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Autore: Letizia25    30/07/2015    3 recensioni
C'è Michael che riceve amore da chi crede di non volere.
E c'è Becky che nonostante tutto non versa mai una lacrima perché si vuole troppo bene.
C'è Lara che non riesce ad aprirsi abbastanza.
E c'è Ashton che si sente solo perché è anche troppo sincero.
C'è Nina che pensa troppo e che ogni tanto vorrebbe prendersi una pausa.
E c'è Luke che ha bisogno di qualcuno che riempia il suo vuoto.
C'è Calum che è troppo paziente per tante cose.
E c'è Karen che è la più testarda di tutti.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=y5HUGJ0iRm8
*
Sequel della mia One Shot Imprevedibile di cui consiglio la lettura.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A volte va così'
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Sto scrivendo una storia a 4 mani con Nameless_Sam, una mia amica :).
Si chiama Can you keep me safe tonight? e la trovate sul suo profilo.
Se avete voglia di andare a leggere e farci sapere cosa ne pensate,
ci fareste felicissime, sul serio!
Vi lascio il link del trailer (https://www.youtube.com/watch?v=6SIgzZVoKfs
e della storia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3192273&i=1). 
Buona lettura!


12.
Guarire



Mike sta tranquillamente camminando per le vie del centro con la musica alta nelle orecchie, come a voler nascondere i suoi pensieri su Becky, come voler credere che – senza di lei – vada tutto alla grande. E lo sa che si sta raccontando una bugia da quello che ormai è un mese buono. Ma non riesce a fare altrimenti. Ogni giorno si pente della decisione che ha preso, perché lei gli manca, gli manca da morire. Però poi pensa alla vita che lei avrà senza di lui, e allora sa di aver preso la decisione giusta, anche se ad un prezzo davvero alto.
Sospira e svolta a sinistra, diretto alla fermata della metropolitana. Ma per sbaglio qualcuno gli va addosso e per non poco cadono entrambi.
«Ehi, ma sta’ un po’ più – Luke?!» esclama Michael non appena si rende conto di chi ha davanti.  
«Scusa, Mike, non ti avevo visto.» lo saluta l’altro, lo sguardo basso e spento. Uno sguardo che il ragazzo dai capelli colorati non gli ha mai visto addosso prima di allora. Spera solo che non sia successo niente di troppo grave. Perché se Luke sta male, c’è seriamente da preoccuparsi. E Michael, per i suoi amici, si preoccupa sempre, quasi quanto un padre con i figli.
«Che succede, Luke?»
«Niente.» risponde il biondo. Anche se sa che non è vero, anche se sa che il fatto che Calum non gli pargli da un po’ gli faccia davvero male, anche se non sa davvero che cosa fare, dato che alla fine né lui né il moro si sono cercati in quel mese fatto di silenzio.
«Menti meglio.» gli dice allora Michael, un po’ scherzando, un po’ serio. Perché vuole aiutare il suo migliore amico. In fondo lo conosce, e sa quanto per Luke sia difficile aprirsi, sa che al biondo torna più facile tenere tutto dentro, pur di non affogare, pur di non far preoccupare nessuno, Nina per prima.
Luke sospira e si passa una mano tra i capelli con fare nervoso. «Ti va se ci incamminiamo? Non riesco a stare fermo da qualche parte.»
Michael annuisce e lentamente riprendono a percorrere le vie della City, affollate come al solito anche a quell’ora tarda del pomeriggio. Non parlano per un  po’, ma Michael non si preoccupa. Perché tanto sa che presto Luke tirerà fuori tutto da solo. Ha solo bisogno di un poco di tempo per riordinare le idee.
L’altro sospira e cerca di darsi una calmata. Perché di tutta quella situazione non riesce più a capire niente di niente, a causa dei pensieri che gli affollano la mente; a causa di tutte quelle emozioni contrastanti che si ritrova a provare; a causa del fatto che detesta aver discusso con il suo migliore amico. Che poi, la colpa non è neppure sua. È stato solo tutto un enorme malinteso. Un malinteso che comunque ha creato una ferita e che nessuno dei due sa come curare.
«Al concerto, il mese scorso… Io e Cal… abbiamo discusso.»
E Michael, anche se aveva intuito che qualcosa tra i due non stesse andando per il verso giusto, non riesce a crederci davvero. Insomma, non Luke e Calum, amici da chissà quanto tempo, così tanto da potersi considerare fratelli per tutto quello che hanno fatto insieme. Sembra strano, proprio come…
«Certo che le coppie sono messe davvero bene.» si ritrova a commentare a voce alta, prendendo di sorpresa Luke con quelle parole, che «Cosa vuoi dire?» chiede.
Michael ridacchia. «Tu e Cal che litigate; Nina e Karen che litigano. Vuoi sapere altro?»
E a quella coincidenza, il biondo non può fare a meno di sorridere un poco, mentre il silenzio torna ad aleggiare su di loro per un poco, fino a quando Michael non lo rompe di nuovo.
«Sono sicuro che tutti e quattro risolverete le vostre cose.» asserisce, con un tono di voce così serio che Luke non gli aveva mai sentito usare prima di allora. Un tono che lo fa sorridere ancora di più e che lo rincuora un poco. In fondo, lui e Cal sono amici e sanno che cazzate simili capitano di tanto in tanto, soprattutto quando ci va di mezzo il cuore.
«Già, lo spero anche io.»
 
«Dove mi stai portando adesso?» chiede Lara mentre Nina cammina spedita per i marciapiedi di quella zona di Londra un poco lontana dal centro e che conosce come le sue tasche, dopo anni e anni di lunghe passeggiate in giro per la città.
«Da Becky, voglio farle una sorpresa!» esclama la mora con il sorriso sulle labbra. Sono giorni che non la vede, e adesso che è vicino casa sua non vede l’ora di poterla salutare anche solo per cinque minuti. Perché Nina è fatta così, e ai messaggi o alle chiamate preferisce una conversazione faccia a faccia, anche se breve.
Lara ridacchia e segue l’amica. Dopotutto, è da parecchio che non vede la bionda, molto più tempo della castana; per questo non vede l’ora di arrivare a casa Wood e stare un po’ con lei.
Nina non vuole andare da Becky solo perché le manca. Ha una strana sensazione addosso, da quando l’amica le ha raccontato che cosa è successo tra lei e Michael quasi un mese prima. Spera solo che vada tutto bene.
Dopo poco si ritrovano davanti la villetta dei Wood e suonano al campanello. Ma mai si sarebbero aspettate che ad aprire la porta sarebbe stata una versione di Becky che nessuna di loro aveva mai visto prima, neppure la diretta interessata.
«Michael?» chiede Nina, osservando con attenzione i grandi occhi blu della bionda farsi sempre più lucidi, più rossi, più stanchi, più tristi. Becky la osserva, in silenzio. Nina annuisce.
Non hanno bisogno di parole, loro due, per capirsi. La castana non ne ha bisogno perché ha già capito, a causa di quello sguardo distrutto. L’altra perché non è forte abbastanza per affrontare la realtà a voce alta. Non hanno bisogno di niente, loro due. Soprattutto non quando Becky inizia a singhiozzare forte e Nina subito la stringe in un abbraccio che dura a lungo. Un abbraccio che serve all’altra per potersi ancorare a qualcosa, per potersi sfogare con qualcuno, per poter buttar fuori tutta quella tristezza, tutto quel dolore che sente da quando Michael non c’è più.
Un abbraccio che fa capire a Becky che a volte piangere aiuta, anche se solo per poco.
E Becky lo sa che forse sta esagerando, che forse non servirebbe a niente stare così male per qualcuno. Però non ci riesce; non riesce ad essere indifferente al senso di vuoto che l’assenza del suo ragazzo – perché lei lo considera ancora così – le procura giorno dopo giorno; non riesce a capire che cosa abbia sbagliato, che cosa sia successo perché lui decidesse tutt’ad un tratto di andarsene, senza uno straccio di spiegazione; non riesce a stare senza di lui anche se ci ha provato con tutta se stessa.
Becky ama Michael.
Più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E l’ha capito proprio in quel mese di assenza, di silenzio, di un cuore che non ce la fa più e che vorrebbe tanto che ogni cosa tornasse com’era prima. Ma lei lo sa che forse le cose non cambieranno mai, sa che forse lui non tornerà, l’ha messo in conto. Però non riesce a rassegnarsi; ed ha anche imparato che pure la speranza è una brutta bestia, se ci si ancora troppo.
«Tesoro, va tutto bene.» le sussurra Nina all’orecchio, dolcemente, mentre la coccola per cercare di tranquillizzarla. «Vedrai che presto si sistemerà tutto, ne sono sicura.»
Becky sospira e si passa le mani sugli occhi, come a voler nascondere quelle lacrime ormai versate, come a voler nascondere quella debolezza che ha sempre detestato far vedere ma che adesso non riesce più a tenere nascosta. E non gliene frega più niente. Perché ora ha solo bisogno di qualcuno che la aiuti a rimettersi in piedi per raccogliere i cocci di quel che rimane del suo cuore distrutto.
E intanto, nell’angolo della stanza, due occhi verdi non hanno mai lasciato le due ragazze. Perché Lara è rimasta lì, pietrificata dalla scena che le si è parata davanti agli occhi. Perché non aveva mai visto Becky in quelle condizioni. Non l’aveva mai vista così a pezzi. Non l’aveva mia vista piangere.
E sta male pure Lara, adesso. Perché si è sempre concentrata solo su se stessa e non ha mai chiesto niente degli altri, non si è mai interessata a quello che le sue migliori amiche stessero passando, non si è mai fatta viva per loro. Si sente orribile. Si sente davvero orribile.
E mentre Becky si calma e le rivolge un sorriso timido, sono i suoi occhi verdi a diventare lucidi adesso.
«Becky, io… Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto…»
La bionda annuisce e la abbraccia forte. Perché la conosce ed ha capito di cosa la sua amica si stia scusando.
E la perdona. Perché tutti loro hanno così tante cose a cui pensare, in un modo o nell’altro.
 
«Karen, che cos’è successo?» chiede Ashton, preoccupato, non appena dall’altra parte della chiamata aveva sentito un singhiozzo trattenuto. Spera solo che non sia successo niente di male.
«Io… Io sono una granata, Ash!» esclama Karen, gli occhi rossi che nessuno può vedere, le lacrime che le scendono copiose sulle guance, le mani che tremano, il dolore che si fa spazio nel suo cuore.
«Non è vero, Ka, non lo sei.» ribatte lui, sicuro, deciso, usando quel soprannome che conoscono solo loro due e che riesce a farla sorridere, anche se per poco. Ha bisogno di Ashton, Karen, almeno per pochi minuti; perché ha bisogno di sfogarsi, ha bisogno che qualcuno le porti via un poco di quel peso che ha sulle spalle; un peso tuttavia non intenzionato ad andarsene, almeno fino a che non risolverà i suoi problemi.
«Ash, non sparare cazzate solo per farmi stare meglio… Perché alla fine sono io quella che passa sempre da stronza… O da vigliacca… O entrambe le cose, ogni volta che qualcosa o qualcuno ha a che fare con me… Io… Io rovino tutto quel che ho… Non… Non riesco a proteggere niente… Ash… Io… Io sono solo stanca di tutto questo schifo…»
Ed il riccio vorrebbe davvero poter consolare una delle sue migliori amiche, vorrebbe andare lì e dirle che va tutto bene, che niente è come dice lei, che le cose si aggiusteranno più in fretta di quanto lei pensi. Ma non dice niente, resta in silenzio, limitandosi ad ascoltare e a rabbrividire un poco per la preoccupazione ad ogni singhiozzo che sente. Non risponde, Ashton, perché… Perché alcune delle cose che Karen ha detto sono vere.
Perché è vero che tutto ciò che le sta intorno o si allontana da lei o è lei stessa che lo distrugge, spesso senza volere. Ed Ashton vorrebbe tanto, ma proprio non ha la benché minima idea di che cosa fare per aiutarla.
«Karen, non dire così, okay? I “periodi no” ce li abbiamo tutti… A volte durano poco, altre invece un po’ di più… Ma finisco, Ka, finiscono.»
«E allora perché in questo “periodo no” che mi dura da tutta una vita sono riuscita solo ad avere un tradimento dal ragazzo di cui credevo di essere innamorata; a farmi odiare dal ragazzo che amo davvero e adesso ho pure perso la mia migliore amica per una cazzata? Ash, tu… Tu sai dirmi perché? Io… Io non ci capisco più niente…»
E neppure l’altro riesce a capirci qualcosa. Perché, oltre che a pensare a Lara costantemente, ha da pensare a tutti gli altri del gruppo. E non sa più che cosa fare per aiutarli in qualche modo. L’unica cosa che può fare, per il momento, è solo darle il consiglio più logico, sperando che possa bastare.
«Credo che dovresti parlare con Cal e Nina… Insomma… Se dici di tenerci così tanto, perché non provi?»
Karen sospira e si passa una mano sul viso, cercando di fermare le lacrime.
«Ma loro non voglio parlare con me.»
«Hai già provato?»
Lei non risponde.
Ashton sorride, intenerito. «Prova. Non ti costa niente vedere come andrà a finire.»
Karen sospira. Ha paura, una paura che le entra fin dentro le ossa e non la lascia andare. Perché davvero vuole chiarire con Calum e con Nina. Solo che… Ha il terrore che sia tutto inutile, che sia troppo tardi anche per fare il più piccolo passo in avanti. Un passo che…. Forse potrebbe cambiare le cose.
«Ci proverò.» decide; perché Ashton ha ragione: non perderebbe altro se dovesse andare male, ma almeno non avrebbe rimpianti. «Grazie Ash. Ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anch’io.»
 
Calum sta camminando così velocemente che quasi sembra correre per le vie della città. Deve arrivare a casa Dawson il prima possibile; non può permettersi di perdere altro tempo. Perché finalmente si è deciso; finalmente ha trovato il coraggio di cambiare le cose; finalmente ha deciso di buttarsi, di provare ad aggiustare il rapporto tra lui e Karen, senza pensare a come tutto andrà a finire, senza preoccuparsi delle conseguenze di quello che ha intenzione di fare. Perché tanto non potrebbe andare peggio di così, in nessun caso.
Respira veloce, il cuore batte forte, le gambe fanno male per la fatica. Ma non gli importa. Non gli importa di niente e di nessuno adesso. Gli importa solo di rivedere Karen e di parlarle di nuovo, dopo non si sa quanti mesi di silenzio. Perché – cazzo – lei gli manca da far paura. Gli manca poter vedere quegli occhi scuri che lo scrutano profondi; gli manca vederla sorridere; gli manca farla ridere; gli manca sentire la sua voce sicura e decisa che mai se ne sta in silenzio; gli manca anche solo poterle stringere qualche volta la mano, come a voler riempire ogni spazio vuoto che li divide.
Gli manca, per il semplice fatto che lui, di Karen, è innamorato perso, da così tanto tempo che ormai ha perso il conto perché non gli importa più. Ed è proprio a causa di quell’amore, se adesso sta proprio correndo per le vie affollate di Westminster – il quartiere dove vive ogni persona del loro gruppo – pur di arrivare da lei il prima possibile, per mettere magari un punto a quella situazione che lui non regge proprio più.
E poi, ad un tratto, eccola lì: bianca, le persiane rosse come la porta ed i fiori alle finestre, il piccolo portico prima di entrare ed un poco di giardino davanti che poi aumenta dietro all’abitazione.
Respira affannato, il cuore che gli batte ancora più forte di prima quando suona il campanello e che quasi gli esce dal petto non appena i suoi occhi incontrano quelli scuri e intensi di Karen.
Lei, che proprio non si aspettava di trovarlo davanti casa sua, bellissimo come sempre. Lei, che stava aspettando il momento giusto per chiamarlo, per chiarire. Lei, che è davvero felice di vederlo. Lei, che ha così tante cose da dirgli e che non sa da dove iniziare. Lei, che ha capito di amarlo, come mai prima d’ora le era successo con qualcun altro. Perché adesso sa che Calum merita tutto il meglio che lei ha da offrirgli e che invece Nate non è mai riuscito a guadagnarsi, neppure una volta.
«Calum, che ci–?»
«Io non sono come Nate.»
Karen rimane senza parole; perché a parte Luke e Nina nessuno sapeva di Nate… Poi però pensa al rapporto che Calum e Nina hanno. E ogni pezzo torna al suo posto. E si ritrova a ringraziare la sua migliore amica, perché – nonostante le cose orribili che le ha detto – sta continuando ad aiutarla, in ogni modo possibile.
Allora osserva Calum a lungo, perdendosi in quegli occhi scuri e belli, mentre lui continua a parlare.
«E… E lo sai che non ti farei mai e poi mai del male. Tu… Tu sei troppo importante per me, okay? Lo sei sempre stata e… E giuro che non lo so cosa cazzo mi hai fatto. So… So soltanto che ti amo, e che non voglio lasciarti andare per niente al mondo. E–»
«Mi dispiace, Cal.» dice lei, interrompendolo. Perché le parole che lui le ha appena detto sono bastate, sono bastate per convincerla che, sì, Calum è quello giusto e che mai le farà del male. O almeno, entrambi proveranno a non farsene. Perché tengono troppo all’altro per potersi permettere di perderlo.
«Io… Cazzo, sono stata una stronza. E mi dispiace, okay? Perché… Tu non te lo meritavi… Io… Avevo paura… E lo so che non è una spiegazione per quel che ho fatto… È solo… È solo che pure io ti amo, va bene? Però dopo… Dopo Nate, io… Non me la sentivo di buttarmi… Io ti amo, Calum… E… Scusami, perché–»
Ma quel perché, Calum non lo saprà mai.
Perché le sue labbra su quelle di Karen le impediscono di continuare. Soprattutto poi quando le loro lingue iniziano a giocare tra loro, a rincorrersi, a cercarsi, come le loro mani, e come i loro cuori che battono ad un ritmo tutto particolare, mentre i loro corpi sono attraversati da brividi. Mentre un senso di completezza li invade, lentamente, rendendoli una cosa sola.
Perché adesso almeno uno dei loro problemi – che poi alla fine problema non è mai stato – lo hanno chiarito.
E non potrebbero essere più felici di così.






Letizia
Ciao a tutti tesori miei! Che capitolo denso anche questo!
Mike continua a stare male per la scelta fatta, e Luke con la storia di Cal non è da meno :/.
Becky piccina, mi dispiace farla stare così male *^*. Anche Lara diciamo che sta maturando, nel senso che si è resa conto di uno sbaglio madornale nei confronti della sua amica. Nina non si smentisce mai, con il suo voler un bene smisurato per chiunque.
Ash e Karen mi sono piaciuti tantissimo *^*. Piccolini loro, che si aiutano a vicenda *^*. 
E poi, finalmente... CALUM E KAREN HANNO FATTO PACE E SI SONO MESSI INSIEME. Alleluia insomma, ahahah ;).
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di sentirvi in tanti ;).
A presto e grazie per ogni cosa: visite | recensioni | preferiti | ricordati | seguiti.
Vi adoro tutti, sappiatelo! <3
A presto di nuovo! Un bacione, Letizia <3
   
 
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