Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Vanya Imyarek    21/06/2015    1 recensioni
Per i Greci, il kosmos è l'ordine del mondo, basato sul perfetto equilibrio tra opposti, come luce e tenebre, bene e male. Ora, se la gente odierna sapesse che il kosmos è minacciato da un fantasma con vari problemi mentali e un chiodo fisso pr la propria divinizzazione, e che è invece difeso da un paio di ragazzi doppiogiochisti, opportunisti e pure alquanto iettatori, tutti impegnati a cercare di procurarsi un'antica corona egizia dai poteri straordinari, ci sarebbe da supporre che il mondo piomberebbe nel panico generale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









                                        CHAD

OVERDOSE  DI  CASINI  E  UNA  GRAN  FREGATURA  FINALE







Lasciamo un attimo perdere i posti malfamati in cui si infila Penelope e torniamo un attimo al punto in cui lei, pretendendo di salvare la situazione, si frega la macchina e parte via con la povera Tessa, trascinandosi dietro Percy e Annabeth. Ha omesso di dire che ha quasi stirato Gabe, nel corso di questa operazioni.
 Ma torniamo alla parte importante: io ero lì, con i miei teppisti che imprecavano in l'assenza di altre attività utili, la mia socia che stava squagliando su un'auto rubata, e due dei ragazzi più in vista del Campo che sfrecciavano al suo inseguimento. 
Ero abbastanza sicuro che non mi avessero riconosciuto: Penelope ha detto che noi ragazzi eravamo allo scoperto, ma ha casualmente dimenticato di aggiungere che durante quelle uscite io portavo sempre un cappello da baseball calcato praticamente sugli occhi. E senza distinguere i lineamenti del viso, come avrebbero fatto quei due a riconoscermi, con tutti i ragazzi di colore e i capelli da rasta che ci sono al mondo? Quella più scoperta, semmai, era lei. In tutti i sensi in cui vogliate interpretare l'affermazione, e lo ribadisco anche se adesso lei sta cercando di tirarmi addosso un manoscritto medioevale. 
Comunque, io ero rimasto lì impalato con Gabe, Pete e Jock, che cercavano di capirci qualcosa di quel che era appena successo. E naturalmente imbastire una buona scusa e rispedirli a casa era affar mio. 
"Cazzo, mi sa che le ragazze sono nella merda" fu il mio brillante esordio. 
"Che cazzo si è fumata Nita? Si è pure fottuta l'auto, quella zo ..."
 "Lascia perdere, non è neanche tutta colpa sua. Quelli lì sono dei suoi cugini, dei bacchettoni improponibili. Le hanno buttato nel cesso un sacco di serate buone. Scappare quando li vede, ormai, è un riflesso condizionato per lei"
 "Che?!"
 Capii di aver usato un eloquio troppo aulico. "Le viene immediato. Li vede, e scappa via senza pensarci" 
"Non me ne fotte un cazzo, ci ha fregato la macchina!" Gabe dimostrò la sua solidarietà con lei. 
"Che poi, una femmina che guida, ce la manderà a puttane nel giro di cinque minuti ..." Jock contribuì con affermazioni ad alto contenuto scientifico. Non lo dico per far piacere alle ragazze, eh, solo perchè avendo vissuto in un orfanotrofio prima e in un ospedale psichiatrico poi, non mi sono mai fatto una grande idea delle differenze in merito. 
"Ma cos'hanno detto quei due coglioni? Empuse?" Pete complicò ulteriormente le cose.
 "No, hai capito male: hanno detto 'impure'. Sono dei fanatici religiosi, sai" 
Sì, lo so, ho inventato una versione molto diversa da quella (improponibile) di Penelope, e ne abbiamo scontato le conseguenze la volta successiva in cui ci siamo riuniti con la banda. Ma non è cosa che vi interessi.
 "Comunque, mi sa che la serata è finita qui. Non mi va di andare da nessuna parte senza la macchina, e metti che il casino che ha fatto Nita ci attiri qualche sbirro. Non so voi, ma io me ne torno a casa e cerco di scoprire che fine hanno fatto"
 "Va be', va be', tanto senza l'auto la serata era rovinata" bofonchiò Gabe, e il nostro gruppetto si sciolse.
 Io me ne stavo beatamente andando verso l'angolo buio più vicino, quando fui richiamato indietro da una delle persone che meno mi sarebbe piaciuto sentire in quel frangente.
 "Chad!"
 "Regina?" fu quello che riuscii a mormorare a denti stretti, imprecando mentalmente in un modo da far sbiancare i soggetti di cui sopra. Possibile avere tanta sfiga? Adesso mi sarebbe sicuramente partito un bell'interrogatorio, sul perchè io, che avrei dovuto impegnarmi per rendere il mondo un posto migliore, mi trovassi in compagnia di quei delinquenti. E infatti: "Cosa ci facevi con tipi del genere? E cosa stavi dicendo a proposito dell'auto?"
 Io mi mordicchiai un labbro, imbarazzato. "Ecco ... è una specie di progetto collaterale a cui stiamo lavorando io e Penelope. Ci siamo lamentati tutti un sacco di volte di quanto sia difficile mandare i teppisti negli istituti di rieducazione, no? E noi abbiamo invece provato a sfruttarli a fin di bene. Li convinciamo a prendere di mira solo persone che lo meritino, e a dargli una lezione esemplare. Quell'auto, ad esempio, apparteneva a un investitore che specula sui terreni boschivi" 
Lei sospirò, guardandomi sconcertata, ma con tutta l'aria di credermi. Un buon risultato, visto anche che avevo dovuto inventarmi tutto così su due piedi. "Chad, capisco le vostre intenzioni, ma non potete fare così. Finireste per creare un gruppo di giustizieri esaltati convinti di poter decidere il bene e il male, sempre che li rieduchiate davvero. E poi, quelli che favorite sono pur sempre dei reati"
 "Ci spiace, ma volevamo vedere se funzionava prima di dirlo a voi" mormorai a testa bassa. Ehi, non dovevo esagerare, o sarei uscito da quello che di solito era il mio carattere.
 "Se avevate dei dubbi sulla nostra approvazione, non avreste dovuto farlo e basta" chiosò Regina. Poi, grazie agli dei, abbandonò il contegno da mestrina e si concentrò su faccende più pratiche.
 "Quelli che vi hanno scoperti sono Percy e Annabeth, vero? Avrete i vostri bei problemi a spiegare tutto al Campo ..."
 "Nessun problema. Penelope ha avuto l'idea di farsi passare per un'empusa e attirarli via. Se riesce a seminarli, siamo a posto: lei non si vedeva bene in auto e io avevo il cappello ben calcato. Cioè, in effetti è un piano che fa acqua da tutte le parti, ma in mancanza di meglio ..." aggiunsi, rendendomi conto di essermi forse complimetato un po'troppo con la mia socia. 
Regina parve molto interessata. "Se non hai urgenza di tornare immediatamente al Campo, suggerirei di seguirli. Questo posto è pieno di mostri, potrebbe succedere qualcosa a Penelope ... o a Percy e Annabeth, e anche se è brutto dirlo, sarebbe un caso piuttosto fortunato" 
Okay, cari amici in ascolto, lo so che fin qui Regina era sembrata una tranquilla e in fin dei conti buona, ma nella sede dei seguaci di Setne non è che si facessero brindisi alla vostra salute. Io, comunque, non gradivo molto l'idea di lasciare a Regina il compito di occuparsi di tutto - meglio essere informati subito se capitava un qualche cambiamento di programma - dunque non ebbi biezioni a seguirla.
 Feci bene, perchè a qualche isolato di distanza, che raggiungemmo seguendo le tracce di caos che il discreto passaggio di Penelope aveva seminato, trovammo un night club immerso nel caos più totale. A quanto potevamo vedere, c'erano almeno tre Lestrigoni, della razza del mio primo mostro, intenti a devastare il locale a suon di sfere incandescenti. A contrastarli c'erano Percy e Annabeth, con un bonus di due egizi saltati fuori da chissà dove. E Annabeth stava parlando al suo cellulare in tono concitato, affettando mostri con l'altra mano e chiedendo rinforzi. 
Sarebbe già stato uno spettacolo impressionante di per sè, ma le mie voci iniziarono a comunicarmi qualcosa di interessante. Uno dei Lestrigoni sarebbe stato trapassato da una lancia elettrica - probabilmente quella di Clarisse. Sapevo bene che sarebbe potuto succedere in qualsiasi momento, ma c'erano altri elementi che la rendevano una notizia stuzzicante. 
Primo: Annabeth stava chiamando rinforzi. 
Secondo: era inverno, e la maggior parte dei ragazzi preferiva passare le vacanze natalizie con la famiglia anzichè al Campo. 
Terzo: una delle condizioni favorevoli identificate per l'attuazione del piano, nonchè il momento per cui la data era ai primi di dicembre, erano le poche presenze al Campo.
 Non sarebbe stato il caso di anticipare un po' le cose? Ci avrebbe portato qualche vantaggio? 
Ehm, no. Le mie deduzioni erano state davvero brillanti, ma purtroppo non avrebbero avuto nessuna utilità. Per la buona riuscita del piano, era preferibile che io e Penelope fossimo a conoscenza l'uno dei movimenti dell'altra - vedete anche che casino era successo la volta prima per questo motivo - e per di più lei diventava una lagna quando non era consultata su qualcosa. No, meglio abbandonare l'idea. Peccato, perchè sarebbe potuta essere davvero buona, con i ragazzi di Setne incerti su cosa fare davvero ... tutta colpa di Penelope.
 "Leviamoci di qui alla svelta" dissi a Regina. "Tra poco arriverà qualche buon combattente dal Campo. Un Lestrigone sarà ammazzato da uno di loro e ... oh cavolo, mi sa anche qualcuno di quelli" 
Un nutrito gruppo di individui con un occhio solo stava marciando spedito verso il locale. E dalle armi che li avrebbero uccisi, potevo capire che Clarisse non sarebbe stata la sola ad arrivare. 
Avevo fatto l'errore, però, di sottovalutare Regina: per colpa del suo carattere schivo e poco intraprendente, non avevo considerato che avrebbe potuto raggiungere vette di deduzione pari alle mie. In altre parole, non mi aspettavo che le sarebbe venuta la stessa idea che io avevo scartato.
 "Davvero?" chiese, nascondendosi con me in un vicolo per non essere notata dai ciclopi. "Il Campo resterebbe ancora più sguarnito che a dicembre. Si potrebbe anticipare e attaccare immediatamente" 
"Non mi sembra proprio il caso" replicai. "Troppi casini per concentrarci tutti insieme, e poi ci serve l'approvazione di Setne, almeno questa volta. Quel famoso mostro marino lo deve mandare lui, ti ricordo"
 "Possiamo dirlo agli altri tramite gli incantesimi di Setne ..."
 "Sì, ma ti ricordo che possiamo usarli una volta sola. Non mi sembra il caso di sprecarli"
 "E a me non sembra il caso di sprecare una buona occasione. Contatterò solo Setne, per avere la sua approvazione, comunque" 
Be', così andava già un po' meglio. Mi augurai che Setne non si facesse venire strane idee. Regina, comunque, rimase in una sorta di trance per un po' - evidentemente, era così che funzionava la comunicazione tramite quell'incantesimo - e quando ne riemerse, mi diede quella che naturalmente era la peggior risposta possibile. 
"Mi ha risposto Luciano, non so perchè non abbia contattato direttamente Setne. Deve esserci stato un qualche disguido ... comunque, ci ha parlato lui con il capo. Abbiamo la sua approvazione, e arriverà il nostro mostro marino. Lui dice che chiamerà Mortimer, tu chiama Dakao e digli di avvertire chiunque non sia uno di noi quattro. Ci ritroveremo tutti davanti al Campo, e tu ci darai l'autorizzazione per passare"
 Come diavolo aveva fatto Regina a credere a Luciano? Disguido? Autorizzazione? Intercettazione, secondo me. Ero abbastanza sicuro che Luciano ne avrebbe trovato il modo, pur di far bella figura davanti al suo capo con un attacco a sorpresa ben combinato. Che sarebbe arrivato il mostro marino, però, era sicuro: Luciano era troppo sveglio per mentire e bypassare un passaggio così importante e funzionale. Bisognava che qualcuno avvertisse Penelope il prima possibile, serviva parecchia sfiga sulla spiaggia del Campo Mezzosangue. 
Una volta terminato l'incantesimo, che tra l'altro dava la sensazione di fluttuare nel nulla durante la comunicazione - una cosa utilissima nel caso arrivasse qualcuno di sgradito - effettuai il viaggio nell'ombra, portando con me Regina e arrivando al luogo convenuto. Lì mano a mano ci raggiunsero tutti gli altri, e venne fuori che nessuno si era sognato di avvertire Penelope: Dakao aveva chiamato Gaia, Gaia aveva chiamato Calvin, Calvin aveva chiamato Hazelle, e Mortimer, contattato da Luciano, era stato troppo cretino da ricordarsi che avrebbe dovuto fare una comunicazione anche lui. Pazienza, sarebbe tornata per conto suo - da sola o con degli arrabbiatissimi Percy e Annabeth - e avrebbe goduto del privilegio di piombare nel bel mezzo dell'azione. 
"Io, Chad Mist, vi do' il permesso di entrare" mormorai, e tutti fummo dentro. Ci precipitammo alle capanne, fortunatamente senza incrociare arpie di sorta, e Dakao piazzò un bel portale ben in vista, a uso e consumo di chi volesse credere che i confini del Campo non fossero poi così sicuri.
 "Okay, la benzina?" chiese Regina, con una frase che vi permetterà di venire a conoscenza dei nostri potentissimi incantesimi. 
"L'ho portata io, stai tranquilla. Mortimer, almeno dei fiammiferi te ne sei ricordato?" rispose Luciano. 
"No, ma ho l'accendino per le sigarette" fu la risposta, scortata dall'arnese in questione porto a chi poneva la domanda. 
"Sai che il fumo uccide?" fu la risposta di Gaia. 
"Sinceramente, ti sembra il momento adatto?" le chiese Hazelle, non senza ragione. Perlomeno la puzza di fumo che da qualche settimana a quella parte aleggiava frequentemente attorno a Mortimer aveva trovato un suo perchè.
 "Non importa, almeno è qualcosa. Adesso, alla Casa Grande! Appicchiamo il fuoco davanti alla porta di quella stanza, e poi ci nasconderemo dove a Chad parrà più opportuno. Regina, tu vai a creare il falso fumo, prima di venire da noi" 
Lei annuì rapidamente e corse via, precedendoci tutti.
 "Come farà a creare il fumo? E' una maga dell'acqua, non credo sappia creare simili illusioni" obiettai, allontanandomi con gli altri. 
"Metterà una pozza d'acqua calda sotto la finestra. Con un po' di fortuna, la gente sarà troppo agitata per accorgersi che si tratta di vapore e non di fumo" 
In pratica quel piano era basato più su trucchetti d'illusionismo che su magie vere e proprie. Del resto, in qualche modo dovevamo pure arrangiarci.
 Dopo esserci introdotti nell'edificio nel modo più silenzioso possibile, onde non svegliare Chirone al piano di sopra, raggiungemmo la porta, Luciano rovesciò a terra tutta la tanica, e Mortimer ci gettò sopra l'accendino. 
Partì una fiammata che per poco non ci arrostì tutti, ma ci costrinse in compenso a un ben poco silenzioso balzo all'indietro tra strilli di vario genere (da quelli terrorizzati alle imprecazioni di Mortimer per la perdita dell'accendino). 
"Via di qui!" sibilò Luciano, per poi fissarmi come a intimarmi di trovare una via di fuga alla svelta. Cosa non difficile: la Casa Grande era piena di stanze vuote dall'utilizzo non meglio specificato. O forse erano lì proprio per favorire eventuali nemici intenzionati a balzar fuori all'improvviso? 
Sentimmo dei passi di corsa, ma era solo Regina: nessuno poteva essersi accorto così rapidamente dell'incendio. Ci acquattammo tutti dietro la porta, sperando che nessuno ci intravedesse dalle finestre, e aspettammo che il casino si scatenasse. 
"Scusate ... credo che non ci abbia pensato nessuno ... ma se il fuoco raggiunge anche questa stanza?" fu l'osservazione di Gaia che per poco non fece partire diversi infarti.
 "Ci penso io, dovrei riuscire a gestirlo ... sarà fuoco normale" mormorò Regina. 
"Va bene che stano tutti dormendo, ma quanto gli ci vuole a rendersi conto che un edificio sta andando a fuoco?" mormorò Dakao. 
"Se vuoi essere il primo a urlare 'al fuoco', accomodati pure ... ero ironico, Mortimer!" riuscii a riparare appena in tempo. Aveva già ampiamente dimostrato che le sue vette di idiozia sfioravano punti a malapena concepibili, ma quello credevo che l'avrebbe capito.
 "Ma non si sbrigano! E mi dà sui nervi stare con le mani in mano!" rispose lui.
 "Stai zitto, se vuoi sentire il suono della tua salvezza" replicò Dakao. Effettivamente, in lontananza, iniziavano a sentirsi delle grida. Qualcuno si era finalmente accorto che l'edificio più grande del Campo stava bruciando. 
E Chirone? A causa del cambiamento di data improvviso, avevo rinunciato ad allontanarlo dal posto, come ci aveva suggerito Thoth. Speravo che si sarebbe accorto per primo che il posto in cui dormiva stava andando a fuoco. E invece, a quanto pareva, aveva il sonno pesante. Almeno adesso ci avrebbe pensato qualcuno a salvarlo, avremo evitato di trovarcelo sulla coscienza. Nonostante non avessimo legami particolari con il direttore del Campo, ci era sempre sembrata un'ottima guida. E poi, più semplicemente, non volevao sulla coscienza nessuno che non fosse un mostro e basta!
 Le grida si fecero sempre più vicine. e i passi e le porte aperte con gran chiasso non tardarono a seguire. Urla terrorizzate, ordini di trovare qualcosa con cui trasportare dell'acqua, invocazione a gran voce di Leo, la richiesta disperata del numero di cellulare di Percy. E in tutto questo, il terrore per la corona.
 "Come fa a star bruciando anche quella stanza, è protetta!" 
"Da dove credi che venga il fuoco? Sarà andato storto qualcosa con l'incantesimo della porta!"
 "Vatti a fidare di quell'egiziana ..." 
"Ma perchè Percy non risponde?! Cos'è impegnato a fare, porca miseria?!" 
"E noi non possiamo neanche entrare!"
 "Chi c'è al Campo che ha messo gli incantesimi? Bisogna toglierli per entrare!" 
"Leo! Sbrigati, c'è fuoco anche dall'altra parte!" "Allora devo entrare, non posso fare un comando a distanza!" 
"L'hai messo tu l'incantesimo del sonno? Bene, levalo subito!" 
"Hai trovato Percy?"
 "No! Io sto anche provando a chiamare l'egiziana, ma non risponde nemmeno lei ..."
 "E l'esercito di Setne? Vi siete dimenticati di quel portale? Saranno qui da qualche parte!" 
"E certo! Secondo te com'è che la porta ha dato di matto a quel modo? Devono aver incasinato qualcosa ..." 
Ecco che qualcuno dimostrava di avere un minimo di cervello. Bastava solo che, almeno per il momento, non guardasse proprio nella nostra stanza ...
 "Chirone! Oh dei, saranno andati da lui!"
 "Ma no, secondo me stanno aspettando che rimuoviamo gli incantesimi!" questo qua era sicuramente figlio di Atena.
 "Comunque sveglialo, non può non sapere che gli sta andando a fuoco la casa!" 
"Leo, devi trovare il modo di controllare il fuoco anche senza aprire la porta" questo era Jason.
 "Mi spiace, ma i miei poteri non arrivano a tanto. Con tutti quegli incantesimi di difesa, non riesco nemmeno a percapire la presenza del fuoco da quelle parti"
 Incredibile come le cose potessero essere interpretate in modo così distorto, ma andava benissimo, purchè a nostro vantaggio. Fu in quel momento che sentimmo anche la voce di Penelope. 
"Acqua! Qui!" stava gridando. Evidentemente era arrivata anche lei a cercare di estinguere l'incendio, o almeno a fingere di farlo. Ma il mostro marino? Aveva già incaricato Hazel e Nico di occuparsene, o era corsa lì senza dedurre nulla dal cambio di programma? La prima, mi auguravo sentitamente. L'unica cosa certa, era che stava aspettando che noi saltassimo fuori.
 "Basta, basta, arriviamo!" sentimmo gridare la voce di Annabeth. 
"Ma dov'eravate? Ecco, cara la mia egizia, togli quel fuoco, grazie! Anche tu ... Sadie, o comunque ti chiami! Togli quella roba per far essicare le piante!"
 "E Percy che fine ha fatto?"
 "Si è fermato sulla spiaggia, Nico e sua sorella erano lì svenuti ..." 
Ah, risolto il problema, Penelope si era già occupata del mostro. Ogni tanto qualcosa di valido poteva farlo anche lei. 
"Be', chiamatelo subito, se qui non serve acqua ..." 
"Questo fuoco è incantato apposta per resistere all'acqua!"
 "Ma alcune fiamme si sono spente!"
 "Attenti alla grande onda!" 
"Percy, aspe ..." 
Il rumore di acqua che si infrangeva sulle pareti ci informò tutti che Annabeth non era stata ascoltata. La cosa, naturalmente, non rimase senza conseguenze. 
"Dannazione, Testa d'Alghe, qui bisogna togliere tutti gli incantesimi! Il fuoco è anche dall'altra parte!"
 "E l'esercito di Setne sicuramente è qui da qualche parte, ad aspettare che noi apriamo la porta!"
 "Quelli li possiamo sconfiggere, ma non possiamo lasciar bruciare la corona!" 
Qualcuno, nel frattempo, prese la sua decisione: iniziò una cantilena che, in base a quelle che avevamo sentito negli ultimi tempi, doveva essere in egizio. Altre voci, questa volta anche greche, si unirono. 
"Chad, è stata un'idiozia lasciarti qui dentro, avresti dovuto raggiungerli già da prima" ragionò Luciano. Con tutto quello che avevamo combinato nessuno aveva preso in considerazione il fatto che io tecnicamente sarei dovuto essere un ragazzo del Campo, ma in quel momento concretizzai che Luciano aveva maledettamente ragione.
 "Adesso esci dalla finestra, corri a prendere un secchio d'acqua e precipitati lì. Dirai che Penelope ti ha appena contattato" 
Annuii ed eseguii. Per qualche generoso miracolo, nessuno era lì per assistere alla mia uscita - tutti all'interno della Casa - così potei correre fino al mare, trovare un Nico e una Hazel svegli ma molto intontiti, riempire un secchio che avevo trovato abbandonato per strada e correre indietro. Quando lo feci, scoprii che in quel lasso di tempo le cose si erano molto evolute. 
I ragazzi di Setne avevano ritenuto opportuno attaccare in quel momento, e ora la situazione non era più un tentativo di domare un incendio: era una battaglia vera e propria. 
Tralci d'edera completamente impazziti si arrampicavano sulle pareti e su chi vi era più vicino, non disdegnando quelli che proprio vi erano scaraventati contro dai tornadi prodotti dal bastone di Luciano o dalle sberle di Mortimer. Hazelle stava dimostrando una bravura notevole con la spada, Dakao era impegnato in un attacco decisamente feroce, usando solo i suoi artigli, con un Walt che si difendeva cercando di legarlo con bende di lino. Nel corso dello scontro, notai che queste scivolavano costantemente di dosso al demone: forse grazie al fatto che anche lui aveva seguito il sentiero di Anubi? 
Ultimo del nostro schieramento era Calvin, impegnato a sorprendere la sua ben più massiccia e preparata sorella Clarisse con un'inaspettata abilità col pugnale. 
L'aria era ancora piena di fumo, al punto che non capivo come si potesse combattere senza interrompersi per tossire, e di geroglifici luminosi. Malgrado la visibilità non eccellente, ogni tanto alcune frecce solcavano la cortina di fumo. Quanto alla porta, grande obiettivo di tutti, lo scioglimento degli incantesimi non doveva essere riuscito granchè bene, visto che sembrava in atto una tempesta elttrica proprio sull'uscio. O forse con tutta quella magia concentrata sulla stanza non poteva non reagire del tutto. 
Bene, e davanti a questo spettacolino, era il momento che anch'io mi buttassi nella mischia. I piani, intendo sia quello di Setne che quello di Thoth, prevedevano che entrambi noi ci fingessimo ancora dalla parte del Campo, dunque avrei attaccato quelli di Setne. Per loro fortuna, ero abbastanza bravo da mancare di poco un bersaglio. 
 Finsi di tirare un coltello a Luciano, lui tra l'altro fu abbastanza sveglio da rimanersene fermo, e la mia arma gli sfrecciò a un centimetro dal naso, mancando di poco anche Chris Rodriguez. Ne tirai un altro a lui, poi cambiai obiettivo per Dakao. 
Per una gran bella coincidenza non solo non lo beccai, il che era nei piani, ma il mio coltello andò a tagliare a mezz'aria una freccia scagliata da qualcuno di Apollo. Un risultato che avrei davvero voluto replicare, un giorno o l'altro. 
E qui fui costretto a fermarmi. 
Penelope stava piazzata immobile in un angolo della stanza, con gli occhi sgranati e fregandosene altamente di quisquilie come una battaglia in corso attorno a lei. Ma che diavolo stava facendo? Le era dato di volta il cervello? O magari si stava per beccare un attacco di panico o simili? In tal caso, mi conveniva andare a controllare che stesse bene ... avremmo potuto compromettere il piano, se fosse stato altrimenti. 
Spintonai chiunque mi si parasse davanti, che fosse dell'una o del'altra parte, e faticosamente riuscii a raggiungerla. Lei stava borbottando qualcosa che in mezzo a quella baraonda non si sentiva molto bene. Il che mi riportò alla mente un'altra situazione ... ma certo, io avevo già visto Penelope in quello stato ... ma porca miseria, proprio in quel momento?
 "Sì, sarà facile. Apparteniamo a quel posto" riuscii finalmente a sentire quello che stava borbottando. 
"Penelope!" la richiamai. "Non è il momento di mettersi a profetizzare!" 
Lei si voltò a guardarmi, ma dubitai che con quegli occhi sconvolti fosse concentrata su di me. 
"Fermare e non fermare!" gridò lei, a voce più alta, e attirando l'attenzione anche di altri. La sua espressione si stava facendo sempre più angosciata, come la volta precedente. "Fermare e non fermare allo stesso tempo! No, non sarà un dio chi varcherà le porte, ma mille volte meglio se lo fosse! Dalle messi farà sorgere guerra, si ucciderà da sè la parte avversaria! Fermatelo, o non fermatelo!" 
Penelope cadde a terra con quest'ultimo urlo. Chiunque fosse chi doveva essere fermato o non fermato, la battaglia almeno si era fermata con certezza: tutti, da una parte o dall'altra, si erano interrotti per guardare lei. 
Io non potevo fare a meno di chiedermi cosa diavolo avesse voluto dire, ma non era il momento di pensarci. Dovevo controllare come stesse lei, portar via la corona in qualche modo, e se c'era qualcosa su cui scervellarsi ci sarei riuscito benissimo anche dopo. 
Il primo punto della lista - controllare lei - si risolse senza troppi problemi: era solo svenuta, esattamente come la volta prima. Per quanto riguarda invece il prelievo della corona, invece, mi trovai davanti a un ostacolo di natura, diciamo così, ontologica.
 Bisogna infatti specificare che mentre io ero accorso da Penelope, gli altri avevano constatato che la porta, forse perchè non c'erano più incantesimi in giro, aveva smesso di essere attraversata da scariche elettriche. La conseguenza la si potrebbe immaginare anche senza essere stati lì: una vera e propria carica di entrambe le fazioni al'interno della stanza della corona, da cui però avevano iniziato a provenire imprecazioni e grida sconvolte. E io, una volta constatato che quella palla al piede fosse tutta intera, chi ero per non emularli? 
Mi feci largo nella calca brandando un coltello, strumento utilissimo per aprirsi la strada, e una volta che fui giunto nella stanza ed ebbi visto cosa c'era davvero lì dentro, non potei esimermi dal dare il mio contributo alle imprecazioni. 
Eccezion fatta per chi era appena arrivato, la stanza era completamente vuota. 






Ladies & Gentlemen,
chiedo perdono per l'ennesimo ritardo. Causa di quello di stavolta: matrimonio di una zia. E già che ci sono, vi dico subito che anche il prossimo aggiornamento tarderà e arriverà a tre settimane da questo, causa crociera. L'estate finisce sempre per essere il periodo dei ritardi per me ... troppi sconvolgimenti della routine settimanale a causa di viaggi vari. A ben pensarci, il periodo ufficiale dell'aggiornamento sarebbe quello scolastico, ma neanche lì c'è da fidarsi troppo: se non ritoardo, mi parte il computer (il massimo è stato l'estate scorsa, quando il computer mi è partito di ritorno da un viaggio). Okay, la smetto di delirare sugli aggiornamenti e vi lascio allo spoiler: nel prossimo capitolo, si scoprirà che fine ha fatto la corona, o meglio, le due fini che ha fatto.









  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Vanya Imyarek