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Autore: Utrem    14/07/2015    4 recensioni
1980: Voldemort è all'apice del suo potere. Cosa sarebbe successo se Piton fosse riuscito ad orecchiare una frase in più della profezia annunciata da Sibilla Cooman ad Albus Silente? Dal testo:
'"Chi mai potrei designare come mio eguale?! Io, che domino incontrastato su tutti i Maghi per abilità e per ingegno?! Che cosa posso o dovrei invidiare?! Un potere, un potere... quale potere, se mi sono personalmente occupato di possederli tutti?! Cosa mi sono perso? Cosa?!"
[...]
"L'amore, mio Signore. Penso sia l'amore"
Voldemort sobbalzò[...].
Conosciuta la causa della sua inadeguatezza, tornò a concentrarsi su sé stesso e non badò più a Piton, in lacrime per lo sforzo appena compiuto.
"Amore?! Amore?! Un altro mago... con le mie stesse abilità... ma in grado di amare?!"
[...]
Voldemort si fece guardingo nella sua riflessione, quasi paralizzato.
Ci volle un tempo infinito, gli parve, perché riuscisse a giungere a un'adeguata conclusione.
L'unica cosa che gli mancava era l'amore: ergo, doveva amare l'amore, e siccome questo s'incarnava nel suo nemico, che altri non era che una forma migliorata di sé stesso, avrebbe potuto amare solo e solamente quel bambino che sarebbe nato, al termine del settimo mese.'
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Tom O. Riddle, Voldemort | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore di Voldemort'
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L'amore di Voldemort











Assiso sul sudato trono, Voldemort fremeva. Gli occhi iniettati di sangue erano persi nelle vuote tenebre che lo avvolgevano e celavano ciò che l'aspettava.

Si profilava vincitore su tutti i fronti. Non c'era oppositore che, trafitto dal suo potere, non stesse barcollando o fosse sulla via della resa.

Eppure, il suo talento di Legilimens gli suggeriva che Severus stava Occludendo qualcosa, e lo stesse facendo con una tale dedizione ed impegno da far presagire un avvenimento molto grave.

Così, quando lo vide Materializzarsi davanti a sé con la schiena curva, rannicchiato quasi come un istrice, s'alzò immediatamente e gli intimò di parlare.

"Mio Signore" cominciò Severus, dopo essersi profuso in un contegnoso inchino "Io ho... delle notizie-"

"Ho avuto modo di scoprirlo. Dunque, PARLA!" strillò Voldemort con voce acutissima, seccando la gola sino alla raucedine.

"Ho udito una profezia che La riguarda" rispose il servo, dissimulando sicurezza per non irretirlo maggiormente "Non tutta, solo una parte: dopodiché sono stato cacciato. Recita così: 

'Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...

nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...

l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...' "

Voldemort rimase impietrito. 

Si sedette di nuovo, appoggiandosi ai braccioli del trono, e scrutò severamente Severus, per verificare con la Legilimanzia che non avesse trascurato alcun dettaglio e stesse dicendo il vero.

L'uomo, sapendosi senza scelta, esibì la sua fedeltà, rendendolo anche partecipe delle sue intrinseche paure legate alla profezia - tranne una... quella paura, in particolare, che lo scuoteva e non gli dava pace...

"Chi mai potrei designare come mio eguale?! Io, che domino incontrastato su tutti i Maghi per abilità e per ingegno?! Che cosa posso o dovrei invidiare?! Un potere, un potere... quale potere, se mi sono personalmente occupato di possederli tutti?! Cosa mi sono perso? Cosa?!"

A quel punto, Severus ebbe un'intuizione per la quale si sarebbe a lungo maledetto. Cercò di non darvi adito e tentò disperatamente di Occluderla, ma l'emotività del momento lo ingannò, e ritrovò il proprio sguardo in balia dell'Oscuro Signore.

"Tu lo sai, Severus?" gli chiese, con una determinazione tale da disintegrare tutte le sue difese mentali all'istante.

"L'amore, mio Signore. Penso sia l'amore"

Voldemort sobbalzò per la seconda volta. 

Conosciuta la causa della sua inadeguatezza, tornò a concentrarsi su sé stesso e non badò più a Piton, in lacrime per lo sforzo appena compiuto.

"Amore?! Amore?! Un altro mago... con le mie stesse abilità... ma in grado di amare?!"

Non riusciva a capacitarsene e devastò tutto ciò che lo circondava in un frastuono d'incantesimi, in un istintivo rimarcare della sua grandezza. 

Gli anatemi saettavano con forza verso il suolo, per poi rimbalzare nuovamente verso l'alto e rigettarsi con ancora più potenza su tutto ciò che non era ancora stato distrutto.

Piton, rannicchiato a terra e protetto dal migliore Sortilegio Scudo che fosse riuscito a produrre, cercava d'essere composto nel suo funesto silenzio.
 
Il furore durò finché Voldemort, accecato dalle sue stesse maledizioni, si ripiegò sul trono e guardò entro sé.

Cercava l'amore. 

Lo cercò nei recessi della sua anima frantumata, nei momenti più distanti del suo passato, nell'aspetto o nel bisbiglio di qualcuno, persino nel ricordo di sua madre, ma non trovò niente.

Così era stata sentenziata la sua sconfitta.

Non poteva pensare di affrontare un nemico che non solo lo eguagliava, ma che aveva qualcosa in più di lui, e vincere.

Doveva trovare l'amore. In qualche modo, doveva trovarlo.

Ma chi o cosa poteva amare, se lo stesso amore, come sempre aveva supposto, era sinonimo di mancanza e di necessità?

Tutto ciò era paradossale.

Voldemort si fece guardingo nella sua riflessione, quasi paralizzato.  

Ci volle un tempo infinito, gli parve, perché riuscisse a giungere a un'adeguata conclusione.

L'unica cosa che gli mancava era l'amore: ergo, doveva amare l'amore, e siccome questo s'incarnava nel suo nemico, che altri non era che una forma migliorata di sé stesso, avrebbe potuto amare solo e solamente quel bambino che sarebbe nato, al termine del settimo mese.

Ma, nell'attimo in cui sarebbe venuto alla luce, lui avrebbe già perso: infatti capì d'essere troppo compromesso per riuscire ad amare con facilità.

La disperazione lo attanagliava peggio della peggiore morte, mentre gli arti in tensione tremavano ed il viso corrotto si rinsecchiva, facendo emergere le rughe.

Alla fine, riuscì ad escogitare un piano.

Era il miglior piano che fosse in grado di concepire, ma comunque non assicurava la sua vincita, e ciò lo torturava.

Tuttavia, era la sua unica possibilità.

"Severus, ascolta e sta' molto attento: avrò bisogno che te e gli altri Mangiamorte vi impieghiate per radunare il maggior numero di  Giratempo su cui riuscite a mettere mano. Inizierete ovviamente impossessandovi di quelle del Dipartimento dei Misteri; successivamente, avrete diversi mesi di tempo per perlustrare l'intero mondo magico al fine di reperirne altre: sarò io a segnare la scadenza di questo tempo e, non appena vi chiamerò, vi Materializzerete qui, dove ci troviamo adesso. Allora io cumulerò e combinerò il potere di tutte queste Giratempo, per incanalarlo in un oggetto che sia in grado di sostenerlo. Il vostro compito, tuttavia, non sarà concluso, perché dovrete adoperarvi tutti a lanciare degli Arresto Momentum e a costringere il maggior numero di maghi possibile, con la Maledizione Imperius, a farlo insieme a voi.  Vi lascio libero arbitrio riguardo ad altri eventuali metodi che potrete utilizzare per piegarli al vostro volere. Io amplificherò tutti questi incantesimi affinché venga effettivamente arrestato il tempo in tutto il mondo magico e Babbano. È l'unico modo per proteggere il suo scorrere da un danneggiamento irreversibile. Fattò ciò, rapirò questo bambino e viaggerò sino al 1926, anno della mia nascita, portandolo all'orfanotrofio con me. Lascierò in un Pensatoio il ricordo della conversazione appena avuta con te, assieme a tutti quelli che documentano la mia ascesa,  e lo Trasfigurerò in una busta con dentro una lettera destinata a me, in modo che il mio ego passato venga a conoscenza di tutto. Questa è l'unica maniera: solo in tal modo, se tutto questo è vero, sarò in grado di sconfiggere il mio avversario."

L'orrore sulla faccia di Severus non si poté descrivere. Nonostante questo, con la faccia livida, si costrinse ad accettare e promise la sua fedelissima collaborazione.

Dopo un sentito encomio, Voldemort lo congedò, e si principiò a mettere in pratica quanto aveva architettato.
   
 
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