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Autore: Utrem    20/07/2015    4 recensioni
1980: Voldemort è all'apice del suo potere. Cosa sarebbe successo se Piton fosse riuscito ad orecchiare una frase in più della profezia annunciata da Sibilla Cooman ad Albus Silente? Dal testo:
'"Chi mai potrei designare come mio eguale?! Io, che domino incontrastato su tutti i Maghi per abilità e per ingegno?! Che cosa posso o dovrei invidiare?! Un potere, un potere... quale potere, se mi sono personalmente occupato di possederli tutti?! Cosa mi sono perso? Cosa?!"
[...]
"L'amore, mio Signore. Penso sia l'amore"
Voldemort sobbalzò[...].
Conosciuta la causa della sua inadeguatezza, tornò a concentrarsi su sé stesso e non badò più a Piton, in lacrime per lo sforzo appena compiuto.
"Amore?! Amore?! Un altro mago... con le mie stesse abilità... ma in grado di amare?!"
[...]
Voldemort si fece guardingo nella sua riflessione, quasi paralizzato.
Ci volle un tempo infinito, gli parve, perché riuscisse a giungere a un'adeguata conclusione.
L'unica cosa che gli mancava era l'amore: ergo, doveva amare l'amore, e siccome questo s'incarnava nel suo nemico, che altri non era che una forma migliorata di sé stesso, avrebbe potuto amare solo e solamente quel bambino che sarebbe nato, al termine del settimo mese.'
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Tom O. Riddle, Voldemort | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore di Voldemort'
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L'amore di Voldemort











Era lì da un'ora, appollaiata come un gufo: ghermiva con le unghie il vetro della finestra e lo trapassava coi suoi occhi esausti e ingigantiti.

I candidi fiocchi di neve avevano cominciato a scendere piano, fulgidi nel contrasto col nero della notte, segnando il principio di novembre.

Non c'era niente di bello o di buono in quella monotonia. Come avrebbe mai potuto il gelo essere fonte di gioia? Di una gioia vera, non una ipocrita e di circostanza?

Quel gelo, in particolare, ne aveva la pretesa, ma lei non accettava scuse: quel 31 ottobre non era un giorno di festa.

Fortunatamente, nessuno le aveva fatto pesare questa decisione.

Cosa avrebbe mai potuto fare, con delle Giratempo? Con tutte quelle Giratempo? Davvero era intenzionato a manipolare il tempo? Ovviamente non aveva nessun riguardo per le conseguenze che ciò avrebbe avuto sulle vite degli altri e tutto doveva essere necessariamente funzionale alla sua ascesa al potere, ma in che modo? E, soprattutto, che cosa c'entrava il suo piccolo Harry in tutto questo?

Non aveva chiesto a nessuno le risposte a queste domande. Né a suo marito, né a Silente, né agli altri dell'Ordine della Fenice. Forse non ne aveva volute e molto probabilmente non ne avrebbe ricevute.

Non le era piaciuto prendere quella decisione, ma non sentiva sua la colpa dell'impossibilità, anche solo una volta dal momento in cui si erano rinchiusi, di provare un momento di felicità.

Doveva aver ragione Silente come al solito: la colpa era del buio, e il buio, persino quello del terrore degli anni precedenti, della vita di prima, quello che puniva gli innocenti, in sé per sé, non era affatto un'entità invincibile; però(e di questo il grande mago non sembrava tener conto) poco importava che adesso lei accendesse la luce, perché quello l'avrebbe aspettata sempre, un passo fuori da Godric's Hollow... 

"Lily!"

Ed ecco: fuori dalla camera, giù per le scale, in un vortice di luce, il buio la illudeva di non esserci più.

Con grande inquietudine, vide il piccolo Harry estasiato mentre si dannava per afferrare una bacchetta familiare. Il possessore di quest'ultima gliela concesse solo dopo una combattuta gara di riflessi, sorridendo in un modo per nulla rassicurante.

"Cosa c'è?" Lily domandò, con un tono abbastanza brusco da far trapelare tutta la sua divertita indifferenza.

"Harry m'ha appena mostrato un trucchetto" annunciò orgoglioso il papà. Nel frattempo, il figlio faticava irresistibilmente a tener ferma la bacchetta nel piccolo pugno.

"Promette bene!"  constatò Lily, riferendosi alle goffaggini dell' apparente enfant prodige.

"È solo timido" si difese James, dandogli un lieve pizzicotto sul collo. "Avanti: metti da parte l'orgoglio e mostra a tua madre quello che sai fare"

Allora il bebé, trattenendo la risata incipiente, prese la bacchetta a due mani con determinazione e iniziò a succhiarne voracemente un'estremità: al che James assentì sgranando gli occhi e iniziò a battere le mani.

"Be', è... è... notevole!" commentò la mamma, che, spiazzata dagli esilaranti cenni di James, scoppiò involontariamente a ridere.

"È una tecnica particolarissima" si apprestò a spiegare James "In questo modo rende il legno ignifugo. Insomma, penseresti che in secoli di storia il Wizengamot e il Ministero avrebbero pensato al fatto che il legno non è il miglior materiale per costruire una bacchetta che dovrebbe essere conservata intatta per tutta la vita: be', poco male, perché c'ha pensato Harry. Adesso pretendo che come minimo gli facciano passare i M.A.G.O. a pieni voti"

"Mi pare giusto. Però non credo che sia tutta farina del suo sacco: chi ci dice che Silente non ne sia venuto a capo già un secolo fa e lo abbia istruito di nascosto?"

"Ottima osservazione. Non lo sapremo mai. Nel dubbio, al fine del settimo anno proporrò ai professori di dargli Eccezionale in tutte le materie"

"Anche alla McGranitt?"

"Soprattutto alla McGranitt!"

Dopo aver restituito la bacchetta ed essersi sfogato in svariati gridolini d'esultanza, il bambino esplose in un enorme sbadiglio.

"Temo che tu lo abbia fatto sforzare un po' troppo" lo redarguì Lily, prendendolo in braccio e apprestandosi a salire le scale.

"Adesso non dare la colpa a me! È stato lui a voler pavoneggiare la sua abilità! Non che pensi che ci sia nulla di male, comunque..."

Lily quasi si commosse ai tentativi che il marito stava facendo per tirarle su il morale. S'interruppe sui suoi passi mentre stava ancora salendo i gradini e si lasciò baciare.

Questi s'accorò molto nel vederla piangere, al punto da dimenticarsi completamente d'aver lasciato la bacchetta nel salotto e accompagnarla su, in camera da letto.

In quel momento s'udì un boato.

La porta di casa s'aprì con un colpo secco e tutti i vetri delle finestre si ruppero all'istante.

Materializzatosi il suo Molliccio, Lily scattò subito via insieme al figlio, ostinata a difenderlo in qualunque modo fosse possibile, mentre James s'accorse di non avere nulla addosso e sgomentato guardò in faccia il nemico.

Voldemort, invece, non lo degnò d'uno sguardo e alzò subito il polso verso di lui: allora James capì che non avrebbe accettato compromessi, nessun tipo di scambio. Indossava un ciondolo strano, che ricordava una Giratempo: se avesse avuto la sua bacchetta, avrebbe potuto colpirlo, pensò, ma un attimo dopo la vide nelle sue mani.

Ebbe appena il tempo di scuotere la testa e urlare: "NO!" che fu abbattuto da un raggio d'accecante luce verde, sul viso l'ignominia per non essere riuscito a proteggere la sua famiglia. 

Lì per lì, Lily non diede un segno tangibile di reazione: tirò fuori la sua bacchetta e si pose in difesa della culla, conscia del fatto che avrebbe perso in ogni caso ma volendo comunque sperare. 

Harry aveva cominciato a vagire, presagendo anche lui con cristallina certezza che qualcosa di terribile stava per accadere.

Voldemort avanzava con calma, sentendo che il marchio dei Mangiamorte era in alto in ogni cielo e proteggendo il ciondolo nella mano ossuta.

Non appena lo scorse, Lily gli si avventò contro con tutto il suo corpo, mirando proprio a quello, ma lui fu comunque più veloce e in un lampo la riportò al silenzio.

Allora il bambino, gonfio di lacrime, scrutò il suo aggressore, e fu ricambiato. 

Questi gli si avvicinò, a passi brevi e con circospezione mista a reverenza, per poi porgli una collanina attorno al collo.

La collanina aveva una medaglietta: inciso sopra la medaglietta c'era il suo nome, 'Harry'.

Dopodiché, lo prese in braccio.

Il contatto indesiderato lo fece piangere ancora più forte, ma Voldemort non se ne curò: l'unica cosa che gli premeva in quel momento era ricordarsi di  tutti i paradossi temporali che aveva calcolato di causare, per risolverli una volta trasportatosi nel passato. 

Ripensò anche con amarezza al fatto che avrebbe preferito essere riuscito a penetrare le difese di Silente e del suo Ordine prima e rapire Harry poco in seguito alla sua nascita, ma numerose complicazioni glielo avevano impedito: per sopperire a questa mancanza, era necessario che ognuno si adoperasse affinché tutto andasse per il meglio, almeno nell'ultima fase.
Aspettò che i Mangiamorte gli comunicassero tramite il Marchio d'aver fermato il tempo e solo allora, ancora con un po' d'odiosa riluttanza, mosse il ciondolo.

Il potere delle Giratempo fu disinnescato in una nube di scintille, ed il Signore Oscuro  dovette compiere un enorme sforzo per non rovinare a terra nell'impatto col suolo e rischiare così di ferire il bambino, che si divincolava come un matto.

Tuttavia, fu questione di pochi secondi e si ritrovò con successo nel 1927, a pochi metri di distanza dal cancello dell'orfanotrofio.

Rivedere quella facciata e quelle sbarre gli provocò un ribrezzo più forte di quello che avrebbe potuto prevedere. Gli parve che l'edificio si stesse protendendo verso di lui, ispessendo il frontone di mattoni e stagliando più in avanti le inferriate.

Allungò la mano nella cassetta postale e vi immise la busta con la lettera(sigillata magicamente, in modo che nessun altro la potesse leggere all'infuori di sé stesso). Dopodiché, aprì il cancello arrugginito e camminò risoluto dirimpetto alla soglia.

Raggiunta l'entrata, adagiò a terra il piccolo Harry, che persisteva nel lagnarsi, con suo sollievo: in tal modo sarebbe stato notato più velocemente e lui avrebbe potuto abbandonare quel posto opprimente prima.

Difatti, puntualmente la signora Cole, la governante, udì i vagiti e, biascicando qualcosa come al solito nella voce squillante cui Voldemort era insofferente, si precipitò a raccattare il piccolo e portarlo dentro.

Lasciato il nascondiglio che aveva adottato a tempo opportuno per osservare la scena, il Signore Oscuro era libero di tornare al futuro e, purtroppo, di soccombere a quello che avrebbe decretato il destino, una forza cui mai e poi mai avrebbe voluto desiderare affidarsi.

   
 
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