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Autore: Kilian_Softballer_Ro    18/06/2015    2 recensioni
Immaginate il tipico scenario post-apocalittico. Il frutto di un esperimento ha ucciso praticamente tutta la popolazione della Terra, e soltanto un riccio è sopravvissuto.
O forse non solo....
Cercando di ignorare i ricordi del passato, Shadow si ritrova a dover combattere e indagare su cosa è accaduto e cosa sta ancora accadendo.
Storia liberamente ispirata a un libro di Stephen King e con una forte presenza di OC, miei e di altri autori.
Spero apprezziate. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Dobbiamo andarcene da qui – disse Shadow. Alice, che stava frugando nello zaino alla ricerca dell’apriscatole, alzò gli occhi.
- Davvero? Pensavo volessi stabilirti qui per qualche anno. – Replicò in tono sarcastico.
- Quante risate. – Il riccio nero indicò il cielo verso nord-est, che era notevolmente più nuvoloso del resto. – Intendo dire in fretta. Il tempo sta peggiorando, e l’inverno arriverà ben prima del previsto. E’ un miracolo se non siamo ancora finiti nel mezzo di un diluvio o di una nevicata.
La ragazza si alzò in piedi e osservò la direzione da lui indicata. - D’accordo – disse dopo un po’ – dovremo trovare il modo di spostarti da qui.
- Qualche idea?
- Una. – Mentre lo diceva, le sue labbra si curvarono in un leggerissimo sogghigno, come se le fosse venuto in mente lo scherzo dell’anno. – Posso andare a cercare quello che serve anche subito,se ce n’è bisogno.
- Sarebbe meglio. Prima ce ne andiamo da qui, meglio è.
- Okay. Non muoverti.
- Dove vuoi che vada?
- Un suggerimento ce l’avrei.
Mentre la rossa si allontanava, Shadow restò a guardarla, più innervosito dal vederla andare via che dal loro scambio di battute. Nel paio di giorni trascorsi da quando lo aveva trovato ai piedi di quel declivio, Alice aveva percorso quella strada diverse volte, per procurarsi ciò di cui avevano bisogno. Gli aveva spiegato che una piccola salita la ricongiungeva alla strada principale,che in non più di mezz’ora di camminata portava alla città più vicina. Un percorso senza rischi,certo. Ma Shadow non riusciva a non preoccuparsi. Non potevano essere sicuri al cento per cento che l’uomo bianco non avesse lasciato dietro di sé scagnozzi o trappole.
Non poteva comunque far altro che aspettare. E aspettò. Quando Alice tornò, spingendo la soluzione ai loro problemi, potevano essere passate tre ore, più o meno.
Il riccio non riuscì a capire cosa avesse con sé fino a che lei non fu a un paio di metri dal loro accampamento di fortuna. A quel punto, si coprì gli occhi con la mano. – Stai scherzando.
- Ti piacerebbe – rispose lei, appoggiandosi al suo bottino, che altro non era che uno di quei grandi carrelli piatti usati nei supermercati per spostare oggetti di grandi dimensioni. Chissà dove lo aveva trovato.
- Perché, Alice.
- Perché è impossibile caricarti su una bicicletta o su una moto per colpa di quella maledetta gamba, e anche immaginando che io voglia mettermi alla guida di un’automobile non riuscirei a passare, perché le strade sono intasate. Non ci sono molte alternative. E non iniziare a fare storie, devo solo trascinarti fino in città.
Shadow sospirò. – Te la farò pagare.
- Seh.
Decisero di  non aspettare il giorno successivo, sarebbe stato un rischio troppo grosso. Impacchettarono il poco che avevano e lo caricarono sul carrello. Poi fu la volta di Shadow.
A forza di appoggi e spinte si ritrovò seduto su quell’attrezzo infernale, una situazione tutt’altro che divertente, tanto più che la gamba stava protestando non poco.  – Ma dove sei andata a pescare questo arnese?
- C’è un mobilificio poco fuori dalla città. Lì li usavano per spostare i mobili imballati.
Il riccio grugnì. – Fantastico.
- E smettila, dai. Fai il mobile, così ti adegui e stai zitto. E poi quando arriviamo ti monto.
- Alice...
- Si parte!
La ragazza iniziò a spingerlo di buona lena. Shadow si rendeva conto di quanto l’intera scena la divertisse, e non poteva biasimarla.  Vedere un uomo fatto più o meno nella stessa situazione di un bambino seduto nel carrello al supermercato doveva essere davvero uno spettacolo,anche se non per lui. Sono sopravvissuto all’apocalisse per finire a farmi scarrozzare così da una ragazza psicopatica. Non so neanche se devo ridere o piangere.
 
Nonostante la corporatura minuta Alice riuscì a spingerlo anche su per la brevissima salita, ma arrivò alla fine notevolmente più sudata. Shadow non poté fare a meno di prendersi una piccola rivincita.
- Ti sei pentita della tua idea adesso, vero.
- No, perché se adesso ti dessi una  spinta, tu torneresti giù e ci resteresti – ansimò lei in tono minaccioso. – Continua a tacere.
Dopodichè non si rivolsero più la parola fino a che non furono entrati in città. A quel punto Alice  fermò il carrello e si guardò intorno. – Dobbiamo trovare un posto dove stabilirci. E’ quasi buio.
- Sì, hai ragione. – Anche Shadow si mise a osservare le costruzioni che li circondavano. – Non una casa, vero?
- No. – Non c’era bisogno di porsi altre domande. Potendo scegliere, nessuno dei due avrebbe optato per una casa, dove avrebbero trovato probabilmente cadaveri e di sicuro un carico emotivo troppo grande. – Quello, invece?
Shadow seguì la direzione indicata dalla ragazza. A un centinaio di metri da loro sorgeva un piccolo e anonimo hotel. Perfetto.
- Ottimo. Andiamo.
Alice lo spinse fino all’interno, dove regnava sovrana la polvere, ma non si vedeva alcun cadavere. La rossa lo trasportò in una delle stanze al pianterreno e lo aiutò a salire su un letto, poi sparì, per ritornare non molto dopo carica di provviste. – Così non dovremo uscire di nuovo, se il tempo peggiora. – Decretò.
Fu un’ottima idea. Infatti, più o meno un’ora dopo il tramonto iniziò a diluviare.
 
Piovve per giorni e giorni, poi cominciò a nevicare.
Alice tentò un’ultima sortita quando lo strato di neve aveva già superato i trenta centimetri di altezza e ritornò con una borsa piena di ogni genere di oggetti.
- Ho preso tutte le batterie e le lampade che ho trovato. Direi che siamo a posto per un bel pezzo – comunicò a Shadow, rovesciandogli una gran quantitativo di pile sul pavimento. – Siamo stati fortunati, sembra. Non accenna a smettere per i prossimi....due secoli.
- Almeno siamo al riparo.
- Già. – La ragazza si sedette sul letto vuoto. – Cosa pensi di fare, adesso?
- Aspettare. Che la gamba guarisca e poi che le strade siano di nuovo praticabili.
Lei stava già annuendo. – Certo. Quanto, quindi?
- Un mese? Un mese e mezzo? Due? Non ne ho idea, sinceramente.
- Fantastico. – Alice si passò un mano fra i capelli. – Quindi prima che torniamo a Metal City...
- Saremo di sicuro nel 2015.
La riccia non replicò, ma si alzò dal letto e si mise a frugare nel borsone. – Vuoi del tè?
- Magari.
Nessuno dei due disse niente mentre lei versava acqua nei bicchieri di carta e ci mescolava dentro la polverina. Solo quando Alice gli passò il suo bicchiere, Shadow commentò: - Tè solubile. Un tradimento. Se Tikal ci vedesse, ci ucciderebbe.
- Ci ucciderà comunque. Se sarà ancora lì quando torneremo.
- Alice. Stanno bene.
- Non puoi saperlo. Come non posso saperlo io. Nel lasso di tempo da quando sono partita fino all’esplosione potrebbe essere successo di tutto.
- Ormai avranno imparato qualcosa. Non sono indifesi. E hanno i bambini. Ora sanno di doverli ascoltare. – Si rifiutava di usare il passato. Non poteva permettersi di pensare che gli abitanti di Metal City fossero altro se non vivi e in salute.
- Non sono delle stazioni meteo. – Alice si interruppe, sorseggiando il té, come riflettendo. – Sai, un giorno, prima di andarmene, sono andata ad aiutare con la nuova scuola. Adesso si sono organizzati un po’ meglio, la tengono dove prima doveva esserci una scuola di catechismo. Dividono  i bambini per età, insegnano loro qualcosa per davvero. Bene, quel giorno sono nel corridoio ad aiutare a tenerli d’occhio e tutt’a un tratto alcuni si mettono a urlare. Altri a piangere. Correvano da tutte le parti, si tenevano la testa. Caos totale. E quando finalmente sono riuscita ad acchiappare Dodge e a chiedergli cosa stesse succedendo, sai cosa mi ha risposto?
Shadow scosse la testa, in silenzio.
- Che l’uomo bianco era arrabbiato. Molto arrabbiato. E che faceva male. Aveva perso il controllo a un livello tale che loro lo percepivano come se gli stesse perforando il cervello. – Il riccio nero strinse i denti al sentire queste parole, ma non disse nulla.
- Ovviamente tutti gli adulti sono venuti a saperlo in un nanosecondo e si è scatenata una confusione enorme. Pensavano tutti che lui sarebbe venuto presto a distruggerli. Si nascondevano in cantina e cose così. – Alice alzò gli occhi al cielo. – Imbecilli. Non sarebbe servito a niente nascondersi, se davvero fosse arrivato. Comunque, vedi quanto sarebbe stato utile ascoltare i bambini. Gli adulti non avrebbero fatto altro che farsi prendere dal panico.
- Però loro sentivano. Sentivano le sue....frequenze, diciamo. Sarebbe potuto servire in ogni caso.
- Forse.
- Credi che abbiano sentito anche quello che è successo a me?
- Non ne ho idea. Non avevo contatti con molti bambini, di solito. Il mio punto di riferimento era Dodgeball, e lui ti cercava e ti chiamava per metà del tempo, per cui non ti saprei dire.
Shadow lasciò andare un sospiro seccato. – Stai cercando di farmi sentire in colpa?
Alice lo guardò da sopra l’orlo del bicchiere. – No. E’ un fatto. E’ solo naturale se, visto che per qualche motivo che non riesco a comprendere si è affezionato a te, sente la tua mancanza. Probabilmente ora chiama sia me che te, mentre Tikal progetta il nostro omicidio.
- Non avrà il coraggio di ucciderci.
- Ora è a capo di tutto. Se ordinasse a qualcuno di spararci quel qualcuno obbedirebbe senza porsi problemi.
- Non riesco ancora a credere che Tikal sia al comando.
- Perché? E’ organizzata, efficiente e tutti si fidano di lei. Ha convinto tutti che chiudersi in casa non sarebbe servito a nulla e che bisognava continuare a ricostruire la civiltà. Ha messo a punto la scuola e trovato qualcuno che facesse lezione ai bambini. Ha riarrangiato il corpo di polizia e ha tolto loro i teaser.
- E con cosa pensa che possano difendersi?
- Con lo spray al peperoncino. Ha parlato con Sonic e insieme hanno stabilito che fosse meno rischioso.
Sonic. Un nome, una nuova  fitta. Non ne poteva più di sentire la mancanza di certe persone. Ma non poteva lasciarsi andare a certi pensieri, soprattutto perché Alice lo stava fissando con espressione disgustata. – Ti prego, non fare quella faccia. Non pronuncerò più quel nome, se reagisci così.
Lui cercò di ricomporsi. – Quale faccia?
- La faccia di chi rimpiange tutto il sesso che non ha fatto in vita sua.
- Pensi di essere simpatica?
- Lo sarei, se tu possedessi quel dono che hanno tutte le persone normali chiamato “senso dell’umorismo”. – La ragazza si alzò di nuovo dal letto. – In ogni caso, visto che il sesso non è un’opzione, mi sono procurata qualcosa per passare il tempo. – Pescò nel borsone e ne estrasse alcuni libri, che lanciò di malagrazia addosso a Shadow.
- Ouff! Era questa la tua priorità? Libri?
- Non era la priorità, ma se preferisci passare il prossimo mese a guardare il vuoto, me li riprendo. E poi....- Si bloccò per un attimo. – Nel tuo piccolo e nebuloso cervello, ricordi ancora il mio quaderno? Quello che non volevo assolutamente che Dodgeball toccasse?
- Sì. – Era abbastanza difficile scordare cosa fosse avvenuto durante il loro primissimo incontro.
- Conteneva tutto ciò che avrei voluto ricordare del mondo di prima, più che altro citazioni di libri e di film. Pensavo non ci sarebbe stato più nessuno che le avrebbe ricordate. Però visto che io sono viva, e purtroppo anche tu, preferisco rileggermi quei libri e ricordarmele così, e magari rieducare un po’ anche te.
- Come, leggendo....Stephen King? O...per l’amor del cielo, George RR Martin? – Commentò lui scorrendo gli autori dei libri.
- Sono in tema.
- Con morte, sangue e budella?
- Esattamente.
- Io non ti capisco, Alice.
- Mi stupirei se accadesse il contrario. – Si buttò sul letto e prese a sfogliare uno dei volumi Shadow restò a guardare per un po’, prima di riprendere la conversazione.
- Alice?
- Eh?
- Quel quaderno adesso...chi ce l’ha?
Lei esitò un attimo prima di rispondere, ma quando lo fece, fu in un tono appena appena più morbido. – Dodgeball. A differenza di te, che se non sai qualcosa è perché sei stato troppo lento per coglierla, lui non ha conosciuto molte cose, e avrà bisogno di qualcuno che gliele ricordi.
- Gliele ricorderemo.
- Quando riusciremo a uscire da questo posto pieno di neve. Ora taci e lasciami leggere. Ho  tempo per sentirti sproloquiare.
Shadow obbedì, ma  con il più leggero dei sorrisi sulle labbra. Potevano essere passati mesi; lei poteva aver abbassato certe barriere e lasciato che Dodge mettesse mano sui suoi preziosissimi averi; ma certe cose non erano cambiate affatto dal loro primo incontro.
Fuori continuava a nevicare.
 
SONO IN VACANZA e quindi se Dio vuole i miei capitoli arriveranno un po' più in fretta. Anche se potrebbero essere assurdi come questo. Va beh. Posso solo incolpare il caldo.
Spero che ora siate tutti in vacanza e  che non siate stati rimandati o bocciati u.u a presto!
^Ro
PS Sì, POTREI aver caricato Shadow su un carrello dell'Ikea. Ssssssh.
PPS Potrei anche aver fatto leggere ai miei amati protagonisti Stephen King in un mondo pseudo-Stephen King. Dettagli, su. Dopotutto King si autocita sempre nelle sue storie.
  
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