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Autore: eugeal    18/06/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Much lanciò la testa arrostita della lepre giù per le scale che conducevano alle segrete, facendola rotolare sui gradini.
Il soldato di guardia si avvicinò, incuriosito, e il bastone di Little John lo colpì in faccia, facendolo crollare a terra senza avere il tempo di emettere un lamento.
Robin si chinò per sottrarre le chiavi dalla cintura dell'uomo svenuto e fece cenno al Guardiano Notturno di seguirlo, mentre Much e Little John restavano di guardia sulle scale.
Quando Guy aveva raccontato a Robin della ragazza imprigionata dallo sceriffo, avevano deciso di liberarla dalle segrete ed entrambi erano stati d'accordo sul non coinvolgere Will e Djaq in quella missione pericolosa. Much avrebbe seguito Robin in qualsiasi impresa, mentre Little John, pur non fidandosi di Guy, si era lasciato convincere dal pensiero di una ragazza giovane e innocente che rischiava di essere venduta al miglior offerente come un capo di bestiame.
Guy e Robin superarono alcune celle sovraffollate, finché Gisborne indicò una porta. Si avvicinarono alle sbarre e guardarono all'interno: la ragazza che quella mattina si era ribellata tanto fieramente a suo padre e allo sceriffo era raggomitolata in un angolo e dormiva con le guance ancora umide di lacrime.
Il segnale di Much attirò la loro attenzione: qualcuno stava venendo da quella parte.
Robin mise le chiavi della cella in mano a Guy ed estrasse la spada.
- Tu liberala, noi ci assicureremo una via di fuga.
Guy annuì, cercò la chiave che apriva la porta della cella, cercando di fare il più in fretta possibile e la aprì, avvicinandosi alla ragazza per liberarla dalle catene.
Mentre Guy provava le varie chiavi per trovare quella giusta, Meg si svegliò, sussultando nel vedere quell'uomo mascherato così vicino a lei. Istintivamente afferrò la prima cosa che trovò a portata di mano, in quel caso la ciotola di legno in cui le avevano servito una brodaglia maleodorante che avrebbe dovuto essere una zuppa, e la usò per colpire alla testa quello sconosciuto.
Gisborne si ritrasse con un gemito di dolore, ma quando Meg fece per colpirlo di nuovo, le afferrò il polso e lo strinse per costringerla a lasciar cadere la ciotola.
La ragazza fece per gridare, ma Guy le lasciò andare il braccio e le mise una mano sulla bocca, schiacciandola contro il muro con il proprio corpo per immobilizzarla mentre trovava la chiave per liberarla dalle catene.
La ragazza si divincolava e scalciava nel tentativo di liberarsi, ma Gisborne riuscì a tenerla ferma e alla fine la chiave fece scattare la serratura e le catene caddero a terra.
- Sono qui per liberarvi. - Sussurrò Guy, vedendo che la ragazza non accennava a calmarsi. Sapeva che parlare era un rischio perché qualcuno avrebbe potuto riconoscere la sua voce perciò cercò di farlo più piano possibile in modo che potesse sentirlo solo lei.
Meg si fermò a guardarlo per un attimo e Guy le fece cenno di seguirlo, ma la ragazza, invece di obbedirgli, allungò una mano con uno scatto improvviso e gli strappò la maschera dal viso.
- Voi! - Disse, incredula, riconoscendolo, poi tirò indietro la mano e lo schiaffeggiò con forza, graffiandogli il viso con le unghie.
Guy la allontanò con uno spintone e tornò a schiacciarla contro il muro per tenerla ferma, le tolse di mano la maschera e la indossò di nuovo.
- Ci tenete così tanto a restare a marcire in questa cella?! Smettetela di comportarvi da idiota e seguitemi.
- Io con voi non vado da nessuna parte! So chi siete e tutto quello che avete fatto!
Guy si lasciò sfuggire un gemito di esasperazione e la sollevò di peso, ignorando le proteste della ragazza.
- Forse non l'avete capito, ma non vi stavo offrendo una scelta.

Robin si voltò a guardare indietro, chiedendosi perché Gisborne ci stesse mettendo tanto. Loro tre avevano neutralizzato un'altra guardia, ma ogni momento che passava aumentava il rischio di essere scoperti. Stava per tornare a cercarlo, quando Guy apparve in fondo alle scale, trascinando una giovane che aveva tutta l'aria di non voler essere salvata.
Robin lanciò uno sguardo divertito a Guy.
- Problemi?
- Piantala e vieni ad aiutarmi, razza di cretino. - Ringhiò Gisborne e Robin Hood scoppiò a ridere, ma si affrettò a raggiungerlo per cercare di placare la ragazza.
- Forse le sue maniere non sono le migliori, - disse Robin, accennando a Gisborne - ma vi assicuro che siamo qui per portarvi via dalle segrete.
- Per farmi cosa?! - Gridò Meg, cercando di divincolarsi dalla presa di Guy. - Voi uomini siete tutti uguali, e se voi siete in combutta con lui non potete avere buone intenzioni!
Robin lanciò uno sguardo incredulo a Guy e Gisborne lo fissò, alzando le spalle in un modo piuttosto eloquente.
Meg fece per rivolgere loro un'altra raffica di insulti, ma Robin le tappò la bocca con la mano e poi si tolse il fazzoletto che portava al collo e lo usò per imbavagliare la ragazza.
- Mi dispiace, ma non possiamo lasciare che attiriate tutte le guardie del castello. Se vorrete continuare a prendervela con noi, temo che dovrete aspettare finché non saremo fuori da qui.
Guy la guardò con un sogghigno, poi la sollevò di nuovo senza troppi riguardi e seguì Robin su per le scale, raggiungendo Little John e Much.
Gisborne sperava di poter usare il passaggio vicino alle cucine per poter uscire dal castello senza essere notati, ma quando svoltarono l'angolo di un corridoio, si bloccarono di colpo nel veder arrivare Vaisey dall'estremità opposta.
Lo sceriffo rimase a guardarli per un attimo, poi iniziò a gridare.
- Guardie! È Robin Hood! Prendetelo!
I quattro uomini gli voltarono le spalle e corsero via. Fortunatamente Meg, vedendo lo sceriffo, aveva smesso di lottare per liberarsi dalla stretta di Guy e si era lasciata portare da lui senza più cercare di ostacolarlo.
- Robin! Dove andiamo? - Chiese Little John in tono urgente e Robin indicò loro di entrare in una delle stanze che si aprivano lungo il corridoio.
- Ma lì saremo in trappola come topi! - Disse Much e Robin sorrise.
- Non preoccupatevi, ho un piano.
Entrarono tutti e cinque nella stanza e Little John usò il proprio bastone per sbarrare la porta, poi seguirono Robin accanto alla finestra.
Il fuorilegge indicò loro un carro pieno di paglia, legato proprio sotto la finestra.
- Avevo previsto un caso del genere. Salteremo e la paglia attutirà la caduta.
Meg intanto era riuscita a togliersi il bavaglio e aveva guardato la distanza che separava la finestra dal carro con aria spaventata.
- Ma siete matti?! Volete ammazzarvi? Io da lì non salto nemmeno morta!
Guy lanciò uno sguardo a Robin come per chiedergli una conferma, poi, senza lasciare andare Meg, salì sul davanzale della finestra.
- Come vi ho già detto, non vi stiamo offrendo una scelta. - Disse alla ragazza, poi la strinse forte e si lasciò cadere, sperando che Robin avesse ragione.

Robin non si era sbagliato.
Guy atterrò sulla schiena e il peso di Meg lo schiacciò, lasciandolo senza fiato, ma la paglia riuscì ad attutire la caduta e, nonostante il dolore, Gisborne capì subito di non essere ferito in modo serio.
Un attimo dopo altri tre tonfi gli fecero capire che anche Robin, Much e Little John erano riusciti a saltare sul carro.
Poco dopo uno di loro si mise alla guida e il carro si mosse.
Guy pensò che avrebbe dovuto alzarsi anche lui per aiutare Robin in caso di combattimento, ma le fitte di dolore alla schiena gli annebbiavano la mente e il peso della ragazza che gli opprimeva il petto gli impediva di respirare bene. Fece un debole tentativo di spostarla, ma Meg doveva essere svenuta e non riuscì a muoverla.
Gisborne rinunciò a provare ancora e chiuse gli occhi, lasciandosi scivolare nell'incoscienza.

Robin affidò a Much le redini del carro. Ormai erano arrivati nella foresta di Sherwood e i soldati dello sceriffo non sarebbero riusciti a trovarli.
Si spostò verso il pianale del carro e vide che Meg si era ripresa e sedeva in un angolo con aria imbronciata, guardata a vista da Little John, mentre Gisborne era ancora privo di sensi.
Un po' preoccupato, Robin si chinò su di lui e lo scosse leggermente.
- Ehi, svegliati, stai bene?
Guy aprì gli occhi e si portò una mano al lato del viso, dove sentiva bruciare i graffi lasciati dalle unghie di Meg, ma Robin lo fermò per evitare che si togliesse la maschera.
- Oh, lascialo fare, tanto so già chi è. - Disse la ragazza, sprezzante.
Guy si alzò a sedere e le rivolse uno sguardo rabbioso, poi si rivolse a Robin.
- Mi ha strappato via la maschera, prima.
- Ti ha visto qualcun altro?
- No, per fortuna la cella era buia e isolata dalle altre. Ma ora quella piccola ingrata conosce il mio segreto!
- Ingrata? Dovrei essere grata all'uomo che mi ha accusata davanti a tutti e condannata a marcire in cella in attesa di essere comprata da qualche idiota?
- Avete ragione, solo un imbecille potrebbe decidere di pagare per comprare una moglie come voi. - Disse Guy, rabbioso. - Lo sceriffo mi ha costretto a leggere la vostra sentenza, io non c'entro nulla.
- Potevate rifiutarvi, difendermi. Ma voi uomini siete tutti uguali, secondo voi dovrei solo pensare a sposarmi e a dare un erede a mio marito!
- Se mi fossi opposto, a quest'ora saremmo entrambi chiusi nelle segrete e sinceramente non so se sopporterei di passare tutto il tempo ad ascoltare le vostre stupide lamentele.
- Vi sentite così importante, vero? Il cavaliere nero dello sceriffo che semina il terrore tra la gente...
- Non lavoro più per lo sceriffo!
- Non importa, le persone non cambiano. Non quelli come voi.
Robin mise una mano sul braccio di Guy per calmarlo e guardò la ragazza: era giovane, ma molto decisa e il suo sguardo battagliero gli ricordava un po' quello di Marian quando si ostinava a voler fare qualcosa che riteneva giusto nonostante il parere contrario di chi la circondava.
- Gisborne ha rischiato la vita per tirarvi fuori dalla prigione dello sceriffo. E anche noi, non dovreste parlare così.
La ragazza lanciò loro un'occhiata incerta. Sapeva che le parole di Robin Hood erano vere, ma non voleva ammetterlo.
- Avrebbe dovuto evitare che ci finissi. - Brontolò, senza troppa convinzione.
- Robin? Ora cosa ne facciamo di lei? - Chiese Little John. - La riportiamo a casa sua?
- No! - Gridò Meg, preoccupata. - Mio padre mi costringerebbe a sposare qualche altro idiota!
Robin guardò Gisborne e Guy scosse la testa.
- Di certo non posso portarla a Locksley. Se lo scoprisse lo sceriffo sarebbe la fine.
E Marian mi ucciderebbe.
- E non possiamo nemmeno abbandonarla nella foresta da sola. - Disse Robin e Much lo guardò, preoccupato.
- Non vorrai portarla al campo?
Robin recuperò il fazzoletto che aveva usato per imbavagliare la ragazza e lo usò per bendarla.
- Non vedo molte altre alternative, almeno per il momento.

Guy si tolse il mantello e lo appoggiò accanto a sé sul tronco tagliato che i fuorilegge usavano come sedile. Fece per togliersi la maschera e sussultò di dolore perché il sangue si era seccato, facendola attaccare alla ferita.
Djaq sedette accanto a lui e gli scostò la mano con delicatezza.
- Aspetta, lascia che faccia io.
La ragazza lo aiutò a togliere la maschera facendo attenzione a non fargli male e iniziò a pulire i graffi con un pezzo di stoffa intinto in un infuso medicinale.
La ferita era superficiale, ma Djaq si accorse che Gisborne sembrava essere più sofferente di quanto non avrebbe dovuto essere solo per quel graffio.
- Hai anche altre ferite?
- No, ma ho sbattuto la schiena. È passato parecchio tempo, ma a volte fa ancora così male...
Djaq gli sorrise, comprensiva.
- È normale, purtroppo. Togli la giacca e fammi vedere.
Guy obbedì e rimase fermo a fissare le fiamme del fuoco mentre Djaq lo esaminava. Sapeva che lo sguardo di Will era puntato di lui e che il giovane lo teneva d'occhio e non voleva dargli alcun motivo di essere geloso.
Quello di cui invece non si era accorto era che anche Meg lo stava osservando da lontano.
Nonostante tutto quello che gli aveva detto, Guy di Gisborne la incuriosiva. A volte, in passato lo aveva visto passare a cavallo, con l'aria fiera e arrogante di chi sa di avere un certo potere e nonostante tutto era rimasta un po' affascinata dal suo aspetto, soprattutto se lo paragonava a quella specie di rospo dello sceriffo.
Poi Gisborne era sparito e lei aveva sentito dire che era morto, ucciso in un agguato finché non era riapparso misteriosamente a Nottingham qualche mese prima.
Meg aveva sentito raccontare storie di ogni tipo su di lui e alcune di esse erano riuscite a tenerla sveglia la notte per la paura, ma, quando lo aveva visto quella mattina mentre leggeva la sentenza dello sceriffo, le era sembrato perfettamente normale, anzi sembrava aver perso tutta la sicurezza di un tempo.
Era solo un nobile pavido come tutti gli altri, fin troppo simile ai pretendenti insulsi che suo padre voleva costringerla a sposare anche se, doveva ammetterlo, di aspetto decisamente migliore rispetto a loro.
Lo aveva odiato, come odiava tutti gli uomini che volevano costringerla a fare cose che lei detestava e non si fidava né di lui, né di Robin Hood e dei suoi compagni.
Doveva ammettere che il campo dove l'avevano portata sembrava molto più confortevole delle prigioni del castello, ma era ancora piuttosto diffidente e continuava ad aspettarsi il peggio.
La giovane saracena che li aveva accolti quando erano arrivati al campo l'aveva sorpresa: era una donna eppure sembrava libera di fare quello che voleva e tutti la rispettavano.
Meg la osservò mentre parlava con Gisborne e notò che le sue parole sembravano aver rilassato un po' il cavaliere nero che era arrivato addirittura a sorridere per brevi attimi.
Quando Guy si era tolto la giacca, Meg aveva sussultato nel vedere i segni arrossati che gli deturpavano la schiena e non era riuscita a distogliere lo sguardo per tutto il tempo in cui Djaq gli aveva spalmato una specie di unguento sulle cicatrici.
- Non devi dirlo a nessuno.
Meg sussultò nel sentire una voce maschile tanto vicina a lei e si voltò di scatto, incontrando lo sguardo di Robin Hood.
- Cosa?
- Che lui è il Guardiano Notturno.
- Beh, era prevedibile: troppo vigliacco per contrastare lo sceriffo e ovviamente troppo codardo per venirmi a salvare senza nascondere la faccia. - Disse Meg a voce abbastanza alta perché Guy la sentisse.
Gisborne si voltò a guardarla, poi si alzò in piedi e si avvicinò a lei.
- E voi sareste quella che rifiuta i pretendenti dicendo che hanno il cervello di un vegetale? Sarebbero comunque più intelligenti di voi, se non arrivate a capire che se non posso agire direttamente non è di certo perché ho paura, ma perché altre vite dipendono dalla mia.
Robin lanciò uno sguardo preoccupato a Gisborne e alla ragazza: lo sguardo ostinato negli occhi di Meg lasciava presagire una risposta pungente che di sicuro avrebbe irritato Guy ancora di più.
Per evitare un ulteriore litigio, Robin disse a Meg di farsi spiegare da Djaq come si viveva nel campo e prese Guy per un braccio, guidandolo verso i cavalli.
- Vieni, sbrigati a cambiarti e poi torna a Locksley, si sta facendo tardi.
Guy ripescò i propri vestiti dalla bisaccia da sella e nascose il costume da Guardiano Notturno, poi fece un sospiro.
- Come faccio, Hood?
- Cosa?
Guy si indicò il graffio sul viso.
- Con questo. Come faccio a spiegarlo a Marian?
Robin scosse la testa, nemmeno lui aveva una risposta.
   
 
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