Scritta per l'event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Kuma (#Mitologia greca, Apollo/Cassandra, Avevi detto che mi ami)
 
“Sono il Dio della Sapienza” Comincia Apollo, ma viene subito interrotto.
“Tecnicamente, la Sapienza è Athena.”  Cassandra stira le labbra, e al dio sembra proprio un gatto che sta giocando con un topolino. L’ironia è che tra i due, l’immortale onnipotente non è lei.
“Athena è la Dea della Sapienza, io sono il Dio della Sapienza. E della Luce. C’è differenza.”
“Non mi pare davvero.”
“Ti hanno mai detto che la tua mania di interrompere chi parla è irritante?” Sbuffa Apollo. “Stavo dicendo, sono il Dio della Sapienza, e come tale posso asserire che quest’idea è completamente folle.”
“Solo perché non l’hai avuta tu per primo.” Scalfire l’espressione serafica di Cassandra è praticamente impossibile, e questo Apollo dovrebbe saperlo.
Dopotutto, lei è la sua sacerdotessa e allieva. E anche qualcos’altro, un giorno. Forse.
“Avevi detto di amarmi.” Gli ricorda lei.
“Avevi detto di non essere interessata.”
“Potrei cambiare idea, dopo un’impresa simile.”
“Bugiarda.”
“Disse il Dio della Verità che ingannò migliaia di donne.”
A quel punto Apollo si arrende: raccoglie l’arco ai suoi piedi ed estrae una freccia dalla faretra (Artemide lo ucciderà quando saprà del furto delle sue armi sacre), mirando oltre il muro dietro al quale lui e Cassandra si stanno nascondendo.
Davanti a loro, nel palazzo di Asgard, riescono a scorgere gli scaffali dei libri oltre ai vetri delle finestre, e il guerriero posto a guardia della Biblioteca.
“Spero solo che le frecce soporifere funzionino sugli asgardiani come per noi greci.” Sospira di nuovo Apollo, prima di scoccare.