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Autore: kamy    19/05/2015    0 recensioni
Prima di morire Peggy Carter ha reso Steve partecipe del suo più terribile segreto.
Partecipa alla fanfiction challenge II.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anche solo chi legge.

Cap.1 La morte di Peggy

"Mr. Stark, cosa ci fa qui?" domandò Steve. Ticchettò con la punta delle scarpe scure contro la porta, osservando Tony sull'uscio. Il miliardario indossava uno smokin nero. Rogers gonfiò il petto stretto dalla giacca verde militare. Indossava dei pantaloni e una camicia dello stesso colore.
Tony avanzò, camminò nella stanza e raggiunse il divano.
“È un'occasione speciale e nemmeno mi inviti ad entrare?”.
Steve indietreggiò e gli indicò la casa. "Entra pure, sono solo tornato da una cerimonia ufficiale" rispose atono con la voce arrocchita. Dietro di lui c'era un piccolo corridoio con delle librerie di legno ai lati e una serie di ninnoli di ceramica davanti ai tomi.
Tony si sedette, accavallò le gambe fasciate dai pantaloni neri.
“Tu di che tipo?” chiese.
Steve superò una pendola, raggiunse il divano e si accomodò appoggiando le mani sulle gambe e si voltò a guardare un grammofono.
"Funerale" rispose con voce flebile.
Tony strinse le labbra, gli poggiò la mano sul ginocchio.
“Qualcuno del tuo vecchio gruppo?” chiese.
Steve annuì, si voltò a guardare lo scrittoio al suo fianco concentrandosi su un paio di libri e i suoi occhi di venero lucidi.
"Tu?" chiese. Mise le mani sul divano in mezzo alle gambe, stringendo una con l'altra.
Tony si passò il dito nel colletto, alzò gli occhi verso il soffitto.
“A quanto pare, per i quarant'anni, la mia famiglia riceve una qualche onorificenza dall'esercito”.
Scrollò le spalle, diede qualche pacca alla gamba di Steve.
“Non so di che si tratti, ma credo che mi divertirò più o meno quanto te”.
Steve abbassò di più il capo, il suo viso era ricoperto di rughe d'espressione.
"Cosa vuoi?"domandò stancamente.
Tony strofinò le mani tra loro.
“Un consiglio. Da un amico” ammise.
Si voltò, inspirò ed espirò.
“Devo decidere. Posso non presentarmi, essere il solito ragazzino che fa quel che vuole senza rispetto e causare un sacco di guai a tutti o...”.
Allargò le braccia, facendo oscillare le maniche dell'abito elegante.
“... O questo”.
Steve alzò lo sguardo, aveva gli occhi rossi.
 "Dirò il consiglio che tuo padre non ha mai ascoltato. Trovati una terza scelta" rispose con voce roca. Riabbasso il capo e strinse le mani fino a far sbiancare le nocche. "La tua". Aggiunse.
Tony lo guardò, batté le palpebre.
“Credi che la prima opzione non sia quello che voglio io?” domandò, piano.
Sorrise sarcastico, mosse il capo a destra e sinistra.
“Mi conosci meglio di quanto credessi”.
Steve si abbassò ancor di più, si guardò accanto al piede e vide una ciotola nera appoggiata per terra. La luce soffusa entrava dalla finestra dietro di lui e uno spiffero d'aria faceva tremare di poco le pesanti tende grigio chiaro. Steve sospirò, si portò le mani alla cravatta arancione e la strinse.
Tony lo guardò, gli poggiò la mano sul ginocchio e socchiuse gli occhi chinandosi in avanti.
“Avanti. Perché pensi che nessuna delle due opzioni sia quello che voglio?”.
Steve gli mise una mano su quella di lui appoggiata sulla gamba.
"Hai molto da offrire" sussurrò.
Tony poggiò la propria mano su quella dell'altro, socchiuse gli occhi.
“Né ragazzino arrogante né Stark perfetto? Il tuo suggerimento è fare qualcos'altro, qualcosa che non si aspettano?”.
Ridacchiò, sorrise dolcemente.
“Sembra l'opzione fatta apposta per me!”.
"Dammi qualcosa di cui leggere domani sul giornale"sussurrò Steve. Gli lasciò la mano e si alzò in piedi.
Tony lo guardò, fissò il pavimento e socchiuse gli occhi.
“Tipo ‘genio, miliardario, playboy, filantropo, super-eroe non si presenta al suo quarantesimo compleanno, ma invece è andato a evitare una guerra in Vietnam per sport’?” disse per scherzare.
"Ti accompagno alla porta" sussurrò Steve, avanzando.
Tony allargò le gambe rimanendo seduto.
“No, eh?” chiese.
Sogghignò, piegò il capo all'indietro.
“Ti sto chiedendo un consiglio. Potresti anche darmene di comprensibili”.
"Vieni a chiedermi consiglio in un momento di confusione, Stark" risposta Steve. Raggiunse la porta e gliela aprì.
< C'è troppo di cui non voglio parlare con te, adesso > pensò.

Peggy strinse le mani di Steve, tossì convulsamente piegandosi in avanti; aggrottò la fronte rugosa alzando il capo.
"C'è una cosa che non ti ho mai detto".
La testa le girava e vedeva appannato, Steve le sistemò i cuscini sotto la testa passandole una mano tra i capelli bianchi.
"Peggy" sussurrò.
Peggy tossì più forte, le iridi erano liquide e deglutì.
"Mio figlio... tu lo conosci" disse rauca.
Steve tirò su con il naso, prese un bicchiere d'acqua avvicinandolo alle labbra di lei. Peggy lo scostò, inspirò e rizzò le spalle.
"Tony... Tony è mio figlio".
Steve aggrottò la fronte, posò il bicchiere.
"Cosa...?".
Peggy tossì più forte, si massaggiò in mezzo al seno deglutendo.
"Tony Stark... è mio figlio" mormorò.
Strinse convulsamente le mani di Steve, lui sgranò gli occhi.
"Non è possibile" disse.
Peggy rise tra i colpi di tosse, piegò il capo di lato.
"Sei sempre...".
Si adagiò tra i cuscini, chiuse gli occhi.
"Steve..." mormorò.

Tony sbuffò, si stese sul divano e guardò il soffitto.
“Beh, se non fossi nei guai non chiederei consiglio, non credi?.
"Parlavo per me. Ieri notte è morta Peggy" spiegò Steve.
Tony batté le palpebre, strinse le labbra e si alzò. Poggiò la mano sulla spalla di Steve.
“Mi dispiace. Davvero”.
Una lacrima rigò la guancia di Capitan America.
Tony sospirò, si tolse un fazzoletto dalla tasca del completo e lo tirò contro il viso del soldato.
“Su, su. Se fai così non riesco a prenderti in giro” si lamentò. Steve indietreggiò guardando la porta aperta.
Tony roteò gli occhi.
“Puoi continuare, non mi muoverò di qui. Lì fuori c'è gente che mi vuole ad una cerimonia, qui dentro uno pseudo-amico a cui è morta una persona cara. Indovina dove devo restare?”.
Steve si strinse la spalla e si voltò, dandogli le spalle. Si sentivano bassi i suoi singhiozzi.
Tony sospirò, gli poggiò una mano sulla spalla mettendogli il capo sull'altra.
“Ehi, ehi. Va tutto bene” sussurrò.
"Preferisco restare solo" ribatté secco Steve, con voce roca. S'irrigidì, raddrizzando la schiena.
Tony gli accarezzò la spalla, premendogli il mento sull'altra.
“Sì, neanche tu mi sei simpatico. Ma sono dannatamente sicuro che faresti la stessa cosa per chiunque, perfino me” disse.
"Non è per te, ma un uomo ai miei tempi non poteva mostrare il dolore" rispose Steve. Si passò la mano sul viso, rimanendo rigido.
Tony gli strinse la spalla, addolcì lo sguardo sorridendo appena.
“Anche di questi tempi non è ben visto, ma prometto che non lo dirò a nessuno” sussurrò.
Strofinò le gambe tra loro, mugugnò.
< Anche se avevo i miei guai con questa stupida faccenda Stark >.
Steve si massaggiò il petto all'altezza del cuore e fissò Tony con gli occhi liquidi e arrossati.
"Grazie" biascicò con voce rauca.
Tony si morse l'interno guancia, gli accarezzò le spalle piegandosi in avanti; la cravatta ondeggiò sulla camicia bianca.
“Non ero qui per questo, ma posso restare, se vuoi”.
"Continuo a preferire l'idea di rimanere solo" mormorò Steve. Chiudendo gli occhi e inspirando l'odore di Tony.
Tony accennò un sorriso, lo strinse.
“Ehi, ho compiuto quarant'anni, non smesso di essere una piaga per l'intera umanità” sussurrò.
Steve sorrise a sua volta.

  
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