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Autore: Neflehim    08/05/2015    3 recensioni
Si sfregò violentemente le braccia contro le mani, come a voler scrostare via la sporcizia che si sentiva appiccicata addosso.
Voltò la testa verso la strada e poi di nuovo dietro di lui, verso il portone da cui era appena uscito.
Il cuore gli si strinse in una morsa e qualunque organo interno lo sostenesse sembrò dolergli.
Si portò una mano al volto e sorrise mestamente.
Quando era iniziato?
Quando aveva creato quell'orribile armatura fatta di menzogne,ipocrisia e sentimenti nascosti?
Quanto ancora doveva immergersi in quel mare di melma che stava cancellando ogni singolo pezzo della sua innocenza prima di riuscire a distruggere completamente la sua vecchia personalità?
Sentì il cellulare vibrare.
Quando lesse il nome sul display, sorrise di nuovo amaramente.
" Ho bisogno di te.
- Kenma-"

Chiuse gli occhi e sospirò.
Con la mente e il cuore distrutto come lo aveva in quel momento, si rese conto che Kenma non era l'unico ad averne bisogno quella notte.
"Sto Arrivando.
-Hinata-"

[Coppie: KenmaxHinata;HinataXKageyama;KurooXKenma]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tetsurou Kuroo, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap I





Si sfregò violentemente le braccia contro le mani, come a voler scrostare via la sporcizia che si sentiva appiccicata addosso.
Voltò la testa verso la strada e poi di nuovo dietro di lui, verso il portone da cui era appena uscito.
Il cuore gli si strinse in una morsa e qualunque organo interno lo sostenesse sembrò dolergli.
Si portò una mano al volto e sorrise mestamente.
Quando era iniziato?
Quando aveva creato quell'orribile armatura fatta di menzogne,ipocrisia e sentimenti nascosti?
Quanto ancora doveva immergersi in quel mare di melma che stava cancellando ogni singolo pezzo della sua innocenza prima di riuscire a distruggere completamente la sua vecchia personalità?
Sentì il cellulare vibrare.
Quando lesse il nome sul display, sorrise di nuovo amaramente.

" Ho bisogno di te.
      Kenma."
Si stupì del messaggio.
Kenma chiedeva di lui raramente. Non era nel suo carattere, fare richieste di quel tipo.
Era sempre lui a chiedere di incontrarsi.
Rifletté che ultimamente quei messaggi gli arrivavano sempre più spesso.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Con la mente e il cuor distrutto come lo aveva in quel momento, si rese conto che Kenma non era l'unico ad averne bisogno quella notte.
" Sto arrivando.
Hinata."

*********************************************************************************************************************

Shouyo aprì un occhio assonnato mentre sentiva un piacevole e leggero formicolio percorrergli la spina dorsale.

Davanti a lui vide il volto inespressivo del compagno che fissava assorto i disegni che stava compiendo con la punta delle dita sulla pelle scoperta dell'altro.
Gli sorrise leggermente per poi richiudere gli occhi e sprofondare di nuovo il volto nel cuscino.
Una leggera brezza lo fece rabbrividire e con una mano si ritrovò a tirare un po' più su il lenzuolo, unico tessuto che gli copriva il corpo .
Kenma nonostante si fosse accorto del gesto dell'amico non si scomodò a chiudere la finestra aperta per dargli un po' di conforto e Shouyo non se la prese.
Lo conosceva abbastanza bene da non dare peso ai suoi mancati gesti gentili.
"Hai risposto in fretta..." mormorò Kenma continuando a far scorrere le dita lungo il profilo della sua schiena.
" Non eri l'unico che ne aveva bisogno..." gli rispose con le stesso tono Shouyo, gli occhi socchiusi e il volto rilassato affondato nel cuscino, mentre si godeva le carezze dell'amico.
"Kageyama?"Non poteva essere giudicata una vera e propria domanda quella di Kenma. Piuttosto una mezza affermazione sospirata.
Dopotutto era abbastanza scontato.
Hinata strusciò il capo sul cuscino in segno di assenso per poi mormorare un po' sarcastico" Aveva necessità di confidarsi con il suo migliore amico."
" E tu ci sei andato..." non c'era stupore nella sua affermazione. Solo una costatazione rassegnata.
Shouyo confermò di nuovo " Sfortunatamente il suddetto migliore amico sono ancora io."
Forse sarebbe ora che iniziasse a cercarsene un altro.... si ritrovò a pensare Kenma, per poi darsi dell'idiota.
Se così fosse allora valeva lo stesso per lui.
Non ricordava bene da quando aveva iniziato a provare quel senso di protezione verso Shouyo, ma c'era e lo aveva accettato così com'era.
Si era ritrovato senza pensarci su molto a provare un forte astio verso Kageyama per aver causato inconsapevolmente quel drastico cambiamento in Hinata.
Quando aveva conosciuto Shouyo la prima volta, a quel campo di allenamento , era subito entrato nelle sue grazie.
Lui era così... solare, luminoso per così dire .
Riusciva a rendere una partita a pallavolo divertente ed entusiasmante anche per uno come lui, in cui l'entusiasmo- e qualsiasi altro tipo di emozioni- scarseggiava.
Si era sentito enormemente felice quando alla fine della loro rima partita amichevole Hinata gli aveva promesso che un giorno sarebbe riuscito a fargli dire che si era divertito a giocare.
Da quel giorno, in cui si erano scambiati i numeri, si erano sentiti quasi quotidianamente anche solo per il Buongiorno o per mettersi al corrente delle loro posizioni nei tornei in cui partecipavano.
Ora, di quel Hinata gioioso  e pieno di vita vi era rimasta solo una pallida imitazione.
Il piccoletto dai capelli rosso fuoco sempre iperattivo si era trasformato troppo in fretta in un uomo. Un guscio vuoto che cercava di impedire ad altri di ferirlo ancora.
"Kuroo?" il mormorio di Hinata che si era voltato di schiena lo distolse dai sui pensieri bloccandogli anche la mano con cui gli stava carezzando la schiena.
"Sarà in qualche locale a spassarsela" gli rispose atono accoccolandosi come un gatto con la testa sul suo petto.
Shouyo gli passò una mano tra i capelli affettuosamente.
Rimase incantato per qualche secondo a guardare quel viso, mentre intanto con il pensiero tornava indietro nel tempo.
A tre anni prima.
Aveva appena iniziato a frequentare l'università, ringraziando gli dei che lo avessero messo nella stessa facoltà del migliore amico.
Sorrise tristemente al pensiero di quanto fosse ingenuo quel sentimento così sincero.
Il giorno in cui gli era caduto il mondo addosso lo ricordava dolorosamente bene.
Era iniziata da poche settimane la loro vita universitaria.
Quel giorno Hinata, dopo tanti anni, si era deciso di confessare quel sentimento che si portava dentro da troppo tempo.
Si era diretto con la sua solita camminata rumorosa, a casa dell'amico deciso che qualunque fosse stata la sua risposta lui l'avrebbe accettata.
Era arrivato davanti al palazzo dove abitava Kageyama, quando d'istinto si era ritrovato ad alzare lo sguardo verso l'alto poggiandolo su un balcone a lui conosciuto.
Le sue pupille si erano spalancate mentre il suo cuore aveva smesso di battere per qualche secondo, prima di riprendersi e martellargli dolorosamente le tempie: affacciato sul balcone, con i gomiti appoggiati sulla ringhiera e indosso solo i pantaloni, vi era il Grande Re, che osservava la strada distrattamente.
Gli occhi di Tooru senza volerlo si spostarono su di lui. Il suo viso si fece pallido mentre lo sguardo che gli lanciava si era fatto sofferente e un po' compassionevole.
Restarono a fissarsi per qualche secondo fino a quando il cuore di Hinata si strinse ancora di più alla vista delle braccia di Tobio che abbracciavano da dietro il Grande Re, appoggiando il mento sulla sua spalla dopo avergli lasciato un bacio sul collo.
Il Grande Re aveva distolto appena lo sguardo da lui per posarlo sull'amante, ricambiando d'istinto il saluto.
Quando lo riportò verso il basso la strada era di nuovo vuota.
Shouyo sospirò ricordando quel giorno.
Dopo aver visto quella scena era rimasto per settimane chiuso in camera , senza voler vedere nessuno.
Aveva pianto poco. Si era detto che piangere non avrebbe potato via il dolore che provava, anzi probabilmente sarebbe stato solo peggio.
Aveva rifiutato tutte le chiamate dei suoi amici.
Anche quelle di Kenma.
Più volte si era ritrovato a fissare il nome di Kageyama impresso sullo schermo mentre il cellulare continuava a squillare.
Non aveva risposto.
Solo due settimane dopo era riuscito ad indossare una maschera abbastanza finta da poter essere credibile. Aveva nascosto la faccia distrutta dando la colpa ad un inventata influenza che lo aveva allettato.
Aveva lasciato correre le settimane e i mesi, in cui Tobio e Oikawa avevano annunciato il loro fidanzamento anche agli altri.
Ricordava di aver colto l'occhiata mesta di Oikawa ma l'aveva ignorata, non ancora del tutto pronto per affrontarlo.
Si era reso conto solo quando la storia tra quei due aveva iniziato ad avere dei problemi, cosa comportava aver deciso di continuare ad essere il migliore amico di Kageyama.
Dopo due mesi di fidanzato Tobio ed Oikawa avevano avuto il primo litigio e lui era stato l'unico da cui Kageyama si era rifugiato per sfogarsi.
Si era ritrovato a dover far i conti con due sentimenti contrastanti: la felicità di essere tanto importante per Tobio da essere l'unico con cui confidarsi, e la sofferenza nel dover ascoltare come andava la sua storia con Oikawa.
Era cambiato crescendo, Hinata.
Era maturato.
Quel giorno aveva sradicato l'ingenua fanciullezza che lo aveva da sempre caratterizzato, spingendolo ad avvolgersi completamente in un armatura fatta di menzogne e sorrisi finti, con cui si proteggeva da domande scomode e stilettate dolorose.
Erano sempre più radi i sorrisi sinceri che rivolgeva agli altri. Come lo erano state le uscite a cui aveva accettato di partecipare, incapace di divertirsi nuovamente.
L'anno dopo quel giorno aveva deciso di accettare l'invito di andare a bere qualcosa da parte dei suoi compagni di facoltà, approfittando del fatto che Kageyama era fuori ad un appuntamento con Oikawa.
Si era ritrovato con la testa molto più leggera del solito e nelle vene più alcool di quanto il suo corpo e la sua mente potessero sopportare per poter rimanere completamente lucidi.
Aveva raggiunto il bancone del bar per ordinare da bere qualcos'altro quando aveva scorto una chioma conosciuta e vi si era avvicinato.
Quando quello aveva alzato il volto verso di lui aveva sentito uno sguardo felino, leggermente appannato e dannatamente simile al suo.
Senza sapere bene come, la mattina dopo si era svegliato in un letto che non era il suo senza i vestiti addosso e accoccolato sul petto lo stesso ragazzo che ora faceva strani disegni sulla sua pelle.
Quando si erano svegliati, nessuno dei due aveva avuto reazioni troppo eccessive o aveva rinnegato quello che pareva esser successo quella notte.
Entrambi sentivano il peso che gli incurvava le spalle leggermente meno greve e quindi avevano accettato bonariamente la cosa, affermando che ne avevano avuto bisogno.
Successivamente avevano preso il soddisfarsi a vicenda, come una necessità che appagavano quando pareva loro di non poter andare avanti.
Siamo così terribilmente simili... si ritrovò a pensare Shouyo passando le dita tra i fili di capelli di Kenma.
Entrambi innamorati di una persona impossibile da avere.
Anche la situazione di Kenma era complicata.
Il ragazzo di cui era innamorato non era fidanzato. No, semplicemente non era minimamente interessato ai ragazzi come fidanzati.
A Kuroo piacevano le donne e quindi era letteralmente impossibile per Kenma poter sperare in qualcosa di più di una pacca affettuosa.
Kozume non era mai stato un ragazzo di molte parole, ma da quando aveva scoperto di provare qualcosa verso il suo migliore amico che andava oltre l'amicizia, si era chiuso ancora di più in se stesso.
Aveva limitato al minimo le uscite serale in cui i ragazzi della facoltà, andavano a caccia di donne con cui passare la notte.
Kuroo compreso.
Così lui si ritrovava spesso a dover inventare scuse per giustificare il motivo per cui non partecipava, finché non avevano capito da soli il motivo, ma non avevano smesso di invitarlo.
Kenma era stato grato loro per non averlo giudicato e aver continuato a volerlo portare con loro,ma lui proprio non ce l'aveva fatta a sopportare di vedere il ragazzo che amava andare a caccia di donne.
Incontrare Shouyo quella sera era stata una specie di miracolo. Non aveva placato del tutto la sofferenza che provava ma almeno per qualche ora, poteva smettere di pensare senza sentirsi in colpa di star usando qualcuno.
Aveva iniziato ad evitare completamente quelle uscite e a chiamare Shouyo quelle sere, in modo da non dover pensare a cosa faceva Kuroo mentre lui era a casa.
Kenma lo sentì muoversi sotto di lui e la bolla che si creava sempre nei loro incontri si ruppe riportandolo alla realtà.
Il tempo a loro disposizione si stava estinguendo.
Guardò fuori dalla finestra e vide un leggero bagliore, preannuncio che presto sarebbe sorta l'alba.
Hinata si tirò su senza dire nulla e con calma iniziò a raccogliere i vestiti sparsi per la stanza.
Kozume rimase ancora qualche minuto a poltrire tra le lenzuola calde, ammirando la schiena dell'amico che intanto si stava rivestendo.
"Vuoi il caffè?" gli chiese Shouyo mentre si dirigeva a petto nudo verso la cucina.
Kenma annuì mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi sbadigliando.
L'amico lo fissò divertito mentre l'immagine di un gattino che si lavava si sostituiva a quella del ragazzo che intanto rabbrividiva dagli spifferi che provenivano dalla finestra.
Senza vergogna Kozume si alzò e indossò i boxer e una felpa con la lampo.
Il tempo della vergogna era passata due anni fa, quando avevano iniziato quello strano rapporto.
Avevano già visto tutto quello che c'era da vedere.
Lo seguì e si appoggiò allo stipite della porta della cucina per osservarlo sfaccendare con la macchinetta del caffè da mettere sul fuoco e prendere le tazzine dallo scolapiatti.
Dopo un paio di minuti si sentì nell'aria il profumo del caffè appena pronto e Kenma si ritrovò a sospirare di piacere.
La caffeina era davvero l'unica pozione che poteva rimettere in moto l'acume del suo cervello.
Si sedette sul tavolino e aspettò che l'altro gli porgesse la sua tazzina.
Fecero colazione in silenzio e allo stesso modo Shouyo lavò i due bicchieri e prese la sua maglia, volata senza sapere bene come sulla scrivania situata dalla parte opposta del letto.
Hinata si diresse alla porta e Kenma lo accompagnò.
Niente baci o abbracci romantici.
Non erano compagni o amanti. No, erano i cosiddetti amici di letto.
Due ragazzi che soddisfacevano i propri piaceri senza mettere in mezzo i sentimenti, anzi, cercando di tenersene il più possibile alla lontana.
Cercando di aiutarsi a vicenda.
"Ma quanto siamo idioti?" mormorò Kenma, continuando quella routine che si stava insediando sempre di più dentro di loro. Corrodendoli. Corrompendoli.
Il sorriso sarcastico che ricevette in risposta come chiusura di quel loro personale rituale, gli diede la chiara sentenza di come non facessero altro che precipitare sempre più in basso, sentendo la scalata per risalire alla luce ogni giorno più dura da affrontare.
Perché si, andare a letto con il tuo migliore amico per soffocare il dolore e la tristezza del non poter stare a fianco della persona amata, era davvero patetico.
Shouyo gli girò le spalle avviandosi sul pianerottolo che portava all'ascensore e Kenma chiuse la porta dietro di sé.
All'unisono e a pochi metri di distanza, presero un profondo respiro.
Era ora di tornare di nuovo, ognuno alla dura realtà del mondo che li circondava.

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Rientrò a casa con un sospiro di sollievo.
In quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto fare, era buttarsi sotto la doccia e cercare di cancellare il disgusto e l'ipocrisia che sentiva dentro.
Come se l'acqua potesse alleggerire almeno un po' il peso che sentiva schiacciargli il cuore e le spalle.
I suoi piani però furono mandati all'aria appena aprì la porta e sentì un leggera brezza arrivare dalla portafinestra del salone.
Chiuse a chiave e si diresse silenziosamente verso l'altra stanza.
Si fermò sullo stipite e il cuore gli si chiuse in una stretta alla vista della scena che aveva davanti: sul balcone, con i gomiti appoggiati sul cornicioni , mentre una mano le sosteneva il capo, vi era Natsu.
La sua espressione era tanto triste che gli fece salire le lacrime.
Gli occhi erano leggermente arrossati, segno che si stava trattenendo dal piangere.
Sospirò appoggiando la borsa sul divano e dirigendosi sul balcone.
Natsu era venuta ad abitare da lui più o meno l'anno prima, quando la loro madre aveva annunciato di aver ricevuto una proposta di lavoro all'estero.
Le aveva chiesto di partire con lei ma Natsu aveva preferito trasferirsi dal fratello per non perdere le amicizie.  
Casa sua era abbastanza grande da poter ospitare due persone e sua sorella aveva ormai raggiunto l'età per sostenersi da sola in caso lui fosse stato fuori casa per qualche notte.
Si chiese cosa poteva essere successo, per farla stare al freddo ad osservare l'alba con quell'aria così angosciata.
L'aveva sentita il pomeriggio prima, per avvertirla che non sarebbe rientrato per la notte e pareva andare tutto bene.
Uscì sul balcone senza dire nulla, consapevole che lo aveva sentito rientrare e si appoggiò anche lui al cornicione, osservando il paesaggio sotto di lui.
Aspettava che fosse lei a parlare.
Crescendo anche Natsu era maturata ed ora in procinto del suo diciottesimo compleanno aveva smesso di attaccarsi alle sue gambe pretendendo tutta la sua attenzione.
Era una ragazza orgogliosa e taciturna.
Forte.
Non chiedeva quasi mai aiuto. Al massimo chiedeva dei consigli.
Non dovette aspettare molto che sentì un sospiro provenire dalla sua destra.
"L'ho lasciato" mormorò la ragazza.
Nella mene di Hinata apparve l'immagine di un ragazzo dell'età di Natsu, con i capelli scuri e il sorriso sempre largo.
"Perché?" le chiese con lo stesso tono.
La sentì prendere un profondo respiro, come se le facesse male solo parlarne.
"E' innamorato di Megumi" gli rispose.
Il cuore di Hinata perse un battito ricordando che Megumi era la migliore amica d Natsu.
"All'inizio pensavo fosse solo una sensazione... poi ho compreso che era la verità e che Megumi lo ricambiava, ma avevano deciso di non stare assieme per non ferirmi."
Emise una risata senza emozione "Sai qual'è la cosa peggiore?"
Non era una vera domanda, così Shouyo aspettò che proseguisse.
" La cosa peggiore é che nonostante me ne fossi accorta, ho fatto finta di nulla e ho continuato a comportarmi come sempre, mentre loro due soffrivano a causa mia!"
Hinata abbassò la testa lasciandola sfogare.
"Alla fine non c'è l'ho fatta più ... mi sentivo uno schifo ogni giorno che passava. Oggi l'ho lasciato e ho dato loro la mia benedizione... quanto sono idiota?"
Il fratello sobbalzò a quella domanda retorica,a lui così familiare.
Si rivedeva così tanto in quella storia che si ritrovò il cuore stretto in una morsa.
Perché anche sua sorella doveva provare un dolore del genere?
Il silenzio regnò sovrano per molti minuti, tanto che quando la ragazza tornò a parlare Hinata sussultò.
"Quando se ne andrà il dolore?"
Sospirò.
Non era davvero la persona adatta a cui chiedere un consiglio in quel caso.
Si chiese cosa doveva rispondere e decise immediatamente che non le avrebbe mentito.
Non lo aveva mai fatto e non sarebbe stato così ipocrita da mentirle per farla sentire meglio in quel momento per poi stare peggio a distanza di un paio d'ore.
Rimase in silenzio per qualche minuto cercando la risposta adatta.
"Dipende" alla fine quella era l'unica conclusione a cui era riuscito ad arrivare.
Natsu si girò verso di lui lo sguardo attento " Da cosa?"
Non c'era speranza in quegli occhi.
Era una ragazza razionale non una sognatrice.
"Da quanto è forte il sentimento che ti lega a lui, credo... Più quello è forte e più ci metterà ad andarsene... Paradossalmente più a lungo durerà il dolore e quando tutto finirà meglio capirai quanto era importante quella persona..."
" Non voglio perderli..." sussurrò la più piccola.
Shouyo ebbe un moto di tenerezza, rivedendosi in quei sentimenti che la sorella stava provando.
"Lo so..."le disse scompigliandole i capelli.
Rimasero entrambi ad osservare ancora un po' il sole che saliva.
"Quando capirò di non essere più innamorata di lui?"
Hinata sospirò di nuovo.
Davvero, non era la persona più adatta a rispondere ad una domanda del genere.
Lui non aveva mai smesso di amarlo.
Alla fine decise di darle la stessa risposta che si era dato da solo -illudendosi che sarebbe valsa anche per lui- anni prima.
"Lo capirai nel momento in cui, restare al suo fianco non ti causerà più alcun dolore e non verrai sommersa dai rimorsi per quello che ci sarebbe potuto essere tra voi."
Natsu parve soddisfatta dalla risposta.
Soddisfatta, non felice.
Shouyo stava per rientrare in casa, quando Natsu lo fermò con un'altra domanda.
"Nii-chan..." il fratello si volse verso di lei aspettando che continuasse " Tu quando riuscirai ad andare avanti?"
Hinata sgranò gli occhi e si appoggiò allo stipite della portafinestra per sorreggersi.
"Hai detto che più dura il dolore, più quella persona é stata importante per te..."
Shouyo si ritrovò ad annuire "Il tuo dolore dura da tre anni... quanto ancora dovrai aspettare prima di essere di nuovo felice?"
Il fratello chiuse gli occhi per sostenere il peso che era tornato a schiacciargli le spalle.
"Se quello che hai detto é vero... allora come fai a stare accanto a Kageyama?"
Hinata rimase in silenzio, non riuscendo a dire nulla.
" Come puoi essere così forte?"
A quella domanda però, non riuscì più a tacere e le parole gli uscirono dalla bocca senza che potesse fermarle.
"Non sono forte Natsu... neppure un po'..."
La ragazza lo fissò angosciata.
"E allora come fai? Come fai a restargli accanto nonostante tu sia consapevole che non potrai mai averlo? Quando ho lasciato Tatsuya oggi pomeriggio... non riuscivo più a sostenere la sua presenza senza che il cuore mi si stringesse in una morsa..."
" Non é forza la mia... solo stupido orgoglio e testardaggine. E la consapevolezza che non potrei più vederlo e stare al suo fianco è più doloroso del restare al suo fianco sapendo che non potrò mai essere qualcosa di più per lui..."
Cercò di spiegarle, ma non era sicuro di esserci riuscito così bene.
" Ora andiamo a letto.." mormorò voltandole di nuovo le spalle.
"Domani... anzi oggi, ho scuola...."
Shouyo si girò e le sorrise " Non oggi... oggi te lo prendi di riposo..."
Le tese una mano che Natsu afferrò ricambiando il sorriso.
"Posso dormire con te?"
Hinata annuì, avvolgendole le spalle con un braccio.
A letto,tra le lenzuola, Natsu si strinse a lui proprio come facevano  da bambini quando qualcosa la turbava.
Stavano per addormentarsi quando la più piccola gli sussurrò qualcosa vicino al collo.
" Nii-chan..."
" Mh?"
"Hai mai rimpianto di esserti innamorato di Tobio- kun?"
Shouyo trattenne il respiro.
"Ti mentirei se ti dicessi di no..." sospirò "Avevo da poco scoperto la relazione tra Tobio e Oikawa e il dolore era così acuto che mi sembrava di non riuscire a respirare, di non riuscire più a pensare con lucidità..."
La stretta di Natsu si fece più forte e gli diede un piccolo bacio sul collo per confortarlo.
"In quel momento desiderai non essermi mai innamorato di lui, ma ... me ne pentii immediatamente."
Natsu si scostò un poco per guardarlo negli occhi " Perché?"
"Perché in quel modo rinnegherei anche tutte le emozioni e i sentimenti che ho provato prima di quel giorno... Tutto quello che c'era e c'è ancora oltre al dolore... se quel desiderio si fosse avverato non sarebbe stata una liberazione ma piuttosto un atto di vigliaccheria... Scappare da qualcosa che non ti piace o che ti fa soffrire non è ma la soluzione giusta. "
La ragazza lo strinse di nuovo e Hinata sentì qualcosa di umido bagnargli il collo.
Sorrise nel buio della stanza, capendo che finalmente sua sorella riusciva a sfogare tutta la tempesta di emozioni che sentiva dentro ma che aveva tenute chiuse in una gabbia giudicandole un atto di debolezza.
La cullò e vegliò su di lei fino a quando non sentì il suo respiro farsi più pesante e solo allora si concesse di cadere anche lui tra le braccia di Morfeo, con il peso sulle spalle un po' più leggero.



 
   
 
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