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Autore: Serpentina    17/06/2015    6 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Salveee! L’ispirazione, si sa, viene e va, e stavolta è rimasta abbastanza a lungo da permettermi di ultimare il capitolo. Fate squillare le trombe!
Non vi annoio oltre, lasciatemi solo ringraziare, come sempre, Bijouttina, Calliope S, DarkViolet92, elev e topoleone, che hanno recensito. Grazie di cuore, i vostri commenti mi incoraggiano a continuare a scrivere e a migliorarmi! ^^
Enjoy!


 

Twists of fate
 

E’ questo il vantaggio del pessimismo: un pessimista va incontro solo a sorprese piacevoli, l’ottimista ne ha soltanto di spiacevoli.
Rex Stout


Franz, pardon, il dottor Weil era un insopportabile vanesio: sapeva quanto valeva e non aveva remore a mettersi in mostra. Umanamente lo disprezzava, ma non era così stupida da non capire quanto fosse effettivamente bravo nel suo lavoro, quindi ingoiava il rospo e cercava di imparare il più possibile… o meglio, di surclassare Sebastian “So-tutto-io” Fraser, che poi era l’unica ragione per cui si trovava in quel reparto.
“–Questo è un nodulo individuato grazie a mammografia e prontamente asportato. Accertata la sua natura maligna, eseguirò esami di  biologia molecolare e…
–Ki-67- aveva asserito, scoccando un’occhiata di superiorità a Sebastian, che aveva mugugnato tra i denti un’imprecazione. –E’ un indice prognostico che esprime in percentuale la quota proliferazione cellulare; maggiore è il suo valore, peggiore è la prognosi, perché il tumore è più aggressivo.
-Non è il tumore ad essere aggressivo, lo sono le cellule che lo compongono, dato che proliferano più attivamente, quindi - secondo la teoria di Goldie e Coldman - sale la probabilità che abbiano sviluppato mutazioni quali la perdita dei recettori ormonali ed Her-2- aveva precisato Sebastian nel solito tono pedante.
L’avrebbe volentieri preso a calci.
Invece aveva fatto di peggio: l’aveva sputtanato, sottraendogli dalla tasca del camice il mini bloc-notes di appunti che si portava sempre dietro. Non aveva previsto, però, la sua reazione: le era letteralmente saltato addosso, dando il via a un incontro di lotta libera interrotto dall’iroso sbraitare di Franz quando, sbattendo contro il tavolo, fecero cadere sul pavimento un intero contenitore di vetrini.
–Fuori di qui, devastatori!- aveva tuonato, cacciandoli in malo modo. –E non disturbatevi a tornare!”

L’ennesimo tentativo di essere la migliore sfumato, l’ennesima prova che la sua vita era destinata ad essere un susseguirsi di fallimenti.
–Vediamo il lato positivo- si disse, prima di trarre un profondo respiro e premere  con forza l’indice sul campanello –Non ho niente da perdere, il che implica che ho tutto da guadagnare.

***


A casa Cartridge, intanto, fervevano i preparativi: Brian sarebbe partito l’indomani per Vaduz e Adam doveva farsi (ancora più) bello per l’appuntamento con Monica. Mentre il primo era impegnato a disporre con cura le camicie in valigia, il secondo sostava accigliato di fronte allo specchio, incerto su come vestirsi.
–Sei proprio figo, zio- trillò Kaori, apparsa all’improvviso sulla soglia. Senza attendere invito, saltò sul letto e si adagiò tra i morbidi cuscini. –Spero di trovare un fidanzato figo almeno la metà di te… e, ovviamente, che non è un parente.
–Grazie, principessa, ma sarà difficile: io, Brian e tuo padre spaventeremo chiunque ti si avvicini!- rispose lui, corrugando la fronte nella concentrazione necessaria ad annodarsi la cravatta.
–Sei emozionato, zio?- gli chiese Aidan James, accoccolato vicino alla cugina. –Io lo ero, se uscivo con una come Nicky!
–Lo sarei, se uscissi con una come Nicky. –Non ti insegnano la grammatica a scuola?
–AJ preferisce la matematica- celiò con un sorrisetto malevolo Kaori, ravviandosi i lunghi capelli biondi. –E’ un nerd senza speranza.
Aidan, dimostrando una maturità incredibile per la sua età, glissò, limitandosi ad un’innocua alzata di spalle.
–Posso essere sincero, zio?
–Devi!
–Non mi piaci. Sembra che stai andando a un funerale, non che te ne esci con una bella donna.
Spiazzato da quel commento inaspettato, Adam si domandò se quel frugoletto fosse davvero figlio di Brian, poi boccheggiò, prima di riuscire a replicare –Oh. Beh… ehm… o-ok. Come dovrei vestirmi, secondo te?
–Che ne so! Dipende da dove la porti!- sbuffò il bambino, a braccia conserte. –Ah, e ricordati di pagare tutto tu, le femmine lo apprezzano.
–Confermo- intervenne Kaori, annuendo vigorosamente.
Sconcertato dal fatto che due bambini di sei e cinque anni gli stessero dando lezioni di vita, esalò –Cos… cosa ne sapete voi di come ci si comporta a un appuntamento?
–A un appuntamento non lo so, però oggi ho pagato la merenda a Chloe Bolton, dopo che Wes gliel’aveva gettata nella spazzatura, e lei mi ha dato un bacino e mi ha invitato a casa sua per la merenda!- rispose Aidan, avvampando. 
–Ecco perché sei tornato all’ora di cena con quell’espressione ebete!- esclamò Adam, ridacchiando: quel frugoletto era davvero figlio di Brian!
–Ebete?
–Vuol dire che sembravi un idiota, AJ- cinguettò Kaori, esibendo una smorfia divertita.
–Idiota sei tu: lo sanno tutti che le bionde sono sceme!- ribatté Aidan, serrando i piccoli pugni.
–Nessuno qui è idiota, ok? L’intelligenza delle persone non è correlata al colore di capelli, altrimenti la vostra biondissima nonna sarebbe più stupida di una gallina!- sbottò Adam. –Oh, no! Guardate cos’avete combinato: mi avete fatto sbagliare nodo alla cravatta, e adesso è sgualcita!
–Allora levatela- osservò Kaori con semplicità. –E’ proprio necessaria?
–Fondamentale. Porto Nicky a cena al Cafè Rouge, non posso presentarmi in jeans e maglietta!
–Da come ne parli sembra elegante. Perché ci porti Nicky?- esclamarono in coro i due bambini, allibiti.
–Quando sarete grandi comprenderete il romanticismo di una cena a lume di candela- chiocciò Adam in tono paterno, rivolgendo loro un fulgido sorriso.
–Non è il posto che non va, zio… è la combinazione con Nicky! Non hai alternative?
–Sentite, so che la considerate una sorta di clown - in parte ci avete azzeccato  - ma sa vestirsi elegante e comportarsi bene, se vuole; il problema è che spesso e volentieri non vuole. E il Cafè Rouge è uno dei migliori ristoranti francesi della città: solo il meglio per la mia Rossa!
Kaori, stufa di quella conversazione, saltò giù dal letto e corse via; Aidan, invece, si fermò, lanciò un’occhiata ammonitrice allo zio e disse, prima di seguirla –Il tuo meglio non è il meglio di Nicky. Fatti questa domanda: la porti in quel posto elegante perché la conosci e sai che le piace, oppure perché vuoi atteggiarti?
Esterrefatto, Adam fissò con occhi sgranati l’immagine riflessa nello specchio… prima di togliersi in fretta e furia il completo Armani e scagliarlo sul letto.

***

Faith si accasciò sul divano, stremata fisicamente e psicologicamente: al lavoro aveva commesso la pazzia di non aspettare l’ascensore e salire e scendere le scale - col risultato che a fine giornata le sue caviglie erano lievitate tanto da confondersi con le gambe - e sua madre e Gertrud, un implacabile duo a delinquere, le avevano fatto visita, tartassandola con le loro fantasie visionarie di un matrimonio tra lei e Franz; Gertrud era arrivata al punto di lasciarle delle riviste specializzate da consultare! Per poco non le aveva strozzate: si scocciava di partecipare ai matrimoni altrui, figurarsi al suo! Era incazzata nera: poteva capire Gertrud, non aveva mai nascosto la sua mania di vedere i figli “sistemati”, ma sua madre? Come aveva osato riprendere il discorso matrimonio, sapendo cosa aveva passato per colpa di Cyril?
Il patologo del suo cuore l’aveva avvisata che sarebbe rincasato tardi, quindi aveva almeno un altro paio d’ore di totale libertà. Infilò la camiciona da notte pre-maman - con le impronte di manine e piedini a livello del pancione - regalo (poco gradito) di sua madre, sfogliò il piano dietetico per prepararsi una cena sana e la consumò guardando un documentario.
Avrebbe potuto optare per qualcosa di più trasgressivo, nell’accezione comune del termine, ma per lei era quella la vera trasgressione: Franz non le permetteva mai di guardare documentari, non li sopportava (non a caso, uno dei pochi canali che evitava come la peste era Discovery Channel). Suo padre era un documentarista - di quelli tosti alla Austin Stevens - e il suo pericoloso lavoro l’aveva portato ad essere quasi un estraneo per i figli (infatti, al momento del divorzio, nessuno dei due aveva versato una lacrima o preso in considerazione l’idea di andare a vivere con lui). Soltanto in età adulta, quando si era trasferito a Berlino per motivi di studio, Franz aveva riallacciato i rapporti con Hans Weil senior, e Faith sospettava che una delle ragioni alla base della sua patologica fobia della  paternità fosse che temeva di diventare come lui, un padre fantasma, buono solo a rimpinguare il conto in banca.
Si stava beando, con gli occhi a cuoricino, di un momento di tenerezza tra mamma coccodrillo e i suoi coccodrillini (a dispetto di quanti li ritenevano bestie senza cuore), quando il trillo del campanello la riportò alla realtà. Seccata, si alzò a fatica e arrancò verso la porta. Mai si sarebbe aspettata di ricevere visite a quell’ora, men che mai la visitatrice in questione.
–Ehm, salve. Non so se si ricorda…
–Certo che sì: sei la nipote dei Farmer, la futura collega. Hai sbagliato appartamento, i tuoi nonni abitano al piano di sopra.
–Lo so. Sono qui per vedere lei.
Sorpresa, nonché curiosa, Faith si scostò per lasciarla entrare e rispose –Allora accomodati e dammi del tu… Lauren, giusto?

***

A casa Hawthorne, per desiderio di Dean e Holly, non regnava mai la calma: quando ancora vi abitava loro figlio Axel, risuonavano gli schiamazzi suoi, dei suoi amici e della batteria; in seguito, dopo la sua partenza per la Francia, gli schiamazzi dei nipoti del fratello di Dean - Monica, Charles e Leonard - e dei loro amici. Niente strumenti musicali, nessuno dei tre possedeva “l’orecchio”.
–Cos’è questo baccano?- sbraitò Holly - mollemente adagiata nella vasca da bagno - a dir poco terrificante con la maschera di bellezza alla papaya spalmata in faccia e le fette di cetriolo sugli occhi. –Ve l’avrò ripetuto non so quante volte che l’unico momento in cui pretendo calma è durante i miei rituali serali di bellezza!
I due accorsero fulminei, sforzandosi di trattenere le risate, provando una sensazione dissociante mentre alternavano lo sguardo tra la zia e il televisore acceso sopra la vasca: era decisamente strano trovarsi davanti la stessa donna che in video - truccata e professionale - snocciolava le notizie della sera, immersa nell’acqua saponata, col viso impiastricciato di crema.
–Scusa, zia Holly, ma la testona non vuole aprire! E’ lì dentro a disperarsi da un’ora con le sue paranoie su Adam!- sbuffò. –Leo voleva sfondare la porta, ma l’ho persuaso a rinunciare.
Mrs. Hawthorne scosse il capo, sconsolata, rimosse le fettine di cetriolo, si fece passare l’accappatoio ed esalò –Ho capito. Fatevi da parte, questo è un lavoro da donne!
I fratelli annuirono e andarono in camera loro, dove afferrarono carta e penna e si misero all’opera per il bene della loro sorellona. Un lavoro da maschi, insomma.
Grazie all’aiuto della zia, Monica riuscì a prepararsi in tempo da record. Mise piede in salotto con un ritardo di soli quindici minuti (un'inezia, considerati i suoi standard) e, non appena scorse un agitatissimo Adam, con in mano degli splendidi fiori per lei, gli si gettò letteralmente addosso, esplorando con evidente entusiasmo il suo cavo orale.
Charles e Leonard si avvicinarono ai piccioncini (il secondo scrocchiandosi le nocche) e posero fine al bacio, forse troppo appassionato per quel contesto.
–Avevamo visto giusto, fratello.
–Purtroppo sì. Vieni qui, cognatino, prima che sequestri Nicky dobbiamo scambiare due parole- sibilò minaccioso Charles.
Adam annuì e li seguì in cucina, dove venne circondato dal plotone di esecuzione formato dai tre uomini di casa: i due fratelli e il giudice Hawthorne, noto nell’ambiente col soprannome, niente affatto rassicurante, di “Mastino”.
–Stasera esci con mia nipote, dico bene? Confido che la tratterai come si conviene.
Charles eruppe in una risata da brividi.
–Tranquillo, zio, sarà un cavaliere senza macchia. Altrimenti…
Spaventato dal lampo assassino negli occhi di Charles, e da Leonard - che aveva mimato uno sgozzamento - Adam deglutì sonoramente e balbettò –B-Beh, e-ecco… m-mi c-conoscete, s-sapete che mai e poi mai… nossignore…
–Non dubitiamo della tua buona fede, Cartridge… però l’occasione fa l’uomo ladro, e prevenire è meglio che curare, perciò abbiamo disegnato una mappa delle parti di nostra sorella che non ti è permesso sfiorare nemmeno col pensiero. Quelle in giallo sono off limits, chiaro?
Adam accettò il foglio con mano tremante e soffiò –Cristal… ehi, avete lasciato scoperti solo i capelli!
–Perspicace!- ringhiò Leonard, stringendogli la spalla fino a fargli male mentre lo riaccompagnava in salotto, dove gli assestò una poderosa pacca sulla schiena e aggiunse, velenoso –Divertitevi, tortorelle!

***

–Oddio, stavi cenando! Mi dispiace!- pigolò Lauren, contrita. Aveva scelto quell’orario per essere certa di trovare Faith in casa, non immaginava di interrompere il suo pasto.
–Non preoccuparti. Anzi, se gradisci qualcosa…
–No, grazie- soffiò, si sedette sul ciglio del divano e si mordicchiò nervosamente le unghie. –Credo sia meglio andare dritta al punto, così mi levo presto dalle scatole: avrai un bambino- fece una breve pausa, aspettandosi una battutina che non arrivò, dopodiché proseguì –E dividersi tra famiglia e lavoro non sarà facile… perciò, presumo, avrai bisogno di qualcuno che badi al pupetto mentre sei via.
–Ti stai proponendo come “qualcuno”?
–L’università costa e non sono il tipo che pesa sulle spalle dei genitori più del dovuto. Preferirei coprire parte delle spese coi miei soldi- asserì la ragazza a testa alta. –Ma se hai già scelto…
–No- rispose la Irving. –A dire il vero, non ci ho neppure pensato! Ti ringrazio per avermi aperto gli occhi: sì che avrò bisogno di una baby-sitter, cazzarola! Mia madre e mia suocera sarebbero felicissime di darmi una mano, ma hanno la loro vita e non voglio interferire. Però non so… quasi non ti conosco…
–Infatti sono venuta a farmi conoscere- replicò Lauren, esibendo un sorriso accattivante. –Lo confesso, non ho esperienza di bambini, ma sono giovane, entusiasta, ho appena preso il diploma BLSD e… uhm… non lascerei mai pericoli a portata di mano!
Faith colse l’allusione al recente fatto di cronaca: una sedicenne incaricata di badare al figlio dei vicini - distratta da una conversazione in chat con gli amici - non si era accorta che il bimbo aveva ingegnosamente impilato dei secchi per raggiungere quelle che per lui erano grosse caramelle, alias le pastiglie di detersivo per lavastoviglie. Risultato? Lei era finita sui giornali e lui in ospedale ( poco era mancato che finisse pure in obitorio). Si grattò il mento con aria pensosa, scrutò a lungo e con attenzione la bionda rotondetta (che le ricordò un po’ la Connie pre-incidente), infine sospirò –Dovrei prendere questa decisione insieme a Franz; dopotutto, è il padre. E’ anche vero, però, che finora mi ha delegato praticamente tutto, quindi… perché no? Voglio metterti alla prova: mi sembri una brava ragazza e, bonus, possiedi conoscenze mediche che una comune liceale bramosa di raggranellare le sterline per pagarsi la discoteca può solo sognare.
–Oh, grazie, grazie! Non te ne pentirai!- trillò Lauren, abbracciandola con sincera riconoscenza.
–Beh, se proprio devo lasciare mio figlio a una persona non di famiglia, almeno è una che sa che negli avvelenamenti non bisogna quasi mai dare da bere il latte!
–Puoi dirlo forte: ho seguito un seminario sulla gestione delle emergenze tossicologiche e uno sulla medicina dei disastri- celiò orgogliosamente la studentessa. –Io… ecco, ti sembrerà stupido, ma oggi per la prima volta mi sono messa al centro del mio mondo, ho riflettuto sul futuro e… penso che mi piacerebbe un sacco lavorare in Pronto Soccorso!
–Impegnativo! Ti piacciono le sfide, eh?
Lauren aprì e chiuse la bocca ripetutamente, prima di replicare –Non cerco la rissa, è la vita che mi butta nella mischia, e ne esco sempre con qualche livido.
–Credo di conoscere la sensazione: ogni sforzo sembra vano, ogni tentativo fallisce, spesso non per colpa tua, e chi dovrebbe pagare - o quantomeno sentirsi in colpa - se la ride e se la passa alla grande mentre tu affondi. E questo ti ferisce, ti fa incazzare da morire, ti fa sentire stupida: perché impegnarsi, faticare, se tanto andrà tutto male? Perché il mio cervello non paga, ma la stupidità altrui sì? Allora cominci ad odiarti, poi ad odiarli, e vedi tutto nero… metti il lutto per la tua vita.
Lauren pendeva dalle sue labbra: una donna incontrata due volte in vita sua aveva appena dato voce ai suoi sentimenti. Si congratulò con se stessa per la brillante idea di chiedere lavoro proprio a Faith Irving: era convinta che sarebbero andate d’accordissimo.
–I-Io… io… è esattamente così che mi sento!
–Le persone intelligenti spesso sono circondate da gente incapace di apprezzarle. Non tutti gli incompresi sono geni, ma ti posso assicurare che chi ha un cervello più veloce della media incontrerà sempre ostacoli, perché affossare l’intelligenza altrui sembra più semplice che provare a elevare la propria. Quello che ho detto prima ritrae la mia vita dai sei ai, uhm, diciannove anni. Fortunatamente, all’università ho respirato aria nuova.
–Lo credevo anch’io, ma poi…  il liceo non finisce mai, non per me.
–Può darsi, ma ora che hai deciso di essere la tua priorità hai la fiocina per nuotare in questa vasca di squali- chiocciò Faith, cingendo Lauren per le spalle. –Se posso permettermi di darti un consiglio, ti giro quello che ricevetti io, ehm, un po’ di anni fa (non chiedermi quanti, mi fa sentire vecchia): “Segui il cervello, il cuore non ti porterà da nessuna parte.
–Però nessuno ti ha mai ripresa a tua insaputa mentre… insomma… hai capito, no? E l’ha messo su internet! Sono scappata per sfuggire all’umiliazione, ma non è servito. Vederlo ogni giorno, dividere gli stessi spazi è una tortura che non si può immaginare.
“Ah, beh, adesso si spiega perché è così turbata. Chiunque lo sarebbe, se fosse costretto a sopportare la presenza di chi si è approfittato di lei! Che essere ignobile! Spero di dissezionarlo, un giorno!”
–Ti suggerirei di voltare pagina, ma vederlo ogni giorno lo rende impossibile, perciò… mai pensato di vendicarti?
–Già fatto- rispose la ragazza, un guizzo di pura perfidia nello sguardo. –Ho frequentato il suo stesso reparto, anche se mi fa schifo, e l’ho fatto cacciare. Certo, hanno cacciato anche me, ma chi se ne importa? La mia strada è un’altra! Il problema è che…
–Farlo non ti ha dato alcuna gioia?- concluse per lei la Irving, sistemando i cuscini per stare più comoda. –Pazienza! Ora siete pari e puoi concentrarti su altro. Non vorrai chiedergli scusa! Dovrebbe essere il contrario, quindi mettiti l’anima in pace e riserva le scuse al giorno in cui, eventualmente, striscerà ai tuoi piedi e cancellerà quel video compromettente!
L’altra annuì, e stava per aggiungere qualcosa, quando la porta si aprì e si udì la voce di Franz discutere animatamente in tedesco. Dopo un paio di secondi di silenzio, disse –Sono a casa, meine liebe! Non immagini che giornataccia ho avuto: due vandali monchi di cervelletto hanno distrutto il mio labor… Argh!- alla vista della giovane, rimase pietrificato. –Cosa ci fa lei nel mio salotto? Metti al riparo la cristalleria!
–Noi non abbiamo cristalleria, Franz!- lo rimbeccò Faith, seccata dalle sue scenate. –Piantala col melodramma e vieni a conoscere…
–Ho già avuto il dispiacere- ringhiò lui, tirando in su il naso come un bambino capriccioso. –Casomai, ho io il dubbio onore di presentarti la vandala che ha distrutto un microscopio e venti vetrini! Venti!
–Ah, sì? Ammetterai che richiede un’abilità non comune!- ridacchiò Faith, divertita dallo sconcerto di Franz e dall’imbarazzo di Lauren; non vedeva il suo amato patologo tanto incazzato dal giorno in cui aveva dimenticato un cadavere in ascensore. Accompagnò la ragazza alla porta e la salutò affettuosamente, prima di voltarsi e sibilare –Comunque, fossi in te, riacquisterei un contegno da uomo adulto e smetteri di chiamare vandala… la baby-sitter di nostro figlio.
–La cosa?
–Hai sentito benissimo, e ti avverto: sbraitare non farà che rafforzare ulteriormente la mia determinazione. Ora, se vuoi scusarmi, vado a riscaldare la cena: è ghiacciata.

***

–Sai, Adamino, conoscendoti temevo che avresti tentato di impressionarmi portandomi a cena in qualche ristorante stellato tutto impomatato... una noia mortale! Invece hai avuto una splendida idea: essendo bambina dentro, adoro i luna park! Oddio, le montagne russe! Adoro le montagne russe! Possiamo farci un giro? Tipregotipregotiprego!- gnaulò Monica, aggrappandosi al braccio di Adam, che si rassegnò alla prospettiva di realizzare il suo peggiore incubo.
–Ogni tuo desiderio è un ordine, Rossa!
Vedere Monica aggirarsi tra le attrazioni al settimo cielo, con gli occhi che le brillavano, e gustare lo zucchero filato con entusiasmo quasi infantile l'aveva convinto che seguire il consiglio di Aidan era stata la scelta giusta, e ringraziò mentalmente il nipotino per l'aiuto, ripromettendosi di portargli un regalone come prova tangibile della sua gratitudine.
“Degno figlio di suo padre!” pensò, mentre respirava lentamente per non cedere al panico durante la corsa sulle montagne russe.
–Cazzo di Buddha, Adamino, hai una faccia!
–S-Se n-ne a-avessi d-due s-sarebbe p-preoccupante- balbettò lui, tenendosi lo stomaco: non aveva mai potuto soffrire le montagne russe e simili, si era sacrificato per amore della rossa.
–Sì, ma la tua è sconvolta! Come se le budella ti fossero finite nei polmoni!- esclamò lei con la consueta finezza. –Secondo te è anatomicamente possibile?
–Va tutto bene, tranquilla. Solo… niente corse sfrenate per un po’, ok? Che ne dici di- si guardò intorno –Tiro a segno?
–Oh, sì! Ti straccerò, Adamino!- cinguettò Monica, prima di baciarlo. La freddezza di lui, però, la rattristò. –Cazzo mi hai chiesto di uscire a fare, se non vuoi manco baciarmi?
–Ma io voglio baciarti, è solo che…
Le mostrò la mappa disegnata da Charles e Leonard; non furono necessarie parole: quel pezzo di carta parlava da sé.
Monica scoppiò a ridere –Non avrai la paranoia che i miei fratelli ci pedinino! Ti prego! Sarebbe troppo persino per loro!
–Può darsi, ma nel dubbio preferisco non rischiare.
–Quindi dobbiamo stare a distanza di sicurezza finché non mi riporti a casa? Andiamo! Non dico che dobbiamo trombare come ricci - va bene che l’abbiamo già fatto, ma è pur sempre il nostro primo appuntamento - ma almeno un bacio degno di questo nome dammelo!
Adam la accontentò (sebbene tenendo un occhio aperto e vigile, nel caso uno o entrambi i diabolici fratelli li avessero davvero seguiti), dopodiché, mano nella mano, si diressero alla postazione di tiro.
–Preparati a perdere- ridacchiò Monica, ma lui non la temeva: essendo fondamentalmente un ragazzo di campagna, nonché figlio della presidentessa del locale circolo della caccia, era cresciuto a pane e fucili. Non sbagliò un colpo.
La Hawthorne osservò curiosa i premi, e domandò –Ok la chitarra rosa per Kaori - mi hai detto che sogna di averne una, ma sua madre glielo ha vietato - ma sei davvero sicuro che questa stramba astronave piacerà ad AJ?
–Non è una stramba astronave, è un modellino della stazione spaziale Soyuz. La adorerà: AJ va pazzo per tutto ciò che riguarda il cosmo. Non mi stupirei se da grande diventasse astrofisico, astronauta… insomma, qualsiasi cosa che lo porti tra le stelle, anche se solo col pensiero.
Le risate si susseguirono fino alla “prova di forza”. Adam si cimentò nell’impresa e, con suo enorme imbarazzo, venne clamorosamente battuto da Monica, che gli saltellò intorno, dandosi arie da macho, finché qualcuno non la salutò.
–Nicky! Che sorpresa!
A giudicare dal pallore del suo volto, la rossa non era felice di quell’incontro, ma ad Adam non venne in mente nessun pretesto per allontanarsi senza apparire scortesi, per cui rimase impalato a scoccare occhiatacce di puro disgusto allo sconosciuto (il “mostro dagli occhi verdi” ne aveva fatto il suo pasto).
–Ehilà, Jordan. Come stai?
–Bene, grazie. Tu? Ti, ehm, ricordi di Janet?
–Sì- pigolò Monica, sussultando tra le braccia di Adam. –Come va?
–Sai, mi aveva stupito non trovarti più al Match, ma ora capisco perché- mormorò Jordan con aria ammiccante, indicando Adam. –Un altro successo di Kay.
–Ti sbagli. Conosco Adam da anni, non è una delle fortunate combinazioni del Match.
–Oh!- esclamò lui, fissandolo con crescente interesse. –Allora è ancor più fortunato: eri una preda ambita, al Match. Io stesso ho subìto un tuo rifiuto.
–Come, scusa?- si intromise Adam, livido.
–Non prendertela, ma la tua ragazza era la regina delle feste per single! Una concorrente temibile: ogni sera usciva dal locale con uno diverso!- trillò Janet, poi, spinta da Jordan - che aveva intuito che tirava una brutta aria - si allontanò salutandoli con la mano.
–Feste per single?- sibilò Adam.
–A-Adamino, m-mi dispiace, io… ho cercato di dimenticarti. Ho sbagliato, lo so, ma non possiamo metterci una pietra sopra?
–Avremmo potuto… se non me lo avessi nascosto! Con quanti sei stata?
–E’ così importante?
Adam scosse la testa.
–No. Non lo è.
Il suo atteggiamento remissivo irritò la rossa, che sbottò –Ooh, senti: tu ci davi dentro con Momo e io volevo smettere di soffrire! Vuoi farmene una colpa? Benissimo! Mandami sulla forca!
Non ricevette risposta.
Quando raggiunsero casa Hawthorne, Monica lo trattenne per la manica del giubbotto e pigolò –E’ tutto a posto tra noi, vero, Adamino?
Ancora una volta, nessuna risposta, solo un laconico –Buonanotte, Rossa.
–Adam! Aspetta!- lo supplicò. –Te ne vai così? La notte non è davvero buona senza il bacio della buonanotte.
Se sperava che un contatto di labbra bastasse a sistemare la situazione, si sbagliava di grosso: Adam si limitò a un veloce bacio sulla guancia, prima di sparire nel miscuglio di buio pesto e luce elettrica della notte di Londra.

Note dell’autrice:
Arieccomi! Piaciuto il capitoletto?
I piccoli Cartridge sono dei cuccioli adorabili, vero? Ok, forse Kaori, con le sue maniere da primadonna, un po’ meno, ma AJ…. Aww! *_*
Dite la verità, non ve l’aspettavate questo colpo di scena. Ebbene sì, Nicky, al contrario di Penelope, non ha aspettato che il suo Adamino/Ulisse ritrovasse la retta via, ma si è data da fare per dimenticarlo (invano, ma ci ha provato). Lui non l’ha presa bene (l’atteggiamento da primadonna è di famiglia, a quanto pare)… che sia la fine del dinamico duo NickyxAdamino?
E Lauren? Intraprendente, la ragazza! Si è rivolta alla persona giusta: Faith le ha offerto un lavoro e l’ha difesa a spada tratta con Franz! Cosa si può volere di più dalla vita?
Prossimamente: grossi guai per Robert e, udite udite… Harry! Cosa turba il nostro radiologo preferito? Se volete scoprirlo… stay tuned! ;-)
Au revoir!
Serpentina
Ps: le notizie mediche riportate all’inizio sono tutte vere, il BLSD (Basic Life Support and Defibrillation) è un corso base di tecniche di primo soccorso e Vaduz, per chi non lo sapesse, è la capitale del Liechtenstein.

 

   
 
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