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Autore: Fenix_    29/07/2015    2 recensioni
[La storia partecipa al contest "Ombre del passato - Quando dimenticare è impossibile]
Un duplice caso di omicidio e un rapimento, la squadra di analisi comportamentale del FBI è di nuovo impegnata sul campo.
Però questo caso toccherà da vicino Spencer Reid.
Dal testo: «Cosa c’è?» chiese il giovane. «Sono preoccupato per te, secondo me dovresti tornare immediatamente a casa, non ti fa bene stare qua» disse Morgan mentre seguiva da dietro il giovane genietto che si stava dirigendo verso la macchinetta del caffè.
«Tu non sai cosa è giusto per me» lo interruppe Spencer voltandosi verso l’amico.
«E invece insisto, penso sia meglio per te se per questa volta lasci perdere il caso. Hotch capirà.» «No» lo interruppe Spencer […]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 La forza di andare avanti

Il mattino non tardò ad arrivare, e già di prima mattina i profiler erano in ufficio intenti ad esaminare gli ultimi indizi trovati.
Prentiss e Rossi stavano sfogliando il diario segreto di Mary nella speranza di trovare qualche indizio sul S.I., mentre Hotch aveva richiesto i tabulati telefonici delle due vittime e li stava esaminando.
J.J. entrò nella stanza, teneva in mano un bicchiere di caffè, vide Reid seduto sulla sedia, il viso pallido e un accenno di occhiaie sul volto, segno di chi la notte precedente non ha chiuso occhio. La bionda si avvicinò al collega «Buongiorno Spenc, hai la faccia stravolta, tutto bene?» «Si, non ti preoccupare» rispose il più giovane accennando un sorriso per tranquillizzare l’amica.
Il cellulare di Morgan squillò all’improvviso.
«Hey bambolina, qualche novità?» «Ci puoi scommettere» dall’altra parte dell’apparecchio risuonò la voce squillante di Garcia. «Aspetta un attimo che ti metto in viva voce» disse Morgan appoggiando lo smart phon sul tavolo.
«Bene bambolina, aggiornaci»
«L’oracolo dell’informatica è al vostro servizio o miei prodi cavalieri. Ieri mi avete chiesto di controllare il passato non solo delle vittime, ma anche di amici e parenti. Bene, non indovinerete mai che cosa ho scoperto» «Parla forza» la incitò Rossi.
«Il padre di Lucy e di Annie ed il fratello maggiore di Mary sono stati tutti e tre in cura per diverso tempo in un centro di riabilitazione contro la droga, anche se in anni diversi. Inoltre tutti e tre erano seguiti, oltre che dal personale medico, anche dallo psicologo della struttura Jack Nelson.»
«Ottimo lavoro bambolina» disse Morgan. «Non è tutto» intervenne Garcia dall’altra parte del cellulare, «Mi sono presa la libertà di controllare il passato di questo Nelson, visto che corrisponde al profilo, e ho scoperto che due mesi fa ha perso la moglie e il figlio in un incidente stradale. La persona che ha causato l’incidente era una ragazza si ventisei anni che si era messa alla guida sotto effetto di stupefacenti» «Ecco il fattore scatenante» la interruppe Spencer.
«Grazie Garcia, sei stata molto utile» la ringraziò Hotch «Di nulla, è il mio lavoro. Vi sto inviando i dati di Nelson ai vostri cellulari, buona fortuna, passo e chiudo» disse infine chiudendo la chiamata.

Nel giro di pochi minuti i profiler erano a bordo dei due SUV neri di retti verso la casa del S.I., seguiti dallo sheriffo e le auto della polizia.
Quando arrivarono scesero dalle auto e fecero irruzione nella casa. Tutti indossavano il giubbotto anti proiettile e tenevano puntate le pistole, pronti a sparare in caso di pericolo. Spencer era rimasto indietro rispetto agli altri, non era mai stato bravo a sparare, ma soprattutto quel giorno qualcosa lo bloccava, un qualcosa che nemmeno lui si sapeva spiegare.
«Libero» disse Morgan entrando in cucina
«Libero» affermò un’agente ispezionando le camere da letto.
Insomma, “libero” era l’unica parola che in quel momento si sentiva pronunciare.
La casa era vuota, non c’era anima viva.
L’arredamento era molto elegante, tendente al bianco e panna.
Prentiss si avvicinò al camino in salotto e prese in mano una fotografia che ritraeva Nelson abbracciato alla moglie e il figlio con in mano un pallone da calcio. Insomma chiunque avrebbe visto quella foto avrebbe pensato al quadretto della famiglia perfetta.
Intanto J.J. stava facendo il giro della casa da fuori, quando trovò una botola vicino al muro sul retro della casa «Ragazzi venite, ho trovato qualcosa» urlò.
Nel giro di pochi istanti erano tutti riuniti attorno alla botola, Hotch la aprì con delicatezza.
Apparirono delle scale che portavano ad uno scantinato. Ad uno ad uno i profiler accesero le torce delle loro pistole ed iniziarono a scendere le scale.
La cantina era semibuia e puzzolente. Solo al centro della stanza c’era una lampadina che pendeva dal soffitto e che emetteva una luce fioca con sfumature arancioni. Al centro della stanza trovarono una sedia con delle corde. Spencer si fece spazio tra i colleghi, le gambe gli tremavano ed iniziò a sudare. Quel posto gli ricordava troppo la casetta di legno dove era stato tenuto prigioniero.
Da in fondo la stanza si sentì il rumore di una pistola che viene ricaricata. Lentamente un ombra avanzò verso i profiler.
«Fermo o sparo» intimò Hotchner. L’ombra avanzò di un altro passo e andò nel punto illuminato della stanza.
Era Nelson che teneva Annie per le spalle e gli puntava una pistola alla tempia.
Annie aveva gli occhi gonfi e il viso pallido, segno di una persona che ha pianto molto e ha versato tutte le lacrime possibili che ha nel proprio corpo.
«Vi prego» furono le uniche parole che Annie pronunciò guardando Reid con sguardo di supplica.
«Sta zitta!» gli urlò S.I. strattonandola.
«Si calmi, la prego» intervenne Reid con la voce tremante. Quello di certo non era il momento di tentennare, la vita di una ragazza era in pericolo.
Reid alzò le mani e lentamente appoggiò la pistola a terra. Poi avanzò lentamente verso l’assassino.
«Noi siamo qui per aiutarla» disse mentre avanzava con passo lento. «Si fermi» urlò l’assassino puntando questa volta la pistola verso il giovane agente del FBI.
I suoi collegi avanzarono di un passo, tutti avevano sotto tiro Nelson, bastava un colpo per far finire tutto, ma non era così facile, lui aveva un ostaggio e gli agenti non potevano rischiare di ferire la ragazza.
«Loro hanno ucciso mia moglie e mio figlio» disse Nelson riportando la pistola alla tempia di Annie.
«No, non è vero. La responsabile della morte di tua moglie e tuo figlio è in galera, lei non c’entra nulla. E nemmeno le altre due ragazze che hai ucciso» disse Spencer deciso. «E invece si, loro si drogano come lei» «No, non è vero» lo interruppe Reid, per un attimo ebbe un tentennamento, ma poi proseguì «Noi possiamo aiutarti. Lascia Annie e ti prometto che ti aiuteremo».
Nelson abbassò la pistola e una lacrima solcò il suo volto «Ormai è troppo tardi» furono le sue ultime parole, in quanto rialzò il braccio e riportò la pistola alla tempia della ragazza.
L’uomo avvicinò la sua testa a quella di Annie e premette il grilletto un’ultima volta.
Un grido di disperazione rimbombò per la stanza.
Il proiettile trapassò sia il cranio di Annie che quello dell’assassino e si andò a fermare contro la parete dalla parte opposta.
Una striscia di sangue iniziò a colare dalla testa della ragazza e in un nano secondo entrambi caddero a terra senza vita.
Reid incredulo si precipitò subito dalla ragazza nel tentativo di salvarla, ma ormai era tutto inutile.
Morgan si inginocchiò di fianco al collega e poggiando le sue mani sulle spalle del più piccolo lo aiutò ad alzarlo da terra.

Il viaggio di ritorno sul jet fu alquanto silenzioso. Hotch e Rossi erano seduti uno di fronte all’altro intenti a leggere ognuno un libro. J.J. si era addormentata sulla poltrona mentre Prentiss ascoltava la musica assorta nei suoi pensieri.
Reid era rimasto seduto tutto il tempo del volo a fissare fuori dal finestrino le luci della città che pian piano si allontanavano sempre di più. Ed infine Derek, con gli auricolari nelle orecchie aveva fissato per tutto il viaggio il volto del giovane amico. Per tutti quello era stato un caso molto difficile, ed avere la consapevolezza di non essere riusciti a salvare l’ostaggio e a fermare l S.I. non è una cosa facile da accettare. Ma soprattutto quello era stato un caso molto difficile per Spencer, perché si era ritrovato ancora una volta faccia a faccia con il suo nemico numero uno, demone che pensava di aver sconfitto.

Quando scesero dal jet i colleghi si salutarono. Reid però aveva un’espressone assente, per quanto stesse provando di nasconderla, e questo  non sfuggì agli occhi di Morgan.
Spencer aprì la porta del suo appartamento ed entrando appoggiò la tracolla sul divano. Sospirò nel rivedere quel luogo accogliente. Andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Quando ebbe bevuto tornò in sala e si sdraiò sul divano portandosi il braccio sinistro sugli occhi per coprirli.
Stava ancora pensando al fatto di non essere stato in grado di salvare quella ragazza. Le immagini del pomeriggio erano vive nella sua mente, ma presto lasciarono spazio ad altre immagini, quelle della casetta di legno e di Raphael.
«Basta!!» urlò Reid alzandosi di scatto e mettendosi seduto. «Basta» ripeté più piano portandosi una mano sulla fronte, il suo respiro si fece più affannoso. D’istinto aprì la tracolla che era accanto a lui ed estrasse una boccettina di vetro che conteneva un liquido trasparente.
Spencer aveva preso quella boccetta di nascosto nella cantina di Nelson.
Quella boccettina conteneva della droga.
Lui che per un anno aveva lottato, lui che per un anno aveva resistito alla tentazione ora si trovava li, seduto sul pavimento con la schiena contro il muro, la manica destra del maglione alzata, il braccio steso sulla gamba, la siringa piena di droga impugnata saldamente nella mano sinistra e le lacrime che gli rigavano il volto.
Stava combattendo con tutte le sue forze contro la tentazione di bucarsi, ma sapeva che non ce l’avrebbe fatta.

Morgan era rientrato a casa e aveva acceso la televisione sul canale sportivo. Quella sera i Miami  Heat avrebbero sfidato i Chicago Bulls.
Si sedette sul divano sorseggiando un bicchiere di birra ghiacciata. Anche se aveva acceso la televisione Derek aveva ancora in mente l’espressione malinconica di Spencer.
Aveva il timore che il piccoletto potesse fare qualche stupidaggine, così si convinse e alzandosi di colpo dal divano, spense la tv e uscì di casa diretto verso l’appartamento di Spencer.
Le strade erano deserte e Morgan tenendo il piede destro perennemente premuto sull’acceleratore non ci mise molto ad arrivare a casa dell’amico. Il cuore gli batteva forte e d era preoccupato per la salute del collega. Lui sapeva quante Spencer ne aveva passate, e sapeva quanto fosse difficile resistere alla tentazione della droga.
Fortunatamente l’anno precedente Derek si era preso la premura di fare una copia delle chiavi dell’appartamento dell’amico in caso di bisogno, così estrasse dalla tasca della sua giacca la copia delle chiavi dell’appartamento ed aprì la porta.
Quando entrò in un primo momento non vide nessuno, la stanza era buia, illuminata solo dalla luce bianca della luna che entrava dalla finestra. Derek accese la luce della sala e si guardò in torno, vide la tracolla del collega aperta sul divano, ma la sala era vuota. Stava per andare a cercarlo in un’altra stanza quando dei singhiozzi attirarono la sua attenzione. Morgan fece dei passi in avanti oltrepassando il divano e finalmente lo vide.
Vide Spencer seduto a terra accovacciato, con in mano una siringa. Stava piangendo.
Vedendo quella scena al più grande gli si strinse il cuore. Subito si buttò verso l’amico che in quel momento aveva un evidente bisogno di aiuto.
Morgan tolse dalle mani di Reid la siringa e lo abbracciò.
«Non… non l’ho fatto» disse il più piccolo tra un singhiozzo e l’altro mentre si stringeva sempre di più al petto muscoloso dell’amico. «Lo so, tu sei più forte» lo rassicurò Morgan accarezzandogli la testa.
«Non ne sono più così sicuro­…» disse Spencer allontanandosi un minimo dall’abbraccio dell’amico per alzare lo sguardo ed incontrare i suoi occhi.
Gli occhi di Spencer erano gonfi dalle lacrime, così si passò una mano per asciugarli.
Morgan lo fissava «Non devi perdere la fiducia in te stesso, quello che è successo è terribile, lo so. Ma sono sicuro che riuscirai a superarlo. E sappi che se hai bisogno di aiuto io ci sarò» disse infine per poi aiutarlo ad alzarsi.
Quella sera Spencer riuscì a non commettere l’errore più stupido della sua vita, e capì che se voleva sconfiggere la droga una volta per tutte, avrebbe avuto bisogno dell’aiuto del suo migliore amico, e che l’orgoglio andava messo da parte.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Chiedo scusa se non mi sono molto incentrata sullo sviluppo del caso, ma la Fan Fiction è incentrata su Reid e la sua “lotta” per sconfiggere una volta per tutte la droga.

Un bacio e alla prossima :*

Fenix_

  
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