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Autore: giulji    17/07/2015    1 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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HAZEL

Hazel aveva appena finito l'incontro tenuto con sua madre, che le aveva riservato un comportamento a dir poco morboso, tanto che le guardie una volta che il tempo delle visite fu terminato, furono praticamente costrette a prenderla in braccio e trascinarla di peso fuori dalla cabina, tanto si pestava per non voler abbandonare sua figlia.

Inizialmente, la ragazza, conoscendo il carattere da ormai molto tempo instabile di sua madre, aveva temuto che una volta che si fosse trovata sua figlia difronte non si sarebbe fatta scrupoli nell'usare la violenza, magari ripetendole come al solito cose quali che era solo un fallimento per lei, che le aveva rovinato la vita, che se non fosse mai nata suo padre non sarebbe fuggito e cattiverie simile, a cui la ragazzina era tanto abituata che ormai non riuscivano più a toccarla o farle del male.

La paura che sua madre esplodesse, si era fatta più concreta dopo averla udito scoppiare a piangere e sbraitare in un attacco di rabbia durante il suo percorso verso il palcoscenico, era stata veramente fortunata per non esser stata riempita di botte nel piazzale davanti a tutti, forse i Pacificatori si erano trattenuti perché sapevano che il filmato si trasmetteva in diretta televisiva e non volevano creare polemiche o proteste da parte di qualche capitolino in ascolto.

Comunque da quanto le riferirono in seguito si limitarono a sedarla momentaneamente, con un siero talmente leggero che la donna riuscì addirittura a svegliarsi per andare ad incontrare un ultima volta, per lo meno così presumeva, Hazel.

Mal grado il suo atteggiamento volubile e frustrato però, la donna aveva mantenuto un comportamento assolutamente atipico e sorprendente nei confronti della figlia.

Si era fiondata immediatamente all'interno di quella bianchissima stanza, con gli occhi gonfi per il pianto ed un aspetto a dir poco trasandato, quasi distrutto, Hazel non l'aveva mai vista in quello stato e presumeva che fosse anche colpa delle droghe che avevano usato per calmarla poco prima, eppure sembrava esserci dietro, molto più di quella semplice spiegazione scientifica.

La ragazza si era subito rasserenata, era certa che in quel momento anche volendo lei non sarebbe mai riuscita ad alzargli le mani, anche solo il tenersi in piedi sembrava un azione estremamente faticosa vista dalla sua prospettiva.

Infatti rapidamente cadde ai suoi piedi, e cominciò a frignare ed urlare a gran voce, sostenendo di avere il cuore spezzato.

Hazel le diede una mano per tirarsi in piedi e la fece accomodare nei morbidi divanetti, accanto a lei.

La donna presto la cinse in un abbraccio, e cominciò a tentare un discorso d'incoraggiamento, ancora singhiozzante.

La pregò, la implorò in ginocchio di salvarsi, di sopravvivere, di tornare a casa sana e salva.

Si era scusata tremolante per tutte le volte che l'aveva fatta soffrire e le aveva alzato le mani, le aveva assicurato che tutti gli insulti che le aveva lanciato durante gli anni precedenti erano fasulli, le aveva urlato che si sentiva una vigliacca e che non meritava di essere madre, non di una creatura stupenda come lei.

Infine aveva giurato che la amava più di qualunque altra cosa al mondo, mentre continuava a lasciarle piccoli baci sulle guance.

Dicevano che si apprezzavano le cose importanti, solo quando si perdevano, e forse era proprio vero.

Poi i Pacificatori la obbligarono ad uscire da quel posto, evitando i pugni ed i calci che la donna cercava di sferrare nella sua protesta.

Hazel era rimasta colpita da quella situazione, certo non avrebbe mai potuto perdonare completamente sua madre, così su due piedi, per tutte le angherie che le aveva rivolto, per tutto il dolore che le aveva fatto patire.

Nonostante questo non ce l'aveva fatta a non scusarla, almeno a parole, dato che quello era forse il loro ultimo riconciliamento, e poi sapeva quanto il rancore e la disperazione avessero consumato quella donna negli anni, era cosciente del fatto che la colpa non era totalmente sua, e sarebbe solo stato stupido da parte sua portare odio verso sua madre, adesso che era prossima alla fine, era meglio andarsene in pace.

Hazel però non si era ancora arresa a quel destino, sarebbe stata dura però.

Si lasciò sfuggire qualche lacrima solitaria che le rigò il volto, avrebbe comunque provato a reagire e combattere come le aveva promesso.

In cuor suo, sapeva perfettamente che per quanto ci avesse provato, probabilmente non ci sarebbe mai riuscita.

E questo, tralasciando le sue già palesi, scarse capacità fisiche, d'altronde il destino era imprevedibile e nel corso degli anni molti ragazzi e ragazze anche enormemente più mingherlini di lei erano riusciti a resistere fino alla fine, perciò sulla sua abilità non poteva pronunciarsi.

Il vero problema, era più che altro legato ad una questione etica e morale.

Infatti non avrebbe mai assecondato il fatto che dovesse uccidere dei ragazzini come lei, delle persone innocue che magari non avevano mai fatto niente di male nella vita.

Sapeva però che si trattava di sopravvivenza, e che quindi non si trattava di essere buoni o cattivi, nessuno lo era, semplicemente si trattava di ferocia, come quella che avevano gli animali che cacciavano i cervi, mera salvaguardia personale.

Eppure le sue mani non ce l'avrebbero mai fatta a tingersi del sangue di qualcuno, in nessuna circostanza ne modo, semplicemente non era nelle sue abilità.

Quasi la faceva ridire il sol pensiero che avrebbe dovuto toglier la vita a Nico ed altre ventidue persone a lei estranee, se ci fosse riuscita sarebbe finito ugualmente ad impiccarsi per i sensi di colpa, ed a quel punto era meglio morire in quel gioco senza compiere ulteriori stragi successivamente.

Piuttosto sarebbe morta, questo lo accettava, ma non si sarebbe mai abbassata a quei livelli, non avrebbe mai assecondato il volere di Capitol City.

Magari avrebbe cercato, almeno inizialmente, di tenersi in vita il più a lungo possibile, mimetizzandosi, nascondendosi, creando alleanze “potenti”.

Era sicura che avrebbe potuto far pure del bene, aiutando i più disperati, magari curandoli, ma niente più di questo.

Il suo da molti era visto come un atteggiamento da codarda, ma lei non poteva farci niente, rientrava nel suo DNA.

Si asciugò il viso che era ancora leggermente bagnato dal suo breve pianto, e poi, senza farselo ripetere due volte, uscì con un balzo da quella cabina, venendo scortata dai Pacificatori verso il treno che li avrebbe portati a Capitol City.

Non ci volle molto a raggiungerlo, il mezzo era parcheggiato difronte alla cabina da cui era uscita.

Era estremamente grande, come più palazzi del suo distretto messi insieme, e completamente nuovo, scintillante, con una fresca vernice arancione che brillava ancora fresca nella penombra.

Entrò nella prima stanza ancora rapita dal fascino di tutto quel lusso, l'ingresso era enorme, profumava di fiori asiatici, ed era ricoperto da un tappetto soffice al tatto.

La carta da parati era di un celeste intenso, così come il pavimento, perfettamente abbinati ai mobili bluastri che erano attaccati saldamente alla parete, ma che stonava decisamente con il contrasto di colore netto dei divanetti e delle poltroncine color banana, che erano sparse un po' ovunque in quella prima sala.

Nico era già arrivato, era accovacciato sul quel pavimento soffice e profumato, con la schiena contro una di quelle orribili poltroncine.

Teneva la testa salda fra le gambe, ed era immobile, pareva molto abbattuto, e lei poteva benissimo comprenderlo...

La ragazza si domandò quasi subito da quanto tempo si trovasse raggomitolato in quella posizione, finché la assalì il forte dubbio che nessuno fosse venuto in quella cabina per dare un addio a quel povero individuo.

Era cosciente del fatto che il padre del ragazzo fosse molto, se non completamente, assente nei suoi confronti, ma stentava a credere che non potesse recargli alcun dispiacere il vedere il figlio invischiato in una brutta situazione simile.

Non per niente gli occhi di Nico Di Angelo erano sempre stati due abissi di tenebre, lei se n'era accorta dalla prima volta che l'aveva visto, sapeva la sua storia, sapeva di Bianca e di Maria, e forse era proprio per questo che provava quel senso di muta solidarietà nei suoi confronti, oltre che per via di quel fatidico fatto avvenuto tra i due, sei anni prima, che lui con ogni probabilità si era scordato.

Da quel famoso giorno, dal loro prima incontro, la ragazza non aveva fatto altro che cercare di vegliare ad una cauta distanza su di lui, cercando di aiutarlo e di farlo uscire da quella sua cupa aura, ma fin a quel momento ogni suo tentativo era stato vano.

Adesso si rendeva conto di quanto fosse il destino l'unico essere veramente crudele di quel mondo, un qualcosa che non si faceva scrupoli a far del male a chiunque, anche a quegli individui che non se lo meritavano assolutamente.

E che ora si stava divertendo a torturarli, prima a lei poi a quello sventurato ragazzino.

Si accasciò a terra vicino a lui, alla sua destra, senza dire una parola.

Era conscia del fatto che probabilmente in quel momento il ragazzo non desiderava altro che restare solo, ma al solo pensiero di non stargli vicino le piangeva il cuore, così si limitò a prendergli delicatamente una mano, in un aiuto muto.

Insolitamente il ragazzo rispose alla sua stretta, ma nemmeno lui aprì bocca od alzò lo sguardo, semplicemente restarono seduti immobili su quel comodo terreno, intenti ad immagazzinare con grande sforzo le loro prossime sorti.

Passò un po' di tempo, ma nessuno dei due se n'era particolarmente curato, così poteva esser giunto il pomeriggio o la notte, ma sarebbe stato comunque uguale ai loro occhi spenti e lucidi.

Ad interrompere quell'atmosfera drammatica li raggiunse presto la fastidiosa quanto energetica MeryLu Blonde, che nonostante tutti i suoi difetti e la sua superficialità avrebbero dovuto imparare ad apprezzare, o quanto meno sopportare, dato che da quel momento in poi avrebbe avuto il compito di essere la loro annunciatrice e manager, ossia l'individuo che si sarebbe occupato di fare pubblicità ai due ragazzi e di farli apparire al meglio agli occhi delle telecamere.

Evidentemente la donna aveva eseguito un cambio d'abito, ma non per questo era conciata decentemente, portava una stretta gonna gialla ed uno sfarzoso gilè di pizzo bianco a maniche lunghe.

Sotto il suo pesante strato di trucco colorato le si poteva chiaramente leggere un espressione di delusione, si poteva definire quasi scocciata per il fatto di doversi occupare di loro da ora fino alla loro morte, probabilmente era stufa di ricevere sempre tributi scarsi e deboli, prossimi alla sconfitta, e non era nemmeno totalmente da condannare per questo, a nessuno avrebbe fatto piacere addestrare molto, delle persone che poi tanto sarebbero morte in un battito di ciglia.

Hazel pensò che sicuramente lei non avrebbe fatto una bella figura agli occhi dei capitolini, ma non gliene poteva importare di meno.

Comunque la ragazza si sforzò di ostentare un sorriso accondiscendente alla donna, per quanto potesse risultarle antipatica, ma MeryLu sembrava non averla notato nemmeno.

Gli acciuffò rapidamente le braccia, attenta a non danneggiarsi le lunghe unghie finte color pastello, e poi cominciò a trascinarli per i corridoi dell'enorme treno, che ormai doveva essere in movimento.

A guardarlo bene, all'interno era veramente lussuosissimo, pieno di decorazioni, quadri, vasi, poltrone di raffinati materiali ai ragazzi sconosciuti, televisori, oggetti tecnologici e di antiquariato.

Le stanze sembravano non finire più, ed i colori dei vari arredi colpivano sempre maggiormente i due ragazzini, che non avrebbero mai sognato di vedere tutte quelle meraviglie in prima persona.

Eppure la donna li guidava noncurante, estremamente frettolosa, ed i due non ebbero il tempo necessario per poter scrutare sufficientemente tutti quei luoghi.

L'unica cosa che continuavano ad imboccare erano i corridoi infiniti, tutti celesti come l'ingresso, ma non avevano nulla di particolar,e a parte la lunghezza interminabile.

Ogni tanto notavano delle figure aggirarsi all'interno di alcune stanze semichiuse, oppure le vedevano camminare lungo dei corridoi incrociati ai loro.

Riuscirono a distinguerli solamente grazie alle divise, constatando che alcuni dovevano essere operai tecnici, altri invece addetti alle pulizie, cuochi ed anche camerieri.

La ragazza rabbrividì al pensiero del suo monolocale malconcio, dove si e no riuscivano a contare due stanze, ed in cui non c'era nemmeno lo spazio necessario per poter studiare.

Poi ripensò alla sua sua condizione generale di povertà, a tutte le condizioni di miserie del distretto, di Nico, del panettiere e per sino del sindaco, tutto ciò sembrava un vero e proprio schiaffo morale.

La vendita di quel treno avrebbe salvato migliaia di vite dalle sue parti, ma a quanto pareva quei soldi erano più “utili” nel poter permettere la servitù ad un paio di poveracci che stavano per andare su un campo a morire.

Faceva ridere il fatto che si ritrovava circondata dal lusso più sfrenato, proprio prima di raggiungere una triste fine, la considerava una specie di presa in giro molto sadica da parte del suo odiato governo.

Comunque per calmarsi e non implodere in uno scatto d'ira, cercò di pensare alle cose positive, e non a tutte le atrocità che il futuro avrebbe riservato per lei, in una specie di “carpe diem”, molto fuori luogo per la sua condizione.

Eppure si ripeteva di godersi gli ultimi attimi nel presente in tranquillità, quel poco tempo che le rimaneva doveva trascorrerlo al meglio, anche se sarebbe significato usufruire dei beni frivoli che la capitale le stava offrendo dandole in dono quel viaggio in un treno “di prima classe”.

Respirò a fondo e rivolse uno degli sguardi di sostegno più convincenti che le riuscirono a Nico, presumendo che in lui dovessero passare gli stessi pensieri negativi.

Finalmente giunsero in una grande stanza, e poterono uscire da quel labirinto di corridoi celesti, per accomodarsi meglio nel tavolino marroncino di quest'ultima.

Era spaziosa, con due tappeti, un grande tavolo con delle sedie foderate, una televisione spenta e dei vari abbellimenti sparsi un po' ovunque, come delle eleganti tende di seta color carne poste ai lati del finestrino oscurato.

Subito guidò stancamente Nico in una di quelle sedie morbide, desiderosa di sedersi, mentre si tenevano ancora per mano.

Non parlarono ma continuarono a starsi vicini, scrutando l'ambiente e toccando i vari e differenti tessuti di quel luogo, a partire dalla tovaglia scura, che parevano così raffinati ed inusuali ai loro occhi.

Erano talmente assorti che si accorsero dell'assenza di MaryLu solo dopo che la videro rientrare in quella stanza più sgargiante di prima, muovendo la lunghissima chioma blu da una spalla all'altra, creando una sequenza quasi ipnotica.

Tutta la sua vivacità era probabilmente dovuta alla presenza delle due persone che teneva a braccetto, un uomo ed una donna, e che poco prima avevano intravisto sul palcoscenico.

Subito si affrettò con le presentazioni, battendo le mani contenta, e trillando con la sua solita voce da contralto:-

“Tesori miei, vi sono mancata?

Sono tornata più entusiasta di prima, e sapete perché?

Ah! Tranquilli, ve lo dico subito!

Dunque il perché deriva dal fatto che vi devo presentare questi due bei tipetti che si trovano qui con me.

Ebbene loro saranno i vostri mentori, ossia coloro che vi addestreranno, vi troveranno gli sponsor e vi aiuteranno a sopravvivere sia all'esterno che all'interno dei giochi, diciamo che saranno una specie di miei assistenti, solo che loro faranno il lavoro noioso, non è fantastico?

Questa donna è Misa Cooper, ha vinto la quindicesima edizione degli Hunger Games ed è qui per aiutare e sostenere la nostra adorata riccioli d'oro.”

Indicò con il dito Hazel che stava fissando perplessa la figura di quell'individuo.

Non rimembrava di averla vista nei giochi, ma sarebbe stata comunque troppo piccola per ricordare la sua edizione.

Comunque le era sembrato di averla vista di sfuggita qualche volta nella parte alta della città, nella zona in cui risiedevano le persone che più si avvicinavo all'esser benestanti, oltre ad averla ovviamente incrociato quella mattinata sul palco.

Aveva dei corti capelli biondicci che le ricadevano davanti agli occhi, appiccicaticci, gli occhi erano vacui ed il fisico molto robusto, visibilmente sovrappeso, con una postura incurvata.

Probabilmente, considerando la distanza della sua edizione di giochi, avrebbe dovuto avere una quarantina d'anni, anche se ne dimostrava molti di più.

Si vedeva che i suoi vestiti erano più costosi rispetto a quelli di Hazel e Nico, seppur comuni i tessuti ed i modelli si avvicinavano molto a quelli che utilizzavano i capitolini, eppure se la si guardava nell'insieme sembrava così sciupata che poteva benissimo sembrare una comune signora del tredici.

I suoi abiti pregiati venivano sicuramente dalla ricchezza del vincitore, infatti tutti coloro che vincevano annualmente quegli stupidi giochi mortali, come “grande ricompensa” per aver troncato decine di vite venivano riforniti da Capitol City con un enorme somma di denaro per loro e la loro famiglia.

Il prezzo degli Hunger Games era comunque troppo alto per qualsiasi tipo di ricompensa, e secondo Hazel, Misa non era altro che un assassina.

Comunque strinse la sua mano, cercando di assumere un atteggiamento determinato, ma la donna a mala pena la guardava in faccia.

MeryLu proseguì il suo discorso, muovendo ripetutamente una gambe per la contentezza e gesticolando animatamente:-

“Lui invece è Dastin Brown ed è qui per seguire ed aiutare il nostro piccolo Nico.

È stato il vincitore della, udite udite, ventesima edizione degli Hunger Games.

Esatto ragazzi, si tratta di soli due anni fa, e sono stata proprio io la sua manager! Che emozione!”

Nico gli accennò un saluto con il capo, dopo aver fulminato con lo sguardo quella finta presentatrice, e l'uomo ricambiò sorridendo, divertito dall'impellente scontrosità del ragazzo.

Era molto più giovane di Misa e a differenza sua, Hazel si ricordava perfettamente di averlo rimirato nella televisione del piazzale del distretto, mentre partecipava a quel massacro avvento poco tempo prima.

Era riuscito a vincere grazie alle sue grandi capacità con la lancia, in più gli strateghi ( ossia i programmatori tecnici dell'arena) di quell'anno, avevano piazzato delle bombe all'interno di tutto il terreno di gioco e lui grazie alle sue capacità di operaio nucleare del tredici era riuscito ad individuarle ed evitarle, a differenza della stragrande maggior parte degli altri ragazzi che erano morti saltando in aria.

Portava i capelli rasati ed una larga tuta grigia.

Sembrava in condizioni migliori rispetto all'altro mentore, che messo al confronto pareva un vecchio catorcio, ed in più a differenza di Misa lui si sforzava almeno di assumere un atteggiamento quanto meno “amichevole” con il suo tributo.

MeryLu fece una giravolta sui suoi altissimi tacchi rossi a spillo ed uscì rumorosamente dalla stanza, annunciando che doveva andare a terminare “delle faccende tecniche e per niente interessanti” ed invitando amabilmente i ragazzi a “stringere amicizia” con i propri addestratori, come se non stessero andando in un campo di battaglia, ma in una gita d'istituto.

Misa si accomodò nella sedia del tavolo vicino a quella di Hazel, mentre Dastin imitandola prese posto vicino a Nico

“Volete che andiamo in stanze differenti o vi va bene se discutiamo insieme del vostro futuro ?” domandò il secondo mentore assolutamente serio in volto.

Hazel chiese subito spiegazioni su quell'insolita proposta e Misa gliele offrì svogliatamente, prendendo a sua volta la parola:-

“ Adesso, ed ovviamente per adesso non mi riferisco solo ad ora, ma intendo in questi giorni che verranno, insomma… prima della vostra “ascesa in arena”, diciamo, cercheremo di individuare i vostri punti forti, i vostri punti deboli e la vostra possibile strategia d'attacco.

Considerando che su quel campo voi due sarete avversari, non so quanto vi convenga sapere tutte queste cose uno sull'altro, in casi estremi, uno di voi due, potrebbe approfittarne ed uccidervi facilmente, non so se mi spigo.

Com'era quel detto?

Oh, giusto: fidarsi è buono, ma non fidarsi è meglio”.

Decisamente tutti constatarono quanto quella donna non fosse per niente abituata a spiegarsi ne a comunicare.

Hazel impallidì riflettendo su quella specie di sottile accusa che le aveva rivolto Misa, come poteva anche solo pensare che lei avrebbe mosso un dito su quello sventurato ragazzino una volta giunta nell'arena?

Si morse la lingua per evitare di risponderle male, mentre continuava a lanciargli occhiatacce fugacemente, sentendosi leggermente offesa.

Nico a sua volta emise una leggera risata trovando ridicolo il solo pensiero di lui che uccideva qualche tributo, non era riuscito ad ammazzare nemmeno se stesso, figurarsi se ce l'avrebbe fatta.

Entrambi a quel punto approvarono saldamente la condivisione di informazioni a portata di ambedue, ignorando gli ammonimenti insistenti che gli riservavano i due individui.

Alla fine, i mentori, un po' titubanti per quella loro pericolosa scelta, accettarono la loro richiesta.

Cominciò ad indagare sulle potenzialità la donna, mentre sfilava rapidamente un astuccetto color gesso dalle tasche, e ne sfilava rapidamente una sigaretta ed un accendino, in procinto di fumarla.

“Allora ragazzina, dimmi, qual'è il tuo punto forte?

Comincia parlandomi di tutto ciò che ti viene in mente su di te che si potrebbe rivelare potenzialmente utile in combattimento.”

Hazel ci pensò a fondo, era titubante sull'effettiva efficacia delle sue doti, ma provò comunque ad esporle, cercando di apparire seria e convinta agli occhi opachi dei presenti.

“Prima di tutto, conosco bene il terreno e mi adatto notevolmente ad i climi sotterranei.

Poi si potrebbe dire che vado abbastanza d'accordo con gli animali, ovviamente a seconda della loro ferocia.

Infine sono abbastanza agile nell'arrampicarmi e potrei provare ad utilizzare un pugnale”.

Hazel aveva appreso la maggior parte di quelle capacità aiutando sua madre a ricercare e disseminare le mine ed i materiali potenzialmente pericolosi dai fitti boschi.

Essendo il distretto propenso alle fabbricazioni esplosive e nucleari, spesso si perdeva molto materiale dannoso, che finiva di consuetudine nella steppa erbosa intorno al confine, e lei, era sempre andata in aiuto della madre che nel tempo libero si prodigava a svolgere quei compiti a dir poco rischiosi, che però dovevano sopportare siccome, grazie a questi ultimi, ricevevano una buona paga extra dal comune, che portavano a casa per mantenersi di mese in mese e non farsi affossare totalmente dalla miseria.

Il loro compito era ricercare quel materiale, riconoscerlo ed infine disinnescarlo.

Trovandosi spesso nei boschi, Hazel era sempre stata a contatto con della fauna selvatica ed aveva imparato a trattare ed andare d'accordo con molte specie di animali, che ormai a loro volta, non si spaventano più vedendola, in particolare aveva scoperto che le piacevano parecchio i cavalli.

Invece per quanto riguardava l'essere abile nell'arrampicarsi, un po' era sempre stata una abilità innata, già presente nel suo DNA dato che fin da piccola le piaceva arrischiarsi a scalare qualunque superficie ripida si trovasse davanti a se, ma un po' era anche stata coltivata dalle fughe dagli orsi selvatici che di tanto in tanto le capitava di incrociare nei boschi, ed il pugnale aveva imparato approssimativamente a maneggiarlo proprio per difendersi ulteriormente dall'attacco di queste creature.

Il mentore scosse tristemente il capo una volte che udì le qualità della ragazza, che a suo parere, non erano sufficienti per salvaguardarla , ma cercò ugualmente di assumere un tono rassicurante, anche se non troppo.

Con quel comportamento aveva dimostrato di possedere almeno un minimo di tatto, ma si vedeva chiaramente nei suoi occhi, che in realtà era stufa di doversi occupare e dover simpatizzare con dei ragazzi che puntualmente vedeva morire in diretta mondiale sotto gli occhi spenti di tutti.

“È un buon inizio.

Nel caso nell'arena si trovino percorsi sotterranei tu sapresti orientarti.

Ti conviene, e parlo anche per te Nico, allenarti su qualcosa che sai fare in maniera mediocre, nel tuo caso ti consiglio dunque di addestrarti con i pugnali.

Seguendo questo consiglio riuscirete a migliorare anche delle tecniche in cui siete più scarsi, in modo tale da risultare poi preparati a più tipi di situazioni.

Comunque per ora, il punto importante è che negli addestramenti voi non dovete assolutamente far vedere agli altri tributi i vostri punti di forza ne ovviamente i vostri punti di debolezza, se ciò accadesse voi sarete già con tutte le carte scoperte, e a quel punto non sarà difficile mettervi fuori gioco.”

Hazel annuì apprensiva, comprendendo perfettamente il messaggio che la donna voleva trasmettere, decidendo che avrebbe tentato di rispettarlo principalmente cercando di allenarsi nel maneggiare i coltelli, ma non era da escludere che avrebbe provato a cimentarsi anche con qualcosa di nuovo, in cui non rischiava di andare ne troppo bene ne troppo male, come per esempio la creazione di trappole o veleni.

L'unica cosa certa era che più cose sapeva fare, più possibilità aveva di sopravvivere.

Successivamente fu il turno di Dastin, che porse la medesima domanda, rivolgendosi a Nico.

Il ragazzo però si limitò a non rispondere, scuotendo energicamente la testa in una muta e fasulla affermazione di completa inettitudine.

Il suo mentore provò ad insistere ripetutamente, al fine di ricevere una risposta se non soddisfacente, che almeno gli trasmettesse un minimo di speranza, ma il ragazzo continuava a non smentirsi nella sua cocciutaggine.

Arrivarono ad un punto in cui Dastin, esasperato, stava quasi per dargli la vinta, almeno per il momento, ma prima che ciò accadesse Hazel decise di intervenire e rispondere al posto suo.

“Deve sapere che Nico, prima di tutto, è veramente bravissimo nel nascondersi e mimetizzarsi, quasi quanto è agile e rapido nel correre.

Inoltre è estremamente preciso ed ha un ottimo istinto per quanto riguarda il riconoscere le trappole artificiali e naturali.

Se la cava piuttosto bene anche con l'individuare possibili risorse commestibili ed ha un ottimo senso generico dell'orientamento.

Infine ha buonissime probabilità per quanto riguarda il saper maneggiare armi come la spada o comunque altri strumenti simili, per lui basta che siano affilati e metallici, anche se con una lancia non riuscirei a vederlo bene

In qualunque caso, questo ragazzino ombroso è realmente una piccola miniera d'ora nella sopravvivenza, ed io sono un esperta nel rintracciare materiale prezioso” affermò la ragazza convinta, lasciando tutti di stucco con il suo atteggiamento ottimista e convincente.

Era stata tanto brava nel saper descrivere e “promuovere” Di Angelo, che pensarono sarebbe risultato un portento nel campo delle televendite, probabilmente se si fosse trattato di puntare su qualcuno in quell'edizione, i due mentori in quell'istante si sarebbero affidati alla cieca ad indicare il ragazzo.

Nico invece non poté far altro che fissarla a bocca spalancata, non si capacitava come tutte quelle affermazioni sul suo conto potessero esser giunte ad Hazel, le opzione erano che lei fosse o una spia del governo od una stalker, ma non riusciva proprio a vedercela bene in ambedue di quei singolari ruoli. L'unica cosa di cui era certo era che non si aspettasse una simile analisi delle sue capacità effettive, ed in più, sinceramente, lui stesso si era dimenticato di possedere tutte quelle qualità, ed ai suoi occhi sembrava che si stesse parlando di un estraneo, un tizio veramente in gamba per altro.

La ragazza l'aveva osservato a lungo e per molto tempo, questo era sicuro, ed i suoi motivi agli occhi di Nico erano ancora sconosciuti, anche se in realtà una motivazione esisteva, ma lui l'avrebbe forse scoperta solo in seguito.

Dal canto suo alla ragazza capitava spesso di incontrarlo casualmente nei boschi, d'altronde lei poteva recarvisi solo ed unicamente perché aveva il permesso del comune, in quanto intercettava materiale potenzialmente dannoso, ma per il resto dei cittadini era ampiamente vietato oltrepassare i confini.

Sapeva perfettamente che quel nanerottolo aveva un indole alquanto anticonformista, e certo lei non avrebbe fatto mai la spia nei suoi confronti, anche se tecnicamente con il suo silenzio commetteva lei stessa un reato, pensandoci bene non le piaceva più di quanto piacesse a Nico attenersi passo per passo ad ogni regola.

Le era capitato frequentemente anche di seguirlo nelle vecchie zone di periferia dove si ergeva la grande fabbrica abbandonata del distretto, e sempre in queste occasioni aveva potuto studiare maggiormente le sue abilità, d'altronde se agli occhi di tutti quell'individuo passava totalmente inosservato, ai suoi attirava l'attenzione come un lago nel deserto.

Il ragazzo d'altronde stava per gran parte delle giornate fuori di casa, per motivi che la ragazza poteva intuire, come il distaccarsi dal genitore, in fondo anche lei era sempre stata una “fuggitiva” in quel senso.

Lui però, quando scappava lo faceva diversamente da lei, era indubbiamente veloce, tanto che pareva un miraggio, ed era impossibile raggiungerlo, anche se con il suo fisico sottopeso non si sarebbe mai potuto intuire, la ragazza a volte si chiedeva se fosse solamente la determinazione a continuare a reggerlo in piedi.

Come se non bastasse il suo senso d'orientamento era strepitoso, ovunque si dirigesse riusciva a non perdersi, e per lui non era questione d'abitudine o altro, lui sembrava si trovasse a casa sua, qualunque luogo incrociasse, dai boschi alle fabbriche in rovina, eppure per suo grande paradosso, lui un ambiente che poteva definire “casa” non l'aveva mai trovato da nessuna parte.

Come ciliegina sulla torta, nonostante Nico stesse praticamente perennemente in giro tra le strade più districate della città, non era mai stato avvistato da nessuno, e questo era proprio perché aveva l'innata dote di riuscire a nascondersi perfettamente tra le folle o tra l'isolamento, qualità tanto a suo vantaggio quanto a suo svantaggio.

Hazel ad un certo punto lo aveva addirittura soprannominato, ovviamente per questo motivo, “il ragazzo che viaggia nell'ombra”.

Per quanto riguardava la spada non era propriamente certa della sua agilità, ma aveva lo sfocato ricordo di quando lui era ancora un solare ed ingenuo bambinetto iperattivo, a cui piaceva infinitamente allenarsi di tanto in tanto con delle pesanti lastre di ferro scuro insieme alla sorella, giocando a fare gli spadaccini, ed in queste circostanze capitava spesso che arrivava ad aiutar Bianca, addirittura con le cacciatrici dei boschi, svolgendo piccole mansioni, eppure dalla sua triste e sofferta scomparsa non le pareva di aver più visto il ragazzo maneggiare una sola arma.

Comunque, ai suoi occhioni dorati, lui era veramente un pozzo di speranza, e lei voleva fare il possibile per riuscire a far si che le aspettative si tramutassero in realtà e lo aiutassero fisicamente e realmente.

Dastin, interdetto e sorpreso, ma visibilmente rasserenato, ringraziò frettolosamente la ragazza, affrettandosi ad uscire da quella colorata stanza, trascinando per una manica slabbrata anche l'annoiata Misa.

In un primo momento, i due tributi rimasti soli, si fissarono a disagio, non sapendo esattamente cosa dirsi.

Nico fu il primo a parlare, riprendersi da quel mutismo selettivo che si era imposto per lo stato di ansia e shock, dall'inizio di quella sfortunata mattinata.

La prima cosa che fece, fu domandare ad Hazel spiegazioni per tutte le informazioni che possedeva su di lui, stringendosi nervosamente i lembi del suo amatissimo giubbotto scuro.

Hazel rise facendogli un occhiolino, non avendo voglia di raccontare i suoi motivi, più o meno validi, proprio in quel momento, cercando di diffondere un velo di mistero su quella situazione.

Nico allora, capendo la determinazione a non chiarirsi della ragazza, accennò un cenno riluttante del capo, fingendosi visibilmente disapprovante ed irritato, cercando di nascondere il lievissimo sorriso che minacciava di incurvargli le labbra, ma che Hazel riuscì ad intravedere comunque, rassicurandosene di conseguenza.

Per una buona parte del tempo che seguì, i due non fecero altro che dialogare animatamente sui più svariati argomenti, in maniera totalmente aperta e diretta, cercando sicuramente di distrarsi momentaneamente dalle loro incombenti pene e di risollevarsi il morale a vicenda, proprio come avrebbero fatto due fratelli che si volevano bene e non due rivali pronti ad uccidersi a vicenda, ma nessuno in quel momento avrebbe mai potuto prevedere la sequenza delle loro azioni future.

   
 
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