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Autore: Nastia94    05/07/2015    4 recensioni
E se Katniss non fosse la guerriera che tutti conosciamo? Se fosse solo una normale adolescente di 17 anni con una vita sconvolta che dovrà ricucire pian piano?
Mamma non capisce che per me relazionarmi con gli altri, è alquanto complicato. Sono sempre stata abbastanza timida e con pochi amici. Di solito preferisco starmene da sola. Diciamo che la mia migliore amica è sempre stata la mia allenatrice. Diciamo che oltre a mio padre, è stata l'unica con cui andavo più d'accordo. Ma devo cambiare o almeno, ci devo provare. Città nuova, vita nuova dice mia madre; ma non ne sono poi tanto convinta. Busso respirando a fondo l'aria fresca di agosto e sperando che almeno siano gentili. Aspetto si e no due minuti, quando sento cigolare la porta. Mi volto lentamente e mi ritrovo davanti uno spettacolo che non avrei, forse, voluto vedere. Un ragazzo alto circa 1.70, con gli occhi azzurri e biondissimo. Porta un paio di jeans blu ed è senza maglietta. Spalle larghe, corpo possente. Crederei che fosse una statua se non lo avessi qui davanti. Non riesco a distogliere lo sguardo, fino a quando un suo sorriso mi manda ancora più in pappa il cervello.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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shatter me 3 cap -Katniss forza, spingi con quelle gambe! Come pretendi di fare tre giri così?-

A quanto pare ad Evan piace urlarmi contro, poichè è da circa due ore che lo fa. Sono stanca morta e non vedo l'ora di poggiare i pattini ma, a quanto pare, Evan mi farà sudare ancora un po'. Capisco che io debba inserire nuovi elementi per aumentare la difficoltà, ma non così, non di botto. Mi sembra di aver fatto un tuffo nel passato solo che ora, non ho più la grande forza di prima. Il fatto che io abbia ripreso a pattinare, non vuol dire che io abbia riacquisito quella forza o volontà che avevo prima. Ho parlato ad Evan di tutto quello che mi è successo, dalla morte di mio padre fino all'abbandono del pattinaggio. Lui ha promesso che mi avrebbe aiutata a ritornare quella di prima, ma così non credo di farcela.

-Evan io non ce la faccio, non ci riesco- dico poggiando le mani alle ginocchia e riprendendo più fiato possibile

-Si che ce la fai. Il tuo solo problema è questa- afferma indicando la testa -Se non cambierà questa, non cambierai tu e il tuo modo di vedere le cose-

In effetti ha ragione. Fin quando non mi riprenderò del tutto, non riuscirò a portare a termini gli obbiettivi che ora ho sulla lista. Evan mi ha detto che, per riuscire a superare tutto quello che ho passato, dovrei iniziare la mia vita da capo. Come se la mia vita in California non fosse esistita. Certo, questo non vuol dire dimenticare mio padre, ma semplicemente far vivere il ricordo di mio padre in pace con i miei pensieri e i miei sentimenti, creandomi una nuova vita qui a Montreal. Farmi nuovi amici e creare nuove esperienze. Secondo lui mi farebbe più che bene e mi porterebbe anche a svolgere meglio il mio lavoro al palazzetto. Ci proverò, questa volta non voglio mollare come ho fatto in passato.

-Evan- dico raggiungendolo a bordo pista -ci proverò, te lo prometto- affermo sicura della mia decisione

-Bene, così mi piaci- dice abbracciandomi -Allora, ti va di provare di nuovo il programma delle difficoltà?- chiede portandomi al centro della pista

-Va bene, ci proverò- rispondo annuendo e mettendomi in posizione

Sono pronta per iniziare e concludere per l'ennesima volta il programma come si deve. Evan sin da subito si è dimostrato disponibile e cordiale, e io voglio ripagare tutto questo. La prima parte va liscia e non ci sono problemi, ma nella seconda il problema mi si presenta davanti. Comincio con il doppio Toeloop e l'atterraggio è quasi perfetto, tanto che Evan sorride quasi come un bambino alla vista dei dolciumi ma, quando mi preparo per il triplo Axel, vedo il volto di Peeta che è seduto sulle gradinate. Inizio male il salto ma, ruotando, alla fine metto male il piede e cado quasi rovinosamente. Credo di non essermi fatta nulla, perchè mi rialzo furiosa. Non capisco perchè si sia dovuto presentare qui. Cosa vuole da me? Si sa che la pista di domenica è chiusa al pubblico, e l'unica che sapeva dell'allenamento era mia madre e Liza. Liza: quando tornerò le chiederò spiegazioni. Con questa assurda idea di farci fare amicizia, rischierà di farmi rompere qualcosa.

-Kat tutto bene?- mi chiede Evan visibilmente spaventato

-Si, sto bene. Ho solo messo male il piede. Accidenti!- dico ancora accecata dalla rabbia

-Dai, per oggi ti lascio andare. Ci rivediamo lunedì alla solita ora- dice aiutandomi a sistemare uno dei pattini -Ah, se puoi portami il tuo programma vecchio. Almeno ne creo uno misto di tutto e lo seguiremo per tutto l'inverno- continua dirigendosi verso il bordo pista con me dietro

-Va bene, ci vediamo lunedì- dico salutandolo

-A lunedì- conclude sparendo dietro l'ufficio degli allenatori

Mi infilo le protezioni per le lame e mi dirigo verso lo spogliatoio. Voglio essere fuori di qui il più presto possibile. Non voglio incontrarlo assolutamente, altrimenti potrei seriamente ucciderlo. Ripongo i pattini per la custodia e sto per chiuderla ma qualcosa, anzi qualcuno di poco gradito, attira la mia attenzione. Mi volto e mi ritrovo, appoggiato allo stipite della porta, con quella sua solita aria strafottente, Peeta che mi fissa senza distogliere lo sguardo.

-Che vuoi?- chiedo stizzita e alquanto innervosita dalla sua presenza

-Nervosetta la ragazza- replica lui con quel solito ghigno fastidioso

-Non voglio starti a sentire quindi o mi dici che vuoi, o sennò puoi anche andartene- continuo mentre chiudo la borsa

-Neanche io ho voglia di starti a sentire e men che meno condividere aria con te- quanta voglia ho di ucciderlo, ma meglio che mi dedico totalmente alla mia borsa -ma mia sorella quando si mette in testa una cosa è quella. Pensa, ora e vicino la bacheca dei trofei per vedere che io faccia il gentile con te. Che cosa assurda- afferma seccato e quasi schifato

-E cosa vuoi da me? Una mano? Scordatelo- affermo prendendo la borsa e dirigendomi verso l'uscita, ma le sue parole mi bloccano.

-Non ti ho chiesto il permesso, nè una mano. Devi e basta- afferma sempre più convito e continuando a sorridere beffardo

-Io non devo un bel niente- esco dalla stanza e sbatto la porta. Giuro che se continua a seguirmi lo uccido con le mie mani

-Katniss andiamo, lo sai anche tu che fin quando non farò il gentile ed il cordiale non la smetterà di fare così-

-Allora potresti cominciare a farlo- non mi lascerò abbindolare, non da lui

-Non lo sono mai stato e di certo non lo sarò- afferma sempre più deciso

-Allora continua a sperare- e detto questo prendo e comincio ad uscire ma lui mi blocca

-Ora o ti infili quei pattini con le buone, o provvederò io con la forza-

-Ma sparisci!-

In men che non si dica lui mi afferra per le gambe e mi posiziona sulla sua spalla. Cerco di farmi lasciare colpendolo più volte alla schiena, ma nulla; lui non molla. Arrogante, sbruffone, invadente, di cattive maniere. Mamma mia, ci sarebbero una miriade di aggettivi per descriverlo ma quello più azzeccato è troglodita. Ma come si permette dico io. Mi porta fino allo spogliatoio, mi mette giù e chiude la porta. Sono già pronta ad urlare e ad ucciderlo con i pattini,anche se dopo dovessi andare in carcere però avrei la soddisfazione di averlo messo a tacere, ma lui li prende velocemente e mi sfila le scarpe. E io rimango come una scema lì a fissarlo. Per quanto sono scioccata, schifata, innervosita e chi ne ha più ne metta, non riesco a muoversi. Dopo avermi infilato i pattini, vedo che prende una borsa e velocemente si infila quelli che sembrano dei pattini, quasi nuovi di zecca, da hockey. In pochi secondi mi riprende in spalla e mi trasporta fino alla pista del ghiaccio. In tutto questo io non sono neanche riuscita a proferire parola. Non capisco il perchè del mio silenzio continuo mentre vedevo quell'essere fare tutto con calma. E anche ora, che sono ad un metro dalla pista e potrei urlargli in faccia, non riesco a parlare.

-Liza mi ha mandato un messaggio, è dovuta andare a casa. Ma già che ci siamo ho voglia di pattinare comunque- dice con un tale tono strafottente, che il mio cervello finalmente si riprende

-Bene, quindi io posso andarmene- dico cominciando a rimettere la gomma sotto le lame ma lui mi afferra una mano e mi tira dentro -Ma sei pazzo?- comincio ad urlare -Potevo cadere e spaccarmi la testa!-

-E non piagnucolare che non ti sei fatta nulla, mamma mia- oddio, ora rischio sul serio di commettere un omicidio

-Ma ti pare normale?- continuo ad urlare raggiungendolo -Sei davvero insopportabile! Tua sorella la faranno santa prima o poi!-

-Dillo che però ti piaccio i ragazzi insopportabili- dice sorridendo con la faccia compiaciuta

-Tu sei tutto pazzo!- urlo definitivamente quasi uscendo dalla pista ma lui mi afferra per un braccio

Mi volto per respingerlo ma metto male il piede e cadiamo tutti e due sul ghiaccio. Non riesco a parlare, il suo sguardo mi ha praticamente ipnotizzato. Quegli occhi dalle sfumature azzurre, guardati singolarmente, sono così dolci e carini, al contrario del padrone che li porta in faccia. Lui mi fissa attentamente per qualche secondo e poi scoppia a ridere. Imbarazzata ed innervosita mi alzo velocemente e mi dirigo verso lo spoiatoio. Mi rimetto il più velocemente possibile le scarpe e fuggo via.  Non voglio più vederlo, non lo sopporto proprio.

Tornata a casa trovo Liza sulla veranda che mi ferma velocemente e mi chiede come  è andata. Ovviamente si mette a fare mille domande e io la congedo con un "Tuo fratello, prima che impari le buone maniere, si farà vecchio". Entro velocemente dentro casa e nemmeno mia madre si risparmia i convenevoli, ma con lei posso essere un po' più esplicita.

-Mamma no non ho fame e no, non voglio starti a sentire. E' andato tutto bene ma sono distrutta quindi vado a dormire. Ci vediamo domani!-

Salgo velocemente in camera e mi infilo nel bagno. Una bella doccia calda mi farà riflettere su ciò che è accaduto. Ho sempre amato fare la doccia, mi rilassa, ma oggi non riesco proprio a rimanere rilassata. Tutti i miei pensieri sono accentrati su una sola persona: Peeta. Non che lui mi piaccia, questo sembra palese, ma mi fa innervosire ad un punto tale, che riesco solo ad immaginare tutti i modi per ucciderlo. Con una bella freccia, oppure squartato completamente. Oh Katniss ma a che vai a pensare. Se ci fosse la condanna per il solo pensare di commettere un'omicidio, io sarei già dentro una di quelle luride celle. Tampono i capelli con un minuscolo asciugamano e mi infilo il mio adorato pigiama a fiori. E' uno dei miei preferiti poichè me lo riportò mio padre da uno dei suoi tanti viaggi per lavoro. Prendo il pc sulla scrivania e mi accomodo sul letto. Apro il mio blog e comincio a fare un video per recensire uno dei tanti libri che ho letto. Il blog è l'unica cosa che mi ha salvata dall'apatia totale, e gliene sono molto grata; come sono molto grata ai tanti lettori che recensiscono mensilmente o settimanalmente. Infine mi metto al letto sperando che domani vada meglio; sarà una lunga giornata.


Mi sveglio a causa di qualcuno che bussa insistentemente alla porta. Non so chi sia, ma se mia madre non è andata ad aprire e a fare i suoi soliti ed inutili convenevoli, vuol dire che toccherà a me vedere chi è. Evidentemente lei è già andata a lavoro. Mi trascino a fatica al piano di sotto, cercando di non inciampare in qualche gradino: non vorrei rompermi qualcosa dopo averla scampata ieri. Apro la porta ancora assonnata ma chi mi ritrovo davanti mi fa subito riprendere.

-Tu!- urla Peeta entrando di scatto

-Non mi pare di averti invitato ad entrare- gli dico pacatamente

-Katniss, questa volta me la pagherai!- mi accusa fiondandosi nella mia cucina e versandosi del latte in uno dei tanti bicchieri

-Ma cosa vuoi ora?- domando, sempre in modo pacato e sbadigliando

-Vuoi sfidarmi? Te ne pentirai amaramente- questa volta sembra davvero furioso, ma a me interessa poco

-Senti Peeta, io ho sonno e non me ne importa un'accidenti di te e i tuoi drammi. Quindi per favore esci- continuo aprendo il portone di casa

-Sei proprio stupida! Per colpa tua, va a finire che non rivedrò mai più le mie scarpe e tra meno di un mese ricomincerà il campionato!- afferma furibondo urlando

-E sai a me quanto me ne frega?- ora sono io ad urlare -A tua sorella ho semplicemente detto la verità, e se non vuoi che quelle scarpe vadano in fiamme, vedi di cominciare a trattarmi come si deve! Ed ora esci da qua!- quasi lo scaravento fuori e gli chiudo la porta in faccia

Ma come si permette a presentarsi qui e ad urlarmi contro. Salgo velocemente in camera ancora innervosita dal suo comportamento ma sento il telefono vibrare. E' un messaggio di Liza. Lo apro velocemente ma avrei preferito non farlo.

"Preparati, tra mezz'ora ti passo a prendere e andremo in piscina. Devo farti conoscere un po di gente!"

Oh merda, mi ci mancava solo questa. Ripeto: sarà una lunga giornata.....


Ciao a tutte. Non so che concetto abbia io del "pubblicherò presto" ma mi sono resa conto di aver sforato un bel po'. Mi scuso per il tanto ritardo ma ho avuto molto da fare, e non ho avuto tempo per scrivere. Non mi dilungo troppo ma dico solo due cose: grazie mille a tutte le persone che seguono e commentano la storia. Siete davvero tante e vi ringrazio molto per questo. Spero che il capitolo vi piaccia e questa volta ci vedremo davvero presto. Spero che commenterete anche questa volta e un bacio a tutte!
 
   
 
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