clausura- scuote il capo forzandosi di sorridere- ma in questo momento non posso far altro per ringraziarti per...- deglutisce- per averla amata e averle insegnato ad amare.
Non riesco a rispondere in nessun modo, se non stringendo le sue mani dalle abili dita da artista.
Si allontana leggermente, ponendosi alla mia sinistra ma rompendo il contatto solo fisicamente poiché nella mia mente mi sembra ancora di stringerla e di ricevere il suo calore.
Adesso vedo avanzare due uomini: uno più giovane, probabilmente della mia età, e uno che sembra essere più o meno dell'età di Jocelyn.
Quest'ultimo mi raggiunge, mostrando un sorriso maliconico.
-Luke- si presenta.
-Il padre di Clary- rispondo, consapevole che la mia affermazione è solo parzialmente vera.
-In realtà...- prova a controbattere.
-Il padre di Clary- ribadisce Jocelyn.
Poi l'uomo raggiunge la donna, circondando le sue spalle con un braccio.
-E io sono- vedo avanzare il ragazzo- Simon- alza una mano, aggiustandosi gli occhiali- Il- deglutisce- il...migliore amico di Clary- svela.
Dovrei forse essere geloso in questo momento ma in realtà mi sento molto vicino al ragazzo, come se condividessimo le stesse emozioni.
Si avvicina, inciampando e rialzandosi goffamente. 
-Sai, sembri il mio personaggio di Skyrim- esordisce.
Alzo un sopracciglio.
-È un gioco- arrossisce- me l'ha regalato Clary, un volta, insieme ad un fumetto. È il mio gioco preferito- spiega- in realtà l'unico, ci giocavo nella vecchia console di Clary; sai, i capitolini a volte buttano queste cose- borbotta- ma non è un problema, è fantastico- si corregge- La parte divertente era riuscire a ricreare con il gioco la storia del fumetto. Era- solleva le braccia- WOW. Sai, in realtà manca ancora un fumetto per completare la storia, il finale lo sceglieva interamente lei per sorprendermi ma...- i suoi occhi si incupiscono- non ho il coraggio di leggerlo, anche se Clary lo aveva già realizzato-scuote il capo- preferisco immagianre, finire il gioco a modo mio. Sai, a volte i finali non sono... quello che ci aspettiamo, ecco, e non vorrei illludermi e rimanere deluso- sorride tristemente- Forse ho parlato troppo ma non scarico tutto da tempo. Nel senso, di solito discutevo di queste cose con...
Sospira e passa le dita fra i capelli scuri.
-Simon, stai calmo- dice Jocelyn, non davvero convinta, mentre lei e Luke cominciano a camminare e ci sorpassano, consapevoli che dovremmo essere già da quelche minuto nella casa del sindaco.
Simon rimane inizialmente fermo, guardandoli andare via, così lo raggiungo.
-Sai, ci sono alcuni quadri che ha dipinto Clary, nella villa del Sindaco. Sono davvero spettacolari- Simon si costringe a sorridere- Era un talento indescrivibile. L'hai mai vista disegnare?- chiede, mentre cominciamo ad incamminarci.
-Sì- rispondo, indeciso- ricordi il ritratto di Jonathan?- chiedo.
-Sì- bisbiglia lui, triste- era un piano brillante, comunque. 
-Già- scalcio una pietra.
-Sembrava davvero una situazione da fumetti- si fa sfuggire una risata nervosa- probabilmente- si corregge- In realtà non ho avuto la fortuna di conoscere una grande varietà di fumetti, oltre quelli realizzati da me e Clary.
Abbasso il capo.
Probabilmente in un altro contesto le sue parole sarebbero anche insopportabili e il suo tono di voce mi irriterebbe, probabilmente parla troppo e troppo di argomenti insensati.
Eppure adesso mi costringo a "sopportarlo", in fondo è uno degli unici legami rimanenti con Clary.
-Tu e Clary siete cresciuti insieme?- domando, avanzando per le strade degradate.
-Oh sì- risponde subito lui, un luccichio negli occhi.
-Raccontami di...lei- suggerisco con un sussurro.
Inizialmente rimane spaesato, poi scuote il capo e sfoggia un riso malinconico.
-Da dove cominciare? Oh, certo!- eslama- Un giorno, quando aveva appena 5 anni mi ha preso per i capelli, era davvero una peste! E non sai di quando...
Mentre racconta, sorrido, divertendomi quando lui si diverte e preoccupandomi quando le situazioni diventano intricate.
Mentre ascolto la sua storia, mi sento libero, sembro me stesso, chiunque io sia.
Mi rendo stranamente conto di quanto mi piaccia stare qui, in questo strano posto, in mezzo alla distruzione, per i gomitoli di strade dove lei ha corso durante la sua vita, guardando gli stessi luoghi che lei ha disprezzato o in cui ha trovato rifugio.
Tornerò in questo posto, in un modo o nell'altro,  tornerò a casa.
Nella sua casa e nella mia casa.
-Oh! E amava disegnare ritratti ironici, pensa che una volta disegnò il nostro prof che...
  
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