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Autore: effe_95    01/05/2015    6 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A
 
7. Amore forse?, Pallonate e Spaventi.
 
 
Ottobre
 
<< La squadra di calcio! >>
Giasone Morelli avrebbe voluto strozzare il suo migliore amico con tutto il cuore quel tiepido 2 Ottobre. Erano entrambi sudati, stanchi e con i muscoli a pezzi.
Era l’ora di educazione fisica e stavano giocando una terribile partita di palla a mano.
Ivan si era lasciato cadere a terra sul bordo campo non appena il professor De Luca aveva fischiato la fine del primo tempo, e aveva spifferato tutto a Giasone dopo quasi una settimana dall’accaduto. Non ne poteva più di tacere.
<< Lo so, ho fatto una cazzata! Ma se le avessi detto che quello era davvero il suo nome, non si sarebbe spaventata a morte? >> Ivan aveva la fronte tutta imperlata di sudore e i capelli neri come la notte erano attaccati sulle tempie, mossi e lucidi. Giasone sedeva accanto a lui con la bottiglietta dell’acqua tra le mani, ne aveva bevuta metà in una sola volta.
<< Probabilmente, ma non potrai mai saperlo! Andiamo Ivan, è dal primo anno di liceo che le stai dietro, magari era la volta buona che te la dava >>
Ivan gli lanciò un’occhiataccia e lo spintonò con forza, tanto che Giasone si sbilanciò e cadde con il sedere per terra. Aveva le mani bagnate a causa della bottiglietta e gli era mancata la presa, ovviamente non rimase contento dal gesto dell’amico, anche perché Ivan non lo aiutò a rialzarsi. Non lo fece proprio.
<< Smettila! Lo sai bene che non è quello che voglio da lei! >>
Ivan sbottò quelle parole con irritazione, passandosi una mano tra i capelli bagnati, la loro squadra stava perdendo disastrosamente e gli facevano male le braccia a furia di tirare inutilmente palle in porta, Oscar sembrava un portiere impenetrabile.
<< Già, dopotutto per quello non hai mai avuto bisogno di lei, no? Ne hai avute così tante >>
Giasone lo stava guardando ancora male, mentre si asciugava le mani sporche di erba sintetica sui pantaloncini.
<< Quando fai così non ti sopporto Giasone!  Sai benissimo che non ne ho avute così tante, ma solo una! E poi non è di questo che stavamo parlando >>
Ivan osservò l’amico con fare irritato, Giasone sospirò rumorosamente e finì di bere in una sola volta il resto della bottiglietta, era accigliato quando porse ad Ivan la domanda che avrebbe sempre voluto porgli.
<< Beh, ma se non vuoi quello da lei, cosa ti aspetti? >>
Ivan guardava lontano quando rispose.
<< Amore, forse? >>
Il discorso finì lì, perché il professor Alceo De Luca li richiamò immediatamente in campo per il secondo tempo.
 
<< Mi sta uscendo ancora il sangue dal naso? >>
Catena stava per svenire, lo sentiva in tutte le molecole del suo corpo.
Era tipico di lei farsi male durante l’ora di educazione fisica, ma quella era in assoluto la prima volta che qualcuno la colpiva con una pallonata sul naso. Si era ritrovata stesa a terra con la vista appannata e una marea di facce che la scrutavano apprensive, quando il professore l’aveva tirata su con lentezza, il sangue aveva cominciato a cadere a fiotti.
L’avevano immediatamente soccorsa, medicata, e poi avevano chiamato sua madre perché venisse a prenderla, e lei stava ancora aspettando.
Quella giornata era cominciata nel verso giusto per Catena, stranamente.
Non aveva fatto tardi come suo solito, il progetto di scienze era andato alla grande e tutti i componenti del suo gruppo avevano preso otto ( Italia, Ivan, Giasone e Romeo).
Le era sembrato tutto troppo bello e si era sbagliata alla grande.
<< No Catena, stai tranquilla >> Replicò Italia scostandole il tampone dal naso, Catena sospirò pesantemente, aggiustandosi alcune ciocche di capelli sfuggite alla treccia dietro l’orecchio. L’unica cosa positiva era che non le si era formato il livido, era solo un po’ arrossata lì dove aveva premuto il ghiaccio per tanto tempo.
<< Mi spiace che tu debba aspettare qui con me Italia, non ti dicono nulla se salti l’ultima ora? >>  Catena guardò l’amica con fare apprensivo, contorcendosi le mani, Italia la bloccò e le sorrise dolcemente, come faceva sempre quando l’amica andava in ansia.
<< E’ stata la professoressa Vitale a dirmi di restare con te, tranquilla >>
<< La pallonata in faccia mi mancava >> Brontolò Catena imbronciata, Italia ridacchiò divertita.
<< Oscar era davvero dispiaciuto, non faceva altro che scusarsi >>
Italia rideva nel pronunciare quelle parole, ancora divertita dal commento precedente di Catena, ma quest’ultima aveva la mente altrove, non era stato affatto piacevole essere colpita dal ragazzo per cui stravedeva.
<< Ho fatto la figura della stupida con lui, come sempre >>
Mormorò abbassando lo sguardo, Italia smise di sorridere e le accarezzò le mani.
<< Non è vero Catena, può capitare a tutti di essere colpiti da una palla! >>
Catena dubitava fortemente che capitasse frequentemente, ma apprezzava molto il tentativo della sua migliore amica di tirarle un po’ su il morale, pensò fosse meglio cambiare discorso.
<< Vuoi parlarmi un po’ di cos’è successo con Ivan in quella cartolibreria? >>
Italia sobbalzò leggermente nel sentire quelle parole, aveva accennato qualcosa a Catena la settimana prima, ma poi non aveva più trovato il coraggio di parlarne, perché non sapeva spiegarsi nemmeno lei cosa stesse realmente succedendo.
Aprì la bocca per parlare, quando la sua attenzione venne catturata da una figura ritta accanto alla porta, Catena la fissava con apprensione.
<< Magari te ne parlerò un’altra volta >> Commentò Italia, continuando a tenere gli occhi fissi sulla figura alla porta, Catena si accigliò e seguì il suo sguardo, per trovare un Oscar Sartori molto imbarazzato che le osservava.
Il ragazzo fece qualche passo avanti e si avvicinò alle due.
<< Ho chiesto alla professoressa di andare in bagno … posso … posso parlare un attimo con Catena? >> Oscar sembrava essere davvero molto, molto imbarazzato.
Catena si girò a guardare Italia con supplica, chiedendole apertamente di non abbandonarla, ma Italia saltò in piedi immediatamente, anche troppo allegra, e se ne andò senza dir nulla.
Oscar e Catena si fissarono per un po’ imbarazzati, poi il ragazzo fece un altro passo avanti e si mise seduto accanto a lei.
<< Come va il naso? >> Domandò lui senza guardarla negli occhi, aveva le guance leggermente arrossate a causa della vergogna, ma Catena pensò fosse a causa del caldo tiepido di quell’Ottobre un po’ strano.
<< Oh, bene. Non è successo niente di grave, solo un po’ di sangue. >>
Rispose frettolosamente la ragazza, distogliendo lo sguardo a sua volta, quando parlava con Oscar le si impappinava la lingua e cominciava a sudare freddo.
<< Beh, sembra che quest’anno sia nel nostro destino >>
Commentò il ragazzo, e Catena ricordò il primo giorno di scuola, quando era andata a sbattere con il naso contro il petto del ragazzo dopo aver fatto una pessima figura con il professore di greco e latino, Costantino Riva.
<< Credo che prima o poi si romperà >> Replicò Catena torturandosi la maglietta, Oscar si girò a guardarla e le sorrise, poi allungò una mano e le accarezzò il naso con le lunghe dita affusolate, notò con sorpresa che la pelle di Catena era morbida e vellutata.
<< Speriamo di no, sarebbe un vero peccato >> Mormorò sovrappensiero, Catena cominciò ad andare in iperventilazione, aveva il viso in fiamme, ma non osava muoversi, aveva paura che Oscar scostasse le mani dal suo viso, le piaceva essere toccata da lui.
<< Domani sera ci vediamo nel locale del padre di Ivan, ci vieni? Lui e Aleksej suonano qualcosa >> La domanda di Oscar la portò alla realtà, Catena sospirò un po’ troppo eccessivamente quando lui tolse le dita dal suo viso. Il locale del padre di Ivan era il luogo di ritrovo della 5A, si riunivano lì una volta la settimana, di venerdì sera, ma quella volta era capitato di mercoledì.
<< Si … me ne avevano parlato. Tu ci vai? >>
<< Come sempre. Tu no? Vorrei che venissi >>
Oscar pronunciò quelle parole guardandola negli occhi, e per la prima volta Catena non distolse lo sguardo, per valutare se lui la stesse prendendo in giro oppure no, ma gli occhi del ragazzo erano così limpidi che avrebbe davvero meritato un premio cinematografico se stava mentendo.
<< Ci sarò >> Catena rispose con tutto il cuore, ma quella conversazione non era stata ascoltata solamente dai due interessati. Sonia Castelli se ne stava dietro la porta da un po’ di tempo e sorrideva soddisfatta, Catena Greco non le era mai stata simpatica.
 
Beatrice Orlando respirò profondamente e poi contò fino a tre.
Stringeva convulsamente dei libri tra le braccia e osservava Enea Colombo scendere le scale con calma e ridere in compagnia di Lisandro e Cristiano. L’ultima ora era ormai finita e presto il ragazzo se ne sarebbe andato, quella era la sua ultima occasione per scusarsi con lui.
La consegna del progetto di scienze era alle porte e mancavano solo pochi giorni per finire il tutto, se Enea non fosse tornato nel gruppo, le sarebbe toccato un bel due, e lei non aveva mai preso due in niente nella sua vita.
Tuttavia le risultava assolutamente difficile chiedere scusa a quel troglodita.
Decise di farsi forza nel momento esatto in cui Enea mise piede sull’ultimo gradino, scese di corsa le scale, e una volta che lo ebbe raggiunto gli afferrò un lembo del giubbotto e lo strattonò timidamente. I tre ragazzi si fermarono a guardarla, Beatrice cercò inutilmente di non arrossire e di non notare lo sguardo accigliato di Lisandro e Cristiano, si limitò a fissare Enea negli occhi, che ricambiava disgustato, irritato e arrabbiato.
Beatrice cercò di farsi forza e si schiarì la voce prima di parlare.
<< Ho bisogno di scambiare due parole con te da sola >> Sbottò tutto in un sol colpo, restando impassibile e seria, aspettò che Enea le scoppiasse a ridere in faccia, ma lui non lo fece.
Al suo fianco, Cristiano fischiò e afferrò un Lisandro molto perplesso e poco divertito per un braccio, strattonandolo verso di se.
<< Oh, qui la situazione si fa interessante. Lasciamo i due piccioncini da soli, Lisandro. >> Poi si avvicinò all’orecchio di Enea << Fammi sapere che taglia porta di tette, da quelle magliette extralarge non si capisce >>. Beatrice sentì benissimo tutta la frase, era chiaro che Cristiano volesse assolutamente farsi sentire. La ragazza strinse i pugni combattendo contro il desiderio di coprirsi il petto con le braccia, ma Enea non reagì a quelle parole e non le guardò il seno. Aspettò che Lisandro e Cristiano se ne andassero, quest’ultimo ridendo come uno stupido, e poi sbottò : << Cosa c’è?! >>.
Beatrice lo guardò a disagio, ancora turbata dalle parole di Cristiano, quelle insinuazioni non le avevano fatto piacere e le avevano portato alla mente brutti ricordi, così ci mise un po’ per rispondere, Enea notò il suo disagio e ne approfittò.
<< Oh, la nostra piccola secchiona si aspetta qualcosa da questo incontro? >>
Domandò malizioso, facendo un passo verso di lei, Beatrice cercò di fulminarlo con lo sguardo, ma quando Enea la afferrò per un braccio trascinandola verso le palestre, nel corridoio deserto, Beatrice fu assalita dal panico.
<< No! >> Strillò spaventata, strattonò il braccio e indietreggiò con le mani sulle orecchie. Enea rimase completamente spiazzato da quella reazione, lui stava solamente scherzando e credeva che per Beatrice fosse ovvio, dopo tre settimane passate seduto accanto a lei, pensava fosse abituata ai suoi scherzi.
Beatrice però era davvero terrorizzata, aveva le lacrime agli occhi e le tremavano le braccia.
<< Ehi, Beatrice, stravo solo scherzando >> Commentò Enea allungando un braccio verso di lei per calmarla, Beatrice lo guardò furiosa e fece un passo indietro.
<< Volevo solo chiederti scusa per la faccenda della settimana scorsa a casa di Lisandro! >>
Enea sobbalzò nel sentire quelle parole, era sorpreso << Ma tu hai … fa un po’ come ti pare! Non mi importa più nulla di quello stupido progetto! >> Sbottò Beatrice dando libero sfogo alle lacrime, poi se ne andò lasciando Enea spiazzato nel corridoio deserto.


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Effe_95 

Buongiorno a tutti :)
Eccomi con un nuovo capitolo, che spero vi piaccia.
All'inizio abbiamo Ivan e Giasone, finalmente il moro si è deciso a confessare tutto all'amico, e ci tenevo moltissimo che i veri sentimenti di Ivan venissero fuori in questo capitolo, che si capisse davvero quando lui tenga ad Italia, che si capisse che non la vede solamente come un oggetto del desiderio.
Spero vi sia piaciuta anche la parte di Oscar e Catena, e so che la reazione di Beatrice magari è stata un po' esagerata, ma ovviamente c'è una spiegazione per tutto ;)
Grazie mille come sempre a tutti, spero che il capitolo vi piaccia.
Alla prossima.

 
  
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