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Autore: RomanceInBlack    09/08/2015    2 recensioni
Capitan America in versione Omegaverse. Bucky si scopre omega nonostante genitori beta e questo porta una serie di conseguenze, sopratutto quando Steve si sottoporrà al siero del supersoldato (la trama si basa sul primo film)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Lime, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Angolino delle svago: Tremendamente in ritardo ecco la seconda parte, che avrebbe dovuto essere l'ultima, ma la cosa mi è sfuggita di mano e vi toccherà leggerne anche una terza (spero abbiate abbastanza coraggio).

Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali, l'ho riletta più volte, ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa, e purtroppo, non è stata betata -_-

 

 

Declaimers: i personaggi inseriti nella storia appartengono alla Marvel ed ai rispettivi autori... e bla bli e bla bla...

 

 

 

 

 

 

 

Ormai era passata l'una e il suo stomaco cominciava brontolare per la fame quindi si diresse verso l'uscita e la sua moto.

Un aereo che oltrepassò il cielo sopra la sua testa lo portò ancora a ricordare il momento in cui decise di andare a cercare Bucky, dopo aver saputo della sconfitta del suo reggimento. Non poteva essere morto, se così fosse stato avrebbe dovuto vedere coi suoi occhi il cadavere del suo amico, fino ad allora, per lui, Bucky, era vivo da qualche parte.

Howard Stark e Peggy Carter lo aiutarono a lasciare il campo, armarsi e raggiungere il luogo dove si erano perse le tracce del centosettesimo reggimento di cui faceva parte il suo amico, rischiando molto più della loro carriera. Non li avrebbe mai ringraziati abbastanza, anche se, a distanza di settant'anni, Peggy, ancora gli diceva “per quel ragazzino asmatico, determinato e completamente pazzo, avrei fatto qualsiasi cosa” ridendo con quel suo sorriso incantevole ormai contornato da rughe.

Le nuove caratteristiche da supersoldato, dopo la somministrazione siero, gli permettevano di fare cose che prima avrebbe solo immaginato, tipo infiltrarsi in una base tedesca, da solo e con come arma solo uno scudo. Una follia secondo molti, l'unica alternativa per ritrovare Bucky per lui.

Il semaforo rosso fermò la sua corsa verso casa, solo per un paio di minuti.

Come quando, trovati i superstiti all'interno della base, vide che Bucky non era con loro.

Panico.

“Potrebbe essere nell'altra ala della base, ma nessuno è mai tornato da lì” disse qualcuno.

“Qualche tempo fa un ragazzo, un folle a mio parere, si è proposto volontario, penso come cavia per qualche esperimento nazista, per non far portare via questo ragazzino” disse un altro indicando un giovane minuto vicino a lui che avrà avuto circa 17 anni.

“E' vero, ricordo solo che aveva gli occhi azzurri ed era un po' più alto di me. Da quando hanno preso lui, non sono più venuti a prelevare nessun altro. Sarà stato... Mmm... direi, circa 10 o 12 giorni fa” Intervenne il ragazzino, mentre gli altri annuivano, commentando la follia o il coraggio e a volte la linea che li divideva era molto sottile, di quel tipo strano dagli occhi azzurri.

Poteva essere Bucky, sarebbe stato nel suo stile. Quante volte l'aveva visto fare sciocchezze per difendere qualcuno più debole, dal prestare una giacca in pieno dicembre al buttarsi in una rissa.

Ricominciò a correre.

E la base era grande e stava per essere distrutta, ovunque c'erano esplosioni. Aveva paura di non avere il tempo di cercare il suo amico. E poi, l'odore, il profumo di Bucky gli invase le narici, sapeva che era il suo ne era sicuro, quel sentore di agrumi che, fin da bambino gli sentiva addosso, solo che ora era molto più forte e i suoi nuovi sensi da alpha ne erano completamente rapiti.

Un uomo che esce da una porta, di corsa, lo guarda, con lo sguardo spaventato ed incuriosito allo stesso tempo, può darsi che riconosca l'utilizzo nel siero sul corpo di Steve, in fondo, sa che è un medico, come sa che è impaurito, lo sente dall'odore che emana e dalla postura rigida di chi viene colto in fallo.

L'omino scappa, vorrebbe inseguirlo, ma l'odore di Bucky lo colpisce forte come un pugno nello stomaco e proviene dalla porta dalla quale era uscito quell'individuo. Inseguirlo non ha più senso se James è lì.

Ed eccolo lì, il suo Bucky, ha gli occhi chiusi, sdraiato su un lettino medico, il respiro regolare, l'aspetto un po' ammaccato ma sembra stare bene. Lo tocca, non può farne a meno,deve toccarlo e assicurarsi che sia vero e che l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto sia veramente dovuto al respiro e non alla sua immaginazione, gli infila le mani sotto il maglione ormai malmesso, scucito e bucato, e la sua pelle gli scalda dolcemente le mani ghiacciate per il panico di trovarlo morto.

Bucky apre gli occhi sospirando.

“Steve...?” gli chiede, completamente intontito.

“Si, sono io. Dio Buck, ti credevo morto” Steve non può nascondere il sorriso che gli sale alle labbra e le lacrime che gli si stanno formando negli occhi, nel vedere che nonostante l'intontimento e le probabili torture, Bucky, riconosca in lui, ancora qualcosa del suo minuto amico di Brooklyn.

“E io ti credevo più piccolo” Se ne esce James con un sorriso a increspargli le labbra screpolate, cercando con la mano destra il volto di Steve per toccarlo ed accertarsi che non lo stia sognando.

E Steve lo abbraccia, se lo tira addosso facendolo scendere dal lettino e mettendogli i piedi per terra. Felice di avere la certezza di poterlo portare in salvo anche se non potesse camminare, grazie alla sua nuova forza. Era veramente felice di essersi sottoposto al siero del Supersoldato e al diavolo tutti quegli spettacolini che era stato costretto fare, se quello era servito a fargli riavere Bucky fra le braccia l'avrebbe rifatto cento volte.

Bucky riusciva a camminare ed era un bene, quello che era male, però, era la sua bramosia nei suoi confronti. Non riusciva e non voleva distogliere gli occhi da James. Sapeva che dovevano scappare, le esplosioni erano sempre più frequenti anche se ancora ad una certa distanza, l'odore acre di bruciato cominciava ad invadere loro le narici e il fumo presto avrebbe fatto capolino attraverso la porta del laboratorio, nonostante questo non poteva che rimanere fermo a tremare per il desiderio di possedere il suo amico seduta stante, lì, in quella stanza dimenticata da Dio, mentre il mondo intorno a loro scoppiava.

Stava impazzendo, i suoi nuovi sensi da alpha erano completamente rapiti dal suo amico, che lo guardava con aria stranita e preoccupata, non capendo cosa gli stesse succedendo.

“Steve, stai tremando, stai bene? Ce la faremo ad uscire, non preoccuparti. Adesso ci penso io a te” Bucky si stava preoccupando, come sempre, per lui. Gli toccava il volto e le braccia sperando di rassicurarlo non capendo il suo comportamento.

Poi, ebbe un'illuminazione, il suo James era sempre stato parecchio intelligente e fin troppo empatico nei suoi confronti.

“Steve, guardami” E il biondo fu obbligato a guardare in quegli occhi blu dove sentiva che si sarebbe perso ancora di più. Era certo che non sarebbe sopravvissuto a quella ondata di ormoni impazziti ma come cavolo facevano gli altri alpha a non dare di matto ogni tre per due!!! Lui lo era da pochi giorni e il solo aver rivisto e annusato Bucky gli stava divorando le viscere.

“Reclamami!”

“Co..Cosa?!” Steve, non era convinto di aver sentito bene, dato i rumori di fondo misti al pompare del suo sangue che gli arrivavano fino al cervello.

“Reclamami, mordimi. Non sai gestire la tua nuova natura di alpha con me vicino, finirai per farti ammazzare e non è questo che voglio”

Steve si rendeva conto di muovere le labbra senza un senso, avrebbe voluto chiedere perchè, come poteva, Bucky, sapere cosa stesse provando, come poteva essere sempre tanto buono con lui, come poteva chiedergli di reclamarlo e togliergli la possibilità di trovarsi un alpha degno di lui.

“Steve, Steve, respira e guardami. Ti ricordi quello che mi dicesti dopo aver fatto l'amore con me per la prima volta? Mi hai detto che avresti voluto essere un alpha, il mio alpha, per potermi proteggere e farmi vivere come meglio avessi preferito, senza costrizioni ed obblighi”. Il biondo ancora tremante annui con la testa, che era ancora, teneramente, imprigionata tra le mani di Bucky

“E ricordi che io risposi che ne sarei stato lusingato? Lo penso ancora Steve. E visto il tuo stato attuale e il pericolo che hai corso per ritrovarmi, immagino che anche tu provi ancora qualcosa per me e non sia solo questione di ormoni, giusto?” Steve annui ancora sorridendo con le lacrime agli occhi e spinse col viso cercando un contatto maggiore con i palmi dell'amico.

“Quindi... Reclamami! Mi piacerebbe fare le cose con più calma, magari su un letto, mentre facciamo sesso, molto sesso, decisamente parecchio sesso, ma la situazione non lo permette. Tu stai crollando e quando saremo fuori di qui, qualsiasi alpha sarà in grado di capire che sono un'omega non reclamato, dato che da quando sono stato catturato non prendo soppressanti. Questo li porterà a cercare di reclamarmi, con tutta l'eccitazione e la violenza che circola in guerra, non sapranno controllarsi, e tu, ti farai ammazzare cercando di proteggermi, perchè il tuo istinto ti dice che sono tuo già prima che fossi un'alpha, figuriamoci adesso, mi stupisce che non mi abbia violentato mettendomi a novanta su quel lettino. Quindi, muoviti e marchiami!” L'espressione di Bucky era tremendamente decisa e Steve sapeva che quando gli appariva sul viso erano guai, guai seri, perchè non avrebbe cambiato idea.

Osservò Bucky girarsi, dandogli la schiena, togliersi il logoro maglione verde oliva e con una mano scostare i corti capelli che coprivano una piccola porzione di collo.

Il cervello di Steve andò in vacanza, valige in mano e cappellino di paglia, in meno di 5 secondi.

Piegò malamente James col petto sul lettino, sentendolo gemere per la sorpresa e il, probabile, leggero dolore che gli aveva causato.

In pochi attimi si era abbassato i calzoni liberando un'erezione dura e pulsante che si era formata come per magia, avrebbe giurato di non averla fino a pochi minuti prima, strattonato e abbassato del minimo indispensabile pantaloni e biancheria dell'amico, scoprendone le natiche sode ricoperte da una leggera e morbida peluria chiara e oltrepassato i suoi muscoli anali in un'unica spinta.

A riportarlo alla realtà fu l'urlo di dolore di Bucky.

Avrebbe dovuto solo morderlo, invece , era entrato in lui in maniera rude, senza preparazione e lo stava sovrastando con le braccia al lati delle sue spalle e un ringhio basso e rauco che non riconosceva come suo, ad uscirgli dalla bocca.

“Bucky... Io... Oddio... Scusam...” Stava cercando di uscire da lui ma le mani di Bucky gli si posarono sui fianchi trattenendolo.

“Muoviti! Comincia a muoverti e mordimi! Ora! Soldato!”

Il tono dell'amico non permetteva repliche, lo conosceva troppo bene.

Cominciò a muoversi piano chinandosi a leccare la ghiandola dietro il collo del suo omega.

Al primo gemito di piacere di James, diede un morso deciso alla ghiandola sul collo, sentendo il sangue dell'amico invadergli la bocca ed il suo corpo tremare e venire per l'orgasmo che questo gli aveva causato, mormorando il suo nome.

Con un altro paio di spinte anche Steve si liberò e uscì lentamente dall'amico.

Si sentiva decisamente più calmo e nel pieno delle sue facoltà mentali, la sua parte animale era soddisfatta e si godeva il nuovo odore che sapeva di legame che sia lui che Bucky avevano addosso.

Il suo cervello ripeteva come un mantra “mio, mio, mio, mio”. Ora poteva rivestirsi e pensare a portare in salvo il su compagno.

Sangue. C'era sangue sul suo membro e sulle gambe del suo omega stava scorrendo verso il suolo del liquido rosso insieme al suo seme.

Non era riuscito a proteggere la persona che amava, l'aveva ferita ancora prima di poter dimostrare di amarla, che alpha era? Che uomo era?

Era perso in queste elucubrazioni mentali quando gli arrivò uno schiaffo che lo fece barcollare sia per il colpo che per la sorpresa. Bucky si era ripulito con degli stracci che aveva trovato nel laboratorio e si era rivestito, ed ora lo fissava con sguardo serio, come un genitore che sta per sgridare il figlio che ha fatto l'ennesima sciocchezza.

“Si, mi hai ferito. Non posso dire che sei stato delicato ma sono un soldato e ho subito lesioni maggiori. Ora dobbiamo uscire di qui! Poi avrai tutto il tempo per farti perdonare, comunque, devo ammettere che me la sono andata a cercare. Ora, rimetti la creatura nei calzoni e muovi il culo o qui ci crolla tutto addosso!”

“Sempre di una finezza esemplare sergente”

E Bucky rideva mentre attirava a sè Steve per un bacio che ancora non c'era stato e che sapeva di attesa, d'infanzia, di promesse, di un futuro insieme e ovviamente d'amore.

Stava ridendo da solo come un fesso davanti al suo Iced Caramell Macchato seduto ad un tavolo di Sturbucks*. Dio, Bucky avrebbe amato quella catena di caffè, avrebbe assaggiato qualsiasi loro bevanda contenesse caffè o cioccolato, per non parlare delle torte, probabilmente avrebbe fatto domanda d'assunzione solo per poter assaggiare qualsiasi novità dolciaria per primo.

Gli mancava, gli mancava tremendamente il suo omega, nonostante, ormai, fosse passato qualche anno dal suo scongelamento ancora non si sentiva parte di quel nuovo mondo pieno di aggeggi elettronici, idee tanto libertine e di comodità, a volte, inutili.

Natasha continuava a proporgli amiche e amici, beta ed omega, uomini e donne, per farlo sciogliere e perchè no, come diceva lei “trovare la sua anima gemella” ma era tutto inutile, la verità era che, in qualche maniera contorta e profonda aveva ancora la sensazione che Bucky fosse vivo. Sapeva che era assurdo, l'aveva visto cadere in quel dannato burrone innevato e ancora ricordava il il mancamento d'aria e di spazio seguito da un vuoto soffocante nel petto che gli impediva di respirare che annunciava lo spezzarsi del legame col proprio omega e quindi la morte di quest'ultimo.

Stava cominciando a deprimersi, non andava decisamente bene, per fortuna un messaggio da parte di Tony che gli ricordava la cena di neficienza a cui doveva presenziare quella sera lo distrasse quel poco che bastava per ricordargli che doveva tornare a casa e rendersi presentabile per la serata.

Uscì dal locale per dirigersi verso la sua Harley.

 

 

 

 

 

 

 

*Sturbucks, catena americana di caffè, che si trova un po' in tutto il mondo.http://www.starbucks.com/

 

 

 

  
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