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Autore: Torma    01/05/2015    9 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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 QUARANTA! Non ci posso credere! Ecco a voi il quarantesimo capitolo, mi dispiace avervi fatto aspettare ma c'è stato un contrattempo di natura universitaria quindi ho potuto aggiornare solo ora! Che dirvi? Sono contentissima che molti leggano ancora silenziosamente i miei capitoli e sono ancora più felice di leggere anche le vostre recensioni spassionate <3 Ci rivediamo presto con un nuovo capitolo (incrocio le dita). Buona lettura carissimi ;) -Torma


40.
Non sappiamo per quale motivo. Non sappiamo dove andremo e cosa troveremo. Ma alle cinque e un quarto la sveglia inizia a suonare. Il motivetto ritmato martella nelle nostre teste. È una vera impresa riuscire a strisciare fuori dal letto, sopratutto per Madge, abituata alle sue otto ore di sonno continue. Lotta, si agitata, si lamenta mentre cerca di uscire dalle lenzuola, che apparentemente, sembra che l'abbiamo catturata. L'unica cosa che riusciamo a fare per svegliarci è una doccia di cinque minuti. Sfilare il caldo pigiama risulta traumatico per entrambe. abbandonare il tepore notturno è quasi insopportabile, ma dopo che l'acqua calda bagna le nostre membra, ancora assopite, ci sentiamo subito meglio. Nel totale silenzio. Ci asciughiamo e pettiniamo. Gesti meccanici che si susseguono per inerzia. Infiliamo i calzoncini corti, la t-shirt con il nostro nome e la felpa. Madge tira fino al ginocchio dei calzettoni a pois. La osservò interrogativa, ma lei si limita a  alzare le spalle e a dichiarare: -Per sicurezza, contro i serpenti.- Sono le prime parole che la mia compagna di stanza pronuncia e scoppio a ridere sconsolata. -Madge non ci sono serpenti a Providence.- -Questo non lo puoi sapere.- Mi risponde prima di legarsi i lunghi capelli biondi in una coda alta. Con la stessa cura con la quale si prepara ogni mattina, sistema il necessario nel suo zainetto con le margherite,  comprato per l'occasione, e poco prima delle sei riusciamo a uscire, dopo aver fatto colazione velocemente. Nessuna delle consorelle si è alzata per salutarci. Come era prevedibile dormono tutte. Percorriamo quasi di corsa la strada che ci separa dal parco del campus. Un passo dietro all'altro, sono felice di essermi fatta convincere da Madge a comprare queste nuove Nike da corsa, per ora i miei piedi sono comodi. L'orienteering dovrebbe iniziare alle sei. L'alba colora il cielo e un silenzio irreale riempie l'atmosfera. Tutti gli edifici che costeggiamo sembrano abbandonati, nessun rumore proviene dal loro interno. Madge si ferma di scatto e non posso evitare di travolgerla e ribaltarmi sopra di lei. Cadiamo a terra, un bruciore al ginocchio mi provoca un dolore fastidioso. Madge è sotto di me che pigola addolorata. Quando una voce ci rimprovera severa, capisco perchè Madge si era fermata. -Cosa state combinando voi due? Iniziamo bene. Alzatevi!- Alzo lo sguardo in direzione della persona che ha pronunciato queste parole.   Johanna, con le braccia incrociate e uno sguardo di disappunto, ci osserva dritta davanti  all'ingresso del parco. La sua presenza mi sorprende, aiuto Madge a rimettersi in piedi, che si è sbucciata le mani e guardo il mio ginocchio che è nella stessa situazione. -Sbigatevi! - ci incita, dopo averci offerto due caffè, che ci aspettavano poggiati sul muretto. Ringraziamo silenziosamente mentre osserviamo le nostre ferite e la nostra presidentessa. -Eih Joh che ci fai qui? - chiede Madge mentre ci inoltriamo tra gli alberi alla ricerca del punto di partenza -Supervisiono...- dice guardandosi intorno -e per fortuna. Siete il quinto gruppo arrivato.- alziamo le sopracciglia curiose nella sua direzione -E gli altri?- chiedo incerta. -Molti sanno che comunque non potrebbero vincere, altri sono troppo presuntosi per arrivare puntuali. Credono di poter vincere anche dando agli altri qualche minuto di vantaggio.- Annuiamo e ci facciamo consegnare il materiale per la gara. Johanna ha ragione solo una decina di noi si presenta alle sei puntuale. -Non c'è Gale.- mi sussurra nell'orecchio Madge prima che Johanna prenda il megafono e inizi a spiegare. Colpisco con il gomito la mia compagna per indicarle l'arrivo del suo fidanzato che ci supera con passo tranquillo seguito da Cato. Non ci saluta e Madge sospira sconsolata abbassando lo sguardo sulle sue scarpe -Tutta questa competizione è logorante.- ammette tornando a prestare attenzione a Jo, che sta distribuendo delle mappe di Providence. Nessun bosco? Non avevo previsto questa opzione. Ero convinta che sarebbe stata una gara tra la natura. -... Avrete dodici obbiettivi il primo per ognuno di voi è già segnato sulla mappa. Gli altri dovrete conquistarveli nel corso della giornata.- Mi guardo intorno e vedo gli altri aprire subito le loro mappe. -Non è concesso spostarsi con i propri mezzi di trasporto ma qualunque altra forma di spostamento pubblico è consentita. A ognuno di voi è stata anche data in dotazione una macchina digitale con la quel dovrete documentare con video o foto le vostre imprese titaniche. Non sono consentite scappatoie e scorciatoie. Le indicazioni e le spiegazioni di tutto quello che dovrete fare si troveranno in delle buste del vostro colore...- Johanna inizia a elencare i colori corrispondenti a ogni confraternita e osservo Madge aprire il sacchetto degli oggetti in dotazione -Bussola, acqua, biscotti e pane secco, una macchina fotografica, cerotti, biglietti di diverse forme e dimensioni, disinfettante e diavolerie dello stesso tipo. -Ma a cosa servono queste cose?- bisbiglia Madge. Scuoto la testa e presto attenzione alle ultime parole di Johanna. Prendo due cerotti e ne passo uno a Madge dopo che con il disinfettante si è pulita la ferita. Vedo Gale lanciarle uno sguardo preoccupato, ma non si muove di un millimetro, mentre continua a ascoltare l'elenco di divieti. Ripongo nello zaino gli oggetti dopo aver applicato, anche io, il cerotto sul ginocchio -... L'ordine delle dodici tappe è diverso per ognuno di voi. Quindi non fate i furbi. Non seguite gli altri. Solo la dodicesima tappa sarà la medesima per tutti. Ci saranno degli oggetti numerati. Prendete quello che corrisponde al vostro ordine di arrivo e tornate qui. Ci vediamo questa sera.- Sorride e conclude con: -Possa la fortuna essere in vostro favore. Via!- Questo congedo ci prende alla sprovvista. Molti iniziano a correre  in direzioni sicure mentre Madge litiga con la cartina. Cerchiamo tra le vie della città il pallino verde che corrisponde alla nostra meta. -É il Roger William Zoo!- indica  con un dito Madge sulla mappa. E la consapevolezza che questa gara ci richiederà ore si fa sempre più nitida. É Lontano. -Come ci arriviamo?- -Non è per niente vicino!- Affermo preoccupata. Johanna ci osserva contrariata, siamo le uniche che non si sono ancora mosse. -Everdeen. Undersee. Un solo numero. 20. Ora muovetevi!- Ci ordina e iniziamo a correre verso l'uscita spaventate dal suo rimprovero. -Un numero? Pensava di aiutarci?- Mi chiede Madge prima di arrivare ai cancelli della Brown. Venti? Un numero? Soppeso lentamente quella parola nella mia mente. -Venti! Certo!- Dico io fermandomi di colpo. -È di sicuro il numero dell'autobus! In trenta minuti ci dovrebbe portare allo zoo.-  La faccia di Madge è scioccata -Esistono ancora gli autobus?- Mi chiede frastornata dalla notizia, scoppio a ridere  mentre corro nella direzione della fermata vicino al campus. Ci fermiamo accanto alla pensilina dove una tenera vecchietta ci osserva incuriosita. Cosa ci fa una donna anziana in giro all'alba? Sarà in pensione, sicuramente. -Madge guarda nel mio zaino se abbiamo dei biglietti anche per l'autobus.- chiedo mentre riprendo fiato per la corsa -Questi?- me li allunga e sorrido -Perfetto. L'autobus dovrebbe arrivare tra una decina di minuti. Dovrebbero esserci anche i biglietti per lo zoo- Ragiono. -Ci sono anche quelli. E anche quelli della metropolitana.- Sorride la mia amica. -Ecco il pullman- saliamo ordinatamente seguite dalla signora. -Dovremmo immortalare questo momento?- Chiedo divertita mente Madge si siede vicino al finestrino dubbiosa. -Divertente! Davvero divertente, guarda Kat, stanno ridendo tutti.- Dice alzando gli occhi al cielo e la anziana signora scoppia a ridere. -Siete davvero due ragazze strane, ma carine. Posso scattarla io la foto.- Arrossiamo entrambe ma accettiamo. Lei dovrebbe essere quella strana.
Le quattro miglia che ci separano dallo zoo trascorrono veloci e nel frattempo riordiniamo tutti gli oggetti negli zaini. Il bus si ferma proprio davanti al cancello di ferro battuto. Il parco è ancora chiuso al pubblico ma con il nostro biglietto speciale ci è permesso di entrare. Decidiamo subito di separarci. -Chi trova per prima la busta, chiami l'altra.- dico mentre faccio passare il mio biglietto. Mi giro intorno cercando di capire quale direzione prendere mentre vedo Madge chiedere indicazioni a un guardiano. Faccio mente locale. Dove potrebbero aver messo le nostre buste? Sicuramente non facilmente raggiungibili da tutti. E non so perché il mio intuito viene spinto verso il rettilario. Serpenti di ogni dimensioni. Salamandre, lucertole e  camaleonti troneggiano all'interno delle teche, rimango incantata mentre passeggio tra le pareti di vetro.  Purtroppo quando vedo un addetto del parco, appisolato accanto a una di esse, un brivido mi scuote. Chiamo Madge. -Ho trovato la busta...- La felicità di Madge viene smorzata dal mio tono piatto. -Katniss, dove sei?- Mi domanda in un sussurro -Vieni al rettilario- detto questo chiudo la telefonata. Rimango immobile a osservare la teca, nella quale su un grande ramo è addormentato anche un enorme e grasso serpente. Appese intorno a esso ci sono 12 buste di colori diversi. -NO!NO!NO!- la voce della mia amica mi fa sobbalzare e sveglia il ragazzo dello zoo, che accorgendosi di noi si anima e ci saluta. Mike ci spiega cosa fare ma rimaniamo immobili - Katniss mi avevi detto che non ci sarebbero stati serpenti.- Piagnucola Madge guardando Ralph. Come ci ha appena spiegato Mike, "Ralphy" non è velenoso e dorme per la maggior parte del tempo perché soffre di depressione, quindi prendere la busta dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Madge è pietrificata accanto a  me. Decido di offrirmi volontaria: -Solo per questa volta- Madge sorride incerta e Mike mi mostra da dove entrare. La temperatura all'interno della casetta di Ralph è molto elevata. Mi avvicino senza fare rumore e faccio scivolare la busta nelle mie mani. Mi immobilizzò verso Madge che impugna la macchina fotografica e con un sorriso tirato mi avvicino a Ralphy. Quando vedo il flash, mi ricompongo e scappo subito fuori velocemente. -Bravissima Kat!- Mi elogia avvolgendomi in un abbraccio profumato. Salutiamo Mike e uscite alla luce del sole, appena sorto, apriamo la busta. Troviamo una nuova mappa. Ci vogliono alcuni secondi per localizzare nuovamente la nostra nuova meta. -Il palazzo del Campidoglio.-
 Stesso pullman, stessa strada nel verso di ritorno. I palazzi e le case si susseguono una dietro l'altra mentre Madge scruta fuori dal finestrino la città che si sta svegliando. -Pensi che continueremo a fare avanti indietro tutta la giornata?- Mi chiede sovrappensiero prima di scendere dall'autobus. -Non mi sorprenderei se scoprissimo che l'itinerario assegnatoci fosse stato appositamente studiato per farci perdere tempo negli spostamenti.- Affermo poco prima di svoltare nella via che ci conduce davanti all'immenso edificio bianco. È immenso con la  per la sua grande cupola sulla quale sommità sventola un'insolita bandiera. Non ci mettiamo molto a capire che quel vessillo, sventolato dal vento, è lo stendardo della Brown che ci indica la posizione delle nuove buste. E' il turno di Madge questa volta, si offre volontaria e corre verso l'ingresso. Mi lascia tra le mani la macchina fotografica e inizia a salire le bianche scalinate. Dopo una decina di minuti intravedo una chioma bionda spuntare tra le colonne del tiburio e subito le scatto una foto mentre felice agita nella mano la nostra seconda busta verde. Ci vogliono altri dieci minuti buoni prima di rivedere comparire la mia amica all'ingresso. -Katniss.- Mi chiama -E' bellissimo questo palazzo, c'è da perdersi all'interno.- Mi porge la busta mentre si siede un attimo per riposare, dopo aver fatto tutti quei gradini di corsa. Sono circa le otto e trenta quando ci prestiamo a aprire la busta.
 Arriviamo quindi al porto e dopo aver aiutato a scaricare delle casse piene di pesci puzzolenti ci viene data la terza busta. -Non mangerò più sushi.- Afferma Madge disgustata mentre si lava le mani alla toilette. Rido mentre la osservo e non posso fare a meno di essere felice di essere qui con lei. Forse neppure Gale sarebbe stato un compagno tanto degno. Mi sfila dalle mani la mappa mentre cerchiamo un nuovo modo per raggiungere il museo Haffenreffer. Siccome l'autobus tarda ad arrivare ci incamminiamo a piedi e nel farlo abbiamo modo di vedere come la città si svegli pian piano. Sono già passate ore dal nostro risveglio, ma molti cittadini stanno uscendo solo ora di casa. Molti negozi alzano le serrande e i bar agli angoli della strada si riempiono di impiegati e ogni tipo di lavoratori. Un gruppetto di bambini va a scuola a piedi e nella tiepida luce del mattino tutto prende vita. Al museo troviamo ad accoglierci un signore di mezza età, che mi ricorda Haymitch per il suo continuo brontolare, il quale ci raccomanda di non disturbare i visitatori. -Dubito che a quest'ora ci sia qualcuno interessato alla mostra.- Ridacchia Madge mentre saliamo le suntuose scale di marmo che ci portano alle diverse sale. Ci dividiamo nuovamente per passare in rassegna ogni quadro. Sto ispezionando la sala degli artisti emergenti quando un quadro attira la mia attenzione. E' il modo della tela di assorbire il colore. Gli effetti cromatici mi incantano. L'emotività che provoca mi spiazza. Pochi sono i soggetti raffigurati dal dipinto, ma sono essenzialmente coinvolgenti. Quest'opera è in grado di evocare ricordi passati malinconici e quasi strazianti. Un salice piangente occupa la parte destra dello sfondo dove la sua chioma è messa in movimento dal vento. Si percepisce un' atmosfera temporalesca che echeggia nell'aria. L'albero è circondato da un infinito prato verde dove qua e la macchioline gialle colorano il manto erboso. Il cielo sovrasta l'intera ambientazione assumendo molteplici tonalità dalla più chiara alla più scura mentre ci si avvicina alle foglie della maestosa pianta. Tutto è amalgamato in un vortice di colori. Ma è il particolare del ragazzino rannicchiano su se stesso seduto tra l'erba alta con la testa tra le ginocchia e un fiore in mano che mi lascia senza fiato. Quel colore di capelli, tanto simile a quelli di Peeta, ed é proprio quando leggo il suo nome, nell'angolo sotto al quadro, che senza forze mi lascio cadere in ginocchio davanti a esso. Senza emozioni. Senza parole. Tutto si fa buio intorno a me. E' lo squillo del telefono a farmi riacquistare lucidità. -Katniss? Dove sei? Ho trovato la busta...Ah... Eccoti ti vedo.- La telefonata si interrompe e sento la voce della mia amica dietro di me. -Ti ho trovato.- Si ferma all'improvviso dietro di me -Cosa è successo Kat?- Il suo sguardo rimbalza da me al quadro, dal quadro a me e l'unica cosa che riesce a dire è: -Wow.- Come me anche Madge rimane senza parole per un po' e si lascia scivolare sul pavimento. -Trovo che sia bellissimo.- Sussurra poco dopo. -Lo è.- Affermo, ma l'ansia mi travolge e aggroviglia il mio cuore -Fa male.- Continuo a dire - Ci sono un sacco di cose di Peeta che non so, sembra quasi che mi voglia tenere all'oscuro certe parti di sè. Non capisco.- Sospiro prima di asciugarmi una lacrima. -Ognuno ha i propri segreti Kat. E non mi sorprende sapere che ne avete anche voi. Ci sono molte cose di cui neanche tu parli. Non puoi fargliene una colpa, sai?- Dice rialzandosi e tendendomi una mano accuratamente smaltata di rosso. Tiro su il naso e mi sollevo da terra regalandole un sorriso triste. -Dai Everdeen abbiamo una gara da vincere.- Mi dice allungandomi la mappa. -E sono sicura che il prossimo posto non ci deluderà.- Ammicca nella mia direzione mentre scarto l'involucro. Quando leggiamo la nuova meta siamo subito sollevate -Adoro il parco botanico.- Afferma Madge -Ma questa volta niente Pullman.- Aggiunge lanciandosi per la strada -TAXI!!- Ben tre auto gialle inchiodano davanti a noi per farci salire e sorrido per la sfacciataggine della mia amica. -Non è barare questo?- -Il taxi non è di sicuro una nostra proprietà quindi possiamo benissimo prenderlo. Al parco botanico, buon uomo.-  Dice, per poi riportando l'attenzione su di me sorridendomi accattivante. -Giusta osservazione. Ma..- Mi blocco preoccupata -La foto?- Chiedo a Madge -Non ti preoccupare io e Mr addominali d'acciaio abbiamo fatto un selfie senza di te.- Dichiara mostrandomi un' immagine che la ritrae mentre con il suo lucidalabbra rosso lascia un bacio sulla statua di bronzo. -Tu sei fuori come un balcone Undersee. l'Ho sempre detto.-
 E' al parco botanico che incontriamo alcuni dei nostri avversari per la prima volta e non mi sorprende vedere che la prova che ci aspetta metta in difficoltà molti di loro. -Ora capisco. Il pane...- Nella florida vegetazione del parco ci troviamo ai margini del laghetto dove anatre, papere e cigni nuotano indisturbati tra le acque sulle quali galleggiano a filo  bellissime ninfee. Poco distanti da noi le ragazze della sigma Nu sono in preda all'isteria. Madge capisce quello che per me era già chiaro da qualche minuto e mi guarda con occhi sgranati. -Esattamente.- Confermo i suoi pensieri mentre il suo sguardo si sposta al centro del laghetto dove alcune papere sguazzano allegramente con le nostre buste legate al collo -Perchè?- Si lamenta disperata. Sorrido per vinta - Io faccio questa cosa solo se la prossima cosa, qualsiasi cosa sia, la farai tu.- Le dico guardandola torva, mentre inizio a togliermi le scarpe e i calzini maculati -Promesso. Prometto. Lo giuro.- Dice baciandosi gli indici. Madge nel frattempo stende sull'erba un asciugamano e della biancheria di ricambio e la guardo confusa prima di liberarmi anche dei calzoncini e della maglietta. -Sapevo sarebbe servito.- Afferma tutta fiera di sè, per aver riempito di cose inutile il suo zaino. Esasperata alzo gli occhi al cielo e mi immergo nel lago. il fondo fangoso è viscido al tatto sotto ai miei piedi e alcune alghe mi sfiorano i polpacci. Disfo la treccia per legare bene in alto i capelli e scruto i diversi uccelli per individuare quello con al collo la busta verde. -E' li Katniss.- Grida Madge alle mie spalle indicando una paperella appollaiata al centro di un isolotto. -E ti pareva! La nostra doveva essere quella più pigra e fannullona. Due ragazzi  mi passano accanto tentando di  attraversare il laghetto con una canoa ma con pessimi risultati. Le papere scappano spaventate. Per fortuna la nostra pollastrella dorme profondamente ancora appollaiata. L'Acqua è fredda e con alcune bracciate riesco ad arrivare sul piccolo pezzo di terra. Silenziosamente mi avvicino, mi sarebbe bastata una freccia, l'ho quasi agguantata quando un urlo mi fa sobbalzare. -Everdeen cosa credi di fare!- Gale ride di me e del suo sabotaggio mentre sotto al braccio tiene stretta la sua paperella con la busta blu al collo. -Fottiti Gale!- ringhio mentre il mio migliore amico ride e la mia papera scappa veloce. Anche Madge grida insulti contro il suo fidanzato prima che questo seguito da Cato si dilegui con la nuova mappa. Il sangue mi ribolle nelle vene quando sono costretta a tuffarmi per inseguire il pennuto che sguazza veloce. Lo scontro è apocalittico e non senza spargimenti di sangue. La stupida oca mi morde poco prima di riuscire a afferrare la busta plastificata al suo collo. Madge ha filmato l'intera scena e con i muscoli in tensione mi  avvolge il corpo con l'asciugamano. -Gale è un idiota- brontola aiutandomi ad asciugare. Guarda il mio dito sanguinante e si affretta a prendere disinfettante e cerotti dallo zaino. -Spero che quella papera non abbia la rabbia.- sospira guardando nella direzione dello stagno e medicando il mio povero dito. Infilo i vestiti asciutti nel frattempo che Madge sorride raggiante -E' quasi ora di pranzo! Sarà una prova semplicissima.- Ridacchia convinta -Dove dobbiamo andare?- Chiedo alla mia amica allacciandomi le scarpe -Al forno!-.
Madge allunga nuovamente il braccio in direzione della strada e questa volta è il taxi di John ad accostare. Il giovane taxista afroamericano  è così preso dalla spiegazione di Madge mentre ci accompagna al forno che utilizza tutte le scorciatoie da lui conosciute per velocizzare il nostro viaggio.  Il suo aspetto non è molto affidabile, ricorda un vecchio marine, ma si rivela un uomo simpatico e gentile nonostante la stazza e siccome anche la sua piccola Michelle un giorno frequenterà la Brown, accettiamo volentieri una corsa offerta sul suo taxi. Il Forno all'ora di pranzo è preso d'assalto da ogni genere di clientela, che per soddisfare il proprio appetito si è precipitata nel negozio durante la pausa pranzo. Veniamo però attirate nel retro del locale dove lo stendardo della Brown sventola sull'ingresso della cucina. -Eih!- è una sorpresa per noi trovare Peeta e Jake ad aspettarci. -Ciao.- Riesco a dire dopo un attimo di sgomento. Peeta è di fronte a me completamente vestito di bianco con i capelli dorati che spuntano ribelli dalla cuffietta. -Cosa ti è successo?- Domanda subito Peeta preoccupato notando il mio dito incerottato e poi il mio ginocchio.  Lascia la sua posizione dietro al bancone e si avvicina per esaminare le mie ferite  -Queste?- Chiedo mentre prende le mie mani tra le sue. Come sono calde. Chiudo gli occhi automaticamente. -Una papera assassina. Mellark, perchè sei qui?- Ci interrompe Madge. Peeta, lascia le mie mani, e torna a prestare attenzione alla gara -Giusto.- Si ricompone raggiungendo il fratello dietro alcune teglie. È Jake questa volta a parlare: -Avrete la busta solamente quando avrete mangiato tutte le paste della teglia.- Ci allunga un vassoio con circa una trentina di pasticcini, ognuno grande come un pugno. Fragole e frutti rossi ricoprono delle crostatine dorate e gli occhi di Madge incominciano a brillare. -Ma questo è un sogno.- Incomincia a dire -O il vostro peggior incubo.- Aggiunge Peeta sghignazzando - Le ragazze della delta-ipsilon-pi sono ancora in bagno a vomitare.- Dice con una smorfia Jake. Madge afferra uno sgabello e si posiziona davanti a quei bocconcini e ne avvicina uno accanto a lei. Lo guarda deliziata e prima di addentarne uno mi invita a sedermi. -So che avevo promesso di farlo da sola, ma credo che tu abbia fame.- Mi sorride compiaciuta e appena mi siedo mi passa una pasta dopo aver addentato la prima. Sono squisite, la frolla si scioglie in bocca e la crema solletica il nostro palato unendosi con la dolcezza dei frutti rossi. -Possiamo avere anche del te?- Chiede melliflua a Peeta che ci accontenta. Ci mettiamo più tempo del previsto a finire tutto -Potrei vomitare da un momento all'altro.- Dico quando anche l'ultimo pasticcino scompare dal vassoio e Peeta ci scatta una foto. Madge appoggia sfinita la testa al tavolo e mi rivolge un sorriso trionfante -AXO 1 Forno 0!- sussurra mentre Peeta ci consegna la busta verde e indaga sulla nostra prossima meta. -Come sta andando ragazze?- Nascondiamo la mappa alla sua vista. -Non spiare. Ci vediamo a mezzanotte.- Rispondo senza dargli informazioni che potrebbero agevolare la sua squadra. Sconsolato scuote la testa e mi bacia la fronte prima di lasciarci andare.
Trascorriamo le successive ore raggiungendo la vecchia casa in Benefit Street, le torri vicino alla baia e il cinema abbandonato. In ognuno di questi posti saliamo scale, troviamo mappe e scattiamo foto. La meta del cimitero cittadino mi mette in crisi e Madge recupera la mappa da sola senza fare storie. I miei piedi si rifiutano di entrare in territorio consacrato. Rimango immobile davanti al cancello per tutto il tempo. Aspetto Madge mentre scene soffocanti passano davanti ai miei occhi. Mi occorrono diversi minuti per ritrovare la parola quando Madge fa ritorno. Ci fermiamo un attimo per una pausa mentre osserviamo la nostra penultima meta sulla mappa. Il faro  dall'altra parte del fiume. -Ci servirebbe una barca!- Afferma Madge mentre scendiamo verso uno degli argini. Percorriamo un Kilometro a piedi prima di incontrare un anziano signore sulla sua piccola barchetta a motore. -Mi scusi. Signore!- Grida Madge nella sua direzione. Dopo il terzo richiamo l'uomo si accorge di noi. Incantato dalle moine e dal flusso di parole interminabile della mia amica il signor Bruce accetta di scortarci fino all'altra parte del fiume. La luce del faro inizia a brillare nel cielo che accoglie l'oscurità della sera. Sono quasi le sei quando riscendiamo dal faro con la nostra ultima busta verde e ci facciamo una foto con Bruce che gentilmente ci riaccompagna sula terra ferma divertito dalla nostra storia. Con nostra sorpresa però l'ultima busta non contiene nessuna mappa ma solo un piccolo biglietto con riportato in una calligrafia tremolante una citazione.
"Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.
-Virginia Woolf"
Madge mi guarda confusa e io ricambio lo sguardo. -Dobbiamo andare in paradiso?- -Ma non ha senso.- Dico rigirando il foglietto tra le mani. Bruce ci osserva silenzioso, mentre stupidamente cerchiamo di trovare un indizio utile per raggiungere  il nostro ultimo luogo. Siamo talmente prese in ipotesi strampalate che non ci accorgiamo di essere giunte sulla terra ferma. -Nessuna di voi due ha letto gita al Faro?- Chiede esasperato Bruce. Sobbalziamo imbarazzate - Non so perchè, ma se fossi in voi, io cercherei quel libro.- Guardiamo Bruce. Il foglietto e poi il faro. E al pensiero di libri l'unico edificio che mi viene in mente è l'enorme biblioteca del Campus. -Grazie mille!-  Corriamo a perdifiato. Riusciamo a salire su un Bus e accaldate ci godiamo il viaggio di ritorno verso il campus.
 Saliamo gli scalini due alla volta per poi entrare. A passo veloce raggiungiamo la sezione della letteratura britannica e quasi stento a crederci quando aperto il libro Gita al faro di Virginia Woolf la busta verde cade ai nostri piedi. E' la mappa del campus quella che ora è davanti ai nostri occhi. Una x rossa indica il palazzo del rettorato e senza pensarci troppo iniziamo a correre dopo aver preso con noi anche il libro. Non sento quasi le gambe per la stanchezza. Sono più di dodici ore che corriamo avanti e indietro per la città e quando entrati nell'atrio luminoso, troviamo ordinatamente posizionati in fila dodici zainetti numerati, dall'uno al dodici, non possiamo evitare di gridare e stringere tra le mani il primo zainetto. -Siamo le prime!- Abbraccio Madge stringendo tra noi lo zaino. Il nostro trofeo. E' emozionante la scena che ci aspetta appena uscite dall'edificio e raggiunto il parco. Tutti i ragazzi delle confraternite hanno allestito un barbecue in attesa dei propri compagni e quasi Johanna non sviene vedendoci arrivare per prime. Tutte le AXO iniziano a cantare e a urlare mentre a turno ci abbracciano e si complimentano con noi.
Sono le sette quando incominciano arrivare anche gli altri. Lo sguardo di Gale vale più di mille parole, quando arriva solo settimo. È furioso, getta il loro zainetto numerato nel fuoco accesso per far festa e se ne va. Madge cerca in tutti i modi di raggiungerlo ma viene fermata da Delly che invano cerca di trattenerla alla festa, solo l'arrivo di Thom riesce farle cambiare idea, e rassegnata si lascia travolgere dai festeggiamenti. - Non ti preoccupare, per esperienza personale è meglio non andarlo a cercare in questo momento se non volete litigare.- sussurro a Madge mentre strette balliamo tra il cerchio formato dalle nostre consorelle. Madge si arrende e sorride mestamente nella mia direzione - Sei la mia migliore amica Katniss Everdeen. Ti voglio bene.- Queste parole mi sorprendono. È strano sentirselo dire ma il cuore si riempie di un calore inspiegabile e sono contenta che Thom le abbia risparmiato una sfuriata del mio amico e l'abbia fatta restare. Madge è una parte importante di me. È più di una consorella, è un'alleata, una confidente, un'amica, una sorella e sopratutto è persona su cui posso sempre contare. L'abbraccio più forte e sono grata di averla nella mia vita. Sono contenta che il destino ci abbia fatto incontrare. Sono in debito con chiunque abbia fatto in modo di metterla sulla mia strada, perché quel lontano giorno di fine agosto, quando entrò nella nostra camera del dormitorio con gli short a vita alta e quella tshirt color anguria, fu uno dei giorni più fortunati della mia vita.
  
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