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Autore: Bryluen    04/06/2015    2 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Federica aveva dormito come un sasso. Nessun sogno aveva turbato il suo riposo. La più nera oscurità l'aveva condotta in una dimensione di profonda incoscienza. Dopo due lunghe notti insonni era proprio ciò di cui aveva bisogno: riposo assoluto, senza alcun pensiero, senza alcun ricordo. Senza dolore. Il suo corpo era pesante, come anestetizzato, si sentiva intontita, ma stava stranamente bene, come se galleggiasse nell'acqua a peso morto. Si svegliò per l'insopportabile solletico alla fronte, cercò di grattarsi, ma invece della pelle trovò un post-it giallo con la grafia del padre.
"Siamo in spiaggia. Abbiamo provato in tutti modi a svegliarti. Abbiamo evitato solo l'acqua gelata perché tua madre non voleva dover asciugare il pavimento. Quando torni dal regno dei morti facci uno squillo."
Non c'era niente da ridere. Quale tara mentale aveva spinto il genitore ad appiccicarle un foglietto in fronte? Non fosse stato per quel pezzetto di carta sarebbe stata ancora beatamente addormentata. L'appallottolò e lo getto via, ma si rialzò subito sentendo un boato provenire dal suo stomaco. Il crampo fu tanto forte da farle portare le mani al busto e costringerla a scattare in piedi. Non ricordava nemmeno più quando avesse mangiato per l'ultima volta. Sicuramente non a cena, aveva detto di non avere fame, aveva letto quasi un intero libro, chiusa in camera sua, e poi si era addormentata. E a pranzo? Aveva mangiato qualcosa a pranzo? La sua mente era come annebbiata, tentava inutilmente di mettere a fuoco i fatti del giorno precedente, ma qualcosa dentro la sua testa si rifiutava di funzionare. Probabilmente sarebbe stata così se fosse stata sbronza, ma aveva bevuto solo coca-cola annacquata. Allora perché stava male?
Andò in cucina senza neanche mettersi le pantofole. Lo smalto arancione si era sbeccato sull'alluce e chissà perché quel colore iniziava a non piacerle più. Rischiò di andare a sbattere contro la porta chiusa, ma si salvò in tempo. L'ultima metà del ciambellone fatto da sua madre troneggiava sul tavolo della cucina, insieme alla sua tazza preferita. Il ciambellone era alla vaniglia, con gocce di cioccolato. Ricordava di averne assaggiata una fetta. In realtà sapeva di averne sbriciolata buona parte per terra, durante il pomeriggio, mentre parlava con Sveva. Ma di che avevano parlato?
Fu un solo terribile secondo, ma fu sufficiente perché recuperasse la memoria su ogni cosa del giorno precedente. Il litigio col fratello, la speranza di vedere Dante e poi l'averlo visto davvero, sì, ma abbracciato a un'altra. Ecco perché si sentiva tanto confusa, la tristezza cercava di emergere, anche se era tenuta a bada da una rabbia cieca. Quel maledetto pallone gonfiato l'aveva illusa, uscendo con una barbie dai capelli mezzi rosa, mentre stava con lei e le giurava di amarla.
 Si sedette e si versò del latte freddo, ma quel colore non fece altro che ricordarle la pelle ancora stranamente chiara di Dante. Lei ne conosceva l'esatta sfumatura. Aveva accarezzato e assaporato quasi ogni parte di quel corpo d'alabastro, forte come il marmo ma caldo come la sabbia d'estate, quando il sole è a picco. Chiuse gli occhi cercando di evitare che le immagini dei rari momenti di intimità l'assalissero. Non si era mai sentita così, ma con Dante perdeva ogni inibizione, era come esplorare una zona vietata, sai già di star infrangendo delle regole, eppure ti senti assolutamente libera. E lei si era sentita esattamente così, priva di ogni legame se non quello con il ragazzo che la teneva stretta, che le sussurrava parole dolci, mentre le sue mani memorizzavano ogni centimetro del corpo di lei. Arrossì violentemente e si guardò intorno, anche sapendo di essere sola. Il solo fatto di evocare certi pensieri proprio in una stanza che condivideva tanto spesso con i genitori, la faceva sentire timida come in realtà non era. Era stata molto discreta e aveva fatto in modo che quei preziosi momenti di solitudine non accadessero mai in casa sua, era terrorizzata alla sola idea che i suoi la scoprissero, perciò quando il campanello suonò all'improvviso lei lasciò cadere la tazza, che non si ruppe, ma rovesciò tutto il latte sul tavolo.
-Che abbiano un radar anche per i pensieri a luci rosse?- Si diede della sciocca, perché se suo padre avesse davvero avuto un potere simile allora l'avrebbe segregata in una stanza senza finestre da almeno tre anni, più o meno da quando aveva scoperto l'esistenza di Christian Bale. Si fiondò alla porta, senza curarsi di pulire la cucina. -Chi è?-
-Sono Sveva, apri!-
-Che ti è successo?- gridò aprendo la porta. L'amica aveva un foulard sui capelli, che le scendeva fin sotto al collo, e gli occhi coperti da grandi lenti scure. -Sembri una diva del cinema anni '60.-
-Fai meno la spiritosa- la redarguì Sveva, togliendosi il travestimento anti-ansia genitoriale, entrando in casa. -Non so tu, ma io stanotte non ho chiuso occhio e non volevo farlo notare ai miei.-
-Eh...ognuna ha i propri segreti...-
-Che hai detto?-
-Che ho dormito a meraviglia!-
-Beata te. Ma che è successo qui in cucina?-
-Senti miss perfettina, è colpa tua. Se non avessi suonato all'improvviso io non avrei rovesciato il latte! Quindi ora pulisci tu!-
-Io? Ma se sono appena arrivata!- Sveva ignorò quel comando assurdo, prese l'amica per mano (non prima che Federica afferrasse il ciambellone rimasto sul tavolo) e la trascinò in camera sua. -Devo assolutamente parlarti, è una cosa davvero urgente.-
-Allora parla.-
-Ti sei sbagliata su Dante. Non ti ha tradita. Ecco, non posso spiegarti proprio tutto, ma con quella ragazza non c'è niente. Lui è solo un suo cliente.-
-Cliente? Allora quella è una pros...-
-Ma che dici!? No, Ester ha un negozio di articoli da regalo in un paese vicino. Dante, ehm...voleva farti una sorpresa.-
-Sì, come no. Scommetto che ti sei bevuta ogni baggianata che ti ha detto.-
-No, ho visto i regali che ti ha ordinato. E poi c'è un'altra cosa...-
-Allora?- Le sopracciglia di Federica schizzarono in alto, mentre lei assumeva un'espressione sempre più scettica.
Sveva le allungò il cellulare, con le foto di Ester e della sua fidanzata. Quella mattina ne aveva ricevuta una ancora più inequivocabile, tanto per assicurare a Federica che non aveva nutrire alcun timore per Ester.
-Sto vedendo quello che penso?- chiese, balbettando appena. La verità faticava a farsi strada nella sua mente. Tutta la rabbia che aveva accumulato in quelle ore minacciava di rompere le dighe e svanire, lasciandola sola e ancora più confusa di prima. Forse era stata ingiusta, forse aveva sofferto per sue mere paranoie, di cui Dante non aveva alcuna colpa, anzi, voleva solo essere carino. Era stato gentile, come sempre. Le stava comprando dei regali, o qualunque altra cosa assurda stesse facendo non contemplava il tradimento. Sofferenza inutile.
-Un bacio saffico? Sì, è proprio quello che stai guardando.- disse Sveva, con voce neutra.
-Queste due sembrano ancora più assatanate di me e Dante.-
-Risparmiami i particolari, ti prego. Comunque, tu e Dante avrete tutto il tempo di recuperare e battere anche il loro record del bacio più passionale dell'estate.- Riprese il cellulare, sorridendo allo schermo vuoto, come se potesse vedere un enorme sorriso spuntare sul viso dell'amico. Gli aveva promesso di sistemare le cose almeno per loro, e sembrava esserci riuscita. Ma quando sollevò lo sguardo tutta la sua euforia svani. - Adesso perché piangi?-
Federica si era raggomitolata su se stessa, abbracciandosi le ginocchia e singhiozzando disperatamente. -Sono stata una stupida!-
Sveva si avvicinò e la strinse, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla, confortandola proprio come il giorno prima. -Siamo tutti stupidi quando siamo innamorati. Alcuni lo sono anche senza essere innamorati, ma questo è un altro discorso. Quello che conta è che puoi tornare a essere felice. Hai un ragazzo che ti ama alla follia, e anche tu lo ami tanto, altrimenti non saresti stata così male.-
-Ma lui sarà arrabbiato...- mormorò, senza il coraggio di guardare l'amica. L'unica cosa che le veniva in mente erano gli occhi di Dante e le sue mani quando l'accarezzava. L'avrebbe tenuta ancora tra le braccia, l'avrebbe guardata ancora come se fosse la più bella del mondo?
-No, non lo è. Era atterrito all'idea di averti fatta star male. Vuole solo la sua Federica.-
-Sai Sve, proprio stamattina ero convinta che non ci sarebbe stato più niente tra noi, che avrei dovuto dimenticarlo...e invece! Sono così felice, io mi metterei a urlare o a saltare o entrambe le cose insieme!-
Risero entrambe, abbracciandosi. Federica sembrava aver seppellito tutta l'angoscia in un angolo remoto del proprio cuore, pronta a liberarsene definitivamente una volta tornata con Dante. Perché tutto fosse perfetto ci voleva il bacio del vero amore. Accidenti, stava diventando una vera romantica! Ma quello era tutto merito di Dante, soltanto lui riusciva a farla sentire tanto libera da poter essere anche incoerente, da poter essere qualunque cosa desiderasse. Sì, cavolo, lo amava. Lo amava davvero tanto. Con tutte le sue mancanze, con i suoi modi un po' rudi, i suoi sorrisi contagiosi e i suoi abbracci confortanti. Era perfetto e lei non avrebbe mai più messo in pericolo il loro rapporto.
Si potevano provare tante emozioni in un così poche ore? Solo il giorno prima credeva che l'amore fosse solo una finzione, che non esistesse nessun sentimento reale, che i gemelli fossero solo degli imbroglioni...
Sgranò gli occhi e si coprì la bocca, soffocando un gemito. Vergil!
Se si era sbagliata su Dante, che conosceva così bene, poteva essersi sbagliata anche su di lui?
-Che c'è, che ti prende ora?- le chiese Sveva, visibilmente preoccupata.
-Niente, è che mi chiedevo...insomma io sono qui che festeggio e non ti ho chiesto nemmeno tu come stai...Cioè, niente di nuovo con Vergil, vero?-
Sveva evitò il suo sguardo, abbassando la testa. -Lasciamo stare.-
Federica notò solo in quel momento gli occhi arrossati dell'amica. Forse non aveva dormito, ma aveva pianto un bel po'. -No, raccontami.-
-Davvero, non voglio pensarci. L'importante è che almeno una di noi due abbia il finale che le spetta. Avevi ragione sai, lui proprio non fa per me.-
-Lui non fa per te?- Federica aveva notato che quelle erano le stesse parole che aveva usato lei il giorno prima...allora Vergil era andato a dirglielo? -Spiegati, ti prego.-
-Perché dobbiamo rovinarci la giornata?-
-Perché tu ieri hai ascoltato me...-
-Tu ieri hai dato di matto. Senza offesa, ma ti eri immaginata tutto. Per me è diverso.-
-Non farmi morire dalla curiosità!- la pregò Federica, mentre divideva il ciambellone e la guidava di nuovo verso la cucina, mettendo del caffè sul fuoco. Anche se lei era talmente agitata da desiderare una camomilla. La felicità per aver fatto pace con Dante, unita alla strana sensazione di averci litigato, averlo lasciato ed esserci tornata senza neanche parlargli, erano un mix che si stava rivelando letale, dovendolo miscelare anche con il terrore di aver combinato il guaio peggiore della propria vita.
-Ieri Vergil è venuto da me, era molto strano, sembrava calmo ma si intuiva che dentro era furioso. Sai com'è lui quando si arrabbia...-
-Sì, quell'aspetto da quiete prima della tempesta mi ha sempre messa a disagio. Continua.-
-Gli ho detto che lo amo.-
Federica sputò un pezzo di dolce. -Che cosa?-
-Me l'aveva chiesto lui!- si difese Sveva, vedendo l'amica impallidire. -Dopo avermi fatto dire cosa provassi esattamente per lui, mi ha baciata.-
-Di nuovo...- Federica si morse la lingua, cercando di stare zitta, altrimenti Sveva non avrebbe mai finito il racconto e lei sarebbe rimasta sulla graticola.
-Sì, ma stavolta è stato diverso. Dopo ha preso il cellulare e mi ha mostrato un sms, che sembrava avessi scritto io. Ma non sono stata io!- Sveva si accasciò contro lo schienale della sedia, nascondendosi il volto tra le mani.-Non so come sia possibile, ma sembra che io abbia scritto a Ettore un messaggio, e Vergil è andato su tutte le furie. Mi ha dato della bugiarda e ha detto che non avrebbe più perso tempo con me.-
Federica salvò il caffè appena in tempo, ma ormai aveva capito che nessuna delle due l'avrebbe bevuto. Lei era agitatissima e Sveva stava già singhiozzando dall'altro lato del tavolo. La sua migliore amica era a pezzi e lei non sapeva cosa fare. Vergil era stato molto duro con lei. Sì, si era sentito ingannato, ma questo non gli dava diritto di farle del male, no? O forse sì. Però non era lui il vero colpevole di tutto quel pandemonio.
Per un solo istante pensò a lui, si chiese come stesse. Era una persona che raramente mostrava le sue debolezze, ma per aver fatto una scenata doveva essere davvero fuori di sè. Ci aveva visto giusto. Vergil era interessato a Sveva, se ne era innamorato e non aveva resistito all'idea di averla persa.
-Tesoro guardami, vedrai che andrà tutto bene.- Federica massaggiò la schiena di Sveva, che continuava a piangere senza alzare nemmeno lo sguardo.
-Non è possibile.-
-E invece si aggiusterà tutto, proprio come è successo tra me e Dante.-
-Smettila di illudermi!-
-Sveva guardami. Io ti devo dire una cosa...-

Federica si sentiva terribilmente in colpa per ciò che aveva fatto. Pur mossa dalle migliori intenzioni aveva combinato un vero casino di cui non era lei a pagare le conseguenze. Camminava con le spalle curve e le mani affondate nelle tasche dei pantaloncini, senza curarsi delle signore che spintonava distrattamente. La festa del paese era imminente, le bancarelle affollavano le strade e i profumi di caramelle e dolcetti si facevano sempre più intensi, ma lei non si sentiva in sintonia con quello spirito allegro. Perfino la gioia di riavere Dante non riusciva a rianimarla. C'era una piccola parte del suo cuore che faceva le capriole e cantava a squarciagola, con la voglia matta di correre da lui, abbracciarlo e pregarlo di non lasciarla mai più, ma per tutto il resto si sarebbe presa a schiaffi.
Sveva l'aveva ascoltata senza dire una parola, dapprima non credendo alla sua strampalata versione dei fatti, l'aveva fissata quasi senza vederla, cercando di ricostruire il quadro degli ultimi giorni. Quando aveva compreso la vera dinamica dei fatti era esplosa, rompendo il silenzio con parole piene di veleno e rabbia. Federica non l'aveva mai vista tanto scossa, aveva cercato di calmarla, anche se era stato del  tutto inutile, le aveva  promesso di rimettere a posto le cose, di ricucire gli strappi che aveva creato, ma la sua amica aveva voltato le spalle e se ne era andata, lasciando una frase a metà e sbattendo la porta. Adesso non sapeva nemmeno dove fosse e la consapevolezza di averla ferita la faceva stare male. Federica aveva riavuto tutto ciò che credeva perso: la fiducia in Dante, adesso che aveva scoperto di non essere mai stata tradita; la propria autostima, e la speranza di un vero lieto fine. Tutte cose che, invece, aveva sottratto a Sveva. C'era un solo modo per rimediare: parlare con Vergil.
Deglutì pensando alla reazione che avrebbe potuto avere l'abino una volta saputa la verità. Sarebbe certamente andato su tutte le furie. Entrò nell'albergo e si infilò direttamente nell'ascensore. Fece un respiro profondo e si guardò allo specchio. Non aveva mai permesso a nessuno di incuterle timore, e di certo non avrebbe iniziato con l'avere paura di Vergil.
Trovò la sua stanza e bussò, ma lui aprì solo dopo parecchi colpi. Era meno impeccabile del solito, spettinato e con la camicia sbottonata.
-Che cosa vuoi?-
-Ti devo parlare.-
-Ho di meglio da fare che stare ad ascoltati. E poi l'ultima volta che abbiamo discusso mi pare sia finita male.-
-Non fa niente. Devi ascoltarmi comunque- disse Federica, oltrepassandolo e sedendosi alla sua scrivania.
-Vuoi che mio fratello ti trovi qui e pianti un altro casino? Ti avverto che non sono in vena di essere messo in mezzo.-
-Lascia stare Dante, devo parlarti di Sveva.-
Vergil la fulminò con lo sguardo, tornò alla porta e la spalancò. -Vattene.-
-Non lo farò.-
Per un lungo istante nessuno dei due si mosse. Si fronteggiarono senza parlare, guardandosi dritto negli occhi e misurando la forza dell'avversario. Federica strinse i braccioli della sedia tanto forte che temette di deformarli, ma erano il suo unico appiglio per non fuggire via da quella stanza dove, chiaramente, non era la benvenuta. Non che lei avesse davvero voglia di restarci, ma purtroppo doveva farlo. Si era divertita giocare con il fuoco e ora le toccava scottarsi, sperando di non rimetterci tutte le penne. Vergil le appariva calmo come una statua di marmo, rigido e immobile davanti all'entrata. Sembrava il guardiano degli inferi. Avrebbe detto che fosse impassibile, ma qualcosa nella piega della bocca e nello sguardo ridotto a una fessura le faceva capire che stava tentando di trattenere il livore.
-So che sei arrabbiato.-
-Tu non sai proprio niente.-
-E invece so molte cose. In realtà sono l'unica a sapere come siano andate davvero le cose e sono qui per raccontartelo. Io ho combinato un casino e siete stati tu e Sveva a rimetterci. Mi dispiace.-
-Che stai dicendo? Tu non c'entri niente. La tua amica è una piccola bugiarda e non voglio più sentirla nominare.-
-Parli così solo perchè ti ho manipolato, ma Sveva non ne sapeva niente.-
-Ma di che cavolo stai parlando?- Vergil rimaneva con le spalle alla porta, le braccia conserte e l'espressione contrariata.
-Di Ettore.-
-Quello stronzo può prendersela a quando vuole. Gliela lascio con piacere.-
-"Quello stronzo", come lo chiami tu, non esiste. Abbiamo un compagno di classe che si chiama così, ma Sveva non lo sente da mesi.-
-Mi dispiace ricordartelo, ma ho visto i messaggi che si sono scambiati, appena qualche ora fa.-
Federica lanciò il proprio cellulare a Vergil. Non aveva dubbi che l'avrebbe preso al volo, come fece. -Guarda nella posta inviata della seconda scheda.- Aspettò qualche minuto e quando lo vide aggrottare le sopracciglia ricominciò a parlare. -Ho un dual sim, ma non avevo mai usato il secondo numero quindi nessuno lo conosceva, nemmeno Sveva; non avevo nemmeno inserito la scheda nel telefono prima di qualche settimana fa.-
-Non capisco...-
-Quel giorno sul molo ti ho mentito. Ormai avevo capito il tuo interesse per Sveva e ho pensato che con una piccola spintarella ti saresti finalmente fatto avanti. Quando hai fatto quella battuta sul suo scarso successo coi ragazzi mi si è accesa la lampadina. Se ci fosse stato un rivale tu ti saresti ingelosito! Così ho inventato Ettore.-
-Ma se hai detto che conoscete uno che si chiama così!-
-Sì, ma come stai vedendo i messaggi li ho mandati io. E non sono falsi, se ti ricordi al cinema gli sms di Ettore arrivavano sempre quando io ero in bagno. E ti assicuro che non soffro di incontinenza!-
-Sul cellulare della tua amica c'era il suo nome.-
-Sì, perché lei ha il brutto vizio di lasciare in giro il telefono. Cancellare il numero del nostro compagno di classe e sostituirlo con il mio è stato fin troppo facile. Sveva non si è accorta di niente. Non volevo sapesse nulla di questa storia, altrimenti non avrebbe accettato, o si sarebbe comportata in maniera talmente goffa da farti capire l'inganno. Lo sai che non sa fingere. Pensa all'altro giorno, in spiaggia, quando ci ha raccontato di uno sconosciuto che l'avrebbe quasi aggredita baciandola all'improvviso. Si capiva subito che c'era ben altro e che stava parlando di te, ci è cascato solo Dante...-
-Mio fratello non è mai stato particolarmente intelligente. Comunque, questo non spiega niente. Finora hai detto di aver montato tutto questa storia per indurmi a dichiararle il mio interesse...-
-Si chiama Sveva, puoi anche pronunciarlo il suo nome. Non morirai fulminato, stà tranquillo.-
Vergil le lanciò un'occhiataccia, che Federica ignorò. Era preoccupata da quell'atteggiamento, sembrava che lui avesse già preso le distanze, che si fosse già staccato da Sveva e davvero non ne volesse sapere più nulla. L'ascoltava, dall'altro lato della stanza, dimostrando scarso interesse, guardandosi intorno e picchiettando ogni tanto le dita sul muro, per infastidirla, però continuava a porre domande. Federica sperò che quello fosse un segnale positivo.
-Dicevo, se volevi che io e lei fossimo una coppia, se non esiste nessun rivale e tutte le altre baggianate, come spieghi il messaggio di ieri? Proveniva dal suo telefono, non dal tuo. E di certo non ci avrebbe aiutato a stare insieme: lei scriveva di volere un altro, che io non faccio per lei. E questo non lo prendo come un incoraggiamento nei miei confronti!-
-Ieri ero convinta che Dante mi avesse tradita.-Federica si morse un'unghia, aveva sperato che Vergil non facesse troppe storie e accettasse le sue spiegazioni, ma dovergli confessare tutto per filo e per segno era davvero umiliante. Respirò a fondo e si agitò sulla sedia, sperando che l'interrogatorio finisse presto.
-Che c'entra adesso?-
-Ero convinta che tuo fratello mi avesse ingannata, ero arrabbiata, accecata dalle delusione. E quando Sveva è venuta a consolarmi ho pensato che anche lei avrebbe finito col soffrire per colpa tua; che per noi sarebbe stato meglio dimenticarvi il prima possibile. Se Dante era stato uno stronzo, figuriamoci cosa potevi essere tu. Senza offesa.-
-Figuriamoci!-
-Quando ho capito che lei sarebbe venuta da te e che ti avrebbe detto di essersi innamorata, sono andata nel panico. Dovevo proteggerla prima che si esponesse troppo, così approfittando della sua assenza le ho fregato di nuovo il telefono e ti ho scritto quelle cose. Sapevo che sentendoti messo da parte l'avresti allontanata. Sei orgoglioso peggio di tuo fratello e non avresti mai accettato la sconfitta. Mi sono ricordata di come ti sei comportato con me, dopo che mi sono messa con Dante hai fatto finta che non esistessi. Se ti fossi comportato così Sveva ci sarebbe rimasta male, ma non avrebbe sofferto poi troppo.-
Vergil scosse la testa e si sedette sul letto, con la testa china sulle mani giunte. Sembrava in preghiera, o forse si stava trattenendo per non strangolarla. Federica lo guardò meglio, resa più coraggiosa dalla sua distrazione. In quella posizione sembrava più fragile, più vero. Non stava fingendo di essere forte a tutti i costi, le stava mostrando i suoi dubbi.
-Credimi, ti sto dicendo la verità.-
-Mentre litigavamo lei mi ha mostrato il suo telefono e quel messaggio non c'era. Mi ha giurato di non saperne niente. Sembrava sincera.-
-Lo era.-
-Mi ha detto che mi ama.-
-Se avevi bisogno di sentirglielo dire allora sei più sciocco di Dante. L'abbiamo capito tutti che ha una cotta per te, lo sanno perfino i suoi.-
-Che cosa?-
-E dai Vergi! Anche quando ti sei comportato da stronzo Sveva è sempre tornata da te. Non fa altro che nominarti, osservarti, pensarti. Sembra una falena attratta dalla luce, io temevo che si bruciasse e mi sono messa in mezzo, ma ho sbagliato e non so nemmeno se mi perdonerà.-
-Le ho detto delle cose terribili- mormorò Vergil.
-Tu le dici sempre cose terribili...- scherzò Federica,  mentre gli posava una mano sulla spalla per incoraggiarlo. Lui alzò la testa. I loro sguardi si incrociarono per un lungo momento, entrambi capirono di avere qualcosa in comune, volevano bene a una persona che avevano trattato ingiustamente.
-Non c'è nessun altro.- Vergil si passò le mani sul viso come se volesse lavar via la stanchezza e la delusione di quelle ore solitarie. Parlava a bassa voce, quasi riflettendo con se stesso, più che parlando con lei.
-A te non bruciava che ci fosse un altro. Non hai mai temuto rivali, ti ha fatto incazzare l'idea che lei avesse scelto un altro. E, sinceramente, non so nemmeno come tu abbia fatto a crederci.-
-Già.-
Federica lo osservò leggere qualcosa sul display del cellulare, pensò a qualche altro messaggio al vetriolo, si sporse per sbirciare e vide che sullo schermo c'era solo un cuoricino, inviato da Sveva, prima che litigassero. -Non le ho insegnato proprio niente su come ci si comporta coi ragazzi. Ti ha mandato un cuoricino, la solita smielata!- gemette, mentre Vergil le gettava un'occhiataccia. Incurante del rischio le continuò -Cioè, tu hai pensato davvero che una così se la facesse con un altro?-
-Senti, Sveva ti avrà pure risparmiata, ma io potrei non essere altrettanto generoso.-
-Oh, finalmente l'hai chiamata per nome!-
Federica vide spuntare sulle sue labbra un leggero sorriso, mentre i suoi occhi azzurri tornavano ad accendersi di una luce pericolosa. Era tornato lo stesso ragazzo arrogante che conosceva bene. Capì che sarebbe andato a cercarla, e che non avrebbe smesso fino a che non l'avesse trovata. Sveva non era orgogliosa, non appena l'avesse rivisto sarebbe cascata tra le sue braccia. Non aspettava altro.
Era tempo che tutti e quattro si godessero l'epilogo di quella lunga storia. Era tempo di riappacificarsi e vivere quell'amore sbocciato in maniera confusa, ma irrefrenabile. I loro sentimenti erano nati timidamente, ma si erano nutriti di ogni sorriso, di ogni piccolo gesto, di ogni bacio rubato tra le onde, di ogni carezza data di nascosto.
Salutò Vergil con una pacca sulla spalla, lo minacciò di orribili ritorsioni se avesse trattato male la sua amica, ma per un istante lo vide per ciò che era davvero.L'unico ragazzo giusto per Sveva.
Uscita dalla stanza si fermò sul pianerottolo, senza sapere dove andare. Voleva solo volare da Dante, ora che sapeva di aver rimesso a posto le cose. Poteva permettersi di essere felice, di donarsi senza riserve, perché non c'era nessun'altra che Dante desiderasse. A quel pensiero il suo cuore galoppò nel petto e finalmente poté sentire nelle vene l'euforia della festa che nel paese non era ancora iniziata, ma che dentro di lei era già ai fuochi d'artificio.



Cavolo,
siamo al terzultimo capitolo. MENO DUE e Doppia Coppia sarà finita. Un pezzo di vita che arriva all'ultima pagina. Mi prenderà un colpo.
Ok.
Calma.
Respiriamo a fondo e diventiamo ZEN. U_U
Scherzi a parte (ma chi stava scherzando?), spero che questo capitolo vi sia piaiuto. Federica affronta le conseguenze dei suoi gesti, svela le sue fragilità e fa un po' di chiarezza. Che altrò accadrà? Dai che siamo vicine alla fine. Fatemi compagnia, come sempre, che altrimenti mi verrà una crisi di nostalgia!
La vostra
Bry.
  
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