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Autore: piccolo_uragano_    22/06/2015    3 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Quando Rose e Marie erano piccole, avevano spesso chiesto a Marie come si fosse resa conto che Robert sarebbe stato l’uomo che avrebbe sposato. Lei, sorridendo, era ben lieta di rispolverare i ricordi di quei due ragazzini così diversi.
Robert era il figlio del direttore di una grande fabbrica, John Redfort, e di una donna fragile di nome Elizabeth, che morì in un incidente stradale quando il piccolo Robert aveva otto anni e la primogenita Julia ne aveva dieci. Quando un professore di una scuola di magia bussò a casa Redfort, la notizia fece scalpore. John era vedevo da poco, e tutti pensavano che l’uomo volesse solo liberarsi del secondogenito, così furono costretti a dire che Robert, dopo la morte della madre era uscito di senno e che avrebbe frequentato una scuola per bambini matti. Vivevano in una villetta alla fine di una via piena di case tutte simili tra loro, e, poche case dopo quella dei Redfort, viveva la famiglia Wilson. La madre si chiamava Rosalie, una casalinga devota alle figlie, e il marito Matthieu, uomo d’affari francese. Le figlie, Margot e Marie, erano belle ed intelligenti, destinate a due futuri grandiosi, già designati dal padre. Una sera d’estate, al crepuscolo, Marie se ne stava seduta sul dondolo del giardino che dava sulla stradina di villette, di quel paesino a sud del Surrey, e immerso nella campagna, ad osservare il cielo, quando vide un ragazzo apparire all’improvviso davanti a casa sua.
“Come hai fatto?” esclamò Marie, correndo verso di lui.
“A fare cosa?” chiese il ragazzo, guardandola con due giganteschi occhi verdi.
“A …” Marie, che portava le treccine ed indossava un adorabile vestito a fiori, non riusciva a capire. “Ad apparire dal nulla!”
Il ragazzo fece spallucce. “Non so di cosa tu stia parlando.”
La ragazzina aprì il cancello e si ritrovò davanti a lui. “Si che lo hai fatto. Stavo fissando il boschetto e tu sei apparso dal nulla!”
Lui accennò un sorriso da vero dongiovanni. “Sei la figlia di Rosalie, vero? Le assomigli.”
“Sei apparso dal nulla!” protestò, battendo i piedi per terra.
Il ragazzo le porse la mano. “Piacere, mi chiamo Robert, e credo che tu sia pazza.”
“Robert? Robert Redfort?” chiese, con aria quasi schifata.
“Pare di sì. Mio padre non parla bene di me quando non ci sono, scommetto.”
Marie sembrò dispiaciuta per quel commento acido, e fissò la mano di Robert, ancora tesa verso la sua. “Piacere, sono Marie Grace Wilson, e ti ho visto apparire dal nulla.”
“Quanti anni hai, Marie Grace eccetera eccetera?”
“Quindici.” Rispose con orgoglio. “E tu?”
“Diciannove.”
“Vivi qui?”
“No, vivo a Londra. Sono tornato perché mia sorella si sposa, resterò in città una settimana o due.” Marie annuì. “Magari, mentre sono nei paraggi, ti porto a bere qualcosa.”
“Perché?” chiese lei.
“Perché so fare questo.” E, dopo averlo detto, schioccò le dita e si Smaterializzò. Marie, quasi vent’anni dopo, giurava che nel momento in cui ebbe la conferma che il figlio dei Redfort potesse davvero apparire e scomparire come più gli piaceva, capì che se ne sarebbe innamorata e che lo avrebbe sposato, presto o tardi.
Per Martha Marie Redfort, invece, non era affatto così. Era una ragazza goffa, orgogliosa, schietta e tremendamente fragile, e Robert aveva sempre giurato che fosse uguale ad Elizabeth. Indossava una giacca lunga e colorata, che Marie le aveva regalato anni prima, con i capelli color caramello raccolti un po’ come le era capitato. Rideva spesso, rideva forte e la gente si girava a guardarla. Raramente la si vedeva indossare vestiti femminili: a quanto pare, i pantaloni a zampa di elefante erano la sua passione, e i maglioni che portava appartenevano quasi sempre al suo ragazzo o ai suoi amici. Anche se non lo sapeva, aveva un suo fascino. Non era colto da tutti, ma aveva un suo fascino. Non stava mai zitta e doveva sempre dire la sua: per questo non era facile averla accanto, ma chi ci aveva a che fare ne rimaneva folgorato.
Davanti a lei, Sirius Black le aveva appena chiesto di sposarlo.
Sirius Black era esattamente l’opposto di lei. Era bello, consapevole del suo fascino e in grado di sfruttarlo come gli pareva. Sembrava un principe delle tenebre. Era capace di fare ogni cosa, meno che di mostrare sentimenti, a parte quello strettamente necessari per Martha. Aveva due occhi grigi impenetrabili, un sorriso mozzafiato ed un corpo perfetto, sebbene nessuno lo avesse mai visto praticare dell’esercizio fisico. Era un combina guai, noto per fare degli scherzi epici e farla sempre franca, con i suoi inseparabili Malandrini. Era orgoglioso, schietto, forte ma con dei punti deboli noti a tutto il mondo magico. Ed era davanti a Martha, con un anello che valeva più di quanto lei potesse immaginare, e le parole che aveva appena pronunciato erano ancora nell’aria.
“C-come?” chiese Martha.
“Ti ho chiesto se mi vuoi sposare, davanti alla bellezza di sei testimoni.” Rispose lui con decisione. Martha spalancò la bocca. “Senti, non … non farò un discorso su quanto tu sia importante per me, e non mi metterò in ginocchio porgendoti un centinaio di rose rosse. Prima di tutto perché tu odi le rose, e poi perché trovo ridicola la cosa del mettersi in ginocchio. E poi, dai, Martha, tu sai quanto sei importante per me, e sai che finiremo così, che finiremo sposati e felici in qualche angolo del Regno Unito circondati da bambini bellissimi. E io so che tu hai paura della guerra, che hai paura che non arriveremo alla fine e che non ce la faremo. Lo so, anche se non lo dici per via del tuo dannato orgoglio, io lo so. Ed è anche per questo che ti sto chiedendo di diventare mia moglie: perché tu possa convincerti che andrà tutto bene e regalare a tutti una giornata lontana dal mondo e da Voldemort. Quindi lo ripeterò una sola volta, Martha Marie Redfort: mi vuoi sposare?”
Il respiro accelerato di Martha produceva delle piccole nuvole di fumo, ma, dannazione, era solo settembre, e non poteva fare così freddo. Sirius aveva ancora in mano l’anello e sfoggiava il più bello dei suoi sorrisi.
“Promettimi che non mi lascerai più.” Buttò lì. “Promettimi che anche quando sarò arrabbiata e isterica e insopportabile, rimarrai a discutere con me senza prendere sul serio tutte le cose che dirò. Promettimi che mangerai tutti i piatti schifosi che preparerò, dicendomi che fanno schifo e insegnandomi a cucinare. Promettimi che anche se non sarò sempre bella o simpatica mi amerai fino alla fine, e quando avrò voglia di andare in vacanza ci andremo, promettimi che non vizieremo i nostri bambini facendoli dormire nel nostro letto e facendoli mangiare guardando la televisione e promettimi che non te ne andrai.”
Sirius non esitò nemmeno per un momento. “Te lo prometto.”
“Allora, sì, Sirius Orion Black. Ti voglio sposare.” Rispose lei, con un sorriso gigantesco. Sirius la abbracciò, sollevandola da terra e facendola girare, mentre gli altri, seguendo James, applaudirono ed iniziarono cori da stadio.
“Bene, ragazzi” disse Gideon. “Congratulazioni, davvero, ma adesso dobbiamo andare.”


Dorea Black Potter, con uno sguardo spaventato, corse incontro ai ragazzi, che erano appena entrati al Quartier Generale, più infreddoliti che mai.
“Ragazzi! Siete in ritardo!” esclamò.
“Scusa, mamma.” Disse James. “Sirius ne ha fatta una delle sue.”
Dorea guardò Sirius con aria di rimprovero. “Che cosa hai fatto?”
Sirius sorrise, ancora abbracciato a Martha. “Lo saprai presto.”
Dorea lo scrutò e poi fece segno a lui e agli altri di entrare nella gigantesca sala da pranzo che non era altro che la sede di ogni riunione. Era grande, luminosa ed accogliente, piena di quadri e dipinti immobili. Al centro del tavolo, Rose sorrideva, parlando con una donna che spaventò a morte Martha e Lily, le quali afferrarono immediatamente le bacchette e le puntarono contro la donna. Rose, James e Sirius, le fermarono.
“No!” esclamò Rose.
“Lei non è Bellatrix.” Spiegò James. “Lei è Andromeda.”
La donna si alzò in piedi a sua volta, sfoggiando elegantemente la somiglianza con la Mangiamorte. “Mi dispiace, ragazzi. Mi dispiace per tutto quello che mia sorella vi ha fatto, e temo vi farà.”
Martha abbassò la bacchetta lentamente, mantenendo uno sguardo duro, senza rendersi conto che, involontariamente, aveva mostrato l’anello di fidanzamento appena ricevuto.
“Che hai al dito?” chiese Charlus.
Martha ritrasse in fretta la mano sinistra. “Io? Niente.”
Charlus la guardò con diffidenza, mentre Sirius gli mise una mano sulla spalla, dicendo: “Ne parliamo dopo, Charlie.”
“Bene!” esclamò Silente, sedendosi a capotavola come sempre. “Ora che ci siamo tutti, direi che possiamo iniziare.” L’intero Ordine della Fenice, prese posto a sedere, e, mano a mano, tutti guardarono Silente, come se si aspettassero che dicesse subito qualcosa. Lui raccolse le loro aspettative, iniziando a parlare di sospetti Mangiamorte all’interno della mura della scuola, anche tra il corpo insegnanti, e dei Babbani che sparivano, che erano ogni giorno di più. Moody raccomandava di tenere sempre occhi e orecchie ben aperti, mentre la McGranitt ricordava la discrezione e l’attenzione particolare a non parlare mai a nessuno dell’Ordine. Non era nulla di nuovo, eppure era tutto terrificante: era la guerra, quella vera, erano persone il cui cuore aveva smesso di battere e che avevano lasciato famiglie e amici per una colpa che non era sua, per una guerra che non lo riguardava e per un mondo che non lo contemplava. Era inutile, tutto inutile, eppure i Babbani morivano come mosche. Dopo la morte di Margot, Marie sembrava disinteressata ad ogni cosa. Era seduta al solito posto a fissare il vuoto, sentendosi tremendamente in colpa per essere al sicuro e senza rendersi conto che, appunto perché era al sicuro, era più in pericolo di chiunque altro.
Quando la riunione terminò, Charlus Potter non perse un attimo del suo tempo. “Martha, figliola, che cosa hai al dito?”
Martha, spaventata, mostrò con astuzia la mano destra. “Nulla, Chiarlus.”
“No, parlavo dell’anello di fidanzamento che porti sull’altra mano, cara.”
Robert, seduto accanto ai Potter, sembrò scattare come una molla. “Anello di che cosa?”
“Oh, ehm …” Martha si guardò attorno, senza trovare le parole. “Io, si, insomma, noi … nel senso …”
“Io e Martha ci sposiamo.” Annunciò Sirius con la calma glaciale di un Black, dando vita ad un’ondata di generale scalpore e sussurri.
Che cosaaa?” ringhiò Rose, saltando in piedi. “Ti sposi e non me lo hai detto?”
“Me lo ha chiesto meno di due ore fa, Rose.” Si giustificò Martha, ma prima che Rose potesse rispondere, Marie strillò.
“Oddio! Martha, oddio, tu … ti sposi?”
“Perché ne parli come se fosse una brutta cosa?!” replicò Martha, infastidita dal tono allarmato della madre.
“Perché … beh, perché sei troppo giovane, no?” rispose Marie, portando la voce a degli acuti storici.
“Tu avevi due anni più di me quando hai sposato papà!”
“Si, ma … è diverso, è diverso! Voglio dire, noi stavamo insieme da anni, voi non … è una cosa diversa!”
Martha fece per rispondere a tono, ma Rose le fece segno di stare calma. “Mamma, loro si amano.”
“Hanno diciassette anni! Non hanno nemmeno finito la scuola! C’è una guerra là fuori, e non …”
“Forse è proprio per questo, no?” chiese Robert. “per proteggersi a vicenda e per proteggere noi, per renderci felici, e per darci un motivo per festeggiare.” Poi guardò Felpato. “Sirius, ragazzo, hai la mia benedizione.”
Sirius piegò leggermente la testa, sfoggiando di nuovo quella dannata eleganza dei Black. “Sono onorato, Robert.”
Dorea, accanto a Charlus e Robert, si portò le mani sul cuore e poi corse ad abbracciare Martha, con le lacrime agli occhi. “Oh, io e Charlie abbiamo sempre desiderato avere una figlia femmina! Sono così felice!”
Martha sorrise e accolse l’abbraccio di Dorea, incrociando lo sguardo di James, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta, accanto a Lily, ed entrambi le strizzarono l’occhio sorridendo.


Un mese dopo la proposta di matrimonio, Alice Prewett si mise in testa, insieme a Lily, che Martha avrebbe dovuto regalare una moto a Sirius, come regalo di nozze. Lei aveva storto il naso alla parola ‘nozze’, esclamando che lei e Felpato si sarebbero sposati a Las Vegas senza permettere a loro due (e a Rose) di programmare ogni secondo. Intanto, i giorni scorrevano lenti: pioveva ininterrottamente da giorni, Lumacorno e la McGranitt sembravano divertirsi ad assegnare compiti inutili e Lily, con la scusa della pioggia, posticipava l’appuntamento (“Non è un appuntamento, dannazione!”) promesso a James. Remus e Rose, intanto intrattenevano una relazione segreta, ma che di segreto aveva ben poco: Sirius e James avevano deciso di svelare a Rose l’esistenza dei passaggi segreti custoditi nella Mappa del Malandrino, e lei li usava per imboscarsi con Remus nella Stanza delle Necessità, fare lunghe passeggiate sul Lago (che le mancava da morire) in compagnia dei Malandrini, ed avere regolari colloqui con Silente, che non chiese mai come lei facesse ad entrare ed uscire senza il suo consenso all’apertura dei cancelli. Remus tendeva a tornare pieno di succhiutti e lividi dalle ‘pause’ che si prendeva dalla biblioteca, per poi fare segno a Martha e Lily di raggiungere Rose nella Stanza Vai e Vieni. Loro, ridacchiando, eseguivano.
Martha, Lily e Alice stavano scendendo le scale, mentre Martha ripeteva loro che sarebbe stato un matrimonio semplice, James le corse incontro, e la abbracciò. Lei reagì con una faccia stranita.
“Prongs?” chiese, stranita.
“Sai che ti voglio bene?” Era strano che lo dicesse così, senza un motivo apparente.
“Si.” Rispose Martha, sciogliendo l’abbraccio e fissandolo con aria insospettita.
“E sai anche che sei la mia futura cognata preferita?”
“Mi auguro che Sirius non abbia chiesto a nessun altra di sposarlo, James.”
“No, ma dicevo, non avrebbe potuto scegliere meglio.” Il suo sorriso non prometteva nulla di buono.
“James, va tutto bene?” chiese Lily, guardandolo. Poi guardò Sirius, dietro di lui. “Avete fumato?”
Sirius, ridendo seduto sul divano, alzò le mani per indicare la sua innocenza. “Non che cosa stia dicendo il mio amico, Lily, eravamo qui a parlare di …”
Martha lo fissò. “Di …?”
“Beh … io, cioè … mio zio è morto, e … no, non dispiacerti … mi ha lasciato tutto.”
“Tutto?” chiese Martha. “Abbiamo dei soldi?”
Sirius mostrò uno dei suoi migliori sorrisi. “Abbiamo una casa.”
Martha corse ad abbracciarlo nell’istante in cui lui si alzò per mostrarle il testamento che gli era appena arrivato, lo strinse forte ed iniziò a saltellare come una bambina. “Una casa! Una casa vera!”
Sirius raccolse l’abbraccio e scoppiò a ridere. “Sì, è un trilocale su due piani nella periferia di Londra, a pochi chilometri da casa Potter.”
“Ma … è perfetta!” esclamò Martha, sempre più gasata.
“Si, ma io volevo parlarti di un’altra cosa.” Aggiunse James, ancora in piedi davanti alle scale.
Martha tornò seria. “Dimmi.”
“Sabato siamo contro Serpeverde.”
“Oh, no, James, non chiedermi di nuovo di prendere il posto di Rose …” sbuffò Martha.
“Aspetta, prima di dirmi di no. Sai chi è il portiere di Serpeverde?”
“Ehm, Lucas Flint, no?” chiese, come se fosse ovvio, lasciandosi cadere sul divano.
“No, lui ha lasciato la squadra. Rullo di tamburi, prego …” Alice e Lily imitarono il suono richiesto. “Regulus Black!”
“Ah!” Martha scoppiò in una risata isterica. “No. No, James, quello mi deve un pugno.”
James provò per ore a convincerla, e quando Sirius non c’era, Alice riattaccava con la storia della moto, del vestito e, ora, anche di come avrebbero arredato la casa.
Prevedibilmente, Martha si ritrovò a trasformare la Stanza delle Necessità nella solita piscina olimpionica, per mettersi a nuotare senza sosta, cercando in ogni modo di non pensare a nulla: abito, moto, o partita che fosse, si permise solo di fantasticare sul fatto che lei e Sirius avrebbero avuto una casa – una casa tutta loro. Quasi come se l’avesse sentita pensare, quando uscì lo trovò lì, a sorriderle e a trovarla bellissima anche con i capelli umidi e gli occhi stanchi.
“Avremo una casa.” gli disse lei, sorridendo soddisfatta.
“Avremo una casa.” ripeté lui, facendole segno di rientrare, mentre iniziava a baciarla con trasporto.

Alla partita di Quidditch, Martha se ne stava sugli spalti accanto a Sirius, che la teneva stretta a sé con un braccio sulla spalla, mentre entrambi, con il braccio libero sorseggiavano una Burrobirra in bottiglia, intanto che Lily teneva un ombrello incantato che era in grado di ricoprire tutti loro.
“Però, tuo fratello se la cava, Black.” Buttò lì Martha.
“James è il-“
“Parlavo di Regulus.” Lo interruppe fredda lei.
“Oh.” Sirius sorseggiò la Burrobirra. “Si vede che lo stomaco non gli fa più male, allora.”
Martha sorrise, ricordando di quando, l’anno prima, era scesa nei sotterranei per chiedere informazioni a Regulus e gli aveva tirato un pugno prima di andarsene. “Sei un cretino, Felpato.” Regulus, intanto, gettava loro occhiatacce continue. “Dici che sente che parliamo di lui?”
“Dico che la notizia del matrimonio e della mia eredità sono arrivate a Grimmauld Place.” Replicò lui secco.
“Ed è grave? Voglio dire, è un problema?”
Sirius la guardò con la solita espressione di ghiaccio, ma lei fu in grado di trovare nei suoi occhi grigi della paura.
“Non mi accadrà nulla, Black. Te lo prometto.”
“Stai attenta, Redfort. Io ricordo tutte le promesse.”
Il ricordo di quel primo giorno insieme, seduti al sole nel giardino della scuola ,fece sorridere entrambi come bambini, mentre si baciavano come due ragazzini, ignorando la partita, Regulus, la pioggia, la birra ed il mondo intero.



 
Era una mattina tranquilla, e il solito gruppo stava facendo colazione, mentre Martha cercava di far ripassare Peter ed insegnargli qualcosa di Pozioni, visto che Lumacorno era decisamente di pessimo umore ultimamente, quando la professoressa McGranitt si avvicinò a loro.
“Buongiorno, ragazzi. Scusate, chi si ferma al castello per le vacanze dovrebbe firmare questo foglio, e …”
“Vacanze?” chiese Martha, stupita. “Quali vacanze?”
“Quelle di Natale, signorina Redfort.” Rispose la donna.
“Le … che … che giorno è oggi?”
“Il tre dicembre.” Rispose Sirius.
“Siamo già a dicembre?” domandò James, allibito.
“Ritengo che in questo trimestre vi siate sottoposto a troppo stress, miei cari, vi consiglio di riposare durante le vacanze. Ma, gradirei la firma qualora alcuni di voi rimanessero al castello.”
Tutti, uno dopo l’altro, scossero la testa, sconcertati dallo scorrere del tempo.

 

Lily, una domenica sera, tornò in dormitorio con aria stanca, soddisfatta e confusa. Martha se ne stava sul suo solito divanetto, seduta ad ammirare il fuoco, accanto a Sirius, e Lily entrò in Sala Comune come un Bolide.
“Ciao, rossa.” Disse Sirius, guardandola, notando che era fradicia agitò la bacchetta e la asciugò.
“Grazie.” Disse lei. “Martha, possiamo parlare un secondo?”
Martha si alzò, baciò Sirius sulle labbra e poi notò la paura negli occhi di Lily, che si limitò a fare cenno all’amica di seguirla. La prese per mano e la trascinò via, senza permetterle di dire niente fino a quando non ebbero raggiunto la guferia, e Martha, in ogni caso, con poteva più parlare, perché era sicura di aver dimenticato i polmoni su quelle maledette scale.
Prima che potesse trovare un modo per far capire a Lily che aveva perso il dono della parola, lei le fece segno di stare zitta e di lasciarla parlare.
“Martha, sono uscita con James Potter.”
Martha rimase allibita: avevano deciso che sarebbero uscito solo la settimana dopo, eppure sia lei che James non si erano visti per tutto il giorno. “Beh, è … è una bella cosa, no?”
“No, non lo è, non lo è perché credo che James Potter mi piaccia.”
Martha lasciò cadere la braccia.  “Mi … ho fatto quelle scale, per … per sentire che James ti piace? Solo questo?! Dannazione, Lily … dovrai portarmi quassù per dirmi che sei incinta, non che ti piace James, perché … perché quello lo abbiamo capitò tutti!”
Lily sembrò sorpresa da quell’affermazione. “Ma se io l’ho capito adesso!” protestò.
“Smettila, Lily: è da Capodanno che hai cambiato idea si James, lo sappiamo entrambe.” Si guardò attorno con aria curiosa. “E non dire che non è così, perché ti metto la testa nel cibo per i gufi.”
Lily mostrò la faccia da bambina arrabbiata. “Io … io ho paura, Martha.”
Martha sospirò, guardandosi l’anello di fidanzamento. “Lo capisco. Ne avevo anche io, ricordi? Avevo paura, paura che Sirius potesse influenzare troppo la mia vita, eppure ora che è successo, è la cosa migliore che mi sia capitata. Davvero, non lo dico per tranquillizzarti, lo penso sul serio. In tutto questo, Sirius - ogni cosa di lui, ogni suo difetto e ogni sua sfaccettatura, ogni sorriso che mi regala,, ogni bacio che mi dona – è la cosa migliore che mi potesse capitare. Hai bisogno di James, Lily. Hai bisogno di sentire di appartenere a qualcuno, di avere qualcuno che ti ama da cui tornare, hai bisogno di qualcuno le cui braccia ti facciano dimenticare del resto del mondo. So che ne hai paura, ma ne hai paura proprio perché ne hai bisogno.”
Lily la guardò come se fosse pazza, con gli occhi ancora gonfi di paura e le labbra tremanti. “E se me ne innamoro?” sussurrò.
Martha allargò il suo sorriso. “Avrai un amore corrisposto, Lily Evans. James ha bisogno di te almeno quanto ne hai tu di lui, sai? Vi amerete, perché ciò che vi lega ora è ciò che più conta. Perché tu senza James splendi un po’ di meno, perché lui senza di te si gira e ti cerca ogni secondo. Perché voi siete James e Lily, e lo siete sempre stati.”
“E se ci fossimo baciati?”
“Come?”
“Dico, se io e James ci fossimo baciati, sarebbe … un problema?”
Martha alzò le spalle. “Beh, direi di no, anzi. Direi che è una gran bella cosa.”
“E … se avessimo deciso che usciremo ancora?”
Martha alzò gli occhi e le braccia al cielo. “Ma, Merlino, io che parlo a fare?” strillò.

James e Lily se ne stavano abbracciati sotto ad un gigantesco albero, guardando il Lago Nero. In un silenzio pieno d’intesa, lui le accarezzava i capelli, e lei sorrideva.
Martha, intanto, veniva condotta da Sirius, che le tappava gli occhi, pochi metri prima del loro albero delle promesse. Quando vide che sotto a quella stessa ombra c’erano seduti i loro migliori amici, sorrise con soddisfazione.
Guardò Sirius. “Ti amo.” Gli sussurrò all’orecchio.
Lui sorrise. “Indovina? Ti amo anche io.”
E mentre James e Lily guardavano il Lago, Martha e Sirius guardavano loro. 



Ciao amici :3 Beh ... gli ha detto di sì! (qualcuno si aspettava diversamente? Mi dispiace, ma sono una stupida romanticona) per quanto riguarda il breve accenno alla storia di Robert e Marie, beh, volevo dare loro un po' più di spazio: spero che l'idea sia piaciuta. Ah, nel caso ve lo siate chiesti ... non so in che anno si siano conosciuti, ma, calcolando che attualmente nella storia è il 1977, le ragazze (Redfort) hanno diciassette e diciotto anni, Robert e Marie avrano l'età dei genitori di due ventenni, quindi diciamo ... 55 anni? Facciamo che Marie ha 55 anni, la mia dislessia non mi permette di fare il calcolo preciso, but I think che più o meno saranno gli anni del dopoguerra.
Poooi ... ecco a voi la Jily! So che vi aspettavate un gigantesco casino, ma mi viene automatico pensare che loro si siano innamorati così, quasi senza rendersene conto, quasi per caso, ma seguendo perfettamente le linee del destino. 
L'albero, beh, è una specie di 'passaggio'. Martha e Sirius ci sono passati prima della 'pausa', si sono scambiati le prime promesse, ma ora sono maturati, mentre James e Lily sono una coppia 'fresca' ed è giusto che passino dall'albero. Ho reso l'idea?
Un'ultima cosa. Ho usato 'Prongs', cioè il corrispettivo di 'Ramoso' rispetto alla prima traduzione della Salani, perchè adoro il suono della parola 'Moony' rispetto a 'Lunastorta', ma non riesco a rinunicare al dolce suono di 'Felpato'. Quindi, le userò entrambe, ecco. 
Avrete notato che in questo capitolo sono riassunti tre mesi di vita, e, ehm, è perchè voglio arrivare al dopo-Natale e al matrimonio, perdonatemi. 
So che questo capitolo non è un gran che, ma sto facendo l'animatrice al grest, e arrivo a casa la sera più che distrutta. Perdonatemi!
Fatto il misfatto! 
Claude
(Ah, ringraziando sempre ovviamente tutti con tutto il cuore!!!) 


 
   
 
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