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Autore: heydrarry    24/06/2015    0 recensioni
Dopo l'impresa dell'estate precedente e la sparizione di Teri, le tre semidee Mel, Eles e Ria sono state costrette a tornare in una scuola mortale e proseguire una vita normale. Non potevano immaginare che un nuovo mondo con ulteriori pericoli le stesse aspettando fuori dal Campo Mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chirone
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'T.R.E.M'
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Capitolo 20

 

EPILOGO

 

 

Il figlio di Ade le diede una pacca sulla spalla.
«Lo salveremo, Teri. Come Eles, il suo compito è di restare lì, almeno per ora»
Il corpo della ragazza rimase immobile.  Nico capì che non era preoccupata solo per Gregor.
«Teri, quello che ti è successo...Non potevi saper-»
«No» lo interruppe lei, fredda. «Lo sapevo benissimo, Nico. E lo sapevi anche tu. Mi hai aiutata. Non devi giustificare un mostro. A proposito. Perché l’hai fatto?»
«Sapevo che era la cosa giusta da fare. Sembravi in cerca di te stessa e ti ho aiutata».
Nico le si parò davanti. Ora che era più alto riusciva ad affrontare meglio quegli occhi scuri che sembravano rimproverarti sempre qualcosa, ma allo stesso tempo faceva fatica a non attirarla a sé e baciarla. La ragazza, però, non riuscì a guardarlo negli occhi, ma non era nemmeno tipo da abbassare la testa, così si concentro su un albero alla propria sinistra.
«Non fare la teatrale» replicò Nico. «Ho visto come mi hai guardato mentre ti trasformavi».
Teri spostò gli occhi su quelli del ragazzo, ma senza muovere le braccia conserte.
«E come?» chiese, con tono di sfida.
«Avevi paura»
Teri gli lanciò un’occhiata fulminante. «Io non ho pa-»
«No» la interruppe Nico. «Non per te stessa. Ho visto la consapevolezza di stare per morire e ho visto che l’avevi già accettato. Avevi paura per Leo, per Mel, per me. Non ho mai letto niente di simile negli occhi di Ludkar».
Il figlio di Ade le scostò una ciocca nera dalla guancia e le sorrise. Si aspettò che la ragazza ricambiasse il sorriso, ma il suo labbro inferiore –quello che aveva sognato così tante volte di riempire di baci- cominciò a tremare.
«Non è finita, Nico. La mia parte da Nocturna è ancora qui e basterebbe poco per farla scatenare di nuovo». Anche la voce tremava. Poi tossì e si schiarì la voce. «Eder avrebbe saputo aiutarmi. Quel bastardo dovrebbe morire»
«L’hai già ucciso, Teri. Direi che sarebbe opportuno lasciarlo stare»
«No, Nico. Non è morto, non definitivamente. Ucciderlo è servito solo per togliermi l’immortalità con il risultato che potrei ritrasformarmi e morirne»
«Che significa? Immortale? Morire?»
Teri gli prese una mano. Nico sentì il cuore cominciare a battergli così forte da rimbombare nelle orecchie.
«Vieni, devi sapere un po’ di cose».
Quando la ragazza ebbe finito di parlare, calò un silenzio pesante.
Nico fissava il proprio anello, senza sapere esattamente cosa dire. Il cuore non aveva smesso di battere forte nella cassa toracica. Teri aveva conservato parte dell’udito sviluppato e si era accorta di ogni singolo battito accellerato del cuore di Nico, soprattutto quando gli aveva preso la mano. Quindi Eder ci aveva visto bene.
Nico si alzò di scatto e calciò l’albero dietro cui si erano nascosti.
«Perché non me ne hai parlato?!» gridò.
«L’ho promesso sullo Stige» replicò Teri, calma. «Non potevo dirtelo fino a quando non mi fossi liberata dell’immortalità».
«E adesso moriresti per un minimo attacco di rabbia, vero?»
«No, Nico. Non minimo. Dovrei arrabbiarmi parecchio per ritrasformarmi completamente e poi morire»
«E nostro padre è debole. Quindi non può togliere l’immortalità a quel figlio di-»
«Ti prego, Nico. Risolveremo questa situazione insieme. Siamo abbastanza potenti per farlo».
«Perché l’hai fatto?»
«Fatto cosa?»
«Perché hai rinunciato all’immortalità? Saresti potuta rimanere immortale e farti i fatti tuoi»
«Vuoi sentirtelo dire, eh? Va bene».
La ragazza appoggiò una mano su quella di Nico e sentì un tuffo al cuore quando vide il sangue affluire verso le guance del ragazzo. Non voleva che soffrisse per lei. Meritava di essere amato a sua volta.

«L’ho fatto perché ti amo. E amo Mel, Leo, Gregor, Eles, Ria, Niall, Pia, Chirone. Amo i miei genitori. L’ho fatto perché anche se non sembra, ma io amo. E anche se non l’avrei mai ritenuto possibile, io ho creato qualcosa quando ho varcato l’ingresso di questo posto. Ho creato qualcosa con voi. E non avrei mai permesso ad un genitore assente e serial killer di distruggere tutto»
Nico la strinse forte a sé.
«Va bene. Ma tu accetterai che Viktor di addestri e ti aiuti a controllare la tua parte Nocturna».
«Non esiste»
«Sì, che esiste. Dormirà nella nostra Cabina. Abbiamo spazio. E non passerà giorno senza che tu avrai imparato a gestire la tua rabbia»
«Ma-»
«Shh». Nico sollevò un dito. «Tu ti fai aiutare da Viktor e poi andiamo a fare il-»
«Nico...»
«Andiamo a sconfiggere quei bas-»
Teri gli lanciò un’occhiataccia.
«Da quando sei diventata così intransigente sulle parolacce?»
«Ade non vorrebbe che fossi così volgare».
«Uffa...»
Le risate dei due ragazzi si levarono alte nell’aria.

«Buttatela nella gabbia» sputò il ratto del Sottomondo. La dea provò ad urlare ma fu come se milioni di aghi le si conficassero nella gola. Le due bestie la gettarono nella gabbia come se non pesasse niente e sbatterono la porta.
Due uomini si avvicinarono alla cella come se fossero comandati a distanza. Mossero un pezzo di legno e pronunciarono una formula che alla dea sembrò latina, ma che non riusciva a capire bene perché era stata confusa da una sostanza che le avevano iniettato. Si sentì un ‘tic’ e poi fu avvolta da una bolla di oscurità e non poté sentire più niente.
Dall’altro lato il ratto sorrise.

«Ottimo lavoro».
I due ratti si inchinarono senza aggiungere altro.
«Ora fate tornare i maghi nelle loro stanze»
«Certo, nostro signore» mormorarono i due. Presero i due maghi, ancora immobili e impassibili davanti alla cella e li trascinarono malamente verso le scale.
«Piano!» esclamò. «Piano, per favore. Sono ospiti...per quanto si accorgano di esserlo». E gli sfuggì una risatina. Gli altri due ridacchiarono e continuarono a trascinarli verso le scale.
«Signore...»
«Vikus, mio caro! Prego, prego, entra! Ti aspettavamo con ansia».
L’uomo non poté far a meno di percepire una grondante ironia nel tono di Gorger.
«Signore» ripeté Vikus. «Sapete che avete la mia più completa disponibilità e lealtà, ma non potevo fare a meno di chiedermi, perché rapire una dea inutile come Persefone? A cosa potrà mai servire?». Si trattenne dall’aggiungere “A decorare questo covo puzzolenti con dei tulipani?”.
Gorger si alzò in piedi e si avvicinò all’uomo. Il ratto puzzava di sangue e zolfo.
«Ah, mio caro innocente Vikus. Per quanto potrai essermi leale non potrai mai capire i miei piani. Sei troppo buono». Scosse la testa con fare teatrale.
«Ricordi il guerriero?» domandò. Vikus sentì un tuffo al cuore. Lo ricordava benissimo. L’aveva aiutato e gli voleva bene come ad un nipote.
«Il guerriero, signore?»
«Ma sì, dai. Il Sopramondo». Disse quel nome come se fosse veleno.
«Oh, sì. Perdonatemi, signore, quel guerriero non si vede da queste parti da parecchio».
Gorger annuì.
«Sì, infatti. Il mio obiettivo è farlo tornare qui. Grazie a lui potremo risorgere, Vikus. Non vorresti vivere alla luce del sole?»
L’uomo annuì. Certo che lo voleva. Laggiù, per quante lanterne potessero usare, era sempre buio.
«Signore, io continuo a non capire cosa c’entri la dea...»
«È tutto collegato» replicò il re dei ratti. «Il Flagello è la vittoria del Sottomondo ed è qui, con noi e dalla nostra parte. Il guerriero è la salvezza dei Sottomondo, ma è lì, nel Sopramondo, da quegli stupidi semidei che gli hanno montato la testa. I Nocturni mi hanno informato che aveva un bel rapporto con Teri Nabaci e Nico Di Angelo, figli di Ade»
«E marito di Persefone...» sussurrò Vikus. Gorger trattenne una smorfia, con poco successo.
«Non mi interrompere, Vikus» disse. Vikus inchinò la testa in segno di scuse.
«Comunque sì. Sei un servitore molto intelligente. Come dice la Profezia, per arrivare al Sopramondo dobbiamo conquistare prima i tre regni dei Tre Pezzi Grossi, a partire dal più basso. Gli Inferi confinano con il Sottomondo. Quindi, quale modo migliore per sconfiggerli che farci attaccare?»
Vikus aggrottò la fronte. «Signore, non...»
«Sì, Vikus, lo so. Non capisci. Da re generoso che sono ti spiegherò tutto. Ora siediti».
Fischiò e un ratto tutto spelacchiato e curvo portò uno sgabello.
«No, grazie, signore...»
«Siedi!» gridò, con il viso che si deturpava in un’espressione di rabbia. Vikus si affrettò a sedersi.
Il viso di Gorger tornò ad essere una maschera di tranquillità.
«Visto? Non è così difficile. Ho convocato una vampira assetata di vendetta, Victoria. I nostri collaboratori maghi l’hanno aiutata ad ideare un piano per creare nuovi vampiri».
Il cervello di Vikus tradusse automaticamente “Ho attirato con del sangue la vampira assetata di vendetta, Victoria. I nostri schiavi maghi l’hanno costretta ad ideare un piano per creare nuovi mostri”.
«Queste mezze morti hanno destabilizzato gli Inferi e le anime, soprattutto quelle più vendicative, che sono sfuggite al controllo di Ade, attaccandoci.» proseguì Gorger. «Ade si è indebolito sempre più. I suoi fratelli lo detestano. Sua moglie è qui. Dalla sua parte ha solo due figli. Ma che potranno fare due mezzi umani e un dio vecchietto a confronto del nostro esercito e del nostro guerriero?»
Non era una domanda retorica. Pretendeva una risposta.
«Niente» rispose Vikus.  «Signore, ma non capisco ancora come possiate attirare il guerriero qui»
«Be’, è vero che Ade l’ha preso sotto la propria protezione. Ma sarà debole. E tua nipote farà il resto, Vikus. Gregor lascerà volentieri un dio protettore debole e dei fratellastri per Luxa».
Vikus trasalì.
Gorger si alzò in piedi e andò verso una porta.
«Ho tralasciato un dettaglio importante. L’esercito. Seguimi».
Vikus deglutì e si alzò in piedi.
Gorger abbassò la maniglia ed entrò. L’uomo lo seguì. L’aria della stanza era impregnata di sangue, ancora di più dell’alito di Gorger.
«La figlia di Ade e le sue stupide amichette mi hanno aiutato in questo» disse il ratto. «Ho scoperto che nel futuro ci sarà un dittatore che sguinzaglierà queste creature».
Vikus si accorse che si trovavano in una caverna. Sotto i loro piedi c’erano ratti, ragni, scarafaggi e umani, ma nessuno di loro era come li ricordava. Avevano zanne più acuminate, occhi rossi, voci più roche e movimenti più fluidi.
«Che cosa sono, signore?»
«Sono vampiri, demoni e contemporaneamente Nephilim e semidei. Li chiamo ibridi»
«Ibridi» ripeté Vikus, deglutendo rumorosamente.
«E sono pronti per radere tutto il Sopramondo al suolo».

Eles si svegliò di scatto, con il fiatone.
Non riusciva a distinguere se avesse le guance bagnate per le lacrime o per il sudore. Cercò di schiarirsi la mente.
«Liam, Gregor» chiamò. «Svegliatevi, vi prego».

 

 

 

 

   
 
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