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Autore: SmartisPanda    31/12/2008    3 recensioni
ad alcuni di voi l'avevo promesso questo continuo^^ perciò...eccolo qui^^ Edward avrà ancora a che fare con il Primo Alchimista e gli Homunculus...ma stavolta rischierà sul serio di perdere qualcosa di importante...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, stavolta ho superato me stessa T_T mi dispiace enormemente per questo ENORMEEEEEEE ritardo T_T la scuola mi sta uccidendo ^^’ la 5^ non è così rilassante come si possa pensare T_T non ho più tempo per fare niente! Per fortuna sono arrivate le vacanze e qui mi sono detta “faccio il più possibile” e infatti ho fatto più lungo possibile questo capitolo in modo da arrivare al mio obiettivo il più velocemente possibile XDXD nel prossimo capitolo infatti ci sarà quello che stavo aspettando *_* spero che anche questo, però, vi possa piacere XD mi scuso ancora T_____T mi dispiace tantissimo, credetemi. *sìinchina ai propri lettori, chiedendo perdono*

Edward dopo qualche minuto di pianto iniziò a calmarsi un poco, così che le lacrime scesero con minor frequenza, fino a sparire, così come i suoi singhiozzi trasformati in prolungati respiri. La testa cominciò a girargli, così che scostò Winry da sé delicatamente.
-aspetta Winry … non mi sento bene … - Winry lo lasciò andare immediatamente, così che Edward si poté sdraiare sul proprio letto, tentando di recuperare il respiro e il proprio controllo. Le orecchie cominciarono a fischiargli e la vista stava diventando opaca, seguita da delle luci che gli danzavano davanti agli occhi. Li chiuse, aspettando di riabilitare i propri sensi in modo adeguato. Sicuramente si era agitato troppo e aveva poca energia per resistere ad un altro sbalzo emozionale.
-Ed calmati. Va tutto bene.- lo rassicurò Winry, accarezzandogli la fronte e i capelli. Sentire quelle mani calde sulla sua pelle fredda, lo fece stare decisamente meglio. Il suo tocco gli era mancato parecchio, gli sembrava un secolo dall’ultima volta che aveva potuto anche solamente sfiorarla. Il desiderio sembrò accrescere nel suo petto ad ogni singola carezza, ma tentò di non pensarci, calmandosi: non poteva certamente eccitarsi per così poco!
-vi hanno fatto del male?- chiese preoccupato, poiché era l’unica cosa che gli premeva.
-no, sono stati molto gentili … a parte all’inizio quando ci hanno aggrediti. Ci danno sempre da mangiare, da bere, ci hanno dato delle belle camere. Noi stiamo bene, anche se forse potremo stare meglio a casa … ma siamo in salute. Tu non mi sembri messo molto bene, invece.- notò zia Pinako, alzandogli la maglia e mostrando il petto. Era dimagrito e il volto era senza dubbio sciupato. Edward non tentò neppure di impedirle di guardare il proprio corpo, non era dimagrito poi così tanto, dopotutto erano soltanto tre giorni che non toccava cibo, non era ancora arrivato al livello massimo, anche se ovviamente non era messo molto bene: cominciava a dimagrire e perdere sempre più peso ed energie.
-ho passato giorni migliori.- ammise, senza però dare importanza alla cosa, parlandone quasi con leggerezza.
-Fratellone … perché lo stai facendo?- chiese finalmente Alphonse, con voce sofferente, triste. Ad Edward si strinse il cuore, poiché ancora il fratellino credeva che lui fosse diventato un assassino solo a causa del ricatto per la sua vita. Una parte della sua coscienza, ovviamente, avrebbe preferito veder morire centinaia di persone, piuttosto che il proprio fratello, ma l’altra parte, quella ancora cosciente e razionale, ancora si chiedeva se avrebbe veramente ucciso molte persone per salvarne la vita ad una sola, la riteneva una follia.
-non avevo scelta, Al. - spiegò, ponendo fine al malinteso. - Non avevo scelta. Avrebbero ucciso tutta Central City se avessi rifiutato … non potevo scegliere, mi dispiace … perdonami … perdonami Al … sto diventando un assassino.- si passò una mano sulla fronte, sentendola calda … ci mancava soltanto la febbre! Non poteva essere più sfortunato di così, vero? L’unico aspetto positivo era che non erano stati uccisi i propri cari.
-tu non c’entri niente, fratellone!- esclamò Al, arrabbiato dalle parole che Ed aveva pronunciato, come se avesse appena bestemmiato. -Ti stanno usando! Tu non sei un assassino!- queste parole furono forse le uniche a sollevarlo del tutto, rassicurarlo, farsi sentire in pace con se stesso per un solo momento, ma come si poteva nascondere la crudele realtà?
-e allora perché ho le mani che sanno di sangue? Perché vedo i volti delle persone che uccido con il mio auto-mail nei miei sogni? Perché non riesco a darmi pace? Al io non so se resisterò ancora a lungo. Sono solo passati tre giorni, ma mi sono sembrati un’eternità e già ora sto impazzendo. -non pianse come avrebbe creduto, il poter rivelare i propri sentimenti al fratello lo tranquillizzava, lo facevano sentire meglio, così da bloccargli il pianto.
-fratellone, tu ti stai distruggendo! Non puoi distruggerti in questo modo!-
-e allora cosa posso fare?- chiese, guadando Envy appoggiato sulla porta. Non aveva detto una parola per tutto il tempo, ma un sorrisetto gli increspava le labbra, forse trovava questa situazione difficile molto divertente. Alphonse stava forse per rispondere, ma Ed interruppe qualsiasi suono che uscì da quel piccolo pezzo di latta. –non dire altro, Al. Peggiori solo le cose. Volevo sapere … cos’è successo quando sono venuti a casa nostra.-
Dopo un attimo di silenzio in cui tutti si scambiarono delle occhiate, spiegarono che erano entrati Envy e Pride nella casa, all’improvviso. Senza dare il tempo di spaventarsi da quell’irruzione, Pride aveva attaccato Alphonse, mentre Envy si era occupato di Winry, Pinako e Den. Gli era bastato un colpo per ogni persona che le due donne erano svenute senza che se ne accorgessero. Figurarsi per Den.
Alphonse aveva combattuto contro entrambi con foga, tentando di difendere se stesso e la propria famiglia, ma due Homunculus non si battevano certo così facilmente.
Pride gli aveva tagliato le braccia e le gambe con la propria falce e Envy si era occupato di aprirgli la testa e, con una lama spuntata sul suo braccio come quella di Edward, aveva tagliato il pezzo d’acciaio con il simbolo della sua anima. Dopo di che era stato rinchiuso in una scatola nera, nel buio, in attesa.
Dopo che Edward era stato scortato nella camera che gli era stata riservata nel covo degli Homunculus, Hoheneim l’aveva rinchiuso in una teca di vetro che lo proteggeva da qualsiasi urto, ma anche il modo di aprire quel pezzo di vetro con qualsiasi alchimia. L’unico in grado di aprirlo era Hoheneim stesso o un alchimia ancora più potente della sua.
Winry e zia Pinako, invece, si erano risvegliate in una stanza, entrambe vive. Non furono mai ferite in alcun modo e dopo qualche ora arrivò Envy con Alphonse dentro quella sfera di vetro, per poi andarsene e tornare soltanto all’ora dei pasti.
-quindi … non vi hanno ferito sul serio.- constatò Edward, sospirando per il sollievo.
-pensavi che ti avremmo mentito?- chiese Envy, interrompendo la chiacchierata familiare. –ti vogliamo tenere buono per il momento, non possiamo di certo fare del male ai nostri ostaggi … sempre che non ci obblighino a farlo.- lasciò la frase all’immaginazione di Edward, così che l’alchimista rabbrividì di un poco.
Guardò uno ad uno i propri famigliari, avendo poi la consapevolezza che non poteva rimanere a piangersi addosso: ne andava della loro vita. Voleva rassicurarli in un qualche modo, anche perché gli sguardi di Winry sembravano desiderarlo, ma non trovava delle frasi reali, concrete o intelligenti, che potessero racchiudere un “andrà tutto bene.”
Sperava solo che il colonnello capisse ogni cosa e venisse a trarli in salvo in un qualche modo, che trovasse una soluzione insomma!
Non si dissero niente per qualche minuto, anche perché Edward ancora non aveva trovato una frase decente da dire in un momento in cui tutti loro erano spaventati a morte.
-è finita la visita, Pride ti vuole bello fresco domani mattina: si lavora e tu devi dormire presto.- disse Envy, Edward sospirò e tentò di sorridere normalmente, ma ottenne soltanto un sorriso forzato. Winry lo abbracciò stretto, per poi dargli un leggero bacio sulla guancia. Il suo cuore pianse a quel gesto e all’abbraccio di zia Pinako.
Voleva che rimanessero lì con lui, almeno si sarebbe sentito rincuorato, consapevole di tornare in quel covo ogni giorno alla fine di una missione assassina.
-supereremo questa cosa, ragazzo, ne sono certa. C’è ancora quel Mustang là fuori … è un uomo poco serio, ma affidabile.- gli sussurrò all’orecchio la zia, così che Edward l’abbracciò ancora più forte.
-lo so. -
-ti verremo a trovare di nuovo, sta tranquillo.-
-so anche questo.- sorrise, per poi lasciare andare la propria zia e concentrandosi sulla teca di vetro che portava in mano.
-ehi, fratellino … -
-non morire.- lo interruppe bruscamente. –se tu muori, giuro che vengo nell’aldilà per riprendere la tua anima a calci nel sedere.- Edward spalancò gli occhi, guardando quel piccolo pezzo di latta come se fosse un alieno.
-sto parlando con mio fratello o con mister Hyde?-
-che battuta cretina … tu non morire, fratellone. Pensa soltanto a questo.- Edward rise, per poi lasciargli uscire dalla porta assieme ad Envy, salutandoli con serenità.
Ci fu di nuovo silenzio nella stanza, facendogli sentire nuovamente il gelo della solitudine. La sua mente continuava a chiedersi quando avrebbe potuto rivederli, ma era anche grata di averli potuti rincontrare anche solo una volta, per qualche minuto.
Era inutile piangersi addosso, suo fratello aveva ragione. Si stava soltanto distruggendo per una situazione che, per il momento, non poteva cambiare. Non poteva continuare così …
“ehi … che cosa stai pensando? perché questo cambiamento improvviso? Sai che è quasi impossibile?” gli chiese Gibbon nella testa, leggermente turbato.
“da domani, Gibbon, tutto cambierà. Sono stanco di piangermi addosso.”
“ma sai che questo potrebbe toglierti la ragione? … sempre che tu ci riesca … io dubito molto in questo.”
“non mi importa e poi tu mi aiuterai. Per il momento è l’unica cosa da fare, non ho molta scelta e quello che dice Envy non è poi così sbagliato: se sono costretto a stare con loro, mi conviene adattarmi, non ti pare?”

In realtà era molto spaventato da quel che stava pensando: non era sicuro che avrebbe funzionato, anzi, probabilmente avrebbe fallito miseramente.Non era facile. No, era assurdo! Non poteva cambiare la propria morale, il proprio carattere in così poco tempo, non poteva diventare una persona diversa! Era fuori discussione! Ma cosa poteva fare se non stringere i denti? Sarebbe impazzito, avrebbe perso completamente la ragione, esattamente come aveva rischiato di fare in quei giorni.
Sicuramente Pride sarebbe stato molto soddisfatto se si fosse comportato in quel modo, ne era sicuro e questo lo irritava, ma non aveva alcuna intenzione di distruggersi e morire. Doveva salvare la vita di centinaia di persona, anche con qualche sacrificio, ma almeno avrebbe fatto qualcosa.
"ucciderai molte persone, Edward.” Gli fece notare con voce pacata, quasi mortificata.
“questo lo so anche da me, lo farei anche se mi comportassi in maniera diversa. Tanto vale affrontarli. Credo che avrei più probabilità di perdere la ragione se continuo a piangermi addosso che cambiando atteggiamento. Devo soltanto accettare le cose così come stanno.”
Passò qualche minuto di silenzio, in cui Gibbon non disse una parola. Sospirando concluse:
“ti sono sempre vicino, Edward. Se vuoi tornare indietro, ti darò una mano, ma farò altrettanto anche se sono costretto a macchiarmi nuovamente le mani di sangue.”
“perché me lo dici sempre? Non pensi di esagerare con queste frasi?”
“no, ho l’impressione che interiormente tu ti senta più sereno quando le pronuncio.”
“non sono più un bambino.”
“mah … chi può dirlo. Per me rimani sempre il piccolo fagiolino”
non fece in tempo ad arrabbiarsi che la sua mano si mosse da sola. Si spaventò in un primo momento, anche perché non è piacevole che il proprio corpo inizi a prendere il controllo contro la propria volontà, ma poi vide che si appoggiò sulla testa delicatamente. Iniziò ad accarezzargli la fronte, per poi spettinargli i capelli con lentezza e con affetto.
Il cuore di Edward si rilassò, rimanendo in balia di quel trattamento, esattamente come un gatto. Si era persino dimenticato che lo aveva appena chiamato “piccolo” e “fagiolino”… quell’essere aveva completamente il controllo sul suo corpo e questo era abbastanza svantaggioso e ingiusto!
“ehi … che ne dici di mangiare qualcosa? Io ho una fame!!!” chiese Gibbon , allontanando la mano e permettendo nuovamente ad Edward di muoversi liberamente. Edward sbuffò divertito a quel commento.
"ceeerto! E ovviamente Envy è stato così gentile da lasciare aperta la porta per permettermi di sgattaiolare in cucina, davvero molto furbo! Ti ricordo che non possiamo uscire, Gibbon!”
“perché uscire? Non lo hai visto Envy?”
chiese un po’ confuso. Edward diede una sbirciata all’ingresso, esattamente dove qualche minuto prima era appoggiato l’Homunculus. Accanto alla porta c’era una sedia e sopra di essa … c’era un vassoio … e sembrava anche ricco di pietanze!!!!
A quella vista lo stomaco iniziò a brontolare rumorosamente. Sembrava che fino a quel momento qualcuno gli avesse estratto lo stomaco dal corpo, non facendogli soffrire la fame, ma che comunque lo indeboliva e poi, all’improvviso, abbinato all’incontro con la sua famiglia, qualcuno glielo avesse restituito … compresa la fame.
“lo avrà portato per darmi energie, forse sperava che mangiassi qualcosa entro domani …” iniziò a supporre Edward, ma le sue supposizioni furono interrotte da un urlo disperato:
“NON MI INTERESSANO LE SUE MOTIVAZIONI!!!! PRENDI QUEL MALEDETTO VASSOIO E MANGIA!!!! Ti ricordo che anche io sono nel tuo corpo e se non mangio subito qualcosa, SVENGO! MUOVITIIIII!!!”
Edward si alzò dal letto e si avvicinò, con un certo impeto, alla sedia, per poi prendere il vassoio e risedersi sul letto. Appoggiò il vassoio sulle proprie ginocchia e guardò il contenuto: una zuppa calda, del pane, dell’acqua e un pezzo di carne. Non voleva sapere da dove provenisse o chi l’avesse cucinato! Non gli importava nemmeno se era avvelenato, l’unica cosa che voleva in quel momento era mettere qualcosa sotto i denti!
Ogni volta che tentava di mangiare in quei giorni, provava un senso di nausea, rivedendo i volti insanguinati delle vittime che uccideva … ma dopo quel giorno … tutto gli sembrava terribilmente assurdo. Da quando aveva parlato con la sua famiglia si era ricordato il motivo per cui stava subendo quel trattamento che equivaleva all’inferno. Forse era stato proprio questo l’obiettivo di Envy, se era così ci era riuscito alla grande.
Non si stava raffreddando, era ovvio che provava ancora della tristezza e del timore in quel tipo di “lavoro”, ma l’unica cosa che poteva fare era di non perdere la ragione per nessun motivo! Aveva delle persone da proteggere, non soltanto i suoi cari, ma tutta Central City. Per questi sacrifici, piuttosto che impazzire e perdere tutto … sarebbe diventato più forte.
Mangiò in silenzio, fino a quasi scoppiare. La zuppa calda dava una bella sensazione di calore a tutto il corpo, il pane e la carne lo avevano riempito, così da farlo sentire meglio fisicamente. Non gli venne alcuna nausea … soltanto molto, molto sonno.
Appoggiò il vassoio per terra e si sdraiò sul letto, sotto le coperte che al principio furono ghiacciate, ma pian piano le riscaldò col proprio calore corporeo e si sentì meglio. Questa volta non fece degli incubi, semplicemente dormì, in un mondo privo di calore e freddezza, ma che comunque riusciva a confortarlo e rilassarlo. Per quel lato doveva ringraziare Envy: se non gli avesse fatto incontrare la sua famiglia, sicuramente si sarebbe tormentato durante il suo sonno come tutte le notti precedenti.
Gli sembrava di essersi appena coricato che si svegliò a causa di una voce che lo chiamava, quasi seccata. Edward aprì gli occhi brucianti, scocciato allo stesso modo di essere strappato dalle braccia del sonno che non faceva da giorni. Vide Envy guardarlo seduto sul letto a gambe incrociate dalla parte opposta, guardandolo quasi incuriosito. Ad Edward venne un dubbio: gli Homunculus dormivano? Non ne aveva mai visto uno che dormiva e Envy non sembrava mostrare segni di stanchezza nemmeno una volta.
-è ora.- gli disse, per poi scendere dal letto con un balzo. Edward annuii e si alzò dal letto di malavoglia. Si stropicciò il volto, nascondendo un sonoro sbadiglio e si alzò riluttante. Cominciò a vestirsi in silenzio, senza rivolgere ad Envy una parola. Indossò il cappotto nero, il cappello, gli occhiali, tutto quello che il suo travestimento gli consentiva, per poi contemplare allo specchio il proprio aspetto.
Si voltò verso Envy, con aria decisa, senza lasciar trasparire un velo di inquietudine dentro di sé … chissà se quel metodo avrebbe funzionato … o la va, o la spacca. -andiamo, sono pronto.- uscirono in silenzio dalla stanza e Edward continuò a fissare la schiena di Envy davanti a sé come tutte le volte precedenti.
-questa volta, tenta di non dare di stomaco o bloccarti come la volta scorsa, chiaro? Pride era soddisfatto che tu fossi riuscito ad uccidere quella ragazzina, però … non ti vede ancora abbastanza cattivo.-
-voi mi dite chi uccidere, giusto? Bene … decido io come agire e specialmente sono affari miei che cosa provo quando lo faccio. Non devo seguire il consiglio di nessuno.-
-questo è vero, ma … possibile che tu non riesca a scioglierti un pochino?-
-non accadrà di nuovo.- tagliò corto, con decisione, quasi scocciato, così che Envy si bloccò in mezzo al corridoio, rabbrividendo. –che c’è?- Envy si voltò verso Edward e lo fissò per qualche istante da capo a piedi.
-che hai … - chiese infine, per poi scuotere la testa e proseguire verso l’ingresso.
-chi dobbiamo uccidere?- chiese Edward, senza lasciar trasparire alcun timore o paura.
-un ragazzino. Ha circa 22 anni credo … è giovane, ma sta già dimostrando di avere un forte potere spirituale alchemico, non so se mi spiego. Vive col fratello più piccolo di 20 anni in una città del Nord. Ah, ti avverto che farà un po’ freddo stavolta, vedi di non congelarmi sulla schiena.-
-ho capito. Devo uccidere il fratellino, immagino.- per un attimo vide se stesso e Alphonse abitare assieme qualche anno più avanti, entrambi umani, ormai liberi dal loro peccato. Quei ragazzi avevano poco più la loro età … no. Calma … non c’era tempo per i sentimentalismi!
-già … vedi di non sbagliare.-
-tranquillo, andrà tutto liscio come l’olio. Sarete soddisfatti, fidatevi.- per un attimo Envy rabbrividì di nuovo e sull’ingresso si fermò di nuovo.
-ora spiegami che cos’hai!- per un attimo vide uno strano sentimento negli occhi di Envy, molto simile a quella che si definisce “paura”.
-io? Cosa dovrei avere?-
-non lo so … sei … strano! Per un attimo mi è sembrato di parlare con P … -
Si bloccò all’improvviso, spalancando gli occhi e la bocca, senza più dire una parola. Edward avanzò, superandolo, senza abbassare lo sguardo. Si diresse verso l’uscita, dove Pride li aspettava, come al solito, impaziente. Per un attimo il suo stomaco fece una capriola all’indietro, ma si fermò.
-Envy ti ha detto tutto?-
-sì, mi ha già detto ogni cosa.– Pride estrasse dalla tasca una fotografia che inquadrava due ragazzi mentre entravano in una casa in una normale giornata.
–quello davanti è il fratello maggiore, quello dietro quello minore.- Edward diede un’occhiata veloce alla foto in bianco e nero, non che il colore fosse essenziale, ma era comunque un aiuto in più.
-bene. Possiamo andare.- disse, restituendo la foto a Pride. Si voltò verso Envy, ma questi era ancora sull’ingresso, come se si tenesse a debita distanza di proposito.
-Muoviti Envy!- esclamò Pride irritato, per poi sparire come un fulmine verso Nord.
Envy si avvicinò con una piccola corsa ad Edward, per poi permettergli di salire sulla propria schiena. Appena Edward si fu aggrappato bene per non rischiare di cadere, Envy partì come un fulmine. Il vento quel giorno gli graffiava la faccia e rischiava di perdere gli occhiali, così che nascose la propria testa dietro la schiena dell’Homunculus.
-ehi! Che ti è successo?-
-riguardo cosa?-
-prima scherzavo quando ti dicevo che dovevi essere più cattivo … invece … oggi sei più freddo del solito, mi dai quasi i brividi.-
-ti stai preoccupando per me, Envy?- gli chiese malignamente, lanciandogli una frecciatina. Envy sembrò irritarsi, così che tagliò il discorso bruscamente.
-di che diavolo parli?! Ho solo fatto una domanda! E adesso taci, mi hai fatto perdere la voglia di ascoltarti!-
-tanto non ho voglia di parlare.-
-benissimo!-
-bene.-
-devi proprio avere l’ultima parola?-
-non avevi detto che non volevi più ascoltarmi?- Envy ringhiò di rabbia.
-se dici soltanto un’altra parola, giuro che ti faccio cadere!- Edward sbuffò, ma rafforzò la stretta sul suo collo, così da evitare ulteriori scherzi da parte dell’Invidia.
Mentre correvano sentì sulla propria pelle che il clima stava cambiando: pian piano cominciò ad avere i primi brividi di freddo e poi il gelo, seguita da fiocchi di neve che si accumulavano sui suoi abiti e gli ferivano le mani come lame.
-ci mancava pure la neve!- imprecò Envy. –sei congeli, avvertimi! Non mi va di avere un morto congelato dietro la schiena!- ringhiò, tentando di far sembrare quel consiglio come una minaccia.
Si fermarono dopo quello che per Edward fu un periodo lungo e gelido. Stare in quel luogo gelido, gli fece sembrare che quel viaggio fosse durato un eternità, quando Envy si fermò, quasi non se ne accorse.
-ehi! Siamo arrivati!-
-s … sì …. A … aspe … t … ta … un … sec …. Secondo … - gli chiese, tremando come una foglia, aveva paura di non riuscire più a staccarsi dall’Homunculus.
-ehi! Io ti avevo detto di avvertirmi se congelavi! Baka!-
-s … sto bene … devo solo … riprendermi un secondo … -sibilò arrabbiato, per poi riuscire a scendere. Sembrava che tutti i suoi muscoli fossero bloccati dal ghiaccio, erano indolenziti, rallentati e alcuni quasi insensibili.
Il respiro della propria bocca diventava una nuvola bianca che poi spariva nell’aria.
-ehi! Non abbiamo tutto questo tempo da perdere!- ringhiò Pride, infuriato da quel contrattempo. Edward si era appoggiato ad una parete di una casa, tentando di riprendersi dal gelo. La neve sotto i suoi piedi non migliorava certamente le cose, per non parlare dei suoi abiti che non erano poi così caldi e invernali.
-se vuoi che venga un bel lavoro e non abbia i muscoli rallentati dal gelo, lasciami riprendere! Non sono un mostro, io!- negli occhi di Pride ci fu un lampo di collera. Envy intravide subito il pericolo e fermò il compagno prima che compisse qualche sciocchezza in un luogo pubblico e, per di più, nel bel mezzo di una missione.
-non qui, Pride! Non adesso!- sussurrò, vicino all’Homunculus. Pride guardò Edward con odio, per poi voltarsi dall’altra parte con un ringhio, comprendendo di non potergli fare nulla per il momento.
-vedi di fare un lavoro come si deve, altrimenti non esiterò a torturare te e uccidere un innocente di tua conoscenza, chiaro?! Mettiti bene in testa una cosa, ragazzino: vedi di abbassare la cresta!- Edward rabbrividì e tacque … forse aveva esagerato. Eppure era la verità: lui era un essere umano, Pride non poteva pretendere che lui riuscisse ad essere insensibile al freddo!
Proseguì lungo la strada, per poi fermarsi ad un condominio di tre piani poco più avanti. Edward lo seguì, guardando la casa in mattone scuro con le finestre chiuse, ma illuminate dalle lampade al proprio interno. Lì dentro c’era la loro preda.
Envy si avvicinò alla porta d’ingresso e, come tutte le altre volte, si rivelò un ottimo scassinatore. Riuscì ad aprire la porta in un lampo, per poi fare un buffo inchino ad Edward e Pride come presa in giro.
-datti poche arie!- gli disse Pride, dandogli un colpo sulla testa prima di passare. Quando tutti e tre furono dentro la casa, nessuno parlò. Sapevano che dovevano fare il massimo silenzio, nel caso qualche vicino li sentisse arrivare o testimoniasse di aver sentito delle voci. Tutto, come sempre, doveva sembrare un incidente o un azione di un ladro o killer. Dovevano stare attenti a non dare nell’occhio, se qualcuno li avesse visti, erano obbligati ad ucciderlo, era questa la regola.
Salirono le scale senza fare alcun rumore, stavano persino attenti a non far scricchiolare nulla, nemmeno la ringhiera di ferro che affiancava la scala, i loro passi erano come attutiti da cuscini e sembrava che nessuno respirasse.
Arrivarono all’ultimo piano e fu così che Envy si avvicinò alla porta. Dietro quel pezzo di legno c’era una vita durata circa vent’anni … una fratellanza che dopo tutto quel tempo stava per essere separata da qualcosa che non avrebbe permesso un ritorno: la morte. Edward stava per uccidere qualcuno che poteva essere persino suo fratello Alphonse. Stava per stroncare sogni, ambizioni, passioni … una vita.
Se pensava così, però, non sarebbe mai riuscito a provare a rimanere impassibile. Se solo pensava a quelle cose, si spaventava. Chiuse gli occhi mentre Envy iniziava ad aprire la serratura, pensando intensamente ad un obiettivo e illudendo persino la propria mente.
Quando l’aprì, entrarono, in assoluto silenzio. Erano in un corridoio d’ingresso quasi spoglio, se non per un tappeto adagiato a terra molto lungo, l’appoggia scarpe e due dipinti. Il corridoio si divideva in più porte, tutte chiuse e con la luce spenta, eccetto una. Quella apriva su un salotto e poco più avanti si potevano sentire i rumori di piatti che venivano lavati.
Quando Pride chiuse la porta, un rubinetto si spense e dei piatti vennero lasciati su una superficie di pietra. -Fratellone!- esclamò una voce allegra, che fece stringere il cuore all’alchimista.
“no, no! pensa, pensa, pensa! Lui è un nemico, è un nemico, non lasciarti condizionare da niente!”
-sei arrivato presto!- la voce si stava avvicinando all’ingresso, così come i passi di piedi coperti di sole calze. Era una voce squillante, allegra, identica a quella di un fratello minore che ama il maggiore … identica a quella di Alphonse quando un tempo tornava a casa da lui dal lavoro. –come mai così in … - arrivò nell’ingresso e passò qualche secondo prima che sbiancasse totalmente. Era giunto il momento di Ed.
Prima che potesse in un qualche modo urlare, Edward gli fu addosso. Corse nell’ingresso, trasformando il proprio braccio in una lama. La prima volta il ragazzo schivò il fendente in condizionalmente.
-CHI … - no. non poteva permettergli di urlare, altrimenti li avrebbero scoperti! Si girò di scatto e gli puntò la lama alla gola, sbattendolo contro ad un muro e zittendolo all’istante. Il terrore si poteva leggere in qualsiasi sfumatura del volto. Aveva paura di lui e lo capiva perfettamente.
-non dire una parola!- sibilò, arrabbiato. Il ragazzo aveva gli occhi sgranati. Notò in quel momento che erano di un verde intenso, in quel momento lucidi e spalancati dal terrore. Aveva tutti i muscoli del collo tesi, a causa della paura che la lama riuscisse a tagliarli la carne. Aveva la bocca spalancata, come se volesse urlare, ma tutto quello che usciva erano tremiti alternati a gemiti.
I loro occhi si specchiarono, lui, un ragazzo di vent’anni, alto, biondo coi capelli corti e gli occhi verdi, e gli occhi dell’assassino che avrebbe posto fine a progetti, aspirazioni … vita. Apriva e chiudeva la bocca come un pesce, troppo spaventato per poter dire qualcosa e finalmente le lacrime gli scesero lungo le guancie.
-cosa volete da me?- chiese infine, con voce talmente bassa che sembrava un sussurro. -Volete dei soldi? Non ne abbiamo! Ne abbiamo a malapena per noi … io … – Edward si tolse gli occhiali e lo fissò, così che il ragazzo si spaventò ulteriormente alla vista dei suoi occhi a serpente. Tacque all’istante.
-Finirà subito.- gli disse, come se questo potesse rassicurarlo. - te lo prometto.- e senza aspettare altro lo infilzò con la lama all’addome. Il ragazzo spalancò la bocca in un grido soffocato, gliela tappai all’istante con la mia, nel caso gli sfuggisse un urlo. Gli occhi erano accecati dal dolore, mentre il suo sangue cominciava a sgorgare lungo la parete e sul tappeto steso sul pavimento.
Edward andò più in profondità con decisione, mentre vedeva la vita di quel ragazzo andarsene pian piano sotto i suoi occhi. Voleva che tutto si fosse risolto col minor dolore possibile, per questo aveva dato un colpo netto. Dopo pochi istanti il corpo del ragazzo si sciolse, fino a rimanere appeso soltanto grazie alla lama. Gli occhi erano vuoti, privi di vita.
Edward staccò la lama dal suo cadavere e quello cadde a terra con un tonfo.
-io qui ho finito.- annunciò agli altri due, voltando loro le spalle. Si diresse per la casa ed entrò in quello che sembrava un salotto. Era molto semplice, di gente sicuramente non ricca, c’era il minimo indispensabile. Vide una cucina e poco distante un’altra porta con un bagno.
Edward entrò nel bagno e si avvicinò alla vasca. Mise sotto l’acqua l’auto mail, ancora sporco di sangue. Ce l’aveva fatta … non ci credeva … nella sua mente erano scorse parecchie immagini mentre uccideva quel ragazzo: il Comandante supremo che gli dava l’ordine di uccidere un killer, un nemico del governo; lui che obbediva e si recava nella casa di questo individuo e infine eccolo lì … l’aveva infilzato come bravo cane dell’esercito. Sì, aveva fatto in modo di illudere la propria mente, pensando ad altro, pensando che quello fosse un ordine che proveniva dall’alto e lui era obbligato ad ucciderlo.
Per un attimo aveva persino provato dell’odio per quell’immaginario killer, che aveva ucciso ipoteticamente molte persone. Non pensava di riuscirci così facilmente. Aveva poi immaginato che quel killer stesse attentando alla sua vita, se non lo uccideva lui, sarebbe stato ucciso. Per istinto aveva messo fine a quell’immaginario duello. Gibbon aveva fatto la sua, ovviamente, l’aveva aiutato ad immaginare tutto quello, in modo da avere un’illusione raddoppiata.
Respirò profondamente varie volte, mentre il sangue che macchiava l’auto-mail, stava scivolando assieme all’acqua nella vasca, fino alla scarico. Se Winry avesse visto tutto quel sangue sull’auto-mail, lo avrebbe picchiato selvaggiamente, finché non l’avesse pulito del tutto. Sorrise leggermente a quel pensiero.
L’odore del sangue gli dava la nausea, ma riuscì a non vomitare. Finì di pulirsi e usò un asciugamano per pulire l’acqua, stando ben attento che non ci fosse rimasta neanche una goccia di sangue da macchiare il tessuto.
Tornò in salotto e si sedette sul divano, in attesa. Envy lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
-sei stato … pazzesco.-
-ho solo infilzato un uomo ...-
-no ma, dico … diverso. La rapidità, la freddezza … è già da prima che volevo chiedertelo: perché ti comporti così?-
-diciamo che ho seguito un tuo consiglio.-
-un mio … cosa?- sembrava esterrefatto. –ehi! Io sono l’Invidia, non la Saggezza in persona! Cosa ti avrei detto, scusa?-
-ti ricordi quando hai iniziato a trattarmi con più naturalità? Mi hai detto che, dato che lavoravamo assieme, non aveva senso piangersi addosso e affrontare la cosa con più serenità. In più anche mio fratello mi ha detto una cosa simile e, sommando le due cose, ho agito così.-
-no aspetta … tu sei sereno nell’uccidere un uomo? E da quando?-
-no … non sono affatto sereno, cosa credi? Odio ugualmente uccidere, che sia un nemico o un’innocente. Ho solo immaginato un qualcosa per aiutarmi.-non voleva andare troppo nello specifico, preferiva tacere su che cosa aveva immaginato per uccidere per loro.
-ah … beh … funziona a quanto vedo.- disse allegro, alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina, dove stava ancora cuocendo la cena che avrebbero dovuto mangiare il ragazzo ucciso e il fratello. Envy spense il gas e provò ad assaggiare dalla pentola, da lì potevo vederlo bene.
-wow … è un peccato averlo ucciso! Cucinava divinamente!- esclamò deluso. –la prossima volta informiamoci sulle loro doti in cucina! Scusate, ma … quello che prepara Lust è un vero schifo.- ritornò in salotto e si sedette nuovamente.
Un orologio ticchettava ad ogni secondo che passava, aumentando il nervosismo.
Ben presto si sentì la porta aprirsi e una voce allegra seguirla:
-sono a cas … - un colpo e un tonfo. Non si sentì più niente. Pride tornò con il corpo del ragazzo in groppa.
-fate un po’ di casino per la casa, in modo da sembrare che sia stato un rapimento, un ladro, qualsiasi cosa!-
Prima di andarsene, Envy ed Edward misero in disordine la casa, rovesciando le cose senza fare troppo rumore e infine uscirono furtivi dalla casa, senza che nessuno si accorgesse di loro. Pride sparì dalla soglia, correndo come un fulmine in modo che nessuno potesse vederlo: era chiaro che non poteva farsi vedere per la città con un corpo privo di coscienza in spalla.
Envy prese Edward sulle spalle e anche loro lo seguirono. Il viaggio di ritorno fu più piacevole, anche perché passarono dal freddo al caldo, così che Edward riuscì a riscaldarsi un poco.
Arrivarono a casa dopo un’ora di viaggio e finalmente Edward poté sgranchirsi le gambe. mentre si sgranchiva leggermente una cosa lo incuriosì nel paesaggio che lo circondava: un movimento. Forse se l’era soltanto immaginato …
-Ehi, che fai Edward? – chiese Envy.
-Ehm … N … Niente, scusa. Arrivo.- ed entrò di nuovo nel covo, ma prima dette uno sguardo indietro, per essere sicuro di aver visto giusto, ma si stava facendo delle speranze inutili: nessuno l’avrebbe trovato, nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì, di sicuro era stato un animale fra le rocce.

RISPOSTA RECENSIONI

Sloth: oddio...adesso tu mi uccidi...come minimo....mi squarti arto per arto T_T scusaaaaaa!!! se vuoi mi uccido da sola facendo Harakiri (immagino faccia meno dolore O_O'') cmq...lo so che il capitolo prima ho fatto piangere Edward ho un po' spesso XD ma credo che neppure io sarei stata così tranquilla nell'uccidere delle persone U_U beh, spero che questo ti sia piaciuto leggermente di più XD e cmq nel prossimo ci sarà Roy U_U spero ti piacerà XD ehehehhe (mi sto già mettendo avanti nel scriverlo O_O''')
Kgm92: eheheh lo so che ne ho messe troppe ^__^ ma per un po' non ci saranno le lacrime u_u promesso ^^ Roy comparirà nel prossimo XD ehehehehe
Saku_chan: mi dispiace anche a me per la befana U_U'''' ehehehe se vuoi l'azione aspetta il prossimo capitolo XDXD eheheh che spero di scrivere in minor tempo U_U'''' mi scuso ancora T_T
Mew Darkness: ehilàààà XDXD è una vita che non ti sento ^__^ che bello risentirti *_* anche tu in 5^ eh? T_T già....che kiffo.... cmq secondo te lascio in pace Roy e Ed???? ahahahhah! ma assolutamente no XDXD tranquilla...Mew nina non sospetterà niente U_U''' spero....cmq salutamela XD scusate ancora per il ritardo T_T
  
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