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Autore: Eternal Cosmos    30/12/2008    7 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 34: [At Last] Infine
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Nel capitolo precedente:
In alto, al sesto piano, Sirius e Remus stavano guardando Harry che si batteva in tre con Orion e Mathias. Bane e Firenze avevano raggiunto i due uomini più vecchi dopo delle faticose ore di allenamento uno contro l'altro e stavano ora parlando quietamente con il Licantropo e l'Animagus.
Orion e Mathias quasi decapitarono Harry quando il ragazzo improvvisamente s'immobilizzò in una mezza piroetta e gelò, la spada di Godric Gryffindor che brillava nella luce della stanza preparata per loro.
Sirius e Remus furono in piedi in un istante ma Harry era già riemerso nel mondo della coscienza. I suoi occhi verdi scavarono un foro in quelli di Sirius e l'uomo si trasformò nel cagnaccio. Quello corse fuori dalla Stanza delle Necessità tanto veloce quanto glielo permettevano le enormi zampe.
Il Gargoyle a guardia dell'ufficio del Preside, sentendo odore di guai, saltò di lato non appena il cane giunse in vista. La porta dell'ufficio di Dumbledore fu spalancata di schianto e Sirius vi marciò attraverso, neanche preoccupandosi della riunione dell'Ordine che vi si stava tenendo. Snape aprì la bocca per protestare ma il suo arci-nemico lo precedette e fece zittire tutti con una sola semplice parola;

“Domani.”
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Dopo che Dumbledore ebbe placato le esclamazioni di terrore e le grida spaventate, si voltò verso Sirius e lo guardò dritto negli occhi. “Ne sei certo? Conosci qualche dettaglio di come o quando esattamente attaccherà?”
“E di che genere sarà l'armata che affronteremo?” aggiunse ansiosamente Minerva.
Sirius scosse la testa. “Non ho chiesto alcun dettaglio ad Harry. Mi sono solo precipitato qui più rapidamente che potevo quando mi ha guardato con quegli occhi…”
“E' troppo presto! Non saremo mai pronti in tempo! Domani!” Gemette Molly Weasley. “Che ne sarà di mio figlio! O delle altre persone nell'Infermeria? E dei ragazzi più piccoli?!”
“Non concluderemo nulla se resteremo qui a compiangere la nostra miseria!” scattò Sirius, effettivamente zittendo la matriarca Weasley. “Sono arrivato qui più in fretta che potevo solo per riferire la notizia! Ora, fate ciò che volete ma io suggerisco di sbrigarci e prepararci!”
“Il cagnaccio ha ragione. Dobbiamo affrettarci. Se il Signore Oscuro è già pronto ad attaccare, dovremo fermare qualunque cosa ci stia mandando contro,” Severus tranciò rigidamente tutto lo strascico di pensieri esagitati.
“Giusto… Giusto. Sirius, torna da Harry e chiedigli se è possibile avere qualche ulteriore informazione. Ora Minerva…”
Sirius non ascoltò il resto degli ordini di Dumbledore; era già fuori dalla porta non appena ricevuti i propri.
………

La serata venne spesa per i preparativi per l'invasione e per il rafforzamento degli scudi. La cena fu consumata in silenzio e nessuno era in vena di risate. I ragazzini più giovani erano terrificati e i loro genitori stavano facendo del loro meglio per rassicurarli, con esiguo successo.
Nemmeno Sirius, Remus nè Harry si fecero vedere a cena, cosa che rese più di qualcuno leggermente nervoso anche con Dumbledore e gli Auror nella Sala Grande. La famiglia Weasley aveva deciso di mangiare in Infermeria con Ron, che fu molto sconvolto dall'apprendere che non sarebbe stato in grado di unirsi alla battaglia a causa del proprio braccio.
Nel frattempo, Harry stava spiegando i propri piani nella Stanza delle Necessità.
“Allora, vuoi che spingiamo più Mangiamorte che possiamo in un'area ristretta?” chiese a voce quieta Stratos del Clan Blu.
Harry assentì. “Sì. So che sarà difficile con tutto il caos che l'attacco causerà senza dubbio, ma se funziona potremmo ridurre considerevolmente il loro numero, e ciò significa meno incantesimi potenti da respingere. Le creature magiche sono prevedibili, in qualche modo. Prendi un Drago, per esempio. Può volare così devi chinarti; sputa fuoco e così devi fartene scudo, o respingerlo, o usare un incantesimo congelante… questo, oppure miri agli occhi da subito. I Mangiamorte, invece, sono imprevedibili. Non sai mai quali incantesimi e strategie useranno, sempre se non ti attaccano direttamente con l'Anatema che Uccide. Il loro stato mentale li rende più pericolosi di qualsiasi creatura magica, secondo me, perché sono capaci di pensare per conto proprio. Capite?”
Sirius, Remus e i Centauri annuirono.
“Bene. Quando mi sembrerà il momento buono farò usare a Salazar la sua coda in un attacco a sorpresa. Quindi lo lascerò agire come riterrà opportuno.”
“Ma non ci ucciderà con il suo sguardo letale?” Un Centauro nel gruppo domandò.
Remus e Sirius si scambiarono un'occhiata. “Quello che ha parlato ha ragione.”
Il detto Centauro si avvicinò dopo essere stato chiamato da Jihl, uno dei Membri del Consiglio, ed essere stato presentato come il Leader del Clan dei Centauri Neri.
“Sono Argos, Guerriero del Clan Nero.”
Remus continuò dopo le presentazioni. “Argos ha ragione. Sguinzagliare Salazar non è una cattiva idea, di per sè, ma come ci assicureremo che non uccida senza volerlo uno o molti dei nostri combattenti?”
Harry ghignò con fare complice. “Non preoccupatevi di Salazar. Gli ho già dato le sue istruzioni.”
“Credi veramente che Voldemort abbia dei Draghi?” domandò Perseus, uno degli amici di Mathias. Le labbra di Harry si tesero in una linea dura. “Non escluderei affatto che sia stato in grado di procurarsene qualcuno. Non per niente è un Signore Oscuro. E sono sicuro che ha più di una brutta sorpresa tra i suoi ranghi.”
Altaïr mise una forte mano sulla spalla di Harry e la strinse appena. “Non sei stato in grado di Scrutare nella sua mente o di Guardare attraverso i suoi occhi?”
“Tutto ciò che ho potuto vedere e sentire ora è un intenso bisogno di uccidere. Ma dobbiamo ricordare che Mastro Gambitt ha accettato di prestarci uno dei suoi Draghi dato che la Gringott ne ha ora tre. Ha preso in considerazione il fatto che li abbiamo salvati, loro e la loro banca. Charlie Weasley ha anche spedito una lettera ai suoi amici in Romania. Spero solo che ci aiuteranno e se sarà così, che arriveranno in tempo.”
Il guerriero dal manto rosso annuì, soddisfatto dalla risposta.
“Credi che avremo il supporto delle comunità dei Licantropi e dei Vampiri? E le altre Creature Magiche? O i Giganti?” chiese Strauss d'improvviso giocherellando con il fodero della sua spada.
Harry sospirò.
Remus gli mise una mano sulla spalla e il ragazzo dai capelli scuri lasciò che l'uomo parlasse. “Ho cercato anch'io di dare il mio contributo scrivendo alla tribù dei Licantropi. So di fatto che Voldemort ha perduto più della metà dei Licantropi che aveva a causa della morte di Greyback. Il resto della comunità si è completamente isolato da lui e dalla guerra. Non ci aiuteranno. Solo i più assetati di sangue tra loro hanno accettato di combattere ancora, ma più per loro ragioni personali. Come per i Vampiri, crederei sia accaduta la stessa cosa da quando hanno perduto i loro Membri che erano a Diagon Alley.”
Il ragazzo dagli occhi verdi annuì. “Anch'io la penso così. Ho affrontato già una volta i Vampiri prima e quelli a Diagon Alley erano lontani dall'essere comuni. Credo che alcuni di loro fossero Maestri. Ciò che è accaduto non può essere stato buono per l'alleanza di Tom con la loro tribù. E almeno domani non è luna piena, così i Vampiri non saranno al culmine della loro potenza e gli umani non saranno capaci di traformarsi in Licantropi; saranno solo limitatamente più forti e rapidi di noi.”
Remus e Sirius condividevano la sua opinione, fino a che Remus rabbrividì ad un pensiero. “Ma che si fa se qualcuno di loro è del calibro di Greyback e riesce a trasformarsi anche senza la luna piena?”
Mathias rabbrividì. “Trasformarsi senza l'apporto della luna piena? Sarebbe un suicidio allora attaccare una simile bestia spinta dal desiderio di sangue.”
“L'affronteremo se ce la troveremo davanti. Per ora concentriamoci su un problema alla volta. Se Tom ha dalla sua qualche altra Creatura Magica dovremo lasciarla alla buona cura di Aragog. Abbiamo anche i Thestral in caso di emergenza e almeno un Drago. Poi abbiamo gli Elfi Domestici e Fawkes, la Fenice di Dumbledore. Salazar sa che cosa fare al momento e c'è un Ashwinder nella Foresta Proibita che freme dalla voglia di bruciare qualcuno.” L'espressione calma di Harry rassicurò l'assemblea di Centauri davanti a lui.
“Hai ragione. Affronteremo i nostri avversari man mano che li avremo davanti,” fu il saggio commento di Isaac, un altro componente anziano ma non a capo del clan Nero.
Harry annuì rivolto a lui e strinse la mano al suo buon amico Orion prima di lasciarlo e raggiungere i suoi Padrini. “Dovete dormire un po' ora, tutti voi. Non sarebbe un bene per voi essere stanchi e pesti per i troppi allenamenti. Andremo in battaglia noi tutti insieme domani. E ricordate,” aggiunse com per un ripensamento, “Dumbledore, sebbene ad alcuni di voi possa non piacere, probabilmente avrà qualche altro alleato di cui non siamo a conoscenza.”
Annuirono tutti e Harry sorrise appena, chiudendo la porta dietro di sè. Sirius e Remus lo seguirono in silenzio fino agli alloggi di Harry dove sarebbero rimasti tutti per la notte. “Hai detto loro di dormire. E dormiresti TU in un momento del genere?” mormorò Sirius.
Harry ghignò. “Neanche per idea.”
L'Animagus sbuffò. “L'avevo immaginato.”
Remus rimase zitto.
……………

Il giorno seguente venne fin troppo presto per l'opinione di molti. I più giovani e i più anziani che non erano in grado di combattere vennero fatti stare in una sicura stanza comune o nell'Infermeria. Molti scudi furono alzati in modo che nessun Mangiamorte sarebbe stato capace di entrare, sebbene non avrebbero fermato Voldemort se costui avesse vinto.
Ogni persona che potesse combattere raggiunse il territorio circostante Hogwarts dopo una robusta colazione, lontano dal castello ma non tanto da non poterlo raggiungere se il nemico avesse abbattuto ogni loro difesa. Tutti erano tesi.
Harry, Sirius e Remus restarono a fianco dei Centauri per un po', aspettando che finalmente Voldemort si mostrasse.
“Quando pensi che attaccheranno? Stanotte?” chiese Argos, gli zoccoli che solcavano il terreno con impazienza.
“Non posso esserne sicuro. Di notte sarebbe il momento migliore ma non credo che Tom riuscirà ad aspettare oltre. Dobbiamo tenerci in allerta.”
Il ragazzo e Dumbledore si guardarono l'un l'altro da lontano ma il vecchio tornò al proprio posto, dicendo ad ogni gruppo che cosa doveva fare.
Gli Elfi Domestici erano tutti schierati insieme, coltelli, forchette e attrezzi da cucina affilati che tenevano stretti nelle manine. Harry riuscì quasi a vedere Dobby in prima fila, pronto come sempre a dar battaglia per ciò in cui credeva. Sfortunatamente Dobby era ancora al comando di Malfoy; Harry avrebbe trovato un modo per aggirare l'ostacolo.
U'ombra si frappose al sole per qualche momento. Tutti sollevarono lo sguardo per vedere Fawkes che volava via, probabilmente spedita in ricognizione. ‘Buona idea, Preside. Almeno sapremo quando aspettarli. Siamo tutti troppo nervosi ora come ora,’ pensò Harry con aria cupa.
Qualche studente si sedette a terra, con le gambe che tremavano troppo dal nervosismo e dalla lunga attesa. Alcune ore passarono e qualcuno iniziò a rilassarsi quando una piccola ombra scivolò di nuovo sotto il sole. Si alzarono in fretta. “Fawkes è tornata!” Denis Creevey indicò il cielo.
Harry guardò in su, strizzando le palpebre contro il bagliore del sole, ma assottigliò immediatamente gli occhi quando l'ombra cominciò ad ingrandirsi ed ingrandirsi. “ALZATEVI E SFODERATE LE BACCHETTE SCIOCCHI! E' UN DRAGO!!!” gridò di rabbia alla loro disattenzione e si preparò a scagliare qualche seria fattura.
L'ombra finalmente divenne distinguibile tra i raggi solari e senza possibilità di fraintendimenti, un Opaleye degli Antipodi ruggì e alitò loro contro una larga sfera infuocata.
Urla di terrore erruppero e tutti presero a scappare via dal pericolo. “SMETTETELA DI SCAPPARE DI QUA E DI LA' COME UNA MASSA DI IDIOTI SENZA CERVELLO E USATE DEGLI INCANTESIMI D'ACQUA!” ringhiò Harry, con la bacchetta pronta che emetteva un pericoloso luccichìo sanguigno.
Remus e Sirius erano già dietro di lui. Anche Dumbledore e il suo Ordine ci avevano pensato. Dopo un bel po' di grida “AGUAMENTI MAXIMUS!,” spessi getti d'acqua provenienti da tutte le direzioni si raggrupparono insieme e colpirono con forza la sfera che si stava avvicinando. Fumo venne provocato dall'impatto, come anche un sonoro e strano rumore sfrigolante.
La pressione li sospinse indietro, i loro piedi scivolarono a terra creando dei solchi. Harry pensò immediatamente a un incantesimo attacca -piedi mentre Remus e Sirius, troppo concentrati sul loro incantesimo, scoccarono sguardi grati a Perseus e Major che li trattennero in posizione.
L'attacco finalmente recedette ma prima che potessero fare un fiato il Drago ruggì di nuovo e si precipitò su di loro, sguainando denti acuminati come lame e artigli ricurvi. ‘M***a! Non credevo che Tom avrebbe usato un Drago così presto!’
Nagini sibilò d'avvertimento sul suo braccio e strinse la sua presa attorno a lui.
Udì vagamente alcuni strilli di “Arresto Momentum!” e “Petrificus Totalus!” da qualche parte nella massa ma gli incantesimi si limitarono a scivolare addosso al corpo del Drago fino a spezzarsi.
I Centauri sollevarono il loro grido di guerra e iniziarono a scagliare frecce e lance verso la bestia enorme. Sebbene qualcuna venne in contatto con le squame del Drago, la maggior parte venne solo spezzata o fatta schizzare via una volta in collisione con la superficie scagliosa.
Harry puntò la bacchetta alla creatura volante e si concentrò, mentre gli altri Maghi gli scagliavano contro tutto ciò che veniva loro in mente.
“SECTUMSEMPRA!” La maledizione oscura saettò in direzione del Drago e quello ringhiò quando venne colpito sul grugno. ‘Dannazione! Volevo prenderlo agli occhi!’
Snape raggelò momentariamente sentendo la propria personale creazione che veniva scagliata, ma capì al volo le intenzioni di Harry.
“Tutti quanti! Provate a colpire i suoi occhi!”
I membri dell'Ordine seguirono velocemente l'esempio di Harry e Snape, finché uno degli incantesimi vaganti giunse a segno. Il Drago emise un ruggito frammisto ad uno strillo che gelò loro il sangue. Nessuno si mosse mentre volava in circolo scuotendo violentemente la testa. Ma invece di volare via, divenne ancora più furioso e annusò l'aria, prima di ringhiare ancora e prepararsi ad un nuovo attacco.
“Non avrebbe dovuto fermarlo?!” gemette Hermione dallo spavento. “Non si comporta nel modo previsto! Questo non era nel libro!”
Stava entrando nel panico e tremava tutta, prima che McGonagall le desse una vera e propria sberla sulla guancia. “Calmati un po' Miss Granger e usa la testa! Non siamo in un libro! Questa non è una storia! Questa è guerra! Ora utilizza la conoscenza che hai acquisito invece di terrorizzarti così!” strillò l'insegnante usualmente moderata.
Hermione sussultò ma annuì, risoluta. Alcuni Gryffindor e Ravenclaw si posizionarono alle sue spalle, decidendo di stare in gruppo.
Il Drago li prese di mira e Harry prese una decisione a bruciapelo. “ACCIO FIREBOLT!”
Prima che la bestia potesse alitare fiamme su di loro Harry prese il volo, ignorando le grida di Sirius e Remus, e sfrecciò al di sopra dell'animale inferocito, scagliando maledizioni e incantesimi contro di esso per distoglierne l'attenzione dalla gente al di sotto. Funzionò magnificentemente ma ora doveva concentrarsi per restare più lontano che poteva da lui.
Zigzagò tutt'intorno, quasi in una replica del suo quarto anno, provando a confondere il Drago e a indurlo a cadere da qualche parte o finire contro le rocce. Ma per una creatura cieca il trucco non serviva a molto, ed era in grado di rintracciarlo comunque. Con un potente battito d'ali l'Opaleye si fece abbastanza vicino da poterlo colpire. Harry imprecò e si gettò di lato rapidamente. Il Drago lo udì e cambiò direzione. Aprì le fauci e si preparò a far fuoco, letteralmente.
Harry si voltò indietro a guardarlo con rabbia. La sua guancia destra e il petto iniziarono a pizzicare ma prima che potesse chiedersene il perché un imponente ruggito echeggiò nell'aria e un altro Drago si precipitò contro l'inseguitore di Harry. Il ragazzo dai capelli scuri si fermò, sbattè le palpebre, e quindi ghignò quando mise chiaramente a fuoco il suo salvatore. Era un Lungocorno Romeno, e per essere più precisi lo cavalcava un Goblin su una sella di spesso cuoio. Il soccorso promesso dalla Gringott era finalmente arrivato.
Mentre l'accecato Opaleye ricompattava la guardia, il Goblin disse qualcosa in Goblin e il Lungocorno volò fino ad Harry. “Tu sei Master Harry Potter, presumo? Sono il Guerriero Goblin Gramdam. Mi prenderò io cura di questa minaccia, avete fatto bene a renderlo cieco. Abbiamo sentito dire che Voldemort ha ottenuto un altro Drago. Non sappiamo quando lo userà, comunque. Ma l'aiuto da parte degli amici rumeni di Charlie Weasley giungerà. Stanno volando qui e non so quando arriveranno,” disse la piccola creatura in tono misurato.
L' Opaleye prese ad annusare intorno a sè per trovarli così Gramdam diede un ordine alla propria bestia in Goblin. Il Lungocorno sputò tre sfere infuocate consecutive contro l'altro Drago, temporeggiando.
Harry ringraziò per l'informazione con un cenno del capo. Il Goblin annuì e quindi ghignò. “Mi occuperò di questa bestia; puoi tornare al castello. Ma con questo considera il nostro debito verso di voi come ripagato. Una volta terminata questa missione tornerò alla Gringott.”
“E' più che abbastanza, Master Gramdam. Grazie.” Harry annuì rigidamente e volò via a gran velocità, già sapendo che i Goblin non gli avrebbero concesso più aiuto di così ad ogni modo. Ma almeno avevano un Drago di meno di cui preoccuparsi.
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Quando tornò alla scuola, i suoi dintorni erano già divenuti un campo di battaglia.
Notò Parvati Patil che sedeva terrorizzata a terra –sarebbe stato più da lei gridare davanti alla propria peggiore paura- prima che sua sorella e qualche Ravenclaw iniziassero a scagliare incantesimi contro le Mummie. Le loro bende presto s'incendiarono e le creature non -morte strillarono pazzamente prima di tentare di smettere di divenire cenere.
Considerando che al momento erano in grado di difendersi da sè, si diresse a fianco di un preoccupato Sirius, che, dopo aver scorto Harry, apparve immensamente sollevato. Insieme evitarono un saettante Anatema Mortale e cominciarono a gettare i loro propri incantesimi contro il nemico.
“Dov'è –FRIGUS!- Remus?”
Sirius sussultò quando l'attuale vittima di Harry, uno dei Mangiamorte di Voldemort, prese a strillare dallo spavento e si strinse ingobbendosi, come se stesse cercando di spingere qualcosa via da sè. La bocca del Mangiamorte iniziò ad emettere della nebbiolina e divenne blu come se preso da ipotermia prima di cadere in ginocchio e a terra, morto.
“Non lo so!”
L'Animagus boccheggiò quando Harry lo spinse a terra, mentre un getto scarlatto di luce passava diritto dov'era stato lui fino ad un istante prima.
“Grazie Harry! IMPEDIMENTA!”
Entrambi si alzarono e contrattaccarono. “L'ultima volta che l'ho visto era in prima fila assieme all'Ordine! GENI RETRORSUM!” l'opponente di Sirius, uno Zombie, trovò le proprie ginocchia rivoltate al contrario e cadde al suolo. “CONFLO MAXIMUS!” La creatura prese a gonfiarsi e esplose come un palloncino, colpendo un altro nemico disattento.
Al momento nessuno stava realmente vincendo. Harry notò i Centauri che avanzavano compatti e incitò Sirius a continuare a combattere, ordinandogli esplicitamente di non morire. L'uomo sorrise grottescamente ma annuì impassibile prima di sparire nella mischia, probabilmente andando ad aiutare gli studenti che ne avevano bisogno.
Orion incontrò Harry a mezza strada e il Centauro biondo lasciò che l'umano gli montasse in groppa così da poter raggiungere più in fretta la Foresta Proibita, in cui i Centauri erano già spariti. Nessuno li notò realmente mentre si dirigevano nella foresta oscura, troppo occupati con i propri avversari.
Harry ghignò cupamente quando vide i Mangiamorte catturati, gli occhi verdi gli divenirono più scuri. Qualcuno lo riconobbe; studenti di Hogwarts, per esempio, e anche qualcuno proveniente da Durmstrang. Vide Dolohov nella massa, trattenuto da due Centauri perché cercava di liberarsi dibattendosi ferocemente. “Potter! Il Mio Maestro ti ucciderà!” disse l'uomo con voce folle, con una smorfia e sputando sulla mezza-bestia che lo tratteneva.
Harry rimase seduto in groppa a Orion e scoccò a Dolohov un così gelido sguardo assetato di sangue che l'uomo fece un vero e proprio passo indietro, prima di riconquistare nuovamente la propria sfacciatezza.
I suoni della guerra echeggiavano sonoramente nei dintorni ma non giunsero nemmeno alle orecchie di Harry.
“Dolohov, dov'è il tuo Maestro adesso? Si nasconde? Com'è che non è sul campo di battaglia, a rischiare la sua vita come ogni altro? Tu sai di non essere indispensabile; se muori, un'altra stupida pecora prenderà il tuo posto!” Harry ridacchiò quando l'uomo gridò di rabbia contro di lui. Non avrebbe potuto fare nient'altro contro di lui comunque; la sua bacchetta era stata già spezzata dai Centauri.
Gli altri (venti o giù di lì) Mangiamorte iniziarono ad agitarsi, al sentir menzionato il loro Lord, ma, alcuni colpi di lancia e frecce dopo, si ‘calmarono’.
“Che cosa ne farai di noi?” domandò uno degli uomini oscuri con una smorfia.
Harry ignorò la domanda e si rivolse ai Centauri. “Miei cari amici, è giunto il momento che voi torniate alla battaglia.”
Annuirono e spinsero rudemente il gruppo catturato ai margini della Foresta, fermandosi ad un passo dietro Orion, apparentemente in attesa di qualcosa. I Mangiamorte, curiosi ma senza sospetti della ragione per la quale erano stati improvvisamente liberati, presero a correre più nel fondo della foresta per scappare.
Harry ridacchiò e gli altri Centauri corsero via dalla foresta con rinnovato entusiasmo.
Sssalazar! il Pranzo è sssserrvito.
Il gruppo in fuga udì solo un profondo strascichìo al di sotto dei propri piedi prima che un'ombra gigantesca si stendesse su tutti loro.
Nagini sibilò, distogliendo Harry dalle gorgoglianti grida di agonia, e il ragazzo abbassò lo sguardo per vedere una striscia scarlatta sul terreno. “Fiammeggiante, sstavo iniziando a chiedermi dove fosssi. Vieni con me, puoi esssermi utile.
Orion s'inchinò appena e Harry lasciò che l'Ashwinder scivolasse sul suo braccio e si arrotolasse saldamente attorno al suo polso come un braccialetto fluorescente. Il serpente magico livellò la propria temperatura corporea in modo che la pelle del giovane non venisse ustionata. “Sssempre un piacere essssere al tuo sservizio!
“Andiamo, Orion.”
“E Salazar?”
“Verrà quando lo chiamerò. E' il mio asso nella manica, non posso ancora mostrarlo, no?”
Orion ghignò, preparò la spada e posizionò lo scudo prima di trottare fuori dalla foresta con un grido di guerra. Harry strinse la propria presa sui fianchi dell'amico e, imitando Orion, sfoderò la spada di Gryffindor.
Bisognava davvero smettere di sbattere le ciglia se si voleva discernere l'amico dal nemico: persone, creature e non-morti combattevano ovunque, i corpi erano sparsi sul terreno e tingevano l'erba di vermiglio.
Menando fendenti con la spada, Harry prese a spingere via ogni nemico che incrociava il cammino suo e di Orion. Spinse l'amico a un galoppo più rapido ed entrambi letteralmente impalarono Crabbe Senior e Junior allo stesso tempo, giusto di fronte a degli spaventati Hufflepuff e Slytherin del quinto anno, che vennero inzuppati di sangue. “Non restatevene lì a far da bersaglio alle maledizioni! Usate le bacchette!” scattò Harry contro il gruppo prima che Orion galoppasse via.
……

Per parte propria, Remus non se la stava cavando altrettanto bene. Combatteva a fianco di Dumbledore e a un gruppo di membri dell'Ordine ma il disturbante numero di Zombie che dovevano affrontare era fenomenale. L'Anatema Mortale li fermò per un momento ma essendo non-morti non potevano realmente morire. L'uomo dagli occhi d'oro aveva anche scorto un povero Elfo Domestico divorato dalle creature carnivore mentre cercava di difenderli.
Erano estremamente resistenti alle maledizioni ordinarie e usare un così gran numero di incantesimi di alto livello richiedeva più energia di quanta ne osassero usare, nel caso sopraggiungesse qualcosa di più orribile. Dumbledore, Flitwick e Moody, finalmente ristabilito, combinarono le proprie forze e usarono il più potente incantesimo esplosivo che conoscessero. Il risultato fu dannatamente assordante, l'esplosione che produsse fu una prova del potere dei tre maghi.
Gli Zombie di fronte esplosero in una pioggia di fumanti arti deceduti e ossa polverizzate, ma quelli che erano più lontani dietro di loro furono solo catapultati al suolo e si rialzarono, con gran sgomento degli incantatori.
Alcuni minuti dopo una dozzina di Centauri li aveva raggiunti e aveva scalciato via teste e arti, con sorpresa vittoriosa dell'Ordine. I Maghi raddoppiarono gli sforzi e ringraziarono mentalmente Harry per essersi fatto simili alleati. Improvvisamente i Centauri che stavano aiutandoli scapparono dagli Zombie.
Snape usò la propria creazione favorita per fare a pezzi uno dei non-morti più vicini, nel frattempo facendo una smorfia. “Che cosa diavolo sono venute a fare le mezzo-bestie se scappano da ciò che non riescono ad affrontare?!”
Ma, al contrario di come aveva pensato, i Centauri non erano fuggiti, ricongiungendosi alla massa dei combattenti, per quella ragione. Xiomara e Rosmerta strillarono e quasi scagliarono una maledizione contro Harry quando il ragazzo sfrecciò tra di loro sul dorso di Orion diretto contro gli Zombie rimanenti, un ghigno cupo che gli stirava il viso usualmente calmo.
Altri tre Centauri si precipitarono oltre le due donne e raggiunsero i loro compagni, aiutando Orion a raggruppare le creature rabbiose. Alzandosi sulle gambe posteriori, ce la misero tutta, anche usando le spade per tranciare qualunque minaccioso arto bendato che si parasse sulla loro strada. Orion guardò sorpreso i propri amici ma fu felice di vederli sani e salvi, anche se un po' arruffati.
Mathias, Vega e Strauss ricambiarono lo sguardo con aria complice, dei ghigni disegnati in volto.
“Non potevamo lasciare che avessi tutto il divertimento da solo, no?” disse Vega mentre colpiva una delle creature in testa.
“Dopotutto, non vogliamo che abbia tu tutto il merito, nobile destriero!” scherzò Mathias.
Se Orion non fosse stato occupato a stringere in un gruppo gli Zombie senza venir ucciso, avrebbe menato uno scappellotto dietro la nuca del Centauro rosso, per punirlo del fatto che lo stava deridendo perché lui aveva lasciato che Harry gli montasse in groppa come a un qualunque cavallo comune.
“Okay ragazzi! Indietreggiamo!” esclamò Harry con urgenza una volta che considerò i nemici abbastanza raggruppati insieme.
Rosmerta credette di aver visto qualcosa di brillante sul braccio di Harry che fece uno scatto e sparì nella massa, ma lo imputò alla propria immaginazione. Non avrebbe dovuto, perché non appena Orion e i suoi tre amici furono abbastanza lontani dalla minaccia Harry sibilò qualcosa in Serpentese.
Gli Zombie iniziarono tutti a gridare e strillare quando un'imponente sfera di fiamme li inglobò del tutto. Era così incandescente che anche Harry dovette erigere uno scudo per proteggere se stesso dall'intenso calore. Alcuni minuti dopo era tutto finito, la massa di non-morti era stata ridotta in cenere. Harry esortò il Centauro biondo ad andare nel mezzo dei resti carbonizzati e a riprendere l'esausto Ashwinder. Il volto del ragazzo era serio ed egli non sprecò nemmeno un'occhiata verso l'Ordine prima che i quattro Centauri galoppassero via.
Rosmerta scambiò uno sguardo con Hooch mentre la Sprout esaminò la cenere. “Credevo che questi cosi fossero resistenti agli incantesimi incendiari...?” chiese lentamente Rosmerta, ancora guardandosi attorno in cerca di eventuali nemici.
La Sprout si voltò a guardarle. “se i miei occhi non mi hanno ingannato, allora l'animale tra le mani di Harry era un Ashwinder!”
Hooch annuì mentre un luccichio di comprensione attraversò l'espressione di Rosmerta. “Ah, fuoco magico dunque. Più potente.”
Alcuni Mangiamorte scagliarono delle maledizioni contro di loro. La Vector** fu colpita con una Fattura Nervimolli*** prima che Alastor Moody li maledisse con un Cruciatus. La Vector cadde a terra priva di sensi così Dumbledore usò un Levicorpus per adagiarla fuori dalla visuale degli aggressori. Sfortunatamente, Poppy Pomfrey era barricata nell'Ala dell'Ospedale con altri pazienti e i residenti di Hogwarts, e non potevano correre dei rischi per portare tutti i feriti nel castello.
Un movimento improvviso conquistò la loro attenzione e Remus imprecò a voce alta. Voldemort aveva ordinato ad un'altra fazione della sua armata di attaccare, e questa volta erano i Licantropi in forma umana. Erano facilmente riconoscibili; la maggior parte di loro era vestita di abiti cenciosi e stava usando artigli e denti per farsi strada nella massa di umani e creature in combattimento.
“Mi prenderò cura di loro!” ringhiò Remus sprima di sparire nella loro direzione.
“Remus! Aspetta! Albus, vado con lui!” disse d'improvviso Minerva, affrettandosi dietro al professore di Difesa contro le Arti Oscure con una rapidità che nessuno a scuola credeva che possedesse. Snape scoccò un'occhiata al Preside e seguì la sua collega, maledicendo ogni Mangiamorte che gli capitava a tiro.
Quando Remus sopraggiunse, i Centauri avevano già iniziato a battersi con gli animaleschi umani. Erano veloci, e alcuni Centauri sfortunatamente caddero a terra, sconfitti, dopo essere stati morsi e graffiati al ventre e alle zampe. Il membro del Consiglio Stratos fu uno dei feriti e stava per prepararsi a difendersi da un attacco mortale quando qualcuno si precipitò addosso al Licantropo che stava dirigendosi verso di lui e lo spinse a terra.
Remus si alzò e ringhiò contro il pericolo e se fosse stato trasformato i peli gli si sarebbero rizzati minacciosamente. Non poteva trasformarsi del tutto, ma le sue unghie e i denti si allungarono lentamente e i suoi occhi si fecero di un color oro più brillante.
L'altro Licantropo riprese i sensi e iniziò a ringhiare di rimando, ma si fermò, esitando, quando vide Remus, come se riconoscesse l'insegnante. Anche gli altri Licantropi presenti fecero un passo indietro e si limitarono ad aggredire e ad allontanare tutti coloro che si facevano troppo vicini al loro gruppo.
Molti Maghi approfittarono di quell'indecisione e iniziarono a bersagliarli di incantesimi, cogliendo impreparati molti Licantropi.
“Che cosa succede?! Perché avete esitato, branco di bastardi buoni a nulla?!” da dietro latrò una voce roca. Un uomo dall'abbigliamento consunto balzò contro uno dei Maghi che li stavano attaccando e lo morsicò selvaggiamente prima di spingere via questo o quel Licantropo del gruppo, facendosi strada fino in prima fila. Scoccò un'occhiata all'uomo accovacciato, prima che il suo sguardo si posasse su Remus.
McGonagall e Snape finalmente raggiunsero il gruppo e livellarono le bacchette pericolosamente di fronte a loro. Quello che riconobbero come il leader del suo branco iniziò a ringhiare contro Remus dopo aver annusato l'aria. Remus gli ringhiò in risposta ed entrambi si gettarono l'uno alla gola dell'altro in pochi secondi, non dando a Minerva e a Severus abbastanza tempo per avere bene a tiro il leader.
“Perché Remus sta combattendo come quegli animali?!” s'impaurì Minerva, con la bacchetta che andava da destra a sinistra, provando a seguire i loro movimenti. Snape prese alcune fiale dal proprio mantello e prima che gli altri Licantropi, accovacciati, potessero fare qualunque altra cosa gliele lanciò contro. Quelle si spaccarono a terra e ne fuoriuscì un denso fumo grigio. Il gruppo iniziò a guardarsi intorno confuso, poiché non sapeva che cosa fare nei riguardi dei due che ancora combattevano.
Snape fece apparire una spessa corda e li prese tutti insieme. “Heh, Intruglio Confondente,” spiegò a Minerva quando questa gli scoccò un'occhiata inquisitoria. La comprensione le balenò in viso e guardò Remus che veniva gettato in aria dall'uomo più robusto. Gridò di spavento per Moony e stava per scagliare una maledizione contro l'altro Licantropo quando Snape la fermò. “Severus?! Che cosa..? Ha bisogno di aiuto!”
“Lascia che il lupo combatta, Minerva. Apparentemente questo qui ha preso il posto di Greyback come leader ma chi credi che sia il vero erede di Greyback? chi credi che Greyback abbia morso per primo?”
Gli occhi di Minerva si sgranarono. “Allora l'attuale leader sta mettendo alla prova Remus? Ma vogliono uccidersi!”
“Naturalmente! non possono esserci due lupi Alpha nello stesso branco. Spero che il cagnaccio sappia che cosa sta facendo.”
Entrambi guardarono il duo che si batteva con la coda dell'occhio e ripresero a scagliare maledizioni contro il nemico. Un bagliore giallastro brillò negli occhi dell'ex-Mangiamorte e quegli sparì nel caos, lasciando McGonagall a combattere da sola.
………

Ron non riusciva a credere ai propri occhi. Aveva pensato che la guerra fosse sanguinosa, ma non a questa portata. E cosa peggiore in tutto ciò, la sua ragazza era laggiù da qualche parte e non aveva idea se stesse bene o no. Era chiuso in Infermeria, affacciato a una delle tante finestre, unico mezzo attraverso cui avere una buona visione di ciò che accadeva di fuori… e ciò lo rendeva maledettamente frustrato senza limiti. “Dovrei essere laggiù!”
Alcuni alunni del primo anno fecero un salto dallo spavento alla sua improvvisa esclamazione.
“Non essere stupido, Mister Weasley.” lo ammonì Pomfrey, “Non sei in condizioni di combattere con quel tuo braccio.”
“Ma non è nemmeno il braccio della bacchetta! Potrei star combattendo ora invece che rimanere seduto a far nulla!” disse, il volto paonazzo di rabbia.
“Oh, silenzio! Mi sono stancata delle tue lagne! Potremmo essere assaltati in qualsiasi momento! Credi che abbiamo chiesto noi di venire chiusi qui con la TUA razza, e contro la nostra volontà?!” una donna magrolina con un lungo collo cavallino sentenziò contro il ragazzo dai capelli rossi, con malcontento.
Poppy roteò gli occhi e le disse di star zitta. Dumbledore l'aveva avvertita che questa famiglia babbana avrebbe creato problemi se non tenuta sott'occhio, specialmente l'uomo che sembrava un'orca e anche la sua troppo magra moglie.
Lei, la sorella dell'amabile Lily Potter, una volta Evans?! Quasi impensabile!
Ma il ragazzo si alzò e, con enorme sorpresa di Poppy, annuì rivolto al giovane Weasley. Petunia e Vernon si guardarono completamente orripilati e provarono a trattenere il loro figlio ma quello si allontanò dal letto in cui erano seduti, e loro non volevano avvicinarsi ai Maghi. Guardarono ammutoliti mentre il loro prezioso figlio si avvicinava al ragazzo dai capelli rossi.
“Ha ragione! Sono un campione dei pesi medi di box e anch'io voglio combattere! Ci sono le nostre vite in gioco!”
Hestia, che si era finalmente svegliata ma si era ritirata in un angolo buio, osservò il babbano con disgusto. “Grassone, sai quanto ti servirà il tuo supposto titolo una volta che avranno spezzato le difese di Hogwarts..” mormorò cupamente sottovoce. “E che cosa vorresti fare? Siamo in una torre, in alto, e non abbiamo alcun modo di raggiungerli!” Disse quindi a voce alta.
La bocca di Dudley si aprì e si richiuse. “Ma voi siete mos- voglio dire M-Maghi! Conoscete la m-magia!”
Petunia sussultò all'udire le parole fatali e Vernon quasi raggiunse una non-proprio-amabile tinta prugna.
“Già! Ha ragione! Se –noi- non possiamo raggiungerli, potremmo fare in modo che li raggiungano degli oggetti!” disse Ron con una rivelazione improvvisa.
Tutti lo guardarono come se fosse matto. Sospirò e sollevò lo sguardo come chiedendo al Cielo di aiutarlo ad attraversare tutto ciò. “Avanti ragazzi! Pensateci! Lo ha detto lui,” disse Ron, sorprendendo Dudley quando lo indicò, “siamo dei maledetti Maghi! Possiamo ancora usare la magia! Conosciamo maledizioni in grado di scagliare lontano gli oggetti e incantesimi di levitazione! Dobbiamo soltanto usare tutto ciò che c'è in questa stanza e lanciarlo contro il nemico laggiù! Sono certo che Madama Pomfrey conosce un buon incantesimo AmpliaVista così che possiamo vedere meglio i nostri obiettivi, e là ci sono molte pozioni che possono essere dannose!”
Poppy gli scoccò un'occhiata malefica. “non osare pensare di dissacrare la mia Infermeria!” strillò, ma si fermò con uno sguardo da parte del giovane Weasley.
Dapprima l'idea sembrava squinternata ma più ci pensavano più pareva acquisire senso. Quelli del primo anno e alcuni Maghi feriti che potevano ancora praticare incantesimi si riunirono tutti in gruppi attorno alle finestre e Poppy incantò i loro occhi, accettando di aiutare. Dopotutto, Hogwarts era anche la sua casa.
Indicò a coloro che non potevano combattere le pozioni giuste da prendere, e quelli si disposero in modo da farsele passare di mano in mano fino alle finestre; presero le pozioni e le portarono a coloro che potessero usare la levitazione per scagliarle contro il nemico.
Ron iniziò con una serie di maledizioni di lancio che conosceva e andò avanti con alcuni incantesimi più complicati cha aveva imparato in Sala Grande all'ultimo minuto, ringraziando mentalmente il Professor Black e Lupin. “M***a!”
Dudley abbassò lo sguardo a dove Ron pareva aver diretto gli occhi sul campo di battaglia. “Hermione!”
Ah! La sua ragazza, quindi, dedusse il ragazzo babbano.
Lei e un gruppo di studenti erano accerchiati da degli uomini avvolti da lunghi mantelli neri. Molti dei ragazzi con lei erano a terra e alla mercè del nemico.
Il ragazzo si guardò attorno disperato alla ricerca di qualcosa di abbastanza grande da poter essere lanciato e il suo sguardo naufragò su uno dei letti vuoti. Fece spallucce. “Hey tu!”
Ron gli scoccò una rapida occhiata. “il mio nome è Ron, non 'tu'!”
“Dudley. Hey Ron, credi che potremmo usare questo per salvare i tuoi amici?”
Ron spostò nuovamente lo sguardo su Dudley e da lui al letto che il ragazzo indicava. I suoi occhi incrociarono quelli del babbano e i due ghignarono. “Può andare! Portalo qua!”
Dudley annuì con entusiasmo e provò a sollevare il letto. “Accidenti se pesa! Papà! Smettila di fare il broncio e aiutami a portare questo letto vicino a Ron!”
Vernon apparve insultato.
“Dannazione pa'! Non vuoi far male a quei Maghi?” disse Dudley quasi casualmente, sapendo che non c'era cosa al mondo che suo padre volesse fare di più.
L'uomo non ebbe bisogno di altri incentivi e si affrettò al fianco del figlio. Insieme sollevarono il letto e lo portarono da Ron, che riuscì a farlo levitare fuori dalla finestra. Alcuni nella stanza si fermarono per osservare il letto galleggiante.
Il rosso stava per lanciarlo ma Poppy mise una mano sulla sua spalla e, con un movimento della bacchetta, lo ingrandì di almeno tre volte la sua normale misura. “Gli sto insegnando a far male alla gente! Posso essere un medico ma non ho bisogno di minacciare i miei pazienti giorno e notte!”
Ron usò l'incantesimo e il letto partì. Ci mise qualche secondo e i Mangiamorte attornianti il debole gruppo furono tutti schiacciati dal letto. Fece sì che Hermione e i suoi amici lo fissassero, un letto, tra tutte le cose che li avrebbero potuti salvare.
“Che cos..?” Sollevò lo sguardo quando udì uno strillo di gioia e sussultò al vedere il proprio ragazzo che gridava e li salutava prima di ricominciare a scagliare oggetti fuori dalle finestre dell'Infermeria assieme ad altre persone. Sorrise e salutò in risposta agitando la mano, aiutando i feriti ad alzarsi. Il gruppo guardò il letto, che pareva davvero fuori posto rispetto alla scena, ma nessuno osò fare battute e tornarono tutti ai propri posti, sapendo che qualcuno guardava loro le spalle.
“Ssssììì!” Ron e Dudley si scambiarono un cinque e un'amichevole spallata.
Vernon apparve piuttosto soddisfatto. “non è stato così male. Li abbiamo anche feriti. Petunia cara! portami quello sgabello laggiù!”
La donna cantilenò improperi senza senso ma obbedì con espressione risoluta.
…………………………………

Gli occhi di Dumbledore scintillarono di piacere al vedere i ‘prigionieri’ dell'Infermeria che contrattaccavano. Il letto volante aveva attirato di certo l'attenzione di molte persone prima di schiantarsi a terra.
Il vecchio guardò in alto e sospirò. La guerra non era ancora al culmine, e ne distava di molto. Non tutti gli alleati di Voldemort si erano mostrati. Il lato della Luce ancora aveva qualche alleato dalla propria parte. Ma sarebbero stati di egual potenza?
I Thestral, ora di sicuro visibili a tutti, avevano iniziato ad aiutare attaccando i rimanenti Zombie e Mummie, e a volte anche un Mangiamorte isolato. E conoscendo la loro predilezione per la carne fresca e al sangue…
Il sole cominciava a tramontare, dipingendo il cielo di una sanguigna sfumatura di rosso e di arancione; si stavano stancando e Albus temette il peggio per quando gli ultimi raggi solari sarebbero svaniti.
“Albus!”
Il vecchio Preside si voltò per guardare la propria Vice che correva verso di lui. La donna aveva un aspetto piuttosto malandato quanto ad abiti ma pareva in buone condizioni per continuare a combattere.
“Ah, Minerva! Sono felice di vedere che sei ancora viva. Abbiamo perso la Vector, Horace e la cara Augusta Longbottom (nonna di Neville NdT) a causa delle maledizioni dei Mangiamorte.”
La donna boccheggiò e inviò loro una preghiera silenziosa prima di sollevare nuovamente lo sguardo sull'uomo barbuto. “Albus, ho buone notizie! Remus è riuscito ad uccidere l'attuale leader del branco di Licantropi e ora hanno acconsentito ad aiutarci! Apparentemente non era loro di troppo gradimento il fatto di dover stare schierati al fianco dei Vampiri. Ma ora Remus non è più in grado di lottare. Sirius e Harry sono con lui ora e aiuteranno Remus a mettersi in salvo.”
Dumbledore annuì. “Finalmente qualche buona nuova. Sono anche sollevato che il ragazzo stia bene. Ma ciò che temevo sarebbe accaduto sfortunatamente sta avvenendo ora. Il sole è calato. Possiamo aver ucciso e catturato quasi tutti i Mangiamorte ma che cosa faremo con i Vampiri? Sarà difficile. Sono resistenti alla magia e uccidono con velocità e silenziosità. Faremo meglio a radunare tutti coloro che sono ancora in grado di combattere e a dir loro del pericolo incombente.”
Minerva annuì e, con l'aiuto di un gruppetto di studenti del settimo anno, fece come il Preside aveva detto.
Nel frattempo, Harry e Sirius aiutavano un vacillante Remus a trovare riparo nella Foresta Proibita. Orion zoppicava appena alle loro spalle, ma teneva con forza la spada, ancora pronto a continuare la battaglia.
Avevano perso le tracce di Mathias, Vega e Strauss poco tempo prima, ma avevano incontrato Firenze, Bane, Altaïr e Thor sulla strada per la foresta. Stavano facendo la guardia ai prigionieri legati mentre gli altri proseguivano la lotta.
Harry usò il Lumos per illuminare un sentiero nell'oscurità e Remus sospirò quando finalmente potè sedersi. Sirius si accertò che stesse comodo e Orion assicurò loro che avrebbe vegliato lui sul loro amico, con gran gratitudine di Harry. “Nagini, tu ressta con lui. I tuoi ssensssi ssono acuti e conto ssu di te per allertarli di qualssiassssi pericolo.
Quindi il maestoso serpente fu allungato il doppio della propria usuale misura e si arrotolò attorno a Remus e Orion, facendo un cenno affermativo col capo anche sebbene le dispiacesse di vedere Harry che la lasciava. Il ragazzo dai capelli scuri abbracciò Remus strettamente e scambiò un cenno con Orion prima di iniziare ad allontanarsi.
Remus sospirò ed evocò la luce più brillante che gli riuscisse, con la propria bacchetta, abbastanza da lasciarli vedere. Rimasero immobili e pregarono per la salvezza dei loro amici. Ma ad un tratto udirono, o meglio percepirono, il terreno che tremava pericolosamente attorno a loro.
“Giganti…” sussurrò Orion con sguardo torvo.
Remus mantenne la luce ma chiuse gli occhi strettamente. “Harry, Sirius…”
……………………

Dumbledore e la sua armata stavano ancora tentando di impedire ai dodici Giganti di avanzare quando Harry e Sirius li raggiunsero.
Jihl e Zargoth corsero contro uno di quelli, tenendo tra loro una spessa corda, tesa. Evitarono una mano enorme diretta verso di loro che li avrebbe sicuramente uccisi se li avesse colpiti e il Gigante cadde al suolo con un sonoro schianto quando inciampò con i piedi nella corda. Hermione, Dean, Seamus e altri cinque Gryffindor unirono le proprie bacchette e usarono il più potente incantesimo paralizzante che conoscessero. McGonagall li raggiunse poiché quello si muoveva ancora, e quindi Bathsheba Babbling, l'insegnante di Antiche Rune, che usò la propria conoscenza per intrappolare il Gigante in una gabbia.
Più di una volta dovettero gettarsi a terra per non essere colpiti da un albero divenuto una mazza che i Giganti impugnavano. Una buona parte dei Licantropi, loro alleati da poco, furono gettati da una parte quando tentarono di attaccare un Gigante particolarmente feroce e molti di loro non si rialzarono.
“PROCELLOSUS VERTEX!” la bacchetta di Harry prese ad emettere un violento bagliore cremisi e la sua guancia iniziò di nuovo a bruciare. Tenne strettamente la bacchetta e la diresse verso il terso cielo notturno.
Sirius scagliò una maledizione Cruciatus contro un Gigante il cui obiettivo era Harry, prima che potesse lanciare contro il suo Figlioccio un masso dalle dimensioni considerevoli. Harry gli scoccò un'occhiata grata ma rimase concentrato sul proprio incantesimo.
Voluminose nuvole nere apparvero in un vortice roteante in cielo, prima che il ragazzo compisse, con la bacchetta rilucente, un deciso movimento contro la propria vittima. Un enorme tornado seguì alla mossa e discese direttamente addosso all'impreparato Gigante. Si sollevò davvero da terra con i grandi piedi pelosi e roteò molte volte su se stesso prima di venire catapultato via, caracollando brutalmente su un altro dei propri compagni.
Non appena caddero al suolo tutti e due, il tornado si ritrasse e il cielo tornò di un sereno blu mezzanotte, senza lasciare traccia di ciò che era accaduto e nemmeno un soffio di vento. In molti boccheggiarono guardando tutto ciò ma non ebbero il tempo di commentare l'impressionante incantesimo.
Harry lasciò ricadere le braccia e s'inginocchiò sull'erba, col respiro un po' affannato e tentando di raccogliere nuovamente le energie. Si mise una mano sulla guancia quando questa smise di prudergli, chiedendosi il perché di quel bruciore, ma in quel momento udì vagamente Sirius gridare, prima che qualcosa gli venisse addosso violentemente e lo schiacciasse a terra.
Udì molte persone che gridavano e strillavano ma era un po' troppo occupato con il nuovo arrivato per essere in grado di aiutarli. Il Vampiro su di lui sibilò minacciosamente e scagliò via da sè Padfoot quando il cane tentò di staccarlo dal ragazzo.
“Padfoot!” Harry voltò la faccia verso il proprio assalitore e scoprì i denti con rabbia, ma non ebbe alcun effetto se non che la presa sui suoi polsi si fece più stretta. Lunghi capelli neri contornavano il viso del Vampiro e due occhi rosso rubino, non dissimili da quelli di Voldemort, ricambiarono il suo sguardo, assetati di sangue. Aveva una presa forte ed era molto più robusto di Harry, e più alto. Se Harry non fosse stato così disperato nel cercare di liberarsi dalla sua morsa ferrea, avrebbe trovato il Vampiro affascinante, dall'apparenza giovane e aristocratica. Ma il Mago sapeva che non doveva lasciarsi incantare da tali sembianze. “Lasciami andare!”
“Harry Potter, noi ci incontriamo finalmente,” disse il Vampiro con voce quieta e incantatrice. Osservò Harry come se volesse analizzarlo, passando lentamente dai vivi e ribelli occhi verdi, alle mani che si dibattevano nella sua morsa, e che ancora trattenevano la bacchetta rossa, prima di finire su un collo dall'aria appetitosa. L'uomo più vecchio si leccò le labbra e si chinò, prendendo un gran respiro dell'odore del collo del ragazzo. “Hmmm, quale sapore avrà tuo sangue, io mi domando?”
Harry non potè evitare di rimanere perplesso. Se ne stava là immobilizzato al terreno con un'armata di Giganti e Vampiri che combattevano con violenza muovendosi lungo il campo di battaglia attorno a loro, e l'antica creatura sopra di lui stava ignorando il pericolo di essere schiacciato a morte da un piede di Gigante mal disposto solo per poter avere un assaggio del suo sangue!
Il Vampiro prese a leccare il collo di Harry quando il ragazzo disse la prima cosa che gli venne in mente. “Qual'è il tuo nome?!”
Il Vampiro s'immobilizzò in una mezza leccata e il suo sguardo s'incrociò con gli occhi smeraldo. Prima che l'essere avesse tempo di rispondere prese Harry tra le braccia e saltò via con agilità invidiabile. Un Gigante cadde a terra dove erano stati loro fino ad un attimo prima, insanguinando tutto intorno.
“Mi hai appena salvato la vita?” chiese Harry, scombussolato ma ancora sul chi vive.
Il Vampiro sollevò un sopracciglio perfettamente modellato. “Voldemort vuole te vivo.” Spiegò, le labbra atteggiate ad una smorfia di disdegno nel mentre pronunciava il nome del Signore Oscuro.
Harry sbuffò. “Mi pare che tu abbia delle riserve sul vecchio Riddle. Tu SAI che non terrà mai fede alle sue promesse, vero? Pensi realmente che lascerà che i Vampiri siano di stato pari a lui? Siete solo pedine sulla sua scacchiera! Non è nemmeno qui sul campo di battaglia ora così sai che ho ragione!”
Il Vampiro ghignò e gli strinse il collo con forza, mentre con l'altra mano teneva lontano la mano di Harry con la bacchetta. Gli occhi verdi di Harry rimasero fissi in quelli dell'altro uomo, la bocca stretta in una linea ferma, assolutamente sicuro delle proprie parole.
“Tu sei un inszolente.” Canini appuntiti si posarono sul collo di Harry che ancora non sussultò.
Ma il Vampiro dovette chinarsi e lasciare andare il ragazzo quando un Mangiamorte isolato spedì contro di loro un Anatema Mortale. Harry reagì d'istinto, neanche considerando il fatto che il colpevole era infatti Mulciber, e con un gesto della mano un incantesimo sconosciuto sfrecciò contro il seguace oscuro e lo decapitò là dov'era.
Il Vampiro rimase silente per un po' con uno sguardo contemplativo che gli adornava il volto nobile, e quindi sollevò gli occhi quando l'atmosfera cambiò.
Harry seguì il suo sguardo e imprecò ma livellò comunque la bacchetta contro il pericoloso Vampiro.
Il più vecchio dei due si limitò a sogghignare e prese ad indietreggiare, apparentemente sollevandosi in aria e sparendo nell'oscurità della notte. “Hey! Dove stai andando?!”
“Tu avresti potuto farmi del male senza la tva bacchetta, giovane mago. Io mi chiedo perché tu non lo hai fatto?” una pausa. “Aleksandr Mikhailov. Qvesto è il nome con cvi mi chiamano. Ora vediamo di che cosa tu sei capace, giovane mago. Il risultato di qvesta gverra probabilmente sarà determinato da dove noi decideremo di schierarci. Forse noi ci incontreremo ancora in circostanze più favorevoli o forse io banchetterò svl sangve del tvo corpo inerme. Do svidanja, Harry Potter.”
Il Vampiro sparve nel caos.
L'aria iniziò a farsi gelida e il respiro di Harry si condensò quando espirò. Si guardò intorno; molti corpi giacevano sul terreno che rapidamente si ricopriva di brina. Alcuni si muovevano ancora ed Harry non osò pensare a quelli che non lo facevano. Erano rimasti ancora tre Giganti, un gruppetto di Mangiamorte che ancora si aggiravano là attorno, ma che arretravano rapidamente, secondo la parte successiva del piano di Voldemort, e i Vampiri il cui numero era grandemente diminuito.
Incontrò alcuni Licantropi e Centauri che aiutavano l'Ordine a buttare giù i rimanenti Giganti e fu sorpreso di vedere Hagrid che ordinava al suo fratellastro Grawp di gettarsi contro i nemici. Non aveva nemmeno visto arrivare Hagrid in tutto quel trambusto. Dumbledore comunque non pareva sorpreso dalla presenza del Mezzogigante, e nemmeno alcun altro membro dell'Ordine, così dovevano aver saputo che Hagrid aveva avuto successo nel contattare l'unico membro della propria famiglia.
Il ragazzo dagli occhi verdi corse rapidamente verso uno dei Centauri, che si rivelò essere Isis, una delle femmine del clan di Bane e Firenze. “Dobbiamo liberarci di questi Giganti ADESSO! I Dissennatori stanno arrivando e a giudicare dal freddo crescente direi che sono riusciti a riprodursi fino ad un numero allarmante!” Esortò.
La femmina guardò i Giganti, il cielo, e quindi di nuovo Harry. “Va bene allora. Credo che sia giunto il momento per le creature della foresta di adempiere alla loro parte.” Sganciò un corno dalla propria cintura e vi soffiò dentro. Il suono fece voltare molte teste nella loro direzione e Bane galoppò verso di loro.
Una serie di scricchiolii nella foresta fu l'unico avvertimento che ci fu prima che centinaia di Acromantule, della taglia di grossi cani fino all'altezza di intere case, si precipitassero fuori dalla boscaglia, presto seguite da Aragog e Mosag. Gufi ed altri uccelli dalla Foresta Proibita volarono attorno alle teste dei Giganti e gli enormi ragni usarono le proprie ragnatele appiccicose per avvolgere e catturare i bestioni mentre erano occupati a scacciare gli uccelli.
Gli uomini alti venti metri caddero con schianti assordanti e Aragog e la sua compagna si assicurarono che fossero completamente invischiati e immobilizzati nelle tele prima di compiere una frettolosa ritirata quando il freddo si fece troppo intenso da sopportare.
Dumbledore e gli altri Auror usarono un complesso incantesimo per farli momentaneamente addormentare e quindi rivolsero la propria attenzione al cielo oscuratosi. Gli altri seguirono l'esempio del Preside. “TUTTI COLORO CHE CONOSCONO L'INCANTO PATRONUS ALZINO LA BACCHETTA E SI PREPARINO! VOGLIO CHE GLI ALTRI STIANO NEL MEZZO DEL CIRCOLO DOVE SARANNO PROTETTI!” Dumbledore quindi rimosse la bacchetta dalla propria gola, annullando l'incanto Sonorus.
“Stanno arrivando! Tutti insieme ora!”
EXPECTO PATRONUM!
Animali di tutte le varietà, a partire da un minuscolo topo fino a qualcosa di grosso come un elefante o due, si sollevarono nell'aria in uno scroscio di luce argentea. Qualcuno, avvertendo in maniera eccessiva la disperazione a causa della vicinanza dei Dissennatori, riuscì solo a creare nebbia bianca. I rimanenti Auror, ufficiali del Ministero e membri dell'Ordine ordinarono ai circa quaranta Patronus di allinearsi attorno allo stretto cerchio, quelli in grado di volare che li proteggevano dall'alto, creando una sorta di cupola luccicante.
Harry sospirò di sollievo quando vide un Pastore Tedesco argenteo che si affiancava al suo Padfoot d'argento. Ora almeno sapeva che Sirius era da qualche parte nel circolo, il fiero e leale Sirius, proprio come la sua forma di Animagus e il suo Patronus ideale.
Ma il suo sollievo mutò presto in orrore, e non fu l'unico, quando finalmente vide i Dissennatori avvicinarsi. Le centinaia, no, migliaia di mostri succhia-anime volarono verso di loro in una glaciale massa oscura. Harry sperò solo che Remus fosse in salvo dov'era, prima di ordinare mentalmente, non senza voltarsi contro il sentore freddo che filtrava attraverso la cupola argentea, a Moony e a Padfoot di attaccare i Dissennatori in arrivo. Prongs sarebbe rimasto accanto a lui in caso di bisogno.
Tutti assieme, i guardiani di Azkaban si precipitarono in un subitaneo attacco e puntarono violentemente contro la cupola anche se i Patronus li danneggiavano; alcune sfortunate perdite erano necessarie per scovare una falla nello scudo, dei Patronus deboli, per così dire. Più volte la cupola s'appiattì verso il basso per la forza delle sferzate oscure.
Le persone al centro iniziarono a gridare dallo spavento e a piangere per dei ricordi troppo angoscianti. I Centauri, anche loro rifugiatisi nel gruppo, tentarono di mantenere un atteggiamento stoico, ma parvero fallire rapidamente. Molti Patronus scomparvero contemporaneamente quando i Dissennatori attaccarono di nuovo, e qualcuno di loro iniziò a perdere consistenza.
Gli esperti del Patronus, Harry incluso, posero maggiore potere e pensieri felici nel proprio incantesimo, ma si vedeva che anche se la luce aumentava d'intensità e molti Dissennatori svanivano con delle grida tra i denti, il loro numero complessivo semplicemente non sembrava diminuire. Forse era il freddo, i crescenti pensieri oscuri o la stanchezza che faceva sì che sembrasse così.
Stanco o semplicemente in attesa di una sorta di miracolo che potesse accadere, Harry chiuse gli occhi e lasciò Padfoot e Moony a briglia sciolta.
‘Sirius e Remus, mi adotteranno. Sono vivi. Mi vogliono bene per come sono. Loro saranno la mia… famiglia.’
Tali pensieri incrementarono il suo incantesimo ed entrambi i canidi brillarono più che mai, anche Prongs venne influenzato dall'improvvisa ondata di felicità di Harry.
Intuendo le sue intenzioni, i membri dell'Ordine imitarono il ragazzo e presto i Dissennatori si dispersero tutt'intorno, strillando e svanendo una volta raggiunti.
Al suo fianco Prongs partì davvero alla carica con le corna contro uno di loro e Harry credette di aver sentito Lee Jordan che esclamava di disgusto da qualche parte dietro di lui, ma poteva essere stata la sua immaginazione.
Ma un tale capovolgimento della situazione non poteva durare per sempre e presto i Dissennatori iniziarono a contrattaccare, emanando con sempre più forza il loro potere ammorbante. Poiché molti Patronus ora scorrazzavano in giro, la cupola non li proteggeva più e i Dissennatori furono in grado di superarla e fare le prime vittime.
Dumbledore e Moody non potevano permetterlo e inviarono i propri Patronus contro i nemici fluttuanti in un rabbioso tentativo di distoglierli dai poveri innocenti. Molte persone caddero al suolo tremando violentemente con le anime succhiate fuori a metà, ma il cuore di Harry si spezzò quando udì molti genitori gridare per la morte del proprio figlio e viceversa.
La sua bacchetta prese a brillare ancora più forte, e la sua guancia destra riprese a bruciargli.
Maledizione! Avevano fatto tutto ciò per che cosa?
E quanto era passato? Minuti?
Ore?
Certamente a lui erano parse ore, e se le sentiva addosso come tali.
La sua bacchetta emise luce con ancora più forza. I suoi Patronus divennero così luminescenti che cominciarono ad emettere una sorta di larga aura. In molti che stavano vicino a lui per venirne protetti boccheggiarono quando non solo iniziarono a sentirsi inondati da sentimenti di speranza, ma videro anche il cervo d'argento divenire lentamente marrone.
Harry comunque non vide nulla di tutto ciò. Era troppo preso dalla frustrazione per realizzare ciò che accadeva.
E ca**o perché la guancia gli doleva a quel modo?!
Era come se fosse stato pestato, graffiato e bruciato contemporanemente, come se la sua pelle gli si stesse staccando dalla faccia… ancora ed ancora!
Ma quando credette che avrebbe ceduto, una sfera d'inferno fiammeggiante colse impreparata una legione di Dissennatori, in maggior parte quelli più lontani da terra, e i rimanenti scapparono in tutte le direzioni; comunque non lasciarono i territori di Hogwarts.
Un maestoso ruggito si sovrappose alle grida inumane delle creature imperdonabili e, con la mente confusa, Harry fu certo che Mastro Gramdam avesse deciso di tornare indietro ad aiutarli. Il dolore pulsante recedette una volta ancora e il ragazzo batté le palpebre uscendo dal proprio stato di concentrazione quando udì i saluti dei suoi compagni, e specialmente le urla di gioia di Charlie. Così, i contatti Rumeni di Charlie erano finalmente arrivati.
Ce ne erano due, da ciò che poteva vedere. Harry usò quel momento di ripresa per cercare Sirius. Trovò il proprio apparentemente stanco ma ancora combattivo Padrino giusto accanto a Charlie, Bill e Firenze.
Charlie sembrava più che felice; le borse sotto i suoi occhi non gli facevano giustizia. Era ancora estasiato.
Ora che i Draghi erano più vicini Harry poteva vedere che aspetto avevano. Uno era decisamente un Dorsorugoso di Norvegia e il grido di gioia di Hagrid “NORBERT!!!” lo confermò, con il piacere di Harry. Solo che “Norbert” non era più tanto piccolo nè indifeso.
Entrambi i Draghi avevano una sella sul dorso simile a quella che aveva usato Mastro Gramdam ma i loro cavalieri erano umani, addestratori di Draghi come Charlie. Non riconobbe la razza del secondo sputafuoco ma lo seppe dopo una rapida domanda al Weasley: era un Verde Gallese Comune.
Harry ne aveva sentito parlare in classe ma non ne aveva ma visto uno****. Era sfortunato che fosse una… razza forse un po' più mansueta ma altrettanto pericolosa per i Dissennatori, specialmente quando sputò una frecciata di fuoco rovente su di loro.
I Patronus erano impegnati nella battaglia a terra mentre i due Draghi percorrevano il cielo: non volevano avvicinarsi troppo alle persone a terra, i Draghi erano Draghi dopotutto. Il Verde Gallese Comune non mangiava umani, solo pecore, e Norbert si era in qualche modo ammansito quando aveva riconosciuto Hagrid come la sua cara ‘mamma’, ma non era il caso di correre rischi.
Gli ammaestratori di Draghi fecero un buon lavoro. I ranghi dei Dissennatori erano stati rapidamente decimati e quando Harry pensò che avrebbero finalmente potuto riposare un altro ruggito scosse la terra. Harry temeva che ciò sarebbe accaduto prima o poi; Voldemort doveva aver saputo in un modo o nell'altro che avevano dei Draghi e aveva sguinzagliato il secondo dei propri. Ma ne avevano due dalla propria parte, che cosa sarebbe potuto andare storto?
Però il ruggito parve innervosire grandemente Norbert e il Verde Gallese Comune. Harry boccheggiò e usò un Sonorus quando finalmente scorse la bestia in arrivo. “METTETEVI AL RIPARO!”
Secondi dopo ci fu un grido di dolore e il Gallese Comune si abbattè al suolo con tanta violenza da lasciare un cratere gigantesco al suolo. L'Ungaro Spinato di Voldemort stava al di sopra di lui e cercava di uccidere il Gallese stringendogli il collo tra le fauci affilate. Il suo cavalcatore non era sopravvissuto alla fatale caduta.
La gente a terra si raggruppò rapidamente ma alcuni erano stati colpiti da delle fiammelle vaganti. Senza nemmeno il tempo di piangere il defunto, i più esperti eressero in tutta fretta degli scudi protettivi attorno agli altri, con i loro Patronus in allerta fuori dagli scudi magici.
Ora che Harry ebbe tempo di vedere il Drago da vicino come potevano tutti, non potè evitare di venire orripilato dalle sue sembianze. Il Gallese Comune stava cercando con tutte le proprie forze di contrattaccare ma tutti erano in grado di vedere che la sua era una battaglia persa; l'altro domatore di Draghi tentava di avvicinarsi ma ogni volta un getto di fuoco di venti metri teneva a distanza lui e Norberto.
Questo Spinato non era affatto come quello che Harry aveva affrontato al suo quarto anno; questo era del tutto furioso! Era anche estremamente grande, anche per uno Spinato. Erano stati davvero molto fortunati che i loro Draghi lo stessero tenendo occupato, o sarebbero stati i primi sulla lista.
Aveva scaglie nere, dure come diamante, una coda puntuta che avrebbe potuto spezzare il Platano Picchiatore in un attimo e occhi di un giallo malaticcio con le pupille verticali. Qualcuno aveva usato il Muffliato sulle loro orecchie per attutire il suo verso ululante di strilli.
Harry sentì Sirius che gli metteva una mano sulla spalla e la stringeva in qualcosa di rassomigliante al conforto ma quando il ragazzo sollevò lo sguardo il Padrino aveva uno sguardo molto cupo. Davvero, quella bestia era terrificante e stava facendo un boccone del Gallese Verde.
“Non ho mai visto un Drago, anche il più rabbioso, agire in questo modo. E' un comportamento inaudito! Che cosa può essergli accaduto? Che cosa gli avrà fatto Tu-Sai-Chi?!” si chiese tra sè Charlie, con l'orrore scritto negli occhi.
Harry tornò a guardare il Drago nero e assottigliò gli occhi quando finalmente quello reclamò la vita della sua vittima. Il sangue del Gallese ricoprì tutto il terreno di Hogwarts in una macabra parodia di pioggia rossa quando la principale arteria del collo venne morsa violentemente. “Credo…”
Charlie azzardò uno sguardo verso Harry.
“Questo pare essere stato affamato fino a giungere alla massima aggressività. Non è difficile immaginare che Voldemort abbia potuto far questo a una qualsiasi creatura.”
Charlie chiuse gli occhi e annuì indignato. “Probabilmente hai ragione.”
Un ruggito da parte di Norbert riportò l'attenzione dello Spinato al cielo e la bestia riprese nuovamente il volo. Il Drago nero tentò come poteva di trascinare a terra Norbert come aveva fatto con il Gallese ma Norbert lo evitava ogni volta con degli scarti. Entrambi presero a scagliarsi l'un l'altro getti di fiamme. Norbert, per pura fortuna, riuscì a ustionare il fianco destro dello Spinato. Il Drago nero ululò di dolore ma non venne meno la sua sete di sangue.
Molti Dissennatori isolati perirono in questo cruento scontro aereo. I minuti scorrevano angosciantemente lenti e nessuno dei due Draghi pareva pronto ad arrendersi, anche se cominciarono a mostrare della stanchezza. Hagrid, al di sotto di un altro scudo assieme alla maggior parte dei Centauri, scoppiava in singhiozzi ogni volta che Norbert stava per essere bruciato o scaraventato a terra. L'animaletto di Hagrid comunque subì alcuni brutti graffi.
Dopo un po', vedendo che non sarebbe riuscito ad averla vinta con Norbert tanto presto, lo Spinato rivolse la propria attenzione alle persone sotto di lui e si voltò rapidamente.
Un pericoloso getto di fiamme testò la resistenza degli scudi. Uno quasi cedette e quello sotto cui stava Harry tremò violentemente. McGonagall, che lo stava sorreggendo, gridò e cadde sulle ginocchia, con rivoli di sudore che le scendevano giù per il viso. Prima che chiunque potesse fare qualcosa per aiutare l'insegnante il Drago attaccò di nuovo, e questa volta si concentrò sul loro scudo, con il loro orrore.
La gente al di sotto degli altri scudi gridò e strillò di spavento non appena lo Spinato colpì lo scudo con gli artigli posteriori. Dumbledore, sotto il proprio scudo, dovette essere trattenuto da un Centauro e tre Elfi Domestici quando lo scudo della Vice-Preside collassò, assieme a lei.
Sirius imprecò a voce alta e corse ad aiutare l'insegnante caduta, provando a radunare insieme l'intero gruppo strillante. Scattarono tutti come animali selvaggi, neanche pensando che avevano le loro bacchette per proteggere se stessi. Lo Spinato si precipitò verso il basso e quasi afferrò Amos Diggory se non fosse stato per Norbert che scattò all'ingiù e lo fermò. Ma lo Spinato fu troppo veloce e colpì il Drago sellato con la coda puntuta. Il cavaliere di Norbert cadde e il Dorsorugoso fu catapultato via, abbattendosi a terra direttamente nella foresta. Attesero col fiato mozzato ma Norbert non tornò.
Harry udì vagamente Hagrid che gridava ma non potè fermarsi a domandarsi se Norbert fosse o no ancora vivo; lo Spinato lo aveva puntato e stava dirigendosi verso di lui. Harry pronunciò una parola davvero brutta ad alta voce quando realizzò che era rimasto isolato, mentre gli altri del suo gruppo stavano al sicuro sotto il nuovo scudo di Amelia Bones e Auror Dawlish. Sirius stava gridando e colpiva coi pugni lo scudo, provando a raggiungere il proprio Figlioccio, fino a che fu trattenuto dall'Obliviatore Arnold Peasegood.
“Infindo Infidi Infissum!”
La sua bacchetta brillò ma lo Spinato evitò l'oscuro incantesimo lacerante e continuò ad avanzare verso di lui. I suoi occhi brillarono nel buio della notte.
Harry digrignò i denti. “Depulso!”
L'incantesimo colpì le scaglie nere ma vi rimbalzò sopra.
Ebbe per un attimo l'idea di testare la spada di Gryffindor nella parte molle del corpo del Drago ma le scaglie lo proteggevano ovunque. Tentò con l'incantesimo che non aveva ancora mai usato: l'Anatema Mortale si dimostrò inefficace.
La terra tremò pericolosamente.
Harry non voleva usare tutta la propria magia contro il Drago perché sapeva che era ciò che Voldemort stava aspettando: un momento di debolezza. Il Drago accelerò abbassandosi su di lui…
La sua guancia prese a pizzicargli di nuovo, come se pungesse.
Chiuse gli occhi strettamente.
Non vide la sua bacchetta divenire di un rosso rilucente.
Ovunque la gente gridò di rifiuto, ma non appena la sua fine si avvicinò udì solo suoni ovattati.
Poi, nulla.
Quindi, tutto d'un tratto, fu consapevole che era caduto sul terreno intriso di sangue e che un enorme… qualcosa al di sopra di lui gli faceva ombra dai raggi della luna. Lo proteggeva dall' Ungaro Spinato.
Il cuore gli battè più veloce nel petto.
Non riuscì a capire in un primo momento che cosa lo avesse salvato ma vide un enorme buco nel terreno di fronte a lui. Riconobbe quel tipo di buco! Erano prodotti da…
Un sibilo oscuro lo riportò alla realtà e ghignò cupamente mentre si rialzava.
Ora Voldemort avrebbe pagato!
Non avrebbe lasciato che il Vampiro, qual'era il suo nome? Ah sì, Aleksandr Mikhailov. Non avrebbe lasciato che quell'essere bevesse il suo sangue dalla sua carcassa annientata. Non avrebbe lasciato che l'improvvisa dimostrazione di pietà del Vampiro andasse sprecata!
Tutti occhieggiarono il Basilisco con orrore. Qualcuno chiuse automaticamente le palpebre, come Hermione e alcuni Ravenclaw. Sirius e i Centauri furono gli unici a sospirare di sollievo. La comprensione balenò sul volto di Charlie; ricordò che cosa era accaduto col Drago alla Gringott.
Lo Spinato strillò un verso terribile, facendo un passo verso il Basilisco.
Salazar, occhi chiusi nel caso ci fossero umani nei paraggi, aspettava ordini dal proprio master ma sibilò una lunga nota d'avvertimento.
I pugni di Harry si chiusero strettamente e un luccichio sinistro gli germogliò negli occhi.
Iniziò a sibilare.
Dapprima piano, ma molti, umani o no, sussultarono violentemente quando il sibilo si fece sonoro, tagliente ed ostile.
Rosmerta, che stava alle spalle di Albus, guardò tutto ciò che stava accadendo col fiato in gola. Lo sguardo sul volto di James…no… di Harry la spaventò. “Vedere Harry combattere così…”
Albus le scoccò un'occhiata; ascoltava per metà, come altri del loro gruppo.
“Mi ricorda di James Evans, e di quanto ci apparisse potente. Mi ricorda che James Evans e Harry Potter sono uno e lo stesso. Mi ricorda che Harry E' pericoloso e non da sottovalutare.”
Nessuno obiettò.
Nel frattempo, Salazar attaccò, gli occhi ancora chiusi, aspettando il momento giusto in cui il suo padrone gli avrebbe detto di riaprirli.
Il terzo famiglio di Harry non aveva bisogno di vedere la propria preda per poterla attaccare; una buona annusata fu abbastanza e quando il Drago si mosse nell'aria il serpente si spostò. Salazar attaccò così rapidamente che lo Spinato non ebbe il tempo di evitarlo; il Basilisco diede un rapido morso a una delle ali del Drago, i canini forti abbastanza da trapassarla senza problemi.
Lo Spinato emise un grido di dolore e tentò di mordere Salazar che lo evitò con destrezza e quindi lo morse ad una delle zampe anteriori.
Un altro ruggito.
Lo Spinato, rabbioso e sulla difensiva per la prima volta, divenne più violento quando avvertì di essere davvero in pericolo. Harry lo vide prepararsi a far fuoco, letteralmente.
Sssalazar vieni da me e sscendi nel tunnel da cui eri venuto! Veloce adessso!
La maestosa bestia obbedì e strisciò repentina verso il ragazzo dagli occhi verdi. Tutti pensarono che sarebbe stato ingoiato vivo dal serpente magico ma Harry li sorprese tutti saltandovi sopra quando lo raggiunse, usando un incantesimo incollante per restare su di lui quando scivolò rapidamente sottoterra.
La gran sfera di fuoco colpì null'altro che terra e forse qualche scudo.
Lo Spinato smosse nervosamente il terreno con una zampa; poteva sentire che c'era qualcosa sottoterra, che aspettava solo il momento giusto per colpire… e non era più in grado di volare. La zampa ferita era tenuta sollevata dal terreno dal dolore e il sangue, mischiato con qualcos'altro di inidentificabile, scorreva senza freno.
Sirius mormorò brevemente “veleno”. Alcuni tra loro erano già giunti a questa conclusione.
Improvvisamente il terreno venne nuovamente scosso e Salazar venne fuori da un nuovo buco giusto al di sotto del Drago, mordendolo al ventre giusto in tempo. Lo Spinato non ebbe neanche il tempo di emettere un ruggito; si scontrarono in pochi secondi.
Harry sibilò minacciosamente. Salazar si arrotolò attorno al collo del Drago sofferente e pose il muso proprio di fronte a quello dell'altra creatura. Le persone attorno poterono udire lo spaventoso rumore del respiro mozzato che il brutale soffocamento provocò.
Ssalazar, apri gli occhi e uccidilo. E' sstato ssspinto troppo oltre ormai perché ssi posssa tentare di ssalvarlo.
Come dessideri, Massster Harry.
Nessuno vide gli cchi gialli che si aprivano a parte il Drago e in quello stato, avvelenato ed esausto, morì all'istante senza emettere un altro suono.
Gli scudi scomparvero uno dopo l'altro e gli esulti erruppero nella folla alla morte del Drago ma Harry non gioiva affatto di quella piccola vittoria. Il povero animale non si era meritato quel destino. Fosse dannato Voldemort per la sua crudeltà!
“E ad ogni modo dov'è lui?” mormorò Harry tra sè.
Fu ripescato fuori dai propri pensieri da Salazar, che aveva nuovamente chiuso gli occhi anche se quelli attorno a lui oramai sarebbero stati accorti. “Masster Harry, arrivano delle perssone. Perssone con intenzioni malvagie, possso percepirlo. Hanno lo sstessso odore del mio vecchio massster.
Harry non ebbe il tempo di avvertire nessuno perché vennero già bombardati dagli incantesimi; una seconda ondata di Mangiamorte, meno numerosa della prima ma probabilmente più potente, stava correndo silenziosamente verso di loro. I Seguaci Oscuri avevano preso vantaggio dalla loro distrazione, euforici nell'attacco in forze.
Salazar fece scudo ad Harry da una maledizione Cruciatus, che rimbalzò contro il suo scagliatore. Il ragazzo dagli occhi verdi notò un piccolo gruppo di Mangiamorte separato dal resto e compì un Accio su di loro con un gesto della mano. Harry fece un passo di lato e quelli finirono tutti a terra violentemente. Un breve ordine sibilato e gli occhi di Salazar si aprirono di nuovo, e nel gruppo erano tutti morti in una frazione di secondo.
Il ragazzo imprecò quando vide un Mangiamorte della seconda ondata che liberava quelli che il lato della Luce aveva precedentemente catturato.
“Voldemort sapeva dove inviare le proprie truppe. Può vederci, ne sono sicuro. Ma non è così stupido da stare vicino alla battaglia; vuole me e sa che lo so. Conta sul fatto che sarei capace di trovarlo, conta sul fatto che agirei abbastanza scioccamente da confrontarmi con lui da solo. Ma dove potrebbe essere? In qualche luogo vicino Hogwarts ma lontano abbastanza da essere fuori dalla vista… Hogsmeade? No…”
Mentre il caos regnava ancora una volta attorno a lui e lui era troppo concentrato per curarsene, Salazar decise di fargli nuovamente da scudo arrotolandosi in un cerchio attorno al ragazzo e mordendo chiunque si facesse remotamente vicino. Il Basilisco non poteva rischiare ad aprire gli occhi senza un ordine di Harry poiché avrebbe potuto uccidere un volto amico ma di certo aveva altri metodi per uccidere.
“Non Hogsmeade… Almeno non direttamente esso……”
Un grido di vittoria da parte di Sirius lo fece tornare alla realtà e Salazar mosse appena la coda via da lui, giusto in tempo per far vedere ad Harry la folle Bellatrix che veniva uccisa dal suo Padrino sanguinante ma ancora in piedi. La donna si estrasse un pugnale trasfigurato dal cuore e Harry non potè essere più felice nel vedere Sirius avere la propria vendetta. Dopotutto, se Remus era rimasto da solo nel suo vecchio mondo era stato per colpa della malvagia donna, non sua; lo capì ora.
‘Remus… Sirius……… Remus…… Moony…………. La Stamberga Strillante! Ma certo! Perché non ci avevo pensato? Voldemort è nella Stamberga Strillante: si possono vedere i terreni di Hogwarts dall'ultimo piano! Devo andare fin là ma non posso mettere in pericolo nessun altro permettendogli di seguirmi. In più, sono già occupati con i Mangiamorte ma non è nulla di troppo preoccupante… Dovrò solo strisciare via senza destare sospetti…’ pensò Harry, mordendosi tanto forte il labbro da farne spillare del sangue quando allungò un'occhiata al proprio distratto Padrino.
“Scusa Sirius,” mormorò a nessuno in particolare, “scusa Remus. Spero che starete bene fino a quando tornerò, se mai lo farò. Perfavore state attenti.”
Salazar creò la distrazione perfetta in quanto nessunò osava davvero avvicinarsi più a lui. Harry ordinò al serpente magico di restare nella stessa posizione arrotolata come se lui fosse ancora lì e il ragazzo sgattaiolò via da dietro il proprio famiglio, la fuga grandemente avvantaggiata dal mantello dell'invisibilità. Se non lo avesse rimpicciolito e riposto in una delle tasche avrebbe usato un semplice incantesimo di Disillusione. Ebbe paura che Dumbledore o Moody potessero notarlo ma apparentemente erano troppo preoccupati a guardare da null'altra parte che verso il nemico di fronte a loro.
I minuti trascorsero. Il suono della guerra si fece indistinto e venne sostituito da quello dei suoi passi che calcavano la terra morbida. Il sentiero fino a Hogsmeade, e quindi alla Stamberga Strillante, non gli era mai parso tanto lungo in tutta la sua vita. Il suo cuore accelerava ed accelerava il battito; non dalla trepidazione ma in una qualche sorta di eccitazione all'idea di poter ancora una volta combattere contro Tom ma senza nessuno che si sarebbe buttato tra loro per salvarlo.
Sapeva ciò che stava facendo. Sapeva che in uno scontro uno-contro-uno Tom era più potente di lui e più esperto in incantesimi, specialmente poiché qui non era morto e aveva avuto tempo di studiare le Arti Oscure. Ma lui aveva l'elemento sorpresa dalla propria e un presentimento in fondo allo stomaco che gli diceva di non preoccuparsi. Ad ogni modo, uno sarebbe sopravvissuto e ne sarebbe uscito vittorioso, mentre l'altro sarebbe perito della più ripugnante delle morti.
………

Harry si sfilò il mantello non appena entrato nella decrepita stamberga, riducendolo e rimettendoselo in tasca. Poteva sentirlo: non c'era nessuno lì intorno, il Signore Oscuro era da solo.
I vecchi gradini scricchiolarono sinistramente ad ognuno che saliva. Sfoderò la bacchetta e quella luccicò lievemente nell'oscurità, ma al contrario dell'usuale luce bianca del Lumos, questa aveva un colore rossastro. Per alcuni minuti rimpianse l'assenza di Nagini ma il serpente stava meglio di guardia a Remus.
Quando finalmente raggiunse il piano superiore, si prese alcuni secondi per liberare completamente la mente dai pensieri; Remus, Sirius, la battaglia, i suoi amici… non poteva lasciare che fossero una debolezza nello scontro che stava per iniziare contro Voldemort. Dunque udì una voce.
“Ahh, ti ho aspettato per un poco, Potter. Entra pure.”
La voce, anche senza il duro tono sibilante, suonava ancora aristocratica come la ricordava. Harry spinse la porta e l'aprì, la bacchetta in mano, seppure non credeva che il Lord avrebbe usato un attacco a sorpresa su di lui. Era solo una precauzione.
Come pensava, Voldemort si alzò da una sedia di ciliegio con un cuscino, con atteggiamento cerimonioso e la bacchetta fuori dalla vista. Harry non si fece ingannare; sapeva che la bacchetta di tasso era lì da qualche parte, nascosta nelle lunghe maniche del mantello del Lord. Il ragazzo impiegò solo qualche secondo a osservare la stanza; era stata stregata per sembrare una sala del trono, con tutti i ninnoli immaginabili disposti intorno… anche pericolosi, ma comunque interessanti da guardare.
“Harry Potter. Ancora una spina nel mio fianco anche dopo che ti ho ucciso. Credevo che ti saresti fatto vedere un po' prima. Come puoi vedere ho dovuto mettermi a mio agio. Mi perdonerai se non ti offro tè e biscotti, temo di averli finiti.”
Harry non stette al gioco. I suoi stoici occhi verdi vibranti trapassarono quelli cremisi.
“Tom, sono rimasto davvero molto deluso quando non ti ho visto sul campo di battaglia. Ma di certo hai avuto molti vantaggi nello sceglierti una tale postazione.”
Il Signore Oscuro ridacchiò. “Nevvero?” Ma poi il suo volto si contorse dall'ira. “Invece tu e la tua patetica armata avete trovato la maniera di resistere più a lungo di quanto avessi previsto. Naturalmente ho guardato tutto da qui e ho disposto ogni attacco quando vedevo che il momento era più opportuno. Ho anche visto” qui la sua voce si fece appena più sonora “il mio Basilisco che eseguiva ordini qui e là!” disse con furia. Non menzionò Nagini ma Harry sapeva che si riferiva silenziosamente anche al Cobra.
Arrabbiato com'era, Voldemort trovò una maniera di calmarsi, la sua faccia tornò all'usuale apparenza impassibile. “Tuttavia sono ancora disposto a dimenticare tutto ciò se ti schiererai dalla mia parte. Sarei anche pronto a disporre un fato meno terribile per quel cane del tuo Padrino e quel suo amico Licantropo.”
Harry roteò mentalmente gli occhi. ‘Oh dio, rieccoci di nuovo.’
“Ho paura, Tom, che dovrò declinare la tua offerta. Vedi, sono stato piuttosto dispiaciuto quando mi sono reso conto che avevi ucciso i miei genitori anche qui. Scusa se non trovo un posticino nel mio cuore per perdonarti. Per questo, e poi perché semplicemente non ti sopporto.” Harry fece spallucce.
Gli occhi dell'uomo più vecchio si assottigliarono. “Lo vedo…” Sollevò lentamente il braccio e la sua bacchetta gli scivolò in mano. “E' un peccato uccidere un Mago Oscuro così talentuoso; anche uno spreco di Rettilofonia. Saresti stato una tale delizia per gli occhi, inchinato al di sotto del mio trono come mio secondo in comando. Ma vedo che hai le idee chiare. Ad ogni modo non piangerò a lungo la tua perdita. Devo ammettere che ti odio anch'io.”
“Mi spezzi il cuore,” Harry drammatizzò.
Tom fece una smorfia e sollevò la bacchetta in un battito di ciglia, spedendo un Anatema Mortale contro il ragazzo. Harry si gettò a terra di riflesso e gli inviò di rimando la sua maledizione lacerante preferita, l'incantesimo Lacerus. Voldemort lo respinse con facilità ma Harry fu pronto a scagliare un Occido. Tom scartò di lato evitandolo e rinviò una delle proprie creazioni. “Exsanguis!” Era un pericoloso incantesimo, creato perlopiù per combattere contro i Vampiri poiché dissanguava le proprie vittime.
Harry sollevò la propria bacchetta sfolgorante. Ora avrebbe visto se il Priori Incantatem funzionava con quest'altra bacchetta. “Cingo Cingere Cinxi Cinctum!”
Un luccicante scudo blu scuro attorniò Harry dalla testa ai piedi e Voldemort scosse la testa come se disapprovasse Harry quando l'incantesimo rimbalzò. “Tsk, tsk, Mr. Potter. Che cosa direbbe Dumbledore se ti vedesse usare simili incantesimi oscuri? E il tuo-prezioso -Padrino? Stai diventando malvagio, Potter?” Le labbra si piegarono in un ghigno deforme.
Harry ghignò in risposta, facendo infuriare Voldemort col proprio atteggiamento. Davvero un peccato che il Priori Incantatem non si fosse attivato ma ora non aveva importanza.
“Primo, non mi curo di ciò che Dumbledore pensa di me. Secondo, Sirius sa tutto di me. Posso quasi sentirlo mentre mi raccomanda di portare il tuo c**o all'età della Pietra. Ricordo l'espressione sul suo volto quando ha ucciso quella traditrice di sua cugina, Bellatrix. E lo sguardo di lei quando ha realizzato che aveva un pugnale nel cuore giusto prima di morire. E' sstato deliziossso,” sibilò Harry in Inglese leccandosi le labbra di piacere.
Gli occhi di Voldemort brillarono cupamente e gridò di rabbia. Lo scudo di Harry collassò brutalmente e il ragazzo fu scagliato attraverso la stanza da una violenta ondata di magia. Colpì la parete e trapassò il legno logoro, l'illusione sulla stanza era completamente svanita.
La caduta fu brutta ma ben governata. Sentì un paio di costole rompersi e sussultò nel rialzarsi.
“Meliusculus Ossis.” Mormorò un rapido incantesimo medicamentoso verso il proprio petto e sospirò quando le ossa malmesse presero a dolergli di meno. Quell'incantesimo non era molto avanzato comunque, e avrebbe aggravato delle lacerazioni interne fino a che non fosse intervenuto un vero MediMago.
Voldemort superò con eleganza una trave di legno putrefatto, la bacchetta ancora puntata contro Harry. Pareva livido quando scagliò il Cruciatus all'altro. Harry lo evitò di lato ma Voldemort sapeva che lo avrebbe fatto e ripetè l'attacco con una scarica di colpi del secondo Imperdonabile.
Harry non riuscì a evitarli tutti e fu colpito due volte. Ingoiò un grido mentre il suo avversario rideva con macabro piacere.
“Ha! Ha! Ha! Come ti senti ora, Potter? Non così arrogante adesso, non è vero? E' una vista così piacevole quella di te qui davanti che tenti di resistere alla maledizione prima che accada l'inevitabile. Tu GRIDERAI per me, Harry Potter! Tu SOFFRIRAI e MORIRAI quando sarò andato fino in fondo con te! E poi ti riporterò indietro con la Necromanzia e ti ucciderò da capo! E ancora e ancora e ancora ! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha!
Era la risata di un folle.
Harry sentì la guancia pungergli ancora una volta. Strinse la presa sulla bacchetta e digrignò i denti prima di pronunciare, con le braccia distese in avanti. “EXOSSO!
Voldemort, che non aveva previsto che il ragazzo si sarebbe ripreso così in fretta, non ebbe il tempo di usare un incantesimo scudo e istintivamente si voltò su un fianco, proteggendo il braccio della bacchetta con l'altro. Non potè evitare di strillare dal dolore quando le sue ossa letteralmente gli scomparvero dal braccio, rendendolo inutilizzabile. Contrattaccò con un Anatema Mortale a raggio esteso e Harry dovette gettarsi sul pavimento e rotolare per non venirne colpito.
Fece una smorfia di dolore quando la guancia dal pungergli prese a bruciare e le costole protestarono contro il movimento.
Dopo questa luminosa ondata verde l'uomo più vecchio scagliò maledizione lacerante dopo maledizione lacerante, mischiando con esse alcuni pericolosi malocchi e attacchi elementali. Questa gragnuola d'incantesimi ebbe il desiderato effetto di far indietreggiare il ragazzo abbastanza da lasciar curare al Lord il suo braccio penzolante. Dopo un'ampia movenza di bacchetta e un lungo incantamento Voldemort flesse l'arto, ricresciuto sebbene ancora molto vulnerabile.
Approfittarono del momento per riprendere fiato e guardarsi cupamente l'un l'altro. Entrambi ansimavano, esausti, ma nessuno dei due aveva l'aria di essere disposto a cedere presto. Le pareti attorno a loro erano sovraccariche di fori per le maledizioni potenziate e la Stamberga Strillante grugnì di protesta all'uso di magia così pericolosa, essendo le sue già fragili fondamenta messe alla prova come mai prima; entrambi gli uomini non avevano dubbi sul fatto che l'intero edificio stesse per cadere sulle loro teste a momenti.
In pochi secondi entrambi ripresero a tentare di uccidere l'altro.
“DEFLAGRATIO!”
“CONTORQUEO TRABIS!”
Voldemort spedì un'enorme sfera di fiamme contro di lui e Harry pensò in fretta. Prese di mira una trave di legno caduta e la scagliò in direzione del fuoco. L'intero legno esplose in guizzi rosso scuro e la cenere cadde al suolo. Harry e il Signore Oscuro furono costretti a fare un passo indietro quando i loro incantesimi collisero ma recuperarono rapidamente il terreno perduto.
“SERPENSORTIA!” fu controbattuto con “SERPENSORTIA!”
Ciascun serpente ricevette l'ordine di uccidere il nemico del proprio creatore ma finirono invece per uccidersi a vicenda.
“Tutto questo continuerà fino alla fine dell'eternità? Perché non ti limiti a –morire-?” ringhiò Tom, esasperato dallo stato di stallo in cui erano forzati.
“Lo stesso per te, Riddle!” sputò Harry, inondandosi la faccia di sangue quando tentò di tergersene il sudore che gli scendeva sulla pelle, la polvere e lo sporco. Subiva anche le conseguenze delle proprie costole maltrattate. Era solo felice che Voldemort non se la passasse meglio di lui e che apparisse altrettanto stanco.
Rimasero immobili per un po', solo fissandosi, raccogliendo ogni energia rimasta in loro per porre fine a tutto e una volta per tutte.
Il silenzio fu tirato e inconfortevole, rotto soltanto dagli occasionali mormorii e pericolosi tremiti della stamberga.
Harry fece un passo avanti per attaccare ancora… e parte del pavimento davanti a lui scricchiolò forte e crollò al piano sottostante e a quello seguente finché tutto si schiantò davanti all'entrata con un boato. Harry strillò e indietreggiò rigidamente, quasi rimettendoci un piede o cadendo di sotto. Voldemort mugolò di vittoria per il momento di debolezza. “AVADA KEDAVRA!
Harry fu certo di stare per essere colpito ma riuscì giusto in tempo a pronunciare lo stesso incantesimo, inginocchiandosi sul pavimento. Ciascun Anatema Mortale colpì l'altro nel centro esatto del raggio e iniziò dunque la battaglia di volontà.
A lungo trattennero saldamente le proprie bacchette, soltanto mantenendo attivo l'Imperdonabile.
Lo sforzo era terribile ed Harry non aveva mai dovuto tenere attivo l'incantesimo tanto a lungo. La nebbia verde formatasi attorno a loro li soffocava lentamente. Voldemort ruggì con soverchiante urgenza e raddoppiò la pressione del proprio attacco, rendendo l'ampiezza del suo raggio magico due volte maggiore, tanto che quello di Harry veniva lentamente inghiottito e respinto indietro verso il ragazzo.
Harry grugnì dal dolore e dalla fatica, chinandosi sempre più sotto la forza surclassante. ‘Ecco qua,’ pensò brevemente in un momento di lucidità, ‘è solo lui o me.’
I suoi occhi verdi iniziarono ad appannarsi e le palpebre ad abbassarsi. L'intero corpo si fece più debole e il braccio della bacchetta perse fermezza a poco a poco. Il suo Anatema Mortale decrebbe di misura.
‘No…’ pensò fievolmente, neanche conscio di averlo anche detto a voce.
“No,” ripetè ancora, gli occhi che riguadagnavano un poco del loro brillio e il braccio che si irrigidiva ancora, “NO! OGGI NON SARO' IO A MORIRE!!!
Gridò.
Gridò il più terrificante urlo che Tom Riddle avesse mai sentito; da raggelare le ossa, anche le sue.
Gridò di dolore.
In agonia.
Per la prima volta in vita propria Tom Marvolo Riddle, ovvero il grande Lord Voldemort, fu spaventato, terrorizzato a morte per la propria vita quando l'Anatema di Potter crebbe fino ad un'estensione anormale e iniziò a rovesciarsi sul suo. La magia stessa del ragazzo letteralmente deflagrò da lui, rendendo impossibile per il Signore Oscuro anche guardare nella sua direzione.
E Harry continuò a gridare, dimentico di tutto, lasciando andare la bacchetta quando l'intensità della magia emessa gli bruciò la mano.
Con le unghie si graffiò la guancia destra e il petto, strappando anche i vestiti per arrivare alla pelle.
Faceva male. Dio faceva così male!
Perché non poteva strapparsi via la pelle?!
Il sangue fluì sul suo volto e sul petto ma a lui non importava.
Se solo avesse potuto. Stracciarsi. Via. La. PELLE!
Perché era ciò che sentiva; come se parte della sua pelle stesse letteralmente lacerandosi e staccandosi dal suo corpo assieme ad una parte della sua anima.
Il dolore durò un'eternità. L'eternità durò qualche mero istante.
Prima di perdere completamente i sensi credette di sentire un canto di Fenice solo per lui. Almeno così pensò; sembrava la cosa giusta. Ma nel suo stato di delirio poteva essere stata solo la sua immaginazione. Stava per morire? Almeno non faceva più male. La canzone intorpidì il suo cuore e lo fece sorridere, quindi non seppe più nulla.
Voldemort, anche, udì l'insopportabile canzone. La udì per intero, giusto prima di venire spazzato via nell'oblio da un'esplosione di magia allo stato grezzo così intensa che fece crollare del tutto la Stamberga Strillante in una pioggia di rimasugli lignei e che fu udita e percepita a miglia di distanza dal punto di deflagrazione iniziale.
Poi tutto si fermò.
Più nessuna fonte di magia.
Più nessun suono.
Più nessuna Stamberga Strillante.
E soprattutto più nessun Voldemort.
Solo tenebra, una tenebra gradualmete ingoiata dagli affamati raggi del sole.
………………………..

In quell'istante tutti sul campo di battaglia si gelarono nel mezzo dei propri attacchi e si girarono verso Hogsmeade quando udirono, videro E percepirono l'enorme esplosione. Gli alberi nella Foresta Proibita fremettero sotto un'invisibile ondata di potere.
Tutto e tutti restarono mortalmente immobili anche quando la detonazione si spense. E quindi i Mangiamorte tutto intorno presero a gridare e ad aggrapparsi al proprio braccio Marchiato contemporaneamente.
Il lato della Luce in poco si occupò di loro.
Sirius ebbe un'improvvisa rivelazione e si voltò verso il Basilisco che si stava ritirando. Harry non era lì.
Guardò in direzione dell'esplosione con panico e orrore. “Oh Dio Harry!” rantolò e si trasformò imediatamente in Padfoot, precipitandosi sulla via per il villaggio. Non udì mai l'entusiasmo dei suoi compagni, non udì Moony che lo chiamava debolmente dal suo posto accanto ad Orion.
………

Arrivò davanti ad un panorama piuttosto desolato da guardare: Hogsmeade era stata completamente rasa al suolo.
L'esplosione, comunque, sembrava essersi originata dalla Stamberga Strillante…
O da ciò che ne era rimasto…
Al momento la collina su cui era sempre stata semplicemente non esisteva più.
Padfoot ululò forte e caracollò fino a dove una volta c'era stata la catapecchia. Si ritrasformò e non riuscì a trattenere a morsi un gemito quando raggiunse la sua destinazione: non vi era rimasto nulla, nemmeno una minuscola scheggia di legno.
Ciò che rimaneva era solo un cratere carbonizzato largo il doppio di quella che era stata la stamberga piena dei loro ricordi.
E finalmente gli occhi di Sirius si posarono sulla persona che aveva così disperatamente cercato senza un solo pensiero al mondo sul fatto che Voldemort fosse vivo o meno. Proprio là, abbandonato nel centro dell'immensa voragine c'era il suo Figlioccio, quasi nudo come il giorno in cui era nato.
Sirius chiamò il nome del ragazzo con gioia.
Harry non rispose.
Il sorriso dell'Animagus svanì in allarme e lui si fiondò fino al ragazzo immobile, al suo prezioso Figlioccio. Inciampò mentre correva giù per il cratere e cadde in avanti proprio davanti ad Harry, lo scosse. Lacrime gli si rovesciarono sulle guance quando il ragazzo rimase silente e inerte. Sirius prese Harry tra le braccia e prese a scrollarlo avanti e indietro quasi in delirio.
“Harry! Harry, non farmi questo! Non morire! Non lasciarmi! Mi hai promesso che saresti tornato! Abbiamo promesso di adottarti! Oh Remus! Che cosa farà Remus? Che cosa farò io senza di te?!”
Iniziò a ridere istericamete mentre ancora lacrime di angoscia gli grondavano sul mento, cadendo su quelle insanguinate del suo Figlioccio. Teneva il corpo prezioso con forza, troppo oltre ormai anche per cercare un minimo segno vitale. “HarryHarryHarryHarryHarry-”
“Signor Black!”
“-HarryHarryHarryHarryHarryHarry-”
“SIRIUS!” Singhiozzò qualcuno. “Petrificus Totalus!”
Sirius s'irrigidì a terra, ancora trattenendo un inanimato Harry.
Remus si fece stancamente strada giù nel cratere con l'aiuto di Orion. Il respiro gli si annodò in gola quando vide le condizioni di Harry e chiuse gli occhi strettamente prima di chinarsi lentamente per liberare il ragazzo dalla stretta morsa del suo suo amico.
“Dio Sirius, perché non mi hai aspettato? Non avevi bisogno di vedere Harry così. Non sei mai stato capace di controllare le tue emozioni.”
Raccolse gentilmente Harry tra le braccia e, con mani tremanti che tradivano la sua apparenza esteriore calma, cercò una pulsazione, anche il più gracile segno di vita.
“E'… è vivo?” chiese ansiosamente Orion.
Un fievole singhiozzo di sollievo rispose al Centauro prima delle parole.
“Sì. Grazie a Merlino lo è… ma non è ancora fuori pericolo. E' molto debole; riesco appena a percepire i suoi segni vitali. Dio, che cosa è successo qui?!”
Sollevò Harry tra le braccia con gran difficoltà e Orion si offrì di prenderlo dal momento che era quello più in forze. Forse praticare della magia su Harry nel suo stato avrebbe fatto più danni che bene, così il Licantropo non rischiò.
Remus accettò l'offerta con uno sguardo grato e si preparò a svegliare Sirius. “Finite Incantatem.”
Sirius battè le lacrime assieme alle palpebre sui suoi occhi blu e saltò in piedi. “HARRY!”
Remus lo schiaffeggiò.
Forte.
“Sirius! Harry è vivo ma ha bisogno di essere visitato da un MediMago immediatamente. Mi serve che tu sia lucido! Non perdere il controllo adesso.”
Sirius annuì lentamente e Remus tolse le mani dalle spalle dell'amico quando fu certo che l'Animagus non sarebbe ricaduto in un altro attacco di panico.
“Dov'è? Dov'è Harry?!” si guardò intorno con occhi colmi di lacrime e iniettati di sangue finché la sua ricerca finì sul Centauro. “Dallo a me.”
Orion e Remus si scambiarono un'occhiata.
Sirius riuscì ad apparire disperato e determinato allo stesso tempo. “Voglio tenerlo! Lo voglio nelle mie braccia! E' il MIO Figlioccio!” intonò con forza. Non c'era da ragionare con lui in quelle condizioni.
Remus fece cenno ad un esitante Orion di obbedire a Sirius, le cui braccia erano tese in avanti per ricevere il ragazzo. Quando Harry fu finalmente tra le sue braccia lo tenne delicatamente, come se fosse fatto di vetro.
“Dobbiamo andare. Deve essere curato immediatamente o lo perderemo.”
Sirius annuì e baciò teneramente la fronte del ragazzo incosciente, mormorandogli parole senza senso. Remus pose il proprio mantello rattoppato sul ragazzo mezzo nudo. “Non è molto ma è meglio che gelare a morte.” Voleva aggiungere anche un incantesimo riscaldante ma cambiò idea, nuovamente per la pericolosità di praticare magia su qualcuno così vicino alla morte.
Sirius lo tenne solo più vicino a sè per condividere con lui un po' del proprio calore corporeo. “Remus, guarda nelle tasche dei suoi pantaloni. Di solito porta la sua Firebolt ovunque vada.”
Remus obbedì.
“Il suo mantello dell'invisibilità. Ecco come è riuscito a scappare senza essere visto.”
Remus guardò nell'altra tasca e ne tirò fuori il manico di scopa.
“Ingrandiscilo. Lo cavalcherò con Harry. Arriveremo ad Hogwarts più velocemente così.”
Il Licantropo non apparve così sicuro del piano di Sirius.
“Non preoccuparti Remus. Non ho perduto il senno come credi. Sai che Harry è una delle persone più preziose per me, insieme a te.”
L'uomo dagli occhi dorati finalmente cedette quando vide che il sole era quasi sorto. “Engorgio.”
Sirius montò sulla scopa con cautela e tenne Harry in salvo tra le braccia. Orion fece cenno a Remus di saltargli sul dorso. Normalmente non avrebbe lasciato che qualcuno lo facesse ma questi uomini avevano a cuore Harry al pari e probabilmente anche di più di lui, e quello valeva qualcosa.
Remus fece stancamente come richiesto e si allontanarono tutti da quel luogo senza voltarsi indietro; il luogo dove tutto-finalmente- terminò.
Orion galoppò non troppo in fretta, tenendo il passo con Sirius che non voleva spingere la Firebolt troppo forte. Abbastanza presto raggiunsero il castello, dove tutti aspettavano di entrare.
Si affrettarono all'interno.





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** ... Forse non tutti lo sanno [io stessa l'ho scoperto al momento], ma Septima Vector è una professoressA, sebbene per un disguido di traduzione spesso sia stata considerata un uomo

*** Chiunque conosca una traduzione ufficiale di questa bella fattura [Jelly-Brain jinx], che dovrebbe avere sui processi mentali del bersaglio lo stesso effetto che ha quella Gambemolli [Jelly-Legs Jinx] sulle gambe, me lo faccia sapere, thanks!

**** ... in realtà uno lo ha visto, o almeno, il suo modellino: nella prima prova del Torneo Tremaghi, era il drago affrontato da Fleur Delacour




Ndt
PS - Grazie a Erika91 che mi ha trovato la traduzione dell'Antipodean Opaleye..


  
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