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Autore: vale93    10/05/2015    4 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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19
Capitolo 18
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Si dice che una rana dentro una pentola possa morire senza rendersene conto. Nuota tranquilla, immersa nell'acqua fredda, finchè qualcuno arriva ad accendere il fornello. Inizialmente lo tiene basso, e l'acqua si scalda piano fino a diventare tiepida. La rana la trova gradevole.
Dopo qualche minuto la temperatura sale, più di quanto lei apprezzi: si stanca un po', tuttavia non si spaventa. Alla fine il liquido scotta, e la rana soffre. Ma si è indebolita, e non ha la forza di reagire. Sopporta in silenzio, mentre la temperatura continua a salire, fino a quando finisce, semplicemente, morta bollita.
Se quella rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua bollente, avrebbe dato un violento colpo di zampa, balzando fuori dalla pentola. Ma essa si è scaldata a gradi, e lei non è stata abbastanza cosciente da rendersene conto. Non ha potuto opporre resistenza.
Questo succede quando un cambiamento avviene in maniera sufficientemente lenta: sfugge alla coscienza, e non suscita opposizione.

Hermione girò pagina, sentendo la carta ruvida scorrere fra le dita. Il tramonto arancio fuori dalla finestra illuminava il tavolo di legno, gettando brevi dita luminose sul pavimento della biblioteca. Il corso di Rune era finito soltanto un'ora prima, e quello era l'ultimo giorno di scuola, ma non rinunciò ad entrarvi. Faceva troppo freddo, ormai, per uscire dal castello, e dopo aver restituito un paio di libri si era fermata.
Affondò le dita nel sacchetto pieno di noci che aveva preso dalla sala del banchetto, a pranzo, e l'avvicinò alle labbra. Un ticchettio sul vetro della finestra attirò la sua attenzione all'improvviso, voltandola. Un gufo albino, coi grandi occhi vermigli, la fissava sul cornicione in pietra, stagliato contro la luce ambrata del sole. Sgranò gli occhi stupita, trovandoselo davanti. Portava una lettera legata alla zampa destra, come l'ultima volta, e aspettava che lei la prendesse. Spolverò le dita sulla divisa e agguantò la maniglia, girandola verso l'interno. Il rapace saltò sul tavolo ligneo come d'abitudine e le porse la zampa infiocchettata. Il nastro era verde.

Sapevo di trovarti qui. Lascia perdere quei libri e preparati un alibi per stasera. Ultimo giorno, ultima visita?
D. M.

Sollevò gli occhi dalla lettera, pensando a quello che aveva sentito in bagno tre giorni prima. Se Gazza li avesse beccati un'altra volta a gironzolare, dubitava che avrebbero avuto la stessa fortuna. Errare è umano, ma perseverare... Come negare però che dall'ultima volta in cui era stata con lui in camera sua un certo riserbo le avesse involontariamente attanagliato il cuore? Era come se la sua momentanea debolezza l'avesse inequivocabilmente legata, come se non se la sentisse di dirgli di no.
Girò la testa verso la finestra, per richiudere l'anta, quando si accorse che il gufo era ancora lì, a fissarla con i curiosi occhi rossi.
Ricambiò l'occhiata sbigottita, impreparata a trovarselo davanti. Si era aspettata che sparisse appena presa la lettera.
Il rapace la osservò per un paio di minuti con serietà, come se la stesse scrutando, e lei trovò quell'idea decisamente bizzarra. Abbassò gli occhi sul tavolo, chiedendosi se Malfoy pretendesse una risposta, quando il suo sguardo incrociò le noci. Ne prese un paio sul palmo agitandole come dadi. Poi avvicinò la mano al pennuto, sfiorando il tavolo con le nocche. Il gufo abbassò gli occhi rossi su quell'offerta e la studiò incuriosito. Con fare perplesso, abbassò il muso e cominciò a becchettare per assaggiarla. Hermione sorrise, distendendo le dita.

-Ho scritto ai miei stamattina, spero non se la prendano.-
-Capiranno, vedrai- le disse in tono rassicurante.
Ginny annuì seriosa, attraversando il pian terreno affollato coi lunghi capelli rossi svolazzanti dietro la schiena. In quel momento Malfoy comparve in cima al sotterraneo, non accompagnato. Quando la vide, accennò un sorriso fra le labbra, e fece un cenno significativo con le sopracciglia indicando le scale. Lei annuì, abbassando lo sguardo sul pavimento.
-Che intende?-
Si girò verso l'amica, confus
a.
-Malfoy, ti ha appena fatto un cenno.-
-Oh..- prese un po' di tempo, scegliendo le parole da usare. -Ci vediamo dopo cena per un saluto, credo.-
La vide incrinare un sopracciglio, ma finse di ignorarlo.
-Un saluto..- commentò.
Hermione non rispose.
-Vi capite proprio al volo, vedo.-
Tornò a guardarla, accorgendosi della sua perplessità.
-Mi ha mandato un biglietto mentre ero in biblioteca, per vederci nella stanza- spiegò, cercando di non farsi sentire.
Ginny continuò a squadrarla con la stessa strana espressione. -Sembrate...- si interruppe, come se il pensiero che voleva esprimere fosse troppo grande per essere pronunciato.
-Niente, lascia stare- scosse la testa.

A cena Ronald sembrò chiacchierare più del solito, come se fosse di improvviso buonumore, e più volte tentò di spostare la loro conversazione sull'uscita ad Hogsmeade, proiettandole infinite possibilità di divertimento. Lei ascoltò stupita, a tratti anche divertita, ma a un certo punto gli si fece vicina, bisbigliando: -Va bene, ma poi ci riuniremo a Luna e Neville o no?-
Quella domanda sembrò coglierlo impreparato e spegnere di qualche grado i fumi del suo entusiasmo.
-Riunirci? Perchè no.. Verso la fine, magari.-
Hermione annuì, osservando Ginny ed Harry vicini, e ignorando la contrarietà sul volto dell'amico.
Alle 23 lasciò la stanza della compagna, lanciandole un'occhiata significativa, e questa la seguì uscire coi grandi occhi azzurri pensosi. Attraversò la Sala Comune deserta e adorna di qualche scarto alimentare e spinse con delicatezza il dorso della Signora Grassa.
Il corridoio era ancora illuminato dalle lanterne, come sempre fino alla mezzanotte, e il pavimento antistante all'arazzo deserto.
Camminò fino a quel punto, rimuginando sulle ultime vicende. Aveva accantonato i dubbi degli ultimi giorni, soffocando l'esagerata inquietudine con cui li aveva affrontati. Draco l'aveva stupita, certo, ma forse non c'era niente di così strano in quello che era accaduto.
Sicuramente, doveva soffrire per la situazione familiare che si era creata, e della condizione in cui versava sua madre senza che lui potesse farci niente. Era una reazione normale per un ragazzo di quell'età: si sentiva in colpa. Ecco perchè vedeva la casa e il giardino quando entrava in quella stanza. Forse desiderava raggiungerla, ma non riusciva a oltrepassare il cancello perchè sapeva di non poter abbandonare la scuola. Soffriva di averla lasciata sola. Non avrebbe mai pensato che potesse viverla a quel modo...
Udì dei passi alle spalle e si sentì afferrare per le braccia. Si girò, ritrovandosi i suoi occhi grigi davanti.
-Potevi entrare nel frattempo- disse con un angolo della bocca incurvato.
-E come avresti fatto a trovarmi?- replicò.
-Sarebbe bastato pensarti, suppongo.-
Quella frase si incastrò nella mente di Hermione, mentre il ragazzo era già passato oltre, camminando davanti all'arazzo. Fece i tre giri canonici, come se fossero ormai diventati un gesto automatico. Una porta di legno scuro comparve sulla parete bianca, sempre sottile come se fosse stata disegnata. La aprì, e una stanza piccola come quelle create solitamente da lei apparve davanti ai loro occhi, occupata da un pianoforte lucido e da cuscini rossi.
-Visto?- fece con un ghigno -Non serve molta immaginazione.-
Hermione sbattè le palpebre stupita, ed entrò nella camera soleggiata. Le pareti erano panna come quelle della prima stanza in assoluto che era riuscita a creare, ma il colore dei cuscini rimandava all'ultima volta che erano stati lì, quando si erano addormentati. C'era un elemento nuovo, però: una lunga finestra a vetri affacciata su quello che doveva essere un giardino, da cui la luce entrava a illuminare lo sgabello e i tasti avorio del piano. Hermione si sedette.
-Hai dimenticato i libri- disse, -Ma ci sei andato vicino.-
Malfoy storse la bocca in una smorfia sarcastica. -Ho preso solo l'essenziale, lo studio è un mero suppellettile.-
Gli lanciò un'occhiata confusa, aggrottando le sopracciglia, che lui ignorò avvicinandosi allo strumento. Le si sedette accanto, sullo spigolo dello sgabello.
-Suona- chiese, nonostante sembrasse più un ordine.
Lei continuò a osservarlo con gli occhi scuri immobili, poi alzò una mano sulla tastiera e pigiò una lunga fila di note. Draco le seguì tutte, spostando le pupille da un tasto all'altro. Quello spettacolo sembrava in qualche modo intrattenerlo, come se più che ascoltare gli piacesse osservare. Hermione riconobbe perfettamente quell'atteggiamento.
-Dovresti imparare- gli disse, fermando le dita. -Non ci vuole nulla, è più semplice di quel che sembra.-
Draco alzò le iridi chiare sulle sue e la fissò da basso.
-Vuoi che ti insegni?- domandò.
Non rispose. Lei gli prese un braccio e lo alzò dalle ginocchia, portandolo all'altezza della tastiera.
-Devi rimanere rilassato- disse -e non irrigidire il corpo. Tieni i gomiti alti e metti le dita sulle prime note che trovi.-
Draco obbedì, e posò i polpastrelli sui tasti davanti a sè.
Sorrise. -Mi Fa# Sol# La#, naturalmente.-
La guardò stranito.
-E' la posizione naturale- spiegò. -Vedi come sei rilassato? Questo è quello che devi sentire qualsiasi pezzo tu faccia, più ti irrigidisci, più male ti fai. E suonare deve essere un piacere.-
Soffocò una smorfia; fare la maestrina era proprio nelle sue corde. Ma, in fondo, sembrava essere portata per l'insegnamento.
-Prova a fare questo- gli disse pigiando un gruppo di note. Lui la imitò, e lei ne aggiunse subito dopo un altro.
Per qualche minuto continuò a mostrargli una serie di accordi, divertita, poi gli toccò il polso per rimetterglielo a posto e lui scivolò le dita sul suo, afferrandolo.
Sgranò gli occhi spiazzata.
-Hai freddo- le disse.
Lei sbattè le ciglia confusa.
-La pelle- suggerì allora abbassando gli occhi sul suo braccio. Tanti puntini chiari l'avevano puntellata rendendola ruvida, come quella di un'oca. Hermione arrossì e divincolò il polso dalla sua stretta, sfregandolo con l'altra mano. -Deve essere la finestra- rispose indicando il vetro alle loro spalle.
Lui la osservò attentamente. Lei si sistemò meglio sullo sgabello, improvvisamente scomoda.
-Resti con me domani?-
Si bloccò, alzando gli occhi sgranati davanti a sè.
Draco le passò le irigi grigie sul viso. -Mentre tutti stanno via. Restiamo solo io e te, a fare quello che ci pare.-
Spostò le pupille sul suo viso, il volto tirato dalla sorpresa e da un'emozione difficile da decifrare.
-Ho già un appuntamento- rispose; poi si accorse di quello che aveva detto e si corresse all'istante -Un impegno, volevo dire. Ho promesso a Ron di stare con lui.-
Il viso di Malfoy si scurì di colpo, mentre gli occhi chiari si contaminavano di blu.
-E' per Harry e Ginny. Sai, per lasciarli soli. Abbiamo escogitato questo piano..-
Si chiese per quale motivo si stesse giustificando, come se ci fosse qualcosa di male.
-Preferisci stare con Weasley?- chiese il biondo come se non l'avesse ascoltata. Aveva drizzato la schiena, in modo da allontarsi dal suo fianco.
-Hai sentito quello che ho detto? E' un modo per aiutare Harry. Ci siamo organizzati insieme a Neville e Luna, per permettergli di uscire con Ginny. Facciamo tutti questa cosa, è solo una scusa. Non si tratta di un'uscita di piacere. Voglio dire...- si interruppe. Perchè aveva detto quella frase? A lei piaceva stare con Ron. Quante volte avevano passato il tempo insieme? Anche al terzo anno erano usciti da soli, quando Harry non aveva il permesso per andare.
-Ma è l'ultima occasione per vederci- insistette il ragazzo tornando a chinarsi sui suoi occhi. -Un'intera giornata libera, se parti non avremo più modo di incontrarci fino a Gennaio-
-Cosa?- lo interruppe.
Draco la fissò immobile. -Sì, insomma, di fare qualcosa insieme.-
-No.. che cosa hai detto.. se parto?-
-Certo- corrugò la fronte.
-Ma io non parto- annunciò lei, stupita, -Resto qui per le vacanze, ho scritto ai miei a inizio settimana.-
Malfoy non si mosse, ammutolito.
-Credevo che tu partissi. Mi hai scritto ultimo giorno... credevo intendessi andartene!-
Egli continuò a tacere, preso alla sprovvista.
-Resti qui quindi?- chiese fissandolo
incredula.
Lui puntò le pupille statiche sul vuoto, il viso improvvisamente teso come sotto a una contrazione. Il suo sguardo sembrava essersi inchiodato alla parete, mentre la mascella stringeva i denti e le guance pallide. Fece un considerevole sforzo per rispondere, mentre il pallore del suo incarnato suggeriva che quella notizia più che allietarlo lo aveva inspiegabilmente turbato. -Sì.- disse soltanto, atono.
Hermione emise un verso stupefatto, lasciandosi andare a un sorriso smisurato.
-Che bella notizia, non l'avrei mai detto! Sono contenta che rimani. Ma credevo proprio che te ne saresti andato, ero certa che tornassi a casa...- si interruppe, aggrottando la fronte. -Già, ne ero certa.-
Tornò a guardarlo, osservandone l'espressione attentamente. -Credevo che non volessi restare qui. Credevo che volessi... aiutarla.-

Draco seppe esattamente a chi si riferisse, e fissò le pupille sui tasti bianchi dello strumento di fronte.
-Lo sto facendo- rispose, senza distogliere gli occhi da lì.
Hermione ne colse l'improvvisa freddezza e si chiese cosa potesse averlo turbato. Non era forse stato lui ad aver manifestato il desiderio di passare più tempo con lei?
Scivolò le gambe via da sotto il piano e si girò a guardare la finestra, alle loro spalle. Le fronde degli alberi che si agitavano fuori dai vetri coprivano quasi interamente la visuale, non facendo capire cosa potesse esserci d'altro. Accanto a lei, Draco abbassò la fronte sulle ginocchia, come per calmare i nervi. Uno speculare all'altro, spalla contro spalla, calarono nel silenzio più totale, assorti. Poi Draco girò la testa verso di lei, i ciuffi biondi dei capelli sparsi sugli occhi grigi, il collo appena inclinato su un lato.
-Sono contento che tu rimanga- disse. E in fondo lo pensava davvero.


~~


18 Dicembre.
Attraversarono High Street, soleggiata e frizzante. Luna e Calì sostavano davanti a una vetrina addobbata e Neville le raggiunse per prendere la bionda con sè.
-E' una bella giornata- fece Ron al suo fianco, stiracchiando le braccia dietro alla nuca.
Hermione annuì. -Proprio come speravi- commentò. L'amico si girò a guardarla con un sorrisetto soddisfatto e le sopracciglia rosse inarcate. -Ho fatto una danza propiziatoria insieme alla Cooman, per questo.-
Hermione scoppiò a ridere, tirandogli uno schiaffo sul braccio.
Ginny venne attratta improvvisamente da un negozio sportivo, ed Harry accanto a lei rimase altrettanto interessato da seguirla all'istante. Colsero il momento, con un'occhiata d'intesa, e si allontanarono dalla coppia lasciandola indietro.
-Non avrei mai pensato che li avresti lasciati uscire. Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
-Idea?- ripetè.
-Su Harry. Per Ginny. Credevo non avresti approvato...-
-Meglio lui che un altro- disse il ragazzo con ovvietà, ed Hermione convenne che l'osservazione aveva senza dubbio senso.
Gli alberi piantati ai lati dei negozi crepitavano della fiamma delle numerose candele che ospitavano, e nonostante fosse ancora pieno giorno, la loro fiamma brillava fra gli aghi verdi, probabilmente frutto di un incantesimo.
-Ho finito le penne- disse proseguendo sul marciapiede adombrato. -Mi accompagni a prenderle?-
L'amico annuì, aggiungendo che ne avrebbe approfittato per dell'inchiostro.
Scrivenshaft si trovava poco distante da lì, davanti a un banchetto di gelati e zucchero filato. Mentre Hermione era dentro a scegliere fra le innumerevoli varietà di piume d'oca, lui uscì a prendere due bastoncini zuccherati, per poi porgergliene uno sulla soglia.
-Oh- esclamò, stupita, -Grazie!-
Il rosso nascose il viso dietro alla nuvola bianca, addentandone un ciuffo.
-Hai scritto ai tuoi?- affondò a sua volta il naso nel batuffolo.
-Scrivere? Per cosa?-
-Per le vacanze, Ron!- 
-Ci pensa Ginny, ha spedito la lettera ieri mattina-
-Potresti scrivergliene una tu, non ti pare?- rispose contrariata.
-Non c'è bisogno... Eih, guarda là!- sbottò per tutta risposta puntando il dito contro una vetrina. Un negozio di articoli da regalo di vario genere aveva esposti diversi strani oggetti, ma l'attenzione del ragazzo era stata attratta da un curioso boccino d'oro, che fluttuava agitando le flessuose ali trasparenti.
-Cos'è?- chiese facendoglisi dietro.
Il rosso scosse le spalle, e si precipitò all'interno del negozio, mentre lo sguardo di Hermione si posava su un album di figurine di Quidditch.
-E' un portamessaggi, entra a vedere!- la raggiunse la sua voce poco dopo.
Sbirciò oltre lo stipite
e oltrepassò l'uscio aperto.
-Geniale- esultò Ron col volto sconvolto dalla meraviglia, -La nuova avanguardia dei gufi, per brevi distanze. Viaggia a 200 km/h, quasi come una Nimbus 2000! Ti rendi conto?-
Hermione afferrò il cartellino del prezzo, sollevandolo. -Non costa molto, stranamente.-
-Deve essere in promozione per le feste, a Harry farebbe impazzire!-
Non fece in tempo a rispondere che il ragazzo era già corso alla cassa, approfittando della succosa offerta.
Adocchiò l'album visto in vetrina, ma Ron tornò subito da lei, col pacchetto infiocchettato sotto al braccio. -Questa davvero non se l'aspetta- rise compiaciuto.
Annuì, uscendo
al suo fianco dalla bottega.
L'aria era pungente, la maggior parte delle persone andava in giro con guanti e sciarpe al collo, e il vento sfilacciava i batuffoli di zucchero che reggevano in mano. Una parte di essi andò a impigliarsi fra i capelli di Hermione, che le svolazzavano continuamente davanti alla bocca. Ronald scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di un paio di passanti.

-Piantala- disse lei impacciata. -E aiutami, piuttosto!-
Il rosso le si fece vicino continuando a sghignazzare, mentre lo zucchero si mischiava ai suoi ricci marroni e le persone si giravano a guardarli.

Pochi metri più indietro, lungo lo stesso viale, un gruppo di Serpeverde si fece largo fra la folla, avanzando sfrontato in mezzo alla strada. Al suo capo, Nott e Pucey si guardarono attorno ciancicando bollebollenti, mentre Malfoy avanzava cupo fissando la pavimentazione.
Barker gli si era fatto dietro da quando avevano messo piede dentro al villaggio, chiaramente intenzionato a stargli alle calcagna, ma lui lo aveva ignorato deliberatamente, vanificando ogni suo tentativo di attirare l'attenzione.
-Qualcuno viene da Mielandia?- chiese la voce di Goyle dal gruppo alle sue spalle.
Sentì diversi compagni inorridire disgustati, affermando che neanche sotto tortura avrebbero mai messo piede in quella casa dello zucchero. Tiger fu l'unico ad avere il coraggio di seguirlo.
-Piuttosto- propose Zac prendendo al balzo la parola -Perchè non torniamo da Rosmerta? Mi sembra il luogo adatto in cui fermarci. Avremmo qualcosa di cui discutere.-
Ignorò l'allusione suggerita dal suo tono di voce, e la malizia con cui l'aveva condita. Si guardò attorno, cercando Blaise con gli occhi. Era sparito da quando erano arrivati, e si chiese dove potesse essersi cacciato. Davvero strano che se ne fosse andato senza dir niente. Si maledisse a mente per non aver seguito il suo esempio.
Il gruppo svoltò verso il pub illuminato dalle luci festive, dove I Tre Manici di Scopa spiccava fra le altre insegne attirando gran parte dei visitatori. Il locale era caldo, e i tavoli occupati. Si sistemarono lungo il bancone prendendo all'istante le ordinazioni.
Barker lo fissò fin quando non vennero servite le burrobirre, piantandogli i due occhietti neri sulla pelle.
-Dunque- esordì inumidendo le labbra e attendendo che il brusio dei compagni lasciasse uno spiraglio in cui intromettersi. -Siamo arrivati al termine, finalmente.-
I ragazzi si voltarono in coro, inarcando le sopracciglia. Malfoy sapeva cosa si aspettavano. Molti di loro gli avevano lanciato quella sfida per avere qualcosa di nuovo su cui ridere a tempo perso, ma per Barker sembrava essere diverso. Aveva l'impressione che il suo interesse per essa fosse maggiore, come se ne potesse ricavare qualcosa. Più di una volta lo aveva fermato cercando di estorcergli dettagli, come se volesse controllarlo, o aspettare che facesse un passo falso. Ma era solo un'impressione.
-Non direi- rispose, continuando a fissare la fila di alcolici sistemati sullo scaffale dietro al bancone. -Mancano ancora due giorni alla scadenza.-
Le sopracciglia del ragazzo si incurvarono, mentre la fronte si aggrottava visibilmente.
-Cosa?-
-Hai sentito. Non è stato un mese fa che abbiamo parlato in questo stesso bar. L'accordo era di trenta giorni, no?-
-Mi credi stupido?- lo interruppe, alterandosi. -Credi che non sappia che giorno è lunedì? Tornerai a casa insieme agli altri, non se ne parlerà affatto. Sapevi che la gita era stata anticipata, che cosa pensavi, di fare le cose all'ultimo?-
Draco si girò accigliato, infastidito da quel tono.
-Cosa c'è, preferisci che ti dica che ho perso? I patti erano di un mese, vuoi usare la scusa della gita anticipata per cambiarli?-
Il moro strinse le labbra, sentendosi colpito. I ragazzi attorno li fissarono interdetti, non sapendo che parti prendere.
-Lunedì iniziano le vacanze- riuscì solo a dire il Serpeverde, piccato.
-E io non vado da nessuna parte- lo rassicurò freddamente.
Pucey lo fissò dal posto accanto a Barker, perplesso.
Nott anche si era girato, probabilmente stupito da quella affermazione. Tutti si aspettavano che tornasse a casa, evidentemente.
-Questo significa che fino ad ora non è successo niente?- chiese Barker, tornando a parlare con tono meno acceso. Sembrava essersi pentito di aver perso le staffe.
Scosse la testa. -Non muoio propriamente dalla voglia di infilarmi nelle lenzuola di una sanguesporco, sai?- sputò.
Nel momento in cui lo disse, qualcosa nel suo petto si attorcigliò, e lui sentì la mente rischiararsi improvvisamente.

Pucey lo fissò da basso, imperscrutabile. Anche gli altri lo osservavano. Improvvisamente, trovò nauseante l'idea di trattenersi ancora in loro compagnia e si alzò.
-Vado a cercare Blaise- disse spingendo il boccale ancora quasi interamente pieno verso Nott. Questi lo osservò rimettersi il cappotto e dirigersi verso l'uscita.
Alle sue spalle sentì la voce del Serpeverde levarsi dal bancone, colpendogli la schiena.
-Hai ragione, non deve essere una bella esperienza. Ma per lei lo sarà ancora meno, è questo che conta.-

~

-Come facciamo?- chiese, seguendo gli occhi azzurri scorrere lungo il marciapiede di fronte.
Ron masticò una rotella di liquirizia fra i denti, aspettando il momento migliore.
-Non hai sentito di Zonko?- fece senza guardarla.
Hermione aggrottò la fronte. -Ha chiuso- disse -A inizio estate.-
Il rosso annuì. -E i Tiri Vispi sono rimasti l'unico negozio di scherzi magici.-
Rimase in silenzio a fissarlo, perplessa, finchè non abbassò gli occhi.
-Hanno rilevato il negozio per poterlo riaprire, ma la spesa era troppo alta. In più, faticano già abbastanza a tenerne uno, con tutta la clientela di Diagon Alley. Così hanno trovato il modo di permettere a noi di raggiungerli, ma è illegale, naturalmente.-
-Naturalmente...- fece lei aggrottando le sopracciglia.
-Svelta- disse prendendole la mano. La trascinò guardandosi attorno dal lato opposto della strada, proprio davanti al 197 di High Street.
Il negozio era completamente scuro, dalle vetrate trasparenti la desolazione faceva a pugni con il colore squillante della facciata, ancora perfettamente verniciata in rosso. Un sottile strato di polvere ricopriva il vetro trasparente, rendendo l'idea dell'inutilità che affliggeva quel luogo tanto amato dagli studenti.
-Vediamo di non farci scoprire- disse poggiando una mano sulla maniglia, e invitandola con un cenno a fare lo stesso. -Sentirai un leggero scombussolamento alla pancia- sorrise poi con malizia, e spinse verso il basso.
Un'improvvisa corrente turbinante li strappò dal marciapiede lastricato ed Hermione sentì un gancio aggrapparsi all'ombelico, strattonandola.
Quando entrarono, il negozio affollato dei gemelli si aprì davanti ai loro occhi, pieno di studenti di Hogwarts e ragazzi usciti dalle scuole. Hermione si voltò verso la porta, sconvolta.
-Ron! Razza di ritardato, quanto ci hai messo?- squillò la voce di Fred da qualche parte in mezzo alla confusione.
-Una passaporta...- sussurrò Hermione incredula, fissando l'anta dalla quale erano entrati.
-Geniale vero?- fece Ron soddisfatto, e si infilò nella mischia per raggiungere il fratello.
-Hai portato anche Hermione, vedo- disse il ragazzo lanciandole un'occhiata, con fare ammiccante come al solito.
-Le ho parlato di Zonko e del vostro progetto di utilizzare il negozio-
-Vero- disse poggiandosi a uno scaffale. -E' stata un'idea di George, non potevamo lasciarvi senza divertimento a Hogsmeade.-
Un paio di ragazzini passarono con delle scatole nascoste sotto alla maglietta, e lui gliele sfilò dall'alto.
-Verity!- gridò, girando la testa verso il fondo del negozio. -Controlla i bambini, sono i più furbi, ricordalo!-
-Avete chiesto il permesso a Silente?- chiese Hermione osservando contrariata quanti ragazzi del terzo anno girovagavano fra gli scaffali.
-Certo che no- fece il roscio alto e secco con una risata -Non potete uscire da Hogsmeade, e non potete smaterializzarvi da nessuna parte. Ma non potreste un sacco di cose che tutti voi e noi prima di voi abbiamo fatto, e nessuno vi obbliga a toccare quella maniglia, se non volete venire qui. Faresti bene a tenere presente questo.- disse lanciandole una frecciatina.
Hermione incrociò le braccia al petto.
-Come sta George?- chiese Ron cambiando discorso, evidentemente poco interessato agli aspetti legali di quella magnifica faccenda.
-Meglio, si dispera di non essere qui. Ma credo che per il prossimo sabato sarà tornato.-
-Hai trovato difficoltà senza lui?- continuò pescando un pugno di caramelle da una scatola su uno scaffale.
-Verity è abbastanza sveglia, se la cava. E quelli sono in vendita- disse strappandogli i dolciumi dalle mani.
-Sono tuo fratello!- protestò infuriandosi. Ma il ragazzo non sembrò dargli importanza.
In quel momento una nuova ondata di clienti fece il suo ingresso dalla porta principale e Fred fu costretto ad accoglierli.
-Fatevi un giro- disse, sparendo oltre gli scaffali.
Ron si voltò verso Hermione, che osservava la confusione con cipiglio severo, e le diede un buffetto sulla guancia. -Cerca di rilassarti, hanno tutto sotto controllo!-
-Lo vedo- fece lei fissando le dita di un bambino infilate
in un barattolo dall'aspetto inquietante.
I corridoi del negozio erano gremiti di gente e spostarsi al loro interno era quasi impossibile. Hermione lesse il nome di alcune specialità Weasley, sempre in voga e vendutissime soprattutto ai loro coetanei: torrone sanguinolento, bacchette trabocchetto, sognisvegli brevettati, tumistreghi e le piume dalla varietà autoinchiostrante, autocorreggente e rispostapronta. Ron gliele indicò con un ghigno, suggerendo che forse avrebbe fatto bene a venire lì a rifornirsi.
-Ti sembra il caso? Tu forse... ma che non ti venga in mente!- lo rimbeccò.
Lui rise, e si inoltrò ancora di più nella mischia.
Rimase indietro, cercando di farsi largo fra gli acquirenti, ma ben presto lo perse, vedendolo allontanarsi. -Ron!- chiamò, cercando di farsi sentire. Il rosso si girò a fine corridoio, sovrastando le teste dei presenti coi suoi ottanta centimetri d'altezza. -C'è troppa gente- gli disse -Ti aspetto fuori.-
Lui sembrò vagamente deluso, ma annuì, facendole segno di raggiungerla a breve.
Infilò il piede in un quadrato di pavimento lasciato libero e sgattaiolò rapidamente fuori, tornando davanti alla porta incantata. Dovevano averla costruita apposta per il passaggio, dotandola di una maniglia identica a quella di Zonko.
Con un gesto deciso la afferrò fra le dita, e spinse in giù.

Fuori l'aria era fresca, il marciapiede silenzioso. Aspirò a pieni polmoni l'ossigeno, sentendosi subito meglio.
Il negozio abbandonato, alle sue spalle, era tornato vecchio e vuoto, e dalle vetrate nulla della turbinosa baraonda che ci si nascondeva aveva lasciato alcuna traccia visibile.


Draco svoltò il marciapiede, scalciando una foglia secca con la scarpa. Il cipiglio cupo, le spalle curve, le mani piantate in tasca lo rendevano estremamente sgradevole, ma per fortuna non c'erano molti a vederlo in quello stato. Si chiese per l'ennesima volta che fine avesse fatto l'amico, se non per ricordarsi un secondo più tardi che era stato lui stesso ad allontanarlo. Era probabile che avesse trovato una compagnia a lui alternativa.
In quel momento intravide una chioma ricciuta dall'altra parte dalla strada, ferma davanti all'insegna di un negozio chiuso. Alzò gli occhi, aggrottato, e si fermò.
Hermione fissava la vetrina scura, come se al suo interno potesse vederci qualcosa di interessante, e gli dava le spalle. Aveva i lunghi capelli ricci sciolti sulla schiena, un cappotto abbastanza lungo e un paio di calze chiare che sbucavano dall'orlo. Rimase a fissarla per secoli, immobile sul marciapiede. Poi scese.
Spostò le pupille sull'annuncio di chiusura affisso al legno dello stipite, inspirando silenziosamente dal naso, quando vide una figura materializzarsi accanto al suo riflesso, sul vetro.
Si girò di colpo, sorpresa di vederlo lì, e lui la osservò dall'alto della sua spanna in più, gli occhi seri.
-Credevo non venissi- disse.
Lui non rispose, continuando a fissarla.
Hermione chiuse le labbra, e si passò una mano fra i capelli.
-Hai lasciato i tuoi amici?- chiese dopo una pausa.
Fece una smorfia. -Ti ho già detto cosa penso degli amici- rispose, e fece un passo di lato togliendosile finalmente da davanti.
-Tu invece? Non avevi un appuntamento?- pronunciò quelle parole con scherno, ma Hermione sapeva che era il suo modo naturale di scherzare.
-E' dentro a... un negozio. Tornerà tra poco.- Riuscì a fermarsi appena in tempo prima di rivelare il traffico dei gemelli, ricordandosi che era segreto - quanto lo poteva essere un argomento conosciuto da mezza Hogwarts e nascosto ai professori - e che Malfoy di certo non nutriva una particolare simpatia per nessuno di loro.
-Davvero ammirevole lasciare una ragazza da sola per andarsene in giro- commentò sarcastico.
-Non è un appuntamento, quindi direi che non ci sono regole- fece lei per tutta risposta.
Malfoy le lanciò un'occhiata ironica, ma non aggiunse altro.
-Vieni con me?- chiese invece con naturalezza.
Hermione sgranò gli occhi.
-Non posso allontanarmi...- esitò -Gli ho detto che lo avrei aspettato qui.-
-E mentre aspetti puoi benissimo fare quello che ti pare.-
Alzò lo sguardo su di lui, che ricambiò con uno alquanto eloquente.
Dopotutto, restare lì fino all'ambigua comparsa di Ron dal negozio sprangato non era un'idea ampiamente migliore.
-Per qualche minuto, però...- concesse titubante.
Malfoy scese dal marciapiede, le mani ancora infilate nelle tasche. Lei si guardò attorno e scese accanto a lui, assicurandosi che nessuno di loro conoscenza fosse per strada.
Il sole illuminava il viale chiaro davanti ai loro piedi, mentre lo percorrevano uno accanto all'altra come due amici. I profili dei negozi con le loro insegne venivano bagnati da quella luce dorata che imitava disperatamente la forza estiva, e cercava di ricordarla degnamente, ma dimenticava qualche zona d'ombra, soprattutto all'imboccatura dei vicoli.
Draco virò presto verso uno di quelli, lasciando il centro illuminato. Hermione lo seguì.
Aveva i lineamenti del viso tirati, come se non fosse completamente tranquillo. Ipotizzò che fosse preoccupato che qualcuno potesse vederli, perciò si stupì che non le dicesse improvvisamente di aver cambiato idea. Portò gli occhi avanti, fissando le botteghe che si affacciavano sulla via secondaria. Draco svoltò di nuovo, a destra di un chiosco. Si chiese dove mai la stesse portando. Sbirciò con un occhio alle proprie spalle, mentre allungava il passo, quando inciampò contro un ostacolo, arrestandosi di colpo. Malfoy si era fermato in mezzo al passaggio, e si era voltato.
Alzò gli occhi sul suo volto pallido, stranita. Lui la fissava con espressione seria, mentre i capelli biondi gli striavano parte delle iridi grigie.
Fece per chiedergli che cosa avesse, con quell'aria tesa, quando lo vide fare un passo e bloccarle le spalle, prima di chinarsi avanti e stamparle un bacio sulle labbra.
Sentì una fitta piegarle l'addome, mentre le gambe persero la capacità di sostenerla e barcollò indietro. Draco la spinse contro il muro del vicolo e avventò una mano sul suo fianco, per sorreggerla, mentre con la bocca spinse sulla sua come se volesse aprirgliela a forza. Percepì le proprie labbra schiudersi, senza che fosse stata lei a deciderlo, e il corpo del ragazzo premere contro il proprio come se avesse voluto entrarle dentro, o schiacciarla contro i mattoni. Malfoy baciò la sua bocca come se fosse stata una ciliegia da mangiare o una caramella da cui succhiare via tutto il succo, poi si staccò e affondò il viso nella nuvola dei suoi capelli, contro la sua spalla.
Impietrita, avvertì il cuore martellare confuso contro lo sterno, le gambe tremanti, le guance bollenti e la schiena in fiamme, senza riuscire a muoversi. Con gli occhi sgranati, fissava la parete di fronte, non potendo distinguere con nitidezza quali mattoni finissero dove e quali altri iniziassero dopo. Lui continuò a stringerla finchè non parve essersi calmato, e rialzò la testa per guardarla negli occhi.
Il suo sguardo era liquido, come in camera sua, come sopra all'albero, le iridi lucide, le gote rosa. Aveva le labbra schiuse, come se gli servisse aspirare dalla bocca per respirare.
Ricambiò quello sguardo con l'annebbiamento e la sensazione di vertigine di un folle, quando un grido in lontananza arrivò danzando fino alle sue orecchie, colpendole i timpani.
Ricordò di aver lasciato Ron dentro al negozio, e di avergli detto di aspettarlo fuori. Sentì il suo nome echeggiare per le vie fino a lì, senza riuscire a muoversi dal muro. Draco passò le pupille da uno all'altro dei suoi occhi, agitato, e si allontanò da lei, staccando la pelle dai suoi vestiti.
-Vai- le disse -Prima che diventi più rosso dei capelli.-
Lo fissò sconvolta, incapace di articolare una parola. Il suo tono era stato sicuro, ma qualcosa nella voce aveva tremato, come se fosse stata liberata da una gola che non parlava da giorni. Si rimise dritta, sentendo le mani fremere e le ginocchia sorreggerla per miracolo. Draco la fissò in silenzio con la pelle ancora viva, gli occhi crepitanti, e lei si girò verso il vicolo da cui erano arrivati, piantandolo lì.
Ron si aggirava agitato per i marciapiedi del viale, affacciandosi alle vetrine di tutti i negozi per cercare di trovarla. Si gettò sulla strada correndo, il fiato corto.
-Ron!- esclamò, e lo vide girarsi sorpreso.
-Hermione!- gridò, raggiungendola trafelato. Il suo sguardo era duro, sembrava essersi arrabbiato.
-Dove diavolo ti eri cacciata, credevo di trovarti lì!-
-Scusami...- balbettò -Non arrivavi, e così ho pensato...-
-Mi avevi detto che saresti rimasta ad aspettarmi!- la interruppe.
Lo guardò spiazzata.
-Hai ragione, scusa... Non volevo farti arrabbiare-
Il rosso voltò la testa dall'altra parte, stringendo la mascella.
-Non devi preoccuparti così per me- gli disse perplessa -Non sono una bambina.-
-Cosa c'entra?- fece lui rigirandosi -Io mi preoccupo... per te.- Lo vide arrossire leggermente sotto agli occhi, ma pensò che fosse normale, data l'arrabbiatura.
-Non sparire più in questo modo- aggiunse -Almeno non senza avvertire.-
Annuì, deglutendo a bocca chiusa.
La via sembrava di nuovo essersi riempita di gente, e ormai l'orario del tramonto era vicino.
-Fred ha chiesto se te la fossi presa per la storia della passaporta- disse 
riprendendo a camminare. Sembrò voler chiudere la discussione, per non irritarsi oltre. -Credeva te ne fossi andata per quello.-
-Oh no- fece lei, stupita.
-Gliel'ho detto, ma ha voluto assicurarsene comunque. Vedi, ci tiene al tuo parere.-
Hermione non rispose, improvvisamente distratta per prestare sufficiente attenzione a quello che diceva. Lui continuò a parlare finchè non si fermò in mezzo al viale, fissandola da dietro.
-Ha detto anche che devi tenerci a me, per aver accettato di utilizzarla.-
Hermione sentì appena quella frase. -E penso che in fondo sia stata una buona idea passare questa giornata insieme.-
Non capì, e lui la afferrò per il gomito, facendola voltare. Hermione vide i suoi occhi fissarla dall'alto con un leggero imbarazzo, come se dovesse dirle qualcosa.
-Non sono molto bravo con queste cose- lo sentì dire, mentre si grattava con una mano la nuca. -A parole faccio sempre un casino.-
Corruggò la fronte, confusa. Lui ciondolò sui piedi, indeciso, poi chinò la schiena, e lei visse quei cinque secondi come un déjà-vu incredibile, tirandosi improvvisamente indietro.
Ron si fermò, sentendo il suo braccio sfuggirgli di mano.
-Che cosa..- lo guardò sconvolta, a occhi sbarrati. -Che stai facendo?!-
Arrossì, sentendosi a disagio.
-Volevo parlartene prima di andare via, ma il tempo è volato, e non so mai come aprire il discorso.-
Lei lo fissò scioccata.
-Mi piaci- sputò infine semplicemente.
Fu come se un pietrificus l'avesse colpita alle spalle, gelandola.
-Ho tentato di fartelo capire in tutti i modi, ma in queste cose bisogna essere chiari.-
Non rispose, gli occhi spalancati sul suo volto.
Lui la guardò chiaramente in difficoltà; forse si aspettava che avrebbe detto qualcosa, che avrebbe reagito diversamente.
Mandò giù il groppo che le si era formato in gola, stringendo le labbra.
-Cosa significa- riuscì solo a dire, strozzata.
Lo vide abbassare gli occhi sulle scarpe, incurvando le labbra in un sorriso tirato. -Non credo ci possano essere tante interpretazioni- commentò.
Sentì lo stomaco attorcigliarsi violentemente dentro alla pancia, tirando le budella come se avesse voluto strizzarle. Un senso di nausea e di vertigine la prese alla testa e lei indietreggiò sul viale dorato.
-Io...- sentì le ginocchia tremare, come se fosse sul punto di uno svenimento.
-Devo andare via- disse. Il viale attorno a lei si deformò inspiegabilmente venendole addosso. -Non mi sento bene.-
Il ragazzo la guardò preoccupato, alzando una mano per prenderla.
-Scusami- disse lei allontanandosi -Veramente.-
La vide girarsi, ormai distante di qualche passo, e spiccare una corsa improvvisa. Impietrito, incredulo e confuso rimase a guardarla sparire, in mezzo al viale affollato.








.....

Ho paura a chiedervi cosa ne pensiate.
L'ho tirata talmente per le lunghe che mi sembra impossibile essere arrivata finalmente a questo capitolo. Dio, che peso! Forse non era la scena che vi aspettavate... ma ho tentato di mantenermi il più fedele possibile ai personaggi. E poi odio il miele, non so se si è capito.

Annotazioni
Scrivenshaft: situato nella High Street di Hogsmeade - la strada principale -, è una cartoleria per maghi, dove si possono comprare piume, inchiostri e calamai. Viene citato in H.P. e l'Ordine della Fenice, quando Hermione, accompagnata da Harry e Ron, dopo la riunione alla Testa di Porco per fondare l'Esercito di Silente, ci va per comprarsi una piuma nuova.

Zonko: negozio di scherzi magici situato sempre sulla stessa strada, da cui Lupin dice provenire la Mappa del Malandrino, per ingannare Piton che l'ha trovata in mano a Harry. Chiuso per ragioni ignote all'inizio del sesto anno, diviene mira dei gemelli Weasley, che pensano di rilevarlo. Nel libro, rinunciano a questo proposito quando il villaggio viene chiuso agli studenti di Hogwarts per ragioni di sicurezza.

Per il personaggio di Ron, ma anche per quello di Harry, mi sono ispirata più al carattere del libro, piuttosto che a quello dei film. Non so se è solo una mia impressione, ma le due versioni dei caratteri sembrano essere differenti, forse perchè influenzate dagli attori che li interpretano. Sono entrambi troppo mosci nel film, leggendoli appaiono invece più irrequieti.

Per le lezioni di piano ammetto che tutto quello che scrivo è puro frutto della mia fantasia, non studio pianoforte ma canto, e quelle poche regolette sono quelle che mi passa pour parler la mia insegnante mentre suona durante le lezioni.


Ringrazio Lullabyx, barbarak, germana e PrimrosePotter69 - che ha incredibilmente commentato ogni singolo capitolo di questa fiction pur avendola scoperta solo ora! - per aver recensito l'ultimo capitolo, sono sempre felice di leggere i vostri pareri, non è una cosa scontata, anzi, è la maggior gratitudine che si possa ricevere dal pubblicare online.

Un bacio a tutti quelli che leggeranno, commenteranno e continueranno a seguire. Vi do un arrivederci al prossimo mese, sperando di aggiornare anche prima.


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