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Autore: PikkolaGrandefan    26/01/2009    1 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Angela è una diciasettenne che abita nel Quartiere dei Boschi, nel quale è cresciuta assieme ad un gruppo di amici. Tuttavia la sua vita verrà sconvolta dall'arrivo di uno sconosciuto, che la porterà nel suo mondo fatto di musica e sincerità. Tra canzoni, professoresse particolari, boschi e amori la vita nel quartiere più tranquillo del mondo non sarà più la stessa...
Aprì il cancelletto di casa e feci per entrare quando la vista di un ragazzo mi colpì.
Non l’avevo mai visto. Era molto alto, aveva delle belle spalle e un fisico forte e atletico. Due occhi scuri e i capelli arruffati.
Mi chiesi dove abitasse ma non ci pensai più di tanto. Dovevo chiamare Caterina.
Quelle parole cattive, disumane l’avevano colpita nel profondo. Deborah, che lo amava da cinque anni, nel bene o nel male, soffriva per lui, che non la degnava di uno sguardo.
Ero andata poche volte fuori da Sobo per fare compere o cose simili. Tutto il necessario lo trovavamo qui, nel Quartiere dei Boschi.
E mi guardò, con quei suoi occhi fusi, che mi laceravano l'anima ed entravano dentro di me.
"R-Roberto" tremai io.
"Si?" Sorrise.
"Mi stai facendo impazzire...".
Risi e guardai la professoressa più mitica del mondo.
"Comunque" disse lei con la sua voce penetrante e molto acuta, "Roberto ha detto che non stai più nella pelle per cantare al concerto. E' vero? Lui era così entusiasta!".
"Le ha detto questo?".
"Sisi". Rabbrividì.
"Lei è Roberto parlate molto di me, vedo...".
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh Mio Dio. Il mio vicino di Casa. Quel bellissimo ragazzo che mi aveva guardata con scherno e mi aveva fatto fare una figuraccia. Mi alzai in piedi con sdegno, pronta a uscire dalla Mensa.

Solo che…beh, non sono mai stata così equilibrata. Anzi ero scoordinata e decisamente imbranata. E chissà perché qualcuno aveva avuto la brillante idea di entrare in mensa con le scarpe sporche e unte. E così, dopo aver fatto un bel balzo in aria degno di un acrobata, mi ritrovai con il fondoschiena dolorante, in mezzo ai tavoli.
Dopo l’iniziale silenzio, ci fu una serie di applausi e di risate ed io, rossa come un pomodoro, uscì di corsa dalla stanza, con le lacrime agli occhi. Mi fiondai sulla porta mentre sentivo Deborah e Beatrice alzarsi insieme alla prof per venirmi incontro. Al diavolo tutti.
Percorsi il corridoio della scuola senza badare alle proteste dei bidelli, e arrivai al bagno dove scoppiai a piangere.
Ma tutte a me dovevano capitare?
In quel momento il bagno delle donne si spalancò e Beatrice, Alberta, Alice e Deborah si scaraventarono da me.
“Angela!” disse Bea, “ Dai non piangere non è successo niente di particolare, sei solo caduta”.
Ma io non le ascoltavo, continuavo a singhiozzare.
“Scusa tesoro, nessuno di noi ti ha preso in giro, ci siamo solo fatti una risata. Credo che tu ti prenda troppo sul serio sorellina” disse Alby. Effettivamente era vero, dopotutto. Ma io non piangevo per quello. In realtà non sapevo perché stessi piangendo…

Quando mi calmai un po’ e tutti ripresero le lezioni, io rimasi sola in bagno seduta sopra il lavandino dato che il mio mediocre peso me lo poteva permettere.
Avevo smesso di piangere ovviamente, ma nella mia testa rivedevo sempre più spesso quella terribile scena. E poi finalmente capì il motivo del mio pianto, anche se non l’avrei mai ammesso in presenza degli altri, forse neanche con Deborah.
Io avevo pianto perché quella oscena figura di merda, perché quella era stata, l’avevo fatta davanti a Roberto. Tuttavia, non avevo sentito la sua risata su di me. Solo quella sguaiata di Viviana, che guardava Roberto…mi faceva senso chiamarlo così facilmente per nome… come se fosse un dessert e con occhi pieni di malizia.
Se non ci fossero stati quei fattori, dopo essermi rialzata da quell’imbarazzante caduta, avrei fatto una bella risata assieme agli altri.
Mi asciugai gli occhi, le lacrime si erano ormai attaccate al mio povero viso. Per fortuna non ero truccata…
Alla fine decisi di andare almeno a lezione di chitarra con Alice.
Mi ricomposi e percorsi il corridoio con calma, dato che la scuola a quell’ora era quasi deserta apparte quelli che suonavano la chitarra, il violino o il pianoforte.
Presi dal mio armadietto... diciamo armadio personale, lo strumento e mi diressi verso l’ultimo e silenzioso piano dove in un auletta già si sentiva la voce acuta di Alice che intonava qualche nota. Strano. Non era sola. Solitamente ero l’unica che andava a lezione. Prima anche Enrico, Deborah e mia sorella Alberta suonavano, ma poi il troppo studio gli avevo impedito di continuare. E io ero rimasta sola.
Bussai e poi senza badare alla risposta entrai. Per poco non cadde la chitarra per la sorpresa.

Alice era seduta al centro come al solito e affianco a lui, che mi studiava con un sorriso sornione e devo dire seducente, c’era lui in persona, Roberto. Ancora oggi, mi ricordo come era vestito. Indossava una felpa bianca griffata e un paio di jeans neri. Evidentemente l’avevo interrotto mentre stava provando a suonare con la sua chitarra elettrica blu. Anche io ne avevo una simile, ma rosa. La mia chitarra preferita, che era classica, l’avevo lasciata a casa.
“B-buonasera” balbettai con il cuore che batteva a mille per l’emozione, “Che c-ci fa lui qui?”.
Alice mi guardò con il suo solito sorriso furbetto. “Beh, te l’ho detto che Roberto” il mio cuore perse un battito solo a sentir pronunciare il suo nome, “…è’ bravissimo a suonare la chitarra e mi ha chiesto di continuare a dargli lezioni. Per te va bene se sarete in due?”.
Annuì.
Mi sedetti lontano dal ragazzo ma Alice mi fece segno di avvicinarmi. Il moro non aveva finito di fissarmi. Alzai lo sguardo inviperita. Mossa sbagliata.
M’inchiodò con i suoi occhi neri e bellissimi, che si unirono al blu dei miei occhi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non riuscì a confrontarmi di più con lui, e abbassai lo sguardo diventando cremisi.
“Benissimo ragazzi. Angela devi sapere che Roberto come studio è alla pari con te, ma per vedere come ve la cavate entrambi con la classica ho deciso di assegnarvi un brano molto carino e credo non particolarmente semplice: Non Potto Reposare”.
Annuimmo entrambi. Ora capivo da dove proveniva quel brano che avevo sentito suonare la sera prima: era Roberto che suonava. Lo guardai per un attimo ammirata, prima di riabbassare subito lo sguardo sempre più rossa. Lo vedevo che sghignazzava senza darsi un minimo di contegno, anche Alice trovava la cosa a sua volta buffa e la vidi sorridere.
Bene, ora anche lei si era innamorata di quell’odioso ragazzo!
“In più” continuò Alice eccitata, “ Ho deciso di farvi cantare e suonare insieme in un concerto. Non so ancora bene quando, ma l’idea piace molto anche agli altri professori e sono sicura che entro Natale riusciremo a sentirvi!”.
“Che cosa?” esclamai io, “Cantare?”.
Alice annuì. A quel punto Roberto scoppiò in una risata cristallina che non riuscì a non farmi sorridere per un attimo, per poi tornare alla carica.
“Ma io NON so cantare!!!!!” dissi esasperata.
”Beh, questo lo vedremo cara. Non ti ho mai sentito cantare, ma voglio proprio testarti. E tu mio caro Roberto non credere che dovrai fare scena muta durante il concerto. Anche tu canterai, che lo voglia o no!”.
Il ragazzo smise subito di ridere mentre io ghignavo perfida.
”Bene. Ora potete anche andare che si sta facendo tardi. Mi dispiace ma oggi non posso trattenermi di più a lezione perché devo subito tornare a casa”.
Quando Angela concludeva prima la lezione era perché doveva vedersi con un uomo. Cosa che non accadeva da ben…ehm, due anni.
”Arrivederci ragazzi!” esclamò e in un secondo uscì dalla classe. Roberto sghignazzò sonoramente.
“Scusa, mi spieghi che cosa c’è di così tanto divertente?” chiesi stizzita.
”Boh niente…la tua faccia, credo” ammise. Ma guarda che maleducato!
“Scusami se il mio viso non è abbastanza bello per te”. Okay. Calma, Angy. Se avessero continuato così gli avrei messo le mani addosso.
Così indossai la mia giacchina bianca e feci per uscire a sua volta, quando la mano calda del ragazzo mi fermò. Sentì la pelle bruciare.
“Il tuo viso non ha niente che non va. Anzi, devo dire che è proprio bellissimo” disse piano, spostando una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio. Se avessimo continuato così sarei svenuta completamente. Sentivo le gambe cedermi.
“Mi aspetti?” chiese dolcemente, “Tanto dovremmo fare la stessa strada…” aggiunse.
Mi sembrava strano volesse accompagnarmi a casa. Era d’obbligo tornare a casa insieme, abitavamo ad un metro di distanza. Questo particolare me lo dimenticavo troppo spesso.
“Giusto” bisbigliai io una volta che lui mise dentro la custodia la chitarra blu.
“Si… sai non è il caso che te ne dimentichi. Per te intendo. Per me è anche meglio dato la visuale di ieri sera mentre ti cambiavi…”.
Non morire Angy, stai tranquilla…Cosa???
”MA COME TI SEI PERMESSO A SBIRCIARE MENTRE MI CAMBIAVO???!!” urlai giunta all’esasperazione.
”Non è mica colpa mia se le nostre stanze sono una davanti all’altra!!” si difese lui chiudendo la porta dell’aula con aria calma e pacata.
“Stai scherzando????” dissi io.
”Assolutamente no” disse lui, “Che fortuna!”.
Ma guarda quello! Lo conoscevo da meno di un giorno e già si prendeva le confidenze!!.
Finalmente riuscimmo ad uscire dalla scuola e, irrigiditi entrambi dal cambio di temperatura, camminammo per strada in silenzio. Finché…
“Vivevi a Sobo?” chiesi io. Lui mi guardò stupito dalla domanda, come se fosse strano che una come me potesse formulare una domanda senza innervosirsi.
“Si” disse lui, “In realtà ho vissuto al Quartiere dei Boschi sino ai due anni di età, poi mio padre decise di trasferirsi a Sobo. Pensava ci fossero più possibilità per il mio futuro…”.
“E così è stato..?” chiesi io interessata. Mi piaceva il modo in cui mi guardava. Era… caldo, gentile. Dolce. Troppi aggettivi per definirlo…
“No” ribadì lui, “Non proprio. Alla fine siamo ritornati qui”.
”Ah”.
“Comunque,” iniziò lui, “Amo questo posto. E’…tranquillo. Anche misterioso a dirla tutta…”.
“Si” sorrisi, “Il Quartiere dei Boschi è stupendo…ma quindi tu conoscevi Alice?”:
“Assolutamente si!” esclamò lui con enfasi. A ognuno di noi due piaceva parlare della nostra zietta acquisita… “Alice era la mia insegnante privata di chitarra. Ma non sapevo abitasse qui!”.
”Beh” annuì io, “Abita proprio lì!” e indicai una villetta rossa e viola molto eccentrica. L’aveva pitturata uno dei fidanzati di Alice.
“Beh, non vedo la sua auto!” disse, “Ma non doveva tornare a casa!”.
Sorrisi. “Beh, non a casa sua a quanto pare…”.
Sghignazzammo assieme.
”E tu? Da quanto vivi qui?” mi chiese. Lo scrutai bene prima di rispondere. Le sue labbra perfette erano arricciate in un sorriso.
“ Da sempre. Io amo Il Quartiere” dissi solennemente.
”Sei mai partita?”.
”Si, certo. Tutte le estati. Ma non mi piace molto lasciare i miei amici…”.
“E non puoi portare qualche tuo amico…o amica in vacanza con te?” chiese.
“Si. Infatti è capitato. Ma non è la stessa cosa. Il fresco, l’ombra, il vento del Quartiere dei Boschi è inimitabile!”.
”Wow!” disse.
”Sei fidanzato?” chiesi. Mi avrebbe preso per scema. Ma dico io, non potevo chiedergli un’altra cosa?

No Angy, perché a te interessa sapere se sia impegnato o meno…

Maledetta vocina dentro la mia testa….
Lui mi sorrise furbo, con un ghigno quasi adorabile.
“No” disse, “ Perché t’interessa?”.
“No, figurati. Ma che vai a pensare?! Era solo per chiedere…così” arrossì per la mia sfacciataggine.
“E tu?” chiese con malizia.
”No…” dissi piano.
Continuammo a camminare silenziosi, fino a quando arrivammo sulla soglia di casa mia. La sera prima ci eravamo incontrati per la prima volta nello stesso punto.
“Beh…ciao Roberto” dissi io con una vocina. Lui si girò verso di me. La luce della sera gli accarezzava i lineamenti e avrei tanto voluto accarezzarlo, ma una barriera tra di noi me lo impediva.
“Ciao. A domani. Buonanotte” rispose dolcemente. Rimasi sulla soglia. Lo vidi oltrepassarmi e tornare casa, leggero e scaltro, prima di aprire il cancelletto ed entrare in giardino.
Sospirai. Il mio cuore batteva come un tamburo. Avevo ancora in mente la sua voce, così calda, dolce e suadente, quando entrai in camera mia.
Feci per cambiarmi quando mi accorsi che la mia finestra era spalancata dava perfettamente su una stanza che immaginai fosse quella di Roberto. Mi affacciai. Lui non c’era, sentivo il rumore della doccia scorrere. Da lì si poteva ancora sentire il suo profumo, così fresco e buono…

Chiusi la finestra…anche se avrei voluto vederlo uscire dalla doccia ….e così riuscì a cambiarmi.
In quel momento il mio cellulare rosa…si è capito che amavo il rosa, no?...trillò forte. Io sobbalzai e andai a rispondere.
”Pronto?”.
”Ehi CICCI come va?” chiese la voce di Deborah al telefono.
“Bene cara, sono appena tornata da lezione di chitarra, quella che TU hai abbandonato!”.
”Angy te l’ho detto mille volte che avevo troppo da fare! Insomma dopo scuola ho le gare di nuoto e devo andare sino a Sobo, poi prendere il treno e…”.
”Si ho capito… Stavo scherzando. Comunque dimmi, secondo te com’è il nuovo ragazzo?” chiesi disinvolta, buttandomi sopra il letto. Sentì un rumore secco, come di legno provenire da fuori ma non ci feci caso.
”Ehm…secondo me è un bel ragazzo, cavolo se lo è, ma personalmente non m’interessa” ammise. Si, purtroppo a lei interessava Tiberi…solo a ricordare quell’essere ignobile il mio cuore riprese ad accelerare il battito.
“Già” sospirai io.
“Angy ma a te piace?” chiese lei con voce furba.
Non risposi. No, a me Roberto NON piaceva minimamente.
”No. Credo di no. E poi l’ho visto in compagnia di quell’oca giuliva di Viviana… non sarei il suo tipo se è interessato a ragazze come lei…” enfatizzai con troppa veemenza.
“Non credo sia interessato a lei” disse Deborah.
“Anche perchè Viviana è brutta!”.
”Angela! Non è così brutta dopotutto!” esclamò lei confusa.
Okay. Mi stavo comportando da presuntuosa. Ma il fatto che lui ridesse e scherzasse con Viviana anzi che con me mi aveva dato troppo fastidio.
“E quindi? Insomma, che cos’ha lei più di me?” chiesi irritata. Lo stesso rumore di legno secco e rigido mi fece sobbalzare. “Cosa stai dicendo? Angy ma stai bene?”. La stavo facendo preoccupare.
“Si, ho solo mal di testa. Ho bisogno di riposare. Ciao Debby a domani”.
“Ciao Angy, riposa eh?”.
E chiusi il telefono.

“Ehi Costanza com’è andata la giornata?” chiese mio padre a mia sorella, guardandola con affetto. Sbuffai. Eravamo seduti a tavola nella circolare Sala apposita.
Alberta mangiucchiava qualcosa ma era distratta; mia madre sempre sorridente, ascoltava la staccata conversazione tra Costy e mio Padre.
Io non avevo fame. Avevo dentro un’agitazione che cresceva sempre di più a ogni boccone che ingoiavo. Che strazio…
“E quindi stai meglio Co?” chiese mio padre con apprensione.
”Si papà, ieri avevo SOLO molta tosse niente di più…” disse Costanza e mi guardò.
“Beh, scusa se mi sono preoccupata!” esclamai nervosa.
Costanza non mi ascoltò.
“Comunque…” disse mia madre, “I vicini sono persone deliziose, davvero. I due coniugi, Sophie e Lorenzo, hanno più o meno la nostra età. Molto carini. Anche la casa, vero Giulio?”.
”Si è vero” rispose mio padre sorridendo, “Il ragazzo avrà più o meno la tua età Angela. Com’è che si chiamava? Edoardo…?”.
”Roberto” risposi io con enfasi.
”Già” disse mia madre, “Che caro ragazzo! Così bravo, ieri ha suonato la chitarra in modo divino! Anche lui studia musica, sai?”.
”Ma non mi dire…” feci io sarcastica. Mia mamma parlava sognante.
“E poi che bel ragazzo! Così attento e premuroso! Credo sappia suonare anche il pianoforte!”.
Basta.
Mi alzai sbattendo le posate sul piatto.
“Scusate ma non ho più fame. Buonanotte” dissi secca. I miei genitori mi guardavano interrogativi. Non badai alle loro proteste e, una volta arrivata in camera mia, mi buttai sul letto e mi addormentai sentendo un’ ultima volta quel rumore di legno.

Grazie a coloro che hanno letto!! Sono molto molto contenta che la fic vi piaccia!
Spero continuerete a leggere. Volevo solo dire che anche io amo molto il nome Roberto, poiché una persona che amo si chiama così. Sicuramente è da lui che ho preso la mia ispirazione.
Grazie per gli incoraggiamenti a continuare a scrivere, sono lusingata, il quarto capitolo è già in costruzione! A presto, grazie a tutti!!
  
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