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Autore: luckily_mellark    25/06/2015    1 recensioni
“tu vorresti andarci?” dall'altra parte dell'isola della cucina, poggiato con le braccia conserte sul marmo, mi guardava curioso
“vorrei provare un po' di normalità. Sai, il ballo, prepararsi come le ragazze mortali, e fare tutto quello che fanno dopo con i loro ragazzi.” ammisi, piegando un angolo delle labbra in un sorriso timido
“allora ci andremo. E per la parte del DOPO se ti va possiamo rimediare” mi persi nei suoi occhi meravigliosamente maliziosi, colmi di quell'entusiasmo che solo lui riusciva a dimostrare
[SPOILER BOO!!!!!!!] [PERCABETH] [piccoli accenni PiperXJason e Solangelo]
mini mini mini long.....
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason/Piper, Nico/Will, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Piper McLean
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sistemai di fronte allo specchio della mia camera, scrollai le spalle e presi un respiro profondo. La cravatta in mano mi metteva più ansia di uno stormo di uccellacci di Stinfalo. Il mio riflesso non mi apparteneva, non potevo davvero essere io quello che vedevo. I pantaloni lunghi, nonostante fosse estate, ed eleganti, rigorosamente neri, la camicia bianca abbottonata sui polsi e fino al collo. Mi sentivo soffocare, nel vero senso della parola. Passai un dito nel colletto inamidato per allargarlo, gonfiando le guance. Sentivo i capelli troppo lunghi dondolare ogni volta che muovevo la testa. Lanciai un occhiata a Jason, che sembrava impacciato quanto me, con la sola differenza che lui sembrava un modello, mentre io ero ridicolo. Lui era la versione bionda di Clark Kent, con le spalle larghe, la vita stretta, i capelli perfettamente in ordine e gli occhiali poggiati in modo fantastico sul naso

“tu lo sai fare il nodo alla cravatta?” chiesi, facendomela passare attorno al collo e sotto la stoffa della camicia. Tenevo i due lembi in mano, non sapendo esattamente cosa fare.

“no” lui scosse la testa, imitandomi e sbuffando. Sarebbe stato più semplice per entrambi affrontare un mostro, che quella cosa. Mi grattai la testa, spettinandomi ancora di più se possibile.

“Annabeth sarà uno schianto e io sono un vero disastro” piagnucolai, facendo scrocchiare il collo. Sul letto giacevano le nostre giacche, senza la minima piega.

“già noi siamo un casino. Pensa a quanto sarà stupenda Piper” lui sospirò, raggiungendomi di fianco allo specchio. Non è che mi importasse davvero andare al ballo, ma lo facevo per la mia ragazza e volevo che fosse tutto apposto. Avevo una gran voglia di vederla felice. Avevamo passato gli esami, e ci restavano solo pochi giorni prima di aver finito definitivamente il liceo. Era stata stressata per un sacco di cose, e il mio compito era farla rilassare un po'.

“Piper è sempre bella, ma per Annabeth questa è una cosa totalmente nuova” dissi, cercando di annodare a tentoni la cravatta nera

“non ho mai visto la mia ragazza in abito da sera, se è questo che intendi” il modo in cui sottolineò che Piper era la sua ragazza mi fece sorridere. Se pensava fossi anche solo vagamente interessato a lei, si sbagliava di grosso. Per quanto fossero carine, le figlie di Afrodite non mi interessavano per niente. Men che meno quella in particolare

“tu hai almeno la speranza di poterla rivedere con un vestito addosso” specificai, cercando in tutti i modi di evitare la scenata di gelosia. Per quanto io e lui non fossimo migliori amici, sapevamo entrambi fin dove spingerci con i nostri discorsi sulle ragazze

“probabilmente è vero. Per quanto io conosca Annabeth, non penso che sia un tipo da gran vestitini. E a dirla tutta quasi quasi mi aspetto che anche oggi si presenti con un paio di pantaloni”

annuii, mentre un angolino del mio cuore sperava si sbagliasse di brutto.

“ho solo voglia di vederla rilassata, il resto non conta. Però, se si mettesse una gonna, vorrebbe dire che per un momento ha smesso di pensare ai mostri e si è lasciata andare”

sbuffai sonoramente, cercando di snodare il grumo che avevo combinato sulla cravatta

“le fai mai i complimenti? So che alle ragazze piace... forse è per questo che non si mette mai in tiro” con un gesto elegante e pulito, si passò la striscia di stoffa, alzando leggermente le spalle

“qualche volta” ammisi “ dici che non gliene faccio abbastanza?” ci pensai su, forse era vero. Non le avevo mai detto quanto fosse bella o quanto fosse simpatica o....bhe, in sostanza, che da me non si sentisse abbastanza apprezzata?

“non lo so. Era solo per dire. Magari dovresti dirle qualcosa di.... adulto” prese una pausa, accigliandosi “ma come diamine si mette questa cosa?!”

“adulto? In che senso?” non capivo a cosa si riferisse

“cioè... dovresti dirle che ne so... che è sexy per esempio”

Annabeth era sexy? Diamine si.

Complimenti da adulti....bhe... potevo farcela. Ma li avrebbe accettati o si sarebbe infuriata? Conoscendola me le avrebbe date di santa ragione... Decisi di rimandare a più tardi la questione.

senza rispondergli, presi un profondo respiro, poi urlai

“mamma!! ci serve il tuo aiuto!”

poco dopo, la sentii bussare alla porta

“posso entrare? Siete pronti e vestiti?”

“si mamma, entra pure”

la porta si aprì con lentezza, facendo entrare la sua esile figura. Era troppo magra per i miei gusti, ma i suoi occhi splendevano di felicità da quando io e Paul eravamo una presenza costante nella sua vita.

“oh ragazzi” gli occhi le si imperlarono di lacrime “siete fantastici!” con uno slancio corse a gettarmi le braccia al collo, e io la strinsi a mia volta.

aveva il solito profumo di zucchero e liquirizia che mi piaceva tanto. inspirai il suo odore e per qualche secondo poggiai il capo sulla sua spalla, nonostante fosse più bassa di me.

Poi fu il turno di Jason che, imbarazzato, cercò di ricambiare quell'inaspettato gesto d'affetto.

“ehm mamma” ridacchiai “mi servirebbe, anzi, ci servirebbe una mano con le cravatte”

“non sai da quanto aspettavo questo momento” si avvicinò a me, disfacendo il nodo che io avevo cercato maldestramente di fare

i suoi occhi saettavano da me a Jason, felici e commossi

“dovrebbero essere i vostri padri ad insegnarvelo ma visto il caso... “ alzò le sopracciglia con fare ironico, il che mi fece scoppiare a ridere

“ve lo immaginate Zeus che fa il nodo alla cravatta di suo figlio?” scatenai l'ilarità generale, non prima di essere corretto

“Giove, non Zeus.”

“non che Poseidone sarebbe meglio” continuò lui.

Mamma mi passò una mano sul ciuffo che mi ricadeva sulla fronte

“tesoro, sei cresciuto così tanto. Non sai quanto mi dispiace di essermi persa così tanto tempo con te” scese a passarmi la sua mano piccola sul viso, facendomi sentire di nuovo bene “ ora sei un uomo, un guerriero, e sono così fiera di te”

mi morsi un labbro per non commuovermi

“ti voglio bene mamma”

“te ne voglio anche io”

“hai i capelli troppo lunghi” mi fece notare, poi dando un'occhiata al superman biondo che avevo affianco “i suoi mi piacciono”

Jason arrossì per il complimento “grazie signora”

“lo so mamma. L'ultima volta a Nuova Roma me li hanno fatti tagliare esattamente così. Vuoi avere l'onore di rifarlo tu?”

lei mi guardò scettica, poi ragionò sul tempo a nostra disposizione. Avevamo ancora quaranta minuti, prima di prendere la Prius e andare alla festa

“ok” mi rispose “tu Jason, mi faresti da modello?”

alzai gli occhi al cielo, come volevasi dimostrare.

 

 

 

 

 

 

Uscito dal bagno e rivestito di tutto punto, mi sentivo una persona diversa. Mamma era stata fantastica... non che avesse potuto peggiorare la situazione.... ma se l'era cavata piuttosto bene nelle vesti di parrucchiera.

Ora, per quanto fossero corti ai lati e leggermente più lunghi sopra, restavano scompigliati, ma avevano un chiaro accenno di taglio militare. Il che mi fece ricordare quelli cortissimi di Frank.

“ora stai meglio Jackson” Grace mi stava di fianco, diretti verso la porta

“lo dici solo perchè assomigliano ai tuoi” lo canzonai

“già. Mi sa di si” arricciò il naso, ghignando.

Alzai ancora una volta gli occhi al cielo. Dei! Quella serata sarebbe stata davvero lunga.

Mi infilai la giacca e controllai che nel taschino ci fosse Vortice.

“ciao mamma! Noi andiamo!”

“ciao ragazzi! Divertitevi!”

poi mi tornò in mente “ah! Non aspettarmi questa sera. Non torno a casa”

“sei con Annabeth, Percy?”

“si”

“allora non voglio sapere altro. Ma per gli Dei, Perseus. Sta attento! Siamo intesi?”

spalancai gli occhi. E deglutii, quella era la prima, vera, raccomandazione di mia madre su certi argomenti.

Vidi Jason grattarsi il mento, divertito. Gli scoccai un'occhiataccia omicida del tipo Di-una-sola-parola-e-sei-un-semidio-morto.

“ehm si..... stai tranquilla”

uscimmo di casa seguiti dai suoi borbottii “no che non sto tranquilla. Non sto tranquilla per niente”

“mi piace tua mamma. È simpatica!”

lui prendeva in giro, e io imprecavo in greco antico.

 

 

 

 

 

 

 

 

Parcheggiammo la Toyota Prius di Paul nel parcheggio riservato agli insegnanti. Scesi dall'auto, attento a non rovinare l'abito e mi infilai le chiavi in tasca, pronte per essere restituite al legittimo proprietario alla prima occasione utile. Secondo i calcoli saremmo dovuto tornare indietro con Will e Nico. Mi sgranchii le gambe e feci il giro della macchina, facendo scorrere le dita la dove fino a un paio d'anni fa c'era il segno del passaggio di Blackjack, il mio pegaso di fiducia. Fatto lo stesso giorno della morte di un grande eroe ed un grande amico...Charles Beckendorf.

Cercai di scacciare dalla testa i pensieri tristi, e mi convinsi che doveva essere in compagni di Silena. Per forza. Si erano amati tanto e sarebbero dovuti stare insieme molto di più. Ringraziai mentalmente gli Dei per avermi concesso un assaggio del mio futuro con la ragazza che amavo.

“pronto Grace?” lo sentii tossicchiare

“sarà una tortura” si stava sistemando, come me, la cravatta troppo stretta. Con ogni probabilità non lo era per niente, ma ci sentivamo strozzare. Non eravamo tipi eleganti noi.

Rimpiangevo la mia maglia del campo Mezzosangue, quasi quasi anche quella viola del campo Giove, con le maniche arrotolate, sporche di sudore e fango, talvolta anche di sangue e perennemente zuppe di polvere di mostro.

Non appena pensai al campo Giove, il tatuaggio prese a prudermi e a bruciare sotto la stoffa della camicia

“Jason” lui si girò verso di me, mentre ci incamminavamo per raggiungere il parcheggio degli studenti

“cosa succederà al mio tatuaggio, ora che non sono a Nuova Roma?” chiesi, sperando che lui avesse la risposta. Mi ero chiesto spesso le conseguenze di quello che avevo tatuato sull'avambraccio. Le linee sarebbero aumentate lo stesso? O sarebbe sbiadito? Una volta tornato la per il college, avrebbe significato qualcosa?

Mi grattai da sopra la giacca, più per vizio che per reale bisogno di farlo. Vidi le rotelle del suo cervello mettersi all'opera

“in realtà” disse “non credo che sia mai successo prima di oggi”

“vuoi dire che nessuno se ne è mai andato da la?” ero scettico, ma dopo quello che avevo visto, non era così difficile da capire. Chi sano di mente lascerebbe la sicurezza di una città costruita per semidei per entrare nel pericoloso mondo mortale?

“no non intendo questo. Dico solo che non c'è nessuno che abbia addosso i segni dei due campi allo stesso tempo. Al momento ci sei solo tu. Il fatto è che le linee aumentano ad ogni anno di servizio alla legione. Tu lavori per la pace, e Greci e Romani stanno collaborando ora, quindi teoricamente dovresti avere una nuova linea quest'anno, ma non stai portando servizio alla legione, alla tua coorte o a Nuova Roma direttamente, quindi forse non l'avrai.” sospirò, guardando il cielo che cominciava a scurirsi “dovremmo stare a vedere”.

Rimasi deluso, ma cercai di non darlo a vedere.

Di fianco ad ogni macchina, ragazzi e ragazze di ogni anno stavano a parlottare tra loro, senza prestarci troppa attenzione. L'ingresso della palestra era addobbato da un gazebo di fiori bianchi e arancio, che emanavano un odore stantio e scadente.

Due energumeni stavano a guardia delle porte a doppio battente, buttando i biglietti in uno scatolone decorato a mano e controllando i nomi degli invitati su una cartellina.

Mi asciugai le mani sudate sui pantaloni e inspirai l'aria fresca della sera.

Gli studenti scendevano dalle auto ed entravano, salutando con pacche sulle spalle o abbracci gli amici più stretti.

Mi passai una mano sulla nuca, facendovi tamburellare le dita. Non riuscivo a stare fermo

“nervoso Percy?” guardai Jason, a piegai un angolo della bocca a mo di sorriso

“un po'. Ho paura che qualcosa vada storto” sbuffai “e sai cosa intendo”

“sei mezzosangue in una sala piena di ragazzi” mi fece notare “l'attacco di qualche mostro è un'ipotesi da considerare”

così non mi aiutava, ma era la realtà con cui dovevo fare i conti, e lo sapevo benissimo.

“avrei voluto chiedere a Chirone di fare in modo che la scuola fosse pattugliata” spiegai “ma ho avuto paura che più semidei avrebbe voluto dire più pericolo”

“già. Suppongo che tu abbia ragione questa volta”

 

una limousine nera si fermò davanti a noi per far scendere 3 persone. Poi riprese la sua corsa.

Tre ragazze ci vennero incontro, e quando le riconobbi il mio cuore cercò di fermarsi. Di male in peggio.

“ciao Percy!” Molly Ross era agghindata di tutto punto, pronta per fare il suo trionfale ingresso in sala. Il vestito enorme, tutto balze e fiocchi le ricadeva sui piedi con una quantità di crinolina che non pensavo fosse necessaria. Il tutto di un fucsia accesso. Il decoltè lasciato in bella mostra non faceva che attirare gli occhio di tutti. Non i miei però, sia chiaro.

Non che fosse brutta o inappropriata, visto che in 5 minuti, di vestiti simili ne avevo visti almeno una dozzina, ma non mi piaceva per niente.

I capelli erano acconciati e raccolti con qualche fermaglio pieno di brillantini.

Le sue amiche Tania e Breanna le fecero il coro, salutandomi. Entrambe portavano al polso qualche fiore, segno che erano accompagnate. Mi ricordai di aver lasciato i nostri in macchina e Jason sembrò avere lo stesso pensiero così gli passai le chiavi e lo lasciai andare.

“ciao ragazze” salutai, osservando i vestiti più modici delle altre due, che mi ricordavano vagamente le sorellastre di Cenerentola.

“allora” la voce melliflua della mora mi fece fare un passo indietro “vedo che sei da solo, alla fine” il suo sorriso si curvò pigramente verso il basso, ma i suoi occhi brillavano di gioia. Che mi preoccupai di spegnere subito

“affatto. Sto aspettando la mia ragazza” mi voltai alla ricerca del biondo. Sperai ci mettesse poco.

“oh” tornò a mordersi il labbro in quel modo sensuale, per cui ringraziavo di avere un deficit dell'attenzione, in modo da non imbambolarmi a guardarlo. Sarebbe stata una mancanza di rispetto verso il mondo intero, se l'avessi fatto.

"sicuro che non ti va di entrare con me? vista la situazione non penso che alla tua amichetta darebbe troppo fastidio"

sentire chiamare Annabeth, amichetta, mi fece accapponare la pelle. strinsi i pugni e mi misi in faccia un sorriso beffardo e spietato

“mi dispiace che tu non sia stata invitata da nessuno Molly, ma credimi. Ho una ragazza, ed è con lei che voglio stare, questa sera, domani, ed il giorno dopo ancora.”

la delusione attraversò per un momento il suo viso truccato, ma si riprese in fretta

“perchè non ci presenti il tuo amico, Perce?” odiavo come il mio nomignolo suonava tra le sue labbra, e mi accorsi solo allora che Jason aveva fatto ritorno con i due bouquet in mano, quello rosso di Piper e quello azzurro di Annabeth.

Decisi di accontentarla e di fare le presentazioni

“Molly, Breanna, Tania” le indicai ad una ad una con un cenno del mento “lui è Jason Grace”

“Jason loro sono...” scossi il capo “bhè i nomi li hai già sentiti”

le tre ragazze stavano cominciando a darmi sui nervi, lisciandosi i capelli e muovendo la bocca con fare civettuolo. Decisi di stroncare quelle avances sul nascere

“Jason è felicemente impegnato, come me”

al mio fianco, il figlio di Giove prese a tossicchiare per attirare la mia attenzione, così mi girai verso di lui, che con un sorrisone mi stava indicando un'auto appena fermatasi nel parcheggio a pochi metri da noi.

I finestrini scuri mi impedivano di vedere nel sedile dei passeggeri dietro, ma davanti, la zazzera bionda di Will e i capelli nerissimi di Nico si distinguevano alla perfezione.

Sentii il cuore battere alla velocità della luce...

“scusate ragazze” le congedai senza nemmeno guardarle mi avvicinai all'auto di qualche passo.

Tornai ad asciugarmi le mani sui pantaloni per l'agitazione. Avevo una voglia matta di vederla.

Will scese dall'auto, fece il giro e si apprestò ad aprire la portiera alle ragazze, facendoci l'occhiolino. Nico, nel mentre, si stava passando una mano sulla faccia, esasperato.

Buttai fuori tutta l'aria quando la portiera si aprì, lasciando uscire un paio di gambe lunghe ed abbronzate, seguite dal resto del vestito rosso di Piper e dai suoi capelli raccolti. Una volta fuori, dopo averci sorriso, si girò verso l'abitacolo

“se non esci ora giuro che ti vengo a prendere per i capelli”

da dentro, una vocina borbottò qualcosa di simile ad

“non voglio più uscire portami a casa”

“muoviti Annabeth” capii che stava usando una tonnellata di lingua ammaliatrice, perchè per poco non mi mossi anche io.

Con un respiro piuttosto rumoroso vidi spuntare la mia ragazza dalla macchina. L'uscita non era stata certo trionfale come quella di Piper, ma restava comunque aggraziata.

Non appena fu in piedi, mi fermai ad osservarla.

I tacchi alti argentati, la gonna svolazzante attraverso cui vedevo le gambe lunghe, il corpetto dell'abito molto attillato, le curve messe in evidenza dalla stoffa stretta e le maniche di pizzo.

Persi un paio di battiti quando la guardai negli occhi grigi. Era meravigliosa. Più bella di quanto mi sarei mai aspettato.

La vidi lisciarsi pieghe inesistenti sulla stoffa, per poi arrossire e guardarmi da sotto le lunghe ciglia truccate. Stava molto bene, con i capelli sciolti e gli occhi contornati da una sottile linea nera.

Mi avvicinai e le tesi la mano, pronto per portarmela via.

Lei la accettò, facendo qualche passo verso di me.

Mi accorsi solo allora della schiena completamente scoperta, la scollatura che arrivava poco sopra il fondoschiena. Distolsi lo sguardo da quel punto e lo riportai sul suo viso, assumendo lo stesso colore dei peperoni.

“ciao Sapientona” la salutai, passandole un braccio intorno alla vita

“ciao Testa d'Alghe.” mise in mostra timidamente le fila di denti bianchi e perfetti.

Percepii chiaramente la risatina dei nostri amici, ma al momento non mi importava di niente. Avevo tra le braccia la ragazza più bella del mondo.

“Percy” la voce di Will che mi chiamava mi riportò alla realtà e fui costretto a rispondere

“dimmi Solace”

“vado a parcheggiare l'auto, ma dopo non è che posso tenermi le chiavi? Almeno per questa sera?” mi accigliai, ma che razza di domanda era? L'auto era sua.

Poi diedi un'occhiata più approfondita alla macchina: sul nero lucido della carrozzeria campeggiava la scritta argentata Maserati Quattroporte.

Deglutii. Cavolo, quella si che era una bella macchina.

“Percy? Ci sei?” Annabeth mi squadrò, allontanando appena il suo viso dal mio, intento ad osservare il tridente.

Scossi la testa “non è tua Will?”

lui si mise a ridere a crepapelle e dalla sua espressione folle temetti che cominciasse a comporre Haiku come il padre. Nico ci raggiunse, facendo sbattere la porta.

“ha avuto in incontro interessante oggi” specificò il figlio di Ade, che in giacca e papillon era davvero, ma davvero strano.

“ho incontrato tuo padre Percy!”

mio padre...

“Poseidone?” chiesi,accigliandomi. Lui annuì, rigirandosi le chiavi tra le mani

“e che ti ha detto?” indagai, scettico e sospettoso. Era da un pezzo che non vedevo papà, e lui nel tempo libero si presentava ad un figlio di Apollo?

“mi ha detto di ricordarmi di darti le chiavi della macchina dopo. E che è un suo regalo per te, visto che non è potuto passare ad” guardò Nico “com'è che ha detto?”

“visto che non è potuto passare ad annodarti la cravatta” Nico concluse la frase, passandosi una mano tra i capelli

“v-vuoi dire che quella è mia?” dissi indicando la Maserati

“si” il sorriso di Will raggiunse entrambe le orecchie, mentre saliva in macchina, seguito dal figlio degli Inferi e la metteva in moto. Non appena girarono l'angolo, tornai a concentrarmi sulla ragazza che stringevo tra le braccia

“scusami” avevo la gola secca per lo stupore. “ho una Maserati”

lei ridacchiò, passandomi le braccia intorno al collo

“si Testa d'Alghe”

ci misi qualche secondo di troppo, ma poi la mia attenzione fu tutta per lei. Feci incontrare le nostre labbra per qualche secondo, poi le infilai i fiori al polso

“mi sa che ho sbagliato colore” ammisi, leggermente imbarazzato

“no, sono stupendi”

Jason e Piper ci stavano guardando, lui con il braccio intorno alle spalle di lei. Lui mi fece segno col mento di darmi una mossa

“Annabeth”

i suoi occhi grigi si fecero appena più scuri “dimmi”

“sei bellissima” arrossimmo entrambi, mentre avvicinavo un'altra volta il mio viso al suo, le posai una mano sulla guancia.

“quattro lettere Jackson. Quattro lettere” la voce di Jason mi giunse ovattata.

Dei! Avrei dovuto farlo tacere una volta per tutte!

Alzai gli occhi al cielo, riprendendo ad ignorare il resto del mondo.

La vidi passarsi la lingua sulle labbra rosse, colorate da un velo di rossetto.

Questo, era il motivo per cui odiavo il mio deficit dell'attenzione. Mi sarei imbambolato a guardarla per sempre mentre lo faceva. Questo era sexy. Sentii una morsa stringermi lo stomaco e il familiare calore al basso ventre farsi sempre più vivo. Decisi di dirglielo

“e sei meravigliosamente sexy”

prima che potesse uccidermi le tappai la bocca baciandola, facendo scorrere la lingua sulle sue labbra, chiedendo il permesso di entrare. Un attimo dopo le nostre lingue erano intrecciate in una nuova danza molto.... intima.

Probabilmente non fu un bacio casto, ma non mi importava assolutamente di nulla.

“ragazzi! Prendetevi una stanza”

sbuffai sonoramente, staccandomi da Annabeth

“va al Tartaro Grace”

 

mi guardai un po' intorno , rendendomi conto solo allora che gran parte della scuola si era fermata a guardare prima l'auto, poi noi.

Le tre arpie erano ferme, con la bocca spalancata.

Decisi che quella era l'occasione giusta per mettere le cose in chiaro a tutti

“vieni con me” le diedi una piccola spinta sulla schiena nuda, cosa che la fece trasalire un pochino. La sentii rabbrividire sotto il mio tocco

“dove?”

“fidati” la presi per mano e mi avvicinai alle tre civette.

Annabeth sbiancò “no Percy”

“e invece si” doveva smetterla di pensare alle conseguenze. L'aveva detto al mondo, perchè si preoccupava di quelle tre ragazze?

“Molly” dissi “visto che eri molto ansiosa di conoscerla, voglio presentarti la mia ragazza” il mio tono ironico probabilmente le sfuggì, impegnata com'era a ringhiarle contro

“Chase!”

credetti di aver sentito i suoi denti stridere.

 

Non appena i nostri due autisti furono in vista, ci incamminammo verso l'ingresso.

“Perchè lo hai fatto?” la domanda della figlia di Atena mi prese alla sprovvista

“perchè era ora che sapessero” affermai

“ma non c'era bisogno di fare questa sceneggiata”

alzai le spalle. Forse mi ero lasciato prendere un po' la mano.

“forse” le passai una mano sulle spalle, mentre consegnavo i biglietti ai buttafuori, e Piper usava le sue abilità per convincerli a farci passare tutti e 6.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ragazze vado a prendere da bere, volete qualcosa?” urlai per farmi sentire al di sopra della musica assordante. Nella pista da ballo i corpi erano ammassati, gli uni stretti agli altri, muovendosi praticamente sul posto.

Annuirono entrambe, con le guance già rosse per il caldo e gli angoli delle labbra dipinte curvati verso l'alto.

“ti seguo” Jason si fece largo con me tra la folla, diretti verso l'angolo bar che era stato allestito in un angolo della palestra. Si trattava di un semplice bancone con qualche aspirante barman che serviva cocktail alcolici e non, in bicchieri di plastica rossi più grandi della mia mano. Motivo per cui feci non poca fatica a tenerne 2 e tornare da Annabeth, senza svuotarne almeno la metà lungo il tragitto.

Chiesi una birra per me una pepsi per la mia ragazza. Non sapevo come e quanto reggesse l'alcol, quindi meglio non proporglielo.

La birra era scadente e calda, ma me la feci andare bene comunque.

Incrociai Annabeth a metà strada per il ritorno.

“che ci fai qui Sapientona? Dovresti essere con Pip a ballare” le feci notare. Lei mi rivolse un sorriso timido, poi scosse la testa

“a proposito, lei dov'è?” Jason stava scrutando la massa danzante, alla evidente ricerca della sua fidanzata.

“l'ho lasciata che ballava con metà della scuola”

quando la vide finalmente, si passò una mano sul colletto della camicia e alzò gli occhi al cielo, dietro alle lenti chiare degli occhiali.

Piper ballava, dimenando il fianchi, in mezzo a cinque ragazzi che la guardavano famelici. Che fosse sempre stata una ragazza attraente era innegabile, ma con quel vestitino e i tacchi alti spiccava sia per bellezza che per abbigliamento. In poche si erano messe un abito corto e in ancora meno potevano vantarsi di indossarlo con la sua stessa nonchalance. Alla figlia della dea dell'amore sembrava comunque non importare.

“vado da lei, prima che qualcuno scateni la mia ira funesta” vidi il biondo allontanarsi, lasciandoci finalmente da soli.

Porsi alla mia ragazza la sua bibita e cominciai a sorseggiare la mia

“come mai non balli?” la guardai con la coda dell'occhio, togliendomi la schiuma dalle labbra

“non sono capace”

“sciocchezze” risposi “sei qui per divertirti, dovresti andare in pista e scatenarti”

“non fa per me” vidi la delusione nei suoi occhi e capii

“Piper ti intimidisce” non era affatto una domanda, ma una vera e propria affermazione

lei sospirò “n pochino si. Insomma guardala” me la indicò con un dito, ma non mi girai

“non vedo cosa ci sia da guardare” incatenai i suoi occhi grigi ai miei

“lo dici solo perchè stai parlando con me. Insomma, lei è così bella, e si muove bene e tutti la guardano. Mentre io accanto a lei sembro un tronco” piagnucolò, facendomi ridacchiare

“maddai non è vero!” poi mi venne un'idea “senti, se ci andassimo insieme sulla pista, balleresti con me?”

“insieme?”

“si insieme”

“ok. Ma prima fammi bere la tua birra, che da sobria non lo faccio” mi soffiò il bicchiere di mano e continuando a guardarmi, trangugiò il liquido all'interno.

Non sapevo che effetto le avrebbe fatto, ma scossi la testa, divertito. Poi mi sporsi a baciarla, togliendole la birra dalle labbra. Su di lei aveva un sapore meraviglioso.

“Bleah, che schifo” agitò i riccioli biondi che le rimbalzarono sulla schiena nuda, ipnotizzandomi

“cosa? Il bacio o la birra?” domandai, malizioso

“la birra Testa d'alghe. I tuoi baci mi piacciono sempre” mi fece l'occhiolino e mi prese per mano, accompagnandomi a ballare.

 

Ci avvicinammo a Piper e Jason, guardandoli di tanto in tanto. Lei sembrava euforica, lui molto meno. Per quanto cercasse di tenersela vicino, lei finiva sempre per ballare con qualcun altro, anche senza volerlo. Semplicemente le si avvicinavano e si mettevano tra loro, separandoli. Fortunatamente a noi non successe la stessa cosa.

Annabeth si muoveva, si, ma senza troppa grazia, ed era parecchio rigida. Sapeva combattere come un demonio, ma a ballare non era una cima. Non che io fossi tanto meglio, ma per lo meno muovevo qualche passo.

“rilassati” le urlai contro l'orecchio “sei fantastica” sperai mi avesse sentito sopra il frastuono della musica.

Vidi quasi istantaneamente le spalle che le si rilassavano, così le presi la mano, con la quale non tenevo il suo bicchiere le feci fare un paio di piroette. Non c'entravano niente con la musica, ma lei rise serenamente, ed era questo che importava davvero.

 

 

Non so se fu l'alcol, il caldo, la felicità di comportarsi finalmente come ragazzi normali, ma mi ritrovai a ballare praticamente con tutti. Jason incluso. Avevo evitato di stare troppo vicino a Piper, ma alla fine era arrivato anche il suo turno, e mentre mi muovevo a ritmo con lei, vidi Annabeth e il figlio di Giove dondolare sul posto. Erano la coppia di ballerini più dura del secolo. Dondolavano da un piede all'altro come pinguini. Mi venne la ridarella solo a pensarci. Tutti e due restii a scatenarsi un po'. Tutti e due troppo ligi alle regole.

 

Non so esattamente che ore fossero, forse ero troppo impegnato ad ammirare la mia ragazza un po' brilla per i due bicchieri di birra che si era bevuta, ma quando la vidi irrigidirsi e portarsi la mano alla coscia,verso il coltello che nascondeva, qualcosa scattò nel mio cervello. Vidi un ragazzone dell'ultimo anno, corpulento e più alto di me di almeno dieci centimetri, che non riconobbi, posare la sua gigantesca mano con poca grazia sul sedere di Annabeth e sussurrarle all'orecchio “bel culo, Chase”.

Se Vortice non fosse stata fatta di bronzo celeste, a cui i mortali erano immuni, lo avrei ucciso seduta stante.

Vidi Piper tenere ferma la sua amica, che scalciava e ringhiava in greco antico. Con un passo mi avvicinai al tipo, fulminandolo con gli occhi

“fallo di nuovo e ti spezzo le gambe” sibilai a denti stretti, ma lui evidentemente capì benissimo. Si sentiva talmente forte che si mise a ridere.

Sentii la rabbia montarmi dentro come un oceano in tempesta. Nessuno. Nessuno poteva toccarla.

Con il boato di qualcosa che esplodeva appena fuori della porta, presi atto di aver appena fatto esplodere i bagni di mezza scuola.

“problemi Jackson?” evidentemente lui conosceva me, ma io non avevo idea di chi fosse, e nemmeno mi importava. Volevo solo farlo a pezzi.

Feci schioccare le nocche della mano destra, pronto a colpirlo.

“Percy. No!” Annabeth, ora più calma, mi si mise al fianco

“ora ti fai difendere da una ragazza Percy? Non ti credevo così smidollato”

non conoscevano me e non conoscevano la splendida fanciulla che avevo di fianco. La più coraggiosa donna che avessi mai incontrato. L'unica tanto forte da badare a me e a tutti i miei casini semidivini.

Ma la rabbia fu più forte e lo colpii dritto sul naso, facendolo accasciare a terra.

Girai i tacchi, e uscii dalla stanza, con i miei amici dietro, la mia ragazza accanto e la folla allibita che mi guardava.

Spalancai le porte metalliche e respirai una boccata d'aria fresca nel parcheggio.

Mi accasciai, poggiando i gomiti sulla ringhiera di metallo delle scalinate

“qualcuno di voi ha visto Nico e Will? Non vedo l'ora di andarmene”

Jason sembrò capire il mio bisogno di starmene un po' da solo

“ho visto ballare Will mezz'ora fa. Io e Piper andiamo a cercarli” tornarono dentro, seguiti dal tonfo sordo delle porte che sbattevano.

Per un paio di minuti ci fu il silenzio, interrotto soltanto da i grilli che frinivano in lontananza nelle poche aiuole e dal venticello fresco che spirava tra gli alberi e le macchine. Sentivo l'aria riempirmi i polmoni ed uscire, lasciandomi una voragine dentro. Avevo rovinato la serata, e lo sapevo. Ma non potevo farci nulla ora, e per quanto mi sentissi in colpa per aver fatto un casino, non avrei cambiato nulla.

Si meritava di peggio quello stronzo. Mi misi me mani sugli occhi, stringendo le dita alla base del naso.

“perchè lo hai fatto?” la voce di Annabeth era tesa, ma non esattamente arrabbiata, così mi girai un po', giusto per guardarla in faccia e poi tornare a guardare le poche stelle che riuscivano a fare capolino nel cielo scuro e inquinato di New York

“perchè nessuno deve toccarti. Nessuno. Ne io, ne nessun altro. a meno che non sia tu a volerlo”

“me la sarei cavata da sola” questo era ovvio

“lo so” ammisi “non ho detto il contrario”

“e allora spiegami perchè l'hai fatto!” sbuffai, tornando a guardarla negli occhi grigio tempesta

“perchè sei la mia ragazza. E finchè lo sarai mi sentirò sempre in dovere di proteggerti. E anche se non lo sarai più, sarà sempre la stessa cosa. Proverò sempre lo stesso desiderio di tenerti al sicuro” non mi aspettavo che capisse, ma la sua espressione si addolcì

“Paul si arrabbierà molto. Non voglio che tu venga sospeso o espulso.”

“confido su fatto che il signor Stockfis capisca la situazione” e sul fatto che mia madre avrebbe interceduto.

La vidi rabbrividire e strofinarsi le braccia

“hai freddo?” le chiesi, mettendo nella voce quanta più dolcezza possibile. In fin dei conti l'avevo combinata grossa, e dovevo farmi perdonare. Sebbene scosse la testa, mi sfilai la giacca e gliela misi sulle spalle. Le stava grande, ma era pur sempre bellissima.

Già che c'ero, mi allentai anche la cravatta e sbottonai il colletto della camicia.

Fu un sollievo enorme.

“ti sei tagliato i capelli” mi fece notare, passandoci una mano sopra, mentre con l'altra reggeva la giacca per non farla cadere

“già”

“come a Nuova Roma” vero.

“sono più comodi così” ammisi

“ti manca quel posto?”

“no. Ma non vedo l'ora di andarci con te” le tesi la mano, così si sistemò accanto a me sulla ringhiera.

 

“guarda chi c'è!” Annabeth mi indicò l'angolo dell'edificio, il punto più lontano del parcheggio. Mi girai per vedere di cosa si trattasse. Nico e Will stavano parlottando animatamente e il più piccolo stava gesticolando come un matto

“trovati” dissi. Cercai di urlare “Nico” ma venni fermato da una mano premuta sulla bocca

“shh. Aspetta”

“perchè?”

oh. poi capii.

Will aveva premuto le sue labbra su quelle di Nico, mettendolo a tacere. Le mani del biondo erano intrecciate ai capelli del figlio di Ade, trattenendolo a se.

“oh” ero imbarazzato. E allo stesso tempo tremendamente felice per Nico

“già” notai che qualcuno affianco a me sorrideva

“come facevi a saperlo?” le chiesi, stupito

“sono una figlia di Atena” mi fece l'occhiolino “io so tutto”

 

continuavo a guardare le stelle, cercando di lasciare ai due ragazzi un po' di privacy, quando un muggito mi fece riportare lo sguardo a terra.

Ero convinto che di mucche, ad un ballo studentesco, non ce ne dovessero essere, soprattutto a Manhattan.

Così come ero convinto che Era avesse smesso di seminare bovini sacri lungo la strada di Annabeth per puro divertimento personale.

Un secondo muggito, questa volta più forte mi costrinse ad alzare la guardia.

Un terzo, e avevo capito che qualsiasi cosa fosse, stava venendo verso di noi.

Nico e Will, il primo ancora completamente rosso come un pomodoro ci raggiunsero. La spada di ferro nero dello Stige era comparsa al fianco del ragazzo, probabilmente recuperata dall'auto.

Con un ringhio, che era un misto tra un mega muggito ed un rutto, capii di cosa si trattava

“Di immortales! Ancora!” buttai fuori l'aria sgonfiando le guance. Sguainai vortice.

Annabeth si tolse le scarpe alte ed estrasse il pugnale

“oh non se ne parla” scossi la testa “vai dentro e cerca di proteggere i ragazzi. Trova Jason e Piper”

“io resto con te”

non ci fu tempo per rispondere e discutere. Il mostro, con tanto di corna enormi sulla testa altrettanto enorme ci venne incontro. Mi inumidii le labbra.

“ancora qua Vitellino?” speravo di averlo messo a tacere per almeno un millennio, ma per l'ennesima volta, nulla di fatto. Eccolo ancora qui a sbavare e ruttare.

“mmuuuu” ruggì il minotauro, caricandomi.

L'ascia roteava sopra la sua testa, e per la seconda volta in vita mia mi ritrovai a pensare a quanto fosse fatta bene quell'arma. E la scansai appena in tempo

“ehi Testa di Manzo!” rotolai sul fianco, e lo colpii con un calcio sulle ginocchia, facendolo cadere carponi sull'asfalto. Nonostante il peso della testa però, riuscì ad alzarsi lo stesso. Notai con dispiacere che Nico, Will e Annabeth erano alle prese con una decina di dracene.

Imprecai. Non sarebbero dovute andare così le cose. Non questa sera.

Feci sfrecciare vortice, tagliandogli di netto le corna ed un orecchio.

Il mostro mugghiò ancora più forte, avventandosi su di me. Gli aprii uno squarcio nell'armatura e gli intaccai il vello scuro.

Imbestialito, disegnò un arco con l'ascia, tagliandomi la camicia.

“Ehi stupido Manzo! Mi piaceva!” sentii la familiare morsa allo stomaco mentre richiamavo l'acqua dai gabinetti esplosi. L'onda lo colse di sorpresa, così, mentre anche alcuni tombini eruttavano, lo rinchiusi in un vortice di acqua, sulla quale vidi apparire anche qualche fulmine. Segno che Jason si era unito allo scontro.

Sentii un paio di urla troppo acute per essere umane.

“grazie per aver partecipato! Magari evita di riprovarci la prossima volta” con un affondo fendetti le onde e passai a fil di spada il minotauro, che si sciolse in un massa polverosa.

Corsi a raggiungere gli altri semidei, che fortunatamente non se la stavano cavando affatto male.

Con Vortice sguainata decapitai un paio di dracene alle spalle, senza che nemmeno se ne accorgessero, liberando Will dalla loro presenza

“grazie Percy” mi sorrise, raggiante. Non era un combattente abilissimo, ma un curatore eccezionale.

Insieme trapassammo qualche mostro.

Annabeth e Piper stavano usando i coltelli e i tacchi a spillo come arma contundente.

Corsi ad aiutarle.

L'ultima donna-serpente esplose in una nuvoletta di fumo grigiastro sulle scarpe nere da ginnastica di Nico.

Il parcheggio era allagato, alcune macchine avevano i cofani ammaccati per i colpi dati dal minotauro. Il tutto rendeva la scena davvero disastrosa. Sentii un moto di compassione per tutti ragazzi che uscendo si fossero ritrovati l'auto sfasciata. E mi domandai cosa avrebbero visto se qualcuno fosse stato fuori ad assistere: io che lottavo contro un gigantesco camioncino dei gelati? Una barca a vela che mi caricava? Chissà...

“state tutti bene?” domandai, controllando le facce stanche dei miei amici.

Annuirono all'unisono.

“ottimo”

Will li passò in rassegna, ma a parte qualche graffio, non ci fu nulla di cui preoccuparsi.

L'acconciatura di Piper era crollata, così si sciolse i capelli lisci lasciandoli ricadere sulle spalle.

Ancora scalze, le due ragazze si guardarono negli occhi, sogghignando

“queste scarpe funzionano a meraviglia”

“forse è il caso che ve le rimettiate e che ce ne andiamo da qui. Prima che qualcuno venga a controllare” mi grattai la nuca, e mi avviai verso la macchina, miracolosamente indenne.

 

Salimmo, stringendoci un po' troppo, e sperai che la foschia potesse coprire anche un'infrazione stradale. Sei semidei in un'auto che ne poteva contenere al massimo cinque.

Fortunatamente il viaggio verso l'aeroporto fu veloce.

Salutammo Jason e Piper all'entrata, abbracciandoli. Poi la figlia di Afrodite prese in disparte la mia fidanzata e le disse qualcosa che non riuscii a capire

“allora Jackson. Pronto per darti alla pazza gioia?” mi accigliai guardando Jason, non capendo

“che vuoi dire?”

“tu e Annabeth” mi fece un inequivocabile gesto con le mani, in modo che anche chiunque passasse potesse capire di cosa stavamo parlando

“smettila!” spalancai gli occhi, coprendogli le mani con le mie

“allora?” incalzò, costringendomi a rispondere

“allora no. Non questa sera. Lei non vuole ancora” il sangue mi giunse agli zigomi e sperai che con il buio non si notasse

“vuoi dire che voi due non avete mai fatto..? e io che pensavo che... mah”

“esatto. Il programma è guardarsi un film e andare a dormire. Nulla di più” non che gli dovessi spiegazioni, ma qualcosa mi spinse a farlo

“capisco” mi diede una pacca sulla spalla. Odiavo quando si comportava come se fosse più grande di me. Ma dalla sua espressione capii che su questo campo lui mi aveva già superato.

Maledetto Grace!

 

 

 

 

Arrivammo a casa un ora più tardi, dopo aver accompagnato al campo i due nuovi piccioncini. Avevo evitato di parlarne per tutto il viaggio per non metterli in imbarazzo.

Girai le chiavi dell'appartamento nella toppa, sovrappensiero

“a che pensi?” la mano di Annabeth mi sfiorò la spalla, per poi prendere la mia e intrecciarvi le dita

“a Will e Nico” dissi, togliendomi le scarpe e stendendomi sul divano, con lei al fianco

“sono carini insieme, non trovi?”

annuii, “si meritano tutti e due di essere felici. Nico ha perso tanto, e sono contento che non sia più interessato ne a me, ne a te. Perchè non avrei mai potuto ricambiarlo” mi strinsi nelle spalle, osservando il taglio nella camicia

“non è mai stato interessato a me” si spostò, mettendosi in ginocchio accanto a me.

“non si sa mai” le sorrisi, avvicinandola quel tanto che bastava per baciarla.

Uno sbadiglio mi sfuggì dalle labbra, facendomi lacrimare gli occhi

“vuoi andare a dormire Testa d'Alghe?”

scossi la testa “no. Ti ho promesso che avremmo visto un film e che saremmo andati a letto tardi. E io mantengo le mie promesse”

“è già tardi. Sono le tre del mattino” mi fece notare.

Io mi alzai lo stesso, presi il telecomando e accesi la tv. Misi il primo film che trovai.

Con ogni probabilità non saremmo nemmeno riusciti a capirne il titolo e ci saremmo addormentati prima

“ti vanno i pop corn?” chiesi, diretto in cucina. La lotta con il minotauro mi aveva messo un certo languorino

“ a quest'ora?mmm” sembrò pensarci su “ok”.

 

Non appena furono tutti scoppiati e la casa prese quel classico aroma salato del mais abbrustolito, tornai a sedermi sul divano. Allargai le gambe e lei ci si sistemò in mezzo, poggiandomi la schiena sul petto. Le passai una mano nel vestito, sulla pancia, stringendola a me. La sentii rabbrividire per l'ennesima volta. Con la mano libera agguantai qualche pop-corn dalla ciotola che teneva in grembo.

Lo schienale del divano era abbastanza comodo, per cui mi rilassai immediatamente, facendo scivolare il bacino in avanti. In poco tempo e senza nemmeno rendermene conto, Annabeth mi era seduta in braccio, la testa accoccolata sul mio petto. Presi ad accarezzarle i capelli ricci, guardando un po' il film e un po' lei. Mezz'ora dopo si era già addormentata.

Cercai di alzarmi per portarla a letto senza svegliarla. La stoffa morbida del vestito mi solleticava le braccia e i suoi capelli profumati di limone mi svolazzavano sotto il naso.

 

La deposi sul letto, mi tolsi la camicia a brandelli e mi lavai i denti, per poi distendermi affianco a lei

“ehi Percy” obbiettivo fallito. L'avevo svegliata

“penso sia ora di dormire Sapientona” in risposta ebbi uno sbadiglio sonoro, poi si alzò per andare in bagno e cambiarsi. Così decisi di infilarmi il pigiama anche io.

Quando mi raggiunse, era tornata la solita Annabeth. Struccata, con i capelli scompigliati e con i pantaloni addosso.

“grazie della serata” mi guardò con quegli occhi grigi a cui non sapevo resistere

“è stata fantastica”

sentii un peso scivolare via dal cuore

“ti amo Sapientona” le dissi, strusciando il naso sul suo e chiudendo gli occhi. Lei rise appena

“ti amo anche io”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n.d.a

 

eccoci arrivati alla fine di questa mini mini long! Spero vi sia piaciuta almeno un po'!

Quindi scrivete in tanti e fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto!

Bacioni

Luckily

 

 

 

 

   
 
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